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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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La cortina separava il luogo santo dal luogo santissimo, era di 5 metri in ogni suo<br />

<strong>la</strong>to. Era di colore vio<strong>la</strong>, porpora, scar<strong>la</strong>tto e di fino lino ritorto, divideva il luogo<br />

santo dal santissimo. 136 Veniva chiamata <strong>la</strong> «cortina che copre» perché veniva messa<br />

sopra all’arca quando il santuario era smontato per essere trasportato e impediva che<br />

venisse vista quando il tabernacolo era eretto. 137<br />

Essa segnava il passaggio dal luogo del<strong>la</strong> santificazione a quello del<strong>la</strong><br />

glorificazione.<br />

Questa cortina raffigurava <strong>la</strong> natura umana, nel<strong>la</strong> sua carnalità anche se nello stato<br />

del<strong>la</strong> santificazione, che può però accedere al<strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> gloria di Dio. Passare<br />

dal<strong>la</strong> santità al<strong>la</strong> gloria è il risultato di un intervento diretto di Dio. Adamo vi sarebbe<br />

pervenuto se non avesse peccato.<br />

«Lo Spirito Santo voleva con questo insegnare che <strong>la</strong> via al santuario (al luogo<br />

del<strong>la</strong> gloria) non era ancora manifestata finché sussisteva ancora il primo tabernacolo<br />

(il luogo del<strong>la</strong> santificazione)». 138<br />

Questa cortina insegna all’uomo attraverso quale via può raggiungere il suo stato<br />

di gloria.<br />

Era davanti a questa cortina che veniva spruzzato il sangue dei sacrifici per il<br />

popolo e per il sacerdote.<br />

Realizzata nell’Emanuele<br />

La cortina, come tutto il santuario, raffigurava l’incarnazione di Dio. Questo Dio<br />

che poteva essere visto a Betlemme, a Nazaret, sul Mar di Galilea, a Gerusalemme, in<br />

Giudea, in Galilea e Samaria, era ve<strong>la</strong>to dall’incarnazione.<br />

«Il corpo di Gesù Cristo è, in qualche modo, un velo che impedisce agli sguardi<br />

profondi di contemp<strong>la</strong>re <strong>la</strong> sua divinità». 139 Solo al<strong>la</strong> morte di Gesù i pagani vi<br />

scoprirono Dio: «Veramente, costui era Figlio di Dio». 140 Fu in seguito al<strong>la</strong> rottura<br />

del<strong>la</strong> sua carne che Gesù Cristo ascese al<strong>la</strong> gloria del Padre. «Il velo, simbolo<br />

complesso, prefigurava <strong>la</strong> carne o natura umana del Signore, <strong>la</strong> quale, in effetti,<br />

ve<strong>la</strong>va sul<strong>la</strong> terra gli splendori del<strong>la</strong> divinità che risiedevano in lui corporalmente, <strong>la</strong><br />

quale anche fu martoriata e strappata al<strong>la</strong> croce per aprirci il cammino del cielo». 141<br />

«Dall’innocenza al<strong>la</strong> santità, dal<strong>la</strong> santità al<strong>la</strong> gloria: tale è in due parole il<br />

riassunto del destino dell’uomo, il tracciato del<strong>la</strong> via reale aperto davanti a lui. Una<br />

volta almeno questa ascensione ideale doveva realizzarsi e si è in effetti realizzata<br />

136<br />

Esodo 26:31-37.<br />

137<br />

Numeri 4:5; Esodo 40:3.<br />

138<br />

Ebrei 9:8. Siamo noi che abbiamo aggiunto quanto scritto tra parentesi.<br />

139 NICOLE A., L’Épître aux Hébreux, Lausanne 1940, p. 312.<br />

140 Matteo 27:54.<br />

141 GUERS Émile, Étude sur l’épître aux Hébreux, Genève 1862, p. 312.

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