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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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NUOVI CIELI E NUOVA TERRA<br />

verso <strong>la</strong> regione orientale, scenderanno nel<strong>la</strong> pianura ed entreranno nel mare e le<br />

acque del mare saranno rese sane. E avverrà che ogni essere vivente che si muove,<br />

dovunque giungerà il fiume ingrossato, vivrà, e ci sarà grande abbondanza di pesce...<br />

E dei pescatori staranno sulle rive del mare; ... vi saranno diverse specie … e in<br />

grande abbondanza.... E presso al fiume, sulle sue rive, da un <strong>la</strong>to e dall’altro,<br />

crescerà ogni specie di alberi fruttiferi, le cui foglie non appassiranno e il cui frutto<br />

non verrà mai meno; ogni mese faranno dei frutti nuovi, perché delle acque escono<br />

dal santuario; e quel loro frutto servirà di cibo, e quelle loro foglie di medicamento”.<br />

Ezechiele conclude <strong>la</strong> sua visione e il suo libro, come abbiamo già riportato: “E, da<br />

quel giorno, il nome del<strong>la</strong> città sarà: “L’Eterno è qui””. 97<br />

Nel<strong>la</strong> realtà futura “il trono di Dio non è più situato in un cielo lontano, ma nel<br />

cuore stesso del<strong>la</strong> città neoterrestre”. 98<br />

“Giovanni vede un fiume d’acqua di vita che usciva dal trono di Dio e<br />

dell’Agnello. Questo nuovo simbolo raffigura il dono del<strong>la</strong> vita eterna, che è <strong>la</strong><br />

conseguenza del<strong>la</strong> presenza di Dio in mezzo agli uomini e <strong>la</strong> loro comunione perfetta<br />

con lui. Il fiume esce dal trono di Dio, che ha destinato questa vita ai riscattati, e<br />

dell’Agnello, che l’ha procurata loro mediante un’opera di mediazione. Il fiume<br />

scorre nel mezzo del<strong>la</strong> strada principale del<strong>la</strong> città, che bisogna rappresentarsi come<br />

molto <strong>la</strong>rga. Sulle due rive sono posti gli alberi del<strong>la</strong> vita”. 99 Sulle sue rive c’era<br />

l’albero del<strong>la</strong> vita le cui radici sono una di qua e l’altra di là del fiume: il tronco si<br />

congiunge in alto prima del<strong>la</strong> folta chioma carica di meravigliosi frutti. “Questo<br />

albero non produce dodici frutti diversi, ma del frutto dodici volte l’anno. - Non ci<br />

sarà più l’alternarsi del<strong>la</strong> gioia e del<strong>la</strong> privazione, l’inverno sterile e l’estate torrida;<br />

più frutti senza fiori o fiori senza frutti; più il passato con i suoi rimpianti, né<br />

l’avvenire con le sue preoccupazioni, ma un presente eterno, al centro del<strong>la</strong><br />

perfezione. Inoltre, questo albero di vita, che ricorda il paradiso in cui l’uomo peccò<br />

prima di essere espulso, <strong>la</strong> vita divina <strong>la</strong> cui sorgente si era seccata per lui, ridice qui,<br />

97 Ezechiele 47:1-12; 48:35.<br />

Riportiamo del pastore R. Rizzo le seguenti riflessioni: “Abbiamo sull’eternità numerose visioni nell’Antico<br />

Testamento e altrettante immagini nel Nuovo da cui poter trarre molte deduzioni, ma queste riguardano più i caratteri<br />

re<strong>la</strong>zionali etici e spirituali del Regno di Dio che le modalità del suo vivere. Si ripete un po’ ciò che attraverso le loro<br />

visioni i profeti hanno detto su Dio, descrivendo ciò che hanno veduto. Da quelle descrizioni possiamo desumere con<br />

sufficiente completezza l’etica di Dio, <strong>la</strong> sua passione per l’uomo, il suo amore, il suo progetto salvifico, ma mai <strong>la</strong><br />

realtà del suo essere, <strong>la</strong> sua “corporeità”, l’essenza del<strong>la</strong> sua dimora. Poiché i profeti, nelle loro visioni, più che Dio e<br />

<strong>la</strong> sua dimora, vedono le sue rappresentazioni antropomorfiche (rappresentazioni i cui modelli, pur trasfigurati, sono<br />

tratti sostanzialmente dall’esperienza umana) che, anche se conservano i tratti sostanziali comuni (il vecchio, gli<br />

angeli, il fuoco, il trono), mutano da profeta a profeta, da occasione a occasione. Così è del<strong>la</strong> dimora dei credenti e del<br />

loro vivere. Qualunque immagine, più o meno convincente si trovi nei brani biblici, non è mai una descrizione del<strong>la</strong><br />

realtà, ma una sua rappresentazione antropomorfica, preziosa però, poiché da essa si può ricavare ciò che conta: i<br />

caratteri morali del Regno di Dio”. Testi come Isaia 11:1-10; 65:17-25, partico<strong>la</strong>rmente il versetto 20, “provano che<br />

<strong>la</strong> prima prospettiva di queste profezie hanno come soggetto l’Israele storico a cui, con toni enfatici ed estremi,<br />

vengono promessi i frutti personali e sociali del<strong>la</strong> liberazione di Dio come il perdono (versetto 17), <strong>la</strong> gioia (versetto<br />

18), <strong>la</strong> giustizia sociale (versetto 21) <strong>la</strong> serenità in una natura totalmente rappacificata (versetto 25): ecco i frutti terreni<br />

del<strong>la</strong> comunione il cui compimento assoluto avrà luogo nell’eternità. Questi due testi, proprio perché il soggetto<br />

principale è l’Israele terreno, ci dicono tutto sui caratteri morali del Regno di Dio: giustizia, comunione, pace... ma di<br />

nul<strong>la</strong> ci informano sul tipo di concretezza che vivremo nel<strong>la</strong> nuova terra” o.c., pp. 328,329.<br />

98 C. Brütsch, o.c., p. 381.<br />

99 L. Bonnet, o.c., p. 445.<br />

<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>i 941

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