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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 7<br />

Contrariamente alle specu<strong>la</strong>zioni moderne «è costante che durante il II secolo fino al<strong>la</strong><br />

metà del III, l’Apocalisse era universalmente considerata come l’opera dell’apostolo S.<br />

Giovanni, dal<strong>la</strong> Chiesa greca come dal<strong>la</strong> Chiesa <strong>la</strong>tina in Asia Minore come in Africa e nelle<br />

Gallie» (abate CRAMPON Auguste-Joseph-Théodore, La Sainte Bible, t. V, L’Apocalypse de S.<br />

Jean, rivista dal gesuita P. A. PIFFARD, Paris 1904, p. 418).<br />

Sebbene non tutti gli scrittori del II secolo <strong>la</strong> citino, è comunque molto conosciuta.<br />

Nel commentario sull’Apocalisse di Andrea di Cappadocia (VI secolo), si menziona Papia<br />

(65-130), vescovo di Gerapoli, come una persona che ha ascoltato Giovanni al quale<br />

attribuisce <strong>la</strong> paternità dell’Apocalisse.<br />

Giustino martire (100-165), che abitava ad Efeso nel 135, dove l’apostolo visse per diversi<br />

anni, nel suo Dialogo contro (il giudeo) Trifone, 81: 4, scritto tra il 150 e il 160, diceva:<br />

«Anche fra noi, un uomo di nome Giovanni, uno degli Apostoli di Cristo, avendo avuto una<br />

rive<strong>la</strong>zione (Apocalisse), ha predetto che coloro che hanno creduto al nostro Cristo si<br />

rallegreranno mille anni in Gerusalemme, e che dopo questo avverrà <strong>la</strong> resurrezione generale<br />

ed eterna».<br />

Ireneo (132-200), discepolo di Policarpo che era stato discepolo di Giovanni, nato a<br />

Smirne, chiama l’autore dell’Apocalisse «Giovanni, discepolo del Signore» (Contro gli<br />

Eretici, II, 22, 5; III, 3, 4; IV, 20, 11; 30: 4; V, 26, 1; 35, 2). Difendendo l’esattezza del<br />

numero 666 contro <strong>la</strong> variante 616, si appel<strong>la</strong> «al<strong>la</strong> testimonianza di coloro che hanno visto<br />

Giovanni faccia a faccia» (o.c. V, 30, vedere anche 35). (Vedere Eusebio, Histoire<br />

ecclesiastique, V, 8). Ireneo è testimone delle lettere che <strong>la</strong> Chiesa di Lione e di Vienna nel<br />

Delfinato scrivono alle Chiese dell’Asia a causa delle persecuzioni del 177. Queste Chiese<br />

prendono a prestito delle immagini dell’Apocalisse: «Questa persecuzione è l’opra del<strong>la</strong><br />

bestia» (Eusebio, o.c., V, 1, chiaramente si menziona il capitolo 13 di Apocalisse). Coloro che<br />

<strong>la</strong> subiscono sono «i fedeli di Cristo che seguono l’Agnello dovunque egli vada» (Apocalisse<br />

14:4), rifiutando con umiltà il titolo di martiri, di testimoni, riservandolo a Cristo «il testimone<br />

fedele e verace, il primogenito tra i morti, il principio del<strong>la</strong> creazione di Dio» (Apocalisse 1:5;<br />

3:14). Il sangue sparso «eccita sempre di più il furore dei legati e del popolo, simile al<strong>la</strong><br />

collera d’una bestia», non ci si deve stupire di questo, poiché vi si vede <strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong><br />

<strong>profezia</strong> «affinché <strong>la</strong> Scrittura sia compiuta». E <strong>la</strong> «Scrittura» non è altro che <strong>la</strong> dichiarazione<br />

di Apocalisse 22:11, riportata paro<strong>la</strong> per paro<strong>la</strong>.<br />

Nel 180 d.C., Melitone, vescovo di Sardi, consacra uno studio all’Apocalisse di cui<br />

conosciamo so<strong>la</strong>mente il titolo: Sul Diavolo e sull’Apocalisse di Giovanni (Eusebio o.c., IV,<br />

26).<br />

Clemente Alessandrino (150-215) ha commentato l’Apocalisse e dice che l’autore è<br />

Giovanni l’apostolo (Praed. B. II).<br />

Origene (185-253) ne spiega diversi passi e considera l’apostolo Giovanni come l’autore<br />

dell’Apocalisse, dell’Evangelo e del<strong>la</strong> prima lettera.<br />

Tertulliano in Africa cita sovente l’Apocalisse come opera di Giovanni.<br />

Ippolito (prima metà III secolo), discepolo di Ireneo, ha fatto un commentario<br />

sull’Evangelo e sull’Apocalisse di Giovanni del quale possediamo so<strong>la</strong>mente alcune citazioni.<br />

Il primo commentario completo sull’Apocalisse è di Vittorino, vescovo di Pettau, un Siro,<br />

morto martire sotto Diocleziano nel 303. Attribuisce <strong>la</strong> paternità di questo scritto a Giovanni<br />

l’evangelista.<br />

Nel II secolo iniziano le prime opposizioni all’Apocalisse e sono causate da motivi di<br />

ordine dottrinale.<br />

L’eretico Marcione (85-160) attribuisce gli scritti di Giovanni a Cerinto.<br />

1036<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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