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L’Eucaristia

Notiziario della Comunità Parrocchiale di Chiari - N. 9 - Novembre ...

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Esperienza di volontariato in ParaguayQuesta estate dal 25 luglio al8 settembre ho vissuto unaesperienza di volontariato inParaguay col VIDES. La sigla sta perVolontariato, Internazionale, Donna,Educazione e Sviluppo. È stata fondatadalle Figlie di Maria Ausiliatrice.Il 25 luglio comincia l’esperienza. All’aeroportodi Asuncion ci attendevaSuor Ausilia Marion, una suora italiana.Era notte e faceva freddo. La cosache mi ha fatto venire subito la pelled’oca è stato il vedere tanti bambinie ragazzini da soli per la strada e dinotte. Vagano soli o a gruppetti per lestrade della città senza una meta precisa,alcuni erano sdraiati ai bordi deimarciapiedi, altri raggruppati attornoal fuoco; altri ancora si stavano prostituendo.Siamo rimaste nella capitalesolo 3 giorni. A Nu Apu’ A ci aspettavano.Il viaggio per raggiungere il collegio,situato nel mezzo della foresta, non èstato semplice. Dopo 14 ore di viaggiosiamo arrivate a Toro Pampa. Inostri zaini erano irriconoscibili, pienidi terra rossa, sporchi. Dopo averpercorso un ultimo tratto nel mezzodella foresta sul cassone di un camionsiamo arrivate al collegio. Non dimenticheròmai quel momento. Subitoci sono corsi incontro una marea dibambini. Erano felicissimi di vederci.Ci hanno preso per mano ed accompagnatoin giro per l’internado e fattoconoscere suor Margherita e suorCarmen, le due suore coordinatricidel collegio.Siamo rimaste a Nu Apu’ A per 15giorni. Il collegio è molto povero e iritmi delle giornate abbastanza duri.I bambini e i ragazzini che vivonoqui hanno un’età compresa tra i 4-5 anni e i 17-18 anni, con alle spallestorie di vita difficili. La maggior partedi loro non hanno uno dei due genitorioppure hanno troppi fratelli ei genitori non li possono mantenere.La lingua parlata è il guaranì e pochiparlano e comprendono il castigliano(spagnolo).Le difficoltà principali che ho incontratosono dovute alla mancanzadi acqua e di corrente elettrica,ma anche l’alimentazione che è saltuariae poco ricca. L’acqua che vieneusata per bere è quella piovana.Non c’è igiene. Per non parlare delclima. Il periodo era quello invernale.L’escursione termica è terribile edogni giorno è diverso dall’altro.I dormitori, così come la cucina ele aule, sono costruiti con tronchidi palma, attraverso i quali entranopolvere e animali. Ci si sveglia prestola mattina (circa verso le 6), ci siincontra nel “patio” centrale per lapreghiera e, dopo una veloce colazione,ognuno ha un compito precisoda portare a termine.Purtroppo il tempo che abbiamo trascorsocon i bambini non è stato moltissimo.Ma sfruttando alcune pausedi questi orari rigidi e la ricreazioneed il tempo libero, abbiamo trascorsodei bellissimi momenti.Mi ha colpito molto vedere che nonostantela vera povertà, il contestoin cui vivono, le loro storie di vita...sono tutti felici e gioiosi. Hanno sempreil sorriso sulle labbra, i loro occhiriflettono gioia di vivere e la lorogentilezza e generosità è infinita.La seconda tappa del viaggio è stataCarmelo Peralta. Siamo giunte aCarmelo dopo 4 ore di macchina.Quando piove le strade sono impraticabiliper giorni. A Carmelo abbiamoalloggiato nella casa delle suoree la situazione è migliorata decisamente.Suor Maria Conception, suorGraciela e suor Eustasia sono fantastiche.Con loro abbiamo svolto molte attività,tra le quali quella principaleè stata quella di stare con i bambini.Anche qui, però, abbiamo potutovedere e toccare con mano la povertà,ma la differenza è che CarmeloPeralta è una cittadina affacciatasul fiume Paraguay ed al confine colBrasile. Qui gli scambi commerciali ele comunicazioni sono migliori e frequenti.Abbiamo fatto visita a molte famiglie,ai malati, agli anziani e alle donneche avevano da poco partorito.L’esperienza che mi ha colpito, e chemi ha lasciato un forte segno, è stataquella dell’incontro con gli indigeniAyorei. Vivono ancora nella forestae hanno pochi contatti con la gentedel luogo. Comunicano poco e tra diloro parlano un idioma incomprensibilee basato su suoni nasali difficilida pronunciare. Le loro baracchesono circondate da immondizia.Non hanno servizi igienici. Per bere elavarsi utilizzano l’acqua del fiume oquella piovana. La maggior parte diloro ha problemi ai denti per la mancanzadi calcio e vitamine e, praticamente,tutti hanno i pidocchi. Lacosa che mi ha sorpreso di più è chela maggior parte di loro non conoscela sua età e alcuni addirittura nonsanno i nomi dei propri figli.L’attività principale che io ed Angelaabbiamo svolto qui è stata quella dilavare i bambini, cercare di spidocchiarliil più possibile e tagliar loro leunghie. Non è stato certo semplice,ma la loro felicità nell’averli aiutati ciha arricchito il cuore. A Carmela Peralta,ci siamo fermate 15 giorni, poisiamo ripartite per la capitale. Anchequi il viaggio non è stato per nientefacile; 24 ore di barca e 5 ore di autobusprima di ritornare ad Assuncion.Giunte nella capitale, siamo dovuteripartire. Questa volta però, solo perpochi giorni. Destinazione Villarica,in una comunità di circa 30 bambinecon delle storie di vita... inimmaginabili.La maggior parte di loro sonostate abbandonate ed altre sono stateaddirittura violentate. Qui abbiamoconosciuto la direttrice della comunitàsuor Teresa e 7 volontari spagnoli.Con loro e le bambine abbiamotrascorso dei bellissimi momenti.Sono stata contentissima di aver vistoqueste realtà e di aver conosciutodelle ragazzine così speciali. Questesono state le tre tappe principalidella nostra esperienza che non scorderòmai per tutta la vita. Ho ricevutodelle emozioni fortissime e moltoprofonde. Ho fatto cose che nonavrei mai pensato di fare. Ho vistocose che non avrei mai pensato divedere. Sono cresciuta interiormente.Sono diventata più responsabileriguardo alle scelte da fare e alle situazionida affrontare. Mi sento piùforte di prima e con meno paure.Questa esperienza mi ha fatto maturare.Sono davvero contenta di averfatto questa esperienza e ringrazio dicuore tutti coloro che mi hanno sostenutoper la realizzazione di questo“sogno”.Greta Cima20

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