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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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LETTERA ALLE SETTE CHIESE - L’ADORAZIONE A DIO … - I SETTE SIGILLI - LE SETTE TROMBE<br />

in Spagna, prese Xeres, Toledo attraversò i Pirenei e penetrò in Francia fino a Besançon. Nel<br />

732 ci fu <strong>la</strong> battaglia di Poitiers vinta da Carlo Magno che <strong>la</strong>sciava sul campo 375.000 morti.<br />

In cento anni (632-732) gli arabi si estesero come un gigante che apre le sua braccia, scrive V.<br />

Duray, dall’Indo ai Pirenei. I loro confini andavano dalle sabbie del Sahara, dall’Etiopia alle<br />

rive dell’At<strong>la</strong>ntico, dal<strong>la</strong> muraglia dei Pirenei e le Cévennes meridionali fino all’Asia, al<br />

deserto del Touran, al fiume Indo e al<strong>la</strong> valle del Cachemire e al Nord alle steppe del<br />

Turkestan, Mar Caspio e Caucaso. Nel Mediterraneo occupavano Rodi, Cipro e le Baleari. Da<br />

1.700 a 1.800 leghe (6.800-7.200 chilometri) di lunghezza. Nessun impero dell’antichità<br />

aveva avuto una così grande estensione.<br />

Versetti 7-9. La cavalleria araba, <strong>la</strong> più celebre del mondo, giustifica <strong>la</strong> descrizione di<br />

Giovanni. Assomigliava a dei cavalli preparati per <strong>la</strong> battaglia. La corona sembrava d’oro, era<br />

il turbante giallo (colore nazionale) che serve da turbante e qualche volta da stendardo: il viso<br />

d’uomo descrive bene il viso arabo ornato dal<strong>la</strong> barba che dona un’aria grave e virile. I capelli<br />

delle donne corrispondono a quelli dei beduini che, fino al tempo delle crociate, erano lunghi.<br />

Le stanze dell’esercito di Aleppo, dice Eusebio di Salle, conservano ancora milioni di frecce,<br />

di armature, cosciali, bracciali, corazze e piastroni che i Saraceni portavano ancora prima dei<br />

cavalieri. Il rumore dei carri descrive l’attacco imprevisto e trionfante del<strong>la</strong> cavalleria araba<br />

che rovesciava tutto davanti a sé.<br />

I cinque mesi sono compresi per <strong>la</strong> prima con il principio giorno anno (5x30 = 150<br />

giorni/anni) da Gioacchino da Fiore nel 1191. In seguito Elliott, Digby, Rosselet, Burnier,<br />

Gaussen ed altri spiegarono: «Centocinquanta giorni profetici, cioè centocinquanta anni,<br />

dall’anno 612, anno in cui il falso profeta pubblica <strong>la</strong> sua missione, fino all’anno 762, anno in<br />

cui queste cavallette divoratrici si stabiliscono, depongono le loro uova, perdono le loro ali sul<br />

Tigri e costruiscono Bagdad, <strong>la</strong> loro Città di pace, come essi l’hanno chiamata» (L. Gaussen,<br />

o.c., t. III, p. 227).<br />

Sesta tromba: i Turchi<br />

H. Bullinger nel 1577 per <strong>la</strong> prima volta applicò <strong>la</strong> VI tromba ai Turchi.<br />

Al XV secolo, le province greche o orientali dell’Impero Romano si estendevano ancora<br />

su Macedonia, Iconia, Cipro, Creta e Acaia. Queste province erano chiamate Impero Greco o<br />

Basso Impero «erano cadute al più basso livello; <strong>la</strong> decadenza era profonda e irrimediabile; il<br />

Basso Impero non era più che un nome, <strong>la</strong> sua potenza un’ombra e il Cesare di Bisanzio un<br />

fantasma che regnava su delle popo<strong>la</strong>zioni nervose ed abbruttite, plebs ad servitum parata...<br />

“C’erano dei principi che facevano arrossire <strong>la</strong> regalità” ha detto Chateaubriand. Mai paro<strong>la</strong> fu<br />

più vera per questi bastardi del popolo-re, che disonoravano il cristianesimo e che avevano<br />

conservato di Roma e del<strong>la</strong> Grecia solo vizi senza nome e delle mostruosità morali. E tuttavia<br />

questi principi, che non sapevano regnare, che non sapevano morire, di cui il sopruso, <strong>la</strong><br />

corruzione e le bassezze formavano <strong>la</strong> politica, di cui il tradimento e l’assassinio costituivano i<br />

mezzi di difesa, questi principi s’intito<strong>la</strong>vano imperatori d’Oriente, e il loro orgoglio non era<br />

uguagliato che dal<strong>la</strong> loro vigliaccheria» (de <strong>la</strong> JONQUIÈRE, Histoire de l’empire Ottoman, 2 a<br />

ed., Hachette, p. 126).<br />

I quattro angeli, quattro capi, letteralmente messaggeri, prima legati e poi sciolti<br />

sull’Eufrate, sono stati identificati con «le quattro principali sultanie o Stati politici dei turchi<br />

(a partire dal 1055: quel<strong>la</strong> di Persia o di Bagdad; del<strong>la</strong> Siria superiore o di Aleppo; dell’Asia<br />

Minore o dell’Iconia, e del<strong>la</strong> Siria inferiore o di Damasco), di cui volle servirsi il Signore per<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong> 1097

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