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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 18<br />

È un bisogno dell’uomo avere al di sopra di sé Dio o un idolo<br />

In tutti i secoli l’uomo ha app<strong>la</strong>udito colui che lo affamava; servire i potenti era un vanto.<br />

Pochi uomini, ma molti padroni e ancor più servi e cortigiani. Se l’uomo non conosce Dio, si<br />

costruisce l’idolo. Il XX secolo non è più evoluto, sotto questo aspetto, di quelli passati. Anzi<br />

ci sono motivi per credere ad una sua involuzione. Il papa è il nuovo idolo e come tutti gli dèi<br />

è un business.<br />

Per convincersene, è sufficiente leggere i titoli del<strong>la</strong> stampa: «Il papa “Terzo Grande”,<br />

Giovanni Paolo II superstar», «Atteso come un Messia», ecc.... o osservare l’atteggiamento<br />

delle masse popo<strong>la</strong>ri nei confronti del<strong>la</strong> persona del Sommo Pontefice. In occasione del suo<br />

viaggio in Brasile, nel luglio 1980, Giovanni Paolo II poté ascoltare, da milioni di voci in<br />

delirio, queste parole: «Re, re, il Papa è nostro re!» Alcuni diranno che faceva parte<br />

dell’esuberanza brasiliana, è vero, ma questo esempio non è iso<strong>la</strong>to. In occasione del suo<br />

viaggio nelle Filippine nel febbraio 1981, Giovanni Paolo II passò a Legaspi sotto un arco di<br />

trionfo dove si potevano leggere queste parole di benvenuto: «Papa Giovanni Paolo II: il<br />

dolce Cristo in terra» (Le Pape Jean-Paul II: le doux Christ descendu sur terre!, quotidiano,<br />

Berner Oberländer, del 23/2/1981). Wojty<strong>la</strong> è uno showman senza: a Caracas, dopo un suo<br />

intervento, un giovane gli prende <strong>la</strong> mano e lo proc<strong>la</strong>ma «campeone del mundo»; a Parigi, al<br />

Parco dei Principi, è proc<strong>la</strong>mato «atleta di Dio», allo stadio Bernabeu di Madrid uno speaker<br />

grida al papa seduto sul suo trono, dopo le ovazioni del<strong>la</strong> fol<strong>la</strong> in delirio: «Inneggiamo al<strong>la</strong><br />

colossale figura di Giovanni Paolo II». Scrive D. del Rio: «Nell’epoca delle grandi fiere dei<br />

mass media, Wojty<strong>la</strong> è il papa spettacolo, che fa l’esibizione di sé sul<strong>la</strong> p<strong>la</strong>tea del mondo. Il<br />

mondo nord-americano, hollywoodiano, vede un “Wojty<strong>la</strong> superstar”, un “Wojty<strong>la</strong> superman”.<br />

Il mondo sud-americano, esaltato dal<strong>la</strong> passione calcistica, lo proc<strong>la</strong>ma “Goleador de <strong>la</strong><br />

Iglesia”, “Maradona de <strong>la</strong> fè”, “Trotamundo de <strong>la</strong> paz”» (o.c., p. 37). I termini utilizzati per<br />

designare il capo del<strong>la</strong> Chiesa cattolica ci devono portare a riflettere, rive<strong>la</strong>tori di uno stato<br />

mentale inquietante. Questo fenomeno di devozione al<strong>la</strong> persona del Papa prende in ogni caso<br />

delle ampiezze e dimensioni al<strong>la</strong>rmanti, facendo di lui un vero idolo delle masse.<br />

Per conquistare le folle, sul piano socio-politico-religioso il papato non rifiuta il sostegno<br />

di mammona e del<strong>la</strong> politica machiavellica: «Il fine giustifica i mezzi». «L’organizzazione del<br />

trionfo papale è fatto dalle grandi società industriali, dalle multinazionali, dalle banche,<br />

perfino dal<strong>la</strong> forze armate. Il mezzo di pressione è <strong>la</strong> pubblicità. Il papa viene assunto ad<br />

altissimo pretesto di pubblicità, cioè di vendita o di propaganda, in un miscuglio di<br />

consumismo (da lui stesso condannato in diverse occasioni. n.d.r.) e di esibizione di fede<br />

(vedere il suo essere raccolto in atteggiamento di estasi davanti ai cameramen, per essere<br />

ripreso al<strong>la</strong> luce dei riflettori ed avvolto dallo scompiglio di tutti coloro che si muovono e<br />

<strong>la</strong>vorano. n.d.r.). Le fonti del consumo, del profitto, del potere, utilizzano <strong>la</strong> figura del<br />

pontefice a proprio vantaggio. Pagine e pagine intere di pubblicità sui giornali, spot al<strong>la</strong><br />

televisione vengono pagati da multinazionali, associazioni industriali, ditte di prodotti<br />

alimentari, società di assicurazioni... per dare il benvenuto al “Pellegrino del<strong>la</strong> pace e del<strong>la</strong><br />

speranza”, per inneggiare a “Colui che incarna l’amore di Dio”, “Che fa stare più vicino a<br />

Cristo”, per incitare tutti ad “Ascoltare e mettere in pratica <strong>la</strong> Paro<strong>la</strong> di Dio”. È <strong>la</strong> predica al<br />

popolo fatta dalle industrie e dalle banche in nome del papa. “Tu sei Pietro”, dice <strong>la</strong> Pepsi-<br />

Co<strong>la</strong> a Caracas, mostrando sui giornali e al<strong>la</strong> televisione una roccia che sorge dal mare. I<br />

pennoni ed i camion del<strong>la</strong> Pepsi stanno tutt’intorno. La Pepsi-Co<strong>la</strong> ha l’esclusiva per dissetare<br />

i fedeli. La Coca-Co<strong>la</strong>, invece, appare sugli schermi televisivi in Bolivia, nel Paese in cui, sui<br />

grandi altipiani e nelle foreste, <strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> coca è un rito sacro antico e ora è <strong>la</strong><br />

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<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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