a cura di Elia Facchetti“Pozzi” di energiaper la zona n. 9Aovest il Santellone, a sud laferrovia e poi su verso Colognee Coccaglio… tutto questoè la zona numero nove! Percorrerlain una giornata d’autunno, quandola natura abbandona la baldanzaprimaverile e l’opulenza dell’estateper prepararsi al riposo invernale, èincantevole. Via Belve, via Villasche,via Bosco Levato fanno a gara nelcercare le più insolite tonalità di coloreper prati e piante. Senza parlare divia Fame e Principio e di tutte quellealtre strade che si incrociano.Ecco un vecchio pozzo, poi campiche profumano di terra appena rivoltata,granoturco d’un marroneramato; ogni tanto il verde dell’erbache ancora non s’arrende all’avanzaredel tempo ed alla nebbiolina chesale dalla roggia, quasi impercettibile,appena accennata com’è.C’è silenzio e poca gente nei campi,solo qualche trattore, qua e là, inutilmenteinseguito da una polvere semprepiù annoiata ed appesantita; cespuglidi gialli topinambur mi accompagnanoe si frappongono tra me edil mont’Orfano appena visibile.Pedalo senza fretta. Attraversandostradine e cavedagne raggiungovia Cattarello che percorro a ritrosofino alla santella della Madonna dellatempesta.Ed è qui che mi appare l’altra facciadella zona.Dov’è finita quell’aria bucolica chefinora mi ha accompagnato? Sparita!D’un tratto mi trovo a percorrerevillaggi di recente costruzione,zone residenziali ultimate e non ancoraabitate o in via di ultimazione.Un cartello si ripete costantemente:vendesi.Da sinistra, in senso orario: visione panoramica della zona n. 9; un vecchiopozzo; un affresco della chiesa di San Pietro, recentemente ritrovato; l’esternodella scuola dell’infanzia Mazzotti-Bergomi.Anni fa era la tessitura della Niggelere Kupfer a delimitare il centro abitato:oltre c’erano solo la campagna epoche cascine.Ora tanti villaggi le fanno corona, daogni lato, e solo l’acqua della roggiaè rimasta immutata: continua a scorreresempre uguale lambendo i balconidelle case di via Buffoli.E se la N.K. quasi si mimetizza nell’ambienteche la circonda, altrettantonon si può dire dell’altro colossoche domina la zona: le TrafilerieCarlo Gnutti, con tutti i pro ed i controche comporta. L’impatto visivoè enorme: chi arrivava a Chiari unavolta vedeva dapprima la torre, oraincontra quel capannone fuori terrache sovrasta il paesaggio e, devodire, non è altrettanto piacevole.Bellezza e utilità spesso non vannod’accordo, come è il caso di questarealtà produttiva che, se da una parteha portato lavoro e benessere, dall’altraha stravolto il territorio e nonha certo contribuito a rendere salubrel’aria che respiriamo.Ma questo è un altro problema la cuisoluzione non spetta a noi, ma che,tuttavia, non può lasciarci indifferenti.Alla sua ombra, più che a quella degliangeli piazzati in mezzo alla rotondaantistante, sono stati edificati alcuniservizi fondamentali, dall’asiloinfantile (o devo dire scuola dell’infanzia?)alle scuole medie superiori.Senza parlare di quell’altra realtàconfinante alle trafilerie medesimeche è l’Istituto Salesiano di San Bernardino:chiesa, oratorio, centro caritativo,scuole.Ai salesiani di San Bernardino è stataaffidata dal Vescovo la cura pastoraledella popolazione di Chiari che10
abita a nord della ferrovia, quellache compone questa zona, ed è donGianni Pozzi, con la collaborazionedei confratelli, che segue la curazia.Una curazia e non una parrocchia asé, come a volte erroneamente vieneintesa da qualcuno, il cui curato operain comunione con il nostro parroco:quindi una ricchezza per la chiesaclarense.Non mi dilungo sulla storia di questocomplesso, che già fu sede dei benedettini;è lì da vedere e da visitare,con la sua chiesa ristrutturata ed ilchiostro che è un vero gioiello.Ma i clarensi questo lo sanno e nonnecessitano di mie indicazioni: chi dinoi non è mai andato almeno unavolta a celebrare il perdon d’Assisi inquella chiesa? E chi non ricorda lecare figure di preti che negli anni sisono avvicendati? Senza dimenticarele Figlie di Maria Ausiliatrice e dellaloro importantissima presenza.Visitando la zona numero nove sonodavvero tante le santelle e le chieseche s’incontrano, e la Madonna la fada padrona. C’è la santella all’iniziodi via Palazzolo, quella sulla roggia invia due ponti, quella presso la cascinadei Quaranta, poi in via Cattarelloe la Madonna della tempesta, senzacontare le tante Madonnine nellenicchie all’ingresso delle cascine.Sono i simboli della fede profonda diquesta gente che si affida al Signoresempre, ma soprattutto nei momentipiù dolorosi e drammatici, cometestimonia la chiesetta presso la cascinaRusmina con i cinque cipressia ricordo di una solidarietà che, trasformatasiin tragedia, si prese d’uncolpo i cinque fratelli Sirani. Evocasofferenza e serenità questo tempiettoeretto nel 1700, lì il dolore terrenosembra fondersi con la speranza,anzi la certezza, di una consolazioneeterna.La nostra destinazione oggi non ècomunque questa chiesa, dobbiamoproseguire ancora un poco fino ad arrivareai “mulì de san Pedér”. I nostrivecchi così chiamavano quei mulinifacendo riferimento alla chiesa dedicataai Santi Pietro e Paolo che sorgeproprio sul piazzale di questo complesso.Questa chiesa, già chiesa dicampagna della quadra di Villatico,ora è di proprietà della famiglia Piantoniche lì svolge la propria attività.Dal 1400, data presumibile della suaedificazione, osserva l’andirivienitra Chiari e Cologne e ne ha visti dicambiamenti, da quando i contadiniarrivavano al mulino con carri trainatidai buoi, fino ad oggi, ai grossiautomezzi che faticano a manovrarenel pur ampio piazzale. L’edificioora si nota meno perché la sua vistaè parzialmente ostruita dagli imponentie moderni silos e la torre è stataabbattuta per motivi di sicurezza,ma visitarlo è stato come scoprire ungioiellino inaspettato.Un portichetto accoglie il fedele esembra invitarlo ad entrare, ad andareoltre l’apparenza. L’interno ècomposto da un’unica navata con ilpresbiterio rialzato da un gradino esormontato da un arco e, sul fiancodestro, una cappella con l’altare laterale.Sull’altare principale è appesoun dipinto raffigurante la Madonnacon gli apostoli Pietro e Paolo, è unabella tela del 1600, opera del Tortelli.Sull’altare laterale, dove una voltac’era una tela di autore ignoto, oraè visibile un affresco raffigurante laMadonna con il bambin Gesù e sanPietro. È particolarmente interessantequesto Bimbetto che, pur essendoin braccio a Maria, è raffigurato inpiedi, con in mano un mazzo di spighedi grano, proprio come quell’altroGesù Bambino della tela di autoreignoto che fino a qualche tempofa ne celava l’esistenza.Con questo affresco ne è venuto allaluce un altro, sulla parete d’ingresso,raffigurante una annunciazione lacui disposizione fa supporre che forse,inizialmente, lì fosse posizionatol’altare e l’accesso alla chiesa fossealtrove. L’ipotesi è avvalorata anchedal fatto che il portichetto d’ingressoè chiaramente di un periodo successivoal 1400.Oltre a queste opere, le pareti sonoabbellite da due affreschi che raffiguranoSanta Caterina della ruota e sanDamiano, realizzati dal nostro concittadinoG. Carlo Marconi. Al centrodel presbiterio, rivolto verso i fedeli,c’è un altare in pietra.La mia descrizione è senza dubbiocarente (chiedo scusa a Michelangeloche con disponibilità mi haaccompagnato) e ben lo sa la gentedel luogo che ancora si reca in questachiesetta per il rosario nel mese dimaggio e quando si celebra solennementela festa di san Pietro. 11