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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 2<br />

Possiamo inoltre dire che tutto questo mantiene una uniformità di pensiero con gli altri libri<br />

dell’Antico Testamento. Alcune di queste dottrine, come <strong>la</strong> resurrezione, si potrebbe collocare<br />

male nel II secolo a.C., periodo in cui in Palestina domina il pensiero ellenistico<br />

dell’immortalità dell’anima, che, col tempo, influenzerà non so<strong>la</strong>mente i Giudei ma anche <strong>la</strong><br />

Chiesa cristiana.<br />

Per gli angeli vedere: Genesi 3:24; 19:1; 32:2; Isaia 6:2; 37:36; 63:9.<br />

Per <strong>la</strong> resurrezione e il giudizio vedere: Giobbe 19:25-27; Isaia 26:19-21.<br />

Scrive DUHM a proposito di queste dottrine: «In realtà Isaia (VIII secolo a.C.) avrebbe<br />

potuto pure scrivere il libro di Daniele» (cit. J. Heinz, o.c., p. 21; siamo noi che abbiamo<br />

aggiunto quanto scritto tra parentesi) se non si spezzetta il libro di questo profeta attribuendolo<br />

a diversi autori di epoche diverse.<br />

Obiezione 18 - Il libro di Daniele, scritto nel II secolo a.C., avrebbe lo scopo di<br />

incoraggiare i fedeli per le tribo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong> persecuzione seleucida.<br />

RISPOSTA. Il libro poco si presta a tale scopo. Nebucadnetsar non è stato un persecutore<br />

fanatico dei Giudei come lo fu Antioco, e Daniele non è un partigiano da comparare a Giuda<br />

Maccabeo. Per contro, si potrebbe accusare Daniele di col<strong>la</strong>borazionismo o di essere un<br />

rassegnato politico al servizio di Babilonia. Un autore anonimo del<strong>la</strong> rivolta maccabea non<br />

poteva scegliere un personaggio meno appropriato. Daniele è stato lodato dai re oppressori per<br />

<strong>la</strong> sua dedizione e dai suoi connazionali (Ezechiele 14:13-16) per <strong>la</strong> sua fede e non per <strong>la</strong><br />

resistenza al nemico. Inoltre, il silenzio dell’autore di 1 e 2 Maccabei nei confronti di Daniele,<br />

non del suo libro, dimostra che egli non ha riconosciuto <strong>la</strong> sua paro<strong>la</strong> conso<strong>la</strong>trice per il suo<br />

tempo e le sue profezie non sono prese per sostenere <strong>la</strong> resistenza dei patrioti giudei.<br />

«Immaginarsi che un libro che avesse visto il giorno nelle condizioni così sfavorevoli possa<br />

essere ammesso nel canone senza nessun’altra lettera di credito, sarebbe prendersi gioco del<strong>la</strong><br />

credulità d’una generazione così preoccupata delle sue tradizioni. Coloro che hanno scartato<br />

dal canone il libro di Enoc, avrebbero avuto lo stesso scrupolo davanti a quello di Daniele e<br />

l’avrebbero rigettato come apocrifo, a rneno che una solida e antica tradizione non possa<br />

garantire <strong>la</strong> sua autenticità. Si potrebbe aggiungere che il libro di Daniele doveva essere<br />

rifiutato per ben più gravi motivi, poiché contiene certe profezie che, secondo <strong>la</strong> critica, non si<br />

sono neppure compiute» (SCHWANTES Sigfried, La date du livre de Daniel in AA.VV., Daniel,<br />

Questions..., pp. 58,59).<br />

Se <strong>la</strong> preghiera di Daniele 9 fosse stata pronunciata nel periodo maccabaico, al tempo di<br />

Antioco IV, certamente si sarebbe dovuta trovare l’indignazione degli ebrei contro <strong>la</strong><br />

persecuzione subita. Per contro, si riscontra nelle parole del profeta una docile sottomissione<br />

ed egli riconosce che <strong>la</strong> sofferenza è giusta quale debita conseguenza dell’infedeltà del popolo<br />

al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> di Dio. Non è possibile neppure situare nello stesso tempo <strong>la</strong> preghiera di Daniele<br />

con quel<strong>la</strong> di BARNCH, dell’Ecclesiastico, di Giuditta e <strong>la</strong> parte non canonica aggiunta allo<br />

stesso libro di Daniele che fanno parte del<strong>la</strong> letteratura apocrifa dell’ultimo secolo prima di<br />

Cristo. Tra Daniele e gli altri scritti c’è un grande abisso incolmabile. Il modo di par<strong>la</strong>re di<br />

Daniele non è né verboso, né prolisso né sciovinista. Lo stesso Giuseppe F<strong>la</strong>vio ricorda che <strong>la</strong><br />

distruzione del tempio e di Gerusalemme era nel<strong>la</strong> visione del suo popolo ad opera di Roma.<br />

La demolizione dell’altare profanato da Antioco Epifane e l’aver «ammassatene le pietre<br />

sul monte del Tempio, in luogo conveniente, finché non fosse venuto un profeta a decidere il<br />

da farsi» (1 Maccabei 4:46) prova due cose: lo pseudo Daniele non è considerato come un<br />

profeta e le profezie di Daniele re<strong>la</strong>tive al Tempio (8:13; 9:26; 11:31) non sono state viste<br />

996<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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