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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 17<br />

queste funzioni, o di altre divinità del<strong>la</strong> fecondità separate e indipendenti. Sembra tuttavia che<br />

esse fossero le antesignane del culto accentrato del mistero del<strong>la</strong> nascita e del<strong>la</strong> generazione,<br />

del<strong>la</strong> fertilità e del<strong>la</strong> generazione, che costituì una caratteristica saliente delle religioni di tutto<br />

il Vicino Oriente e che si propagò ad est fino all’India e ad ovest fino a Creta, all’Egeo, al<strong>la</strong><br />

Sicilia e a Malta per passare poi nel<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> Iberica. Di là esso si spinse lungo il litorale<br />

at<strong>la</strong>ntico fino al<strong>la</strong> Bretagna e alle isole Britanniche, e dai Pirenei fino al<strong>la</strong> regione Senna-Oise-<br />

Marna nel bacino di Parigi» (JAMES Edwin Oliver, Gli eroi del mito, Il Saggiatore, Mi<strong>la</strong>no<br />

1996, p. 57).<br />

Poi James si fa più esplicito e afferma: «In tutta l’Asia occidentale il culto del<strong>la</strong> dea e del<br />

giovane dio presentava sempre le medesime caratteristiche accentrate nel ritmo delle<br />

stagioni… del<strong>la</strong> generazione e del<strong>la</strong> procreazione… dalle fertili pianure del<strong>la</strong> Mesopotamia il<br />

culto, nel frattempo, venne introdotto in Asia Minore attraverso l’influenza dei popoli Hittiti,<br />

e <strong>la</strong> dea apparve in Siria come Anat e Ajherah, in Anatolia come Hebat, Shauska, <strong>la</strong> dea-sole<br />

di Arinna e Hannahanna, a Comana come Ma, ad Efeso come Artemide e in Frigia come<br />

Cibele…» (E.O. James, idem, p. 102).<br />

In Egitto <strong>la</strong> dea madre prese il nome di Iside. A lei il poeta romano Apuleio, vissuto nel II<br />

secolo a.C., ha dedicato l’ultimo capitolo del suo romanzo L’asino d’oro. L’eroe del romanzo,<br />

Lucio, chiede aiuto al<strong>la</strong> dea ed essa gli appare. In quel frangente el<strong>la</strong> si presenta come <strong>la</strong><br />

femminile creatrice del mondo dai molti nomi: «Vedi <strong>la</strong> tua preghiera è giunta sino a me,<br />

Lucio, io ti sono apparsa, io, <strong>la</strong> Madre del<strong>la</strong> creazione, Cellu<strong>la</strong> Germinale del<strong>la</strong> successione<br />

delle generazioni, somma Divinità, Regina degli spiriti, Signora del cielo e Quintessenza degli<br />

dei e delle dee, al cui cenno obbediscono il più alto dei cieli radiosi, l’azione benefica del<br />

mare e il compianto silenzio infero; un’Entità dalle molte forme, onorata con varie usanze e<br />

con diversi nomi da tutto l’orbe terrestre».<br />

E poi enumera tutte le sue ipostasi: «Colà, gli antichi frigi mi chiamano Madre degli dei di<br />

Pessimo, qui gli indigeni attici Minerva cecropia, là i cipri circondati dal mare, Venere di<br />

Pafo, i cretesi armati di frecce, Diana dittinica, i siculi che par<strong>la</strong>no tre lingue, Proserpina stigia<br />

e gli antichi eleusini, Cerere attea! Altri mi chiamano Giunone, altri Bellona, questi Ecate,<br />

quelli Tanusia e gli etiopi di ambedue le terre salutati dai primi raggi del sole che sorge e gli<br />

Egizi, famosi per <strong>la</strong> loro antichissima saggezza che mi venerano con usanze partico<strong>la</strong>ri, mi<br />

chiamano col mio vero nome: regina Iside!» (F. Baumer, o.c., p. 25).<br />

Nel 431 d.C. a Efeso <strong>la</strong> Chiesa cattolica proc<strong>la</strong>ma solennemente che Maria è “Madre di<br />

Dio”. È l’ingresso ufficiale nel cristianesimo del culto al<strong>la</strong> dea madre. Un culto che né Gesù,<br />

né gli apostoli, né i primi padri del<strong>la</strong> Chiesa hanno mai insegnato. Afferma il Baumer: «È<br />

stupefacente con quale chiarezza gli attributi del<strong>la</strong> Grande Madre siano stati trasmessi al<strong>la</strong><br />

Madonna cristiana» (F. Baumer, idem, p. 266).<br />

Sarebbe troppo lungo elencare questi attributi ma sono storicamente tutti mutuati dalle<br />

rappresentazioni delle dee pagane, compresa l’immagine del<strong>la</strong> madre col bambino in braccio<br />

le cui prime effigi si riferiscono al<strong>la</strong> Semiramide babilonese con in braccio Tammuz, o al<strong>la</strong><br />

dea egizia Iside accudente Horus, come pure al<strong>la</strong> coppia indù Devaki e Krishna o Cibele e<br />

Deoius.<br />

Ancora il Baumer è costretto ad ammettere: «In molti luoghi il cristianesimo delle origini<br />

trasforma le divinità femminili, che continuarono a regnare ancora a lungo, in sembianti di<br />

Madonna» (F. Baumer, o.c., p. 268).<br />

È indicativo l’accostamento che il Baumer fa tra <strong>la</strong> Madonna cattolica e una di queste dee<br />

pagane: «L’“Eterno Femminino” immortale e dai mille volti vive nell’anima umana come<br />

1222<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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