Bermuda_ArteNavale

Arte Navale
luoghi di fascino
b e r m u d a
Forza di attrazione
The force of attraction
Storiche isole di naufragi, ancora circondate dall’alone del mistero per il leggendario “triangolo”
che da loro prende il nome, le 180 isole che formano l’arcipelago in effetti esercitano
una speciale forza magnetica. Soprattutto se a visitarle è un appassionato di storia della marineria
D i / b y R o b e r t a R o c c at i - fo t o /p h o t o s b y F r a n c e s c o R a s t r e l l i

certezza, scientificamente
incontrovertibile, tra le tante
L’unica
leggende sulla scomparsa di
aerei e navi nel cosiddetto Triangolo delle
Bermuda (805 Km 2 di Oceano Atlantico
racchiusi tra la punta della Florida, la città
di San Juan a Portorico e Bermuda) è che
dopo un soggiorno, si sente davvero una
forza d’attrazione misteriosa verso i 181 isolotti,
collegati tra loro, che formano questo
incantevole arcipelago a forma di amo da
pesca. 54 Km 2 di natura lussureggiante,
architettura coloniale dai colori variopinti
e spiagge color malva affacciate nel blu, le
Bermuda sono a 650 km ESE dal North
Carolina, lontano dai Caraibi, di cui erroneamente
si pensa facciano parte.
Il loro innato magnetismo colpì di certo Sir
George Somers, ammiraglio inglese della
Virginia Company al comando della Third
Supply Relief Fleet. I nove vascelli partiti
nel 1609 da Plymouth alla volta della
Virginia per portare rifornimenti e nuovi
emigranti nella neonata colonia americana
di Jamestown approdarono a Bermuda
insieme ai 150 sopravvissuti al naufragio
The only scientifically incontrovertible
certainty of the many legends
on the disappearance of planes and
ships in the so-called Bermuda Triangle
(8310 square miles of the Atlantic Ocean
between the tip of Florida, San Juan in
Puerto Rico and Bermuda) is that after
staying in Bermuda, you really feel a mysterious
force of attraction towards the 181
linked islands, which form this delightful
archipelago in the shape of a fish hook:
20 square miles of luxuriant nature, multicolored
colonial architecture and mauve
beaches overlooking the blue sea, 403 miles
ESE of North Carolina (and so a long way
from the Caribbean, which it is mistakenly
thought to belong to).
Sir George Somers, a British admiral of
the Virginia Company at the command of
the Third Supply Relief Fleet (nine ships,
which set sail from Plymouth in 1609 for
Virginia to bring supplies and new immigrants
to the newborn American colony
of Jamestown) was probably possessed by
the same feeling when he at last landed in
Bermuda, together with the 150 survivors
Qui sopra e nelle pagine
precedenti: vedute
dell’arcipelago bermudiano
di origine vulcanica,
circondato dalla barriera
corallina e suddiviso in parrish
(parrocchie), con capitale
Hamilton. A destra: Fort St.
Catherine domina la spiaggia
che fu l’approdo della Sea
Venture.
Here, top and on the
previous pages: views of
the Bermuda archipelago,
which is of volcanic origin,
surrounded by a coral
barrier reef and divided into
parishes, with Hamilton as
the capital. On the right: Fort
St. Catherine dominates the
beach where the Sea Venture
landed.
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Nella pagina a lato: la bandiera su Fort
Hamilton, una lapide nei Royal Naval
Dockyards, lo stemma di un club di
pescatori d’altura, la variopinta architettura
bermudiana. Qui a sinistra: bandiera del
Royal Hamilton Amateur Dinghy Club, la
facciata della Cattedrale, un’accurata rosa
dei venti.
On the facing page: the flag flying on Fort
Hamilton, a memorial plaque in the Royal
Naval Dockyards, the coat of arms of a
deep sea fishing club, the multi-colored
architecture of Bermuda. Here on the left:
the flag of the Royal Hamilton Amateur
Dinghy Club, the façade of the Cathedral, a
detailed wind rose.
della nave ammiraglia Sea Venture al largo
di Discovery Bay.
A dare il nome all’arcipelago era stato Juan
de Bermudez, esploratore spagnolo che nel
1503 per primo approdò sull’isola maggiore
e da cui subito ripartì, trovando infida
la barriera corallina circostante. Somers
invece si fermò a lungo per costruire due
nuovi vascelli, il Deliverance e il Patience
(realizzati sfruttando l’ottimo legno di
cedro bermudiano e l’alberatura recuperata
dalla Sea Venture) con cui proseguì il
viaggio verso la costa americana. Questa
sosta prolungata pose le basi per l’insediamento
della più antica colonia dell’impero
britannico (ripopolata in seguito da schiavi
d’Africa e indiani d’America) e per il successivo
sviluppo della cantieristica navale
e del commercio marittimo. Questo spesso
fu esercitato ai confini della legalità dai
privateers che sfruttavano i veloci sloop con
il famoso “armo bermudiano”. Due condizioni
che, insieme alla posizione geografica
strategica, resero Bermuda l’avamposto
britannico in Atlantico.
of the wreck of the flagship Sea Venture
off Discovery Bay. Its name came from his
predecessor, Juan de Bermudez, a Spanish
explorer who in 1503 was the first to land
on the largest island and immediately departed,
finding the surrounding coral reef
treacherous. Somers, on the other hand,
stayed there for a long time to build two new
ships, the Deliverance and the Patience
(taking advantage of the excellent Bermuda
cedar wood and the masting salvaged from
the Sea Venture) with which he continued
the voyage to the American coast. This
prolonged stay laid the foundations for the
settlement of the oldest colony of the British
Empire (subsequently repopulated by slaves
from Africa and native Americans) and for
the subsequent development of the shipyards
and seafaring trade, often exercised at the
limits of legality by the privateers who took
advantage of the fast sloops with the famous
“Bermuda sloop”. These two conditions,
together with the strategic geographical po-
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Per questo stretto legame con la Royal
Navy, prima ancora che meta turistica d’eccellenza,
le Bermuda sono state, e sono tuttora,
depositarie di grandi tradizioni marittime.
Per “respirarne l’aria”, non è neppure
necessario (anche se consigliato) attrezzarsi
con erogatore e bombole per immergersi
tra più di 300 relitti sommersi a meno di 15
metri di profondità (imperdibili le immersioni
sul Cristobal Colon, sull’Hermes o sull’Herminie).
Sarà sufficiente “essere” a Bermuda
dove i segni di un arcipelago votato alla
marineria sono davvero tangibili: dalla
replica della Deliverance in King’s Square
a Town of St. George (primo insediamento
inglese dichiarato patrimonio dell’Unesco)
alle migliaia di imbarcazioni ormeggiate di
fronte alle abitazioni. Dai mitici “bermuda”,
simbolo e abito maschile nazionale, da
portarsi secondo regole ferree perché introdotti
dai marinai della Royal Navy, alle 24
possenti fortezze (delle 90 originariamente
costruite) che ancora dominano quelle che
furono le postazioni di difesa di Spagnoli,
Francesi, Americani e Russi. Fort Hamilton,
completato nel 1870 su ordine del Duca di
Wellington e Fort St. Catherine, sorto nel
1614 sulla stessa spiaggia su cui approdarono
i naufraghi delle Sea Venture, sono
solo alcuni dei forti interamente edificati in
pietra che offrono spunti di storia militare
e marittima, insieme a scorci panoramici
impagabili proiettati nel blu.
La più grande fortificazione esistente, nonché
“cuore navale” di Bermuda, è costituita
dai Royal Naval Dockyards che occupano
sition, made Bermuda the British outpost
in the Atlantic.
Due to this close link with the Royal Navy,
before it became an excellent tourist destination,
Bermuda was, and still is, a custodian
of great seagoing traditions. To “breathe in
its air”, you don’t even have to (although it
is recommended) to strap on oxygen tanks
to dive amidst the more than 300 wrecks
lying at a depth of less than 50 feet (not
to be missed are the Cristobal Colon, the
Hermes or the Herminie). It will be enough
to “be” in Bermuda where the signs of an
archipelago devoted to sailing are really tangible:
from the replica of the Deliverance
in King’s Square to St. George’s Town
(the first British settlement to be declared a
UNESCO World Heritage site) to the thousands
of boats moored facing the houses.
From the mythical “bermudas”, the national
symbol and male dress, to be worn according
to hard and fast rules because they were
introduced by the sailors of the Royal Navy,
to the 24 majestic forts (of the 90 originally
built), which still dominate those built as the
defense positions of the Spaniards, French,
Americans and Russians. Fort Hamilton,
completed in 1870 on the orders of the Duke
of Wellington, and Fort St. Catherine,
which arose in 1614 on the same beach where
the shipwreck victims of the Sea Venture
were washed up, are only some of the forts
completely built of stone, which offer hints
of military and sailing history, together
with peerless panoramic views into the blue
of the ocean.
In alto: Tobacco Bay deve il suo nome ai
primi colonizzatori, che vi scoprirono la
pianta spontanea del tabacco. In basso:
Le Clocktowers troneggiano all’entrata
dei Royal Naval Dockyards, sede del
Bermuda Maritime Museum.
In alto: Horseshoe Bay Beach deve il color
rosa della sua sabbia ai gusci scarlatti di
Foraminifera, misti a corallo e cristalli di
quarzo. Sotto: Flatts Village, un tempo
prospero porto, è oggi sede del Bermuda
Aquarium, Museum & Zoo.
Top: Tobacco Bay owes its name to
the first settlers, who discovered
tobacco growing wild there. Below: the
Clocktowers tower above the entrance
to the Royal Naval Dockyards, home to
the Bermuda Maritime Museum.
Top: Horseshoe Bay Beach owes the pink
color of its sand to the scarlet shells of
Foraminifera, mixed with coral and quartz
crystals. Below: Flatts Village, once a
prosperous port, is now home to the
Bermuda Aquarium, Museum & Zoo.
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Il Bermuda Underwater
Exploration Institute espone i
tesori rinvenuti tra le centinaia
di relitti scoperti da Teddy
Tucker (tra cui una copia della
preziosa Tucker Cross in oro e
smeraldi, rubata nel 1975 e mai
ritrovata) oltre alla spettacolare
collezione di conchiglie Jack
Lightbourn.
The Bermuda Underwater
Exploration Institute displays the
treasures found amongst the
hundreds of wrecks discovered
by Teddy Tucker (including a
copy of the precious gold and
emerald Tucker Cross, stolen
in 1975 and never recovered)
as well as the spectacular
Jack Lightbourn collection of
seashells.
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A destra
in basso: Peter
Shrubb è il
Commodoro del
Royal Bermuda
Yacht Club (in
alto: lo stemma),
fondato nel
1844 da ufficiali
inglesi, che
oggi organizza
prestigiose
regate
internazionali,
tra cui la Argo
Group Gold
Cup, che mette
in palio la King
Edward VII Gold
Cup (al centro)
per il vincitore
dei match race
su imbarcazioni
one-design.
Ireland Island, all’estremità nord ovest
dell’arcipelago, dal 1809 quando, in seguito
all’indipendenza delle colonie americane e
alla perdita delle basi tra Halifax e le Indie
Occidentali, la Gran Bretagna decise di
creare qui la “Gibilterra dell’Ovest”.
Costruiti interamente in limestone (tipica
pietra calcarea) da schiavi e carcerati inglesi,
i Dockyards furono al tempo stesso base
militare, arsenale e soprattutto cantiere
navale per vascelli veloci su modello bermudiano,
anche grazie all’innovativo bacino
galleggiante costruito nel 1869. Oggi, dopo
la chiusura della base navale nel 1995, l’intera
area, con i suoi bastioni, casematte e
depositi, è stata restituita a nuova vita con
la creazione di un centro commerciale e turistico
(il Clocktower Mall, dal nome delle due
torri recanti un insolito orologio di segnalazione
delle alte maree e uno per la scansione
dei ritmi di lavoro cantieristici). Nel 1975
qui venne aperto il Bermuda Maritime
Museum sull’area dell’imponente Keep, il
I coralli di Bermuda attirano variopinti
pesci tropicali; il color blu intenso
dell’acqua è dovuto al basso livello
di phytoplankton.
The corals of Bermuda attract
colorful tropical fish; the deep blue
of the water is due to the low level of
phytoplankton.
Below right:
Peter Shrubb is
the Commodore
of the Royal
Bermuda Yacht
Club (top: the
coat of arms),
founded in
1844 by British
officers, which
today organizes
prestigious
international
regattas,
including the
Argo Group
Gold Cup, which
awards the
King Edward
VII Gold Cup (in
the center) to
the winner of
the match races
on One-design
boats.
The largest existing fortification, as well
as the “naval heart” of Bermuda, are the
Royal Naval Dockyards, which have occupied
Ireland Island, at the north-western
extremity of the archipelago, since 1809
when, following the independence of the
American colonies and the loss of the bases
between Halifax and the West Indies, Great
Britain decided to create the “Gibraltar of
the West” here.
Built completely of limestone by slaves and
British prisoners, the Dockyards were at
one and the same time a military base, an arsenal
and above all a shipyard for fast ships
in the Bermuda model, also thanks to the innovative
floating dock built in 1869. Today,
after the close of the naval base in 1995, the
whole area, with its bastions, blockhouses
and stores, has been given a new life with
the creation of a shopping mall and tourist
center (the Clocktower Mall, from the name
of the two towers with an unusual clock that
indicated the high tides and one to mark the
working hours of the shipyard). In 1975 the
Bermuda Maritime Museum was opened
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I bassi fondali
delle Bermuda, le
correnti calde e le
centinaia di relitti
che si trovano
anche a basse
profondità sono
lo scenario ideale
per le immersioni
subacquee.
The shallow
waters of
Bermuda, the
warm currents
and the hundreds
of wrecks to be
found even where
the seabed is not
very deep make
an ideal backdrop
for scuba diving.
mastio centrale della fortezza affacciato sul
mare e protetto da 68 cannoni posizionati
su 7 bastioni. Tra le varie strutture che
ospitano i 30.000 reperti, davvero spettacolare
è la Commissioner’s House, del 1827 utilizzata
dai commissari civili di stanza nei
Dockyards. L’edificio georgiano, edificato
con l’intera struttura in ferro (cast-iron),
contiene reperti di storia navale, collezioni
di quadri, monete, mappe e libri rari, oltre
a un’esposizione sulla storia della mitica
Newport-Bermuda Race. Senza dubbio
eccezionale è la collezione di Bermuda
Fitted Dinghies presente nel Boat Loft
con il connesso laboratorio di restauro
dove il Museo sta tentando di recuperare
le antiche barche. I piani costruttivi e le
foto d’epoca affiancano le imbarcazioni in
mostra in un percorso storico dalle prime
piccole open boat a remi/vela (unfitted
dinghy) alle veloci barche da regata (fitted
dinghy). Tutte sono accomunate dai tratti
distintivi della nautica bermudiana: legno
di cedro resistente e vela triangolare. Con
14 piedi di lunghezza e 140 metri quadri
di tela a riva (più di in ogni altra imbarcazione
di pari lunghezza) i dinghy bermudiani
sono l’unica classe al mondo in
cui durante la regata è consentito gettare
a mare uno dei 6 membri di equipaggio
per procedere più leggeri, Per vedere in
azione queste fenomenali saette (il nome
dinghy fu introdotto nel 1850 da un ufficiale
di stanza in India, dove dingi significa
“piccola barca”) basterà affacciarsi
dalle terrazze del Royal Bermuda Yacht
Club o del Royal Hamilton Amateur
Dinghy Club in una domenica tra maggio
e settembre e, sorseggiando un inebriante
Dark’n’Stormy, sperare in una misteriosa
forza magnetica capace se non proprio di
farvi naufragare, di impedirvi comunque
di ripartire da Bermuda.
Si ringraziano The Fairmont Southampton
e The Fairmont Hamilton Princess per
l’ospitalità offerta nelle loro strutture
alberghiere, il Bermuda Tourism Office
e Destinations per il supporto nella
realizzazione del servizio.
in the area of the mighty Keep, the central
part of the fort looking on to the sea and
protected by 68 cannons positioned on 7 bastions.
The various buildings that house the
30,000 exhibits, the Commissioner’s House
is truly spectacular: From 1827 it was used
by the civil commissioners stationed in the
Dockyards. The Georgian building, which
has a structure completely of cast iron, contains
exhibits of naval history. Collections
of paintings, coins, maps and rare books,
as well as an exhibition on the history of the
legendary Newport-Bermuda Race. The collection
of Bermuda Fitted Dinghies in the
Boat Loft (and the connected restoration
workshop where the Museum is trying to
save the old boats) is undoubtedly exceptional,
where building plans and period photos
accompany the boats on a historical journey
from the first small open boats with oars/
sails (unfitted dinghies) to the fast racingdedicated
boats (fitted dinghies). They all
have in common the distinguishing features
of Bermuda sailing: resistant cedar wood
and triangular sails.
Fourteen feet long and with over 1500
square feet of canvas upwind (more than
any other boat of the same length), Bermuda
dinghies are the only class in the world
from which it is allowed during a race to
throw one of the six members of crew overboard
to make the boat lighter. To see these
phenomenal lightning bolts in action (the
name dinghy was introduced in 1850 by an
officer who stationed in India, where dingi
means “small boat”) you only have to look
out from the verandas of the Royal Bermuda
Yacht Club or Royal Hamilton Amateur
Dinghy Club on Sundays between May and
September and, sipping a Dark’n’Stormy
with a punch in it, hope in a mysterious
magnetic force that can, perhaps not cause
you to shipwreck, but still prevent you leaving
Bermuda.
Thanks to The Fairmont Southampton
and The Fairmont Hamilton Princess
for the hospitality in their hotels, the
Bermuda Tourism Office and Destinations
for their support in writing this article.
Spirit of Bermuda
è sia il nome
dello sloop che
nel 1920 navigò
da Bermuda a
New York
(a destra), che
del più moderno
fitted dinghy
della flotta
bermudiana
(sopra).
Spirit of Bermuda
is both the name
of the sloop that
in 1920 sailed
from Bermuda
to New York (on
the right), and of
the more modern
fitted dinghy
of the Bermuda
fleet (above).
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