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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong><br />

INSEGNAMENTI DIMENTICATI<br />

che credettero queste cose stimarono cosa sconveniente che gli dèi comunicassero con<br />

gli uomini e gli uomini con gli dèi. Ritennero invece cosa degna che i demoni<br />

comunicassero con gli dèi e con gli uomini per trasmettere agli uni le petizioni e agli<br />

altri i favori». 180<br />

Ignazio martire (II secolo) ricorda nel<strong>la</strong> sua episto<strong>la</strong> di Smirne l’apparizione di<br />

Gesù agli apostoli dopo <strong>la</strong> crocifissione e gli fa dire: «Prendetemi, palpatemi, e<br />

vedete che io non sono per nul<strong>la</strong> un demone incorporale». 181<br />

Sotto l’influenza del<strong>la</strong> filosofia greca e delle concezioni pagane, che già avevano<br />

influenzato il giudaismo, il concetto dell’immortalità dell’anima si insediò nel<strong>la</strong><br />

cristianità perché i padri del<strong>la</strong> Chiesa non si preoccuparono di verificare le proprie<br />

radici pagane con <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione. Forti personalità pagane accettarono il Cristo degli<br />

evangeli, ma a causa di una mancanza di conoscenza dell’insegnamento biblico,<br />

portarono nel<strong>la</strong> Chiesa le loro concezioni filosofiche quale loro patrimonio culturale<br />

arricchito dai valori del<strong>la</strong> nuova fede. Col tempo fu normale sostituire il culto pagano<br />

al<strong>la</strong> divinità e ai trapassati con quello dei martiri prima e dei santi dopo.<br />

Gli eroi pagani vengono sostituiti dai martiri e dai santi cristiani<br />

È così che Eusebio, vescovo di Cesarea, all’inizio del IV secolo dopo aver citato<br />

P<strong>la</strong>tone «il quale vorrebbe che gli uomini morti per <strong>la</strong> patria fossero considerati<br />

demoni, e che i loro sepolcri fossero adorati come quelli dei demoni», fa di questa<br />

dottrina del filosofo un argomento a favore delle feste che i cristiani celebravano già<br />

nel suo tempo sulle tombe dei martiri, perché secondo lui non è sbagliato che questi<br />

morti «siano accettati come campioni del<strong>la</strong> vera religione... Da qui <strong>la</strong> nostra abitudine<br />

di andare presso i loro sepolcri e di rivolgere loro una preghiera e dare onore alle loro<br />

anime benedette». 182<br />

Teodoreto, vescovo di Tiro, all’inizio del V secolo, dopo aver citato il poeta<br />

Esiodo che considerava i trapassati, tra i quali i migliori filosofi, come i guardiani e i<br />

preservati dal male diceva: «Perché trovate voi sbagliato se lo facciamo anche noi nei<br />

confronti di coloro che sul<strong>la</strong> terra sono stati eminenti nel<strong>la</strong> pietà e soffrirono il<br />

martirio?<br />

Noi cristiani non li chiamiamo demoni, che Dio ce ne guardi, ma amici e servitori<br />

di Dio, i quali essendo ora morti e quindi fuori dal loro corpo, hanno <strong>la</strong> capacità di<br />

guardare gli affari degli uomini. Ed è per questo che vengono invocati. I loro templi<br />

sono celebri per <strong>la</strong> loro grandezza e bellezza. Coloro che sono in salute li pregano<br />

affinché vi siano conservati, coloro che sono da molto tempo amma<strong>la</strong>ti li pregano per<br />

essere guariti, coloro che non hanno figli li pregano affinché li possano avere, quelli<br />

che partono per un viaggio li invocano affinché siano nei loro confronti compagni e<br />

guida.<br />

180 Agostino, Città di Dio, libro VIII, cap. 8.<br />

181 Cit. da E.B. Elliott, o.c., p. 507; cit. da Mède, o.c., p. 642.<br />

182 Cit. da L. Gaussen, o.c., t. III, p. 107.<br />

181

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