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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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CAPITOLO II<br />

Tito a capo dell’esercito romano<br />

Generalmente viene tradotto: «Il popolo di un capo che verrà», e si identifica il<br />

«capo» con Tito. 426 Crediamo però che sia più corretto vedere in questo nagid (capo)<br />

ancora lo stesso Messia, lo stesso Cristo, colui che annunciato doveva venire. Per<br />

Tito, a seguito di quanto abbiamo scritto sopra, si sarebbe dovuto utilizzare<br />

l’espressione melek.<br />

Gesù Cristo risponde al<strong>la</strong> descrizione dettagliata del<strong>la</strong> <strong>profezia</strong>: è lui il Messia<br />

Principe che è apparso al<strong>la</strong> fine delle 69 settimane (versetto 25); è lui il Messia che è<br />

stato sterminato (versetto 26a). Dovrebbe dunque anche corrispondere al Principe del<br />

popolo che, venendo, causerà <strong>la</strong> distruzione del<strong>la</strong> città e del santuario (versetto 26b).<br />

Riconoscendo in lui il «principe che verrà», si è in sintonia con le indicazioni<br />

cronologiche date nei versetti precedenti.<br />

«I Romani appaiono anche in questa <strong>profezia</strong>, ma so<strong>la</strong>mente sotto i tratti del<br />

“devastatore” di cui si parlerà più avanti (nel versetto che segue)». 427<br />

Gesù, capo del popolo, verrà a distruggere <strong>la</strong> città ed il santuario<br />

A sostegno di questa spiegazione c’è quanto detto sopra ed il linguaggio biblico.<br />

Già nell’Antico Testamento Dio si servì delle varie nazioni, Assiria e Babilonia,<br />

per compiere un suo giudizio parziale. Di loro dice: «... L’Assiria, verga del<strong>la</strong> mia ira!<br />

Il bastone che ha in mano è lo strumento del<strong>la</strong> mia indignazione». 428 «O Babilonia, tu<br />

sei stata per me un martello, uno strumento di guerra; con te ho schiacciato le nazioni,<br />

con te ho distrutto i regni». 429<br />

L’abate Fabre d’Envieu fa notare: «A torto si è supposto che il titolo di Nagid era<br />

dato al principe romano che doveva distruggere Gerusalemme, Tito, indicato al<br />

versetto seguente sotto il nome di Devastatore. Egli non era che il luogotenente del<br />

Messia, il quale, solo, è propriamente il Capo, il Conduttore, il Veniente. Colui che è<br />

stato stabilito capo delle nazioni e che ha ricevuto i popoli come una eredità che gli<br />

spetta di diritto, si è posto al<strong>la</strong> guida dei romani per esercitare i suoi castighi su una<br />

nazione che aveva rifiutato di essere suo popolo. Egli stesso ha condotto l’esercito<br />

che doveva punire l’insolenza e l’ingratitudine dei Giudei». 430 «<strong>Quando</strong> Tito entrò<br />

nel<strong>la</strong> città (dopo aver<strong>la</strong> espugnata) ammirò le alte fortezze... osservando... l’altezza<br />

426 Il testo ebraico e quello greco hanno un participio presente.<br />

I sostenitori di questa posizione, a fine secondo millennio, sono numerosi, <strong>la</strong> maggioranza rispetto a coloro che<br />

spiegano le 70 settimane in chiave messianica. Tra questi studiosi ricordiamo solo: J.F. von ALLIOLI, vol. V, 5 a ed., p.<br />

597, n. 32; J. DOUKHAN, in AA.VV, Question, e in Andrews University, Sem. St., 1979, pp. 13,14; A.R. FAUSSET, A<br />

Comment., vol. IV, p. 457; D. FORD, Daniel, pp. 204,232,233; C.M. MAXWELL, vol. I, pp. 210-212; TROCHON, p. 216 .<br />

427 W.H. Shea, o.c., p. 276.<br />

428 Isaia 10:5.<br />

429 Geremia 51:20.<br />

430 J. Fabre d’Envieu, o.c., t. II, p. 983.<br />

138<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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