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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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CAPITOLO XXII<br />

nostra paro<strong>la</strong> iconoc<strong>la</strong>ste, rompere o distruggere immagini; “ka<strong>la</strong>is” indica dunque un<br />

castigo per via di soppressione». 132<br />

Il profeta Ezechiele, nel descrivere <strong>la</strong> fine del re di Tiro, presenta <strong>la</strong> distruzione di<br />

Satana con queste parole: «Io faccio uscire di mezzo a te un fuoco che ti divori, e ti<br />

riduco in cenere sul<strong>la</strong> terra... tu sei <strong>diventa</strong>to oggetto di terrore e non esisterai mai<br />

più». 133<br />

La dichiarazione di Giovanni ci presenta due espressioni che vogliamo<br />

considerare; <strong>la</strong> prima: “tormentati”, e <strong>la</strong> seconda: “nei secoli dei secoli”.<br />

La paro<strong>la</strong> “tormento” è una traduzione infelice del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> greca impiegata,<br />

“basanismos”, che fa allusione a un esame mediante <strong>la</strong> pietra di lydius (pietra di<br />

paragone) chiamata “basanos”; <strong>la</strong> si utilizzava per rive<strong>la</strong>re i vari metalli che<br />

componevano il campione da esaminare - l’oro <strong>la</strong>sciava su questa pietra una traccia<br />

gial<strong>la</strong>. Per estensione, <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> “basanismos” indica ogni specie di prova da<br />

superare. Più che un “tormento” qualsiasi, questa idea di “test” si applica a meraviglia<br />

al giudizio ultimo nel quale «l’opera di ognuno sarà manifestata (messa in evidenza),<br />

perché il giorno di Cristo <strong>la</strong> paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual fuoco; e<br />

il fuoco farà <strong>la</strong> prova di quel che sia l’opera di ciascuno». 134<br />

L’espressione “secoli dei secoli” corrisponde al<strong>la</strong> nostra condanna a prigione a<br />

vita, cioè finché il colpevole vivrà. Essa esprime una durata di tempo ed è qui<br />

impiegata per indicare il valore dell’intensità del<strong>la</strong> sofferenza. Non essendoci un<br />

concetto astratto che possa esprimere <strong>la</strong> misura del<strong>la</strong> sofferenza, essa viene indicata<br />

con quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> durata.<br />

«L’inferno eterno - invenzione degna del Medio Evo - non ha posto né nel piano<br />

divino né nell’Apocalisse. L’espressione secoli, eternità, nei secoli dei secoli, non<br />

indicano necessariamente <strong>la</strong> durata senza fine. Secolo “aios” nel greco del Nuovo<br />

Testamento, come “o<strong>la</strong>m” nell’ebraico dell’Antico Testamento, esprime un periodo<br />

più o meno lungo che equivale al<strong>la</strong> durata dell’oggetto al quale si applica». 135<br />

«L’espressione “nei secoli dei secoli” non deve fare pensare a delle torture eterne.<br />

Essa non ha un valore assoluto che nei passi in cui è impiegata in re<strong>la</strong>zione con Dio,<br />

132 PETAVEL OLLIFF Emmanuel, Le problème de l’immortalité, t. II, Paris 1938, pp. 8,9,10,11. In Isaia 66:24<br />

troviamo <strong>la</strong> dichiarazione: «Il loro verme non morrà mai». Essa ha lo stesso significato dell’espressione che segue: “I1<br />

loro fuoco non si estinguerà” che simboleggia <strong>la</strong> morte definitiva. «I1 cadavere, perfettamente insensibile, roso dal<br />

verme non può risuscitare. Se il verme non muore mai, nessuna vita sarà possibile per l’essere rappresentato dal<br />

cadavere... Il cadavere è per eccellenza un emblema di inerzia e di insensibilità... I1 cadavere non è l’uomo... Una<br />

resurrezione eterna sarebbe agli antipodi del pensiero del profeta, e d’altronde, un cadavere risuscitato non sarebbe più<br />

un cadavere... L’aggettivo possessivo “loro” in questa frase: “il loro verme non muore” rive<strong>la</strong>, si dice, una sofferenza<br />

inerente allo stato morale dei reprobi. Ma, ancora una volta, i cadaveri non sono “i riprovati”; residui incoscienti, i<br />

cadaveri non hanno alcuno “stato morale”. La perpetuità del cadavere in decomposizione non è che il simbolo d’una<br />

morte eterna, simbolo che scarta per sempre <strong>la</strong> nozione di vita futura... Infine, a titolo di reliquia, il cadavere può<br />

simboleggiare il ricordo presente di un essere che ha vissuto e che non è più. Riassumendo, <strong>la</strong> perpetuità del cadavere<br />

serve a simboleggiare <strong>la</strong> perpetuità del ricordo che <strong>la</strong>scerà <strong>la</strong> distruzione finale dei nemici di Dio. D’altra parte <strong>la</strong><br />

perpetuità iperbolica degli agenti di distruzione figura l’eterna impossibilità di un ritorno al<strong>la</strong> vita dopo <strong>la</strong> morte<br />

finale» pp. 159, 160.<br />

133 Ezechiele 28:18,19.<br />

134 1 Corinzi 3:13; vedere BOURQUIN Yvan, Ultimatum, Dammarie les-Lys 1976, pp 54,55.<br />

135 J. Vuilleumier, o.c., p. 346,349,350.<br />

918<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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