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N. 4 - Aprile 2002 - Parrocchia di Chiari

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Notiziario della Comunità <strong>Parrocchia</strong>le <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> - N. 4 - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong> - Spe<strong>di</strong>zione in a. p. Art. 2 Comma 20/c - Legge 662/96 - . Bs.


2L’AngeloNotiziario della Comunità parrocchiale<strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> (Bs)N. 4 - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong> - Anno XII nuova seriehttp://www.parrocchia<strong>di</strong>chiari.orge-mail: info@parrocchia<strong>di</strong>chiari.orgRegistrazione N. 45/91 del 6 settembre 1991Tribunale <strong>di</strong> BresciaE<strong>di</strong>to dalla <strong>Parrocchia</strong>dei Santi austino e Giovitain <strong>Chiari</strong>via Morcelli 7 - <strong>Chiari</strong> (Brescia)Direttore responsabileClau<strong>di</strong>o BaroniRedazioneLuciano Cinquini, don Andrea errari,Enrica GobbiHanno collaborato a questo numeroMons. Rosario Verzeletti, Bruno Mazzotti, Luisa Libretti,Maria Marini, Vittorio Iezzi, Roberto Bedogna,Emanuele Baroni, Caterina Chioda, ulvioCocciolo, Ida Ambrosiani, Giuseppe Delfrate, donelice Rizzini, Primo GandossiCopertina e retrocopertinaGiuseppe SisinniTipografiaTipolitografia Clarense<strong>di</strong> Lussignoli S. & G.Si può parlare con il marmo? Eccome! Basti pensarealla Pietà <strong>di</strong> Michelangelo, alle gran<strong>di</strong> cattedrali...agli stupen<strong>di</strong> paliotti degli altari <strong>di</strong> SantaMaria. Copertina e retrocopertina sono un omaggioall’arte <strong>di</strong>menticata della nostra parrocchia, agli stupen<strong>di</strong>intarsi in marmo ed alle splen<strong>di</strong>de sensazioni che possonotrasmettere. I due particolari sono solo un esempiolasciatoci da chi “sapeva” comunicare senza la frenesiaed il vuoto della nostra cultura contemporanea, che sostituiscei contenuti con la quantità <strong>di</strong> vuoto espressa.Un piccolo invito: quando an<strong>di</strong>amo in Chiesa, oltre chepregare, sostiamo a scoprire i capolavori in essa contenuti.Non sarà solo tempo rubato alla vuota televisione,sarà arricchimento spirituale <strong>di</strong> grande valore.Ai collaboratori Il materiale per il numero <strong>di</strong> maggio <strong>2002</strong> si consegna entrolunedì 15 aprile <strong>2002</strong>. L’incontro <strong>di</strong> redazione per progettare il numero <strong>di</strong>giugno <strong>2002</strong> è fissato per lunedì 29 aprile <strong>2002</strong>,presso la Casa Canonica, via Morcelli 7, alle ore 20.45.SommarioLa parola del ParrocoLa Pasqua <strong>di</strong> Cristo giu<strong>di</strong>ca la storia 3Primo pianoLo spazio del progetto educativo 4Batoni e la pala del riscatto 5Gen Rosso 6A.V.I.S. <strong>Chiari</strong> 6Perle e perline... 7I sacerdoti del ’900Don Alessandro Testa 8Consiglio Pastorale <strong>Parrocchia</strong>le 9Cose sbalor<strong>di</strong>tive - Ma la finisca! 10Vita sociale - I cristiani e la città 11Azione CattolicaConvegno <strong>di</strong>ocesano educatori ACR 12XI Assemblea <strong>di</strong>ocesana 12ede oggi - Il coraggio <strong>di</strong> credere 13Invito alla letturaLa forza <strong>di</strong> ascoltare 14Costruirsi in... Come incontrarsi 15Maria Corti 15Teatro al Centro GiovanileMeglio <strong>di</strong> no 16AcliIl lavoro oggi 17Centro giovanile 2000Aspirazione <strong>di</strong> un’adolescente 18Il Consiglio <strong>di</strong> oratorio si interroga 19Amate la pace 20Una gara, una festa 21Mo.I.Ca. informa 21San Bernar<strong>di</strong>noScuola paritaria 22Don Marco da Roma 22Scuola animatori 23Da <strong>Chiari</strong> a Guarapuava 24Testimoni dell’amore 25Gli Stati Generali dei salesiani 26Sport - Solo calcio 27Biblioteca don Luigi RivettiI nostri video 28Scuola Materna PedersoliLa piccola biblioteca 29Mondo femminileLa regina Elena 29Scout - L’impresa 30Teatro Sant’Orsola d’antanUna lunga storia 31Clarensità 32Apostolato della preghiera 33Associazione Pensionati <strong>Chiari</strong> 33Abbonamenti sostenitori 33Calendario liturgico pastorale 34Offerte 34Anagrafe parrocchiale 35In memoria 35Il prossimo numero de“L’Angelo” sarà <strong>di</strong>sponibilesabato 4 maggio <strong>2002</strong>.L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


LA PAROLA DEL PARROCOLa Pasqua <strong>di</strong> Cristogiu<strong>di</strong>ca la storiaCarissimi clarensiin Cristo risorto,il cammino quaresimale epasquale, contrassegnato da un più intensoimpegno <strong>di</strong> preghiera, <strong>di</strong> ascoltodella Parola <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuno e astinenza,<strong>di</strong> solidarietà con i fratelli dellafame, ha dato la possibilità <strong>di</strong> penetrareancor più il mistero <strong>di</strong> Dio e dell’uomo,nell’alta e drammatica contemplazione<strong>di</strong> Cristo Gesù, figlio <strong>di</strong> Dio efiglio dell’uomo. L’esperienza positivadegli Esercizi spirituali della città, delleQuarantore e del Triduo pasqualeha recato un tono <strong>di</strong>stinto <strong>di</strong> vivacità eserenità alla comunità cristiana, sensibilealle tra<strong>di</strong>zioni e aperta al desiderio<strong>di</strong> novità <strong>di</strong> ogni tempo, segnato dauna convinta testimonianza <strong>di</strong> vita.È significativo sapere chi è l’uomoIl problema <strong>di</strong> oggi, emergente tra tanti,è quello <strong>di</strong> sapere chi è l’uomo: sefrutto <strong>di</strong> un puro caso, se una combinazione<strong>di</strong> molecole della bioetica moderna,se il prodotto <strong>di</strong> un fato bizzarro;oppure se il signore del creato, lasintesi <strong>di</strong> ogni bellezza creata, il soggetto<strong>di</strong> ogni bontà, l’immagine dellaBellezza increata, il raggio della Santità<strong>di</strong>vina, il futuro citta<strong>di</strong>no del Regnoceleste, il termine dell’Amore Trinitario.E non è una questione oziosa o in<strong>di</strong>fferente:dal “chi è” l’uomo scaturisceil “che cosa fare”, il “perché fare”,il “come fare”. La Pasqua, e quanto èprovvidenziale il ritorno ciclico liturgicodel mistero dell’uomo-Dio che ognianno consente <strong>di</strong> rileggere e aggiustareuna storia, quella umana, semprecosì impreve<strong>di</strong>bile, nuova, complessa,contorta e contrad<strong>di</strong>ttoria, ci ha rivelatol’uomo nel suo essere pasquale, nelsuo intreccio <strong>di</strong> vita-morte, o<strong>di</strong>o-amore,luce-tenebra, angelo-demonio.I credenti operano la veritàSecondo la rivelazione <strong>di</strong>vina l’uomo èchiamato a fare storia con il suo Creatore,a scrivere nella vita il progetto <strong>di</strong>amore <strong>di</strong> un Dio che ha voluto farsiuomo perché l’uomo si facesse Dio:nei bagliori del Golgota e della tombavuota si è fatta verità sulla profondacapacità dell’uomo <strong>di</strong> o<strong>di</strong>are e <strong>di</strong> amare,<strong>di</strong> fare cioè storia. E la storia, in unavisione cristiana, vede i credenti protagonisti,portatori della verità sull’uomoe sul suo destino supremo, realizzatoridella verità attraverso le sceltecontingenti che determinano il camminodella comunità umana e cristiana. Ilmessaggio cristiano ci fa riflettere sulsignificato della riconciliazione cristianain rapporto alla comunità degli uominie sul ruolo dei cristiani nella cittàterrena. Impellente riemerge semprepiù chiara la consapevolezza che laChiesa cammina dentro la storia degliuomini, è lei stessa la storia, vi porta ilmessaggio pasquale <strong>di</strong> liberazione e viimmette una speranza che non vienesoffocata dalla violenza omicida chesembra <strong>di</strong>re l’ultima parola sul destinodell’uomo nell’ora buia <strong>di</strong> un interminabilevenerdì santo con tanti innocenticrocifissi.Il messaggio pasquale giu<strong>di</strong>ca la storiaCristo risorto aiuta il <strong>di</strong>scernimento ela scelta dei valori per l’uomo, quali lavita, la libertà, la giustizia, la verità,l’in<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong>mensione religiosa,il prioritario rispetto della famiglia, il<strong>di</strong>panarsi progressivo del bene comunenella vita sociale. La spinta profeticache scaturisce dalla buona novellache “Cristo è risorto” <strong>di</strong>venta il criterioautentico <strong>di</strong> lettura del <strong>di</strong>veniredella realtà umana, facendosi pertantogiu<strong>di</strong>zio critico dell’agire del cristiano.Cristo legge del cristiano“Noi tutti abbiamo ricevuto della suapienezza” (Gv. 1,16). La vita <strong>di</strong>vinache è in noi, me<strong>di</strong>ante la grazia santificante,è partecipazione alla vita <strong>di</strong> Cristo.Secondo San Paolo noi siamo statibattezzati in Cristo Gesù, e più precisamentenella sua morte e nella sua risurrezione:“Non sapete forse che tuttinoi che fummo battezzati in CristoGesù, fummo battezzati nella sua morte?ummo, col battesimo, sepolti conLui nella morte, affinché, come Cristofu risuscitato da morte dalla potenzagloriosa del Padre, così noi pure vivessimo<strong>di</strong> una vita nuova” (Rom. 6,3-4).Immerso nell’acqua battesimale, il cristianosi unisce sacramentalmente allamorte <strong>di</strong> Cristo e muore anch’egli alpeccato. Da quel momento il peccatoviene <strong>di</strong>strutto. Il battesimo ci ha quin<strong>di</strong>innestati in Cristo morto e risorto,partecipi del mistero pasquale, inseritinella storia della redenzione e dellasalvezza.Dal fatto che la nostra vita <strong>di</strong>vina èpartecipazione alla vita <strong>di</strong> Cristo derivanoper noi due conseguenze: la vita<strong>di</strong> Cristo <strong>di</strong>venta l’esemplare del nostrostile <strong>di</strong> vita, dello stile <strong>di</strong> vita delcristiano e Cristo è la legge del cristiano.Compito del cristiano è rendersisempre più attento e docile alla vocedello Spirito Santo, dono <strong>di</strong> Cristo risortoa tutti i credenti. Essa gli parlanella profon<strong>di</strong>tà della coscienza, nellaParola <strong>di</strong> Dio, nella chiesa, negli avvenimenti,nelle situazioni concrete incui viene a realizzarsi la sua vita, e puòessere percepita solo attraverso la vocedella coscienza.Cristo speranza e paceLa santa Pasqua, che abbiamo celebratonella fede, continui a illuminare inostri giorni con la speranza e la pace:qui sta il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Dio nella storia degliuomini. Ogni domenica è pasquasettimanale. Il Cristo risorto alimentila speranza nel cuore dei cari ammalati,anziani e sofferenti, e nell’orto degliulivi, dove vivono lunghe e angoscioseore, filtri la luce della risurrezione.E noi cristiani sappiamo anche quantovalga la preghiera, sempre, ma soprattuttonei momenti <strong>di</strong>fficili e delicati.Che non manchi mai davvero!don Rosario3L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


PRIMO PIANO - GIOVANI E NUOVI STILI DI VITALo spaziodel progetto educativo4Un’interpretazione socio-filosoficadell’universo giovanilenella vita i giovaniincontrano <strong>di</strong>verse“Entrandoopinioni collettive, più omeno ristrette. E più qualità l’in<strong>di</strong>viduoha in sé per <strong>di</strong>ventare una verapersonalità più resisterà a seguire ilgregge. Ma anche se la voce interioregli <strong>di</strong>ce:- Diventa te stesso! Sii te stesso!Il giovane ascolta sconfortato. Haegli un sé? Non lo sa, non se ne rendeconto. Perciò cerca un maestro, uneducatore, qualcuno che gli insegni,non qualcosa <strong>di</strong> estraneo, bensì a <strong>di</strong>ventarese stesso”.G. BrandesIn passato è stato probabilmente più<strong>di</strong>fficile essere giovani che ai nostrigiorni, almeno dal punto <strong>di</strong> vista dellecon<strong>di</strong>zioni materiali ed economiche.Oggi lo è senz’altro <strong>di</strong> più dal punto <strong>di</strong>vista psicologico ed esistenziale. Neinostri giorni il giovane ha davanti a sé,riguardo al proprio futuro lavorativo,sentimentale, sociale, spirituale, unaquantità <strong>di</strong> opzioni e <strong>di</strong> possibilità chein passato non esistevano. Si potrebbe<strong>di</strong>re che una volta c’erano poche stradeda scegliere, ma tutte facilmentepercorribili; oggi invece le strade sonotante, ma nessuna garantisce un percorsoin grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare una sceltainiziale. Orientarsi fra le moltepliciidee e opportunità che si presentanonella contemporaneità e dare coerenzae significati alla propria vita spessosi rivela un compito <strong>di</strong>fficile.Sono molti i gli esempi <strong>di</strong> ragazzi e ragazzeche intraprendono una strada,nel lavoro, nello stu<strong>di</strong>o, nel sociale, perpoi abbandonarla sostituendola conuna nuova e così via.Malgrado dunque le apparenze, la vitadei giovani <strong>di</strong> oggi si caratterizza perl’assenza <strong>di</strong> un reale protagonismo,per l’incapacità <strong>di</strong> scegliere e, <strong>di</strong> conseguenza,per la <strong>di</strong>fficoltà ad assumere laresponsabilità dei propri comportamenti.Sempre rispetto al passato, si sonomoltiplicate le forme <strong>di</strong> comunicazione.Merito anche delle nuove tecnologieche il post-moderno ci offre. Tendenzialmentenoi ci educhiamo e autoeduchiamoattraverso l’arte della parola.La parola ci consola, ci incoraggia,ci aiuta, ci insegna. Ma oggi i giovanirappresentano un “universo <strong>di</strong>poche parole”, un universo nel qualela necessità <strong>di</strong> comunicazione si esprimeme<strong>di</strong>ante canali <strong>di</strong>versi da quelloverbale. Graffiti, immagini, musica(techno-logica), moda, fumetti, video,droga, sesso, <strong>di</strong>ventano strumenti <strong>di</strong>comunicazione più apprezzati e usatirispetto al linguaggio verbale. Si <strong>di</strong>rebbeche <strong>di</strong> fronte ad un monologo verbaleche l’istituzione adulta offre (scuola,chiesa, agenzie a vario titolo, ecc.)il giovane ripieghi su forme espressivepiù proprie, particolari, innovative. Laparola abitua ad una capacità analitica,l’immagine abitua ad una capacitàsintetica. I giovani del <strong>2002</strong> sono cresciuticon la cultura dello spot, che èimme<strong>di</strong>atezza, sintesi, velocità e soprattuttoframmentazione.Anche l’abbigliamento giovanile, chead un primo sguardo appare comeun’accozzaglia <strong>di</strong> segni, un insieme <strong>di</strong>simboli assemblati casualmente o secondole proposte <strong>di</strong> una moda capricciosapassivamente subita, è in effettiuna totalità piena <strong>di</strong> senso per chi la indossae per gli amici che gli sono intorno.Una totalità espressiva che è lostrumento me<strong>di</strong>ante il quale si stabilisconomo<strong>di</strong> <strong>di</strong> accettazione e <strong>di</strong> costruzionedel proprio sé. Totalità espressivache il mondo adulto fatica ad interpretare,conservando serie perplessitàe paure nel tentativo <strong>di</strong> avvicinarsi aicambiamenti socio-culturali che le nuovegenerazioni propongono. Si fadunque presto a classificare come momento<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio tutto ciò che spaventa,che non si conosce, che non ci appartiene.Ma tutto ciò che viene consideratocome “<strong>di</strong>sagio giovanile”, altronon è che l’immagine nello specchiodel <strong>di</strong>sagio che il mondo adulto vive.Sono tre i punti fondamentali che, inuna visione globale del rapporto giovane-adulto,ci aiutano a capire e ad in<strong>di</strong>viduarele reali caratteristiche dell’attualeuniverso giovanile:1. il prolungamento dell’età adolescenzialeed il conseguente protrarsi <strong>di</strong>atteggiamenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza e <strong>di</strong> conformismo.2. L’ideologia dominante, che incoraggiaa credere che la forza degli eventiincomba sulla decisionalità in<strong>di</strong>vidualedeterminandola: è la cultura dell’alibiche caratterizza larga parte deirapporti interpersonali tra il mondogiovanile e quello adulto.Ed è proprio in questo contesto che sirealizzano le <strong>di</strong>namiche perverse della“concessione” e della “contrattazione”più che del “riconoscimento”. Cosìl’identità personale ed il ruolo socialene escono confusi ed appiattiti.3. Il proliferare dei bisogni materiali,artificiali, e la mortificazione dei bisogninaturali in quanto l’avere prevalesull’essere. Così i giovani <strong>di</strong> oggi “hannotutto”, ma sentono <strong>di</strong> “non esserenulla”. orti sono le ripercussioni sulpiano sociale: la presenza fisica viene asostituire l’atto comunicativo e partecipativo;lo stare sostituisce l’esserci.Nel gruppo prevalgono atteggiamenti<strong>di</strong> competizione su quelli <strong>di</strong> collaborazioneed anche la “complicità” perde ilvalore <strong>di</strong> “collante sociale” per piegarsia fini in<strong>di</strong>vidualistici e particolari.Sulla base delle considerazioni fin quiespresse è possibile tratteggiare unquadro del “presente”, relativo all’universogiovanile. Ne emerge un soggetto“<strong>di</strong>sorientato” rispetto al propriopassato e soprattutto rispetto alproprio futuro.Scrive Angela Perucca Paparella, nelL’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


suo saggio Giovani e progettualità: “Seil tempo dell’uomo è condensato nelpresente e si svincola dal passato e daisuoi determinismi, anche il futuro cessa,fatalmente, <strong>di</strong> essere aspettazione,progettualità, interazione, per <strong>di</strong>ventaresoltanto conseguenza, esito, effetto,punto terminale. Sospeso fra unpresente totalmente predeterminatodal passato e un futuro sganciato dallastoria, il giovane non riesce a mettereor<strong>di</strong>ne fra motivazione, scelta e decisionee si lascia vivere in una esistenzanella quale la vita è ridotta a quoti<strong>di</strong>anitàed il tempo scorre senza criterio”.Ma i giovani hanno anche dei desideri:l’identità, l’autoaffermazione, l’autostima,il riconoscimento <strong>di</strong> sé comesoggetti sociali capaci <strong>di</strong> rapporti interpersonalicostruttivi sostenuti daideali e valori. Si desidera ciò che nonsi ha e il non avere ciò che si desideragenera scontento. La profonda insod<strong>di</strong>sfazioneche i giovani esprimono perla con<strong>di</strong>zione presente è il terreno incui si ra<strong>di</strong>ca la speranza: è questo lospazio del “non ancora”, lo spazio delprogetto educativo. Si colloca qui il lavorodell’adulto significativo (insegnante,educatore, religioso, adulto acontatto con i giovani). Adulto cheoggi si <strong>di</strong>rebbe privilegiato, perché siavvale <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione ancora oggispeciale. Quella della comunicazionein presenza.Un giovane, dopo aver conseguito brillantementela maturità, scrive alla suaprofessoressa <strong>di</strong> filosofia: “Alla miamaestra che mi ha insegnato con le parole,gli sguar<strong>di</strong>, i silenzi, a scavaredentro <strong>di</strong> me e a conoscermi…”Le parole, gli sguar<strong>di</strong>, i silenzi: questoè un “essere lì” significativo, comequando si è in cammino insieme, perfare un’esperienza e con<strong>di</strong>viderla; un“essere lì” attento all’altro, perché l’altrocostruisca il proprio sé e si riconosca.Questoè il compito facilitatorio <strong>di</strong>una comunità educante. Il facilitatorefavorisce l’esperienza socio-culturaledei giovani; li sostiene nel percorso enon cammina al loro posto. La sua capacità<strong>di</strong> saper accettare <strong>di</strong> ogni realtàpiù <strong>di</strong> una faccia, <strong>di</strong> guardare il vecchiomondo con occhi sempre nuovi, <strong>di</strong> saperleggere le motivazioni più profondeanche nei comportamenti più insignificanti,è costruttivo e rassicurantesia per i giovani che per gli adulti.La tra<strong>di</strong>zione pedagogica più antica,che è nata nelle strade ed nel mercato(agorà) della città <strong>di</strong> Atene, pur se basatasulla relazione, la conversazione<strong>di</strong>retta, la persuasione e la <strong>di</strong>ssuasionea tu per tu, nel <strong>di</strong>alogo socratico interrogantee mirante a suscitare la conoscenza<strong>di</strong> sé, ha sempre avuto <strong>di</strong> mira ilbene della città e la sua collaborazione.L’in<strong>di</strong>viduo educato era il politès(citta<strong>di</strong>no) che poteva contare sulla solidarietàdella polis (città). Un’educazioneglobale, polivalente, integraleche avvicina fra loro filosofie religioseo laiche al conseguimento <strong>di</strong> una solameta: il benessere della città e dei suoicitta<strong>di</strong>ni.a cura <strong>di</strong> Nicolas ConstantinouEducatore della “Comunità Il Nucleo”ALLA MOSTRA SUL NEOCLASSICISMO A PALAZZO REALE A MILANOBatoni e la pala del riscattoSu un trono <strong>di</strong> nuvole sorretto dagli angeli, Dio ha uno sguardo paternamenteaffettuoso. Il volto illuminato, gli occhi profon<strong>di</strong>, quasi un sorriso<strong>di</strong>etro la barba can<strong>di</strong>da. Maria ha il volto incantevole dell’umiltà,l’aria smarrita <strong>di</strong> chi si trova <strong>di</strong> fronte al mistero più grande. Così Pompeo Batoninel 1750 vedeva la sua “Immacolata concezione”, quando la inviò a<strong>Chiari</strong>, commissionata dalla famiglia Zola, per uno degli altari più importantidel Duomo. E lì è rimasta quella grande tela <strong>di</strong>venendo familiare ai clarensi,al punto da non suscitare troppe emozioni.Eppure quello è forse uno dei <strong>di</strong>pinti più preziosi della nostra chiesa principale.Il giallo dorato del volto <strong>di</strong>vino, il rosso porpora che domina il centro delquadro con un drappeggio che farebbe impalli<strong>di</strong>re ogni Valentino, il blu cheabbraccia Maria… Pompeo Batoni aveva raggiunto la maturità artistica inquegli anni ed aveva il coraggio <strong>di</strong> chi non deve più <strong>di</strong>mostrare quel che safare. La grande pala clarense è forse una delle sue opere più significative ed èper questo motivo che è stata scelta per la mostra in corso al Palazzo Reale <strong>di</strong>Milano de<strong>di</strong>cata al “Neoclassicismo in Italia. Da Tiepolo a Canova”.Pompeo Batoni è stato definito “l’ultimo grande maestro settecentesco in Italia”.Nato a Lucca nel 1708 e morto a Roma nel 1787, è tra gli artisti che dominanola scena del periodo Neoclassico. I critici scorgono nelle sue opere unarivisitazione <strong>di</strong> temi e stili cari al Correggio e a Raffaello. Altri ne apprezzanol’originalità. La pala clarense, con i suoi tre metri e 60 <strong>di</strong> altezza e i quasi duemetri <strong>di</strong> larghezza, in questi giorni domina l’ingresso <strong>di</strong> una delle sale dellamostra milanese. Resterà lì fino al 28 luglio (dalle 9.30 alle 19.30, tutti i giorni,escluso il lunedì).E l’occasione va soppesata per almeno tre ragioni.La prima ragione. La chiesa parrocchiale <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> non è mai stata particolarmenteapprezzata nel suo valore artistico. orse per la sua sostanziale incoerenzastilistica, per un sovrapporsi <strong>di</strong> stili che ne rivelano fin troppo i cinquesecoli <strong>di</strong> storia. orse perché non ha una “perla” unica da ricordare. E inveceha un patrimonio notevole che, negli ultimi tempi soprattutto, spunta dagli archiviquando si prepara qualche mostra importante. Stavolta è perl’Immacolata concezione del Batoni, in passato fu ancora per il San Giacomodello stesso Batoni e per le statue <strong>di</strong> Antonio Callegari.La seconda ragione. La pala del Batoni è tra le opere che con più cura è stataconservata, tra quelle del Duomo. urestaurata nel 1919 da Giuseppe Rivae negli anni Ottanta dal Meisso.Esempio <strong>di</strong> cura che dovrebbe non rimanereisolato.La terza ragione, infine, per segnalarelo spirito clarense che un tempo era <strong>di</strong>ampio respiro. Non amava sottomissionia Brescia, preferiva guardare aVenezia, a Milano, a Roma. Non sisentiva provincia o per lo meno nonvoleva esserlo. E qualche volta ci riuscivaa non esserlo.Clau<strong>di</strong>o Baroni5L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


6del Gen Rosso? Una chitarra ed unabatteria rossa che Chiara Lubich, fondatriceL’originedel Movimento dei ocolari, ha regalato algruppo da sempre a Loppiano, città che fin dalle sueorigini, è sempre stata un forte centro <strong>di</strong> attrazione e,“quando la gente veniva a visitarci, soprattutto la domenica,cercavamo <strong>di</strong> accoglierli preparando canti eballi”.Erano gli anni della contestazione giovanile, del pacifismo,della beat generation, e il nome ‘GenerazioneNuova - GEN’ si inseriva a meraviglia nell’ondata <strong>di</strong>novità che caratterizzò quel periodo.L’intenzione iniziale del Gen Rosso, <strong>di</strong> portare attraversola musica un messaggio <strong>di</strong> unità al mondo d’oggi,è rimasta intatta e i 35 anni <strong>di</strong> carriera che sono seguitinon sono stati altro che un progressivo affinarsi <strong>di</strong>questa capacità comunicativa. Dal recital folk si è passatialla rock opera, per approdare ai concerti nellepiazze e nei palasport con canzoni più <strong>di</strong>rette che, conchitarre e ritmica protagoniste, affrontano temi impegnativi,come la pace, la mon<strong>di</strong>alità, la denuncia dell’ingiustizia,la proposta dell’amore e della solidarietàcome valore per l’unità fra i singoli e fra i popoli.Il Gen Rosso torna oggi ad affrontare il musical e lo facome realtà affermata nel panorama musicale mon<strong>di</strong>ale,un gruppo che, per la sua unicità, se non ci fossebisognerebbe inventarlo. È un progetto che, come i <strong>di</strong>schie i concerti del passato, fa riflettere, fa pensare, fariprendere coraggio, perché non è soltanto un fattoartistico. Dietro le note traspare una vita che affondale sue ra<strong>di</strong>ci nell’amore evangelico e si trasmette comeproposta sempre nuova all’uomo <strong>di</strong> oggi.E i numeri: 22 componenti <strong>di</strong> 10 nazioni (U.S.A., Brasile,Rep. Dem. Congo, Argentina, Spagna, Italia,Svizzera, ilippine, Camerun, Nigeria); 24 lingue cantate;15 tonnellate <strong>di</strong> materiale; 41 nazioni; 50 album;55 manifestazioni internazionali; 100 workshop; 150tour; 200 canzoni pubblicate; 1.500 concerti; 2.000.000chilometri percorsi; 4 milioni <strong>di</strong> spettatori.A.V.I.S. CHIARIRinnovo cariche sociali <strong>2002</strong> – 2004Il 2001 che abbiamo lasciato alle spalle non lo <strong>di</strong>menticheremotanto facilmente, avendo celebrato i cinquant’anni <strong>di</strong> vita dellalocale Sezione. Vogliamo sottolineare le belle manifestazioniche si sono succedute nell’arco dell’anno, in particolare modo l’8 - 9e 10 giugno 2001 in occasione dei festeggiamenti del 50° <strong>di</strong> fondazionedell’A.V.I.S. <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>, con la presenza delle varie associazioniclarensi e <strong>di</strong> oltre 80 sezioni A.V.I.S. della provincia e fuori.Cogliamo l’occasione per far giungere il nostro grazie più sentitoe quello <strong>di</strong> tutto il Consiglio Direttivo a quanti si sono pro<strong>di</strong>gati acollaborare per organizzare queste manifestazioni <strong>di</strong> ricorrenza.Inoltre non dobbiamo <strong>di</strong>menticare tutti coloro che, con il loroaiuto, hanno favorito lo sviluppo della nostra grande famiglia inquesti cinquant’anni, contribuendo alla crescita dell’A.V.I.S.Un grazie particolare va a tutti gli avisini e a tutti gli associati: inparticolar modo dobbiamo riconoscere la volontà, la de<strong>di</strong>zione ela coerenza nel mantenere alto il principio <strong>di</strong> solidarietà, nell’offrirespontaneamente e con generosità il proprio contributo<strong>di</strong> sangue necessario alla salvezza <strong>di</strong> tante vite umane.Nella serata <strong>di</strong> sabato 2 marzo <strong>2002</strong>, presso il salone Marchettialle ore 21.00, si è tenuta l’Assemblea Annuale dei soci avisini <strong>di</strong><strong>Chiari</strong>. Oltre ai numerosi avisini presenti, abbiamo avuto la gra<strong>di</strong>tapresenza del Vice sindaco Elena Mazzotti, del Cav. Ezio ToscaVice presidente vicario dell’A.V.I.S. Provinciale, il Primariodel Centro Trasfusionale <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> la Dott. Mariangela Bertoli. IlDirettore Sanitario dell’A.V.I.S. <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> Dr. Aldo Apollonio,assente per motivi professionali, ha fatto prevenire i suoi salutied auguri per la serata.Il Presidente del Consiglio Direttivo uscente rancesco Begni,nel presentare la relazione sull’operato dell’anno 2001, oltre allevarie manifestazioni svolte, ha esposto i dati complessivi che caratterizzanol’attività primaria e istituzionale dell’associazione:nuovi donatori nell’anno 75, deceduti 6, emeriti 4; donazioni salasso1312, plasmaferesi 343. Sono stati tolti dallo schedario perchénon fanno donazioni dal 1999 44, <strong>di</strong>missionari 5. Il totale deidonatori attivi al 31/12/2001è <strong>di</strong> 907.Al termine della relazione del Presidente, la segretaria GabriellaBrignoli, ha esposto la situazione economica della sezione perl’anno 2001 e il preventivo dell’anno <strong>2002</strong>.Si sono poi succeduti gli interventi delle autorità presenti che, altermine della serata, si sono alternati con il Presidente <strong>di</strong> Sezionenel premiare gli avisini benemeriti che hanno raggiunto il quorumdelle 8, 16, 24, 50, 75, 100 donazioni. Vogliamo ricordare che hannoricevuto il <strong>di</strong>ploma e la Croce d’Oro Guido Colosso, rancoGozzini, Giovanni Gozzini, Luigi Grassi e Pietro Pagani.Al termine dei lavori assembleari, sono iniziate le votazioni per ilrinnovo delle cariche associative per il triennio <strong>2002</strong> / 2004.Il consiglio è così composto: rancesco Begni, Presidente; MassimoDella Torre e lavio Carradore Vice Presidenti; AlessandroBeletti, segretario organizzativo; Gabriella Brignoli, segretariaamministrativa; Adolfo Grassi, prop. sviluppo; edele Valbusa,collaboratore segreteria; Pierino Locatelli, responsabilegruppo sportivo; Tarcisio Mantegari, responsabile magazzeno;Renato Iore e Clau<strong>di</strong>o Bonotti, collaboratori magazzeno; Leonardoerrari, Pietro Zotti, G. Battista Marini, Giuseppe errari,consiglieri.Collegio dei Sindaci: Attilio Borgogno, presidente, BeniaminoGozzini, sindaco, Matteo Vecchiolini, sindaco.Collegio dei Probiviri: Sergio Grassi, presidente; Maria Tognoli,Giancarlo ornoni, probiviri.Dr. Aldo Apollonio, Direttore Sanitario A.V.I.S. <strong>Chiari</strong>; estaGian Luigi, Capo Gruppo Az. Gnutti.Per il Consiglio Direttivorancesco Begni - Adolfo GrassiL’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


PERLE E PERLINE... A CURA DI DON BENVENUTO● - Papà, quanto costa una candeletta?- Eh, figlio mio, tutto costa caro e i sol<strong>di</strong> scarseggianosempre più!...- Ma <strong>di</strong>mmi, papà, quanto costa?- Cinquanta, cento lire... secondo il peso e la misura.- E la luce elettrica, quanto costa?- Domandalo al contatore. È un vero <strong>di</strong>sastro. Ci va metàdello stipen<strong>di</strong>o, se basta!- E il sole quanto costa?- Ma ti sei messo in mente <strong>di</strong> stancarmi?La pazienza del papà sta per esaurirsi. Luigino ha già capitoe per non buscarsi uno schiaffo se ne sta zitto. Dopocena il silenzio dura ancora da ambo le parti. Giuntal’ora del riposo, quando Luigino un po’ timido si avvicinaal babbo per augurargli la buona notte e gli stampa unbacio sulla guancia, questi, tirando un sospirone, riprendea parlare:- Vuoi sapere quanto costa il sole. Domandalo un po’ aifrati, tu che bazzichi sempre per il convento, e poi fallosapere a me quanto costa!- Papà, <strong>di</strong>ce con aria <strong>di</strong> trionfo Luigino, io lo so, non hoalcun bisogno <strong>di</strong> chiedere ai frati. Volevo solo sapere selo sai anche tu.- Sentiamolo!- Le candelette costano... la luce elettrica costa... ma ilsole non costa un centesimo... È gratuito, senza fili e senzacontatore. Ve<strong>di</strong>, papà? Basta <strong>di</strong>re «grazie» al Signoreche l’ha creato per noi, e niente più.Il mattino seguente, appena alzato, il babbo spalancò lafinestra e vide tanto sole che gli venne spontaneo esclamare:«Grazie, Signore!».E. P. (Via Verità e Vita, 1961)● Una volta un saggio cinese invitò in casa sua un uomomolto istruito e molto superbo. Era superbo perché avevaimparato tutte le cose. Anzi, era convinto <strong>di</strong> saperetutto, proprio tutto. Il saggio cinese lo fece sedere accantoa sé e gli versò del the in una tazza, ma fingendo <strong>di</strong> essere<strong>di</strong>stratto seguitò a versare anche quando la tazza fupiena. E così molto the andò sul tappeto e anche sul vestitodel suo ospite. Costui fece le sue meraviglie e <strong>di</strong>sse:«Quando la tazza è piena non c’entra più nulla. È inutileversare ancora!»«Hai detto bene, rispose il saggio cinese. Sappi che anchequando una mente è superba è come una tazza piena.Non c’entra più nulla, nemmeno il più piccolo dei pensieri».● Una singolare testimonianza <strong>di</strong> ede.In una chiesa africana, durante la raccolta dei doniall’Offertorio, gli incaricati passavano con un largo vassoio<strong>di</strong> vimini, uno <strong>di</strong> quelli che servono per la raccoltadella manioca. Nell’ultima fila <strong>di</strong> banchi della chiesa eraseduto un ragazzino che osservava con aria pensosa il paniereche passava <strong>di</strong> fila in fila. Sospirò al pensiero <strong>di</strong> nonaver assolutamente niente da offrire al Signore. Improvvisamentevide nel suo cuore il dono più prezioso perGesù. Il paniere arrivò davanti a lui. Allora, in mezzo allostupore <strong>di</strong> tutti i fedeli, il ragazzino si sedette nel paniere.● In giro per l’Italia, la gente non mi ha mai chiesto <strong>di</strong>cambiare il bicameralismo in monocameralismo o <strong>di</strong> introdurreil presidenzialismo. Tutti invece mi chiedono:«Quando metterete persone serie e oneste ad amministrarci?».Queste sono le riforme che la gente mi chiede.Oscar Luigi Scalfaro● Nessuno ci costringe a seguire Gesù, ma se scegliamo <strong>di</strong>seguirlo non possiamo farlo a modo nostro, ma a modoSuo. Al modo <strong>di</strong> chi è nato in una stalla, <strong>di</strong> chi ha obbe<strong>di</strong>toeroicamente, <strong>di</strong> chi è morto nudo su una croce, <strong>di</strong> chinon aveva pietra su cui poggiare il capo, <strong>di</strong> chi si donavainteramente a tutti. Queste sono le nostre vere credenzialidavanti al mondo. Il mondo rifugge l’austerità esguazza nel «benessere», ma ammira, ascolta e rispettachi sa vivere valori più gran<strong>di</strong>. E si inchina ai santi ed agliuomini che - come Martin Luter King o Ghan<strong>di</strong> - si innalzanosulla me<strong>di</strong>a dei gaudenti.mons. Luigi Borzone● La nostra bambina <strong>di</strong> quattro anni conosceva il significatoreligioso del Natale, ma non le avevamo ancora spiegatoquello della Pasqua. Un Venerdì Santo, accese latelevisione e, invece del suo programma preferito, netrovò uno sulla crocifissione. Appena finì, corse da me emi <strong>di</strong>sse ansando: «Hai sentito che cosa è successo aGesù?».Carmel Davis● Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampanoe cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistanoforza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi,camminano senza stancarsi.Is 40,30-31● Molte sono le cose straor<strong>di</strong>narie, ma nulla è più straor<strong>di</strong>nariodell’uomo.Seneca● Io ho l’impressione che tanta inquietu<strong>di</strong>ne e tanta sofferenzaabbiano origine dalla famiglia, perché la famigliacomincia ad essere meno unita, a non pregare unita, anon con<strong>di</strong>videre la felicità, a <strong>di</strong>sgregarsi.M. Teresa <strong>di</strong> Calcutta● Gesù ci aspetta sempre in silenzio. Ci ascolta nel silenzio:nel silenzio parla alle nostre anime. Nel silenzio ci èdato <strong>di</strong> poter ascoltare la sua voce.M. Teresa <strong>di</strong> CalcuttaAido Associazione Italiana Donatori OrganiGiovedì 11 aprile <strong>2002</strong>Assemblea annualepresso la sede <strong>di</strong> via G. B. Rota n. 27/core 20.00 in prima convocazioneore 20.30 in seconda convocazioneLa PresidenteMaria Teresa Raccagni7L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


8I SACERDOTI DEL ’900Don AlessandroTestaSe ne sta, il Santellone, sospesotra <strong>Chiari</strong> e Pontoglio. Ha le ra<strong>di</strong>ciben salde nella bella campagnache sempre più si ritrae per far postoalle nuove abitazioni. Eleganti espaziose, anche a schiera… belle costruzioni,non c’è nulla da <strong>di</strong>re. Ma aitempi <strong>di</strong> don Alessandro Testa non eracosì!“Allora c’eran solo cascine, un po’ fuoridel mondo. Una manciata <strong>di</strong> case lasciatecadere qua e là a punteggiare lacampagna. Anche la gente era poca,brava gente, gran lavoratori” - ricordail maestro Cogi, testimone <strong>di</strong> quel periodo.E un po’ si commuove rievocandoquei tempi, quando con don Testa…Un binomio inscin<strong>di</strong>bile “Santellone-donTesta” e non si può parlaredell’uno tralasciando quell’altro!Don Alessandro Testa nacque nel1893 a Vestone (compaesano quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>mons. Mario Toccabelli, prevosto a<strong>Chiari</strong> dal 1927 al 1930). Or<strong>di</strong>nato sacerdotenel 1920, fece una breve sostaa Bovegno prima <strong>di</strong> affrontare una importanteesperienza missionaria inAsia. Rimase in In<strong>di</strong>a per sette anni,con i padri del PIME, maturando quellospirito <strong>di</strong> servizio che contrad<strong>di</strong>stinseil suo operato negli anni successivi.Una esperienza fondamentale <strong>di</strong> cui,tuttavia, <strong>di</strong>fficilmente parlava, come avolte si fa <strong>di</strong> fronte a fatti troppo intimie coinvolgenti.Ritornato dall’In<strong>di</strong>a continuò il proprioapostolato dapprima come curatoa Sant’Afra, poi come cappellano dellaCasa <strong>di</strong> riposo <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> e come pretesoprattutto presso la gente del Santellone.Quella zona stava particolarmente acuore al prevosto <strong>di</strong> allora, monsignorCapretti. Era troppo isolata e con laguerra in corso era <strong>di</strong>fficile raggiungere<strong>Chiari</strong>. Per la messa si poteva frequentarela chiesetta al Boscolevato,in una grande cascina appena <strong>di</strong> là dallaseriola Vecchia, ma già in comune <strong>di</strong>Palazzolo. Certo Dio non faceva questione<strong>di</strong> confini e non erano sicuramenteil corso d’acqua ed il bosco <strong>di</strong>robinie un ostacolo insormontabile.“Qui ci starebbe bene una chiesa”, ripetevaspesso il monsignore preoccupato.La vecchia Santella, posta là, primadella duplice curva, era un richiamoper tutti: ma non era sufficiente!Eppure un oratorio festivo funzionavadal 1938 presso la cascina della famigliaCogi, il 15 maggio del 1939 eranata anche l’azione cattolica, sia femminileche maschile, e nel 1944 l’assistenzaspirituale era stata affidata adon Alessandro Testa, già cappellanopresso la Casa <strong>di</strong> riposo Pietro Cadeo.Ma anche questo non era sufficiente.Per don Alessandro il Santellone <strong>di</strong>vennela “sua” terra <strong>di</strong> missione soprattuttoquando, il 31 maggio 1945,monsignor Capretti lanciò l’appelloperché si costruisse la chiesa. Lo stessoprevosto aprì le sottoscrizioni versandocinquemila lire. I coniugi Cogi offrironomq. 3200 <strong>di</strong> terreno al quale sene aggiunsero altri 200 donati dai fratelliLorenzo ed Alessio Brianza. uun periodo davvero fecondo, ricordaancora il maestro Cogi che, con donAlessandro, con<strong>di</strong>videva molto spessoil tragitto in bicicletta dal paese al Santellone.Quanti chilometri! e quantiragionamenti, quanti calcoli <strong>di</strong> fronteall’impegno appena assunto. Le offertein denaro, le questue del grano, delleuova e dei bachi da seta, il lavoromanuale gratuitamente prestato dallagente del luogo: fatto sta che il 29giugno1946 il Vescovo <strong>di</strong> Brescia MonsignorGiacinto Tre<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>ede il via ai lavoriposando la prima pietra.Senza trascurare il compito <strong>di</strong> cappellanoalla Casa <strong>di</strong> riposo, don Alessandrointensificò le visite al Santellonetanto che, spesso, il signor Orizio, titolaredell’impresa e<strong>di</strong>le incaricata dellacostruzione, si lamentava, bonariamentesi intende, per questa sua presenzacostante, quasi da <strong>di</strong>rettore deilavori.In quegli anni, al Santellone, nacqueanche una cooperativa <strong>di</strong> consumo chedon Alessandro tollerò, senza maiaderirvi completamente. Temeva cheun simile momento associativo potesse<strong>di</strong>stogliere l’attenzione da ciò per cuiera sorto: la costruzione della casa <strong>di</strong>Dio. Don Alessandro aveva particolarmentea cuore la cura e l’educazionedella gioventù, che sapeva catturarecon il suo fare gioviale ed un comportamentocoerente. aceva quel che <strong>di</strong>ceva,da buon missionario della Parola<strong>di</strong> Dio.Rimase a <strong>Chiari</strong> fino al 1952 seguendo,come un padre, la costruzione dellachiesa che verrà solennemente benedettadal Vescovo <strong>di</strong> Brescia nellafesta <strong>di</strong> San Giuseppe, il 19marzo1953.La sua opera venne raccolta e continuatadapprima da don Battista Dabeni,poi da don Giovanni Pini e via viada tanti altri emeriti sacerdoti, fino adon Giuseppe usari che, in questi ultimianni, ha dato un nuovo impulsoL’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


Consiglio Pastorale<strong>Parrocchia</strong>lealla comunità della zona, ormai numerosa.La chiesetta è stata rinnovata,con pregevoli interventi dello stessodon Giuseppe.Ma <strong>di</strong> questo racconterà qualcun altronel prossimo secolo!Lasciata <strong>Chiari</strong>, don Alessandro Testafece il curato a Rovato. Dal 1962 al1977, <strong>di</strong>venuto <strong>di</strong>rettore dell’Ufficio <strong>di</strong>Promotoria in Curia, curò particolarmentela sistemazione dei lasciti e deilegati che, a motivo della guerra e dellasvalutazione <strong>di</strong> quegli anni, si trovavanonel <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne e nell’abbandono. upure nominato cappellano d’onore <strong>di</strong>Sua Santità. Dopo alcuni anni <strong>di</strong> quiescenzain viale Venezia a Brescia e 62<strong>di</strong> sacerdozio, morì a Gavardo il 4 febbraio1982 e venne sepolto nel suo paesed’origine, a Vestone.Domenica mattina sono tornato alSantellone e là, <strong>di</strong>etro il bar dell’oratorio,tra una fotografia <strong>di</strong> monsignorEnrico Capretti ed una <strong>di</strong> donBattista Dabeni, c’è quella <strong>di</strong> donAlessandro Testa che, ancora, sembravegliare sulla sua gente, la gente delSantellone!Elia acchettiAlcolisti Anonimie Al-ANON<strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>La sede è situata presso l’OratorioCentro Giovanile 2000 in via Tagliata,<strong>Chiari</strong> (BS).Per informazioniA. A.: Giuliana e Giordanotel. 030/7101166Al-ANON: Angelatel. 030/7009866Dal progetto<strong>di</strong> eutanasia nazistaalla accettazionedelle <strong>di</strong>versitàIncontro pubblico organizzato daNessuno È PerfettoeDipartimento <strong>di</strong> Salute MentaleAzienda OspedalieraM. Mellini <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>12 aprile <strong>2002</strong>ore 20.30Centro Giovanile 2000<strong>Chiari</strong>RelatoriProf. Marcello Pezzetti, ricercatorestorico presso il “Centro <strong>di</strong> documentazioneebraica” <strong>di</strong> Milano.Dott. abrizio De Luca, psichiatradel Dipartimento <strong>di</strong> Salute mentale<strong>di</strong> Livorno.Aprirà l’incontro il Sindaco <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>Dott. Mino acchetti.L’incontro è patrocinato dal Comune<strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> e dall’Azienda Ospedaliera“Mellino Mellini” <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>.Come era stato previsto negliincontri precedenti, la riunionedel 22 febbraio si èsvolta presso il Centro Giovanile,essendo un solo argomento all’or<strong>di</strong>nedel giorno:In ascolto dei giovani.Per realizzare nel migliore dei mo<strong>di</strong>l’attenzione ai giovani e alla loroeducazione cristiana, anche tenendopresente le in<strong>di</strong>cazioni e le raccomandazionisu questo argomentocontenute nella Nota Pastorale delnostro Vescovo, si era deciso <strong>di</strong> sollecitare<strong>di</strong>rettamente le opinioni deiragazzi che frequentano i nostriOratori. A tale scopo la Commissioneper la Pastorale Giovanile avevapreparato un questionario su argomenticome “Che ne pensi dellaChiesa?” e “Che tipo <strong>di</strong> Chiesa ve<strong>di</strong>qui a <strong>Chiari</strong>?”Alla riunione i ragazzi non eranopresenti.Don Piero ha letto un certo numero<strong>di</strong> risposte al questionario per lequali non c’era in<strong>di</strong>cazione dell’etàdel ragazzo, né della sua scolarità. Èemerso un insieme <strong>di</strong> problemi cheabbisognano <strong>di</strong> generoso impegno emaggiore <strong>di</strong>sponibilità. Sono poi intervenutialcuni dei presenti e deicatechisti, riferenti le opinioni deigiovani. In particolare si è sentito<strong>di</strong>re che i giovani stessi non conosconobene il significato delle varieparti della Messa. È risultato un quadrogenerale <strong>di</strong> preoccupazione, <strong>di</strong>in<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong>ffusa e <strong>di</strong> superficialità,forse dovuto ai vari stimoli che <strong>di</strong>straggonoi ragazzi, all’influenza talvoltanegativa della famiglia eall’inefficacia nell’insegnamento dellareligione.Se ne deduce che è compito doveroso<strong>di</strong> tutta la Comunità farsi carico<strong>di</strong> trovare rime<strong>di</strong>o a questa situazione.Con l’aiuto dello Spirito Santo.Ida Ambrosiani9L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


10COSE SBALORDITIVEMa la finisca!Diego: Ieri sono andato a Messadelle 11 e lo scocciatore <strong>di</strong>quel parroco, invece <strong>di</strong> spiegareil Vangelo, ha perduto quasimezz’ora <strong>di</strong> tempo a raccomandare <strong>di</strong>confessarsi. Confessatevi! Andate aconfessarvi! Non rimanete nel peccato,andate subito, sempre, magari tuttele settimane, anche <strong>di</strong> più, a confessarvi...Ma insomma, è mai possibileche non capisca <strong>di</strong> pestare l’acqua?Non c’è più nulla da insegnare <strong>di</strong> piùutile, più attuale, più moderno? Confessatevi!Confessatevi! Ma cosa crede?Che siamo tutti delinquenti, peccatori,malnati, corrotti e corrompitori?Ma la finisca una buona volta!Giulio: Calmati Diego. Mi sembri alquantoagitato. Ragioniamo un po’con calma, intelligenza e senza pregiu<strong>di</strong>zio.Diego: Sì, io sono un po’ impetuoso,subitaneo, improvviso e abbastanzanervoso, ma sono sincero.Giulio: Non c’è dubbio. Ti conoscobene e so che sei chiaro e limpidocome l’acqua sorgiva <strong>di</strong> fonte alpina.Ma <strong>di</strong>mmi, sei proprio sicuro che ilparroco abbia perso una mezz’ora perraccomandare la confessione?Diego: Mi pare proprio <strong>di</strong> sì.Giulio: Pare invece a me che tu sei unpo’ affrettato nei tuoi giu<strong>di</strong>zi.Dicevi «Il parroco ci crede tutti delinquenti...»Diego: Epper<strong>di</strong>nci! Confessatevi!Confessatevi! È come <strong>di</strong>re «Lavatevi,lavatevi!» A chi si <strong>di</strong>ce: «Lavatevi!»A chi è sporco, no?Giulio: Certo, d’accordo. Si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> lavarsia chi è sporco e si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> confessarsia chi è in peccato.Diego: Esatto.Giulio: Il parroco <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> confessarsi achi non si confessa mai, perché chi nonsi confessa mai o troppo <strong>di</strong> rado è certamentesporco nell’anima come chi èsporco nel corpo quando non si lavamai.Diego: Ma come può lui giu<strong>di</strong>care?Giulio: Non c’è bisogno <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>carenessuno. Gesù ha detto: «Chi è senzapeccato, scagli la prima pietra.» Chi lapotrebbe scagliare? San Giovanni, il<strong>di</strong>scepolo pre<strong>di</strong>letto e confidente <strong>di</strong>Gesù ha detto: «Chi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> non averpeccato, è un bugiardo». II libro dellaSapienza sentenzia: “L’uomo giustopecca sette volte al giorno”. E allora?Che hai ancora da obbiettare?Diego: Non mi convinci del tutto. «Siamotutti peccatori». Ma che cosa facciamo<strong>di</strong> male noi? Peccatori sono i ladri,gli assassini, le brigate rosse, ecc.Giulio: Certo! È vero! Ma, scusami, ragionianche tu come Gioppino: «Rubato?Non ho mai rubato. Ucciso?Non ho mai ucciso. E perciò sono ungalantuomo».Diego: Proprio così penso anch’io, emolti altri come me.Giulio: Ma non ve<strong>di</strong> che grossolanità<strong>di</strong> spirito e che grossolana riduzione <strong>di</strong>Comandamenti e <strong>di</strong> precetti? Mica cene sono solo due da osservare, sai?Che <strong>di</strong>resti <strong>di</strong> un dottore che afferma<strong>di</strong> essere onesto e giusto perché non hamai ammazzato nessuno? E magarinon ha avuto premura <strong>di</strong> curare gli ammalaticon intelligenza, costanza, stu<strong>di</strong>oaggiornato <strong>di</strong> farmaci e terapiamoderna? Che <strong>di</strong>resti <strong>di</strong> uno scolaroche si lamenta <strong>di</strong> essere stato bocciatoperché lui è sempre andato a scuola,non ha mai picchiato né maestro nécompagni, non ha mai rotto né vetri,né porte, né banchi, e magari non èmai stato attento, non ha mai stu<strong>di</strong>ato,fatto i compiti, ecc. ecc.?Diego: Chiaro, né il dottore né lo scolarohanno fatto il loro dovere.Giulio: E allora ve<strong>di</strong> come sei azzardatonei tuoi giu<strong>di</strong>zi? Non basta non rubaree non ammazzare per essere ungalantuomo. Ci sono tanti altri doverida compiere: andare a Messa ogni domenicae feste comandate, pregare unpo’ tutti i giorni, rispettare, amare eaiutare i genitori, compiere doveri sociali,e sono tanti, persino fare lo scioperoper solidarietà con i lavoratoriche lottano per <strong>di</strong>fendere giusti <strong>di</strong>ritti,testimoniare la fede in famiglia, in fabbrica,a scuola, in piazza, al bar, ecc.Quanti e quanti doveri!!!Diego: Sì, capisco, ma <strong>di</strong> questo passobisogna concludere che nella vita nonsi fa altro che peccati, perché chi riusciràallora a compiere tanti doveri?Giulio: Penso che si debbano evitaregli estremi: un conto è trovare peccatidappertutto, in alto e in basso, in famiglia,al lavoro, nei <strong>di</strong>vertimenti e persinonella minestra e un conto è non trovarnenessuno. Purtroppo oggi il grande,gran<strong>di</strong>ssimo peccato è questo: averperduto il senso del peccato. E il sensodel peccato si è perso perché si è spentala fede. «Dio non c’è», si <strong>di</strong>ce in granparte, oppure «Dio è morto». Ma seDio non c’è, <strong>di</strong>ce Dostoevskij, tutto èlecito, più niente è peccato.Diego: Ma per don Davide tutto è peccato.Se do un bacio alla mia ragazza èpeccato, se esco a passeggio con lei, èpeccato, se due sposi si concedono affettuositàsenza voler figli, è peccato.Se vai a vedere un film è peccato, seleggi un giornale o un rotocalco noncomprato in chiesa è peccato. Ma insomma,è una ossessione! Con questamentalità è impossibile vivere.Giulio: Tu esageri assai e certamenteDon Davide non ragiona come te. Mipare un prete dalle idee chiare e forsetu non sei oggettivo e sereno nei suoiriguar<strong>di</strong>. Però io ti <strong>di</strong>co che una dellecause che hanno <strong>di</strong>minuito il senso delpeccato è anche la tanta osannata liberalizzazionedel sesso e l’esasperazionedell’amore carnale, dell’erotismo.Con la scusa <strong>di</strong> togliere i tabù <strong>di</strong> unaeducazione sessuale gesuitica, nevrotica,che ha creato complessi e coscienzefalse, come se Gesù non avesse condannatol’adulterio, il libero amore, gliatti impuri e persino il guardare unadonna con cattivo desiderio, si è apertala strada a tutte le esperienze, a tutte lepiù spudorate manifestazioni e aberrazionidell’istinto carnale e il mondopare <strong>di</strong>ventato un porcile universale.Diego: Oh! Che esagerato! Mi sembriun Savonarola e come lui ci vuoi mandaretutti all’inferno.Giulio: Ti <strong>di</strong>rò anche questo: la Madonnaa atima ha detto che l’infernoc’è e l’ha mostrato ai tre piccoli veggentie ha <strong>di</strong>chiarato con immenso doloreche molti ci cascano e soprattuttoper i peccati impuri. «Verrà una modache farà soffrire tanto il mio <strong>di</strong>vin iglioe anche me», <strong>di</strong>sse la Vergine, eper questa moda spudorata tantissimipeccati <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> azione si compiono.Diego: Per me, qui c’è una grande esagerazione.Mica i peccati più grossi sa-L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


anno quelli dell’impurità. Ci sono cattiverie,o<strong>di</strong>o, ingiustizie sociali, soprusi,oppressioni <strong>di</strong> ricchi sui poveri, abbandono<strong>di</strong> bimbi che muoiono <strong>di</strong>fame, <strong>di</strong> giovani che muoiono <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione,<strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione, <strong>di</strong> droga,che sono immensamente più gravi <strong>di</strong>quelli impuri.Giulio: D’accordo, ma non bisogna ridurretutto il male ai mali sociali. Ilpeccato non è un peccato contro la societàe neppure solo contro l’uomo,ma soprattutto contro Dio e controDio si opera sempre quando si trasgre<strong>di</strong>sconotutti i <strong>di</strong>eci comandamenti. Loso anch’io che calpestare i poveri e negareun pane a chi muore <strong>di</strong> fame èpeccato che grida vendetta al cospetto<strong>di</strong> Dio, ma forse questo è proprio conseguenza<strong>di</strong> non andare a Messa perchéè dalla parola <strong>di</strong> Dio proclamatadurante la Messa che si conoscono tuttii nostri doveri e ci deriva la forza e labuona volontà <strong>di</strong> compierli. L’uomoimpuro, <strong>di</strong>ce San Paolo, non capiscepiù le cose <strong>di</strong> Dio, e quin<strong>di</strong> neppurequelle dell’uomo, perché senza Dio,non si conosce l’uomo. Lo <strong>di</strong>ce continuamenteil Papa nei <strong>di</strong>scorsi fatti atutto il mondo.Diego: Hai sempre ragione tu, oppurevuoi averla per forza. Ma <strong>di</strong>mmi, quandonoi an<strong>di</strong>amo a Messa e all’inizio cifanno fare un atto <strong>di</strong> dolore, non bastaquello a purificarci da ogni peccato e arenderci degni <strong>di</strong> fare la Comunione?Che bisogno c’è allora <strong>di</strong> confessarci?Giulio: Ecco un altro grosso problema.Purtroppo tanti credono che bastil’atto penitenziale all’inizio della Messa,a metterli in grazia <strong>di</strong> Dio, per farela Comunione, ma sbagliano. Ma <strong>di</strong>questo ti parlerò un’altra volta. Oranon posso trattenermi oltre, del restoil nostro <strong>di</strong>alogo è anche troppo lungo.Ti basti per questa sera.Lo riprenderemo al nostro prossimoincontro. Ciao e arrivederci!a cura <strong>di</strong> don DavideVITA SOCIALEI cristiani e la cittàPromosso per volontà della <strong>Parrocchia</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> e della Zona pastorale VIII, incollaborazione con le Associazioni e i gruppi ecclesiali, si è svolto presso la Saladelle conferenze del Centro Giovanile l’annunciato incontro con mons. rancescoBeschi sul tema “I cristiani e la città”, a cui hanno partecipato oltre 120 persone(giovani - adulti in particolare), appartenenti alle varie realtà sociali e politico - amministrativeclarensi e della zona. La riunione è stata presieduta dal Prevosto mons. RosarioVerzeletti, che nella sua introduzione ha sottolineato il bisogno <strong>di</strong> cogliere le responsabilitàche ci competono, anche come cristiani, in campo sociale e politicoall’interno delle nostre comunità. Nel ringraziare il Vicario generale mons. . Beschiper la <strong>di</strong>sponibilità ad offrirci la sua riflessione, mons.Rosario ha manifestato la convinzioneche è tutta la città che vuol crescere e portare avanti i molteplici risvolti socialiche in essa si esprimono. Ha ringraziato poi le numerose persone che con la loro presenzahanno inteso mettere in risalto il valore della socialità, valore nel quale anche ilcompianto mons. Angelo credeva fortemente ed ha concluso esprimendo la volontà <strong>di</strong>continuare, ponendo in risalto l’insieme <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> valori presenti nella nostra Cittàper ricercare ciò che si può attuare insieme per far crescere le nostre comunità anchesotto il profilo sociale. Mons. Beschi ha salutato tutti con particolare attenzione e si èassociato nel ricordo <strong>di</strong> mons. Zanetti “che nutriva una particolare e grande sensibilità,oltre ad essere portatore <strong>di</strong> una esperienza tutta significativa in relazione a questa responsabilitàin campo sociale”, che fa appello alla coscienza illuminata <strong>di</strong> ciascuna persona.Di seguito offriamo in sintesi la prima parte del suo intervento (la seconda verrà pubblicatasuccessivamente).Sul tema che mi avete in<strong>di</strong>cato “… la responsabilità dei cristiani in ambito sociale e politico,verso quale società” cercherò <strong>di</strong> offrire alcune piste <strong>di</strong> riflessione personali, forseun po’ scoor<strong>di</strong>nate, ma credo in linea con l’insegnamento sociale della Chiesa. Il mioobiettivo principale è quello <strong>di</strong> interrogarci, anche con apporti critici. Oggi infatti, <strong>di</strong>fronte al senso <strong>di</strong> stanchezza nei confronti dell’impegno sociale, e soprattuttodell’impegno politico, per riprendere bisogna interrogarci. Vorrei andare subito al “cuore”del tema, e quin<strong>di</strong> porre <strong>di</strong>nnanzi alla coscienza cristiana queste autentiche responsabilitàcome un dovere, al quale, come uomini e donne <strong>di</strong> fede cristiana, non possiamosottrarci. Ai doveri non ci si può impunemente sottrarre.Io credo che le responsabilità dei cristiani in ambito sociale e politico siano soprattutto eprima <strong>di</strong> tutto un dovere, non un <strong>di</strong> più per qualcuno. Non è un gesto <strong>di</strong> ulteriore buonavolontà: l’impegno sociale, politico e culturale è una espressione della nostra coscienzacristiana. La Chiesa, ricorda il Concilio, “stima degna <strong>di</strong> lode e <strong>di</strong> considerazione l’opera<strong>di</strong> coloro che per servire gli uomini si de<strong>di</strong>cano al bene della cosa pubblica ed assumonoil peso delle relative responsabilità”. Per cui tutti i cristiani che sentono questo doverevengono accomunati in un riconoscimento da parte della comunità cristiana in quantotale e da parte dei suoi responsabili.Mi piace inserire questo riconoscimento con le parole del vescovo <strong>di</strong> Brescia, mons.Giulio Sanguineti dalla “Nota Pastorale 2001/<strong>2002</strong>”.Per invertire la tendenza alla privatizzazione della vita cristiana“Nel panorama bresciano non si può ignorare che, dopo la straor<strong>di</strong>naria fioritura <strong>di</strong> vocazionial presbiterato e alla vita consacrata del secolo XIX e della prima metà del XX,fioritura che ha consentito alla Chiesa bresciana <strong>di</strong> offrire operai e operaie del Vangeloa tante realtà mon<strong>di</strong>ali meno favorite, oggi siamo testimoni <strong>di</strong> un calo <strong>di</strong> tali vocazioni.In particolare la vita religiosa femminile conosce anni assai <strong>di</strong>fficili. Allo stesso modo, lanostra terra è stata sede, a cavallo dei due secoli citati, <strong>di</strong> un forte e fecondo movimento<strong>di</strong> cattolicesimo culturale e sociale che ha originato forme concrete <strong>di</strong> solidarietà, impegnopolitico e sociale, produzione culturale. Tale ricchezza tende oggi a contrarsi e anchea Brescia l’impegno sociale, politico, culturale da parte dei cattolici deve ritrovarerilevanza e sviluppo per invertire la privatizzazione della vita cristiana”.La ede dunque non è un fatto privato: è un fatto personale, ma che coinvolge tutta lapersona e tutte le <strong>di</strong>mensioni della sua vita.a cura dell’Interassociativo parrocchiale11L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


12Convegno Diocesano educatori AcrMa il loro piccolo cuore- lo stesso degli equilibristi -per nulla sospira tantocome per quella pioggia scioccache quasi sempre porta il vento,che quasi sempre porta il sole.AZIONE CATTOLICADomenica 17 marzo, presso il Palazzo San Paolo a Brescia, si è svolto il ConvegnoDiocesano degli educatori ACR, dal tema “Gioca la vita - Il valoreeducativo dell’esperienza”, una giornata durante la quale ci siamo fermati ariflettere sul servizio che stiamo vivendo come educatori, cercando <strong>di</strong> cogliere il significatoprofondo <strong>di</strong> quanto siamo chiamati a fare per i ragazzi: insegnare loro “a volare”in alto nel cielo della vita.La giornata si è aperta con la presentazione ufficiale dei neo-eletti responsabili <strong>di</strong>ocesani<strong>di</strong> AC per il settore ragazzi, Ezia Morettini e Andrea Crespi, e del nuovo presidente<strong>di</strong>ocesano Mariangela errari, che ha rivolto ai presenti un sentito saluto e un invitoa spiccare il volo verso quella santità alla quale siamo chiamati come cristiani, ricordandociche anche i ragazzi sono capaci <strong>di</strong> essere soggetti attivi nella Chiesa e che il nostroservizio non consiste nel fare gli educatori, bensì nell’essere educatori, investendola nostra vita in questa esperienza impegnativa e straor<strong>di</strong>naria.Nel corso della mattinata è poi intervenuto il dott. Domenico Simeone, ricercatore <strong>di</strong>pedagogia e docente presso l’Università Cattolica <strong>di</strong> Brescia, che ci ha proposto, attraversola visione <strong>di</strong> alcuni spezzoni del film “Tarzan <strong>di</strong> gomma”, una riflessione sul significatodell’esperienza nella relazione tra l’educatore e il ragazzo.Solo instaurando relazioni autentiche, solo mettendoci in gioco con i ragazzi e per i ragazzi,possiamo riuscire a farli volare, valorizzando le capacità che ciascuno <strong>di</strong> loropossiede ed aiutandoli ad esprimere ciò che sono, ciò che pensano e ciò che sognano. Ilrapporto educativo, che non può essere pensato secondo una logica matematica (quelladel do ut des), trova il suo senso e la sua pienezza solo se fondato sulla gratuità, suldonare senza attendersi nulla in cambio. L’educatore è chiamato a porsi in sincroniacon il ragazzo, rispettando i suoi tempi, aspettandolo se necessario, accompagnandolo(senza tirarlo né spingerlo) in un cammino educativo in grado <strong>di</strong> proporre in manieracre<strong>di</strong>bile, attraverso la testimonianza, dei modelli <strong>di</strong> vita autentici e concreti, Cristo inprimis. Il dott. Simeone ha concluso il suo intervento rappresentando l’impegnativocompito dell’educazione con un’efficace metafora: riusciremo a far volare in alto i nostriaquiloni (i ragazzi) solo se sapremo liberare il filo quando soffia forte il vento(quello del loro entusiasmo e della loro voglia <strong>di</strong> vita) e tenerlo teso nei momenti in cuiquesto vento cala… È per questo necessario il coraggio e la responsabilità per affrontareil rischio della possibilità <strong>di</strong> cadere nel vuoto ed una grande fiducia nelle capacitàdei ragazzi.Alla relazione hanno fatto seguito dei laboratori durante i quali, <strong>di</strong>visi in gruppi, abbiamoprovato a ripensare alla nostra storia <strong>di</strong> educatori, interrogandoci sulle modalità <strong>di</strong>relazione interpersonale che instauriamo con i ragazzi e valutando quali <strong>di</strong> queste sonoveramente relazioni educative.Dopo un momento <strong>di</strong> pausa per il pranzo, durante il quale si è svolto un breve corso <strong>di</strong>aquilonismo, siamo ritornati nei gruppi <strong>di</strong> lavoro per considerare il valore dell’esperienzanel gruppo, nella catechesi e nell’incontro, in<strong>di</strong>viduando gli atteggiamentiche ci permettono <strong>di</strong> volare in alto in compagnia dei ragazzi: la gioia, la fiducia, la fedee la preghiera, l’ottimismo e la gratuità (solo per ricordarne alcuni).Il convegno si è significativamente concluso con la celebrazione eucaristica. Ci siamosalutati sulle parole del canto “Sono con te”, felici per l’intensa e bella giornata vissutainsieme, pronti a ritornare in mezzo ai ragazzi con nuova carica e sereni per la consapevolezza<strong>di</strong> non essere soli in questa avventura…“Alzati e va’,/ questa è l’alba <strong>di</strong> un nuovo giorno.No, non temer, / Lui cammina con te!Dentro al tuo cuor/ scoprirai la sua tenerezza,Gesù può dar / solamente il suo amor!”GabrieleXI ASSEMBLEA DIOCESANADELL’AZIONE CATTOLICATestimoni<strong>di</strong> un volto incontratoNei giorni2e3febbraio <strong>2002</strong> siè svolta al Palazzo San Paolo<strong>di</strong> Brescia l’XI AssembleaDiocesana <strong>di</strong> Azione Cattolica. Anchel’Azione Cattolica <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> era presentecon un buon numero <strong>di</strong> rappresentanti,essendo la parrocchia con lamaggior quantità <strong>di</strong> aderenti della<strong>di</strong>ocesi.L’assemblea ha avuto come obiettivol’approvazione del documento programmatico,che dovrà orientare ilprossimo triennio associativo, e l’elezionedel nuovo consiglio <strong>di</strong>ocesano.Il documento finale si può sintetizzarein tre punti:1. formazione come finalità primariaper educare alla figura <strong>di</strong> Cristo;2. riprogettare la qualità e le modalitàdel legame con parrocchia, <strong>di</strong>ocesi eterritorio, non accontentandosi <strong>di</strong> ciòche si è ricercato fin ora;3. come laici e associati, l’impegno dellalaicità e missione, a spendersi nell’animazionecristiana della società, dellaquale l’esistenza <strong>di</strong> un fedele laico è intessuta.La presenza della Presidente nazionalePaola Bignar<strong>di</strong>, del Vescovo <strong>di</strong> Bresciae del Provicario generale hanno stimolatola riflessione dei delegati, attribuendoall’iniziativa quel significato pienamenteecclesiale che ispira l’esperienzadell’Azione Cattolica.Un grazie al presidente <strong>di</strong>ocesano u-scente Giovanni alsina, che ha guidatol’Associazione per sette anni. Un augurio<strong>di</strong> buon lavoro a tutto il ConsiglioDiocesano e in particolare ai nostriconcitta<strong>di</strong>ni che sono entrati a farneparte: Damiano Piantoni per l’ACR eLaura Metelli per i giovani.Angelo VezzoliL’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


EDE OGGIIl coraggio<strong>di</strong> crederenella provvidenzaDa quel tragico martedì 11 settembre2001, in cui il mondointero ha assistito increduloed esterrefatto alle tremende sequenzetelevisive dei Boeing che si abbattevanocontro le Twin Towers newyorkesie contro il Pentagono a Washington,<strong>di</strong> colpo tutto ci è apparso privo <strong>di</strong> senso.In pochissimi minuti migliaia <strong>di</strong>vite innocenti sono state spezzate, storie<strong>di</strong> uomini e donne sono state cancellatedalla barbarie del terrorismoislamico che ha buttato all’aria progettie certezze, i pilastri su cui, almenonel nostro occidente, l’uomo fonda lasua vita. Questi uomini kamikaze hannospezzato la loro e l’altrui vita senzapensarci due volte, ma con una freddezzaimpressionante. Sicuramenteera gente che credeva fosse quellol’unico modo per farsi sentire e per riven<strong>di</strong>careun giusto <strong>di</strong>ritto all’esistenza(ve<strong>di</strong> questione palestinese!)Svegliati bruscamente come dopo unlungo sonno, ci siamo resi conto <strong>di</strong> esserevulnerabili e impotenti. Da quelmomento ci è stato ripetuto dai massme<strong>di</strong>a,come un martellante ritornello,che niente sarebbe stato più come prima.La risposta bellica dell’Occidente,con la serie <strong>di</strong> eventi drammatici e luttuosiche da quel giorno, purtroppo, sisusseguono senza sosta, non ha fattoaltro che alimentare incertezze e sospettied accrescere la paura <strong>di</strong> unapossibile “guerra mon<strong>di</strong>ale”, in cui tuttisaremmo spettatori e vittime. Losmarrimento <strong>di</strong> fronte ad un futurocosì incerto ha fatto affiorare vecchiinterrogativi sul destino dell’umanitàe, al <strong>di</strong> là del pessimismo più cupo edelle psicosi collettive, certamente unarisposta imme<strong>di</strong>ata, che scaturisca daun’analisi razionale degli avvenimenti,non può certo essere delle più ottimistiche.Non riusciamo proprio ad immaginarequali scenari e prospettive siapriranno per il nostro avvenire e perquello dei nostri figli, ma ci aspettanocertamente tempi <strong>di</strong>fficili e con incognite.La maggior parte delle personesi chiede da quel drammatico giornocose prima impensabili, come adesempio, che senso potrebbe ancoraavere dare alla luce un figlio e consegnargliin ere<strong>di</strong>tà un mondo in cuil’uomo, da Caino alle Crociate, daAuschwitz ad Hiroshima e Nagasaki evia <strong>di</strong>cendo, non ha fatto altro che uccideresuo fratello?Come spiegare ad un bambino i “perché”<strong>di</strong> questa guerra in atto, vista allaTV come fosse un qualunque filmd’azione, combattuta contro un nemicoinvisibile e apparentemente lontano,ma in realtà più vicino <strong>di</strong> quantonoi stessi avremmo osato immaginare?Con quale criterio <strong>di</strong>stinguere da cheparte stanno i buoni e i cattivi, senzacadere in sciocche banalizzazioni e alimentarefocolai <strong>di</strong> intolleranza religiosa?Come <strong>di</strong>re ai giovani che la vita èbella, che la pace è bella, che tutti siamofratelli perché figli dell’unico Padre,quando intorno a loro vedono unmondo <strong>di</strong>viso tra Bibbia e Corano?Come trasmettere alle nuove generazionivalori come la tolleranza ed il rispettoreciproco e allo stesso tempo tenerelontane la <strong>di</strong>ffidenza e la paurache noi stessi adulti proviamo, più omeno consapevolmente, verso il “<strong>di</strong>verso”da noi per razza, cultura e fede,in un mondo ormai globalizzato?Come evitare, in parole semplici, che inostri figli nutrano sentimenti <strong>di</strong> rancore,<strong>di</strong> o<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> vendetta verso i lorocoetanei islamici con cui siedono fiancoa fianco sugli stessi banchi <strong>di</strong> scuola,che ci vendono con simpatica insistenzai fazzolettini ai semafori, quandoallo stesso tempo vedono alla TV leimmagini <strong>di</strong> bambini e ragazzi, pureloro islamici, che nelle scuole teologichestu<strong>di</strong>ano a memoria il Corano per<strong>di</strong>ventare guerrieri <strong>di</strong> Allah, ossia possibiliterroristi?Questi interrogativi lacerano la miacoscienza e la coscienza <strong>di</strong> molti ed èsicuramente <strong>di</strong>fficile trovare risposteadeguate e rassicuranti. Tuttavia, superandopaure giustificate e legittime,a mio modesto avviso, serve ora piùche mai un capovolgimento <strong>di</strong> cuori e<strong>di</strong> mentalità che ci in<strong>di</strong>rizzi sempre piùverso uno stile <strong>di</strong> vita basato sulla conoscenzae sulla stima reciproche nelrispetto delle relative identità e nel superamentodei reciproci pregiu<strong>di</strong>zi,unendo, da parte nostra, la testimonianza<strong>di</strong> una amicizia autenticamenteevangelica, <strong>di</strong>sinteressata, fedele, prontaall’umile servizio. Il cristiano, infatti,è chiamato per vocazione a questocompito, deve essere l’uomo delle sceltecoraggiose, dell’amore senza misuraverso ogni altro uomo (senza <strong>di</strong>stinzionealcuna), l’uomo <strong>di</strong> quelle scelte profeticheche vanno controcorrente, chesanno <strong>di</strong> folle e insensato, ma che si rivelanosempre giuste e vere perchéfondate sulla Parola <strong>di</strong> Gesù che è Via,Verità, Vita.Credo che la pace vada costruita giornodopo giorno, nei nostri cuori, nellenostre vite, nei nostri rapporti con glialtri. È certamente un cammino <strong>di</strong>fficile,tutto in salita, ma niente <strong>di</strong> quelloche più conta nella vita è mai stato aportata <strong>di</strong> mano… solo il peccato lo è.Allora rimbocchiamoci le maniche.Lo stesso Pontefice Giovanni Paolo II,riprendendo le parole <strong>di</strong> Cristo risorto,ci ha esortato più volte a non averepaura affinché non prevalgano in noilo scoraggiamento e l’angoscia, ma ilcoraggio <strong>di</strong> sperare… nonostante laviolenza e la sopraffazione.<strong>di</strong>acono Antonio Aricò13L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


INVITO ALLA LETTURALa forza<strong>di</strong> ascoltare14Nelio è magico: bambino <strong>di</strong> strada eprofeta. Lo incontriamo nello straor<strong>di</strong>narioromanzo <strong>di</strong> Henning MankellComé<strong>di</strong>a infantil (Marsilio, euro15,49). Africa: guerra civile, <strong>di</strong>struzioni,l’infanzia violata, privata del <strong>di</strong>ritto<strong>di</strong> crescere secondo il suo ritmo naturale,e i suoi <strong>di</strong>ritti. Nelio comparesdraiato su un materasso sporco, sultetto <strong>di</strong> un teatro, dal quale un uomocontempla la città. Inspiegabilmenteferito da un colpo d’arma da fuoco, sulpalcoscenico vuoto, sa che morirà nonappena avrà raccontato la sua storia aJosé Antonio Maria Vaz, fornaio,l’uomo che lo ha trovato, che vorrebbefarlo curare. Ma Nevio ha una storiada raccontare prima <strong>di</strong> morire: gli sonoconcesse nove notti. Nelio rievoca ilsuo villaggio <strong>di</strong> montagna, assalito daiban<strong>di</strong>ti, e tutta la famiglia <strong>di</strong>strutta, lasua fuga solitaria, la scoperta del mare,della grande città che lo nasconde nelsuo grembo, ma lo mette ogni giornoin pericolo. Diventa, per carisma naturalesi <strong>di</strong>rebbe, il capo <strong>di</strong> una banda <strong>di</strong>bambini <strong>di</strong> strada e in città tutti finisconoper attribuirgli poteri miracolosie forze soprannaturali: ha solo <strong>di</strong>ecianni, ma la saggezza e l’umanità <strong>di</strong> unvecchio che ha visto tutto e pure ama lavita intensamente. E mentre la sua vitascivola via notte dopo notte, Neliocontinua a raccontare la vita dei bambinicome lui: Man<strong>di</strong>oca, che fa crescerepomodori e cipolle nelle sue tasche,Deolinda, un’albina che suscita neglialtri strane fantasie, Cosmos, AlfredoBomba e tutti gli altri, capaci <strong>di</strong> sorriderenella miseria e <strong>di</strong> cancellare con ilgioco la <strong>di</strong>sperazione. E parla del segretodella ricchezza, <strong>di</strong> una lucertolaseccata in una borsa rubata e <strong>di</strong> una visitanotturna al presidente. E poi, ancora,del para<strong>di</strong>so, che non c’è su nessunacarta, ma trovarlo è possibile. José locura come può, e lo ascolta, nottedopo notte, mentre comincia a comprendereciò che prima gli risultava incomprensibile:la vita. È per questoche sente <strong>di</strong> dover lasciare il suo lavoro,perché deve raccontare una storia,ricominciandola all’infinito: “So chemi chiamano il Narratore dei Venti,perché ancora nessuno ha la forza <strong>di</strong>ascoltare quello che sto raccontando.Ma io so che il giorno verrà. Il giornoverrà perché deve”.Monte<strong>di</strong><strong>di</strong>o non è Gerusalemme, “èNapoli, è un suo quartiere dal nomesolenne e abusivo”. Nel romanzo <strong>di</strong>Erri De Luca Monte<strong>di</strong><strong>di</strong>o (eltrinelli,euro 11,88) il giovane protagonista-narratoreconfida al suo <strong>di</strong>ario(una bobina <strong>di</strong> carta, dono del tipografo)“i fatti del giorno”, usando, lui abituatoa parlare in <strong>di</strong>aletto, l’italiano,“una lingua quieta che se ne sta buonadentro i libri”. Lo scrittore napoletano,che affascina con la sua lingua personalissima,concreta e insieme poetica,qui arricchisce la pagina con suoni,parole e costruzioni del <strong>di</strong>aletto napoletano,inventando un impasto linguisticoancor più sorprendente, valorizzatodai brevi capitoletti, nei qualiprende corpo il racconto del protagonista:immagini, situazioni e personaggidella vita che ferve nei vicoli brulicantidel quartiere napoletano. Daquesto universo <strong>di</strong> fatica e sudore, <strong>di</strong>povertà e ignoranza, ma anche <strong>di</strong> coraggioe solidarietà, egli prova <strong>di</strong> tantoin tanto a fuggire, salendo sul terrazzoall’ultimo piano del suo palazzo, dovesi stendono i panni. Da lì osserval’immensità delle cielo stellato, scrutala città che si stende in basso fino almare e si esercita a lanciare un boomerangregalatogli dal padre, che egliconserva come un segreto prezioso,metafora <strong>di</strong> crescita e libertà. Le relazionicon il mondo degli adulti sono alcentro delle pagine del suo <strong>di</strong>ario: oltreai fatti della vita quoti<strong>di</strong>ana, egliprova a descrivere gli uomini che glistanno attorno. Il padre, uno scaricatoredel porto, prosciugato dalla faticadel lavoro e dal dolore per la lenta agoniadella moglie malata. Mast’Errico,il falegname presso cui il ragazzo fal’appren<strong>di</strong>sta e da cui impara l’amoreper il lavoro ben fatto e la tranquillasaggezza popolare. Rafaniello, unoscarparo mite e generoso giunto a Napolida molto lontano, con un segretoche a poco a poco gli confiderà.E soprattutto Maria, i cui tre<strong>di</strong>ci annisono «più cresciuti» dei suoi, Maria,«l’ammore, quello con la doppia emme».È la vita, raccontata dal punto <strong>di</strong>vista del giovane protagonista, che imparala consapevolezza <strong>di</strong> sé e sente,sempre più forte, il desiderio <strong>di</strong> provarea spiccare il volo con le proprie ali.La storia è tutta nelle prime righe: “Il5 aprile 1768 Johann riedrich Struenseefu assunto quale me<strong>di</strong>co personaledel re <strong>di</strong> Danimarca Cristiano VII, equattro anni più tar<strong>di</strong> fu giustiziato”.Una rivoluzione mancata, nascosta<strong>di</strong>etro questa vicenda, è quella narratada Per Olov Enquist nel suo ultimo romanzoIl me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> corte (Iperborea,euro 17,00). Il giovane Cristiano: unragazzo immaturo e debole (archetipo<strong>di</strong> certi regnanti che confondono realtàe finzione, e che <strong>di</strong>vengono protagonisti<strong>di</strong> un mondo <strong>di</strong> cui non conosconole regole), che ere<strong>di</strong>ta un paesestremato dopo una lunga serie <strong>di</strong> guerree una corte in cui dominano l’interessepersonale e la corruzione. Ilme<strong>di</strong>co: un uomo dai soli<strong>di</strong> principimorali, onesto e idealista. “I suoi amicilo chiamavano ‘il Taciturno’. Non eraL’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


COSTRUIRSI IN...Come incontrarsiSi erano trovati, quella domenicad’autunno, ad armonizzarsi nelloscambio delle opinioni e degli argomenti,nella pacatezza <strong>di</strong> una campagnaancora verde, non sfiorita, immersain una temperatura go<strong>di</strong>bile. Ogni tantouna fermata permetteva loro <strong>di</strong> osservarsireciprocamente e <strong>di</strong> guardarsi in quelparticolare modo che, agli inizi <strong>di</strong> unaconoscenza, è misto <strong>di</strong> stupore, curiositàe meraviglia, sentimenti che in una coppiaentusiasta <strong>di</strong> conoscersi svelano qualcosa<strong>di</strong> misterioso e impren<strong>di</strong>bile, tuttavia<strong>di</strong>sponibile, visibile, presente. Lei,scrutando a fondo, si rese conto che Luiesprimeva serenità e ottimismo. Lui, cheosservava il contorno dei lineamenti <strong>di</strong>Lei, scopriva che gli atteggiamenti ed alcunisuoi gesti esprimevano desiderio <strong>di</strong>protezione senza falsità. Entrambi sirendevano conto che l’essere simili non lieguagliava. Il percorso <strong>di</strong> ritorno li trovòsereni, ma taciturni. Sentirsi in armoniacon l’ambiente, in una trasferta tranquillasuscita comunque una serie <strong>di</strong> sensazioninon imme<strong>di</strong>atamente in<strong>di</strong>viduabili.C’è anche un bisogno <strong>di</strong> silenzio che aiutia ricordare, <strong>di</strong>scriminare, <strong>di</strong>stinguere.Nella coppia si stava delineando una situazioneche, da entrambe le parti, richiedevasensibilità per la lettura delle situazioniin<strong>di</strong>viduali. Essere simili nell’esperienzadelle sensazioni, significava rendersiconto che il risultato non era il medesimoper entrambi. Reazioni psicologiee vissuti non potevano essere uguali.Lui e Lei non avevano ancora sperimentatoquelle vibrazioni <strong>di</strong> cuore, per le qualierano forse rimasti in attesa. IdealistaLei, concreto Lui, si erano sentiti capaci<strong>di</strong> andare oltre il casuale incontro del bar.Si erano reciprocamente coinvolti in unprogetto. Si erano trovati d’accordo sulcome sentirsi, incontrarsi, conoscersi.Erano andati oltre la conoscenza <strong>di</strong> séstessi per le vie del confronto e del rispetto.Lui inaspettatamente <strong>di</strong>sse: “Non credevo<strong>di</strong> sperimentare una intesa così profondae serena”. Lei <strong>di</strong> rimando rispose:“Non so come, ancora non me lo spiego,ma sento che posso fidarmi della tuaumanità”. La fiducia personale era undato assodato, come il rispetto ambientalee la volontà reciproca dell’uso <strong>di</strong> mezzisemplici ed ecologici. Era assodata anchel’esperienza <strong>di</strong> essere simili ma non ugualie questo li aveva piacevolmente stupiti.Convennero che anch’essa faceva parte<strong>di</strong> due sessualità <strong>di</strong>verse, belle, profonde,nascoste e appena svelate.u un sabato d’autunno abbastanza eccezionaleper loro e si trovarono più appagatisapendo che non a tutti ciò è concesso,in quanto l’egoismo limita gli accessi.Piergiorgio Capraun uomo che parlava, non inutilmente.Ma ascoltava con attenzione. Si puòmettere il peso sul fatto che fosse taciturno.Oppure sapesse ascoltare.”Una serie bizzarra e curiosa <strong>di</strong> eventiporta il giovane me<strong>di</strong>co tedesco, idealista,impregnato <strong>di</strong> idee illuministe, adaccettare l’incarico <strong>di</strong> me<strong>di</strong>co personale,e poi <strong>di</strong> Primo Ministro <strong>di</strong> CristianoVII, <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>venterà anche confidentee unico amico. Per quattro anni la Danimarcaconosce una rivoluzione cheanticipa le conquiste della rivoluzionefrancese. Dalla libertà <strong>di</strong> pensiero, <strong>di</strong>Maria Corti,con <strong>Chiari</strong> nel cuoreSe n’è andata una grigia mattina <strong>di</strong> febbraio.“In alto nel cielo il buio cedeva allaluce dell’alba”, come avrebbe scritto:cose che accadono nella pianura padana, findai tempi <strong>di</strong> “Cantare nel buio”. Pochi giorniprima, in una sala affollatissima <strong>di</strong> Brescia, avevariletto i rapporti tra Cristianesimo e Islamalla luce della Divina Comme<strong>di</strong>a. Dante erauna delle sue passioni <strong>di</strong> sempre, chissà perchériemersa con forza in questi ultimi tempi. Qualche mese fa aveva offerto unarilettura dei movimenti studenteschi in chiave linguistica. Le parole che <strong>di</strong>ventanosassi da scagliare. E si fa fatica ora pensarla “al <strong>di</strong> là”, parlarne al passato.I suoi 86 anni erano mascherati da un’attività incessante, da una curiosità giovanile,da un entusiasmo che sempre catturava chi ha avuto la fortuna <strong>di</strong> incontrarla,<strong>di</strong> conoscerla. E <strong>Chiari</strong> rientra nel lungo elenco dei fortunati.Maria Corti era arrivata a <strong>Chiari</strong> nel 1939, fresca dei suoi 24 anni e della laureain letteratura guadagnata con il prof. Umberto Terracini. Giovanissimainsegnante <strong>di</strong> ginnasio al suo primo incarico. Negli anni la Corti ebbe gloria esuccessi: la prestigiosa carriera accademica, la cattedra a Pavia, i frequenti ingagginelle università americane, il premio della Presidenza della Repubblica,la creazione <strong>di</strong> un prezioso fondo che raccoglie manoscritti <strong>di</strong> autori tra i piùcelebri della lingua italiana. Ebbe la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> essere opinionista seguitasu riviste letterarie e dalle pagine del quoti<strong>di</strong>ano “La Repubblica”. u anchescrittrice - il successo giunse un poco più tar<strong>di</strong>, rispetto alla speranze. Maquei primi anni a <strong>Chiari</strong> restarono indelebili nella mente e nel cuore <strong>di</strong> MariaCorti. Era il suo primo insegnamento, ebbe allievi che la seguirono per tutta lavita e con testimonianze <strong>di</strong> affetto accorrevano ad ogni occasione. Ancheall’estremo saluto, un mese fa. Erano anche gli anni dello stu<strong>di</strong>o che offrivaentusiasmo quanto costava fatica. Il pendolarismo tra <strong>Chiari</strong> e Milano, su unacarrozza <strong>di</strong> terza classe agganciata ai carri del bestiame e delle merci. La militanzatra i partigiani, l’impegno politico… La Corti nel suo primo romanzo,“Cantare nel buio” racconta la trasformazione epocale dell’Ovest bresciano:da terra <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni e bacino <strong>di</strong> forza-lavoro per Milano e la metropoli. Tempi<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> svolte, <strong>di</strong> drammatiche scelte. Il periodo clarense fu per la Cortil’emblema <strong>di</strong> una giovinezza mai rinnegata, forse qualche volta rimpianta. Ne<strong>di</strong>ede testimonianza commossa quel sabato mattina del 18 ottobre 1997 quando<strong>Chiari</strong> la volle insignire della citta<strong>di</strong>nanza onoraria. E <strong>Chiari</strong> era presente,il giorno dell’ultimo saluto, a dare il segno <strong>di</strong> un legame d’affetto che ancoradura. Maria Corti, così come il suo treno dei primi pendolari, è scomparsanel silenzio. Riposa sulle rive <strong>di</strong> un lago. “Luoghi - avrebbe scritto - immobili eimmutabili dove fermarsi a risolvere i dubbi… Allora quiete e silenzio tornavanoprofon<strong>di</strong> secondo vuole natura”.Clau<strong>di</strong>o Baronistampa, <strong>di</strong> culto, fino al progetto <strong>di</strong> eliminazionedella servitù della gleba: inseicentotrentadue decreti Struensee,intellettuale fuori dai giochi della politica,dell’invi<strong>di</strong>a e della rivalità, firmala propria condanna, aprendo la stradaalla reazione pilotata da Guldberg,pietista bigotto assillato dalla missione<strong>di</strong> “salvare” la Danimarca.Ma lo spirito illuminista inevitabilmentealeggia in Danimarca e non puòpiù essere fermato.a cura <strong>di</strong> Enrica Gobbi15L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


16TEATRO AL CENTRO GIOVANILEMeglio <strong>di</strong> noLa lettura dell’articolo <strong>di</strong> donPiero, nel notiziario “L’Angelo”<strong>di</strong> marzo, a pagina 15, conla proposta della costruzione <strong>di</strong> un teatroall’interno dell’area del Centrogiovanile, ha suscitato in me più <strong>di</strong> uninterrogativo.Tutto l’articolo, a me pare, è innervatoda questa affermazione: servire i giovaniè anche preoccuparsi che nellanostra comunità ci sia un teatro, vistoche, come documenta un articolo <strong>di</strong>Guerino Lorini su “Il giornale <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>”,è venuta a mancare qualsiasi altraopportunità. È stato abbattuto il piccolo,ma grazioso, teatro <strong>di</strong> PiazzaRocca; il Cinema comunale non è piùnemmeno cinema e il Sant’Orsola èabbandonato (perché?) ad un inesorabiledeclino.Il primo interrogativo che mi è sorto èquesto: servire i giovani, in questo precisomomento, non richiede che si stu<strong>di</strong>un piano <strong>di</strong> intervento globale sullestrutture della comunità parrocchiale,valutando con attenzione anche i tettidel Duomo ed i danni che da anni vengonoprodotti sugli affreschi dalle infiltrazionid’acqua? Questo progettoglobale non dovrebbe comprendereanche Santa Maria, nelle stesse con<strong>di</strong>zionidel Duomo, e la Chiesa annessaal camposanto, da troppo transennatae fatiscente e che tra non molto si dovràchiudere totalmente?I giovani <strong>di</strong> oggi, domani, non saràbene abbiano luoghi che veicolano ilvangelo oltre che la dubbia culturacontemporanea, come avverrebbe peril futuro teatro?E ognuno può continuare come crede:aprire gli occhi e valutare la con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> tutte le strutture della comunitàcredo sia un atto lungimirante.Altro interrogativo: l’oratorio nuovonon era stato voluto perché l’esistentenon era a norma? Al momento attualefino a che punto corrisponde alla normativarichiesta dalla legge? L’ex Oratoriofemminile, ex Rota, che finefarà? Degrado decennale, alienazione,<strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> un patrimonio unico?orse è meglio programmarlo primacon chiarezza.Comunque, se in<strong>di</strong>spensabile risulta lacostruzione <strong>di</strong> un teatro per la comunitàparrocchiale, che dovrà essere consultatacon grande serietà, è bene chesia nel Centro giovanile oppure in VicoloPace, dove, almeno per ora, esisteil Sant’Orsola?Innanzi tutto, credo, dobbiamo precisarecosa si intende per teatro: unasala generica della comunità, adattaper incontri e rappresentazioni varie,oppure pensiamo <strong>di</strong> poter dare spazio,in futuro, anche alla prosa, alla musicaclassica ed alle manifestazioni che richiedononecessariamente il silenzioquasi assoluto?Se si pensa ad un teatro vero, ed io personalmenteritengo che <strong>Chiari</strong> abbiabisogno <strong>di</strong> questo, allora Vicolo Pace èil massimo. Lì, il futuro teatro, sarebbecollocato in una posizione ideale perchéisolato e dà la possibilità <strong>di</strong> permetteretutti i tipi <strong>di</strong> manifestazioni,senza escludere nessuna <strong>di</strong> quelleamate dai giovani.Il problema del parcheggio è sicuramentedel tutto irrilevante, anzi, è bene chele macchine non possano parcheggiare afianco delle pareti del teatro, né i motoriniscorazzarvi attorno. L’ampio parcheggioche il Comune metterà a <strong>di</strong>sposizionenell’area tra l’ex Rota e l’ex macello,in Viale Bonatelli, sarà utilissimoed il parcheggio del Centro giovanile èproprio a due passi.Che il problema della sicurezza crei<strong>di</strong>fficoltà nei permessi mi piacerebbevederlo scritto dagli organi competenti.A Brescia, l’ultimo teatro restaurato,il Sociale, come il San Carlino e lostesso Teatro Grande, non sono in posizionemigliore del Sant’Orsola.Eventualmente verranno previsteuscite adeguate sul cortile interno delcomplesso Sant’Orsola. In verità, secondotecnici ben informati, ora sonotroppe: ce ne sono quattro <strong>di</strong> uscite ene basterebbero tre.Anche il vezzo recente <strong>di</strong> inserire multisalein complessi commerciali, perora, non comprende mai teatri. Unconto è una sala cinematografica conle pareti fatte <strong>di</strong> altoparlanti, un contoun teatro, che non può rinunciare al silenzioper determinate manifestazioni.Alcuni tecnici sostengono che oggi sipuò fare tutto, compreso il perfettoisolamento.Solo che questi tecnici non frequentanoteatri né mai hanno progettatoqualcosa che possa chiamarsi teatro.Il progetto <strong>di</strong> ristrutturazione del Sant’Orsolaapprontato <strong>di</strong>eci anni fa datecnici che avevano ristrutturato altrecinque o sei sale <strong>di</strong> rilievo, e già valutatodai vigili del fuoco, non aveva pernulla riscontrato questo problema.Il Sant’Orsola può <strong>di</strong>ventare agibile eperfettamente funzionante.Gli scettici possono fare una visita allasala Qoelet <strong>di</strong> Bergamo-Redona.Che il costo sia inferiore andrebbe perlo meno verificato, considerando ancheche, comunque, nel Centro Giovanile,al massimo, potremmo avere unasala polivalente ma non un teatro.In conclusione, a mio avviso, riaprire il<strong>di</strong>scorso sul Sant’Orsola mi fa immensamentepiacere, purché sia un momentonon viziato da mitizzazioni o davisioni parziali.don Andrea errariL’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


ASSOCIAZIONE CRISTIANA LAVORATORIIl lavoro oggi“esta del lavoroin fabbrica”Sabato 27 aprileore 20.30Tra flessibilità e precarietà, servonouna maggiore sicurezza e regole certeDare riferimenti <strong>di</strong> stabilitàper la costruzione del futuro<strong>di</strong> ogni persona: la flessibilitàdeve essere liberamente concordata enon può essere imposta come ricatto,pena l’esclusione, che si traduce inprecarietà. Pertanto “no” al liberismoselvaggio, ma regole chiare.Sono questi alcuni concetti espressidal Car<strong>di</strong>nale Carlo Maria Martini nelConvegno svoltosi a Milano per laGiornata della solidarietà.È stato, il suo, un intervento articolato,una riflessione <strong>di</strong> profilo etico, ma cheè entrata con forza nel vivo della questionecon il solo scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere la<strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> ogni persona che lavora, sullascorta del magistero sociale dellaChiesa così come enunciato più volteda Giovanni Paolo II. Proprio a partiredalle encicliche Laborem exercens eCentesimus Annus, Martini ha richiamatola necessità <strong>di</strong> una corretta gerarchiadei valori per cui “il capitale è peril lavoro e il lavoro è per la persona”,rimettendo l’uomo al centro <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>scorsoeconomico. Ne <strong>di</strong>scende un giu<strong>di</strong>ziosulla flessibilità che deve tenerconto <strong>di</strong> tre punti. Il primo è “la necessità<strong>di</strong> riferimenti stabili per costruirsiuna vita degna”. Anche per i giovaniche la Chiesa “esorta a costruirsi unafamiglia” e che perciò “richiedonoprospettive, anche lavorative, <strong>di</strong> lungadurata”.L’Arcivescovo <strong>di</strong> Milano non chiude laporta alle nuove forme <strong>di</strong> occupazione,ma chiede che queste tutelino tutti,soprattutto i più deboli: giovani, donne,quanti non hanno sufficienti risorseper stare sul mercato, extracomunitari.Bisogna quin<strong>di</strong> far emergere “gliaspetti positivi della flessibilità”, stimolandole persone a misurarsi con leproprie capacità, ma <strong>di</strong>cendo un nodeciso ad un mercato del lavoro “senzaregole che genera precarietà semprepiù <strong>di</strong>ffuse, con la mancanza <strong>di</strong> strutturea sostegno <strong>di</strong> chi non è attrezzato intellettualmente”.Lo sfondo è quello <strong>di</strong>una società che ha bisogno “<strong>di</strong> grandeprogettualità e gran<strong>di</strong> interventi” enon “<strong>di</strong> precarietà, <strong>di</strong>ffidenza ed in<strong>di</strong>vidualismosenza prospettive”.Per questo serve uno sforzo comune <strong>di</strong>tutti: in primo luogo della comunitàcristiana, perché sappia “educare eformare”; degli impren<strong>di</strong>tori “per inventaresoluzioni e prospettive stabiliche <strong>di</strong>ano <strong>di</strong>gnità e fiducia alle persone”;delle cooperative sociali “perchénon si lascino strumentalizzare inguerre tra poveri”; delle istituzioni,perché sappiano creare previdenzeper “i lavori atipici che si stanno moltiplicando”;dei rappresentanti dei lavoratorie dei sindacati perché ritrovino“forza e unità per cercare e sostenereforme <strong>di</strong> stabilità che nontravolgano e non demoralizzinoil mondo del lavoroed i giovani in particolare”.Questa riflessione etica(ripresa dal quoti<strong>di</strong>anoAvvenire) sarà seguita, neiprossimi numeri, da interventiriguardanti la culturadel lavoro, quale oggi sista sviluppando, e la realtàoccupazionale a <strong>Chiari</strong>.a cura<strong>di</strong> Giuseppe DelfrateLa celebrazione Eucaristica, presiedutadal Prevosto, avverrà nel capannonedegli Ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> Brunonella zona del primo PIP.Sarà una ulteriore occasione per rifletteresul valore etico e cristianodel lavoro e sulla <strong>di</strong>gnità della personache lo esercita.Santificazione<strong>di</strong> Padre PioRomaDomenica 16 giugno <strong>2002</strong>ProgrammaSabato 15 giugnoore 20.45: ritrovo dei partecipanti alparcheggio della stazione ferroviaria <strong>di</strong><strong>Chiari</strong> (Viale Marconi).ore 21.00: partenza con pullman “lusso”,viaggio notturno con alcune sostedurante il percorso e nei pressi <strong>di</strong> Romapausa per la colazione libera.Domenica 16 giugnoArrivo a Roma <strong>di</strong> prima mattina e, dopoaver lasciato il nostro pullman, ci recheremoin piazza per assistere alla celebrazioneper la Santificazione <strong>di</strong> PadrePio. Al termine della funzione religiosa,inizieremo il viaggio <strong>di</strong> ritorno. Appenafuori Roma, faremo la sosta in autogrillcon self-service per il pranzo libero o alsacco. Durante il proseguimento delviaggio, faremo, se necessario, altre sosteanche per la cena libera.Arrivo previsto a <strong>Chiari</strong> verso le ore22.00 / 22.30 circa.La quota <strong>di</strong> partecipazione è <strong>di</strong> euro72,00 a persona, comprensiva <strong>di</strong> biglietto<strong>di</strong> ingresso alla piazza, pullman perviaggio AR, accompagnatore, organizzazione.IscrizioniDai la tua adesione, versando una quota<strong>di</strong> acconto <strong>di</strong> euro 25, entro e non oltrela fine <strong>di</strong> aprile prossimo, da: RobertoVescovi “Piscopo” tel. 3385324604 /0307101573; Idea Sport (Via Villatico -<strong>Chiari</strong>) tel. 0307000760.La rimanente quota <strong>di</strong> euro 50 a saldodovrà essere versata, obbligatoriamente,entro e non oltre la fine <strong>di</strong> maggioprossimo.17L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


18CENTRO GIOVANILE 2000Aspirazione<strong>di</strong> un’adolescenteGià l’anno scorso, durante ilcammino catechistico in preparazioneal sacramento dellaConfermazione, fase in cui è ovvioper l’adolescente porsi tanti perché edè obbligatorio scegliere per il propriofuturo (la scuola superiore, etc.) neivari momenti <strong>di</strong> riflessione a cui misono sottoposta, non ho potuto nontener conto del mio percorso spirituale:mi vedevo e mi sentivo crescere, capivo<strong>di</strong> aver ricevuto valori e aiuti importantidalle persone che mi sonostate vicine: catechisti, sacerdoti, suoree genitori, ma allo steso tempo maturavoin me la consapevolezza che senon li avessi coltivati sarebbero statisprecati. Immaginavo un seme, chepur piantato nella terra fertile, se nonabbeverato ed esposto alla luce delsole, è costretto a bloccare il suo processo<strong>di</strong> crescita.u così che cominciai a pensare comerendermi utile per poter trasmettere amia volta quanto <strong>di</strong> bello e utile avevoricevuto.requentando l’oratorio, ebbi la confermache quello era il luogo adattoper attingere consigli utili su dove <strong>di</strong>rigerel’ago della bussola del mio futuro:una realtà sempre viva e attiva anchedurante il periodo delle vacanze estive,nelle quali è facile essere portati a pensareai viaggi, all’avventura, alla spensieratezza,al relax, lasciando ristagnarel’energia costruttiva e lo spirito <strong>di</strong>sacrificio. Invece fu proprio durantel’esperienza del campo estivo che, inun momento <strong>di</strong> confidenza del mio desiderio<strong>di</strong> rendermi utile, mi venneproposta la possibilità <strong>di</strong> inserirmi nelgruppo degli assistenti.Questo <strong>di</strong>mostra che basta saper chiedereper ricevere aiuto.L’idea mi entusiasmava, il sapere dove<strong>di</strong>rigere l’ago della mia bussola suscitavaun senso <strong>di</strong> quiete interiore a talpunto che a volte arrivavo a pensareche tutto fosse una mia fantasia. Altrevolte invece mi suscitava ansie e preoccupazioni.All’inizio dell’anno catechisticoebbi la gra<strong>di</strong>ta sorpresa <strong>di</strong> esserestata affiancata ad una catechista, cheprepara un gruppo <strong>di</strong> bambini <strong>di</strong> IIIelementare.Mi balzò subito alla mente il momentospeciale <strong>di</strong> preparazione alla PrimaComunione, una tappa importanteche richiede forse maggiore responsabilitàe impegno da parte del bambinoe del catechista, e mi fu impossibilenon rievocare il mio vissuto: aver scopertocome è bello quando si conosceil valore <strong>di</strong> Gesù, che è sempre prontoad aiutarci; basta sapergli fare spazio ecercarlo. L’inserimento nel gruppo èstato facilitato dalla dolcezza, affetto,saper fare, comprensione con cui la catechistami ha saputa accogliere e presentareai bambini, lasciandomi spazioe dandomi fiducia. Certamente mirendo conto che quello dell’aiuto catechistanon è un impegno facile, ma èper me una vera fortuna avere al fiancopersone che con la loro vita rappresentanoun valido modello, che rendonospontaneo imitare. Spero <strong>di</strong> saperunire tutti questi ingre<strong>di</strong>enti, così chela mia crescita possa essere costruttiva.Momenti utili, che fanno riflettere, maallo steso tempo permettono <strong>di</strong> mettersia confronto con<strong>di</strong>videndo le proprieidee su temi come la fede, la <strong>di</strong>fficoltànell’essere cristiani sono gli incontriquin<strong>di</strong>cinali tenuti da donAndrea per preparare il gruppo “assistenti”.Ho notato con piacere chequesti incontri, pur essendo brevi, lascianoun segno profondo, che una voltaa casa può stimolare il <strong>di</strong>alogoall’interno della famiglia. L’esperienza<strong>di</strong> assistente mi sta insegnando a guardarecon più attenzione e interesse ilprossimo e a trovare in esso il lato positivo,così da poterlo valorizzare anchenelle cose più piccole; si sta rivelandoun’esperienza gratificante, e miauguro che mi renda fiduciosa nellemie capacità e coraggiosa nell’affrontarele varie <strong>di</strong>fficoltà della vita, tenendosempre presente che la buona volontàe la costanza facilitano la possibilità<strong>di</strong> ottenere ciò che si vuole.Lara M.Città <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>Numero verdeper tutti i citta<strong>di</strong>ni800 900 777È questo il numero verde gratuitoche ogni citta<strong>di</strong>no clarense dovrebbetenere segnato e a portata <strong>di</strong>mano in qualsiasi momento.È infatti il numero che permette <strong>di</strong>segnalare guasti o problemi inerentila rete dell’acquedotto, il serviziofognario, la viabilità. Quin<strong>di</strong>, graziealla collaborazione <strong>di</strong> tutti i citta<strong>di</strong>ni,permetterà <strong>di</strong> intervenire, ancorapiù tempestivamente, nella soluzionedei problemi.Il servizio, erogato attraverso il centrochiamate ITALGAS, viene garantito24 ore al giorno, per tutti igiorni dell’anno, da personale qualificatoe competente. I citta<strong>di</strong>ni,componendo il n. 800 900 777, dopoalcuni secon<strong>di</strong> <strong>di</strong> attesa, possonoparlare personalmente con un operatoree segnalare guasti, problemi,anomalie. L’operatore, in base allaconversazione con il chiamante, co<strong>di</strong>fical’eventuale <strong>di</strong>sservizio ed informail personale reperibile delComune <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> che, con tempestività,interverrà nelle <strong>di</strong>verse situazioni.L’importo del nuovo accordo conl’ITALGAS, per il Comune <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>,è <strong>di</strong> 8.800 annui.L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


Il Consiglio<strong>di</strong> oratoriosi interrogaVenerdì 8 marzo il Consiglio <strong>di</strong>oratorio è stato chiamato a rifletteresu alcune problematichee “delicate” situazioni legate almondo degli adolescenti e dei giovani,dando vita ad una <strong>di</strong>scussione interessanteper le in<strong>di</strong>cazioni emerse, cheattraverso questo articolo inten<strong>di</strong>amocon<strong>di</strong>videre con l’intera comunità parrocchiale.Lo spunto iniziale è venuto dalla constatazione,da parte degli educatoriimpegnati nell’ambito dell’informalità,<strong>di</strong> alcune problematiche <strong>di</strong>ffuse inuna parte degli adolescenti e giovaniche frequentano il CG2000 (in fondole stesse problematiche che toccanotutta la realtà giovanile nella nostra società),le quali interrogano la comunitàeducativa, insieme a tutta la comunitàparrocchiale, invitandola a riscoprirein profon<strong>di</strong>tà le motivazioni dellapropria scelta <strong>di</strong> volgere attenzione esforzi educativi verso il mondo giovanile.Certo qualcuno si chiederà cosa siintenda parlando <strong>di</strong> “informalità”come ambito <strong>di</strong> un’azione educativa…È l’impegno, che il Consiglio <strong>di</strong> oratoriocon una riflessione <strong>di</strong> alcuni mesifa, ha ritenuto importante rivalutare erilanciare, tendente ad instaurare conadolescenti e giovani relazioni che sianosignificative, incontrandoli in spazi“informali”, al <strong>di</strong> fuori delle attività edei gruppi strutturati presenti all’internodel Centro Giovanile. È un ambitoeducativo “esigente” e complesso,che cerca <strong>di</strong> entrare in contatto con iragazzi ponendosi sulla loro “lunghezzad’onda”… Vivendo un’esperienzaeducativa in questo stile è quasi certol’imbattersi nei problemi che affliggonola realtà giovanile, quali l’uso, e neicasi peggiori l’abuso, <strong>di</strong> alcol, fumo esostanze stupefacenti (per lo più quelle“leggere”, ma in alcuni casi anchequelle “pesanti”).Accanto a questi aspetti si riscontra inmolti ragazzi un altro comportamentoche deve farci riflettere: l’apatia chequesti <strong>di</strong>mostrano quando vengonofatte delle proposte… Il loro non reagireè un atteggiamento preoccupantee spesso non riconosciuto. Come nelresto della società, anche all’internodel Centro Giovanile riscontriamoqueste problematiche, che portanomolti ragazzi alla <strong>di</strong>ffidenza e allachiusura, <strong>di</strong>etro alle quali si nascondonodomande che la realtà giovanilepone, quasi sempre non esplicitamente,e la ricerca <strong>di</strong> un senso che trovainadeguata risposta nell’uso <strong>di</strong> sostanzeche alterano la percezione della realtàe permettono <strong>di</strong> vivere per un po’“senza pensieri”.Ma quale atteggiamento deve tenerenei confronti <strong>di</strong> questi ragazzi una comunitàche ha a cuore la loro crescita,educazione e salute?Non è certo possibile “fare come seniente fosse”, illudendosi che non cisiano problemi o che i problemi esistentipossano risolversi da soli… Èfondamentale darsi delle <strong>di</strong>rettive chegui<strong>di</strong>no l’azione educativa <strong>di</strong> tutti, in<strong>di</strong>cazionida far rispettare con fermezzaed umanità, per costruire relazioniautentiche con i ragazzi, relazioni chemirino al cuore della persona (un intervento“coercitivo” può valere solocome extrema ratio, ma <strong>di</strong>fficilmenteriuscirà a risolvere il problema alla ra<strong>di</strong>ce)secondo le parole <strong>di</strong> uno dei piùgran<strong>di</strong> educatori, don Giovanni Bosco:“l’educazione è cosa del cuore”.L’oratorio è un luogo educativo e noi,come educatori, dobbiamo cercare <strong>di</strong>aiutare questi ragazzi non imponendole nostre idee, bensì cercando <strong>di</strong> conoscerli,parlando con loro per capire ciòche pensano. Solo conoscendo le loroidee e <strong>di</strong>alogando possiamo tentare <strong>di</strong>coinvolgerli e consigliarli, <strong>di</strong>mostrandociper primi aperti e <strong>di</strong>sponibili alconfronto, senza per questo rinunciarealle nostre idee, anzi sostenendole etestimoniandole con la vita.Ecco allora l’importanza <strong>di</strong> stare inmezzo ai ragazzi, nel “cortile” (termineche vuole in<strong>di</strong>care uno spazio <strong>di</strong> incontroinformale… può essere “cortile”una piazzetta, un parco, una salagiochi, ogni luogo in cui i giovani vivono),pronti ad un incontro-scontro (senecessario) su ciò che riteniamo validoper la vita. Non può essere inoltre <strong>di</strong>menticatoil coinvolgimento delle famigliein questa rinnovata attenzione:va costruita una corresponsabilità coni genitori per aiutare i ragazzi a ragionaresulla propria esistenza. È questoun compito che deve rivolgersi nonsolo ai giovani che frequentano il CentroGiovanile e proprio per questo nonpuò essere demandato alla sola comunitàeducativa… Tutta la comunitàparrocchiale è interpellata, chiamata avincere l’in<strong>di</strong>fferenza che sempre piùsta <strong>di</strong>ventando il modus viven<strong>di</strong> dellanostra società.Alla luce <strong>di</strong> quanto è emerso riteniamoche, se ancora è lontana la soluzionedel problema, è invece molto chiara lastrada da seguire per raggiungerla.Dobbiamo assumerci con passione ilcompito educativo nei confronti <strong>di</strong> tutti,consapevoli delle <strong>di</strong>fficoltà che inevitabilmenteincontreremo, facendonostra l’in<strong>di</strong>cazione contenuta in unDocumento della CEI del 1981: ripartiredagli «ultimi», dachi ancora chiedeil riconoscimento effettivo della propriapersona e della propria famiglia…Solo così “ritroveremo fiducia nel progettareinsieme il domani”.Dario e Gabrieleper il C.d.O.19L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


20CENTRO GIOVANILE 2000Amate la pacela pace: non sparatesu chi sogna un mondo <strong>di</strong>verso”:è il titolo del li-“Amatebretto che ha accompagnato la Marciadella pace del 2 febbraio <strong>2002</strong>, un percorsoiniziato da Coccaglio e che, seguendola via del Monte Orfano, si èconcluso al Santuario dell’Annunziatapresso i rati Servi <strong>di</strong> Maria. In questotitolo c’è tutto il grande sogno che igiovani hanno nei riguar<strong>di</strong> della pacee che vorrebbero sia con<strong>di</strong>viso. Nelleiniziative <strong>di</strong> questo periodo si è cercato<strong>di</strong> capire le ragioni della pace, chenon si <strong>di</strong>vide in una pace <strong>di</strong> destra o <strong>di</strong>sinistra, cattolica o anglicana, ortodossao mussulmana, bensì unica: lapace <strong>di</strong> Dio. Vanno risolte situazioni<strong>di</strong> estrema povertà, <strong>di</strong> oppressione edemarginazione che sono spesso all’origine<strong>di</strong> manifestazioni <strong>di</strong> violenza eterrorismo. Oggi è urgente ricostruirela speranza, proponendo delle alternativein un mondo in cui la giustiziaed il <strong>di</strong>ritto siano sovrani, dove le lancesiano spezzate e convertite in aratri.I giovani ed il Papa lo hanno riba<strong>di</strong>tospesso: “La pace è un valore senzafrontiere; soprattutto le prime frontierea cadere devono essere quelle religiose”.Si è ripetuto più volte che dopo il fati<strong>di</strong>co11 settembre 2001 il mondo nonsarebbe stato più quello <strong>di</strong> prima, mapren<strong>di</strong>amo l’affermazione da un punto<strong>di</strong> vista un po’ <strong>di</strong>verso. Per molti vuol<strong>di</strong>re paura, instabilità, cuore più duro,sentimenti fred<strong>di</strong> e minacciosi, menotolleranza, armare il mondo e blindarlo…ed è questo l’atteggiamento cherischia <strong>di</strong> prevalere. Al contrario pertanti giovani, “il mondo non è piùcome prima” significa che bisognacambiare le menti, i cuori, il modo <strong>di</strong>gestire e custo<strong>di</strong>re il mondo, per renderlolibero e vivibile nell’uguaglianzae pari <strong>di</strong>gnità per tutti gli uomini.E da dove partire se non dall’educarele nuove generazioni ad amare questovalore fondamentale?La comunità clarense lo ha capito, investendoenergie e tempo nel CentroGiovanile dove uno degli scopi dell’educareè educare ad accogliere i lontani.Vero è che ai nostri giorni recuperareun messaggio <strong>di</strong> pace è faticoso,forse basterebbe aprire qualche volta<strong>di</strong> più il Vangelo e lasciare che le parole“beati i costruttori <strong>di</strong> pace” se<strong>di</strong>mentinopoco alla volta dentro il cuore,prima ancora che nella mente. Ilnostro dramma <strong>di</strong> cristiani (<strong>di</strong>co “nostro”perché è ora <strong>di</strong> smetterla <strong>di</strong> <strong>di</strong>reche è colpa degli altri, dei potenti, dellasocietà) è quello <strong>di</strong> non esserci volutivestire con l’abito “griffato” da “Cristodella non violenza”. Pace e Vangelocostituiscono una identità che nonaccetta compromesso.È spaventoso sapere che il 53% deicattolici è favorevole ad interventi armati,senza ricordare che in una guerra,anche se si parla <strong>di</strong> interventi miratisu obiettivi strategici, sono sempre ecomunque a perdere la vita più i civiliche i militari.Non va mai <strong>di</strong>menticato che su 100persone che muoiono 7 sono soldati e93 civili, <strong>di</strong> cui 34 sono bambini… equin<strong>di</strong> non esiste una “guerra giusta”,come sostiene l’informazione che dominaoggi.Da queste situazioni d’incertezza e crisi<strong>di</strong> coscienza che viviamo si sono legittimatele guerre, le armi, il lorocommercio e le logiche violente. Perchénon ricordare allora il monito delPapa “Mai più guerre” pronunciato adAssisi il 24 gennaio scorso, dove si èdetto che giustizia e perdono sono i pilastriche sorreggono la pace?Ed ancora “Non c’è pace senza giustizia,non c’è giustizia senza perdono”: ilperdono che è <strong>di</strong>ventato così <strong>di</strong>fficileanche nelle piccole cose… il perdonoche ti fa sentire stupido perché nessunopiù perdona… il perdono…Quante volte però noi siamo stati perdonati?Quante volte Dio ci ha concessoancora una possibilità?Impariamo allora a capire le ragionidegli altri anche quando sbagliano, impariamoanche noi a dare sempre unapossibilità…Vedremo fiorire i fucili!Gruppo Percorsi <strong>di</strong> Pacenotte <strong>di</strong> bonaccia,il giovane capitano è“Unaal timone della suanave, vestito solo del pigiama.L’equipaggio riposa sotto coperta.Il chiarore della luna illumina ad untratto il corpo <strong>di</strong> un naufrago. Il giovanecapitano lo guarda curioso eperplesso. Chi è quell’uomo in mareche non chiede aiuto?Da dove viene quell’anima? Perchéquell’inquietante sembianza?”Joseph Conrad, Il compagno segretoCome ogni anno il CentroGiovanile torna a riproporreun appuntamento ormai attesoe richiesto da chi, con i figli inetà adolescenziale, vorrebbe avereun supporto, un sostegno in terminiformativi e informativi, per megliocomprendere questa età <strong>di</strong> passaggioe <strong>di</strong> cambiamenti nella vita dei proprifigli.La collaborazione, peraltro già consolidata,con il Progetto Night & Dayci pare un’opportunità per confrontarcicon degli esperti nel settore dellarelazione e dell’ascolto, ma ancheper metterci in gioco attraverso <strong>di</strong>namicherelazionali.Lunedì 8 aprileore 20.30Chi è l’adolescente? Caratteristichepeculiari <strong>di</strong> questa fase evolutiva.Lunedì 15 aprileore 20.30I rischi che corre l’adolescente e lepaure del genitore.Lune<strong>di</strong>’ 22 aprileore 20.30La crisi del genitore <strong>di</strong> fronte al cambiamentodel figlio.Lunedì 29 aprileore 20.30Come aiutare l’adolescente in crisi.IL PROGETTO NIGHT & DAYIl progetto, realizzato dal ServizioTossico<strong>di</strong>pendenze ( Centro ProblematicheGiovanili <strong>di</strong> Palazzolo sull’Oglioe Sert <strong>di</strong> Iseo) si pone comeobiettivi la promozione e l’educazionealla salute, la prevenzione e lariduzione del danno. Ciò attraverso il<strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> una cultura della prevenzione,sostenendo l’ascolto e loscambio nella scuola, al bar, in <strong>di</strong>sco-L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


teca, negli Oratori e nei CAG, in fabbrica,promuovendo la co-progettualitàcon adolescenti - giovani e con gli adulticon loro in rapporto significativo.Centro Giovanile 2000Tel. 030/700731ax 030/70073201e mail cg_duemila@libero.itPer l’iscrizione completare la schedae consegnarla presso la segreteriadel Centro Giovanile 2000 entro venerdì29 marzo <strong>2002</strong>.Da martedì 2 aprilesarà in funzione,presso il Centro GiovanileInternet RoomSarà possibile accederviper navigare, affiancati da personecompetenti nel settore,il mercoledì e il venerdì pomeriggiodalle 16 alle 18e il martedì sera dalle 20 alle 23.Per informazioni: Centro Giovanile.Coro PolifonicoCittà <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>Il Coro polifonico cerca voci nuoveda inserire nel proprio organico.In particolare: tenori, soprani, contralti,bassi e baritoni.Ci rivolgiamo a volonterosi che desideranoapprendere l’arte del belcanto (lirico e polifonico) ed a excoristi/e che desiderano tornare acimentarsi nel canto.La partecipazione alle prove-lezioniè assolutamente gratuita e l’unicorequisito è la vostra <strong>di</strong>sponibilità.Per ulteriori e più dettagliate informazionicontattateci.Coro Polifonico Città <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>Vicolo Tonale 2, 25032 <strong>Chiari</strong> (Bs)Telefono 339 7114876UNA GARA,UNA ESTADa <strong>di</strong>cembre aspettavamo conansia ed entusiasmo la gara<strong>di</strong> corsa campestre, ma poi,l’alternarsi del freddo polare, le nostremalattie e la pioggia avevano causatonumerosi rinvii. inalmente ilgiorno fissato per la gara si è avvicinatoe le nostre maestre, stavolta, eranoben decise a rispettare l’appuntamento. La giornata era grigia e piovosae temevamo <strong>di</strong> non correre, invece,alle nove, tutti in fila, siamo arrivati alCentro Giovanile 2000 dove ci aspettavanoalcuni genitori e OmbrettaGoffi consulente Isef per il ProgettoPerseus <strong>di</strong> educazione motoria.Davanti al percorso, ad alcuni tremavanole gambe per l’emozione. Dopo ilgiro <strong>di</strong> prova eravamo già pronti, riscaldatinonostante la pioggia fine efasti<strong>di</strong>osa.Al via per i quattrocento metri c’eranole femmine decise a <strong>di</strong>mostrare le loroenergie. Hanno gareggiato per primecon grande sollievo dei maschi, cheavrebbero avuto così più tempo perprepararsi. C’è chi è partita come unrazzo, ma quasi subito ha perso le forze.Chi ha perso una scarpa e chi piangeva<strong>di</strong>sperata perché temeva <strong>di</strong> esserepresa in giro se fosse arrivata ultima.Poi è stata la volta dei maschi per i seicentometri. Tutti in competizione edesiderosi <strong>di</strong> vincere. Così sono cominciatele polemiche. È stato <strong>di</strong>vertentevedere chi si è fermato, preoccupato,a soffiarsi il naso e chi sbuffavaper prendere il respiro. Tutti incitavanoa gran voce.Al termine, finalmente al caldo, i genitorici hanno rifocillato con panini e tè.Poi siamo stati tutti premiati fra glihurrà dei compagni: una gara e una festa.Un grazie <strong>di</strong> cuore a don Piero checi ha ospitati, ai genitori e a Ombretta.Le classi quarte del plesso A.TurlaMo.I.Ca informaIl 10 marzo scorso abbiamo celebratola festa della donna, secondoil programma prestabilito.Durante la Santa Messa dellenove, Monsignor Verzeletti ha avutoparole <strong>di</strong> apprezzamento perl’attività <strong>di</strong> tutte le donne, sia <strong>di</strong>quelle che lavorano in casa, sia <strong>di</strong>quelle che hanno un’occupazioneesterna.Nel pomeriggio, nel teatrino dell’exOratorio Santa Maria, abbiamo assistitoallo spettacolo <strong>di</strong> magia e giochi<strong>di</strong> prestigio del famoso Jacopo. Ipiù <strong>di</strong>vertiti erano naturalmente inumerosi bambini presenti, che ilmago coinvolgeva <strong>di</strong> volta in volta,facendosi “aiutare” da loro. Abbiamoestratto i biglietti vincenti dellalotteria (l’elenco è esposto in bacheca)e abbiamo <strong>di</strong>stribuito mazzolini<strong>di</strong> mimosa a tutte le signore presenti.Di sera ci siamo riunite a cenapresso il Ristorante “Le Due Stazioni”per concludere così in allegriauna giornata serena.* * *È già alla settima lezione il corso <strong>di</strong>cucina, tenuto dallo Chef del Ristorante“Le Due Stazioni”, il signorChristian Provetta, il quale proponericette sempre nuove.* * *Entro due mesi avrà termine il corso<strong>di</strong> ginnastica. Le partecipantisono <strong>di</strong>minuite <strong>di</strong> numero, come accadesempre. Adesso sono una ventina.* * *Alcune amiche stanno continuandocon le lezioni <strong>di</strong> lingue straniere (inglese,tedesco, e francese ) con buonprofitto.21* * *Vi siete iscritte all’Assemblea Nazionale<strong>di</strong> quest’anno ? Si svolgerà aBrescia nei giorni 6-7-8giugno, inoccasione del ventennale del nostroMovimento.C’è il programma in bacheca.Ida AmbrosianiL’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


22SAN BERNARDINOScuola ParitariaIn base alla legge n. 62 del 10 marzo2000 il Parlamento, dando attuazionead una norma della Costituzione,ha riconosciuto pari <strong>di</strong>rittie pari doveri alle scuole non gestitedallo Stato che svolgono il serviziopubblico scolastico, purché rispondanoa certe con<strong>di</strong>zioni. La prima e fondamentaleriguarda un progetto educativoin armonia con i principi dellaCostituzione e un Piano dell’offertaformativa conforme agli or<strong>di</strong>namentie alle <strong>di</strong>sposizioni vigenti. In esso devonoessere previsti: la possibilità <strong>di</strong>accesso a qualsiasi allievo, in possessodei requisiti necessari, compresi glisvantaggiati e colpiti da han<strong>di</strong>cap; lanon obbligatorietà per gli alunni delleattività extracurricolari <strong>di</strong> carattereconfessionale; la presenza degli organismi<strong>di</strong> partecipazione; la pubblicitàdei bilanci. I docenti devono essereabilitati ed avere un contratto che rispettii contratti collettivi nazionali <strong>di</strong>settore. La scuola deve <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> locali,arre<strong>di</strong> e attrezzature <strong>di</strong>dattichepropri del tipo <strong>di</strong> scuola e conformialle norme vigenti e rispondere alleesigenze <strong>di</strong> igiene e <strong>di</strong> sicurezza. I processie gli esiti devono essere assoggettatial sistema nazionale <strong>di</strong> valutazione.Le istruttorie del caso sono affidatedal Ministero dell’Istruzione, dell’Universitàe della Ricerca alla DirezioneGenerale dell’Ufficio ScolasticoRegionale.Con sod<strong>di</strong>sfazione si sono conclusepositivamente le ispezioni e le istruttorieriguardo alla Scuola Me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 1°grado “San Bernar<strong>di</strong>no” e del LiceoScientifico “San Bernar<strong>di</strong>no”. La nostraScuola è perciò scuola paritaria.Da scuola legalmente riconosciuta è<strong>di</strong>ventata scuola paritaria conformealla legge n. 62/2000. Per dare attuazionegradualmente alle norme della leggesuccitata è stato istituito un tavolo tra ilMinistero e il Consiglio Nazionale ScuolaCattolica e sono già stati raggiunti alcunirisultati, quali l’abolizione delCommissario Governativo, l’eliminazionedella normativa vigente riguardoagli esami <strong>di</strong> idoneità ecc.È un cammino che procede lentamente,ma portato avanti <strong>di</strong> comune accordoperché ogni scuola possa goderedella propria autonomia in un regime<strong>di</strong> libertà. Speriamo che presto alla paritàgiuri<strong>di</strong>ca possa seguire la parità finanziaria,in modo che qualsiasi famiglia<strong>di</strong> qualsiasi con<strong>di</strong>zione possa accederealla scuola paritaria, se tale sceltaentra nelle sue prospettive. Già daquesto momento tale scelta è facilitatada parte della Regione Lombar<strong>di</strong>a attraversoil bonus Scuola.In vista del rinnovamento <strong>di</strong> tutto ilnuovo sistema formativo, con il passaggiograduale ma concreto da unascuola sostanzialmente nello Stato aduna scuola della società civile, il Card.Camillo Ruini sosteneva: «Il camminointrapreso sulla via dell’autonomiascolastica è certamente in questa <strong>di</strong>rezione,ma esige interventi migliorativi<strong>di</strong> rilievo, che la nuova legislatura dovràattuare con l’apporto <strong>di</strong> tutte leforze politiche. In questo contesto varipreso il cammino verso la effettivaparità <strong>di</strong> tutte le istituzioni scolastichedel sistema nazionale <strong>di</strong> istruzione,che superi l’incompiutezza e l’ambiguitàdella legge approvata nella passatalegislatura e rafforzandone i positiviaspetti giuri<strong>di</strong>ci garantisca a tutti icitta<strong>di</strong>ni l’esercizio dei loro <strong>di</strong>ritti educativianche sotto l’aspetto economico,senza mortificanti con<strong>di</strong>zionamentiper le fasce più deboli della società, econsenta alla nostra nazione <strong>di</strong> raggiungereil traguardo <strong>di</strong> civiltà già datempo acquisito nella maggior partedei paesi europei in campo scolastico -educativo».don ranco ontanaDirettore - PresideDon Marco da RomaCarissimi amici <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>, da ormaicinque mesi mi trovo aRoma, presso l’UniversitàPontificia Salesiana, per prepararmiall’Or<strong>di</strong>nazione Sacerdotale.L’università è un ambiente salesiano einternazionale; in particolare la comunitàdei <strong>di</strong>aconi salesiani, che è intitolataa San Tommaso d’Aquino, è compostada tre <strong>di</strong>aconi lombar<strong>di</strong>, tre veneti,un piemontese, un toscano, unabruzzese, un campano, un siculo, unospagnolo, tre in<strong>di</strong>ani, un bielorusso,due ucraini, un filippino e uno dellaRepubblica Ceca. Siamo guidati dal<strong>di</strong>rettore don Stephen e quattro formatoriche ci accompagnano nel camminoformativo <strong>di</strong> quest’anno così impegnativoed importante per il nostrocammino verso l’Or<strong>di</strong>nazione sacerdotale.Il Superiore <strong>di</strong> tutta l’Universitàsalesiana, della quale fannoparte circa 260 salesiani, è don rancescoCereda, Ispettore in Lombar<strong>di</strong>aed Emilia Romagna fino al 1998. Ciascuno<strong>di</strong> noi segue un particolare curricolo<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> all’interno dell’Università:io seguo il corso <strong>di</strong> Licenza inTeologia Dogmatica.Il mio servizio pastorale al sabato ealla domenica lo svolgo nell’oratoriodella Casa Generalizia delle Suore iglie<strong>di</strong> Maria Ausiliatrice, dove seguoin particolare i ragazzi delle me<strong>di</strong>e e laformazione degli animatori: è una realtàmolto bella e vivace, anche se devoconfidarvi una grande nostalgia per ilnostro oratorio <strong>di</strong> Samber e per tuttigli amici <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>.Avrete sicuramente appreso la tristenotizia della morte del nostro amatissimoRettor Maggiore, don Vecchi,che era ricoverato nell’infermeria dellanostra università; quando sono arrivatoa settembre era già molto gravema ho potuto ancora parlare con lui.Ci ha dato una testimonianza eccezionaledurante tutto il decorso della malattiafino ai momenti più <strong>di</strong>fficili degliultimi tempi, offrendo la sua sofferenzaper la congregazione salesiana e pertutti i giovani del mondo. Ha lasciatoun grande vuoto, anche se lo pensiamotra le braccia del Padre accanto a donBosco.Il giorno <strong>di</strong> Natale ho avuto la gioia <strong>di</strong>incontrare il Papa, salutarlo, parlarecon lui e ricevere la sua bene<strong>di</strong>zioneper il cammino che mi porterà all’or-L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


Scuola animatoriAnche quest’anno l’MGS(Movimento giovanile Salesiano)ha organizzato a SestoSan Giovanni la Scuola Animatori,e anche quest’anno l’oratorio SalesianoSan Bernar<strong>di</strong>no ha visto partecipitrenta ragazzi. Di cosa si tratta?È una scuola che si è svolta durantequattro week-end, uno almese, a partire da novembre, che <strong>di</strong>videgli iscritti in due gran<strong>di</strong> gruppi(1°Livello - 2° Livello), sud<strong>di</strong>visi aloro volta in altri due sottogruppi, inbase all’esperienza del ragazzo; si va,infatti, dall’animatore principianteall’animatore “più esperto”. Grazie aquesta scuola s’impara a crescere secondol’educazione <strong>di</strong> Don Bosco, masoprattutto s’impara ad animare seguendolo spirito salesiano...Si offre la possibilità <strong>di</strong> seguire laboratoririguardanti le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong>gruppo, il valore educativo del gioco,le espressioni corporee... tutte attivitàche fanno imparare all’animatorea rapportarsi al meglio con i ragazzicon cui si trova ad aver a che fare inoratorio durante le varie attivitàdell’anno.Ma oltre a saper animare, l’animatoredeve saper anche crescere testimoniandola Parola <strong>di</strong> Dio nel suoquoti<strong>di</strong>ano. Di conseguenza dei salesianicon la “S” maiuscola tengonolezioni riguardanti la figura <strong>di</strong> Gesù,l’ascolto e la comprensione della Parola<strong>di</strong> Dio... Scuola animatori significaanche stare insieme e conosceretanta gente nuova proveniente dalle<strong>di</strong>verse case Salesiane e delle iglie<strong>di</strong> Maria Ausiliatrice della Lombar<strong>di</strong>a,con<strong>di</strong>videndo momenti <strong>di</strong> preghierae <strong>di</strong> gioco...La scuola non è solo lezione: durantel’anno ci sono degli appuntamenti,sempre organizzati da salesiani e iglie<strong>di</strong> Maria Ausiliatrice, che vedonocome protagonisti gli “alunni”: sitratta <strong>di</strong> convegni e feste dove i ragazzipossono mettere m pratica ciòche è stato loro insegnato e dove possonoimparare sempre <strong>di</strong> più, portandoa casa un bagaglio sempre piùgrande...E d’estate tutti vanno in vacanza?Assolutamente no!Oltre ai Grest nei vari oratori, si organizzanocampi estivi, sud<strong>di</strong>visianch’essi in <strong>di</strong>versi “livelli”, dove sidà la possibilità <strong>di</strong> trascorrere insiemeuna settimana all’insegna del <strong>di</strong>vertimentoe dello spirito salesianoche è sempre presente: Pejo, Nave eCesenatico sono le mete preferite,dove l’animatore può crescere semprepiù...È il secondo anno che viene propostala scuola animatori e sempre più ragazzila frequentano: grazie a questaopportunità ogni oratorio salesianopotrà godere <strong>di</strong> animatori “doc”...Un animatore<strong>di</strong>nazione sacerdotale: è stata una gioiagran<strong>di</strong>ssima, mi ha assicurato “volentieri”la sua preghiera e mi ha datola sua bene<strong>di</strong>zione tracciando il segnodella Croce sulla mia fronte. Un incontrodavvero significativo, che mi ha fattopregustare la gioia <strong>di</strong> essere ministrodella Chiesa <strong>di</strong> Dio, in obbe<strong>di</strong>enzaal Papa, come voleva don Bosco.Oggi, mercoledì delle Ceneri, iniziamol’itinerario quaresimale, all’insegnadella preghiera del <strong>di</strong>giuno e della carità,per mettere davvero il Signore alprimo posto della nostra vita, riorientareil nostro cammino verso <strong>di</strong> lui perarrivare a vivere i giorni del TriduoSanto e soprattutto della Pasqua comeculmine della nostra esperienza <strong>di</strong>fede: Gesù Risorto, luce della nostravita e via sicura verso il Padre. Lo faremoanche attraverso il messaggio delPapa per questa Quaresima <strong>2002</strong>«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamentedate», che mette in risalto la<strong>di</strong>mensione del dono. Auguro a tutti,<strong>di</strong> cuore, un buon cammino quaresimaleed una santa Pasqua <strong>di</strong> Risurrezioneperché il Signore risorto vi ricolmidelle sue bene<strong>di</strong>zioni.Vi chiedo un ricordo nella preghiera invista della mia Or<strong>di</strong>nazione sacerdotaleche, a Dio piacendo, sarà celebratanel Duomo <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>, sabato 15 giugno<strong>2002</strong>, e per questo ringrazio il prevostodon Rosario Verzeletti per la sua squisitasensibilità ed il <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> SanBemar<strong>di</strong>no don ranco ontana, contutta la comunità salesiana. Siete dasubito tutti invitati per far festa insiemea me (e insieme ai confratelli salesianiche saranno or<strong>di</strong>nati preti conme: don Luca ossati, don Mino Grittie don Luca Pozzoni) e ringraziare il Signoreper questo grande dono.Un ricordo speciale per tutti voi nellamia preghiera (<strong>di</strong>cono che a Roma valga<strong>di</strong> più).Arrivederci a prestodon Marco Cremonesi23L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


24SAN BERNARDINODa <strong>Chiari</strong>a GuarapuavaIntervista al volontarioLorenzo MolettaCom’è nata l’idea <strong>di</strong> questo viaggio?L’idea è nata ad agosto 2001, quando èstato a <strong>Chiari</strong> Mons. Zerbini.In quell’occasione ho espresso unacerta mia <strong>di</strong>sponibilità a mettermi asua <strong>di</strong>sposizione anche a Guarapuava.Successivamente si sono avuti contatticon don ranco del Notaro e unoscambio <strong>di</strong> fax con il Vescovo in cui venivachiesta conferma della mia <strong>di</strong>sponibilità,specie per accompagnare ilVescovo in una serie <strong>di</strong> incontri pressoalcune parrocchie della sua <strong>di</strong>ocesi.Ho accolto l’invito con entusiasmo,pensando che un’occasione del generenon dovevo farla scappare. A <strong>di</strong>cembreabbiamo perfezionato gli accor<strong>di</strong> el’8 gennaio sono partitoCome si è svolto il viaggio?Sono partito alle ore 19.00 dell’8 gennaiodall’aeroporto della Malpensa eho fatto scalo a San Paolo alle ore 6.30locali (da noi sarebbero state le 10.30).Da S. Paolo ho ripreso l’aereo per Curitibae da qui ho proseguito in pullmanper giungere a Guarapuava alle18.30 locali: complessivamente 27 ore<strong>di</strong> viaggio. All’arrivo erano ad accogliermia braccia aperte il Vescovo colsuo autista. È stato un bellissimo e calorosoincontro. Sono stato ospitato invescovado: un e<strong>di</strong>ficio or<strong>di</strong>nario, dovesi trova l’abitazione del Vescovo, lacappella in cui il Vescovo celebra tuttele mattine la S. Messa, e alcuni localiper gli uffici della curia con alcuni impiegati.A tavola e durante i viaggi laconversazione si svolgeva intorno aitemi riguardanti <strong>Chiari</strong>, i parenti e gliamici comuni. Il Vescovo ricorda tuttoe tutti e per tutti ha un augurio e unapreghiera.Come hai trovato il Vescovo?Il Vescovo l’ho trovato molto bene,nonostante le sue note <strong>di</strong>fficoltà con lavista, molto attivo e impegnato con isuoi sacerdoti, specie negli incontrisettimanali e nelle visite alle parrocchie.La <strong>di</strong>ocesi è grande quasi come laLombar<strong>di</strong>a ed è articolata in 42 parrocchie,10 in città e le altre a gran<strong>di</strong><strong>di</strong>stanze da Guarapuava; 150 Km lapiù vicina. Per questo deve affrontarelunghi viaggi e su strade non moltoagevoli. Per favorire i rapporti tra i sacerdotie con il Vescovo, normalmentevengono organizzati incontri a gruppitra i più “vicini” dove vengono affrontatiproblemi <strong>di</strong> carattere generale epastorale. Questi incontri si svolgonoprincipalmente <strong>di</strong> giovedì e durantetutto il corso dell’anno. A tali incontripartecipa anche il Vescovo Coa<strong>di</strong>utoreche lo sostituirà al termine del suomandato. In pratica si tratta <strong>di</strong> una formaarticolata <strong>di</strong> consiglio presbiteraledurante il quale vengono messi in comuneproblemi, idee e proposte e soluzioni,in comunione con le <strong>di</strong>rettivedella <strong>di</strong>ocesi.Com’è il territorio?Il territorio vario, in prevalenza collinare,è abbastanza coltivato, soprattuttoa soia e mais, con un po’ <strong>di</strong> caffèverso il nord ed ancora <strong>di</strong> più verso ilMato Grosso. La città è caratterizzatada microattività. La <strong>di</strong>ocesi è caratterizzatada attività soprattutto agricolee da con<strong>di</strong>zioni sociali me<strong>di</strong>e. Nonmancano i poveri, né un certo numero<strong>di</strong> in<strong>di</strong>geni.Come ti è sembrata la vita delle parrocchie?Hai notato qualcosa <strong>di</strong> particolarmenteinteressante?In questi quaranta giorni si facevaun’uscita ogni giorno, eccetto la primasettimana in cui sono stato occupatoper un po’ <strong>di</strong> manutenzione in seminario.Il seminario è <strong>di</strong>stante tre chilometrida Guarapuava, è retto da un rettore.Dom Zerbini lo segue con moltacura. È un e<strong>di</strong>ficio ad un piano, a formacircolare tanto che pare un’arenacon al centro il cortile e un po’ <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>no;è abbastanza ampio: ospita dai22 ai 23 giovani dei quali circa un quartogiunge al sacerdozio, gli altri fannoquesta scelta anche per ragioni <strong>di</strong> opportunitàeconomica. Le popolazioniaccolgono il Vescovo con molto entusiasmoe si presentano durante la messaportando il loro saluto festoso emolto colorito. Io purtroppo non capivola lingua, ed ho colto <strong>di</strong> più gliaspetti folcloristici. Nelle parrocchieesistono molti gruppi e associazioni enon mancano gruppi <strong>di</strong> volontariatoche operano soprattutto in aiuto allefamiglie come i gruppi dei focolarini ocome i Centri <strong>di</strong> aiuto alla vita. La partecipazionealla vita pastorale è caratterizzatadalla frequenza generale allamessa festiva; più scarsa è la partecipazionealle iniziative pastorali, soprattuttoalla vita sacramentale. Non mancachi fa dei cammini neocatecumenali;essi tengono le loro riunioni neigiorni feriali. Alcune comunità nonsono rette da parroci, ma da laici mini-L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


stri straor<strong>di</strong>nari dell’eucarestia, cheappartengono generalmente ai gruppineocatecumenali. La domenica curanola proclamazione della Parola <strong>di</strong>Dio, la riflessione e la preghiera. Distribuisconola comunione, le cui ostievengono consacrate dal sacerdote, cheuna volta al mese fa la visita a tali comunità.Hai potuto visitare qualche altra località?Un giorno il Vescovo ha messo a miapiena <strong>di</strong>sposizione la macchina. Cosìsono andato in Bolivia, nel Mato Grossoa Campo Grande dove Mons. Zerbiniha lavorato come economo, e aPoxoreo, dove è stato ed è morto il fratello<strong>di</strong> don Camillo, il Servo <strong>di</strong> DioAttilio Giordani. Sono stato nella chiesadove è deposto il suo cuorenell’altare. È stata una cosa emozionante.Là Attilio è venerato come unsanto e ci sono testimonianze e cheparlano della sua santità. Naturalmenteho visto anche molte altre cose, altrettantointeressanti ed ho fatto dellebellissime esperienze; per esempio hoviaggiato sul fiume in barca per 40 chilometriin mezzo a piante <strong>di</strong> ogni specieecc.Quali conclusioni hai tirato del tuo periodo<strong>di</strong> volontariato in Brasile?Ho ammirato la de<strong>di</strong>zione, il coraggioe le opere realizzate dai missionarinelle più svariate situazioni. Ho costatatocome le popolazioni vogliono lorobene per quanto fanno per loro e apprezzanoi sacrifici dei missionari. Perquesto sono deciso a impegnarmi ancora<strong>di</strong> più in ogni forma <strong>di</strong> aiuto aimissionari. Sono tornato ancora piùconvinto della vali<strong>di</strong>tà della mia collaborazionecon i Salesiani come volontario.a cura <strong>di</strong> Vittorio IezziTestimonidell’amoreDomenica 24 marzo, festa delle Palme, giornata mon<strong>di</strong>ale dellagioventù, si celebra anche la X giornata <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong>giunoper i missionari martiri. Anche nel 2000-2001 è continuata la testimonianzadell’amore dei nostri missionari fino al martirio: tre nel mese<strong>di</strong> gennaio, quattro in febbraio, tre in marzo, uno in aprile, un<strong>di</strong>ci a maggio,cinque in giugno, due in luglio, cinque ad agosto, tre a settembre, do<strong>di</strong>ciad ottobre, otto a novembre, due a <strong>di</strong>cembre.Tra questi cinque italiani: il sacerdote <strong>di</strong>ocesano Nazareno Lanciotti, uccisonel Mato Grosso; il volontario Giuliano Berezzi, ucciso a Kingali inRwanda; Padre Ettore Cunial dei Giuseppini del Murialdo, massacrcato aDurazzo in Albania; il missionario Camilliano Padre Celestino <strong>di</strong> Giambattistaucciso in Burkina aso; lo Stimmatino P. Michele D’Annuci uccisonei pressi <strong>di</strong> Pretoria in Sudafrica. Nel martirologio missionario del2001 figurano anche tre salesiani in<strong>di</strong>ani massacrati a Imphal in In<strong>di</strong>a: PadreAndrea Kindo, P. Raphael Paliakara e il seminarista Joseph Shinu.Impressiona il fatto che il martirio continui anche ai nostri giorni e contanta consistenza, nei <strong>di</strong>versi continenti. La Chiesa continua a testimoniarela sua fedeltà a Gesù Cristo attraverso i suoi figli più generosi nella de<strong>di</strong>zionetotale fino al dono della vita nel sangue. Alla testimonianzadell’amore, data accogliendo generosamente la vocazione missionaria conil <strong>di</strong>stacco dalla propria famiglia e dal proprio paese, i missionari hannounito il coraggio <strong>di</strong> dare il proprio sangue per i popoli dove svolgevano lamissione evangelizzatrice. Il loro sacrificio, la loro de<strong>di</strong>zione si è profondamentefusa con quella <strong>di</strong> Gesù Cristo sulla croce.È un martirio che tante volte non si presenta neanche con l’aureola deitempi antichi, quando il martire era chiamato a testimoniare la propria fedeltàa Gesù Cristo in forma ufficiale, davanti ad un rappresentantedell’autorità politica e davanti alla popolazione.È un martirio nel silenzio, circondato da aspetti misteriosi e oscuri, chesembrano legati solo alla malvagità e miseria umana. Appaiono più comeincidenti mortali sul percorso missionario. Sta <strong>di</strong> fatto che si verificano inuna società dove il messaggio cristiano, pur affiancato da tante opere <strong>di</strong>misericor<strong>di</strong>a, suscita reazioni violente e inimicizie. E il missionario, <strong>di</strong>sponibilee aperto alla sua missione, deve metter in conto anche il martiriocome possibile evenienza.Alle persone che decantano il progresso raggiunto in tutti i settori dellavita e fanno della libertà, spinta fino alla licenza, il loro vangelo reca fasti<strong>di</strong>otale testimonianza dei missionari e cercano <strong>di</strong> smitizzarne la valenzacon ragionamenti dettati dal cosiddetto “buon senso” ad una sola <strong>di</strong>mensione,e ne negano la <strong>di</strong>mensione martiriale. I fatti, letti nella loro crudezza,li contrad<strong>di</strong>cono. Può essere questo il pericolo che corrono anche i cristiani,smitizzare, per <strong>di</strong>fendersi <strong>di</strong> fronte alla testimonianza resa dai nostrimissionari, e continuare sulla me<strong>di</strong>ocrità del quoti<strong>di</strong>ano. Il benessere,ambito e goduto, ammazza ogni colpo d’ala, ogni respiro <strong>di</strong> autentica libertà.Che Dio non permetta a ciascuno <strong>di</strong> noi <strong>di</strong> limitare il nostro impegno missionarioa qualche offerta, a qualche buon pensiero, lasciando cadere nelnulla la testimonianza <strong>di</strong> amore che i nostri missionari ci offrono quoti<strong>di</strong>anamente.D.R..25L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


SAN BERNARDINOGli Stati Generalidei Salesiani26Il 25 febbraio u.s. sono iniziati alSalesianum <strong>di</strong> Roma - Pisana gliStati Generali o il Capitolo Generale25° della Congregazione Salesiana.Sono convenuti puntualmente lasera precedente i 231 capitolari in rappresentanzadei 17.000 salesiani presentiin 128 Paesi del mondo: 129provenientida 19Paesi dell’Europa; 55da 17 Paesi dell’America; 40 da 8 nazionidell’Asia; 6 da 5 Paesi dell’Africa;2 dall’Australia. Di essi 14 provengonoda territori <strong>di</strong> missione.Accanto ai sacerdoti sono presenti 11salesiani coa<strong>di</strong>utori e un <strong>di</strong>acono permanente.Il più anziano ha 74 anni; ilpiù giovane 27 anni. Alcuni <strong>di</strong> essi fannoparte <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto del Capitolo Generalein quanto ispettori o consiglierigenerali, altri vengono eletti dai CapitoliIspettoriali uno per ogni 200 confratellio frazione <strong>di</strong> 200; due oltre i200 confratelli. Una commissione giuri<strong>di</strong>caverificherà la regolarità dellaloro elezione e assisterà il Capitolonell’evenienza <strong>di</strong> qualche problema <strong>di</strong>tale genere. Regolatore è stato a suotempo nominato dal Rettor Maggioredefunto don Antonio Domenech, consiglieregenerale per la pastorale giovanile.Una volta costituite le Commissionicapitolari, i loro presidentifaranno parte del consiglio <strong>di</strong> presidenzache gestirà il funzionamento delCapitolo Generale stesso.Il Capitolo Generale è l’organo supremodella Congregazione e gli spetta <strong>di</strong>stabilire leggi per tutta la Società salesiana,trattare gli affari più importanti,eleggere il Rettor Maggiore e i membridel Consiglio Generale. Si radunaogni sei anni.In base a una larga consultazione fatta,verrà affrontato come problema generale:«La Comunità Salesiana oggi: lavita fraterna; la testimonianza evangelicae la presenza animatrice fra i giovani».Esso è già stato <strong>di</strong>battuto a livellodelle singole Comunità e dai CapitoliIspettoriali, i cui elaborati sonostati sintetizzati da una commissioneprecapitolare e messi a <strong>di</strong>sposizionedei singoli capitolari. Ogni confratellopuò far arrivare <strong>di</strong>rettamente al Regolatoreproprie osservazioni e proposte.Si tratta <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare gli in<strong>di</strong>rizzioperativi fondamentali per il rinnovamentodella Comunità salesiana, perrispondere alle nuove esigenze deitempi e soprattutto alle sfide dei giovani.Un secondo problema dovrà approfon<strong>di</strong>reil Capitolo Generale, quellodel governo centrale della Congregazione.Dopo sei anni <strong>di</strong> esperienza dovràverificare se l’articolazione dellaCongregazione in sette regioni, o zone,affidate a Consiglieri regionali corrispondaalle esigenze o<strong>di</strong>erne dellaanimazione o si debba mo<strong>di</strong>ficare.Al centro dei lavori capitolari si svolgeràla elezione a maggioranza assolutadel Rettor Maggiore, del Vicario,dei quattro consiglieri per la formazione,per la Pastorale Giovanile, per laamiglia Salesiana e per la ComunicazioneSociale, per Le Missioni Salesianee l’Economo Generale. Per i Consiglieriregionali, i capitolari delle singoleRegioni o zone presentano al Capitolouna terna <strong>di</strong> nomi, da cui esso sceglieràa maggioranza assoluta.Questi sono i compiti previsti nellaconvocazione del Capitolo Generale25°. Esso, però, può decidere se affrontarneanche altri nell’ambito della “politica”del prossimo sessennio. Le tappedel cammino capitolare sono tra<strong>di</strong>zionalmentele seguenti: gli Esercizi Spirituali,che quest’anno sono pre<strong>di</strong>cati daS. E. Mons. Alois Kothgasser, vescovosalesiano <strong>di</strong> Innsbruck, già professore<strong>di</strong> teologia dogmatica nell’UniversitàSalesiana <strong>di</strong> Roma; la verifica dello statodella Congregazione salesiana inbase ad una relazione elaborata dalConsiglio Generale riguardo al sessennioappena concluso; le elezioni; i lavoricapitolari: ogni Commissione elaboraun testo con proposte precise,che vengono sottoposte alla votazionedel Capitolo fino alla approvazionedefinitiva; la conclusione dei lavori,prevista per il 20 aprile.Anche per questo Capitolo il Papa hamandato un suo messaggio, pubblicatosu L’Osservatore Romano del 27 febbraiosintetizzandolo nel titolo: «Salesianidel terzo millennio! Siate appassionatimaestri e guide, santi e formatori<strong>di</strong> santi».Una volta eletto il Rettor Maggiorecon il Consiglio Generale, il Papa riceveràin u<strong>di</strong>enza i capitolari e rivolgeràloro un <strong>di</strong>scorso con suggerimenti eorientamenti per l’azione salesiana nelmondo. Quest’anno il Capitolo si troveràa vivere un altro momento storicodella vita della Congregazione: parteciperàin Piazza San Pietro alla beatificazionedel sacerdote salesiano LuigiVariara, del salesiano Coa<strong>di</strong>utore ArtemideZatti e della suora iglia <strong>di</strong>Maria Ausiliatrice suor Maria RomeroMeneses.Alla buona riuscita del Capitolo concorrein modo straor<strong>di</strong>nario la vita comunitariache si conduce nei due mesidella sua durata: si loda insieme il Signore,si celebra insieme l’Eucarestia,si passano insieme i momenti convivialie ricreativi, ci si scambia esperienze epareri, si <strong>di</strong>venta amici, nonostante la<strong>di</strong>versità <strong>di</strong> lingua, delle sensibilità edelle culture. Si sperimenta la caratteristicaprincipale del Capitolo, che èquella dell’unità della Congregazionenella fedeltà al carisma <strong>di</strong> Don Bosco.Nelle <strong>di</strong>scussioni in commissione o durantele assemblee, possono nascere<strong>di</strong>vergenze e contrapposizioni, ma mairotture o rivalità. Sono troppo forti ivalori comuni.Certo, in<strong>di</strong>viduare vie unitarie in situazionitanto <strong>di</strong>verse è molto impegnativo.Anche nel momento delle elezioni,L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


SPORTSolo calcio«La geografia è una scienza esatta, secondo voi?» Disolito il Professore entra al Bar Sport calmo esorridente, saluta tutti ed or<strong>di</strong>na, senza gridare,ma abbastanza solennemente, una china calda con buccia <strong>di</strong> limone,d’estate e d’inverno. Poi s’accosta al banco, vi poggia ilgomito e, rivolto verso i tavoli, sorseggiando, comincia il commentosulle partite giocate e sciorina i suoi fondati pronosticisulle future. L’altra sera appariva visibilmente agitato: non avevaancora del tutto riaccompagnato la porta che già, con tonostentoreo, aveva lanciato ai presenti l’inquietante questione. Si<strong>di</strong>scusse fino a tar<strong>di</strong>, ma almeno si venne a capo <strong>di</strong> qualcosa. Sullageografia, e sulle mie conoscenze nel campo, a me i dubbi eranovenuti leggendo i resoconti <strong>di</strong> una gentile cronista che cimandava in quel <strong>di</strong> Piacenza quando si doveva giocare in provincia<strong>di</strong> Mantova, che ci spe<strong>di</strong>va nel bergamasco quando si dovevaandare in Valtenesi e che era arrivata a definirci Camuni (nessunaoffesa, per carità: ma … dai!). In effetti la cartina della parteorientale della Lombar<strong>di</strong>a è stata uno dei documenti più consultatidurante questo campionato <strong>di</strong> calcio <strong>di</strong> eccellenza giocatodal <strong>Chiari</strong> Valsabbia. Già il nome ci pone <strong>di</strong> fronte a due realtànon solo abbastanza <strong>di</strong>stanti fisicamente, ma anche ben <strong>di</strong>versefra <strong>di</strong> loro per molti altri aspetti. Aggiungete che, fino a pochesettimana fa, la squadra non giocava né in Valsabbia né a <strong>Chiari</strong>,ma a Padenghe del Garda che si trova in Valtenesi. Come vedetei dubbi del Professore erano ben giustificati. Ora però la situazionesi sta semplificando grazie anche ad una ravve<strong>di</strong>mento delComitato Regionale, che pare voler fare ammenda dei pasticciestivi. Il <strong>Chiari</strong> Valsabbia quantomeno gioca a <strong>Chiari</strong>. Ma soprattuttoci si avvicina alla realizzazione della fusione con il<strong>Chiari</strong> Calcio. A me sembrerebbe una buona idea, e non credo<strong>di</strong> essere il solo a pensare così.Ma ora parliamo <strong>di</strong> pallone. Come si può evincere dalle vicendedescritte, il <strong>Chiari</strong> Valsabbia sta trascorrendo un anno <strong>di</strong> transizioneche coinvolge giocatori, tecnici e <strong>di</strong>rigenza. Tenuto conto<strong>di</strong> questo mi pare <strong>di</strong> poter affermare che, tutto sommato, la squadrastia compiendo il cammino in modo non esaltante, ma certamente<strong>di</strong>gnitoso. Ha cominciato il girone d’andata in modo incertoriprendendosi, con buoni risultati, nella seconda fase. Si èritrovata in <strong>di</strong>fficoltà all’inizio del girone <strong>di</strong> ritorno, ma anchequesta volta sembra in grado <strong>di</strong> riprendersi. Ad ogni modo riescea galleggiare sopra la quota a rischio retrocessione con alcunipunti <strong>di</strong> vantaggio che danno, se non proprio sicurezza, un relativatranquillità. Si può sperare che l’anno prossimo avremo a<strong>Chiari</strong> un intero campionato <strong>di</strong> eccellenza, più tranquillo e conprospettive più alte della sola salvezza.Risulta un po’ complicata anche la lettura del campionato del<strong>Chiari</strong> Calcio che gioca in seconda categoria. La squadra ha cominciatoa mostrare il suo valore probabilmente troppo tar<strong>di</strong>.orse bisogna ancora parlare <strong>di</strong> anno <strong>di</strong> transizione per cui non èstato possibile far quadrare tutto fin dal primo momento. ormazione,staff tecnico e <strong>di</strong>rigenza avranno ben dovuto conoscersi,capirsi per raggiungere il dovuto affiatamento. Dopo una rimontadecisa il <strong>Chiari</strong> si trova al terzo posto del suo girone. Sullacarta le prime due non sono irraggiungibili. Il problema è chePontoglio e Gussago vanno ancora forte. Dai risultati comunquesi capisce che i nostri non hanno certo intenzione <strong>di</strong> mollare. Ledue società continuano a mantenere anche un settore giovanilepromettente: in particolare devo <strong>di</strong>chiarare la mia ammirazioneper il lavoro <strong>di</strong> mister Costa, allenatore della formazione allievi.Basta citare i numeri del loro tabellino che registra: 12 vittorie, 3pareggi, 1 sconfitta e continua con 42 gol realizzati e 7 subiti. Questo<strong>Chiari</strong> Mignon schiera un ottimo attacco ed una <strong>di</strong>fesa invalicabile.I miei complimenti. Un voto <strong>di</strong>screto merita il Valsabbia(torniamo alla geografia complicata) che naviga nella me<strong>di</strong>aclassifica del campionato regionale juniores. Le prestazioni ed irisultati delle squadre giovanili della Young Boys sono menobrillanti, ma la presenza dello sport, compreso il calcio, è moltoimportante per un oratorio. Non è la posizione in classifica che favenire meno l’attenzione agli aspetti educativi ed alle occasioni<strong>di</strong> accoglienza dei ragazzi e <strong>di</strong> coinvolgimento degli adulti che ilgioco offre.Il calcio <strong>di</strong> casa è presente anche nel campo amatoriale. Nel campionatoAICS gioca e vince la Tau Metalli <strong>Chiari</strong>. Questa squadraormai da anni domina la situazione sia a livello provincialeche a quello regionale e nazionale. I titoli conquistati non si contanopiù. Anche quest’anno, pur dopo una partenza lenta, è incima alla lista del campionato provinciale con un <strong>di</strong>stacco giàconsiderevole. L’attacco è efficace, la <strong>di</strong>fesa sicura. Ancora unavolta le altre formazioni giocano solo per il secondo posto. Neltorneo CSI troviamo la formazione degli Young Boys più gran<strong>di</strong>.È un campionato che vede la nostra squadra tra quelle relativamentegiovani rispetto alle altre. Comunque l’andamento è complessivamentepositivo, la voglia <strong>di</strong> giocare non manca anche sela composizione del girone richiede trasferte lunghe e su campispesso quasi impossibili. La stampa passa, su questa categoria,notizie piuttosto scarse e spesso imprecise. Sono solo in grado <strong>di</strong><strong>di</strong>re che la classifica pone i nostri in posizione me<strong>di</strong>o alta. Questavolta solo calcio: gli altri sport al mese prossimo. A mezza voce,ma con sussiego, il professore pronunciava i suoi 1 X 2 mentrecompilava la sche<strong>di</strong>na. Gioca con ostinazione anche se non hamai vinto: si ricorda solo un suo storico nove realizzato negli anni’70. Poi volle riprendere il <strong>di</strong>scorso della geografia ma, mentre siaddentrava in questioni <strong>di</strong> epistemologia si rese conto che tuttiavevamo sonno. «Buonanoootte…».Bruno Mazzotti27non resta molto spazio per arrivismi onazionalismi. Stando alla classificazionedel <strong>di</strong>ritto canonico, il Capitolo Generale25° è un Capitolo or<strong>di</strong>nario,perché celebrato al compimento deisei anni dal Capitolo precedente. Lamorte del Rettor Maggiore Don JuanE. Vecchi il 23 gennaio non ne ha fattoanticipare né la convocazione, né la celebrazione.È straor<strong>di</strong>nario per la situazionein cui ci troviamo e per la crisi<strong>di</strong> valori che stiamo vivendo e, che volentio nolenti, incide sulla vitalità dellavita religiosa.Se si tiene presente il mondo giovanile,la problematica si accentua. Ben venga,perciò, il Capitolo Generale 25°!E, come da tempo an<strong>di</strong>amo pregando,il Padre «doni a coloro che vi partecipanola docilità allo Spirito Santo e lacapacità <strong>di</strong> ricercare la volontà <strong>di</strong> Dioin quest’ora della storia».don elice RizziniL’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


BIBLIOTECA DON LUIGI RIVETTII nostri video28Come già in passato, presentiamoalcuni film delle più recentivideocassette della BibliotecaRivetti, con l’intento <strong>di</strong> facilitare la scelta<strong>di</strong> chi desiderasse prenderle in visione.Un’occasione per accostare film <strong>di</strong>buon livello e magari confrontare, anchein famiglia, impressioni e valutazionisu temi molto attuali.Le videocassette, come i libri, vengonodate in prestito gratuitamente.Himalaya - L’infanzia <strong>di</strong> un capoUn regista, Eric Valli, che conosce ilcinema, che sa da che parte si cominciaa costruire un’inquadratura, che, dagrande documentarista, non lascianulla al caso e gira gli esterni per tuttoil tempo che occorre: ben quin<strong>di</strong>ci anni<strong>di</strong> duro impegno nei luoghi, tra i quattroe i cinquemila metri del Dolpo, nelcuore dell’Himalaya, un’arida regione,ricca soltanto <strong>di</strong> salgemma. Eric Valliimpianta, nel fascinoso e duro scenariohimalayano, la migliore epica western,che si <strong>di</strong>pana nell’evocazione <strong>di</strong> unviaggio in cui il documentario <strong>di</strong> fantasiae quello concettuale si fondono.Siamo a Dolo, un piccolo villaggio imprigionatonel cuore dell’Himalaya: làil sale è l’unica preziosissima merceche ogni anno un gruppo <strong>di</strong> scelti, ar<strong>di</strong>mentosicarovanieri, porta a valle lungo<strong>di</strong>rupi da capogiro per essere scambiatacon l’in<strong>di</strong>spensabile grano dellevalli del Nepal. Al ritorno da una spe<strong>di</strong>zione,il figlio del capo Tinle rimaneucciso per aver preso un sentiero troppoaccidentato, inviso agli dei e perseguitatodall’ira dei demoni. Il vecchioattribuisce la colpa <strong>di</strong> questa ingratamorte al compagno <strong>di</strong> suo figlio, Karma,accusandolo <strong>di</strong> aver bramato il ruolo<strong>di</strong> capo che, per successione, dovevaandare a suo figlio. Si apre una frattura:i giovani abitanti <strong>di</strong> Dolo, affascinatidal prestigio e dalla forza <strong>di</strong> Karma,scelgono <strong>di</strong> seguirlo nella prossimatraversata coinvolti dalla sua risolutezza,mentre i più anziani, ancorafedeli a Tinle, che oramai è accecatodall’o<strong>di</strong>o, improvvisano un improbabilegruppo <strong>di</strong> carovanieri guidati dalleloro tra<strong>di</strong>zioni e dai segnali <strong>di</strong>vini. Pasang,il piccolo nipote <strong>di</strong> Tinle, <strong>di</strong>verrà,insieme alla madre e allo zio, l’unico e<strong>di</strong>sorientato giovane coinvolto nell’impresadella seconda carovana.L’occhio documentarista <strong>di</strong> questofanciullo sarà spinto prematuramenteverso un sentiero <strong>di</strong> osservazione ecomprensione, che lo porterà ad equilibrarele inevitabili <strong>di</strong>scordanze sortetra memoria e rinnovamento.Il CerchioLa scelta <strong>di</strong> base del regista Jafar Panahiè quella <strong>di</strong> un’esplorazione delmondo condotta a misura della donnairaniana. In questo film, vincitore delprestigioso Leone d’oro alla 57 a e<strong>di</strong>zionedella mostra del Cinema <strong>di</strong> Venezia,non ci sono protagonisti assoluti,ma otto microstorie <strong>di</strong> donne sullosfondo dell’Iran integralista e teocratico,interconnesse da incontri fugaci.Ogni donna entra nella narrazionemettendo a parte lo spettatore del suocammino nel mondo, limitatamente altratto visibile <strong>di</strong> questo cammino: unadonna ha appena partorito una bambinae i parenti si <strong>di</strong>sperano, un’altra,priva <strong>di</strong> documenti, non riesce ad acquistareun biglietto per la corrieraperché viaggia da sola, un’ultima, infine,è scappata dal carcere per abortire,ma senza il consenso del marito o <strong>di</strong>suo padre non può fare nulla. Vicendeche si incontrano e subito si allontanano,per descrivere un mondo ostiledall’inizio alla fine all’esistenza femminile.Ma <strong>di</strong> queste donne, in definitiva,non si sa nulla, salvo il fatto chehanno scontato una pena detentiva eche attualmente con<strong>di</strong>vidono una con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> precarietà, <strong>di</strong> costante pericolo;ed è un senso del pericolo che haun referente non in coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> genere,ma nella cultura repressiva figliadell’integralismo religioso.Ha detto Panahi: “Le donne del miofilm escono da una piccola prigioneper andare in una ben più grande”. Èla metafora portante de Il Cerchio, chegià nel titolo è avvertimento <strong>di</strong> uno svilupponarrativo suggerito allo spettatoredall’analogia che si crea fra la primainquadratura e l’ultima, immagini<strong>di</strong> feritoie che aprono o chiudono ilvarco allo sguardo.Pregio dell’opera è aver saputo darecorpo e voce alla mancanza <strong>di</strong> futuroche affligge un gruppo umano, e averlofatto col cinema... perché, a pensarcibene, l’eventualità che un personaggiocinematografico provi delle paure reali èpraticamente assente nei film occidentali,ossessivamente metalinguistici e impegnatinel “raccontare il cinema”.a cura <strong>di</strong> Luciano CinquiniLa scuola materna, per far passareil messaggio che leggere è un gioco,è un piacere. L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


SCUOLA MATERNAPEDERSOLILa piccola bibliotecaQuale è l’età più adatta per appassionarei bambini alla lettura?È una <strong>di</strong> quelle domandeche un genitore si pone non appenai suoi figli cominciano a leggere. Non èpoi così scontato che l’età per iniziaread amare i libri debba coincidere conquella della scuola elementare. Proprioper questo, nella scuola maternasi può incominciare a far passare ilmessaggio che leggere è un gioco, è unpiacere.Naturalmente i bimbi così piccoli hannobisogno <strong>di</strong> papà e mamma, hannobisogno, per così <strong>di</strong>re, del buon esempio.Così nella scuola materna Perdersolisi ricomincia a far funzionare lapiccola biblioteca interna e il prestitolibri. Dentro la scuola è stata creata lamini-biblioteca, dove i bambini dell’ultimoanno possono scegliere cosa voglionoleggere a casa con i loro genitori.I piccoli lettori sanno che il libro èuna cosa importante, sanno che ne dovrannoavere la massima cura oppuredovranno riportarne una nuovo.Visto che non possono ancora leggere,per scegliere useranno schede che nonhanno titoli ma figure, e poi avrannobisogno <strong>di</strong> mamma e papà che dovrannoaiutarli per il resto. Per fare amareancora <strong>di</strong> più questo momento ai giovanissimilettori, alcune mamme, generosissime,hanno avuto un’idea:hanno creato e cucito, per il momentodel prestito libri, tante piccole borsine.Non paghe del risultato, hanno deciso<strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere su ogni loro creazione illogo della scuola. Un lavoro lungo, cheperò ha dato molta sod<strong>di</strong>sfazione e hafatto sentire veramente importanti i bibliofiliin erba.Quando entreranno nella biblioteca ibambini sceglieranno il libro che piùgra<strong>di</strong>scono, che verrà loro consegnatonella borsina speciale dei libri. La stessain cui il libro deve tornare appenaletto. È probabile che l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>leggere qualche breve racconto, concalma, sarà un regalo che farà piacereanche ai genitori.Una scusa per fermarsi e crescere insieme.Alcune mammeMONDO EMMINILELa regina ElenaHo fatto visita ad Elena, un’anziana signora che non vedevo da<strong>di</strong>versi anni. Mi ha accolto con il suo sorriso buono e, abbracciandomi,ha subito esclamato: “inalmente! Come sonocontenta <strong>di</strong> vederti! Ti trovo bene…”Poi, una volta sedute nel suo salotto, ha cominciato a darmi notizie deisuoi familiari. Io guardavo affascinata una bella foto che stava in cornicesul tavolino. Lei se ne accorse e la prese tra le mani.“Ve<strong>di</strong>, che bella foto ? - <strong>di</strong>sse - Era il giorno del mio matrimonio. Si può<strong>di</strong>re proprio il più bel giorno della mia vita!”Intanto guardavo le persone che attorniavano gli sposi, una quin<strong>di</strong>cinain tutto. C’erano i suoi fratelli, le sorelle e, al centro, i vecchi genitori.Tutti con l’abito delle feste, le donne col cappellino e i guanti, la madrecon un vestito <strong>di</strong> seta nera <strong>di</strong> foggia ottocentesca. Elena osservò: “Pensache sono già scomparsi tutti quanti! Anch’io ormai sono così vecchia…la prossima tua visita sarà per il mio funerale…” E aggiunse:“Però devi sapere che non sono affatto malcontenta della mia vita.Dopo sposata ero entrata nella famiglia dei miei suoceri, ho sempre lavoratomolto, sono rimasta vedova dopo sei anni quando ero in attesadella terza figlia. Per fortuna non ero sola. Tutte le mattine ci alzavamoprestissimo, io e mia suocera, per andare alla prima Messa. Poi cominciavail lavoro. Si andava a letto con la schiena indolenzita. Però ringraziavoDio perché le mie figlie crescevano bene: infatti sono brave, vengonosempre a vedere <strong>di</strong> che cosa ho bisogno e mi aiutano. Le chiesi:“Come mai ti chiami Elena? Non è un nome della tua famiglia”.“In casa nostra c’era appeso, in sala, un ritratto delle regina d’Italia.Era molto bella, con la corona sui capelli neri e una lunga collana <strong>di</strong>perle. Si chiamava Elena e mia madre l’ammirava molto”.Nel congedarmi affettuosamente, quasi continuando un suo pensiero,Elena mi <strong>di</strong>sse: “Noi dobbiamo vivere facendo del nostro meglio. Siamonelle mani del Signore!”Ida AmbrosianiGruppo Volontaridel SoccorsoEsci dall’egoismo,entra nel volontariato“Ci sono persone che sono <strong>di</strong>spostea fare qualcosa, senza alcun tornaconto,solo per poter vivere in unmondo migliore. Costoro ogni giornooffrono la loro opera in modo liberoe gratuito”.Per informazioni rivolgersipresso la Sedevia G. B. Rota, 27/cTelefono030.7000069339.3499420BibliotecaDon Luigi RivettiVia Garibal<strong>di</strong> 3Orario d’aperturaDomenica 9.00 - 11.00Giovedì 9.00 - 11.0015.00 - 17.00Sabato 9.30 - 11.00 I libri vengono dati inlettura gratuitamenteper 30 giorni. Le videocassette vengonodate gratuitamentein visione per 3 giorni.29L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


30SCOUTL’impresa,ovvero: lo stiledell’avventuraQueste due parole ricorronofrequentemente nel nostrolinguaggio familiare, e consignificati spesso antitetici: “Che impresa!”,per in<strong>di</strong>care un’esperienzacondotta al limite delle proprie capacitàma fattibile, che si è conclusa inmodo positivo; “È un’avventura”, perin<strong>di</strong>care un’esperienza superficiale <strong>di</strong>cui non si cercheranno tracce nellanostra vita.Ma questi due termini, per me chesono scout, hanno un’anima sola e richiamanoalla mente molti momentitrascorsi con i ragazzi. Per questo misembra un’ottima idea con<strong>di</strong>viderecon voi le riflessioni, apparse sulla rivistaassociativa “Agesci Lombar<strong>di</strong>a”,scritte da Clau<strong>di</strong>a Cremonesi, Incaricataregionale per la Branca Esploratori- Guide.«Per uno scout vivere l’avventura nonè un optional. Davvero. Non è unacosa che si può tranquillamente decidere<strong>di</strong> non fare, ma è una <strong>di</strong> quellecose che caratterizzano lo scoutismocome proposta pedagogica; vale a<strong>di</strong>re che, se non c’è avventura, è altamenteprobabile che non stiamo facendoscoutismo. L’avventura èilcuoredella nostra proposta, l’acquadentro la quale ci muoviamo con lenostre attività. Certo, l’avventura nonè nemmeno qualcosa che si possaprendere sotto gamba. Non è per superficialitào leggerezza che deci<strong>di</strong>amo<strong>di</strong> vivere la nostra vita avventurosamente.E per noi avventura non ènemmeno sinonimo <strong>di</strong> pericolo, perchéabbiamo deciso <strong>di</strong> progettare lenostre avventure. E lo facciamo attraversol’impresa.L’impresa, insieme alla squadriglia, èuno degli strumenti geniali del metodoscout. Vorrei anche qui sottolineareche non si dà scoutismo senza squadrigliae impresa, cioè senza Impresa<strong>di</strong> Squadriglia. In fondo, se ci pensiamobene, anche il CAI porta i ragazziin montagna (forse meglio <strong>di</strong> noi), anchela LIPU propone attività a strettocontatto con la natura, anche il WWorganizza campi estivi. Ma qual è la<strong>di</strong>fferenza tra lo scoutismo ed altre associazioni?Beh, la <strong>di</strong>fferenza sta proprionella squadriglia e nelle imprese.Lo scoutismo propone ai ragazzini dai12 ai 16 anni <strong>di</strong> vivere le proprie avventureda soli, autonomamente. E lofa oggi a scapito <strong>di</strong> tutti coloro chepensano che un ragazzo <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci annonon è abbastanza grande per poterpensare anche a qualcun altro. Ma alloraqual è l’età in cui si può cominciarea pensare anche agli altri?L’impresa è in sé un meccanismosemplice che lascia sbalor<strong>di</strong>ti per ilcoraggio della proposta che fa. Essachiede una sola cosa ai ragazzi: cercateil vostro sogno e realizzatelo. Tuttoqua. In fondo l’impresa è lo strumentoche lo scoutismo si è dato per realizzarei sogni dei ragazzi. Quandochie<strong>di</strong>amo al Reparto o alla Squadriglia<strong>di</strong> ideare un’impresa, stiamo chiedendoloro <strong>di</strong> decidere quale sognovogliono realizzare, che tipo <strong>di</strong> avventuravivere in quest’impresa. Stiamochiedendo loro <strong>di</strong> progettare la loroavventura. Questa è una fase moltodelicata: chiedere ai ragazzi qualisono le cose che vogliono fare sembra,oggi, un obiettivo quasi irraggiungibile.Parlando con parecchi capi ho sentitopiù volte <strong>di</strong>re che i ragazzi non hannoidee da proporre. Questo mi ha sempredato da pensare: in fondo l’età delReparto dovrebbe essere un’età in cuii ragazzi hanno mille idee sul da farsi.Oggi non è più così e credo che i responsabilifondamentali <strong>di</strong> questo fattosiano due. Da un lato la tendenzasociale a fornire pacchetti già pronti <strong>di</strong>attività usa e getta aumenta vertiginosamentequel senso <strong>di</strong> assuefazione atutto, che spesso ve<strong>di</strong>amo negli occhidei nostri ragazzi. Dall’altro alcune nostreresponsabilità, perché spesso siamoi primi ad aver paura del fatto che iragazzi non hanno idee da proporre; edallora facciamo la cosa più sbagliata chesi possa fare: proponiamo noi al postoloro.Per certi versi il meccanismo è quasi naturale,ma noi dobbiamo cercare <strong>di</strong> fermarloper riportare al centro dell’avventurai veri protagonisti: i ragazzi.Solo così l’impresa <strong>di</strong>verrà coinvolgenteper tutti: solo se tutti insieme avrannodeciso cosa fare, solo se avranno tuttiun posto d’azione, cioè un ruolo fondamentaleper lo svolgimento delle attivitàe, infine, solo se le relazioni instauratetra i ragazzi saranno positive.E questo è il nostro compito fondamentale<strong>di</strong> capi. Non decidere che impresafare, ma guardare dentro alle impreseche i ragazzi hanno deciso e vedere chetipo <strong>di</strong> relazioni si sono instaurate, chetipo <strong>di</strong> clima c’è nella squadriglia o nelreparto, che tipo <strong>di</strong> gestione ha deciso<strong>di</strong> assumere il caposquadriglia. Il nostroruolo è quello <strong>di</strong> garantire che le regoledel gioco vengano rispettate, e le regoledel nostro gioco si identificano nellaPromessa e nella Legge. Siamo i garantidella Legge. A qualcuno potrà sembrareuna cosa semplice, per me non lo èaffatto. Smettiamo <strong>di</strong> perdere tempoorganizzando giochini per la domenicae concentriamo i nostri sforzi sui ragazzi,stiamoli ad ascoltare e scopriremoche hanno ancora tante idee da proporre.Cerchiamo <strong>di</strong> proteggere i più piccolie <strong>di</strong> responsabilizzare i più gran<strong>di</strong>.Lavoriamo con i capisquadriglia e facciamoraccontare loro come vanno leimprese, aiutiamoli nel <strong>di</strong>fficile compitoche devono svolgere e sosteniamolicome meglio sappiamo.acciamo in modo che le imprese <strong>di</strong>ventinolo stile del nostro Reparto.Per <strong>di</strong>rlo con un detto scout: un annoscout è un susseguirsi <strong>di</strong> imprese.Non è banale né stupido insegnare airagazzi un modo per realizzare i proprisogni, anzi è il cuore della nostraproposta. Insegnamo loro a progettarele loro imprese e loro imparerannoa progettate le loro vite».Lina MarellaL’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


TEATRO SANT’ORSOLA D’ANTANUna lunga storiaVi voglio raccontare una lungastoria: se è anche bella lo decideremoinsieme, alla fine.Siamo nel lontano 1938, ben sessantaquattroanni fa: prevosto è monsignorEnrico Capretti, podestà l’avvocatoPaolo Scarpetta, segretario del partitonazionale fascista il signor CamilloVecchiolini. Si celebra un evento, ilCongresso Eucaristico Interparrocchiale,rimasto nella memoria collettivaper la grande e perfetta organizzazionee per la massiccia partecipazione <strong>di</strong>popolo. Vengono stampati volumi econiate medaglie, si muovono vescovie arcivescovi - un nome fra tutti, IldefonsoSchuster, car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> Milano,che tanta parte avrà nelle vicende legatealla fine del fascismo e particolarmente<strong>di</strong> Mussolini - si scrivono poemie inni. Cantiamo ancora, nelle messesolenni, “O Cristo nei Secoli”, compostoallora dal maestro Carlo Capra suun testo del sacerdote Piero Rigosa.La nostra storia comincia, dunque, ilgiorno in cui monsignor Capretti e isuoi collaboratori si rendono conto <strong>di</strong>avere assoluta necessità <strong>di</strong> un luogoadatto, un bel salone per le numeroseadunanze che si terranno durante lasettimana del congresso, dal 4 all’11settembre. Viene in<strong>di</strong>viduato il posto:il cortile dell’oratorio femminile <strong>di</strong> città,allora nelle a<strong>di</strong>acenze della chiesa<strong>di</strong> Sant’Orsola, tra via Cavalli e vicoloPace. È curiosa la <strong>di</strong>stinzione classistafra oratorio <strong>di</strong> città e oratorio <strong>di</strong> campagna,a seconda della provenienzadelle ragazze, che rimase in uso finoagli anni Settanta: un’altra storia dastu<strong>di</strong>are nei dettagli.Tornando alla scelta del posto è significativocome a nessuno passi per la testa<strong>di</strong> spostarsi verso la periferia: lavita è nel centro e lì deve rimanere.Credo che nemmeno conoscessero ilsignificato della parola “rivitalizzare”.Da subito il salone, denominato “TeatroSant’Orsola”, serve egregiamenteper riunioni, conferenze, spettacoli teatralied anche catechismo. Una grandeporta si apre dal palcoscenico versola chiesa <strong>di</strong> Sant’Orsola: chi sta in teatropuò così ricevere la bene<strong>di</strong>zioneeucaristica.L’anno dopo scoppia la guerra e fino al1945 c’è altro a cui pensare.Nella seconda metà del 1945, con lavoglia <strong>di</strong> lasciarsi alle spalle un cosìlungo, tragico e buio periodo, i signoriRino Torri, Edoardo Tosi, GiuseppeBonotti e Giovanni Caratti, impegnandosipersonalmente ed economicamente,propongono al prevosto <strong>di</strong> installareuna macchina per il cinema ele relative attrezzature. Il “TeatroSant’Orsola” <strong>di</strong>venta “Cinema-Teatro”.“I bambini ci guardano”, “Roma cittàaperta”, “Sciuscià”, “L’onorevoleAngelina”, “Monsieur Verdoux”,“Duello al sole” sono alcuni titoli <strong>di</strong>film del tempo, che ormai fanno partedella storia del cinema.Dopo l’estate del 1947 le cose vannotalmente bene che si può estinguere ildebito verso i quattro promotori e nominareuna commissione per la gestionedella sala. È composta da er<strong>di</strong>nandoDino Delfrate, amministratore;Enrico Traversari, programmatore ecassiere; Giuseppe Moran<strong>di</strong>, programmatoree revisore dei conti; rancescoBosetti, addetto alla manutenzionedegli impianti; Battista Bignotti,consigliere; Dante Pederzoli, consigliere;Giovanni Begni, consigliere e,più tar<strong>di</strong>, Cesare Metelli, anch’egliconsigliere.Il Sant’Orsola <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> una doppialicenza, valida per il teatro e per il cinema;inoltre è autorizzato a gestire ilpiccolo bar annesso al salone, utilizzabileperò soltanto durante gli spettacoli.Il passaggio delle consegne tra i promotorie la nuova commissione avvienein casa del prevosto nel febbraio del1948. Alla stessa riunione è invitatoGiuseppe Salvi, presidente dell’Acli,che al tempo ha sede proprio sopra ilbar. Vengono donate all’Acli sia la licenzache le scorte e gli arre<strong>di</strong>, valutatiin 20.000 lire del 1948. L’Acli assumedunque la gestione del bar, ne cambiapian piano l’arredamento, si ampliaverso la sala a<strong>di</strong>acente. Nelle belle sere<strong>di</strong> primavera inoltrata iniziano ad apparirei primi tavolini tra l’acciottolato<strong>di</strong> vicolo Pace. Nemmeno il “plateatico”allora si sapeva che cosa fosse.Iniziano gli anni d’oro del Sant’Orsola:due o tre persone debbono stare allabiglietteria per smaltire l’inevitabilecoda e altrettante alla porta d’ingressoper regolare l’afflusso del numerosissimopubblico. A piano terra ci sonolunghe file parallele <strong>di</strong> panche in legno,in galleria le se<strong>di</strong>e impagliate. Ilriscaldamento è garantito da due “potenti”stufe a legna. La macchina per laproiezione è una mitica “Pio Pion” adarco.Si aspettano i primi guadagni per acquistarenuove, comode poltroncine...ine della prima puntata.Roberto Bedogna(Ringrazio il signor Dino Delfrate perle preziose informazioni che mi hannopermesso la realizzazione del pezzo.)Il teatro Sant’Orsola durante la visita pastorale <strong>di</strong> mons. Bruno oresti nel 1994.31L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


CLARENSITÀ32In pellegrinaggio a Lourdes«E isé com’ela ‘ndada la girada?...».«Ciàmela girada! L’è stat an pellegrinaggio,som andàcc a pregà, mia ‘n giro!».«Sè, va bene, però gh’ì giràt sö töta larancia...».«Anche chel l’è era... però, quando sómriàcc al Santüare, som restàcc töi lé aboca <strong>di</strong>èrta. Nualter ardàem la Maduninae lé la ma ardaa nó... e sa riaa mia adesmèter de amirala...».Lo scorso febbraio don Luigi unazziè stato ricordato e celebrato presso laondazione Morcelli-Repossi con unabella mostra fotografica tratta dai suoiarchivi. Ecco che l’amico Ranghetti ciha portato una bella fotografia scattataproprio da don Luigi nel settembre1963, durante il primo pellegrinaggiocompiuto dai clarensi a Lourdes. Si riconoscononumerosi concitta<strong>di</strong>ni: tragli altri il portaban<strong>di</strong>era errari e Speran<strong>di</strong>oRocco con il grande cartello.Nascosti, don ranco Tambalotti edon Abramo Putelli. Agli altri, al solito,il piacere <strong>di</strong> riconoscersi.Classe 1ª BStavolta, invece <strong>di</strong> fotografare la maestraAccorsi, più volte ricordata in questepagine, il fotografo ha messo inposa la 1ª B con il bidello Eugenio Boschetti(istìt come ‘n capuràl de giurnada).Siamo nel 1929, si scatta la classicafoto ricordo nel cortile delle scuoleelementari <strong>di</strong> piazza Rocca. I ragazziniritratti, oggi sono bal<strong>di</strong> ottantenni.Qualcuno ci guarda dal cielo. Alcuninomi: Marini, Recal<strong>di</strong>ni, Recenti, esta,Ranghetti, Barbieri.ranco RubagottiC. A. V.Centro aiuto alla vita<strong>Chiari</strong>Segreteria telefonicaContatto <strong>di</strong>urnoTelefono 030.700.16.00L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


APOSTOLATO DELLA PREGHIERAABBONAMENTI SOSTENITORI“Perché nelle rapide e molteplici mutazioniin atto nel mondo contemporaneosia valorizzato il ruolo della famiglia nellasua fondamentale vocazione <strong>di</strong> culladella vita e <strong>di</strong> scuola <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> valori”.Giovanni Paolo II ha donatoalla Chiesa e al mondo il documentoamiliaris consortio.Al paragrafo 6 si legge: “La situazionein cui versa la famiglia presentaaspetti positivi e aspetti negativi: segno,gli uni della salvezza <strong>di</strong> Gesù operantenel mondo, gli altri, del rifiutoche l’uomo oppone all’amore <strong>di</strong> Dio”.Assistiamo attualmente alla debolezzadelle leggi a favore della famiglia senon ad<strong>di</strong>rittura negative per la stessa,come la legalizzazione delle unioni “<strong>di</strong>fatto”, dell’aborto, dell’eutanasia edaltre iniziative che violano la <strong>di</strong>gnitàdella persona umana. Altri paragrafidel suddetto documento della Chiesadefiniscono la famiglia “prima vitalecellula della società” e la vita familiare“come esperienza <strong>di</strong> comunione e <strong>di</strong>partecipazione”. Quanto poi al rapportotra preghiera e vita, al par. 62 silegge: “la preghiera non rappresentaaffatto una evasione dall’impegnoquoti<strong>di</strong>ano, ma costituisce la spintapiù forte perché la famiglia cristianaassuma ed assolva in pienezza tutte lesue responsabilità <strong>di</strong> cellula prima efondamentale della società umana”. Iconiugi sperimentano il dono <strong>di</strong>un’autentica libertà nel dono sincero<strong>di</strong> sé, nel rispetto e nella cor<strong>di</strong>ale accoglienzareciproca, nel vivere un costruttivo<strong>di</strong>alogo, con la favorevoleconseguenza che la vita familiare <strong>di</strong>venteràun cammino <strong>di</strong> fede, ovvero“la prima esperienza <strong>di</strong> Chiesa”. I genitorisaranno così i primi catechistidei loro figli, testimoniando e insegnando,col proprio comportamentoquoti<strong>di</strong>ano come essere cristiani neimomenti belli della vita quanto nelleinevitabili “prove” che essa comportae comprendere quin<strong>di</strong> anche il verosenso della sofferenza e dell’inevitabilemorte, che non termina, ma cambiala nostra vita terrena in quellaeterna. Attraverso l’educazione deivalori spirituali e dei sentimenti, la famigliasi rende anche scuola <strong>di</strong> moltialtri valori e virtù, come il dominio <strong>di</strong>sé, la temperanza, il rispetto della propriae dell’altrui persona e l’aperturaal prossimo. Anche l’intenzione propostaper questo mese <strong>di</strong> aprile è dunque<strong>di</strong> tale importanza che merita un’attentapreghiera per il bene <strong>di</strong> tutti.In parrocchia4 aprile, primo giovedì del mese: celebrazioneper tutti i sacerdoti e religiosie loro vocazioni.5 aprile, primo venerdì del mese, de<strong>di</strong>catoal Sacro Cuore <strong>di</strong> Gesù.Per entrambe le date, celebrazioni secondogli avvisi parrocchiali.a cura <strong>di</strong> Dina GalettiASSOCIAZIONEPENSIONATI CHIARIEcco le informazioni per i nostri iscrittiche leggono con curiosità e benevolenzal’Angelo.Per i nostri defuntiNon <strong>di</strong>mentichiamo che presso la chiesetta<strong>di</strong> San Luigi, in via Varisco, ogni giovedìalle ore 18.00 viene celebrata la SantaMessa per i nostri defunti.Animazioni e ricorrenzeIl giorno 8 marzo abbiamo festeggiato lagiornata della donna e, come da consuetu<strong>di</strong>ne,tutte le nostre iscritte hanno ricevutoun vasetto <strong>di</strong> primule. Continua congrande entusiasmo dei soci “Il ballo delSabato sera”. Occorrerebbero però altrivolontari, specialmente personale femminile,per il servizio del bar.Servizi per la cittàA marzo è incominciato il servizio <strong>di</strong> sorveglianzae cura del parco <strong>di</strong> Villa Mazzotti.Continua la presenza <strong>di</strong> nostriiscritti alla ondazione Morcelli-Repossiper garantire le aperture del mercoledì edel sabato (9-12 / 15-18) della mostra permanentedello scultore Vittorio Pelati.Visite guidateSiamo ancora in attesa <strong>di</strong> notizie per il teatrodella Scala <strong>di</strong> Milano. Nel mese <strong>di</strong>aprile è prevista una gita a Vigevano e<strong>di</strong>ntorni. Per le date, tenere d’occhio labacheca.Soggiorni estiviTremosine montano e lacustre, dal giorno8 al 22 giugno; Gatteo Mare dal 15 al29giugno; Valverde <strong>di</strong> Cesenatico dal 29giugno al 13 luglio. I soci interessati aivari soggiorni possono passare in sedeper iscrizioni e informazioni.Infine ringraziamo <strong>di</strong> cuore per la cor<strong>di</strong>alitàe la <strong>di</strong>sponibilità la <strong>di</strong>rezione deL’Angelo.L. 100.000: Chionni-Dotti, Galli-Orizio,B. E., R. G., Alberto Sigalini, LiviaMarchini, P. P. M., GianfrancoMaestrelli, Renato Marchini, IdaBontempi, Lorini-Belotti, GiorgioGoffi (60 euro); L. 70.000: M.T.;L.60.000: Ebranati, Rosa Malzani, eliceGoffi, Michele Goffi, Lonati-Scalvini,Paolo Pedrini, Renato Montini;L. 50.000: errari-Maifre<strong>di</strong>, IdelbrandoManchi, Maria Bertoli, RicaBelotti, Terzi-Salvoni, Giuseppe Canevari,Graziella Olivari, Na<strong>di</strong>a Ravizza,Bruno acchi, Mauro Porcelli,Sergio Peggion, Lito esta, Navoni-Dotti,Pietro Galli, Teresa BriolaSigalini, Giulia acchetti, LuiginaBosetti, Vanda Ramera, ranco Begni,Olga oglia Reccagni, GianfrancoRossetti, Gemma Capra, AttilioPiantoni Serina, Giuseppe Libretti,Giovanni Olmi, Ruggero Bettoni,Mirella Apollonio, lorinda Galetti,Pietro Vezzoli, Lea De Antoni,Armando Comellini, Valentino Moran<strong>di</strong>ni,Serra-Vezzoli, UmbertoMon<strong>di</strong>ni, Guido Delfrate, VincenzoZini, Giuseppe Olmi, Adele IoreTenchini, Daniele Rapetti, ElenaVertua, Angela Massetti, EdgardoMon<strong>di</strong>ni, Alessandra Bicocchi, MargheritaPeta, Pierino Pighetti, ArmideCicognini, Giulio Bonotti, Li<strong>di</strong>aMetelli, Gino Metelli, GianfrancoVezzoli, Leonardo errari, LuigiTerzi, Mario Rigamonti, AmabileLorini, Narcisa Olivini, Irma Siverio,Luigi Vezzoli, Severino Iore, AnnaTonelli, Luciano Piccinelli, EsterTosi, Emanuela Siverio, Enrico Maifre<strong>di</strong>,Ione Belotti, Pierfranco ranzini,Giuseppe Marongiu, NataleIore, Sergio Metelli, Miriam Grassini,Luigina errari Chionni, Sirani-Vertua,Luigi Olmi, Clau<strong>di</strong>o Verzeletti,Ermanno Cividati, Zucchetti-<strong>Chiari</strong>,Angelo esta, GiovanniRocco, Giuseppe Ranghetti, VirginiaAcerboni, Vincenza Bontempi, GiuseppeNelini, Domenica Carminati,Mario Leni, Signorelli, Lino Caratti,Luigi Lorini, Silvia ioretti, SiverioMaddalena, Elda ochesato, GinoGorini, Luigi Siverio, Carola Lussignoli,Giuseppina Mombelli, Barbieri,Lubiana Guerino, Romolina Lorini,Giorgio Repossi, Rosa Belotti,ranco Olmi, Gianna Licciar<strong>di</strong>,Anna Magrinello, N. N. 13.33L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


34<strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>Lunedì 1 Lunedì dell’AngeloIs 43,16-21; Sal 125; il 3,8-14;Gv8,1-11Martedì 2 S. rancesco da PaolaMercoledì 3 S. RiccardoGiovedì 4 S. IsidoroPrimo del meseVenerdì 5 S. Vincenzo errerPrimo del meseSabato 6 S. VirginiaPrimo del meseDomenica 7 2ª <strong>di</strong> PasquaAt 2,42-47; Sal 117; 1pt 1,3-9;Gv 20,19-31Lunedì 8 Annunciazione del SignoreMartedì 9 S. Maria <strong>di</strong> CleofaMercoledì 10 S. TerenzioGiovedì 11 S. StanislaoVenerdì 12 S. GiulioSabato 13 S. MartinoDomenica 14 3ª <strong>di</strong> PasquaAt 2,14.22-33; Sal 15,1-2a.5.7-11;1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35Lunedì 15 S. AnastasiaMartedì 16 S. Bernardetta SoubirousMercoledì 17 S. AnicetoGiovedì 18 S. AtanasiaVenerdì 19 S. NunzioSabato 20 Tutti i Santi della Chiesa brescianaDomenica 21 4ª <strong>di</strong> PasquaAt 2,14.36-41; Sal 22,2-6; 1Pt 2,20-25;Gv 10,1-10Lunedì 22 S. LeonidaMartedì 23 S. GiorgioMercoledì 24 S. edeleGiovedì 25 S. MarcoVenerdì 26 Beato G. Battista Piamarta,sacerdote brescianoSabato 27 S. ZitaDomenica 28 5ª <strong>di</strong> PasquaAt 6,1-7; Sal 32,1-2.4-5.18-19;1Pt 2,4-9; Gv 14,1-12Giornata della CresimaLunedì 29 S. Caterina da SienaMartedì 30 S. Pio Vesta del Lavoro in fabbricaMaggio <strong>2002</strong>Mercoledì 1 S. Giuseppe artigianoInizio del mese marianoesta del LavoroGiovedì 2 S. CesarePrimo del meseVenerdì 3 Ss. ilippo e GiacomoPrimo del meseSabato 4 S. ulvioPrimo del meseDomenica 5 6ª <strong>di</strong> PasquaAt 8,5-8.14-17; Sal 65,1-7.16.20;1Pt 3,15-18; Gv 14,15-21Santa Messa <strong>di</strong> Prima ComunioneOpere parrocchialiIn memoria <strong>di</strong> Cesarina Locatelli in Loschi 258,23ratelli e sorelle in memoria <strong>di</strong> Amelia Donna 176,65N. N. in memoria <strong>di</strong> Pierina Locatelli 100,00R. e D. nel 50° anniversario <strong>di</strong> matrimonio 100,00N. N. 250,00N. N. in memoria dei propri defunti 154,94N. N. 10,00Associazione Madri Cristiane per riscaldamentosala “Oasi Sant’Angela Merici” 516,46Comunione ammalati zona 4 220,00Centro Ascolto presso Maria Tognoli 50,00Centro giovanile 2000Ultima domenica <strong>di</strong> gennaio 3.804,02N. N. 25,82Bene<strong>di</strong>zione amiglie della zona 1 232,41Bene<strong>di</strong>zione amiglie della zona 4 510,33Bene<strong>di</strong>zione amiglie della zona 2 290,00Comunità <strong>di</strong> San Giovanni 54,00N. N. 50,00N. N. 20,00N. N. 10,00Moglie, figlie, fratello, sorella, cognati e le nipotiin memoria <strong>di</strong> elice Gual<strong>di</strong> 750,00Bene<strong>di</strong>zione amiglie della zona 4 650,00Bene<strong>di</strong>zione amiglie della zona 2 125,00N. N. 2.582,28N. N. nella ricorrenza del 52° <strong>di</strong> matrimonio 516,46. S. 25,00. S. nel 39° anniversario <strong>di</strong> matrimonio 30,00Offerte Chiesa Ospedale 60,00I condomini in memoria <strong>di</strong> Lucio Bonassi 140,00Ultima domenica <strong>di</strong> febbraio 3.773,92Cognata Mari e nipote Agapein memoria <strong>di</strong> Luigi Vezzoli 100,00Silvana, Lucia, Agape, Melania, Carolyin memoria dello zio Luigi Vezzoli 250,00N. N. 2.685,00Alessandro, Barbara e Giorgioin memoria del nonno Emilio Iore 30,00Pina in ricordo della cara defunta Maria Lorinivedova Bettinar<strong>di</strong> 25,00Bene<strong>di</strong>zione amiglie della zona 2 25,00N. N. in memoria <strong>di</strong> papà Luigi 500,00Gian ranco in ricordo dello zio Emilio Iore 50,00N. N. in memoria <strong>di</strong> Luigi Vezzoli 300,00N. N. 154,94N. N. in memoria <strong>di</strong> Luigi Vezzoli 515,00In memoria dello zio Luigi Vezzoli 80,00Offerte cassettina centro Chiesa 559,00Saldo al 12 febbraio <strong>2002</strong> - 904.205,96Offerte dal 12 febbraio al 18 marzo <strong>2002</strong> 18.923,17Uscite dal 12 febbraio al 18 marzo <strong>2002</strong> - 32.935,58Saldo al 18 marzo <strong>2002</strong> - 918.218,37ClarondaN. N. in memoria<strong>di</strong> Teresina Cologna vedova Barbieri 50,00. C. in memoria dei propri defunti 100,00C. A. chiesetta ospedale 80,00CaritasN. N. in memoria dei propri defunti 50,00L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>


Battesimi8. Lucia aglia9. Damiano umagalli10. Maura Giordano11. Mariagrazia Logrippo12. Elisa Lorini13. Andrea RubagottiMatrimoni2. Enrico Dusicon Cristina Recal<strong>di</strong>niDefunti14. Gemma Mombelli <strong>di</strong> anni 9315. Luigina errari 7816. elice Gual<strong>di</strong> 7017. rancesca Gozzini 8118. Vincenzo Mursia 6719. rancesco errari 7720. Ada Redolfi 8721. Rocco Lorini 9022. Caterina Vezzoli 7923. Clementina Riccar<strong>di</strong> 8324. Emilio Iore 7125. Eva rancesca Zani 8826. Elisabetta Maspero 8627. Lucio Bonassi 7228. Gianpiero Negri 6029. Elvinzo Palmoso 7830. Luigi Vezzoli 8831. Giuseppina Rossi 7532. Caterina Plebani 9633 Angelo Lonati 9134 Mario Tabaglio 6535 Teresina Mazzola 93Luigi Vezzoli4/6/1913 - 2/3/<strong>2002</strong>Vogliamo ringraziarti Signore per avercimesso accanto il nonno Luigi, lo hannosempre contrad<strong>di</strong>stinto il suo buonumorein ogni occasione, la sua saggezza e ilsuo ottimismo anche nei momenti <strong>di</strong>fficili.“Sei un campione” era una delle suefrasi più ricorrenti che noi nipoti ci sentivamo<strong>di</strong>re anche quando, magari, non ce lo meritavamo; il suo sorrisosempre stampato sul viso e la sua grande fede, autentica e profonda,una testimonianza molto forte per tutti noi; sulle sue labbra le paroledelle preghiere sono state sempre presenti fino all’ultimo, anche neimomenti <strong>di</strong> sofferenza. Signore, siamo certi che il nostro nonno è giàvicino a te; ricompensalo tu per tutto il bene che ha fatto, e fa’ che anchedal cielo vegli e protegga tutti noi. Grazie nonno.I tuoi nipotiPasqua Mangialardoved. Marconi30/12/1904 - 26/1/<strong>2002</strong>Si è addormentata nel Signore con serenitàil 26 gennaio <strong>2002</strong>. Ha lasciato cometestamento spirituale ai suoi figli amati<strong>di</strong> amarsi tanto come lei li aveva amati,perché saper amare è un grande dono,non un peso. Pasqua ha attinto dalla SantaMessa quoti<strong>di</strong>ana, dall’Eucaristia, <strong>di</strong> cui ogni giorno si nutriva, dallaspeciale devozione a Maria e da tanta, tanta preghiera, la sua grandefede, la forza per riportare ogni giorno l’amore in famiglia e unagrande cor<strong>di</strong>alità e affabilità agli amatissimi e affezionatissimi clientidella rinomata pasticceria Marconi.La nostra preghiera <strong>di</strong> suffragio le ottenga <strong>di</strong> godere presto in pienezzail gau<strong>di</strong>o eterno.35Antonio Lussignoli30/9/1909 - 5/2/1998Clementina Riccar<strong>di</strong> v. Vizzar<strong>di</strong>17/11/1919 - 23/2/<strong>2002</strong>Ester Goffi in Piantoni27/11/1926 - 30/4/2000Anna Piantoni19/10/1956 - 20/2/1990Arturo Lorenzi23/8/1931 - 28/4/1969Maria Gorla v. Lorenzi26/10/1927 - 8/4/1999Margherita Demaria v. Gorla23/1/1905 - 3/4/2001Silvano Malzani25/7/1940 - 5/4/1997L’Angelo - <strong>Aprile</strong> <strong>2002</strong>

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