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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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APPENDICE N. 2<br />

Babilonia.<br />

RISPOSTA. Il fatto che <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia del re non venga riportata da nessun documento, non<br />

significa che il brano di Daniele non sia vero. Nebucadnetsar, che aveva iniziato a regnare in<br />

correggenza col padre nel 607 a.C., dal 604 a.C. continuò da solo fino al 561 a.C.<br />

È vero che il monarca non costruì <strong>la</strong> città, le cui origini risalgono al tempo post-diluviano,<br />

ma ugualmente, dopo aver abbellito <strong>la</strong> città considerevolmente, vi costruì anche dei nuovi<br />

pa<strong>la</strong>zzi, e si può ben dire che abbia costruito una nuova riva orientale dell'Eufrate. Le<br />

iscrizioni ci par<strong>la</strong>no di lui come di un grande costruttore e artefice di immensi <strong>la</strong>vori.<br />

Se Beroso, sacerdote babilonese del tempo di Alessandro, non dice nul<strong>la</strong> del<strong>la</strong> follia del re,<br />

è, primo perché <strong>la</strong> sua opera non ci è pervenuta integralmente e secondo, ancora più<br />

importante, perché i contemporanei dei vari monarchi hanno sempre preferito mettere in<br />

risalto le doti e le conquiste del re. Spesso gli scrittori di corte hanno passato sotto silenzio<br />

campagne militari che sono state una sconfitta per il proprio monarca, delle quali si hanno<br />

notizie nel<strong>la</strong> corte del regno nemico che ha vinto. È quindi naturale che <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia di<br />

«licantropia» (LENORMANT, La Divination p. 204), «terribile ma<strong>la</strong>ttia» (G. RAWLINSON, The Five<br />

Great Monarchies, vol. III, 3 a ed., London 1873, p. 61), a causa del<strong>la</strong> quale «il re divenne un<br />

miserabile maniaco» (idem, p. 60) per sette tempi (Daniele 4:16) non ci sia stata tramandata.<br />

Le scoperte archeologiche recenti ci permettono di dare credito allo scritto di Daniele<br />

anche per quanto riguarda <strong>la</strong> costruzione o l'ampliamento del<strong>la</strong> città di Babilonia da parte di<br />

Nebucadnetsar. In un documento si legge: «Posso io (Nebucadnetsar) costruire il mio pa<strong>la</strong>zzo,<br />

sede del mio regno, deposito del<strong>la</strong> razza umana, dimora di gioia e di allegrezza» (scritta sul<br />

cilindro Grotefend KBII, 2, p. 39; cit. da J.A. Montgomery, o.c., p. 243). Grazie a questo<br />

esempio evidente, il prof. Montgomery ha concluso: «I termini stessi nei quali <strong>la</strong> <strong>storia</strong> (di<br />

Daniele) è riportata richiamano quelli dell’akkadia» (o.c., p. 244). L'autoglorificazione del<br />

re è storicamente possibile. L'attività costruttrice di Nebucadnetsar è evidente in Babilonia e,<br />

secondo il prof. R.W.F. SAGGS, ciò «indica che avrebbe potuto, a giusto titolo, pronunciare le<br />

parole che gli sono attribuite in Daniele 4:30» (Babylon, in Archeology and Old Testament<br />

Study, ed. da D.W. Thomas, Oxford C<strong>la</strong>rendon 1967, p. 42). E il prof. R.H. PFEIFFER<br />

dell’Harward University, deve ammettere: «Noi non sapremo certamente mai come il nostro<br />

autore abbia potuto apprendere che <strong>la</strong> nuova Babilonia era l’opera di Nebucadnetsar (4:30),<br />

come gli scavi hanno provato» (Introduction to the Old Testament, Harper et Row, New York<br />

1948, pp. 758,759).<br />

Vigouroux scriveva: «La sua follia temporanea fornisce forse <strong>la</strong> soluzione di un problema<br />

storico sollevato dalle iscrizioni di Babilonia. Nriglessor, genero di Nebucadnetsar, e suo<br />

secondo successore, dà, in alcuni documenti ufficiali, al suo proprio padre Belsumiskun, il<br />

titolo di re di Babilonia. Le liste regali non contengono questo nome. Bisogna quindi<br />

concludere che non avesse regnato rego<strong>la</strong>rmente e che si dovrebbe mettere questo regno nel<br />

periodo di Nebucadnetsar. Belsumiskun non ha potuto senza dubbio essere re che durante <strong>la</strong><br />

demenza di Nebucadnetsar» (o.c., p. 451).<br />

«Nondimeno però è indirettamente confermata dallo storico Abidenus e conservata da<br />

Eusebio (Preparatione evangelica, I, IX, XLI). Abidenus racconta che Nebucadnetsar “dopo<br />

aver finito di guerreggiare in Occidente (confr. versetto 4), essendo salito sul terrazzo del suo<br />

pa<strong>la</strong>zzo (confr. versetto 29), era stato colto da una ispirazione che veniva da un dio qualunque<br />

e aveva annunziato in un oracolo ai Babilonesi <strong>la</strong> rovina del loro impero ad opera del mulo<br />

persiano (Ciro alleato dei Medi)”. Egli avrebbe augurato a questo nemico, da cui era<br />

minacciato, i più grandi mali (confr. versetto 19), come di perire nei flutti del mare o di errare<br />

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<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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