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Quando la profezia diventa storia - Adelio Pellegrini

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CAPITOLO XX<br />

9:26 l’impiega come un nome (“La sua fine arriverà come per una inondazione, è stabilito che le devastazioni<br />

dureranno fino al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra”). Questa osservazione indica di già un rapporto stretto tra 9:26 e 11:22. Ma<br />

questi versetti sono ugualmente riuniti dal riferimento comune del<strong>la</strong> soppressione del principe dell’alleanza. È <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> ebraica nagid (principe) che qui è utilizzata. Nagid è in contrasto con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> sar, tradotta ugualmente con<br />

principe negli 11 passi del libro di Daniele. Sar si riferisce sei volte a delle persone umane (9:6,8; 10:13,20 [2 volte],<br />

e 11:5) e cinque volte a dei personaggi celesti o soprannaturali (8:11,25; 10:13,21; 12:1). Inoltre <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> nagid<br />

appare tre volte nel libro di Daniele, una volta in 11:22 e due volte in 9:24-27. In quest’ultima <strong>profezia</strong>, appare<br />

associato al Messia al versetto 25, poi iso<strong>la</strong>to al versetto 26 dove si riferisce al principe “che verrà”. Dispiace che <strong>la</strong><br />

differenza delle due parole sar e nagid non appaia nelle nostre traduzioni perché i due termini sono generalmente resi<br />

con <strong>la</strong> stessa paro<strong>la</strong> “principe” o “capo”. Ora, <strong>la</strong> differenza tra le due espressioni è ben precisa. Se questi termini si<br />

applicano profeticamente al Cristo, essi comportano una connotazione diversa che bisogna cogliere. La paro<strong>la</strong> sar si<br />

riferisce a Cristo come personaggio celeste, “il Principe dell’esercito”, “il Principe dei principi” e il “gran Sacerdote”<br />

che si presenterà per il suo popolo. Nagid, per contro, si riferisce a Cristo in qualità di personaggio terrestre, nel<strong>la</strong> sua<br />

incarnazione. È come nagid terrestre che fu unto Messia, per essere soppresso, per espiare l’iniquità, per portare <strong>la</strong><br />

giustizia eterna, per mettere fine ai sacrifici e sigil<strong>la</strong>re una alleanza solida con il suo popolo durante una settimana<br />

profetica. È per questo che bisogna far notare <strong>la</strong> presenza di un termine comune a Daniele 9:26,27 e 11:22. Questa<br />

terza paro<strong>la</strong> ebraica, impiegata nei due passi è berit, “alleanza”. Certamente, questa paro<strong>la</strong> appare ugualmente altrove<br />

nel libro di Daniele. Ma l’associazione con il principe, nagid, è unico in questi due passi. In Daniele 9:26,27, è il<br />

nagid che fa una alleanza solida durante una settimana e in 11:22 è chiamato il nagid dell’alleanza. Se i rapporti di<br />

ordine lessicografico all’interno del libro di Daniele hanno un senso, i due passi si riferiscono allo stesso individuo. Si<br />

notano quindi tre punti di contatto tra Daniele 9:24-27 e Daniele 11:22. La paro<strong>la</strong> per “inondazione” è comune e<br />

unica ai due passi, come <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> nagid (principe). La paro<strong>la</strong> che sta per “alleanza” si trova in altre parti del libro di<br />

Daniele, ma <strong>la</strong> sua associazione con <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> nagid è unica ai due passi. Questi tre legami linguistici tra i due passi<br />

mostrano che essi si riferiscono in una maniera o nell’altra agli stessi avvenimenti. A causa di queste re<strong>la</strong>zioni<br />

linguistiche, gli interpreti che identificano il “principe dell’alleanza” in 11:22, con il sommo sacerdote Onia III<br />

(assassinato nel 170 a.C.), sono obbligati a fare <strong>la</strong> stessa cosa con il nagid in Daniele 9:26,27. Ma dato che questa<br />

<strong>profezia</strong> di Daniele 9:24-27 si compie durante il periodo romano, il nagid in questione non può essere Onia III. Per<br />

mantenere una tale interpretazione bisognerebbe non tenere conto delle re<strong>la</strong>zioni linguistiche tra i due passi o datare <strong>la</strong><br />

prima <strong>profezia</strong> al tempo dei Maccabei. Come stiamo dimostrando, Daniele 11:22 si riferisce al periodo romano. Ciò ci<br />

fornisce un punto di riferimento cronologico preciso a partire dal quale sarà possibile interpretare lo sviluppo storico<br />

di Daniele 11. Tutto il periodo che precede Daniele 11:22 precede l’esecuzione del Cristo da parte dei Romani, prima<br />

di sopprimere il principe dell’alleanza. Tutto ciò che segue il versetto 22 si riferisce a degli avvenimenti che seguono<br />

<strong>la</strong> crocifissione di Gesù» Études sur l’interprétation prophétique, 1979, pp. 55,56. A sostegno di questo pensiero<br />

possiamo aggiungere che nell’Antico Testamento a nessun sacerdote è stato attribuito il titolo di nagid.<br />

A critica di questa nota che riteniamo molto interessante e convincente, facciamo alcune osservazioni che possono<br />

sembrare deboli, ma che potrebbero avere <strong>la</strong> loro importanza:<br />

1. L’abate RICCIOTTI Giuseppe, Storia d’Israele, vol. II, ed. SEI, Torino, p. 249 scrive in re<strong>la</strong>zione a quel tempo: «Il<br />

capo del<strong>la</strong> comunità era sempre il sommo sacerdote», quindi Onia oltre al<strong>la</strong> sua funzione religiosa poteva<br />

esercitare una posizione politica nel<strong>la</strong> vita del popolo d’Israele e, come tale, può essere presentato come Nagid<br />

come lo sono stati diversi personaggi dell’Antico Testamento al di fuori del libro di Daniele.<br />

2. Crediamo che <strong>la</strong> spiegazione che già dava Gero<strong>la</strong>mo, che identificava questo personaggio con Antioco Epifane e<br />

lo vedeva come tipo dell’Anticristo che sarebbe dovuto venire, possa forse giustificare l’espressione nagid<br />

riferita a Onia quale capo dell’alleanza.<br />

3. La spiegazione dei testi che precedono e seguono il versetto 22 nel<strong>la</strong> prospettiva di Roma, a nostro parere, non<br />

chiarisce il testo biblico. Quanto abbiamo riportato in nota a commento dei rispettivi versetti crediamo dia una<br />

conferma al<strong>la</strong> nostra osservazione.<br />

4. Dal versetto 5 al versetto 30 i contendenti sono il re del Sud e il re del Nord. Non abbiamo trovato una<br />

spiegazione che giustifichi che l’espressione «re del Nord» e «re del Sud» sia data a una potenza diversa da<br />

quel<strong>la</strong> da noi menzionata. Per questo motivo riteniamo che i re rappresentino sempre le monarchie dei territori<br />

geografici indicati. A precisazione di questa osservazione riconosciamo che dal versetto 16 non si menziona più il<br />

“re del Nord”, e il potere che si contrappone al re del Sud è indicato con il pronome “lui” o “egli”. Noi pensiamo<br />

che questo pronome indichi sempre il re del Nord per i seguenti motivi:<br />

a) Dal versetto 15, e quindi anche 16, non si presenta sul<strong>la</strong> scena profetica un altro potere. Quindi <strong>la</strong> grammatica<br />

e <strong>la</strong> sintassi ci autorizzano ad affermare che il pronome si riferisce al soggetto re del Nord.<br />

b) Sebbene il versetto 14 dica: «Degli uomini violenti (del popolo di Giuda) insorgeranno per dare compimento<br />

al<strong>la</strong> “visione”», cioè al<strong>la</strong> “visione” del capitolo 8, in cui si presenta il sorgere di Roma, non crediamo che sia<br />

giustificabile presentare Roma come protagonista dal versetto 16. Inoltre il testo che segue, il versetto 15,<br />

smentirebbe questa spiegazione presentando ancora i contendenti nel re del Nord e nel re del Sud, anche se si<br />

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<strong>Quando</strong> <strong>la</strong> <strong>profezia</strong> <strong>diventa</strong> <strong>storia</strong>

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