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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

comandamento è un’ombra di ciò che doveva venire. «Nel sabato del<strong>la</strong> dispensazione mosaica c’era, accanto<br />

all’aspetto morale, un aspetto cerimoniale e un aspetto giudiziario» SCOTT Thomas, The Holy Bible, vol. VI, Boston<br />

1853, p. 372. È questo aspetto che il sacrificio di Cristo ha realizzato e compiuto (vedere Numeri 28:9,10). Quindi<br />

Paolo voleva dire: «Che nessuno vi faccia osservare delle feste, dei noviluni o anche il sabato. In se stesse, queste<br />

cose, quali esse sono presentate dai falsi dottori, separati da Cristo, non sono che delle ombre di ciò che doveva<br />

avvenire; e ciò che doveva seguire non era un’ombra vana ma <strong>la</strong> sostanza, cioè Cristo. - Paolo vuole semplicemente<br />

mostrare che non c’è nessun vantaggio a osservare dei riti e delle cerimonie, perfino anche il sabato settimanale, se<br />

nello stesso tempo si rigetta il Cristo» RICHARDSON William Edwin, A study of the historical Background and the<br />

Interpretation of Colossien 2:14-17, tesi dell’Università Andrews, Berrien Springs, Michigan, 1960, pp. 79, 81. Del<br />

resto tutta l’episto<strong>la</strong> è una esaltazione del Cristo «nel quale tutti i tesori del<strong>la</strong> sapienza e del<strong>la</strong> conoscenza sono<br />

nascosti. Poiché in lui abita corporalmente tutta <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> Deità» (Colossesi 2: 3, 9). Paolo ripete le parole di<br />

rimprovero del profeta Isaia (1:13,14) e di Osea (2:11) di fronte ad una manifestazione religiosa con l’osservanza di<br />

feste, noviluni e sabati ma disgiunta dall’accettazione completa dell’Eterno.<br />

Nel<strong>la</strong> lunga lettera d’Ignazio ai Magnesiani si legge: «Noi non dobbiamo osservare il sabato giudaizzando e<br />

rallegrandoci di essere oziosi... Ma che ognuno di voi osservi il sabato spiritualmente, godendo del<strong>la</strong> meditazione del<strong>la</strong><br />

legge, non del riposo corporale». Il «non più sabatizzare» significa osservare il sabato non al<strong>la</strong> maniera giudaica,<br />

contro <strong>la</strong> quale Gesù stesso ha polemizzato a varie riprese con i farisei, ma secondo l’esempio del come santificarlo.<br />

Del resto il IV comandamento, come è formu<strong>la</strong>to nel Decalogo, non è un’ombra di qualcuno che deve venire,<br />

bensì un ricordo di qualcosa che si è compiuto nel passato: <strong>la</strong> creazione.<br />

A questa spiegazione crediamo sia opportuno aggiungerne una seconda che, sebbene forse più difficile, riteniamo<br />

risponda meglio al testo biblico. Traiamo queste considerazioni dall’aggiunta che BACCHIOCCHI Samuele ha fatto al<strong>la</strong><br />

sua tesi di <strong>la</strong>urea al<strong>la</strong> Gregoriana di Roma, Un esame dei testi biblici e patristici dei primi quattro secoli allo scopo<br />

d’accertare il tempo e le cause del sorgere del<strong>la</strong> domenica come giorno del Signore, aprile 1974, dopo essere rientrato<br />

negli Stati Uniti.<br />

Stabilire il background storico-religioso dell’eresia colossese non è facile, poiché le allusioni ermetiche e concetti<br />

quali: «tradizione» 2:8, «pienezza» 2:9,10, «filosofia» 2:8, «mangiare e bere» 2:16, «principati e potestà» 2:15,<br />

«elementi del mondo» 2:8,20, corrispondono a concetti sia del «giudaismo antico», sia del «sincretismo ellenistico»,<br />

vedere DUPONT Jacques, Gnosis: La Connaissance Religieuse dans les Épîtres de S. Paul, 1949, pp. 256,489-493.<br />

L’insegnamento che Paolo contesta nel<strong>la</strong> lettera ai Colossesi è caratterizzato da un errore teologico e pratico.<br />

Teologicamente, <strong>la</strong> «filosofia» colossese si trova in contrasto con Cristo per diversi aspetti. La sua fonte di autorità,<br />

secondo Paolo, era una «tradizione» e il suo scopo era di insegnare <strong>la</strong> vera «saggezza» 2:3,32, «conoscenza» 2:2,3;<br />

3:10 e «comprensione» 1:9; 2:2. Per raggiungere tale conoscenza i cristiani erano spinti a rendere omaggio ai<br />

principati cosmici 2:10,15 e agli «elementi del cosmo» 2:8,18,20. Che cosa Paolo intenda con questa ultima frase è<br />

ancora molto dibattuto. La maggior parte degli esegeti moderni comunque ha adottato un’interpretazione personificata<br />

degli stoicheia (specialmente in base al testo parallelo di Ga<strong>la</strong>ti 4:3,9; confr. 3:19) identificandoli con i mediatori<br />

angelici del<strong>la</strong> legge (Atti 7:53; Ga<strong>la</strong>ti 3:19; Ebrei 2:2) e con gli dèi astrali pagani ai quali si attribuiva il controllo del<br />

destino dell’umanità. Vedere BULTMANN R.K., Theology of the New Testament, 1961; WHITELY D.E.H., The Teology of<br />

S. Paul, 1964, p. 25. Per ottenere <strong>la</strong> protezione di questi poteri e principati cosmici, i «filosofi» colossesi sollecitavano<br />

i cristiani ad offrire un’adorazione cultuale ai poteri angelici (2:15,18,19,23) e a seguire pratiche ritualistiche e<br />

ascetiche (2:11,14,16,17,21,22). Comportandosi in questo modo si credeva di accedere meglio e di partecipare al<strong>la</strong><br />

divina «pienezza» 2:9,10; confr. 1:19. L’errore teologico quindi consisteva fondamentalmente nel frapporre dei<br />

mediatori inferiori come gli angelici al posto del Capo stesso (2:9,10,18,19).<br />

Risultato pratico di queste specu<strong>la</strong>zioni teologiche era l’insistenza su uno stretto ascetismo e ritualismo. Questo<br />

consisteva nello «spogliare il corpo del<strong>la</strong> carne» 2:11 (che significava evidentemente una separazione dal mondo) - <strong>la</strong><br />

frase suggerisce <strong>la</strong> pratica dei culti mistici quando, nel rito di iniziazione, il devoto si toglie gli abiti e fa un bagno di<br />

purificazione. Vedere LOHSE Edward, A Commentary on the Epistles to the Colossian and to Philemon, 1972, p. 102,<br />

nota 3 - un trattamento severo del corpo (2:23), <strong>la</strong> proibizione di assaggiare o toccare certi cibi o certe bevande<br />

(2:16,21) e l’accurata osservanza di giorni sacri, di feste stagionali, di noviluni, di sabati (2:16). I cristiani<br />

presumibilmente erano portati a credere che, sottomettendosi a queste pratiche ascetiche, non abbandonassero <strong>la</strong> loro<br />

fede in Cristo, ma piuttosto ricevevano una ulteriore protezione ed erano così assicurati al pieno accesso del<strong>la</strong><br />

pienezza divina. Questo può essere dedotto sia dal<strong>la</strong> distinzione fatta da Paolo tra il vivere «secondo gli elementi del<br />

cosmo» e «secondo Cristo» 2:8, sia dall’insistenza dell’apostolo sul<strong>la</strong> supremazia del Cristo incarnato nel quale<br />

«abita corporalmente tutta <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> deità» 2:9, e perciò i cristiani ottengono «<strong>la</strong> pienezza» del<strong>la</strong> vita, non<br />

attraverso gli elementi del cosmo, ma attraverso Cristo, «che è il capo di ogni potestà e autorità» 2:10; confr. 1:15-20;<br />

3:3.<br />

Sul<strong>la</strong> base di queste semplici linee possiamo stabilire che il sabato è menzionato nel<strong>la</strong> lettera, non nel contesto di<br />

una discussione diretta sull’obbligo del<strong>la</strong> legge, ma piuttosto nel contesto di credenze e pratiche sincretistiche, che<br />

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