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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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L‘ASCESA DEL PAPATO<br />

d’autoconservazione - tendono a chiudersi. Ora di questo chiudersi approfitta soprattutto <strong>la</strong><br />

Destra conservatrice.<br />

Siccome le prospettive dell’avvenire sono buie, si ritorna con nostalgia verso il passato<br />

nel<strong>la</strong> speranza di trovarvi gli elementi suscettibili di portare rimedi a una società in via di<br />

decomposizione. Incontestabilmente, l’aumento delle incertezze favorisce <strong>la</strong> corrente<br />

conservatrice, l’emergenza di una società più preoccupata dell’ordine e del<strong>la</strong> stabilità che del<strong>la</strong><br />

libertà, come testimonia il successo del<strong>la</strong> “Nuova Destra” americana alle elezioni del<br />

novembre 1980 e ancor più nel 1985, forte nel ‘90 e nel ‘95. Ora, come rego<strong>la</strong> generale, si<br />

constata che l’America precede sempre l’Europa di una lunghezza, <strong>la</strong> vittoria dei Conservatori<br />

americani indica dunque, verosimilmente, <strong>la</strong> tendenza politica maggioritaria dei prossimi anni<br />

in Occidente. Questa evoluzione non può che essere favorevole al papato, questa istituzione<br />

quasi bimillenaria che incarna il conservatorismo più intransigente.<br />

Se <strong>la</strong> destra guarda al passato e ha nel Vaticano un riferimento preciso, sicuro, le forze<br />

progressiste di sinistra che governano l’Occidente sono consapevoli che il cavallo del<strong>la</strong><br />

politica lo si può guidare se non solo non si oppone al<strong>la</strong> religione ma se essa esprime<br />

direttamente o indirettamente il proprio consenso.<br />

Necessità di una autorità ascoltata da tutti<br />

I fattori che abbiamo considerato, benché da non negligere, non sono sufficienti a<br />

giustificare da soli l’ascesa vertiginosa del papato; bisogna così prendere in considerazione un<br />

processo che si potrebbe qualificare di mondializzazione degli interessi e dei problemi; <strong>la</strong><br />

tecnica ha ridotto il mondo alle dimensioni di un semplice vil<strong>la</strong>ggio. È ciò che già risentiva<br />

P. Valéry, negli anni Trenta, quando scriveva: «Il sistema delle cause che presiede <strong>la</strong> sorte di<br />

ognuno di noi si estende ormai al<strong>la</strong> totalità del globo, lo fa risuonare interamente a ogni<br />

scuotimento; non ci sono più questioni locali, non ci sono più questioni finite ed esseri finiti<br />

su un punto» (Paul VALERY, Regards sur le monde actuel, Stock, Paris 1931). In un mondo<br />

costituito da parti ogni giorno più interdipendenti e intercomunicanti, l’umanità è portata,<br />

ancor più rispetto il passato, a prendere coscienza del<strong>la</strong> solidarietà di fatti esistenti tra gli<br />

uomini e le nazioni.<br />

In un tale contesto, l’umanità si sente imperiosamente spinta a ricercare una istanza<br />

suprema capace di farsi ascoltare da tutti e che possa farsi l’avvocato di tutta <strong>la</strong> famiglia<br />

umana. Ora, per realizzare un simile ruolo, il papato non è oggi posto nel<strong>la</strong> migliore<br />

posizione?<br />

Una tale istanza deve prima di tutto disporre di un credito morale sufficiente. Da questo<br />

punto di vista, il capo religioso più eminente del Cristianesimo non ha nul<strong>la</strong> da invidiare a<br />

chicchessia, poiché egli può presentare un capitale morale che nessun capo spirituale nel<br />

mondo può uguagliare. Si attende che un simile potere prenda posizione sui grandi principi di<br />

giustizia e di uguaglianza, che indichi <strong>la</strong> via da seguire, continuando ad essere capace di farsi<br />

ascoltare universalmente.<br />

Paolo VI all’ONU. ricordava che <strong>la</strong> Chiesa era portatrice di un messaggio che aveva<br />

attraversato i secoli.<br />

Là ancora, le prese di posizione del papato vanno nel senso desiderato. Dal<strong>la</strong> tribuna<br />

dell’Organizzazione delle Nazioni Unite a New York, il 2 ottobre 1979, Giovanni Paolo II<br />

aveva <strong>la</strong>nciato un appello all’abolizione di tutti i campi di concentramento, di tortura e di<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1251

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