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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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Ideale per il credente e per <strong>la</strong> Chiesa<br />

L’uomo, entrato nel cortile, ricreato dal sacrificio, purificato dal<strong>la</strong> conca di rame, è<br />

ora pronto per entrare nel luogo santo, per <strong>la</strong> santificazione. La santificazione è una<br />

vita vissuta nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con Dio. Dio vuole <strong>la</strong> nostra santificazione e senza questa<br />

non è possibile vedere il Signore. 113 È l’Eterno che ancora santifica Israele, il credente<br />

e <strong>la</strong> Chiesa. 114 L’uomo è santificato non nel<strong>la</strong> perdita del<strong>la</strong> sua libertà o dei suoi beni,<br />

ma per una consacrazione costante, continua e perfetta nel Signore. Essere santificati<br />

significa ricevere da Dio nel<strong>la</strong> propria esistenza il suo essere, <strong>la</strong> sua vita, <strong>la</strong> sua<br />

rive<strong>la</strong>zione, cioè il suo pane.<br />

Il pane rappresenta il risultato del <strong>la</strong>voro dell’uomo che, reso giusto, non vive più<br />

per se stesso, ma in unione con i suoi fratelli (ognuna delle dodici tribù presentava un<br />

pane). L’uomo manifesta a Dio, offrendo il pane, il suo sentimento di riconoscenza<br />

per le benedizioni ricevute mediante il cibo quotidiano, frutto del suolo, del<strong>la</strong> terra di<br />

Dio.<br />

La presentazione del pane avveniva ogni Sabato per ringraziare Dio del<strong>la</strong><br />

creazione avuta in eredità, lodandolo per essere stati creati e manifestandogli <strong>la</strong><br />

consacrazione del proprio <strong>la</strong>voro svolto nel<strong>la</strong> settimana trascorsa e per questo che<br />

svolgerà in quel<strong>la</strong> seguirà.<br />

Così facendo l’uomo trova piacere nel dare a Dio ciò che gli appartiene come<br />

frutto del<strong>la</strong> propria attività, riconoscendo che da Dio ha ricevuto i talenti che gli<br />

permettono di realizzare il suo <strong>la</strong>voro.<br />

Il cande<strong>la</strong>bro a sette <strong>la</strong>mpade<br />

«Noi non conosciamo le sue dimensioni. I rabbini dicono che aveva un metro e<br />

mezzo di altezza e che le due <strong>la</strong>mpade estreme erano distanti l’una dall’altra un<br />

metro». 115<br />

Sembra che non sia stato usato tanto oro per un altro arredo quanto per questo<br />

cande<strong>la</strong>bro. Fatto interamente d’oro battuto, pesava un talento 116 , circa 48 chili. Era<br />

anche l’oggetto più artisticamente <strong>la</strong>vorato del luogo santo. Su ogni braccio c’erano<br />

tre calici in forma di mandor<strong>la</strong>, con un pomo e un fiore. Si può forse dire che è<br />

l’arredo più importante perché illumina l’interno del tabernacolo. È l’unica sorgente<br />

di luce, quel<strong>la</strong> esterna è del “mondo” e non vi entra.<br />

Realizzato nell’Emanuele<br />

113 Ebrei 12:14; 1 Tessalonicesi 4:3.<br />

114 Esodo 31:13; vedere Levitico 20:8; Ezechiele 37:28; 20:12; Efesi 5:26; 1 Tessalonicesi 5:23.<br />

115 La Bible Annotée, o.c., p. 483.<br />

116 Esodo 37:24.

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