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L’Eucaristia

Notiziario della Comunità Parrocchiale di Chiari - N. 9 - Novembre ...

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a cura di Bruno MazzottiA che gioco giochiamo?Quanti sono a ricordare il nostrocorrere per i campi, saltarefossi, lanciare sassi, arrampicarsisugli alberi, rotolarsi nell’erbae nuotare nelle seriole? Era il nostrosport. Era la nostra fortunata condizionedi divertirci, acquisire abilità motorie,stare con gli amici e crescere sani.Ora, in situazione molto diversa, unadelle preoccupazioni più sentite daigenitori è quella di trovare lo sportpiù adatto per i propri figli. È un atteggiamentopositivo in un tempo in cui,spesso, i bambini non hanno più lapossibilità, per vari motivi (ritmi di vitae situazioni abitative, ad esempio), disviluppare liberamente gli schemi motorifondamentali quali correre, saltare,lanciare. Aggiungiamo anche unelemento abbastanza importante qualel’abitudine alla sedentarietà di bambinie ragazzi che trascorrono troppeore davanti alla televisione o giocandocon play station o computer. Consideriamoanche che è in aumento continuoil fenomeno dell’obesità infantile.Ma a giustificare la necessità delfare sport vi sono anche motivi di ordinepsicologico e sociale. Infatti occorrecurare anche l’equilibrio personalee la capacità di socializzare e lavorareinsieme per un obiettivo comune. Infinebisogna porre attenzione all’aspettoauxologico (tutto ciò che riguardala crescita). Sia ben chiaro che quantoscrivo non ha la pretesa di essere unaserie di consigli: propongo solo delleconsiderazioni.Una delle giuste istanze dei genitori èquella di trovare il cosiddetto “sportcompleto”. Quello che cioè rispondein tutto e per tutto alle esigenze delbambino. Assodato, e confermato, chelo sport completo non esiste né per ibambini né per gli adulti, occorre capirese la richiesta di svolgere un’attivitàfisica organizzata proviene dal bambinoo dal genitore. Spesso il bambinodimostra semplicemente una decisa enaturale volontà di muoversi, mentreè del genitore il desiderio di iscriverload un corso piuttosto che ad un altro.La prima indicazione è questa: ilbambino deve divertirsi a fare quelloche fa. Non sarei contrario neanchead aderire alle richieste del bambinodi cambiare sport anche nel corso dell’attività.Si tratta di capire se sia capriccio,instabilità o insoddisfazione siaverso l’attività che nei confronti dell’ambientein cui essa si svolge. Nonbisogna fissarsi che una certa attivitàsarà portata avanti per tutta la vita: èspesso una fantasia dei genitori che illoro figlio diventerà un campione inuna data disciplina. Naturalmente alloratorna la necessità di supportare lescelte del piccolo seguendo sempre laregola di guidare senza indirizzare.Si pone poi un altro dilemma: è megliouno sport di squadra o uno sportindividuale? Secondo gli esperti glisport di squadra favorirebbero la capacitàdi socializzare e di inserirsi nelgruppo, mentre gli sport individualipromuoverebbero maggiormente lecapacità del singolo di assumersi laresponsabilità del risultato finale. Mapenso che questa distinzione non abbiaancora peso nell’età infantile consideratoanche che un buon insegnantedi sport sa creare clima di squadra,di solidarietà e di partecipazione anchein sport individuali.Vi sono due fattori primari che agisconoda molla sul bambino: il gioco el’agonismo. L’agonismo non va sottovalutatoperché traduce in realtà, a livellosimbolico, bisogni della personadel tutto naturali, soprattutto in questaetà, collegati all’aggressività, all’autoaffermazione,all’interazione con larealtà. L’agonismo, se viene vissuto inun contesto organizzato, se viene gestitoed adeguatamente controllato favoriscela crescita psichica ed emotivadell’allievo. I fattori secondari e deleteridell’agonismo sono più forti e presentinegli adulti. Per i bambini il sopravventodegli aspetti agonistici suquelli ludico-formativi rappresenta unmeccanismo discorsivo.Accanto al piccolo sportivo vi è sempreun adulto che funge da istruttore.Questa figura è importante non soloper le sue competenze e conoscenzetecniche, ma anche per la sua capacitàdi seguire e comprendere il bambinoin tutte le sfaccettature di una personalitàche si va sviluppando. Deveessere consapevole che egli è guida emodello nello sport e nel comportamento.Infine sarà lui il tramite tra l’allievoe i genitori con i quali manterràun dialogo aperto e sereno, disponibilead affrontare le problematiche chesi presentano.Pongo anche questa notazione. Hoavute molte occasioni per osservareche lo sport dei bambini può essereun’ottima occasione di socializzazioneanche tra le famiglie: cercare di organizzarsiper accompagnare ed andarea prendere a turno i bambini può esserepiù comodo che fare i tassisti a tempopieno. Assistere insieme alle manifestazionio aspettare dialogando lafine degli allenamenti offre l’opportunitàdi incontri e di nuove amicizie.A Chiari c’è un ampio ventaglio di proposte:ginnastica artistica, danza, calcio,atletica, basket, pallavolo, rugby,pallamano. Sono opportunità offerteda organizzazioni, società sportive, iniziativeprivate ed oratori. C’è qualcosadi adatto per ogni bambino. 27

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