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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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CAPITOLO III<br />

incorporano elementi del Vecchio Testamento, senza dubbio per avere una giustificazione dei loro principi ascetici<br />

(Vedere CAIRD A.B., Paul’s Letters from Prison, 1976, p. 198).<br />

Cosa viene inchiodato al<strong>la</strong> croce? I falsi maestri stavano «ingannando» 2:4 i cristiani spingendoli a credere che<br />

l’osservanza di «regole» era necessaria per cercare <strong>la</strong> protezione di quegli esseri cosmici che erano reputati capaci di<br />

aiutarli ad essere partecipi del<strong>la</strong> completezza e del<strong>la</strong> perfezione del<strong>la</strong> divinità. Opponendosi a questo insegnamento,<br />

Paolo enfatizza due verità vitali. In primo luogo egli ricorda ai Colossesi che in Cristo, e in lui solo, «abita<br />

corporalmente <strong>la</strong> pienezza del<strong>la</strong> deità» 2:9 e che perciò ogni altra forma di autorità esistente è subordinata a lui, «che è<br />

il capo di ogni potestà e autorità» 2:10. In secondo luogo l’apostolo riafferma che è solo “in” e “attraverso” Cristo che<br />

il credente può «pervenire al<strong>la</strong> pienezza di vita» 2:10, perché Cristo non solo possiede <strong>la</strong> «pienezza del<strong>la</strong> deità», ma<br />

provvede pure al<strong>la</strong> pienezza «del<strong>la</strong> redenzione» e al «perdono dei peccati» 1:14; 2:10-15; 3:1-5.<br />

Per spiegare come Cristo e<strong>la</strong>rgisca <strong>la</strong> «perfezione» 1:28; 4:12 e «<strong>la</strong> pienezza» 1:19; 2:9 al credente, Paolo, come<br />

WEISS Harold ha convincentemente mostrato, «non ricorre al<strong>la</strong> legge ma al battesimo» (The Law in the Epistle to the<br />

Colossians, in The Catholic Biblical Quarterly, p. 305). Questo fatto rappresenta una variazione significativa, visto<br />

che <strong>la</strong> spiegazione del significato del<strong>la</strong> legge è spesso parte integrante del<strong>la</strong> presentazione del Vangelo fatta da Paolo,<br />

anche se in tutto il capitolo 2 di Colossesi il «termine “legge” nomos sia assente... dal<strong>la</strong> controversia» E. Lohse, o.c., p.<br />

116. Weiss (o.c., p. 307) sottolinea similmente: «Desidero... ripetere quello che fu detto all’inizio: in tutta l’episto<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> legge non è mai usata. Non solo, ma tutto il rilievo del<strong>la</strong> legge, che appare inevitabile per Paolo quando<br />

presenta il suo vangelo, è completamente assente». Ciò conferma quanto abbiamo detto precedentemente, e cioè che<br />

l’eresia colossese non era basata sul legalismo giudaico abituale, ma piuttosto su un certo tipo di regole (dogmata)<br />

ascetiche e cultuali inusitate (sincretistiche), che minano <strong>la</strong> onnisufficienza del<strong>la</strong> redenzione operata da Cristo.<br />

I benefici del battesimo sono presentati concretamente come il perdono di «tutte le nostre trasgressioni» 2:13;<br />

1:14; 3:14, che ha come conseguenza l’essere «fatti vivere» in Cristo (2:13).<br />

Che cosa intendeva Paolo per cheirografon (termine usato nell’antichità nel senso di «accordo scritto» o di<br />

«certificato di debito»? MOULTON-MILLIGA, The Vocabu<strong>la</strong>ry of the Greek Testament, 1929, p. 687.<br />

Oltre alle difficoltà grammaticali, «sembra difficilmente paolino», scrive HUBY J., Saint Paul: Les Épîtres de <strong>la</strong><br />

captivité, 1974, p. 73, «rappresentare Dio come crocifiggente quel<strong>la</strong> “sacra” cosa (Romani 7:6) che era <strong>la</strong> legge<br />

mosaica». Ma cancel<strong>la</strong>re <strong>la</strong> legge morale significa <strong>la</strong>sciare l’umanità senza principi morali. La colpa non è eliminata<br />

distruggendo il codice legale.<br />

«Nel giudaismo <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra l’uomo e Dio era spesso descritta tra un debitore e il suo creditore» E. Lohse, o.c.,<br />

p. 108. Per esempio un rabbi diceva: «<strong>Quando</strong> un uomo pecca, Dio registra il debito di morte. Se l’uomo si pente, il<br />

debito è cancel<strong>la</strong>to (cioè dichiarato nullo). Se egli non si pente, quello è annotato come rimanente autentico (valido)»<br />

Tanhuma Midrash, 140b. Nell’Apocalisse di Elia si trova <strong>la</strong> descrizione di un angelo che tiene un libro, chiamato<br />

esplicitamente cheirografon, in cui sono ricordati i peccati del veggente. Sul<strong>la</strong> base di questi e di altri esempi, è<br />

abbastanza ovvio che cheirografon è o un «certificato di indebitamento dovuto al peccato» o il «libro in cui si<br />

ricordano i peccati» ma non <strong>la</strong> Legge di Mosè, poiché quest’ultima, come è saggiamente sottolineato da Weiss, «Non è<br />

un libro di ricordi» Idem, p. 302. Distruggendo il ricordo dei peccati, Dio toglie <strong>la</strong> possibilità dell’accusa che sempre è<br />

rivolta contro quelli che hanno peccato. Vedere <strong>la</strong> promessa simile in Isaia 43:25. Sul<strong>la</strong> croce Dio ha cancel<strong>la</strong>to i<br />

nostri peccati e ci ha garantito un pieno perdono.<br />

Non si discute qui, quanto riguarda «il mangiare, il bere» come dice LENSKI R.C.H. (The Interpretation of St.<br />

Paul’s Epistles to the Thessalonians, to Timothy, to Titus and to Philemon, 1946, p. 123), di «cibi e bevande adatti o<br />

inadatti, essendo alcuni puri e altri impuri, ma di regole su quando mangiare e bere e digiunare». «Non è questione di<br />

distinguere tra puro e impuro come raccomandato in Levitico 11, ma del<strong>la</strong> pratica del digiuno secondo il costume degli<br />

asceti pagani» HUGEDÈ Norbert, Commentaire de l’Épître aux Colossiens, Labor et Fides, Genève 1968, p. 143. «La<br />

questione non è affatto quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> distinzione tra cibo legale e illegale, ma tra mangiare e bere o l’astinenza. Nel<strong>la</strong><br />

sua mente c’è il problema dell’ascetismo piuttosto che quello del<strong>la</strong> purezza rituale» PEAKE A.S., The Epistle to the<br />

Colossians - Expositor’s Greek Testament, 1942, p. 530. «Non toccare, non assaggiare, non maneggiare», restrizioni<br />

ascetiche tese a promuovere «un rigore devozionale e umiltà e severità verso il corpo» 2:23, sono estranei agli<br />

insegnamenti legali giudaici. Normalmente tali insegnamenti sorgono da una concezione dualistica del<strong>la</strong> vita che nega<br />

al<strong>la</strong> parte materiale del mondo e del corpo umano di giungere ad un grado di santità più alto.<br />

«Nessuno continui a giudicarvi» non significa condannare, ma esprimere un’opinione. «Quello che egli dice è che<br />

l’osservanza (o, implicitamente, <strong>la</strong> non osservanza) non costituisce <strong>la</strong> base su cui qualcuno possa sedere per giudicare<br />

i Colossesi» LUKYN Williams A., The Epistles of Paul the Apostle to the Colossians and to Philemon, 1928, p. 103.<br />

Concludiamo quindi che nel versetto 16 l’ammonizione non è contro il sabato, feste e leggi alimentari, ma invece<br />

contro coloro che pretendono che queste pratiche siano un aiuto indispensabile per raggiungere <strong>la</strong> perfezione cristiana<br />

e una protezione necessaria dagli «elementi del cosmo», negando così <strong>la</strong> onnisufficienza di Cristo. MARTIN Ralph P.<br />

(Colossians and Philemon, New Century Bible, 1974, p. 19), scrive: «La rego<strong>la</strong> principale deve essere sottolineata.<br />

Paolo non sta condannando l’uso di giorni o di stagioni sacre... Quello che lo spinge qui è il motivo errato<br />

160<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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