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Renato Mambor

RENATO MAMBOR - cds art & visibility

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<strong>Mambor</strong> ricreare ogni volta sotto alterne sembianze quelCome le figure di <strong>Mambor</strong> rinunciano all’espressione delsull’origine permette di rendersi conto della responsabilitàpa neolitica fu occupata dal 7000 al 3500 a.C. da una gran-laboratorio creativo di empatia e di ospitalità che mantienevolto, anche Caravaggio riporta Cristo all’origine della mi-di ciascuno nell’occupare questa o quell’altra posizione, cide civiltà molto estesa anche oltre i suoi confini (dall’At-desta una tensione etica che aiuta a praticare la vita comemica facciale, a un grado zero di espressività che rimandasi può avvicinare al senso primo e ultimo delle cose, per cuilantico al Dnepr, all’Anatolia e all’India), caratterizzata daluogo di antagonismo contro l’esclusione e la separazione.all’altrove che balena in mezzo alla sofferenza e al male eil fare scultura, il fare pittura, il fare teatro vuole dire sentirsiun sistema di credenze compatto e unitario basato su unda esso riesce così a prendere le distanze. Del resto an-iscritti nella libertà di un contesto cosmico, di un’autonomiaculto originario denominato mondo della Dea Madre o dellaCuriosamente proprio nella circolarità eccentrica e multi-che <strong>Mambor</strong> ha posto un piccolo demone, prelevato dalleche parte dal posizionarsi in uno spazio assoluto, vivendoGrande Dea, i cui requisiti non erano semplicemente quellidirezionale di sguardi incrociati che il percorso della mostraschiere dei gargoyles di Notre Dame, a riflettere meditativole forze telluriche come un’energia suprema, quella del si-della pienezza e dell’abbondanza, ma esprimevano anchemette in moto relazionando opere, spazio e visitatori, risuo-e assorto sullo sfondo dipinto dei suoi sei nuovi bellissimilenzio interiore in dialogo con l’altro.l’ambivalenza di tutto ciò che ha sede nella natura, e quindina ancora quella dinamica dell’Osservatore, messa a puntoMandala decostruiti. <strong>Mambor</strong> e Caravaggio non guardanonon solo fertilità e vita, ma anche aggressività, distruzioneda <strong>Mambor</strong> a partire dagli anni Novanta, che si concentraquindi in alto, verso quel cielo che potrebbe placare e redi-In dialogo con l’origine <strong>Mambor</strong> si è così liberato della tiran-e morte. Agli albori dell’umanità quindi, prima che la cul-sul particolare per sentirsi all’interno del cosmo, che acquie-mere lo strazio della carne, e non guardano in basso tra lania dell’io e conseguentemente delle restrizioni estetichetura matriarcale venisse contrapposta a quella patriarcaleta i pensieri per intensificare l’ascolto dall’esterno e dell’altrotrivialità delle cose del mondo, ma guardano frontalmentedel soggetto, incamminandosi su di un sentiero di mezzosecondo lo schema teorico di Jacob Bachofen e prima cheda sé, che si riporta alla sorgente per risalire alle cose.e orizzontalmente (come dice il titolo di una delle installa-che evita gli estremi dell’eternalismo e del nichilismo, comearrivassero gli indoeuropei col loro modello sociale gerar-zioni in mostra Tutti sullo stesso piano), verso un varco nel-fa lo sguardo obliquo del Cristo di Caravaggio che puntachico e androcratico, un culto originario riconosceva che<strong>Mambor</strong> ribalta così un assunto fondamentale della praticalo spazio e nel tempo dove il mondo non è più flagellazionefuori dalla cornice del quadro. Questo permette a <strong>Mambor</strong>nascita, trasformazione, dissoluzione e rinnovamento sonoestetica occidentale, che vede nella capacità di osservazio-e isolamento, ma, come piacerebbe a Walt Whitman, sonodi pensare e creare delle opere che sono libere e leggereintrecciati insieme in un unico e multiforme divenire. È que-ne del soggetto la possibilità data all’opera di acquisire un“quadri di primavere in fiore con fresche e dolci erbe sottocome un soffio di vento e che diventano eventi da cui l’in-sta del resto un’idea che già era presente da lungo tempoventaglio di interpretazioni. Per <strong>Mambor</strong> invece lo scambioi piedi” (“Pictures of growing spring with the fresh sweetcontro tra l’arte e lo spettatore assume un significato eticonell’opera di <strong>Mambor</strong>, come testimoniano, tra le altre ope-osservatore-opera avviene circolarmente nelle due direzio-herbage under foot”) o come ha scritto William Blake è:che si impegna costantemente in nuove aperture di sensore, alcune serie fotografiche come L’ultima riflessione delni, per cui è anche l’opera ad osservare lo spettatore e a“Vedere il mondo in un granello di sabbia/E il cielo in une si apre di volta in volta a segnare nuove direzioni.1969, in cui l’ultimo riflesso nello specchio frantumato èprovocare in lui una nuova interpretazione su se stesso efiore di campo/Tenere l’infinito nel palmo della tua mano/Ein realtà il primo di una nuova serie di riflessioni, o comeun conseguente cambiamento.l’eternità in un’ora”.<strong>Mambor</strong> ha creato un repertorio vastissimo di famiglie diquella della Riflessione portata di vent’anni dopo, in cui ilfigure che fanno tutte riferimento a un universo concettua-pensiero riflesso dell’altro, di nuovo quell’ “estraneità dell’e-Lasciarsi osservare dall’opera significa per <strong>Mambor</strong> to-Per questa ragione riportarsi nei pressi dell’origine significale che non interpreta le differenze come contrapposizione,straneo” di Derrida di cui si parlava in precedenza, divienegliervi tutto quanto di soggettivo faccia perdere di vista laper <strong>Mambor</strong> recuperare un punto zero di silenzio (o di vuotodominazione e subordinazione, ma al contrario inseriscenon solo visibile e quindi pensabile, ma anche viene messaconnessione col tutto e con una forma di conoscenza chemeditativo, come è avvenuto a partire dal ciclo degli uominila possibilità di pensare alla differenza in un orizzonte chein relazione col mondo.abbia le sue radici nel sentimento del mondo, ma significastatistici o da quello dei Ricalchi nei primi anni Sessanta)non implica superiorità e inferiorità e in cui è concepibileanche provare ad insegnarci la virtù suprema dello stareche non vuol dire assenza di rumore o di spazio, ma piutto-un universo diversificato e non gerarchizzato. Il rispetto e ilÈ in fondo a questa idea che si ispirano anche i Raccoglito-in mezzo, senza le consolazioni dell’orgoglio e oltre l’ar-sto l’essere in ascolto dell’altro, del mondo che ci circonda,riconoscimento dell’autonomia, della differenza, dell’ugua-ri di Pioggia, che partecipano allo spettacolo della vita cherovellato compiacimento della disperazione. <strong>Mambor</strong> noncon una precisa modalità che ha una altrettanto accurataglianza sono così precondizioni per la loro stessa evoluzio-scorre e dell’energia che si rinnova costantemente assu-è del resto il primo ad indicare questa via di mezzo, checorrispondenza spaziale: il punto zero spaziale, il puntone: una polarità si trasforma e si arricchisce proprio graziemendo nuove forme, dal cielo fino alla terra. Rumi, il misticocome un fiume carsico percorre tempi, culture e geografie,della nostra gravitazione, quel punto altamente individua-alle connessioni e alle comunicazioni che intercorrono consufi vissuto nel XIII secolo, definiva l’autentica forma dellatanto bene espressa nei Pensieri di Pascal, secondo cui:le e universale al tempo stesso che definisce anch’essol’altra polarità. Così è ad esempio nell’installazione intito-vita umana come un “viaggio senza piedi”, un lento pas-“La conoscenza di Dio senza quella della propria mise-una posizione etica e che, come si diceva all’inizio, non èlata Ombra immutabile che presenta una serie di oggettisaggio dal materiale allo spirituale che si compie a manoria genera l’orgoglio. La conoscenza della propria miseriariconducibile a una sola posizione ma a un crocevia di con-scultorei composti da una sagoma bianca a cui è accosta-a mano che le conoscenze e le esperienze accumulatesenza quella di Dio genera la disperazione. La conoscen-nessioni, il luogo dove ogni coppia in relazione non perdeta una sagoma nera inclinata, quasi a costituirne l’ombra,(portate) si trasformano in saggezza. Secondo Rumi a unza di Cristo è un giusto mezzo, perché vi troviamo sia Diopiù di vista il suo opposto. Nel momento in cui ci si rendeil doppio insopportabile eppure presente, per suggerire incerto punto il guscio del corpo, come un seme che irroratoche la nostra miseria”. Ma non è forse questa la stessa viaconsapevoli della possibilità di questo luogo, che non è fis-una stessa unità la compresenza dei suoi stessi estremi:dall’acqua si spacca per germogliare, non è più in grado didi mezzo che si ritrova anche nello sguardo obliquo delso ma gode della felice instabilità del divenire, diviene pos-immutabilmente corpo e ombra è e sono allo stesso mo-contenere l’essenza al suo interno e si apre consentendoCristo flagellato del Caravaggio di Rouen, che punta consibile allargare la percezione della propria esistenza nellomento e nello stesso luogo, confini tra l’interno e l’esterno,allo spirito numinoso di liberarsi e di fondersi con un oce-determinazione fuori dal quadro, rompendone simbolica-spazio moltiplicandola in relazione ad esso, afferrandola esogno e realtà fusi insieme. Anche in questo <strong>Mambor</strong> siano più vasto, infinito. Così la figura del raccoglitore, chemente la cornice e mostrandosi indifferente all’azione chesottolineandola proprio come è avvenuto con l’esperien-porta nei pressi dell’origine, se è vero, come dimostrano lenon trattiene la pioggia, ma la trasmette al suolo, si apreal suo interno si svolge?za dell’Evidenziatore nel 1974. In questo modo il discorsoricerche di antropologi come Marija Gimbutas, che l’Euro-facendosi vettore dell’energia della vita, vaso connettore120 121

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