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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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CAPITOLO II<br />

Molti traducono: «e questo, finché <strong>la</strong> completa distruzione, che è decretata, non<br />

piombi sul devastatore».<br />

Se accettiamo questa traduzione troviamo ancora una corre<strong>la</strong>zione con i capitoli<br />

precedenti (VII e VIII) di Daniele, nei quali il potere che avrebbe soppresso il “capo”<br />

del popolo di Dio e abbattuto il santuario avrebbe continuato <strong>la</strong> sua azione fino al<br />

ritorno del Cristo, quando a sua volta sarebbe stato «infranto, senz’opera di mano» 459<br />

espressione questa che corrisponde al<strong>la</strong> sua distruzione completa. La Bible Annotée,<br />

accettando questa traduzione, così commenta: «La deso<strong>la</strong>zione del Tempio di<br />

Gerusalemme dura ancora. Essa non cesserà che quando il deso<strong>la</strong>tore diventerà un<br />

deso<strong>la</strong>to. Il quarto impero (Roma) che distrusse il santuario sarà distrutto a sua<br />

volta». 460<br />

A questa spiegazione contrapponiamo quel<strong>la</strong> dell’abate Fabre d’Envieu, che<br />

traduce: «E fino (al<strong>la</strong> fine) distruzione ben decretata si spanderà sul devastato», cioè,<br />

questa distruzione totale si riferisce a Gerusalemme e non a Roma e spiega: «Non si è<br />

fatto abbastanza notare che l’angelo conferma e completa al versetto 27 ciò che ha<br />

detto al versetto precedente. C’è un parallelismo molto rego<strong>la</strong>re tra questi due versetti.<br />

Ognuno di essi è diviso in due parti, di cui l’una riguarda <strong>la</strong> morte del Messia, <strong>la</strong><br />

conferma del<strong>la</strong> nuova alleanza; e l’altra <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario, o, in<br />

altri termini, il castigo che sarà riservato al popolo che avrà rigettato il Messia...<br />

Notiamo anche che, al versetto 26, si tratta del<strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme e del<br />

Tempio, e che, per conseguenza, tenendo conto del contesto e dell’analogia dei fatti, è<br />

ancora questa città e il suo santuario che sono l’oggetto del<strong>la</strong> distruzione predetta al<br />

versetto 27. Nei due passi si presenta lo scatenarsi di una guerra terribile, di cui noi<br />

leggiamo, con una specie di spavento, l’eventualità, e che doveva, come l’esplosione<br />

improvvisa di un grande uragano, invadere <strong>la</strong> Giudea e portare “<strong>la</strong> distruzione<br />

decretata”, <strong>la</strong> distruzione “completa” di Gerusalemme e del suo tempio. È ciò che<br />

hanno compreso <strong>la</strong> versione dei Settanta, Teodozione e <strong>la</strong> Vulgata». 461 Il prof. W.H.<br />

Shea scrive: «Ecco come interpretiamo <strong>la</strong> fine del versetto 27 : al termine del<strong>la</strong><br />

guerra, tutto ciò che è stato deciso concernente <strong>la</strong> devastazione del<strong>la</strong> città si riverserà<br />

su di essa. C’è un parallelismo tra questa dichiarazione e quel<strong>la</strong> che chiude il versetto<br />

26, sia per il suo contenuto, sia per <strong>la</strong> sua posizione nel<strong>la</strong> struttura letteraria del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong>». 462<br />

Con <strong>la</strong> distruzione di Gerusalemme, nel 70 d.C., si stronca il popolo d’Israele, ma<br />

<strong>la</strong> guerra non è ancora finita: «Fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra» aveva detto l’angelo.<br />

L’ultimo tentativo avvenne nel 132 d.C. con Bar Kokeba, a seguito del quale Israele<br />

459 Daniele 8:25; 2:44.<br />

460 La Bible Annotée, o.c., t. II, p. 313. Questo modo di vedere «rompe il legame evidente che esiste tra i versetti 26 e<br />

27» W.H. Shea, o.c., p. 281, passando dalle devastazioni al devastatore. «Le quattro parole o concetti essenziali del<strong>la</strong><br />

fine del versetto 27 si ritrovano al<strong>la</strong> fine del versetto 26. La differenza principale tra i due versetti è data dall’assenza,<br />

al versetto 27, del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “guerra”. In considerazione di questo legame evidente tra i due versetti, è meglio<br />

considerare <strong>la</strong> fine del versetto 27 come una nuova evocazione del<strong>la</strong> sorte del<strong>la</strong> santa città, piuttosto che cercare una<br />

idea che non appare in ciò che precede (<strong>la</strong> sorte del devastatore)» idem.<br />

461 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, pp. 1033,1039.<br />

462 W.H. Shea, o.c., p. 281.<br />

144<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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