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WineCouture 7-8/2022

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

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NUMERO 7/8<br />

Anno 3 | Settembre <strong>2022</strong><br />

Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.<br />

BOLLICINE AUDACI<br />

Luca Serena e quaranta protagonisti del vino riflettono sul futuro degli spumanti italiani<br />

Luca<br />

Serena


2<br />

Bollette, vino e l’importanza di fare impresa<br />

La situazione generale è complicata, oltre che confusa.<br />

Il caro energia (gas, bollette e via dicendo) è<br />

una mannaia che inesorabilmente incombe su tutti.<br />

O, meglio: quasi tutti. Sì, perché chi ha in mano<br />

il timone (governi europei e compagnia di giro)<br />

sembra quasi poco turbato, avendo al momento<br />

manifestato tempi di reazione biblici rispetto all’emergenza.<br />

L’ennesima che arriva dopo una serie<br />

di sventure, dalla pandemia alle problematiche di<br />

logistica e approvvigionamenti. L’immobilismo<br />

spaventa e innervosisce: fa scopa con la necessità<br />

di interventi urgenti e mirati, che consentano al<br />

tessuto imprenditoriale italiano del mondo enoico<br />

(produzione, trasformazione, distribuzione e<br />

rivendita) di mettersi alle spalle questa lunga notte<br />

nel modo meno turbato possibile. Non ci sono<br />

in ballo baruffe di famiglia o manfrine elettorali:<br />

la faccenda è spessa per chi deve tenere il fiato,<br />

resistere, inventare e trovare una quadra minuto<br />

dopo minuto. Il mondo del vino (al pari di altri<br />

ambiti) rappresenta un’eccellenza italiana. Solo<br />

questo avrebbe dovuto imporre un approccio ben<br />

diverso. Come ha anche evidenziato Sandro Boscaini<br />

in una recente intervista su La Verità, in cui<br />

ha condiviso la sua ricetta in tema di liberà d’impresa,<br />

nel nostro Paese non mancano storture di<br />

varia natura: burocratica, di matrice politica e via<br />

dicendo. E sarà, in un futuro prossimo, altrettanto<br />

fondamentale metterci mano. Ma adesso la priorità<br />

è salvare il patrimonio culturale e imprenditoriale<br />

italiano, anche del mondo enoico. Nel calice<br />

deve esserci – e restarci! – il vino, non i megawattora<br />

da pagare con autentici salassi.<br />

03 Trade. QBerg, la data intelligence per<br />

wine&spirits<br />

05 On Air. Intervista a Luca Serena sui nuovi<br />

orizzonti degli spumanti made in Italy<br />

14 Nuovi Codici. La nouvelle vague<br />

dell’Emilia del vino Albinea Canali<br />

SOMMARIO<br />

16 Interni d’autore. Atelier rinnova la forma<br />

del know-how enoico Valdo<br />

WINECOUTURE - winecouture.it<br />

Direttore responsabile Riccardo Colletti<br />

Direttore editoriale Luca Figini<br />

Cover editor Alice Realini<br />

Coordinamento Matteo Borré<br />

Marketing & Operations Roberta Rancati<br />

Contributors Francesca Mortaro, Andrea Silvello<br />

(founder Topchampagne), Irene Forni<br />

Art direction Inventium s.r.l.<br />

Stampa La Terra Promessa Società Cooperativa<br />

Sociale Onlus (Novara)<br />

18 Visioni. Masottina e il nuovo<br />

valore del tempo delle vecchie annate di R.D.O.<br />

Editore Nelson Srl<br />

Viale Murillo, 3 - 20149 Milano<br />

Telefono 02.84076127<br />

info@nelsonsrl.com<br />

www.nelsonsrl.com<br />

Registrazione al Tribunale di Milano n. 12<br />

del 21 Gennaio 2020 - Nelson Srl -<br />

Iscrizione ROC n° 33940 del 12 Febbraio 2020<br />

Periodico bimestrale<br />

Anno 3 - Numero 7-8 - Settembre <strong>2022</strong><br />

Abbonamento Italia per 6 numeri: Euro 30,00<br />

24 Protagonisti. Parlano Leonardo e Carlo<br />

Alberto, quarta generazione Sagna<br />

L’editore garantisce la massima riservatezza<br />

dei dati personali in suo possesso.<br />

Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli<br />

abbonamenti e per l’invio di informazioni<br />

commerciali. In base all’art. 13 della Legge<br />

n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati<br />

o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a:<br />

Nelson Srl<br />

Responsabile dati Riccardo Colletti<br />

Viale Murillo, 3<br />

20149 Milano<br />

Photo cover: sopra - Paola Capelletto - Unsplash - sotto - Serena Wines 1881


3<br />

Q<br />

Berg (istituto di ricerca italiano specializzato<br />

nei servizi di price intelligence e<br />

di analisi delle strategie assortimentali<br />

cross canale - flyer, punti vendita fisici,<br />

e-commerce e newsletter), insieme a<br />

IRI, annuncia il nuovo servizio di monitoraggio full-shelf<br />

dell’e-commerce per il mercato del wine&spirits sui siti<br />

specializzati. Il panel è in continua espansione per<br />

includere i top specialist on-line.<br />

QBerg sviluppa le attività su diverse tipologie<br />

merceologiche: dall’elettronica di<br />

consumo, nella quale esegue ricerche<br />

molto estensive, ai “fast consumer goods”,<br />

fino al “pet care” e al farmaceutico.<br />

Abbiamo chiesto a Fabrizio Pavone<br />

(in foto), co-fondatore e business<br />

developer manager di QBerg, perché<br />

hanno approcciato il mondo wine&spirits<br />

in modo così dettagliato. Spiega Pavone:<br />

“Abbiamo deciso di analizzare questo mercato<br />

perché sta decollando e tanti player si stanno affacciando.<br />

QBerg quindi ha scelto di concentrarsi sul monitoraggio<br />

dei principali siti e-commerce dei principali wine specialist.<br />

Stiamo monitorando i dati con cadenza settimanale,<br />

ma abbiamo la possibilità di rispondere in tempo reale alle<br />

richieste di un cliente o di un partner qualora dovesse necessitare<br />

di dati aggiornati con tempi più stretti oppure di<br />

sondare specifiche realtà. Il panel è completamente confiin<br />

virtù del fatto che abbiamo catalogato oltre 75 vitigni,<br />

è possibile eseguire l’intelligence anche su queste ulteriori<br />

categorie. Il tutto per dire che siamo andati parecchio in<br />

profondità con i dati per rappresentare al meglio la complessità<br />

e la varietà del mondo del vino.<br />

Quali possibilità fornisce la piattaforma?<br />

Il nostro software di monitoraggio e cattura dei dati consente<br />

di visualizzare automaticamente i prezzi. Ma non finisce<br />

qui: il nostro valore aggiunto, che profondiamo nei<br />

risultati, è dato dal riconoscimento preciso e accurato dei<br />

singoli dati (vini, annate, vitigni e così via) affidati a esperti<br />

che curano gli attributi specifici di ogni singola referenza,<br />

individuando le eventuali discrepanze e normalizzando i<br />

dati affinché siano omogenei e confrontabili. Riteniamo di<br />

avere una qualità di servizio nettamente superiore a qualsiasi<br />

altra piattaforma automatizzata basata sulla mera descrizione<br />

del prodotto.<br />

La data intelligence<br />

per wine&spirits<br />

QBerg propone una piattaforma completa e articolata<br />

per monitorare e analizzare le referenze sui canali<br />

DI LUCA FIGINI<br />

gurabile, tanto che la particolarità del nostro servizio è rappresentata<br />

non dalla selettività delle referenze ma dall’intero<br />

store. In numeri, la categoria vino vanta oltre 22mila<br />

referenze e 3.961 marche, quella champagne e affini 5.447<br />

referenze, a cui si aggiungono liquori, birre e altre bevande<br />

alcoliche. Ogni settimana monitoriamo in totale osserviamo<br />

circa 32mila referenze e poco meno di 6mila marche”.<br />

Quali analisi si possono fare sui dati?<br />

Raccogliamo questi dati, cercando di<br />

dare forma alla complessità del mercato,<br />

per restituire ai clienti e partner<br />

non solo le informazioni tattiche per<br />

allineare e seguire i prezzi, nel caso di<br />

un retailer, ma anche di monitorare i<br />

competitor e, nel caso dei produttori,<br />

verificare come sono trattate le proprie<br />

referenze e quelle della competition.<br />

Non solo, è anche possibile fare una intelligence<br />

totale per quota scaffale, quota vitigni,<br />

prezzo medio, trend nel tempo e così via. Oltre al monitoraggio<br />

full store, c’è un’altra caratteristica fondamentale<br />

del nostro servizio “wine&spirits”: distinguiamo l’annata.<br />

Quindi ciascuna referenza è raggruppata per annate. È<br />

quindi possibile confrontare la referenza “padre”, con tutte<br />

le annate, oppure scendere nel dettaglio e analizzare i<br />

dati per singolo anno di imbottigliamento per capire l’andamento<br />

dei prezzi o la domanda del consumatore. E poi,<br />

La “pulizia” del dato è l’aspetto più prezioso?<br />

Sì, perché evitiamo la duplicazione delle referenze, quindi<br />

le informazioni che forniamo sono precise e accurate.<br />

Questo è un presupposto fondamentale per supportare le<br />

operazioni di comparazione del prezzo, ma non solo, perché<br />

assicuriamo che la base di dati è corretta, coerente e<br />

aggiornata in tempo reale. In termini di intelligence, la nostra<br />

piattaforma è talmente flessibile da permettere comparazioni<br />

incrociate tra grande distribuzione e wine specialist<br />

per capire le variazioni di prezzo e il comportamento<br />

del consumatore. Dall’analisi di questi dati emerge che la<br />

grande distribuzione è forte nel primo prezzo ma ha anche<br />

referenze un po’ più premium; mentre nei wine specialist<br />

si parte da bottiglie premium per spingersi nei prodotti più<br />

pregiati e anche da collezione. Questa suddivisione impatta<br />

sia sul prezzo medio dei vari canali, sia sulle azioni che<br />

un produttore o un vendor può decidere di attuare a livello<br />

tattico o strategico.<br />

Come è il canale on-line dei wine specialist?<br />

Suddivido questo canale in due livelli. Il wine specialist<br />

focalizzato su determinati tipi di prodotti esclusivi che ha<br />

circa 12mila referenze, di media, e con una parte di assortimento<br />

di altissimo profilo. E poi la seconda tipologia di<br />

wine specialist che si appoggia a un’enoteca esistente, questo<br />

crea un assortimento più piccolo ma ancora più esclusivo<br />

e con addirittura bottiglie destinate ai collezionisti e ai<br />

palati più esigenti. Questa doppia via è di fatto un’incitazione<br />

per i produttori a mantenere ben separate, ma su canali<br />

paralleli, le offerte in modo da intercettare il corretto target,<br />

sia esso di nicchia oppure alto-spendente ma più vasto.<br />

Cosa offre QBerg ai partner?<br />

Il nostro servizio è fruibile tramite la nostra piattaforma<br />

In-Store POINT che è proposta attraverso il partner commerciale<br />

IRI. Grazie ai dati di questa piattaforma è possibile<br />

analizzare le informazioni, valutare gli andamenti nel<br />

tempo, generare in modalità “self service” una reportistica<br />

molto accurata su referenze e attributi delle referenze e<br />

così via. In parallelo, QBerg invia periodicamente report in<br />

forma automatizzata che vanno a rispondere a specifiche<br />

esigenze informative del partner.<br />

Secondo QBerg perché nel “wine&spirits” è utile<br />

impostare strategie e tattiche basate sui dati<br />

e facendo intelligence per misurare i risultati?<br />

I consumatori si sono abituati alla comodità di avere un<br />

assortimento ampissimo grazie all’e-commerce. A questo<br />

si somma la maggiore attenzione per i prodotti “made in<br />

Italy”. Le persone anche nel mondo del vino stanno iniziando<br />

a ragionare in ottica di rapporto ottimale tra qualità<br />

e prezzo: si cerca la bottiglia che esprima una qualità tale<br />

da giustificare il prezzo. Con In-Store POINT è possibile<br />

monitorare il mercato senza prescindere dall’intelligence:<br />

il retailer dovrebbe verificare cosa succede ai competitor;<br />

i produttori possono controllare come le referenze sono<br />

trattate e valorizzate, comparandole con i competitor.<br />

TRADE


4<br />

B<br />

enedette bollicine, parola di vino italiano. In mezzo alle mareggiate che il settore ha dovuto<br />

affrontare nella prima metà del <strong>2022</strong>, proprio gli spumanti hanno rappresentato<br />

per il made in Italy enoico il faro capace di condurre a porti sicuri. La categoria, infatti,<br />

si conferma la certezza per un comparto che nel 2021 ha saputo generare un fatturato<br />

complessivo di 14,5 miliardi di euro, con il solo l’export a valere 7,1 miliardi e una bilancia<br />

commerciale attiva per circa 6,7 miliardi di euro. Nel <strong>2022</strong>, infatti, tra inflazione, costi<br />

di produzione moltiplicati e complicazioni internazionali a ogni livello e latitudine, il<br />

vino italiano avanza, ma solo a colpi di bollicine. Sono gli spumanti, infatti, a spingere le<br />

vendite, come evidenzia l’indagine dell’Area Studi Mediobanca, che prevede un avanzamento<br />

per la categoria del +5,7% nei ricavi complessivi e del +7,5% nell’export, a fronte<br />

di vini fermi per cui si attende rispettivamente un +4,6% e +5,3%. Le medesime luci e<br />

ombre che caratterizzano il rapporto tra le categorie anche oltreconfine. A evidenziarlo<br />

sono i dati export nel Q1 <strong>2022</strong> che evidenziano come si sia allargata la forbice tra spumanti<br />

e imbottigliati fermi e frizzanti, con i primi che segnano crescite a volume in tutti i<br />

principali mercati (+6% negli Usa, +33% in Uk, +12% in Germania), e i secondi spesso<br />

in difficoltà. Il polso della situazione lo offre sempre l’analisi del quadrimestre da parte<br />

dell’Osservatorio Uiv focalizzata sugli sbocchi simbolo per il vino made in Italy. La corsa<br />

delle bollicine in Usa, Germania e Uk prosegue, con l’emblematico caso del Regno Unito,<br />

dove è sempre più Prosecco-mania: nel primo quadrimestre di quest’anno, questo best<br />

seller è riuscito nell’impresa di superare da solo le vendite in valore di tutti i fermi italiani<br />

messi assieme. Ma quella che più impressiona oggi, rendendo le bollicine un’importante<br />

risorsa da preservare e non svalutare, sono le due opposte facce della medaglia oltreconfine:<br />

sempre nel Q1 in Usa, Germania e Uk, da una parte si assiste per i vini fermi a una<br />

caduta nei volumi importati del -10% e in valore del -9%, dall’altra a spumanti che volano<br />

a +17% a volume e a +30% a valore. Ed è una dinamica, quella dell’imparare a valorizzare<br />

meglio una categoria che non sembra conoscere crisi come le bollicine, che perfettamente<br />

ha sintetizzato Giampietro Comolli, presidente dell’Osservatorio Economico Vini e<br />

Spumanti, da 30 anni riferimento per gli studi sulla categoria, quando a lato della performance<br />

degli scorsi 12 mesi ha spiegato: “Oltre i numeri, i consumi di vino e spumanti<br />

nel 2021 forniscono due domande: come mantenere il trend positivo all’estero e come<br />

sostenere il consumo interno. Il consumo è diventato più piacere e soddisfazione, quindi<br />

occorre molta più attenzione al contesto e contenuto, che il solo sviluppo commerciale”.<br />

E i numeri 2021, che l’Ovse riassume per gli spumanti in un valore di 1,9 miliardi di euro<br />

a fronte di un giro d’affari al consumo dove per la prima volta si è superati i 6,8 miliardi<br />

di euro, con un prezzo d’acquisto medio a bottiglia intorno a 11 euro, offrono un importante<br />

spunto di riflessione. “Per la prima volta nel 2021 i valori unitari di uno spumante<br />

italiano all’estero crescono di più, anno su anno, che i volumi: questi ultimi registrano<br />

un + 9,22% contro un +10,80%. Un segnale da studiare”, chiosa Comolli. Una crescita,<br />

quella degli sparkling italiani, confermata anche dall’Osservatorio Uiv per questo inizio<br />

<strong>2022</strong>, con gli orizzonti della categoria che dopo l’esplosione della domanda post-Covid<br />

(+26% nel 2021, 7 bottiglie su 10 destinate all’estero) ha bruciato una tabella di marcia<br />

che prevedeva entro il prossimo biennio il superamento della soglia psicologica del miliardo<br />

di bottiglie prodotte. A oggi, infatti, il rimbalzo fa prevedere – disponibilità del<br />

vetro permettendo – 1,1 miliardi di pezzi entro quest’anno e 1,25 miliardi a fine 2023.<br />

Una progressione trainata dal Prosecco e resa possibile grazie all’approccio alle bollicine<br />

di una domanda sempre più trasversale, “destagionalizzata” rispetto alle occasioni classiche<br />

di consumo, e sempre meno legata a modalità di utilizzo esclusive. I motivi, dunque,<br />

per ben sperare in vista del prossimo Natale non mancano: bollicine benedette.<br />

DI IRENE FORNI E MATTEO BORRÈ<br />

ZOOM<br />

Quale futuro<br />

per le bolle d’Italia?<br />

Il mondo del vino si confronta sull’oggi e il domani<br />

di un settore che va di corsa


5<br />

“La bollicina italiana<br />

sia audace”<br />

A tu per tu con Luca Serena, tra nuovi orizzonti per gli<br />

spumanti made in Italy e il futuro di Serena Wines 1881<br />

Dopo aver tagliato il traguardo dei primi<br />

140 anni di storia, con cinque generazioni<br />

che si sono tramandate il testimone<br />

di un saper fare divenuto sinonimo<br />

di affidabilità e serietà, Serena Wines<br />

1881 si è presentata ai nastri di partenza del <strong>2022</strong> come<br />

uno dei protagonisti tra i “grandi” del vino italiano. Lo<br />

ha fatto forte del balzo in avanti compiuto<br />

lo scorso anno, chiuso con un fatturato<br />

che ha raggiunto gli 84 milioni di<br />

euro e una crescita di oltre il 44%<br />

rispetto al 2020. Ma la scalata<br />

non intende certo fermarsi qui.<br />

Con Luca Serena, titolare dell’azienda<br />

di Conegliano, apriamo la<br />

nostra analisi su trend e successo<br />

delle bollicine italiane. “Nel mondo,<br />

le bollicine italiane sono sinonimo<br />

di moda, vitalità e un vero stile<br />

di vita”, spiega a <strong>WineCouture</strong>. “Oggi<br />

possiamo vantare il Prosecco, vino facile<br />

adatto a tutte le occasioni, e i Metodi Classici di Franciacorta<br />

e Trento Doc che, ad un posizionamento più<br />

accessibile, nulla hanno da invidiare allo Champagne.<br />

Chiaro che la bollicina francese resta l’icona quando<br />

si parla di spumanti, ma l’Italia recita – e continuerà a<br />

recitare – un ruolo da protagonista sugli scaffali e nei<br />

locali di tutto il mondo. Non dimentichiamo, infatti,<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

che anche se guardiamo alle proposte dolci, vantiamo<br />

un assoluto leader nelle bollicine come l’Asti. Quindi,<br />

il percepito è quello di un’Italia frizzante e viva, capace<br />

di sposare ogni momento conviviale”. Ma cosa ci si<br />

deve attendere in futuro? “I trend di oggi evidenziano<br />

innanzitutto di un grande utilizzo nei mixati, a partire<br />

dallo Spritz, altra icona italiana tra i cocktail a base<br />

vino. Qui vince il Prosecco, anche se con gli<br />

aumenti in corso sta cedendo un po’ di<br />

spazio agli spumanti generici, italiani<br />

e no. Ma restiamo noi i maestri nel<br />

metodo Charmat, o meglio Martinotti.<br />

Sul Metodo Classico, bisogna<br />

ancora far capire che bere<br />

italiano è simbolo di bella vita<br />

per tutti coloro che se lo possono<br />

permettere. In generale, vedo<br />

poi buoni spazi per la Ribolla, che<br />

se spumantizzata con uno Charmat<br />

medio-lungo regala ottimi risultati: è<br />

alternativa al Prosecco, con un posizionamento<br />

ad oggi interessante”. Per Serena Wines 1881,<br />

bollicina fa spesso rima con un impegno che va ben<br />

oltre il vino stesso, come nel caso della recente novità<br />

della special edition con Obiettivo3. “Per noi produrre<br />

bollicine è una sfida a 360°, perché è il vino che si abbina<br />

a ogni occasione. È sinonimo di momenti positivi<br />

e di felicità. Dunque, perché non dare supporto a co-<br />

loro che con il loro coraggio e la loro determinazione<br />

sfidano i limiti e raggiungono traguardi impensabili.<br />

Ecco com’è nata la collaborazione con Obiettivo3, che<br />

va ben oltre la sensibilità ai temi sociali della famiglia<br />

e quindi dell’azienda. Parla anche di sostenibilità. E in<br />

tema, proprio questa è la nostra iniziativa madre per<br />

il sociale nel <strong>2022</strong>”. Ma che significato reca con sé la<br />

parola sostenibilità in Serena Wines 1881? “Significa<br />

rispettare ambiente e società restando al passo dei più<br />

moderni tra criteri e standard che di questi tempi vediamo<br />

mutare a grande velocità”, prosegue Luca Serena.<br />

“Si tratta di un tema ampio, che va affrontato step<br />

by step andando a inserire progressivamente elementi<br />

concreti che mostrino il percorso intrapreso in chiave<br />

sostenibile. In questi anni noi abbiamo aggiunto diversi<br />

tasselli a questo mosaico, non da ultimo il progetto<br />

con Obiettivo3. E il prossimo passo porrà al centro il<br />

welfare aziendale”. Ma il futuro di una tra le realtà simbolo<br />

del sistema Prosecco passa anche dalla riscoperta<br />

delle proprie radici, come dimostrato dal lancio della<br />

linea Serena 1881. “Un progetto fortemente voluto che<br />

racchiude i valori della nostra famiglia e dell’azienda.<br />

Parla di storia, tradizione, territorio e modernità. È un<br />

passo che abbiamo scelto di compiere per focalizzarci<br />

proprio sul cognome di famiglia, trasformandolo nel<br />

principale brand dell’azienda. L’obiettivo è di crescere<br />

in un percorso di riconoscibilità: la fortuna di avere<br />

un bel cognome è un elemento positivo che non può<br />

essere lasciata al caso”. E nei prossimi mesi, il progetto<br />

riceverà ulteriore impulso. “Abbiamo in agenda di<br />

proseguire con tanti eventi nei locali in affiancamento<br />

ai distributori, la comunicazione che passa dai nostri<br />

brand ambassador e dal lancio di campagne social rivolte<br />

al consumatore, oltre che da quella che è stata la<br />

creazione di un blog e di una community dedicata”,<br />

conferma Serena. “In tema di prodotti, invece, arriverà<br />

il Brut Nature, mentre sul packaging prepariamo una<br />

sorpresa, ma per il 2023”. Ma c’è anche altro parlando<br />

di novità: un ultimo “audace” progetto. “Si tratta<br />

di puro spirito imprenditoriale, alla ricerca di quella<br />

nicchia di consumatori nel mondo delle bollicine, in<br />

particolare del Prosecco, capaci di apprezzare l’unicità<br />

di un metodo Charmat, il primo Prosecco Doc Trieste,<br />

lasciato in mare ad affinare per sei mesi”, chiosa Luca<br />

Serena. “È un progetto audace, proprio come il nome<br />

del marchio: Audace, underwater wine. È un’iniziativa<br />

firmata da due amici che si sono trovati, pur rappresentando<br />

realtà diverse tra loro, che farà parlare di sé e<br />

incuriosirà. Da una parte, infatti, abbiamo Parovel vigneti<br />

e oliveti 1898, azienda leader nel Carso Triestino<br />

che da oltre 120 anni produce vini e olio extravergine<br />

di oliva di grande pregio, dall’altra ci siamo noi di Serena<br />

Wines 1881. Sono 6492 bottiglie numerate e identificate<br />

da una medaglia: come dicevo, una sfida audace,<br />

aggettivo che amo e che mi rappresenta”. Una parola<br />

da tenere bene a mente per chi è chiamato a tracciare<br />

il futuro delle bollicine d’Italia.<br />

ON AIR


6<br />

ZOOM<br />

Dalla A di Alta Langa alla Z di Zonin1821, il<br />

panorama delle bolle d’Italia si confronta<br />

su un segmento che va di corsa.<br />

Spesso anche troppo, rischiando<br />

di perdere il senso dell’orientamento.<br />

Ma qual è oggi il percepito delle bollicine<br />

italiane sul mercato e tra i consumatori? E cosa<br />

attendersi domani in merito a nuovi trend, evoluzioni<br />

e soprese? Ecco l’istantanea su stato dell’arte<br />

e direzioni future degli spumanti tricolore.<br />

La voce dei consorzi<br />

“Le bollicine italiane sono in crescita, le occasioni<br />

di consumo aumentate, si sono create nuove abitudini”.<br />

Esordisce così Mariacristina Castelletta, presidente<br />

del Consorzio Alta Langa, denominazione in ascesa.<br />

“Il Metodo Classico millesimato dei territori a Denominazione<br />

andrà sempre più a occupare spazio nei pasti. A tal<br />

proposito, da anni esaltiamo la vocazione del nostro Alta<br />

Langa Docg, percepito prodotto d’alta qualità, esclusivo e<br />

distintivo, come vino gastronomico”. Altra Docg oggi nei<br />

calici di tanti è quella dell’Oltrepò Pavese. “Cresce sempre<br />

di più la brand reputation del nostro Metodo Classico”,<br />

spiega il direttore del Consorzio, Carlo Veronese. “I numeri<br />

non corrispondono ancora al reale potenziale della<br />

Docg, ma la qualità di chi ci crede è lì da degustare. E<br />

sta dando grandi soddisfazioni. L’imperativo è fare<br />

qualità, missione peraltro riuscita dai produttori. Il<br />

trend dice che le bollicine vanno forte sui mercati più<br />

diversi e noi ci siamo, grazie alle sfumature del Pinot<br />

Nero, valore trainante e distintivo per il territorio. Qui<br />

dove è nato storicamente lo spumante, è chiaro a tutti<br />

che bisogna produrlo pensando alla qualità della Docg<br />

e proseguire in una direzione proprio di territorio. In<br />

futuro, d’altronde, ci sarà una sempre maggiore conoscenza<br />

del Metodo Classico e più attenzione per i Pas<br />

Dosé, perché il consumatore è sempre più attento e<br />

preparato”. Altro volto delle bolle di Lombardia, quello<br />

di Franciacorta, “un vino che sempre<br />

meno viene confuso con le generiche<br />

bollicine, in quanto rimanda ad un territorio<br />

ben definito, ad un metodo, ad<br />

una tradizione”, sottolinea Silvano<br />

Brescianini, presidente del Consorzio.<br />

“Il mercato sta premiando gli sforzi<br />

che i viticoltori stanno continuando<br />

a fare da più di 30 anni per affermare<br />

l’eccellenza delle nostre colline. Oggi il<br />

settore è particolarmente vivace e lo<br />

sarà ancora per qualche anno, nel lungo<br />

termine immagino che solo chi avrà<br />

solide radici nel territorio potrà fare<br />

bene”. Claudio Biondi, numero uno del Consorzio<br />

Tutela Lambrusco, non ha dubbi: “Si tratta di un momento<br />

d’oro per le bollicine. Il Lambrusco non fa eccezione.<br />

Nei primi mesi del <strong>2022</strong> si è registrata una crescita<br />

importante delle vendite nel segmento Horeca.<br />

In un contesto che tende a valorizzare vini dal grado<br />

alcolico contenuto e ad apprezzare i vitigni autoctoni,<br />

l’immediatezza, la facilità di beva e la versatilità del<br />

Lambrusco risulta oggi un mix vincente”. Un vero punto<br />

di forza per il futuro. “In questo contesto, stiamo<br />

notando che anche i giovani mostrano sempre più ap-<br />

Mariacristina<br />

Castelletta,<br />

Carlo<br />

Veronese<br />

e Silvano<br />

Brescianini<br />

Claudio Biondi,<br />

Giacomo Savorini,<br />

Elvira Bortolomiol,<br />

Ugo Zamperoni e<br />

Stefano Zanette<br />

Josef Romen<br />

e Igor Gladich<br />

prezzamento per il Lambrusco,<br />

dimostrando interesse per prodotti<br />

più particolari come il Metodo<br />

Classico, il metodo ancestrale<br />

e i rifermentati in bottiglia”.<br />

A fargli eco Giacomo Savorini,<br />

direttore del Consorzio Pignoletto<br />

Emilia-Romagna: “Le bollicine<br />

italiane, anche quelle da vitigni<br />

autoctoni come il Pignoletto,<br />

sono sempre più apprezzate dai<br />

più giovani. Le bolle bianche<br />

emiliane, infatti, riescono a combinare<br />

brio e immediatezza, conservando<br />

una distinta identità. Proprio per<br />

questo il Pignoletto ha grandissime potenzialità,<br />

anche fuori l’Emilia-Romagna e l’Italia”. Soprattutto<br />

in uno scenario in forte espansione.<br />

“Anche il Pignoletto ha registrato nel 2021 una<br />

crescita a doppia cifra. Le bollicine bianche<br />

emiliane, infatti, hanno saputo ritagliarsi un posto<br />

di primo piano nel carrello degli appassionati”.<br />

Ma se si parla di preferenze nei consumi,<br />

lo sguardo si sposta sul vero traino delle bollicine<br />

d’Italia: l’universo Prosecco. Una galassia<br />

composto da mondi tra<br />

loro diversi e con posizionamenti<br />

ben distinti. Al<br />

vertice, il Conegliano Valdobbiadene<br />

Docg con le<br />

sue colline patrimonio<br />

Unesco. “I dati racchiusi<br />

nell’ultimo Rapporto Economico<br />

parlano di un traguardo<br />

finalmente raggiunto,<br />

quello del deciso<br />

aumento di valore del nostro<br />

prodotto”, afferma Elvira<br />

Bortolomiol, presidente<br />

del Consorzio di Tutela del Conegliano<br />

Valdobbiadene Prosecco Docg. “L’aumento del 18%, in<br />

valore, che supera l’aumento in volume del 14%, è il riconoscimento<br />

dell’impegno di un’intera comunità che da<br />

generazioni lavora sulle nostre Rive e nelle nostre cantine,<br />

nonché dell’intera Denominazione che nel corso di questi<br />

ultimi anni ha mantenuto e rinnovato le relazioni con il<br />

mercato che hanno comportato la ricerca di nuovi canali di<br />

vendita e di innovazioni nelle attività di comunicazione e<br />

promozione”. Ma cosa attende nel futuro? “Il Conegliano<br />

Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg quale sinonimo<br />

di uno stile di vita di qualità: questo il messaggio che desideriamo<br />

trasmettere”,<br />

conclude Bortolomiol.<br />

“E gli ultimi trend di<br />

consumo confermano<br />

il percorso”. In scia le<br />

parole di Ugo Zamperoni,<br />

presidente del<br />

Consorzio Asolo Prosecco.<br />

“Il mercato nazionale<br />

della spumantistica<br />

è in costante<br />

sviluppo: ormai quasi<br />

l’80% dei consumatori<br />

italiani di vino lo è anche ì abituale di spumante. Bere spumante<br />

è diventato uno stile, un lifestyle”, evidenzia. “Non<br />

c’è dubbio che il Prosecco, nelle sue diverse identità, abbia<br />

contribuito in maniera fondamentale a questa trasformazione,<br />

proponendosi ai consumatori di tutte le età come<br />

un’occasione di lusso accessibile e quotidiano. L’Asolo Prosecco,<br />

in particolare, è oggi visto come uno spumante che<br />

racconta il fascino di uno dei borghi più belli d’Italia”. E nel<br />

futuro? “Certamente si andrà verso una ulteriore diversificazione<br />

sia dell’offerta sia della domanda, con una crescita<br />

di interesse per quei vini dal forte contenuto identitario”.<br />

Dall’alto di numeri da capogiro, infine, così il presidente


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8<br />

ZOOM<br />

del Consorzio, Stefano Zanette, dipinge lo stato di salute<br />

del Prosecco Doc: “Nei primi otto mesi <strong>2022</strong>, gli imbottigliamenti<br />

sono in crescita del 7,6% sul 2021. Il Prosecco<br />

Doc è visto come prodotto per il divertimento e la convivialità.<br />

Si tratta di uno spumante democratico: la maggior<br />

parte delle vendite si collocano su un prezzo compreso tra<br />

i 4 e i 10 euro a scaffale in Do, mentre ovviamente nel canale<br />

Horeca i valori sono molto più elevati, tra i 18 e i 35 euro<br />

circa a bottiglia”. E nel futuro di questo gigante, in agenda<br />

un cambio di passo. “II nostro obiettivo è far sì che sia promosso<br />

uno sviluppo sostenibile della Denominazione non<br />

avendo come riferimento esclusivamente i volumi, ma tenendo<br />

in considerazione i temi ambientali, sociali ed economici,<br />

ovvero il valore materiale e immateriale necessario<br />

a conferire durabilità alla nostra Doc”, chiosa Zanette. Si<br />

resta in zona, col nuovo che avanza. “Quello delle bollicine<br />

in Italia è sicuramente un trend in crescita che intercetta un<br />

pubblico giovanile”, spiega Igor Gladich, direttore del<br />

Consorzio Tutela Vini Lessini Durello. “La nostra resta una<br />

nicchia produttiva, nata dall’uva Durella, il vitigno autoctono<br />

di Verona e Vicenza, che amiamo definire la varietà<br />

del futuro. Un domani, per cui ipotizziamo un doppio binario<br />

di consumo: da un lato i wine lover meno esperti che<br />

scelgono lo Charmat, magari strizzando l’occhio alla mixology;<br />

dall’altro una fascia di consumatori, probabilmente<br />

meno numerosi, che ricercano spumanti Metodo Classico<br />

e che sono maturi per comprendere il valore di queste produzioni.<br />

La nostra denominazione, intende rivolgersi a<br />

questi ultimi”. La medesima platea dell’Associazione produttori<br />

spumante Alto Adige Metodo Classico. “Negli ultimi<br />

anni anche in Alto Adige si nota un interesse sempre<br />

maggiore verso il Metodo Classico”, esordisce il presidente<br />

Josef Romen. “Una produzione di poco più di 400mila<br />

bottiglie annue fa di questa nicchia un vanto per l’intero<br />

sistema vitivinicolo altoatesino ma che, se guardato attraverso<br />

i numeri, ha molti spazi di crescita. In questi anni siamo<br />

riusciti lentamente a impostare un’immagine molto<br />

positiva a livello locale dei nostri spumanti ma è chiaro che<br />

c’è ancora ampio margine nel settore Horeca, tanto che siamo<br />

convinti che si potrebbe raggiungere tranquillamente<br />

un milione di bottiglie”. Sempre collocandosi in una fascia<br />

di posizionamento medio-alta: “Questa è la direzione su<br />

cui dobbiamo continuare a lavorare, al fine di fare conoscere<br />

le pregiate bollicine dell’Alto Adige anche fuori dalla<br />

loro nicchia, portandole al centro dell’attenzione a livello<br />

nazionale e non solo”. Guardando ovviamente anche ai<br />

consumi del futuro. “Da un punto di vista dei trend”, conclude<br />

Romen, “notiamo un sempre maggior apprezzamento<br />

verso gli spumanti millesimati ma anche per le riserve<br />

capaci di offrire delle bollicine di grande struttura e corposità<br />

ottimi per valorizzare anche piatti ricercati”.<br />

Valentina Bertini e<br />

Alberto Tasinato<br />

Jacopo Dosio e<br />

Fabrizio Sartorato<br />

Walter Meccia, Andrea<br />

Terraneo e Corrado<br />

Mapelli<br />

Parola di sommelier<br />

La palla passa alla ristorazione, con la voce di alcuni<br />

dei più importanti sommelier d’Italia. “Negli<br />

ultimi 10 anni è stato un crescendo in tema di<br />

bollicina italiana”, esordisce Valentina Bertini,<br />

wine corporate manager del Gruppo Langosteria.<br />

“Parliamo innanzitutto di Franciacorta e Trento<br />

Doc, un po’ meno delle altre denominazioni, anche<br />

se si osserva con sempre maggiore intensità<br />

un bel movimento in Alta Langa e Oltrepò Pavese.<br />

C’è stato, poi, un proliferare in tutta Italia di nuove<br />

produzioni, anche in aree non particolarmente<br />

vocate alla tipologia: quest’ultime, tuttavia, sono<br />

scelte che non aggiungono nulla, ma soprattutto<br />

non sono identitarie, dunque non creano i giusti<br />

presupposti per far crescere i vini e affermarli.<br />

Sono casi che fanno perdere l’orientamento a tutto<br />

il movimento delle bollicine italiane, soprattutto quando<br />

si parla di Metodo Classico e di qualità. Quelle che vanno<br />

promosse, infatti, sono identità di territorio, brand capaci<br />

di affermarsi nel mondo, non serve sopperire a richieste da<br />

parte del mercato senza avere visioni strategiche a lunga<br />

gittata. Domani, alle bollicine italiane servirà sempre più<br />

riconoscibilità, quello che hanno saputo costruire nell’immaginario<br />

pubblico casi di successo come Franciacorta<br />

e Trento Doc. Ci sono prodotti italiani eccezionali<br />

e tutti siamo chiamati a valorizzarli senza aver paura<br />

di confronti col resto del mondo”. Fanno eco le parole<br />

di Alberto Tasinato, patron de L’Alchimia a Milano:<br />

“Il percepito delle bollicine italiane nella ristorazione<br />

di livello è molto alto: questo lo si deve anche a una<br />

sorta di ritrovato attaccamento alla bandiera da parte<br />

di tanti operatori dopo le difficoltà vissute nel corso<br />

della pandemia. È poi un momento in cui le bolle d’Italia,<br />

in primis Metodo Classico, vivono una nuova<br />

riconoscibilità, avendo saputo smarcarsi dal costante<br />

parallelo con lo Champagne. L’identità oggi è<br />

forte e anche la distinzione nelle scelte da parte<br />

del pubblico. I trend di consumo, d’altronde,<br />

sono in forte crescita, proprio per la capacità<br />

trasversale della bollicina italiana nel saper affiancare<br />

piatti che nella ristorazione moderna<br />

sono sempre più completi da un punto di vista<br />

di profilo dei sapori e delle consistenze. Per<br />

quel che riguarda le tendenze, poi, si osserva<br />

uno sviluppo dei Rosé e soprattutto la scelta<br />

di bollicine sempre più secche, capaci di far cogliere<br />

l’identità con ancora più chiarezza. E nel<br />

futuro, tra le sorprese da tenere d’occhio cito la<br />

Valtènesi. Ma attenzione anche all’Alta Langa,<br />

che in termini di appeal ha tutto per superare chi, come<br />

Franciacorta e Trento Doc, oggi le sta davanti: negli ultimi<br />

tempi, infatti, la sua riconoscibilità è cresciuta a dismisura”.<br />

A confermare il ruolo fondamentale nel panorama della ristorazione<br />

nazionale delle bollicine italiane anche Jacopo<br />

Dosio, wine director di Piazza Duomo ad Alba. “Nonostante<br />

il Franciacorta mi sembri ancora leader nel mercato,<br />

inizio a notare maggiore interesse verso stili e provenienze<br />

prima sconosciuti ai più”, sottolinea. “Il Metodo Classico è<br />

sicuramente un trend in crescita e credo che il cliente attento<br />

sia sempre più alla ricerca di un prodotto con una buona<br />

verticalità: profumi varietali, alte acidità e basso dosaggio<br />

zuccherino. In tema soprese, terrei<br />

d’occhio l’Alta Langa, Docg che<br />

ha delle solide fondamenta e non<br />

potrà che vedere un incremento di<br />

mercato nei prossimi anni, conseguenza<br />

dell’ottimo lavoro dei produttori<br />

ma anche dalla costante<br />

crescita del marchio Langa”. Sulla<br />

stessa onda di pensiero è Fabrizio<br />

Sartorato, sommelier di Da Vittorio<br />

a Brusaporto: “Nell’alta ristorazione<br />

si continua a consumare<br />

Champagne, ma le bollicine<br />

italiane sono in costante<br />

crescita, un trend che al Da<br />

Vittorio è ormai consolidato<br />

da anni. Al di là dei<br />

grandi nomi del settore,<br />

sappiamo che sono quattro<br />

le regioni a maggiore<br />

vocazione: Franciacorta,<br />

Trentino, Alta Langa e, anche<br />

se in misura minore,<br />

l’Oltrepò Pavese. E queste<br />

sono anche le più richieste<br />

dal cliente. Le etichette<br />

di Franciacorta e Trentino, d’altronde,<br />

sono cresciute tantissimo<br />

nel comparto dei prodotti di alta<br />

gamma, mentre l’Alta Langa è in<br />

forte ascesa: tendenze che credo<br />

resteranno consolidate. In termini<br />

di trend di prodotto, da almeno 10<br />

anni si registra una buona vendita<br />

dei Rosé, che continuano a essere<br />

molto richiesti. In futuro, tuttavia,<br />

anche a causa del cambiamento<br />

climatico, saranno da tenere d’oc-


10<br />

ZOOM<br />

chio le etichette che nascono da vitigni alternativi,<br />

come può essere l’Erbamat in Franciacorta”. Guarda<br />

al futuro anche l’Head Sommelier del Four Seasons<br />

di Firenze, Walter Meccia, lanciando una provocazione:<br />

“La sorpresa, in tema di bollicine italiane oggi, è<br />

vedere vari produttori di Langa che si affacciano a questo<br />

mondo con buoni risultati. Ma per il futuro, non<br />

stupendomi più di nulla, per provocazione direi ci si<br />

potrebbe aprire in maniera consapevole a bevande a<br />

base di bollicine addizionate di nettare di frutti di alta<br />

qualità e, perché no, alcohol free”. Tornando al presente,<br />

Meccia conferma il buon stato di salute delle bolle<br />

d’Italia. “A fronte di una notevole domanda degli<br />

utenti, sempre più la ristorazione sta conoscendo<br />

le eccellenze nostrane, atte anche a promuovere il<br />

territorio di appartenenza”, spiega. “Nei trend, si<br />

assiste sicuramente alla ricerca della piacevolezza,<br />

che per molti è dettata dalla setosità delle bollicine,<br />

per altri dai piacevoli spigoli in termini di acidità<br />

e percezioni minerali. Ormai è già presente<br />

ogni forma di affinamento, di invecchiamento e<br />

di produzione, a questo punto la vera evoluzione<br />

e rivoluzione potrebbe esser solamente ricercare<br />

la migliore qualità possibile, rispettando il territorio<br />

sia nel gusto che nella produzione sul campo.<br />

Come nota a margine, già oggi si registra un discreto<br />

interesse per le bollicine alcohol free di livello”.<br />

Cosa dicono le enoteche<br />

Per il variegato universo delle enoteche, chi meglio di Andrea<br />

Terraneo, presidente dell’associazione Vinarius, che<br />

dal 1981 riunisce chi esercita il commercio specializzato<br />

del vino di qualità, può offrire uno spaccato sulle bollicine<br />

italiane. “Spumanti e Metodo Classico sono un trend<br />

in crescita generale e di forte attualità, vuoi per la voglia<br />

di festeggiare o la convivialità, vuoi per la leggerezza e la<br />

maggior facilità di utilizzo, dal semplice aperitivo iniziale<br />

seguendo il pasto fino al brindisi finale”, spiega. “Ultimamente<br />

si è anche maggiormente slegato l’uso dello spumante<br />

al solo brindisi, soprattutto nel Metodo Classico,<br />

abbinandolo lungo il pasto, a volte in insoliti abbinamenti:<br />

sotto questo profilo, i più giovani sono maggiormente<br />

aperti a tentare nuovi accostamenti”. Lo stato dell’arte per<br />

le bolle italiane è chiaro. “Il Prosecco, nelle sue ormai molte<br />

versioni, tiene sempre alti i consumi, ma si assiste a un<br />

bel ritorno del Trento Doc. In generale, poi, il fenomeno<br />

del consumo di Metodo Classico del territorio nelle varie<br />

realtà italiane è trend che sta piano piano crescendo d’interesse<br />

ma soprattutto qualità”, spiega il presidente<br />

Vinarius, che poi conclude: “Le sorprese da<br />

tenere sottocchio sono proprio quelle delle piccole<br />

produzioni di territori meno noti, vedi ad<br />

esempio il caso dell’Erbaluce, ma un nome su<br />

tutti da avere ben a mente è quello del Metodo<br />

Classico dell’Oltrepò Pavese, sperando che sia<br />

la volta buona che esca dal suo guscio ed esploda:<br />

a tal proposito, si registrano buoni segnali”.<br />

Il pensiero dei protagonisti della<br />

distribuzione<br />

“L’interesse per questa tipologia è sotto gli occhi<br />

di tutti”, evidenzia Carlo Alberto Sagna<br />

sulle bollicine italiane. “E se da un lato ci sono<br />

denominazioni più note ed affermate, dall’altra ci sono tutta<br />

una serie di produttori che, non rivendicando la Doc,<br />

devono fare uno sforzo in più e promuovere in qualche<br />

modo il territorio d’origine in cui realizzano le proprie cuvée.<br />

Nel mezzo troviamo delle eccezioni convincenti, anzi<br />

avvincenti, che fondano il loro successo proprio sul proprio<br />

marchio. A queste cantine ci sentiamo sicuramente di<br />

fare un plauso, perché sono riuscite a raccontarsi e a creare<br />

un proprio mercato. Negli ultimi anni, con il generale successo<br />

delle bollicine, si sono iniziate a spumantizzare molte<br />

varietà autoctone, che si sono scoperte spesso favorevoli a<br />

questo tipo di produzione ma che in qualche caso trovano<br />

difficoltà nel consumo poiché meno note all’utente finale.<br />

Luigi Piacentini, Gianpaolo<br />

Girardi e Mario Federzoni<br />

Luca Cuzziol e<br />

Giancarlo Moretti<br />

Polegato<br />

Carlo Alberto e<br />

Leonardo Sagna<br />

La causa è spesso da ricercare<br />

nell’assenza di una strategia di<br />

promozione efficace del territorio<br />

già all’interno dello stesso”.<br />

Sul tema, è poi Leonardo Sagna<br />

a proseguire: “Sicuramente<br />

quello delle bollicine è un<br />

mercato in crescita. Per quanto<br />

riguarda i trend notiamo che in<br />

Italia i palati più evoluti ricercano<br />

vini a basso, se non nullo,<br />

dosaggio, mentre quelli meno<br />

esperti accolgono più favorevolmente<br />

gusti morbidi e di buon corpo. Il sentiment è di<br />

una maggiore propensione all’acquisto di Metodo Classico<br />

con lunghi periodi di affinamento che raggiungono un<br />

livello di complessità in grado di farsi conquistare dai più.<br />

Cuvée spesso, e giustamente, care e difficili da trovare, perché<br />

sovente si tratta di produzioni parcellizzate, dunque<br />

una nicchia per pochi estimatori ma assolutamente affascinanti<br />

e stimolanti per il mondo del vino, che vive proprio<br />

di questi progetti che sfidano il tempo. I consumi del vino<br />

vanno verso vini incentrati sul frutto, con energia e una<br />

struttura tale che riesca ad accompagnarli in vetro per un<br />

buon lasso di tempo. Il consumatore inizia a capire il valore<br />

dell’affinamento. Con la cultura che è, e resta, fondamentale<br />

per continuare a disegnare i molti volti e potenzialità<br />

dei territori italiani soprattutto se non vogliamo rischiare<br />

di inceppare nell’omologazione produttiva”. Corrado Mapelli,<br />

direttore generale di Gruppo Meregalli, conferma:<br />

“La salute delle bollicine Italiane è ottima: la qualità oggi<br />

è generalmente una costante e, anche se le ragioni possono<br />

essere ancora maggiori, c’è da evidenziare che prima<br />

il successo del Prosecco, poi la forte crescita del Metodo<br />

Classico – Franciacorta e Trento Doc su tutti – complice<br />

l’attuale poca disponibilità di bollicine estere, in primis<br />

Champagne, hanno fatto sì che tutto il comparto delle bolle<br />

tricolori goda davvero di un’ottima domanda”. Nel futuro<br />

delle bollicine italiane sempre più una ricerca di “identità”,<br />

secondo Mapelli. E oggi quali le sorprese? “Sottolineiamo<br />

la forte crescita delle bollicine siciliane<br />

dell’Etna e del Trento Doc. Come sorpresa<br />

potremmo certamente parlare<br />

di Alta Langa, mentre si rileva un crescente<br />

interesse verso l’Oltrepò Pavese”.<br />

Parlando di percezione e bollicine<br />

italiane, Luigi Piacentini, titolare di<br />

Premium Wine Selection, apre con un<br />

distinguo: “Il prodotto con Metodo<br />

Charmat, Prosecco in primis, viene<br />

considerato in molti casi una commodity;<br />

al contrario, il Metodo Classico<br />

viene percepito come prodotto di eccellente<br />

qualità. Nel futuro, ci attendiamo<br />

un consolidamento di Franciacorta<br />

e Prosecco e un ulteriore crescita d’interesse per il<br />

Trento Doc, ma, più in generale, da tenere d’occhio è una<br />

denominazione e area attualmente sottostimata: l’Oltrepò<br />

Pavese. Qui da sempre vi è la potenzialità per produrre<br />

un eccellente Metodo Classico, che in futuro potrebbe far<br />

parlare di sé”. Grande esperto di bolle a tutto tondo, Mario<br />

Federzoni, amministratore delegato di Première, conferma:<br />

“Il trend bollicine è in forte crescita, grazie<br />

anche ad alcune eccellenze e a prodotti medi<br />

di facile beva. Ma ritengo che in futuro vi sarà<br />

ancora spazio, specie nel Sud Italia, per bolle di<br />

alta qualità per le quali il mercato è ancora un<br />

po’ acerbo rispetto al Centro-Nord”. E su cosa<br />

vigilare? “Penso all’Alta Langa che sta esprimendo<br />

ottime potenzialità e qualità eccelse.<br />

La sorpresa, se così si può dire, è l’evoluzione<br />

del gusto dei consumatori, più o meno esperti,<br />

che sta vertendo sempre di più sui Pas Dosè o<br />

sugli Extra Brut e, per converso, noto anche una<br />

micro-nicchia che sta riscoprendo il Metodo<br />

Classico Demi-Sec”, chiosa Federzoni. A fargli


11<br />

eco Gianpaolo Girardi, titolare di Proposta Vini,<br />

che precisa: “Il consumo di spumante in Italia, in<br />

questi ultimi 10 anni, è notevolmente aumentato<br />

a danno dei grandi rossi. La percezione è dunque<br />

quella di un momento felice per questa tipologia di<br />

prodotto con l’impressione che possa durare a lungo”.<br />

Glocal la parola da tenere a mente per il futuro<br />

ad avviso di Girardi. “Prodotti legati sia alle tradizioni<br />

locali sia provenienti da zone famose. Noi di<br />

Proposta Vini stiamo lavorando già da anni su un<br />

progetto che si chiama Bollicine da uve italiane, che<br />

in questo momento suscita un grande interesse”. A<br />

chiudere è Luca Cuzziol, patron di Cuzziol Grandivini.<br />

“Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito ad una<br />

crescita costante del percepito delle bollicine italiane. Nel<br />

Metodo Classico grazie alla conferma dell’interesse verso<br />

il Franciacorta, seguito da una forte crescita di domanda di<br />

Trento Doc e non da ultimo la grande e variegata offerta da<br />

parte di tutte le zone che, dall’Etna all’Alto Adige, hanno<br />

investito sulle bollicine, offrendo al momento produzioni<br />

ancora piccole e purtroppo a volte altalenanti dal punto di<br />

vista della continuità qualitativa. Nello Charmat si conferma<br />

la leadership indiscussa del Prosecco con il Conegliano<br />

Valdobbiadene che si sta confermando anche nella ristorazione<br />

più alta, soprattutto le Rive e la versione Sui Lieviti”.<br />

Non si prospettano particolari sorprese per il futuro. “L’Alta<br />

Langa, vera outsider nel Metodo Classico, pur in crescita<br />

nell’interesse del consumatore è ancora lontana dall’avere<br />

un ruolo definito nel mercato e soffre in parte la variegata<br />

proposta di bollicine estere quali i Crémant”.<br />

Alberto Serena e<br />

Giacomo di Feo<br />

Federico<br />

Armani<br />

Ernesto Balbinot<br />

Leo Damiani e Pietro<br />

Mattioni<br />

Le aziende si raccontano<br />

Tra i volti più riconosciuti delle bollicine italiane, Giancarlo<br />

Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi, evidenzia:<br />

“Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un netto cambiamento<br />

nelle modalità di consumo: le bollicine sono passate<br />

dall’essere il vino da ricorrenza a venire scelte in molteplici<br />

occasioni, anche a tutto pasto. D’altronde,<br />

rappresentano la tipologia che meglio sposa i<br />

momenti d’aggregazione e sono un must in occasione<br />

di momenti d’incontro fra amici. Proprio<br />

l’aperitivo ha assunto una rilevanza sociale<br />

sempre maggiore, rito collettivo dove le bollicine<br />

sono simbolo di lifestyle e piacevolezza da<br />

condividere”. Sui trend di oggi, Moretti Polegato<br />

non ha dubbi: “Il Prosecco è il protagonista<br />

di questi momenti di consumo, ma anche bollicine<br />

più complesse come il Metodo Classico<br />

hanno conosciuto una crescita significativa.<br />

Complice uno stile di vita che privilegia piatti<br />

più leggeri nel corso dei pasti, soprattutto a<br />

pranzo, le bollicine si configurano come un felice e versatile<br />

abbinamento”. E in futuro, il successo non si arresterà. “Il<br />

trend è ancora in crescita, le bollicine sono sempre più presenti<br />

con un’offerta molto ampia nella Gdo e cresce anche<br />

la proposta nelle carte vini”, chiosa il presidente di Villa<br />

Sandi. “Bollicine, in particolare il Prosecco, come simbolo<br />

di uno stile di vita fresco e leggero. E dopo due anni di restrizioni<br />

è esplosa con forza la voglia di tornare alla vita fuori<br />

casa, all’aggregazione e alla condivisione, traino importante<br />

per il loro consumo”. A confermare la previsione di un<br />

successo che proseguirà le parole di Federico Armani,<br />

marketing director di Albino Armani. “Dal nostro osservatorio,<br />

il percepito delle bollicine italiane rimane<br />

ottimo, con un trend ancora in crescita<br />

soprattutto sul Prosecco. Un<br />

posizionamento ottimo lo vedo sul Trento<br />

Doc, che segue il sempre crescente interesse<br />

per una fascia più qualitativa che possa<br />

raccontare correttamente il territorio. Anche<br />

le bollicine autoctone, poi, si rivelano<br />

molto utili per innalzare il livello del racconto<br />

sulle produzioni italiane, soprattutto<br />

ora che il Prosecco ha reso più sterile lo<br />

storytelling di un territorio altrimenti ricchissimo<br />

di spunti e diversità”. Ma i consumi<br />

domani che lingua parleranno? “Crediamo che le evoluzioni<br />

per il futuro andranno verso tipologie più tendenti al<br />

secco – cosa che potrebbe avvantaggiare aziende come la<br />

nostra, che hanno sempre lavorato su residui zuccherini<br />

bassi e in zone fredde – oltre al crescente interesse di torbidi<br />

e rifermentati, che non si è mai realmente fermato e che<br />

da nicchia si è trasformato in un mercato maturo e stabile”.<br />

Anche Alberto Serena, amministratore delegato di Montelvini,<br />

getta uno sguardo sul domani: “Mi aspetto che il<br />

mercato si dividerà sempre di più tra consumatori di bollicine<br />

generiche di provenienza anonima, volte ad ottimizzare<br />

al massimo la propria capacità di spesa, e una fascia premium<br />

che ricercherà un’autentica esperienza gratificante<br />

di consumo e di condivisione di valori, quali genuinità, distintività<br />

e ovviamente qualità superiore”. Ma quale oggi il<br />

percepito delle bolle tricolori? “Molto positivo, soprattutto<br />

tra i giovani perché è comune associare le bollicine italiane<br />

al concetto di gratificazione accessibile e di convivialità.<br />

Manca talvolta professionalità nel personale di servizio che<br />

propone bollicine generiche come Prosecco o svilendo lo<br />

stesso con l’accezione di prosecchino. Oggi, i wine lover<br />

capiscono il miglioramento qualitativo e l’impegno dei<br />

produttori per esaltare le peculiarità date in primis dal territorio,<br />

distinguendo tra microzone di Asolo, Conegliano e<br />

Valdobbiadene, dalle tipologie di lavorazione e dall’espressione<br />

zuccherina”. Prospettiva diversa quella di<br />

Giacomo di Feo, direttore commerciale Italia<br />

Terra Moretti Vino: “Se per bollicine italiane si<br />

intende il Metodo Classico, il percepito è di una<br />

crescita graduale e continua, destinata a proseguire<br />

nella sua escalation, tanto che, se entriamo<br />

nel contesto della Franciacorta, il 2021 è<br />

stato l’anno record con 20 milioni di bottiglie<br />

vendute. Il trend del <strong>2022</strong> porta ancora più in<br />

alto le aspettative, con un mercato che genera<br />

una crescita sul 2021 tra il 12 e il 15% alla fine di<br />

agosto. La qualità percepita è sempre migliore<br />

ed il consumatore riconosce al Metodo Classico<br />

italiano la capacità e la possibilità di attestarsi sul mercato,<br />

in maniera competitiva e vincente, rispetto agli sparkling<br />

stranieri”. E per il futuro? “Sicuramente il trend rosé<br />

ha raggiunto la sua maturità e credo sia destinato ad un’ulteriore<br />

crescita. Allo stesso tempo, la nicchia dei dosaggi<br />

inferiori non è più un’esclusiva per addetti o appassionati,<br />

ma inizia ad essere apprezzata da un pubblico in continua<br />

crescita”. Ad avviso del patron di Le Manzane, Ernesto<br />

Balbinot, “la maggior parte dei consumatori di bollicine –<br />

intendo coloro che non degustano, ma bevono per il piacere<br />

di bere – è ancora distante dal distinguere un Franciacorta<br />

o un Trento Doc da un Prosecco Doc o Docg oppure<br />

semplicemente da una cuvée generica. Questi consumatori<br />

non percepiscono i sentori diversi, quindi tutto ciò che frizza<br />

è da loro inserito nella grande famiglia dei Prosecchi. Per<br />

contro, i consumatori più attenti cercano le differenze e i<br />

prodotti di quei vignaioli in grado di valorizzare antichi<br />

metodi di produzione come il Prosecco Col Fondo”. Per il<br />

futuro, nessuna nube all’orizzonte. “Penso che il mondo<br />

delle bollicine italiane abbia ampi margini di crescita, sia<br />

per il consumo tal quale sia per l’uso che si fa nelle miscelazioni”,<br />

sottolinea Balbinot. Altro grande saggio delle bollicine<br />

è Leo Damiani, direttore commerciale e marketing<br />

spumanti e Champagne di Marchesi Antinori. “La percezione<br />

è che in Italia ci sia ormai una produzione di bollicine<br />

Metodo Classico di alta qualità”, esordisce. “In passato, la<br />

richiesta era prevalentemente indirizzata verso le tre zone<br />

più rinomate e conosciute quali Franciacorta, Trentino-Alto<br />

Adige per alcune nicchie e, più indietro, le Langhe. Se<br />

queste tre zone mantengono tutt’oggi la stessa importanza,<br />

negli ultimi anni si stanno apprezzando ottimi risultati anche<br />

in aree meno convenzionali ma che hanno saputo individuare<br />

ed esprimere tutto il loro potenziale”. Cosa attendersi<br />

nel futuro? “La qualità sta continuando a crescere,<br />

sviluppandosi sempre più la percezione che in Italia si possano<br />

bere spumanti di altissimo livello. Quello che sta succedendo,<br />

soprattutto in Italia, è che la difficolta di produzione<br />

dello Champagne, che ha generato aumenti, sta<br />

ZOOM


12<br />

ZOOM<br />

Federico Girotto e<br />

Sabrina Rodelli<br />

Alessandro Medici,<br />

Luca Maruffa e<br />

Beniamino Garofalo<br />

Pierigorgio<br />

Tommasi<br />

cambiando significativamente la forbice di prezzo. Prima<br />

potevamo trovare in enoteca un Franciacorta intorno ai 25<br />

euro e uno Champagne intorno tra i 35 e i 40 euro, portando<br />

il consumatore a orientarsi sul secondo. Adesso le cose<br />

stanno cambiando. L’evoluzione dello spumante italiano<br />

da attendersi per il futuro è dunque sicuramente positiva,<br />

anche perché la crisi dello Champagne durerà ancora per<br />

qualche anno, dando tutto il tempo al Franciacorta e in generale<br />

alle bollicine tricolori di compiere un ulteriore salto<br />

di qualità”. Andamento positivo e percepito in crescita anche<br />

per un’altra storica realtà come il Gruppo Zonin1821,<br />

come conferma il ceo Pietro Mattioni: “L’Horeca registra<br />

dei dati fortemente rassicuranti rispetto al 2021: la nostra<br />

crescita nel segmento delle bollicine supera il +30%. Oltre<br />

alle contingenze economico-culturali, che sicuramente impattano<br />

sulle abitudini di consumo, siamo rassicurati dal<br />

fatto che i picchi di crescita più alti si registrano per quei<br />

prodotti che sono il focus della nostra strategia integrata<br />

distribuzione-marketing-comunicazione-branding. Oltre<br />

all’iconico Prosecco Zonin, che da tempo è percepito dagli<br />

italiani come un must-have per celebrare momenti di autentica<br />

convivialità, le bollicine più vendute infatti sono il<br />

Prosecco di Ca’ Bolani, l’Oltrenero Oltrepò Pavese Docg<br />

di Tenuta Oltrenero e il Neroluce di Principi di Butera, volto<br />

inedito che conferma l’eccellenza del Nero d’Avola della<br />

tenuta”. E per il futuro, novità sono in agenda. “Grazie alla<br />

collaborazione costante con i nostri partner commerciali,<br />

stiamo prevedendo di lanciare sul mercato qualche nuovo<br />

prodotto che sia tempestivamente in linea con le richieste<br />

dei consumatori”, conclude Mattioni. “La bollicina è versatile<br />

ed è sinonimo di situazioni easy, frequenti”, spiega Federico<br />

Girotto, amministratore delegato di Masi. “Negli<br />

anni recenti bere bollicine nazionali è diventato un fenomeno<br />

sempre più diffuso tra i consumatori italiani. Questo<br />

vale in particolare per il Prosecco, sia in purezza sia nell’ambito<br />

della mixology. Purtroppo, molto spesso si nota un<br />

posizionamento di prezzo inadeguato rispetto alla necessità<br />

di sviluppare una corretta awareness dei consumatori<br />

verso il Prosecco e una conseguente percezione<br />

di indifferenziazione, che in tanti casi<br />

rischia di trasformare la categoria in commodity.<br />

Diverso è il caso di Franciacorta e Trento Doc”. E<br />

nel futuro? “A nostro parere si creerà una più accentuata<br />

piramidalizzazione della scala prezzi,<br />

con una conseguente maggiore intenzionalità del<br />

consumatore nella scelta di acquisto. Con Canevel<br />

Spumanti presidiamo il segmento alto della<br />

categoria Valdobbiadene, che a sua volta è l’espressione<br />

più qualificante del fenomeno Prosecco,<br />

e finora questa strategia si è rivelata centrata”.<br />

Altro volto dell’universo Prosecco è quello di<br />

Cantina Pizzolato. Sabrina Rodelli, contitolare dell’azienda<br />

trevigiana fissa lo sguardo sul domani: “Il consumatore<br />

che predilige un vino spumante cerca in primis la piacevolezza,<br />

un packaging accattivante e un prezzo adeguato. Le<br />

nuove generazioni sono molto attente ad ognuna di queste<br />

tre P e l’abilità dei produttori sarà di trovare un connubio<br />

vincente enfatizzando il prodotto con le caratteristiche del<br />

territorio e la sua specifica identità, fattore questo che deve<br />

restare imprescindibile e centrale”. Oggi il momento per le<br />

bollicine italiane è particolarmente favorevole. “Possiamo<br />

dire senza dubbio di aver appena vissuto l’estate della rinascita,<br />

della celebrazione e della condivisione e penso non vi<br />

siano vini migliori delle bollicine per accompagnare questi<br />

momenti”, conclude. Considerazioni condivise da Alessandro<br />

Medici, membro della quinta generazione e brand<br />

ambassador Medici Ermete: “Le bollicine corrispondono<br />

da sempre a momenti di celebrazione e convivialità, che le<br />

relegavano a categoria elitaria e fin troppo di nicchia. Nei<br />

lockdown i consumatori hanno scoperto un nuovo modo<br />

di berle. La pandemia ha creato un cambio di stile. Nel<br />

2021 è infatti cresciuto il consumo domestico di vini spumanti<br />

e frizzanti in Italia dimostrando quanto le bollicine<br />

italiane siano estremamente versatili e gastronomiche.<br />

Questo fatto è stato per noi produttori fondamentale. Oggi<br />

le bollicine italiane stanno finalmente conquistando il giusto<br />

posizionamento di mercato. Tutte le analisi e gli<br />

indicatori ci segnalano che la categoria sparkling wine<br />

è sempre più richiesta worldwide. Gli stessi consumatori<br />

sono però più selettivi e attenti alla selezione del<br />

brand. In termini organolettici, penso si andrà gradualmente<br />

verso bevute più secche e snelle, verso vini gastronomici<br />

e versatili con acidità significative”. Anche<br />

Pierigorgio Tommasi, direttore commerciale Italia<br />

Tommasi Family Estates, evidenzia come il segmento<br />

proceda a vele spiegate: “Si tratta sicuramente di un<br />

percepito positivo e in crescita quello delle bollicine<br />

italiane, che hanno intrapreso un percorso di evoluzione<br />

e stanno diventando un vero e proprio brand<br />

forte e riconosciuto, dove si rispecchia tutta la<br />

qualità del vino italiano. A dimostrazione di<br />

questo c’è la nostra decisione, in quanto Tommasi<br />

Family Estates, di investire e credere nelle<br />

bollicine italiane attraverso l’acquisizione di Tenuta<br />

di Caseo, in Oltrepò Pavese. Un progetto<br />

che portiamo avanti da qualche anno con grande<br />

orgoglio e ambizione, proprio perché le bollicine<br />

possono diventare un vero simbolo del<br />

comparto vitivinicolo italiano. Un percepito<br />

che all’estero è già molto buono, ma sempre da<br />

migliorare puntando su lavorazioni, come il<br />

Metodo Classico, capaci di esaltare i territori<br />

vocati, valorizzandoli al massimo. Il bilancio ad ora ha<br />

sicuramente un voto positivo, dobbiamo continuare<br />

su questa strada verso un posizionamento di alta qualità”.<br />

E anche Luca Maruffa, marketing manager Gruppo<br />

Cantina Produttori di Valdobbiadene – Val D’Oca,<br />

si sofferma sui recenti cambiamenti: “Le bollicine vivono<br />

da qualche anno un’evoluzione del percepito da<br />

parte del consumatore. Non si tratta del vino quotidiano,<br />

ma del vino dell’incontro con gli amici e dell’aperitivo.<br />

Allo stesso tempo la bollicina è oggi territorio di<br />

un bere più ricercato e curioso, complice una grande<br />

possibilità di scelta e la varietà dei prodotti e dei marchi<br />

in campo. Le categorie sono molteplici, le aziende che<br />

si sono dedicate alla produzione delle bollicine territoriali<br />

secondo vari metodi sono innumerevoli, la possibilità di<br />

approcciare i più disparati cibi con una bollicina nel calice<br />

è sotto gli occhi di tutti. Per quanto riguarda gli sviluppi si<br />

può ipotizzare che, al di là dei marchi più blasonati e ben<br />

posizionati nei vari segmenti di mercato, alcune aziende<br />

cercheranno di lavorare sulla riconoscibilità e la diffusione<br />

dei loro brand. Le bollicine ben si prestano da sempre a<br />

linguaggi di comunicazione interessanti, e questo dovrà<br />

portarle a compiere scelte strategiche e non solo tattiche”.<br />

A chiudere l’inchiesta le considerazioni di un altro manager<br />

di lungo corso delle bollicine italiane: Beniamino<br />

Garofalo, amministratore delegato<br />

Santa Margherita. “Penso che i wine lover italiani<br />

abbiano capito da tempo che la spumantistica<br />

nazionale ha acquisito una dimensione<br />

e una qualità importanti”, spiega. “Se guardiamo<br />

ai dati nazionali del passato esercizio – oltre<br />

200 milioni di bottiglie stappate dai nostri<br />

connazionali – è evidente che il consumo di<br />

spumanti sta entrando sempre di più nelle<br />

consuetudini degli italiani. Questo è favorito<br />

senz’altro dal successo del Prosecco Doc, ma<br />

anche dalla eccezionale proposta che arriva<br />

dai produttori del Conegliano Valdobbiadene<br />

e di Asolo, per restare alle due Docg targate Glera. Credo<br />

che vi siano ulteriori ed importanti margini di crescita se<br />

si sapranno valorizzare quelle specificità che sono rimaste,<br />

al momento, un po’ in secondo piano: un esempio di<br />

questo sono le Rive. Ma oltre al sistema Glera c’è tutto il<br />

mondo del Metodo Classico italiano, con un mix importante<br />

fra i vitigni internazionali e autoctoni che stanno<br />

ampliando la base dei produttori con un’offerta di altissima<br />

qualità. Il wine lover italiano ha oggi una vastissima<br />

possibilità di scelta, come mai in passato. Ne è consapevole<br />

e questo è stimolo e base per una domanda in crescita<br />

anche nei prossimi anni”.


14<br />

NUOVI CODICI<br />

La nouvelle vague<br />

dell’Emilia del vino<br />

Albinea Canali rinnova grazie ai suoi autoctoni<br />

il messaggio nel calice di un passato mai così attuale<br />

A<br />

l cuore dell’Emilia del vino, terra generosa<br />

proprio come le sue più spumeggianti<br />

e note bollicine, quelle incarnate<br />

dalle mille sfumature di Lambrusco, affonda<br />

le proprie radici Cantina Albinea<br />

Canali. Quella di questa realtà simbolo dal 1936 delle<br />

colline a Sud di Reggio Emilia è da sempre storia condivisa.<br />

Un progetto nato da una passione comune, ma<br />

soprattutto dalla capacità di guardare lontano, al futuro.<br />

Uno spirito che si riverbera oggi in un percorso che<br />

non parla solo la lingua delle bolle in rosso, ma si apre<br />

al multiforme paesaggio di colori, profumi e sapori che<br />

queste terre sono in grado di comunicare nel calice.<br />

È, infatti, un’interpretazione più ampia dell’Emilia,<br />

luogo di convivialità e allegria, il cammino intrapreso<br />

dalla Cantina Albinea Canali nel corso degli anni. Una<br />

strada che oggi ha condotto a concentrarsi anche sulla<br />

valorizzazione di produzioni “di nicchia”, che in realtà<br />

null’altro sono che la consapevolezza del valore di<br />

un passato mai così attuale. La realtà reggiana, infatti,<br />

vede il suo bacino di raccolta delle uve in un ristretto<br />

bacino, quasi un cru, in una delle aree più pregiate sotto<br />

il profilo dei suoli e del clima dell’intera provincia.<br />

Ed è qui che hanno trovato casa quei vitigni autoctoni<br />

capaci di generare vini di carattere che all’assaggio<br />

non sono solo riflesso del territorio in cui prendono<br />

forma, ma anche trasmettono quella che è la vera essenza<br />

dell’Emilia. Una nuova declinazione gourmet di<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

una terra che in termini di eccellenza enogastronomica<br />

non conosce rivali. C’è infatti vita – e che vita! – ben<br />

oltre le varietà Salamino e Grasparossa che, laddove si<br />

parli di Lambrusco, regalano uno dei paradigmi più<br />

moderni e di successo: l’iconico Ottocentonero. Già,<br />

perché se il nome Albinea Canali è indissolubilmente<br />

legato a quello dell’etichetta flagship, bollicina capace<br />

di essere a perfetto agio in un calice quanto all’interno<br />

di un cocktail, oggi gli orizzonti si sono allargati notevolmente.<br />

Da un lato, la scelta Pop, che resta ancora<br />

fermamente ancorata alla valorizzazione del territorio<br />

quando decide, con Meares, di esaltare in un blend<br />

gli autoctoni Lambrusco Maestri e Lancellotta, che<br />

nell’unione con i grandi classici Salamino e Grasparossa<br />

si tramutano in una bollicina rossa davvero per tutti,<br />

per via della piacevolezza immediata e di una versatilità<br />

che già l’ha condotta a ricercare i più svariati abbinamenti<br />

gourmet con un simbolo dell’Italia a tavola<br />

quale è la pizza. Ma è lungo la dorsale che conduce fino<br />

al meglio, la linea Top, che oggi si rinnova il messaggio<br />

dell’Emilia del vino di Cantina Albinea Canali, con la<br />

sua più pura riscoperta di una tradizione antica mai<br />

quanto ora capace di farsi contemporanea. Lo fa con<br />

una serie di etichette che vanno a definire una gamma<br />

di autoctoni in cui è una nuova lettura di vitigni come<br />

Sorbara, Grechetto Gentile o Spergola a incrociare<br />

originali interpretazioni nel calice. Vini dalla spiccata<br />

personalità, che elevano il posizionamento in tavola<br />

dei varietali di cui sono espressione. A iniziare da due<br />

Metodo Classico, il Blanc Brut e il Rosé Pas Dosé, che<br />

nell’incontro tra Sorbara e Grechetto Gentile in opposte<br />

percentuali, se si pone a confronto una referenza<br />

con l’altra, propongono due visioni e due equilibri capaci<br />

di esaltare in forme differenti queste uve, rimarcando<br />

sfumature di freschezza al palato che regalano<br />

bollicine complementari e di sicuro affidamento per<br />

piacevolezza e vibrante ricercatezza. Si pone in scia<br />

un altro Metodo Classico, racconto antico dell’Emilia<br />

del vino che oggi si fa nouvelle vague: la Spergola<br />

Millesimata 2020 Dosaggio Zero. Il vitigno autoctono<br />

originario delle colline di Scandiano è presentato in<br />

una bollicina derivazione del mosto fiore chiamato a<br />

vivere una seconda fermentazione sui lieviti in bottiglia<br />

di almeno 18 mesi: per un’interpretazione fresca<br />

e originale, dove con equilibrio e armonia la spiccata<br />

acidità delle uve di questa varietà si accosta a una vena<br />

sapida, esprimendo poi una grande mineralità che ne<br />

tratteggia il lungo finale. A completare la visione, due<br />

novità: da una parte, il rilancio del “metodo ancestrale”<br />

con FB, Lambrusco fermentato in bottiglia dedicato<br />

a chi ricerca la particolarità di un’interpretazione<br />

enologica autentica e non convenzionale, Sorbara “antico”<br />

che si presenta oggi come referenza interessante<br />

da affiancare a una cucina innovativa; dall’altro lato,<br />

un fermo, intrigante Pignoletto in una versione che si<br />

fa pura espressione del sapere tramandato in Cantina<br />

Albinea Canali. Si tratta, infatti, di Grechetto Gentile<br />

in purezza ma che prende vita dal blend di due vini<br />

base che seguono fermentazioni diverse, per poi congiungersi<br />

in bottiglia: unicità nel calice per offrire uno<br />

sguardo su una terra totalmente diverso da quello che<br />

l’ha fino a oggi definita. Una personalità che Cantina<br />

Albinea Canali intende trasmettere e condividere.<br />

“L’azienda sta investendo molto nello sviluppo di Albinea<br />

Canali: lo stiamo facendo su diversi fronti. Da una<br />

parte lavorando molto sulla crescita del prodotto in<br />

qualità e ampliando la gamma di referenze per soddisfare<br />

clienti che ricercano anche vini particolari, fuori dal<br />

comune, come i nostri Metodo Classico o il Pignoletto<br />

fermo”, sottolinea Francesca Benini, Sales & Marketing<br />

Director di Cantine Riunite & Civ. “Dall’altra abbiamo<br />

avviato un percorso di evoluzione della relazione tra tutti<br />

gli attori coinvolti nella filiera di vendita, superando<br />

il concetto di fornitore-cliente e operando in una logica<br />

di partnership, con l’obiettivo di creare valore in tutto<br />

il percorso che le nostre bottiglie compiono per arrivare<br />

al calice”. Ed è così che la nouvelle vague dell’Emilia<br />

del vino di Albinea Canali è portata in tutta Italia attraverso<br />

un progetto di brand ambassador. “Giovani professionisti<br />

che presidiano specifiche aree geografiche,<br />

affiancando agenti, grossisti, ristoratori e gestori di locali<br />

nella presentazione e proposta dei nostri vini”, chiosa<br />

Francesca Benini. “Nascono così serate di degustazione,<br />

eventi e occasioni di divulgazione di quell’alta cultura<br />

enologica emiliana che Albinea Canali rappresenta”.<br />

Un sorso antico, mai così attuale e da condividere.


16<br />

INTERNI D’AUTORE<br />

L’Arte della bollicina<br />

in Valdobbiadene<br />

Fa il suo esordio Atelier, la collezione che rinnova<br />

la forma del know-how enoico Valdo<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

Individuare il perfetto equilibrio in una bollicina è Arte. È figlio di un know-how<br />

che non può essere improvvisato. Un’artigianalità di cui, al cuore del Conegliano<br />

Valdobbiadene, da quasi 100 anni Valdo si fa interprete, combinandola con la<br />

forza dei numeri. Se il nome dell’azienda, volto così noto in Italia e nel mondo<br />

da non rendere necessarie particolari introduzioni, è immediato richiamo al territorio<br />

di appartenenza, quello che lungo il corso dei decenni ne è stato lo stile s’intreccia<br />

indissolubilmente a una famiglia, i Bolla, che sulle colline patrimonio Unesco<br />

hanno portato, dal 1926, la passione per il vino e per la natura a sposare il più puro<br />

spirito imprenditoriale. “Lo stile di un’azienda è innanzitutto il gusto e la cultura di<br />

una famiglia. E se è vero che un’impresa deve produrre per il consumatore, altrimenti<br />

sotto il profilo economico non farebbe il suo lavoro, nel mondo del vino ritengo che<br />

ogni realtà debba però fare anche un prodotto che piaccia in primis a chi ne è l’artefice”,<br />

ha spiegato qualche tempo fa a <strong>WineCouture</strong> Pierluigi Bolla, presidente della<br />

casa spumantistica di Valdobbiadene. Ed è un savoir-faire, quello che si è tramandato<br />

in una famiglia che produce vino dal 1883, un passaggio di testimone dopo l’altro, che<br />

oggi assiste a un’ulteriore evoluzione. Ai differenti tasselli che danno forma all’articolato<br />

mosaico della storica realtà è fornita oggi una nuova veste, che porta i più pregiati<br />

tra gli spumanti Valdo nel futuro del gusto di quel vivere bene tipicamente italiano di<br />

cui da sempre è testimonial riconosciuto. Atelier è il nome scelto per definire una vera<br />

e propria collezione di modelli enologici di Haute Couture. Proprio come nello studio<br />

di un artista, luogo intriso di dedizione e capacità di creare, la bellezza prende la forma<br />

dell’Arte, così la gamma materializza l’intuito del presidente Pierluigi Bolla e del team<br />

di cantina guidato da Gianfranco Zanon, dando corpo alle diverse interpretazioni di<br />

Valdobbiadene secondo lo stile Valdo. Produzioni uniche con un denominatore comune:<br />

la tensione verso l’eccellenza con uno sguardo sempre puntato oltre il presente.<br />

Finimenti sartoriali, classicismo Déco, ispirazione futurista, memoria visionaria, geometrie<br />

e profili che raccontano le colline e i segreti del Prosecco Superiore: tutto questo<br />

è racchiuso in Atelier, dove tradizione e innovazione nell’interpretazione dell’uva<br />

Glera trovano sintesi. Come testimonia la grande novità di Cuvée di Boj Vintage, una<br />

delle più iconiche interpretazioni del savoir-faire enologico di Valdo proposta nella<br />

sua versione originale, edizione speciale che ritorna in occasione delle celebrazioni<br />

per quella che ne è la 40esima vendemmia. Nato nel 1982, il Cuvée di Boj Valdobbiadene<br />

Docg ha rappresentato una delle prime bollicine con dosaggio Brut sulle colline<br />

del Prosecco Superiore. Oggi, questo best-seller capostipite della rinnovata collezione<br />

Atelier si presenta libero da vincoli anche nella variante Vintage, millesimato dedicato<br />

al suo ideatore: Bruno Bolla. È proprio la ricetta originale quella riproposta, blend di<br />

75% Glera e 25% Chardonnay, racconto di come è cambiata stilisticamente nel corso<br />

dei decenni un’intuizione di grande successo. Un ritorno al futuro, attraverso il recupero<br />

dell’uvaggio degli inizi, per uno spumante Brut che si spinge oltre il tempo stesso<br />

e le convenzioni grazie all’unione tra l’eleganza dello Chardonnay, uno tra i grandi<br />

spunti portati sulle colline di Valdobbiadene proprio dalla famiglia Bolla, e la fresca<br />

dinamicità della Glera. Poco meno di 12mila bottiglie, che riconducono l’attenzione<br />

sulla tipicità e l’eccellenza delle uve dell’antica località “valle dei buoi”, zona vocata dalle<br />

straordinarie caratteristiche territoriali situata nella frazione San Pietro di Barbozza.<br />

Per un’edizione limitata che anche nella veste, grazie a una decorazione dell’etichetta<br />

che evolve in un motivo a palmetta, tipico dell’arte greco-romana e rivisto qui in chiave<br />

geometrica, restituisce uno spirito energico e sintetico. Una bollicina dal carattere raffinato,<br />

che apre la via che conduce fino alla massima espressione della Valdobbiadene di<br />

Valdo: il Metodo Classico Tenuta Pradase. Il frutto, quest’ultimo spumante, di antichi<br />

cloni di Glera, Bianchetta, Perera e Verdiso recuperati e messi a dimora nei diversi filari<br />

di questo “santuario” sulle colline patrimonio Unesco. Una vera e propria “biblioteca”<br />

del sapere, della biodiversità e del patrimonio culturale custodito nel vocato terroir di<br />

Valdobbiadene, che qui regala una tiratura limitata di circa 6mila bottiglie l’anno, rendendo<br />

ancora più esclusivo il carattere di questo millesimato che affina per almeno 24<br />

mesi sui lieviti. Un simbolo della sartorialità e dell’expertise Valdo nel plasmare l’eccellenza<br />

sotto forma di bollicina: perché individuare il perfetto equilibrio è Arte.


www.valdo.com


18<br />

Èuna traiettoria che l’ha condotta fin alle stelle, quella che ha portato Masottina<br />

ad essere oggi uno dei più riconosciuti rappresentanti del Conegliano Valdobbiadene<br />

sulle wine list d’Italia e del mondo. Ma questo risultato, suggellato<br />

dall’inserimento nella Top 100 Wine Spectator, la più influente classifica enoica<br />

degli Usa, con la “prima” di un Prosecco Superiore menzione “Rive”, è figlio<br />

di un cammino impostato non solo grazie alla tenace valorizzazione dei frutti delle colline<br />

patrimonio Unesco, a iniziare da quelli delle sue aree più vocate, impervie e prestigiose.<br />

Già, perché la strada tracciata e che oggi continua a essere percorsa dall’azienda della famiglia<br />

Dal Bianco è quella che fissa lo sguardo su un orizzonte ben più lontano, fino a sfidare<br />

il tempo. Il Prosecco, quando si parla di quello Superiore di Conegliano Valdobbiadene,<br />

non può infatti essere ingabbiato nelle maglie della banale bollicina “d’aperitivo”. Ed è a<br />

una nuova dignità e veste ciò a cui lo ha ulteriormente elevato Masottina, ponendo l’accento<br />

sul lato gastronomico del vino, ricercandone l’abbinamento a tutto pasto. Nulla di<br />

rivoluzionario in teoria, si potrebbe pensare, se non fosse per il progetto che si colloca alle<br />

spalle di questa evoluzione. Una sfida al tempo, come detto, che ha portato Masottina a<br />

venire oggi riconosciuto come il “nuovo” nel panorama del Conegliano Valdobbiadene<br />

Docg che ha conquistato l’alta ristorazione. Tutto nasce da un’intuizione, figlia di un ragionamento<br />

tanto semplice quanto efficace. “Un giorno mi sono domandato perché non<br />

potessimo mettere da parte i nostri Conegliano Valdobbiadene R.D.O. esattamente come<br />

mio padre conservava i vini fermi più pregiati”, spiega a <strong>WineCouture</strong> Federico Dal Bianco,<br />

vicepresidente della realtà nata nel 1946. “Così, dal 2009, primo anno in cui è stata<br />

introdotta la possibilità di vinificare le Rive, abbiamo iniziato a costruire una biblioteca di<br />

R.D.O. che conta oggi 12 annate, andando indietro fino alla 2009, con un R.D.O. Levante<br />

di cui costudiamo gelosamente le poche bottiglie rimaste”. Da qui prende il via quello che<br />

nel <strong>2022</strong> si è tramutato in un vero giro d’Italia per condividere con pubblico e una selezione<br />

di locali “ambasciatori” un’esperienza unica, giocata attorno a una vecchia annata di<br />

R.D.O. “Il Valore del Tempo di Masottina Tour”, realizzato in collaborazione con Gambero<br />

Rosso, ha offerto la possibilità di andare in profondità quando si parla di Rive di Ogliano<br />

e di Conegliano Valdobbiadene Docg. “Masottina è stata tra le prime aziende a credere<br />

nel concetto di Rive”, evidenzia Roberta Surini, responsabile marketing e comunicazione<br />

Masottina, “vinificando separatamente non solo un terroir unico come le Rive di Ogliano,<br />

ma andando oltre e creando dei single vineyard, gli R.D.O. Oggi siamo tra i primi a promuovere<br />

il concetto di vecchie annate di Prosecco e di riserve pensate fin dalla loro nascita<br />

all’abbinamento con l’alta gastronomia”. E la prova “su strada” non ha fatto che ribadire<br />

come ci sia vita oltre la degustazione di queste bollicine in gioventù, quando si apprezza la<br />

freschezza, l’aromaticità e la sottile eleganza della Glera. Masottina, lavorando con estrema<br />

cura sia in campagna sia in cantina, ha dimostrato che i propri Cru, gli R.D.O. Levante<br />

e Ponente, sorprendono col passare del tempo, acquisendo un profilo gastronomico che li<br />

rende ancor più adatti all’abbinamento coi piatti dell’alta ristorazione. È un vero e proprio<br />

patrimonio enologico, quello che la famiglia Dal Bianco ha saputo costruire in questi anni<br />

e ora ha scelto di condividere con appassionati esperti e professionisti, capaci di comprendere<br />

cosa voglia dire degustare un Prosecco Superiore con anche oltre 10 anni alle spalle.<br />

Ma “divulgare il verbo” ha rappresentato solo la prima fase della scoperta del potenziale<br />

ancora celato di R.D.O. Il coinvolgimento dell’alta ristorazione, infatti, ora si spinge oltre,<br />

per valorizzare ancor più gli abbinamenti tra piatto e vino e, al contempo, per abbattere<br />

ogni residua barriera. Una sinergia che ha già conquistato quello che è stato il primo ambasciatore<br />

di R.D.O., L’Alchimia a Milano, dove l’esperienza della degustazione delle vecchie<br />

annate oggi è già parte integrante della sua carta vini, esattamente come per lo Yard<br />

Restaurant di Verona. “Per via delle dimensioni forzatamente contenute di una biblioteca<br />

Masottina che non possiamo permetterci di esaurire, non possiamo purtroppo pensare a<br />

un gran numero di ambasciatori di R.D.O.”, chiosa Federico Dal Bianco. “Sarà un vero e<br />

proprio club esclusivo, per dare il giusto merito a chi crede in un progetto che punta ad<br />

abbattere le barriere di chi nutre diffidenza nei confronti del Prosecco, non considerandolo<br />

un vero e proprio vino apprezzabile fuori dalla propria gioventù. Attraverso la scoperta<br />

delle vecchie annate di R.D.O. si ricrederanno, toccando con mano come sia capace di<br />

evolvere nel tempo”. Ecco l’inedito volto del Conegliano Valdobbiadene Docg.<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

VISIONI<br />

Masottina e il nuovo<br />

valore del tempo<br />

L’alta ristorazione scopre le vecchie annate di R.D.O.,<br />

inedito volto del Conegliano Valdobbiadene


19<br />

Oggi sempre più celebrato in Francia, il Meunier<br />

si trasforma in scelta fuori dagli schemi da questo<br />

lato delle Alpi. In Trentino c’è chi, come Maso<br />

Martis, ha scelto di dargli spazio fin da tempi<br />

non sospetti e, nel 2020, a 30 anni dalla fondazione<br />

della cantina guidata da Antonio e<br />

Roberta Stelzer, di presentarlo in purezza,<br />

in una versione rosé. Oggi Monsieur Martis<br />

TrentoDoc Rosé de Noir Brut Millesimato<br />

2017 è bollicina più unica che<br />

rara. Il frutto di selezione dei grappoli a<br />

mano, pressatura soffice ed estrazione<br />

del colore e dei precursori aromatici<br />

più nobili del Meunier grazie al<br />

contatto con le bucce: poi, solo acciaio<br />

e un affinamento sui lieviti<br />

per 48 mesi. Una poesia ramato<br />

tenue nel calice, che al palato<br />

gioca sulla piacevole acidità e<br />

salinità, snellezza e complessità<br />

di retrogusto. Per una<br />

produzione di 2.160 bottiglie<br />

che tratteggia un volto<br />

insolito e tutto da scoprire<br />

dei pendii del TrentoDoc.<br />

COLLECTION<br />

Dalla Sicilia più profonda, l’inedito volto del principe tra gli autoctoni isolani:<br />

il Nero d’Avola. Futuristico figlio di un fazzoletto di terroir dall’inattesa<br />

vocazione, prima dell’intuizione che ha condotto alla sua codifica in vino.<br />

È una nuova sfumatura della Grande Bellezza siciliana quella racchiusa in<br />

ogni bottiglia nel Nero d’Avola Sicilia Doc Metodo Classico Pas Dosé<br />

Principi di Butera. Un’interpretazione che segue la via della seconda rifermentazione<br />

secondo i dettami della logica Champenoise, per un inusuale<br />

Blanc de Noirs che prende forma da una precisa porzione di vigneto di circa<br />

tre ettari antistante l’antico baglio. Uno spumante fragrante, dalla spiccata<br />

mineralità e la raffinate croccantezza, che invoglia con la sua persistenza a<br />

proseguire nella sua scoperta, sorso dopo sorso.


20<br />

COLLECTION<br />

Un nuovo spumeggiante volto in rosa per la Sardegna<br />

del vino Argiolas. A ribadire la vocazione<br />

di una cantina da sempre predisposta a esplorare<br />

“altre” vie. Cammini differenti da quelli abitualmente<br />

battuti nel panorama enoico e capaci di<br />

condurre a felici scoperte, per chi poi decide di<br />

dare fiducia “nel calice” all’azienda di Serdiana.<br />

Intuizioni come Tagliamare Brut Rosé<br />

Argiolas, la prima bollicina dal rosso autoctono<br />

Monica. Per un metodo Martinotti che<br />

offre al palato una sfumatura di Sardegna<br />

fresca ed elegante, racchiudendo in bottiglia<br />

la luce del tramonto in riva al mare<br />

sulla sabbia della spiaggia rosa di Budelli.<br />

Il marchio più prestigioso di Monte Rossa, Cabochon va certamente<br />

ad inserirsi in quella linea qualitativa che ha reso grande la Franciacorta<br />

nel corso del tempo. Figlio della corona di colline che chiudono<br />

a Sud sul lago d’Iseo e lo separano dalla zona della Pianura Padana,<br />

il Cabochon Fuoriserie Rosé N°6 Franciacorta Docg Brut Monte<br />

Rossa è prodotto con uve Chardonnay e Pinot Nero, unite in una<br />

cuvée composta per l’80% da vini provenienti dai Cru storici e dal<br />

20% da vini di riserva. Dal color rosa intenso, è spumante dal perlage<br />

fine e persistente che al naso propone note ampie e profumate di<br />

fragoline di bosco, agrumi, scorza di limone candita, nocciole e un<br />

lieve accenno al pan brioche. Il sorso è pieno, armonico e persistente.<br />

Piacevole acidità e finale salino, che richiamano la beva. Un gran<br />

bel bere, perfetto dal brindisi iniziale alla degustazione tutto pasto.


21<br />

Le bollicine in Piemonte possono sorprendere giungendo anche da una terra<br />

di grandi rossi. Direttamente al cuore delle Langhe, la firma sulla bottiglia è<br />

quella di una delle più storiche famiglie del vino sul Bricco di Neive, che da sei<br />

ettari a Pinot Nero nel comune di Costigliole d’Asti dà vita al Brut Metodo<br />

Classico Millesimato Ivan V.S.Q. Dante Rivetti. La durata della paziente<br />

sosta sui lieviti varia a seconda dell’annata: per la 2012, l’attesa si è prolungata<br />

per 96 mesi prima di affinare ancora qualche tempo in bottiglia, così da<br />

trovare il suo perfetto bilanciamento. La scelta è di Ivan Rivetti, custode insieme<br />

a Donato Lanati della cantina, santuario in cui si fondono innovazioni<br />

tecniche e savoir-faire antichi. Quello che poi regala questo Metodo Classico<br />

in bianco (ma di cui esiste anche una variante rosé tutta da scoprire) è una<br />

dorata bolla passe-partout, Blanc de Noirs dal gusto secco, fresco e pulito:<br />

armonia nel calice, delicata fragranza senza eccessi.<br />

Il sogno spumeggiante del vigneron rallysta Peter<br />

Zanchi. Un Metodo Classico che nasce all’interno<br />

della cornice naturale della Val San Martino, dove<br />

la vista si prolunga all’orizzonte sulle alture della<br />

Valcava, sotto uno di quei tipici angoli di cielo di<br />

Lombardia “così bello quand’è bello, così splendido,<br />

così in pace”. È a ridosso di Pontida che<br />

ha preso forma l’idea d’individuare, a circa<br />

450 metri s.l.m., pochi ettari di terra capaci<br />

di donare uve perfette alla creazione di<br />

una bollicina con potenziale per mettere<br />

in riga quelle di terroir, vicini e lontani,<br />

ben più noti. E la selezione di grappoli<br />

di Chardonnay e Pinot Nero regala<br />

le basi ideali per incamminarsi<br />

sulla strada che conduce alla svolta<br />

champenoise. Il Metodo Classico<br />

Brut Drezza è spumante di grande<br />

finezza che della continuità della<br />

sua bollicina fa un vanto e dove<br />

ad affermarsi è la componente<br />

minerale dei suoli – il Flysch<br />

di Pontida – in cui prende vita.<br />

Un’asciutta fresca piacevolezza,<br />

dosata 3 g/l, nel calice e al palato,<br />

per una produzione nei numeri<br />

estremamente contenuti, ma<br />

dall’impronta che, fin dal primo<br />

sorso, fa tanto pensare a Oltralpe.<br />

COLLECTION


22<br />

COLLECTION<br />

Prende il nome di Sektmanufaktur Winkler la casa spumantistica fondata negli anni ‘70<br />

da Helmuth Winkler, padre dell’attuale proprietario, Michael, che insieme alla moglie<br />

Verena ha ridato vita alla cantina nel 2017. Un marchio che presenta sul territorio<br />

altoatesino una produzione esclusiva figlia delle zone di Cornaiano e Caldaro. Per una<br />

sola etichetta, il Winkler Lamm N°12 Metodo Classico Extra Brut, spumante a base<br />

di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco, che si presenta di colore giallo paglierino<br />

scarico, brillante, con lievi riflessi dorati. Bollicina fine, composta e persistente, al<br />

naso è ampio e fresco con note di pesca bianca, mela, pera matura e agrumi seguite da<br />

note più intense di pasticceria e nocciola. Al palato, Lamm N°12 è intenso e fresco, di<br />

gradevole persistenza ed eleganza. Assolutamente da provare e gustare, questa nuova<br />

grande bolla dell’Alto Adige.<br />

Una bollicina simbolo di reale Unione Europea. Incontro tra i due volti del Collio, quello<br />

che dice Ribolla Gialla e quello che risponde Rebula: a testimonianza che laddove c’è<br />

Ponca nei suoli l’eccellenza non conosce confini. Sinefinis Rebolium Brut Nature è un<br />

Metodo Classico che nasce da un blend che da un lato parla la lingua dei vigneti italiani di<br />

Giasbana, frazione di San Floriano del Collio, e dall’altro quella dei filari sloveni del Brda<br />

di Kojsko, per poi in cantina rifermentare in bottiglia sui lieviti non meno di 60 mesi. Lo<br />

fa sotto lo sguardo attento dei suoi due artefici, Robert Princic e Matjaz Cetrtic, amici<br />

prima che produttori a capo rispettivamente di Gradis’ciutta e Ferdinand, ma soprattutto<br />

ideatori di questo vino che si fa messaggio d’unità nel calice. Una bollicina raffinata, ma<br />

allo stesso tempo di grande carattere. Per un’interpretazione di Ribolla Gialla fresca e<br />

gratificante, dal finale lungo e sapido.


Giacomo Antonio Armani<br />

Toniolo Armani<br />

1400<br />

Antonio Armani<br />

1500<br />

Domenico Armani<br />

Giacomina Armani<br />

Giovanni Armani<br />

Sabina Vettori<br />

Giovanni Armani<br />

Simone Armani<br />

Antonia Baldi<br />

oggi<br />

Patrizia Armani<br />

Claudio Armani<br />

Mario Armani<br />

Francesca Saiani<br />

Caterina Caproni<br />

1600<br />

Giovanni Armani<br />

Cleto Armani<br />

Maria Tomasoni<br />

Elisabetta<br />

di Bartolomeo Cipriani<br />

Olimpio Armani<br />

Giovanni Armani<br />

Domenica<br />

Giuseppe Armani<br />

Giovanna Bertoletti<br />

1700<br />

Davide Armani<br />

Luigia Martinelli<br />

Remo Armani<br />

Antonio Armani<br />

Enrica Armani<br />

Prassede Cipriani<br />

1800<br />

Luigia Armani<br />

Alessandro Saiani<br />

oggi<br />

Albino Armani<br />

Enrica Cipriani<br />

1900<br />

Antonio Armani<br />

Domitilia Martinelli<br />

Andrea Armani<br />

Veronika Rafikova<br />

oggi<br />

Albino Armani<br />

Egle Capilupi<br />

Federico Armani<br />

Essere parte di un territorio. Essere parte di una famiglia.<br />

Essere parte di una storia.<br />

Siamo in simbiosi con l’inestimabile patrimonio ereditato dalle generazioni che ci hanno preceduto.<br />

Come loro, ce ne prendiamo cura e lo salvaguardiamo per chi verrà dopo di noi.<br />

Oggi, più di ieri, Albino Armani significa ereditare per il futuro.<br />

www.albinoarmani.com


24<br />

PROTAGONISTI<br />

I grandi vini sono<br />

un affare di famiglia<br />

Tra nuovi consumi e un DNA che non mente, parlano<br />

Leonardo e Carlo Alberto, quarta generazione Sagna<br />

Tra le caratteristiche fondanti di Sagna S.p.A<br />

spicca l’essere un’azienda a gestione famigliare.<br />

Una peculiarità che influisce ancora<br />

oggi nelle scelte da prendere quando si tratta<br />

di dare il via a collaborazioni con nuove cantine.<br />

E nel ripercorre storia e tappe che hanno condotto<br />

all’acquisizione di mandati prestigiosi – si citino tra i molti<br />

il Cognac Delamain, la Maison di Champagne Louis Roederer<br />

(dopo Mumm), i Domaines Schlumberger e i vini<br />

della Loira del Baron Patrick de Ladoucette – si comprende<br />

quanto proprio i valori della famiglia e della tradizione<br />

risultino decisivi. Oltre all’aspetto familiare, infatti, ciò che<br />

accomuna i mandati del portfolio Sagna è una filosofia<br />

produttiva che prevede la presenza di una gamma di vini<br />

complessi ed eleganti. Poi, è l’assaggio di qualche referenza<br />

con alle spalle oltre 20 anni di vita a restituire l’immagine<br />

di quelle famiglie, composte da uomini e donne che lavorano<br />

da tempo al fine di preservare la cultura che si cela<br />

dietro ogni vocato areale produttivo, dalle uve ai suoli d’origine,<br />

per una costante rappresentazione di ciò che i francesi<br />

chiamano “goût du terroir”. Sorsi sinceri, riferimenti<br />

che confermano la politica rigorosa di Sagna, che rifugge<br />

mode passeggere e facili volumi, e hanno portato l’azienda<br />

ad occuparsi della distribuzione di prodotti a volte dal<br />

ristretto mercato, spesso molto rari, ma sempre altamente<br />

ricercati dai veri intenditori: si pensi al Cristal o ai vini<br />

della Romanée Conti, etichette non certo da “performance<br />

immediata”. L’expertise Sagna si comprende ancor meglio<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

analizzando lo sviluppo del mercato a fronte della scelta<br />

d’importare vini alsaziani: una collaborazione iniziata sulla<br />

scia di un memorabile assaggio di una vecchia release di<br />

Gewurztraminer Grand Cru Selezione di acini nobili. Si<br />

era a cavallo degli anni ’80 e ’90, all’epoca il mercato non<br />

era propenso a un consumo di vini così maturi, men che<br />

meno se stranieri. Sagna, incamminandosi su questa via,<br />

ha dato forma a un nuovo segmento, una domanda che<br />

non c’era di vini francesi longevi. Oggi, grazie a Leonardo<br />

e Carlo Alberto, la quarta generazione della famiglia piemontese<br />

perpetua la mission delle origini. Ed è con loro<br />

che abbiano scattato una fotografia dello stato dell’arte del<br />

vino, tra distribuzione, mercato e nuovi consumi, iniziando<br />

proprio col capire come viene approcciato questo mondo<br />

da chi è custode di un’eredità così importante? “Il mondo<br />

del vino, tradizionalmente statico, sta vivendo una lenta ma<br />

sostanziale evoluzione”, spiega a <strong>WineCouture</strong> Leonardo<br />

Sagna, “e da parte nostra c’è massima attenzione a quelle<br />

che sono le nuove tendenze di consumo, di distribuzione e<br />

di comunicazione. La sfida, ma anche il valore aggiunto, è<br />

riuscire a coniugare evoluzione ed esperienza. Pur cercando<br />

d’anticipare le novità del mercato ed ammodernando i<br />

processi interni, la nostra storia ci suggerisce uno stile di<br />

lavoro che ci impegniamo a preservare”. Fa eco a riguardo<br />

Carlo Alberto: “Una delle maggiori difficoltà che possiamo<br />

incontrare nel mercato di oggi è d’identificare con attenzione<br />

e serietà quali sono i trend da seguire. Sempre più<br />

spesso si generano mode guidate da obiettivi di vendita ma<br />

senza una base di qualità, che invece deve essere sempre<br />

il cardine di chi fa il nostro lavoro”. Ma come è cambiato<br />

consumo e percezione dei beni di lusso? “Nel mondo del<br />

vino ho visto due tendenze, una positiva e una negativa”,<br />

spiega Leonardo. “L’aspetto positivo è il numero sempre<br />

maggiore di appassionati che alimentati dalla loro curiosità<br />

sono portati ad assaggiare anche grandi vini, aumentandone<br />

il consumo. L’aspetto negativo, invece, è la speculazione<br />

con cui qualcuno prova a inquinare il mondo del vino.<br />

Una bottiglia, anche la più costosa, nasce dalla passione del<br />

produttore con il solo scopo di essere aperta, apprezzata e<br />

goduta dal consumatore finale. La speculazione interrompe<br />

questo percorso: la bottiglia acquista valore finché non<br />

viene aperta, si cerca quindi di rimandare il più possibile il<br />

momento, almeno fino al raggiungimento della cifra cui si<br />

mira. Ne consegue che i danneggiati sono sia i consumatori,<br />

costretti a pagare care le poche bottiglie disponibili, sia<br />

i produttori, che non riescono a raggiungere i loro appassionati”.<br />

Ma proprio la crescente curiosità tra i più giovani<br />

fa ben sperare. “È gratificante vedere un numero sempre<br />

maggiore d’appassionati evolversi verso prodotti più ricercati<br />

e di nicchia”, sottolinea Carlo Alberto. “Non solo c’è<br />

più interesse verso l’etichetta, ma anche su tutto ciò che la<br />

circonda e la porta in tavola: dalla sua storia ai luoghi dove<br />

nasce, quei dettagli che caratterizzano ogni vino e produttore”.<br />

A riguardo, come leggere l’attuale dinamica di prezzi<br />

alle stelle creatasi attorno a produzioni di primo livello, Borgogna<br />

in primis? “Il mercato dei vini bianchi francesi vale<br />

il 12% del nostro fatturato”, risponde Leonardo. “E come<br />

detto prima, siamo convinti che le bottiglie vadano aperte.<br />

Come distributori, nonostante tutti i costi che si sono<br />

aggiunti negli ultimi tempi per le più svariate motivazioni,<br />

siamo fedeli a una politica di rincaro allineata con quella<br />

del produttore. Cerchiamo di metterci al servizio della ristorazione,<br />

così da far lavorare e prosperare il mercato, ma<br />

poi, lungo la filiera, non è raro assistere a fenomeni speculativi<br />

su quei prodotti percepiti come particolarmente<br />

preziosi per via della loro rarità”. Cosa di nuovo, invece, ha<br />

portato la nuova generazione Sagna in azienda? “Di sicuro,<br />

il nostro apporto è stato quello di spingere verso una diversificazione<br />

del portfolio inserendo nuovi mandati ed in<br />

particolare aprendo il nostro catalogo ai prodotti italiani”,<br />

evidenzia Leonardo. “Credevamo, e crediamo tuttora, che<br />

i prodotti nazionali siano complementari con la nostra proposta<br />

estera e che una distribuzione sia la soluzione migliore<br />

per una cantina italiana di piccola o media dimensione.<br />

Si tratta di un ampliamento sempre guidato dalla ricerca di<br />

massima qualità e serietà. Ma oltre ad uno sviluppo esterno<br />

abbiamo anche portato uno sviluppo interno, puntando<br />

sulla digitalizzazione aziendale e su una comunicazione<br />

più ampia, che includesse anche nuovi canali”. Ma c’è altro.<br />

“Abbiamo lavorato su una ristrutturazione della forza vendita<br />

e su una riconsiderazione territoriale che riteniamo ci<br />

possa e ci renderà ancora più capillari sul territorio”, spiega<br />

Carlo Alberto. “La nostra è una clientela tradizionale che<br />

annovera ristoranti, hotel, enoteche e grossisti, mentre non<br />

lavoriamo con la Gdo. Le difficoltà logistiche e la poca disponibilità<br />

di prodotto non ci permettono in questo momento<br />

di sviluppare una numerosa clientela privata. Mentre<br />

un canale con cui lavoriamo con attenzione e selezione<br />

è l’online: assieme a partner storici riusciamo a rendere la<br />

nostra presenza su queste piattaforme non di disturbo per<br />

il mercato tradizionale raggiungendo ottimi risultati”. Ma<br />

dopo tutto questo parlar di vino, cosa piace bere alla nuova<br />

generazione Sagna “extra lavoro”? “Mi piacciono i vini fini<br />

ed eleganti, di buon corpo”, risponde Carlo Alberto. “La<br />

Toscana mi appassionano molto, ma anche Barolo e Barbaresco.<br />

Sono sempre curioso nel provare nuovi Champagne,<br />

salvo poi ritrovarmi a perfetto agio con quelli Louis Roederer”.<br />

E, da parte sua, Leonardo chiosa: “In questo periodo<br />

sono curioso di assaggiare novità o territori che conosco<br />

meno, anche metodi produttivi diversi, nonostante il mio<br />

gusto resti tradizionale. Ammetto infatti di tornare spesso<br />

alle origini, avendo sempre pronta in cantina qualche bottiglia<br />

di Champagne, di Pouilly Fumé, di Chablis, di Borgogna<br />

o di Nebbiolo”. Il DNA, si sa, non mente mai.


26<br />

rispondente alle diverse zone di produzione: Montagne<br />

de Reims, Vallée de la Marne, Côte des Blancs, Aube, oltre<br />

alle realtà classiche riunite in una specifica area. Questo<br />

consente di donare ai visitatori professionali una fotografia<br />

molto chiara e utile della produzione in Champagne.<br />

CHAMPAGNE<br />

Modena,<br />

provincia di Reims<br />

Torna il 16 e 17 ottobre Champagne Experience:<br />

ecco perché non mancare all’appuntamento<br />

Domenica 16 e lunedì 17 ottobre gli spazi di<br />

Modena Fiere si riempiranno ancora una<br />

volta dei vini di grandi Maison e piccoli<br />

Vigneron di Champagne. Torna, più spumeggiante<br />

che mai, l’evento dedicato alle<br />

bollicine francesi più note al mondo organizzato da Società<br />

Excellence, di cui <strong>WineCouture</strong> è media partner. Per la sua<br />

quinta edizione, la kermesse, un riferimento in Italia per appassionati<br />

e professionisti alla ricerca di novità, non ospiterà<br />

solo le etichette che fanno capo alla realtà che riunisce 21<br />

tra i maggiori importatori e distributori italiani di vini e distillati<br />

d’eccellenza, ma si farà fotografia dei diversi terroir<br />

di Champagne. Lorenzo Righi (in foto a destra), direttore<br />

di Società Excellence, spiega quali novità attendersi e come<br />

arriva il mercato all’appuntamento.<br />

Modena Champagne Experience “riparte” dal<br />

grande successo dell’anno scorso: la <strong>2022</strong> sarà<br />

l’edizione del definitivo ritorno alla “normalità”?<br />

Siamo tutti molto entusiasti per l’avvicinarsi di Modena<br />

Champagne Experience <strong>2022</strong>. Il desiderio di ritornare alla<br />

normalità, in realtà, è emerso con forza già l’anno scorso,<br />

un’edizione di grande successo che ha registrato un deciso<br />

aumento degli accessi rispetto a quella del 2019, con un’elevatissima<br />

presenza di operatori del settore, aspetto che rappresenta<br />

da sempre uno dei tratti distintivi della kermesse<br />

rispetto alle altre manifestazioni del mondo del vino che si<br />

svolgono in Italia. Quest’anno ci sono certamente tutte le<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

premesse per crescere ancora e vivere l’evento in modo ancor<br />

più disteso e sereno, dopo più di due anni di pandemia.<br />

Quali sono le novità in agenda del <strong>2022</strong>?<br />

La formula collaudata che ha reso l’evento un appuntamento<br />

imprescindibile per gli operatori di settore non<br />

cambia: i padiglioni di Modena Fiere ospiteranno grandi<br />

Maison e piccoli Vigneron. In questa edizione saranno<br />

presenti oltre 140 aziende che proporranno in degustazione<br />

circa 800 Champagne. Numeri da record che sono il<br />

segnale di una ricetta vincente. Inoltre, non mancheranno<br />

le Masterclass, momenti di formazione molto importanti,<br />

che fin dalla prima edizione arricchiscono il programma<br />

dell’evento e sono di grandissimo richiamo per il pubblico.<br />

Infine, abbiamo potenziato tutti i canali di comunicazione<br />

di Modena Champagne Experience che saranno costantemente<br />

aggiornati con le novità, gli appuntamenti salienti, e<br />

molto altro ancora, diventando un vero e proprio punto di<br />

riferimento per tutti i visitatori.<br />

Perché un operatore non deve mancare a Modena?<br />

Perché è un evento tecnico, caratterizzato da un tema specifico,<br />

vale a dire lo Champagne, pensato e ideato per un<br />

pubblico di professionisti, quindi non generalista. Non è<br />

un caso, infatti, che l’anno scorso, degli oltre 6mila utenti<br />

registrati, il 75% siano stati operatori del settore. A Modena<br />

Champagne Experience, inoltre, le Maison vengono<br />

raggruppate in base alla loro appartenenza geografica, cor-<br />

Ma dopo il boom di vendite del 2021, qual è il<br />

bilancio nella prima metà <strong>2022</strong> per lo Champagne<br />

in Italia?<br />

Come sappiamo, secondo quanto è emerso nell’ultimo<br />

report diffuso dal Comité Champagne, il 2021 è stato un<br />

anno record per l’export dello Champagne, con circa 180<br />

milioni di bottiglie esportate, il 37% in più del 2020 e il 15%<br />

in più del 2019. L’Italia si colloca stabilmente nella Top 10:<br />

è il quinto paese per giro di affari – l’anno scorso pari a 200<br />

milioni – e il settimo a volume. Per quanto riguarda il canale<br />

Horeca, al quale si rivolgono le aziende socie di Società<br />

Excellence, come ha evidenziato Denis Pantini, responsabile<br />

Nomisma Wine Monitor, durante il recente incontro<br />

per celebrare i 10 anni dalla nascita della nostra realtà, nel<br />

primo trimestre del <strong>2022</strong> il fatturato del comparto food&-<br />

beverage è cresciuto dell’89% rispetto allo stesso periodo<br />

del 2021 ancora fortemente condizionato dal Covid. Nel<br />

secondo trimestre, poi, le cifre si sono riallineate con consumi<br />

più regolari, pur mantenendo comunque un ottimo<br />

margine di crescita. Ovviamente deve essere ancora scritta<br />

una parte fondamentale delle vendite del <strong>2022</strong>, vale a dire<br />

quella relativa alla seconda metà dell’anno, che, come sappiamo,<br />

è centrale nella distribuzione e nella richiesta di vini<br />

spumanti e Champagne. Naturalmente bisognerà tenere in<br />

considerazione anche il delicato momento che stiamo vivendo,<br />

contrassegnato dalla crisi energetica e dall’inflazione,<br />

tutti aspetti che potrebbero avere delle ripercussioni. Il<br />

canale Gdo non è invece servito alle aziende socie di Società<br />

Excellence, ma come tutti sappiamo, nel 2021, questo<br />

ambito ha particolarmente beneficiato del lungo periodo<br />

di lockdown, mentre nei primi sei mesi di quest’anno le<br />

insegne hanno risentito naturalmente della controcifra: gli<br />

ultimi dati Iri relativi al periodo gennaio-giugno <strong>2022</strong> evidenziano,<br />

infatti, un calo sia a valore sia a volume tra l’8 e il<br />

9% delle vendite di spumanti e Champagne, per via anche<br />

alla ripresa dei consumi fuori casa.<br />

Quali sono i nuovi trend dello Champagne da tenere<br />

d’occhio a Modena Champagne Experience <strong>2022</strong>?<br />

Il mondo dello Champagne è un universo particolarmente<br />

sfaccettato, ricco e articolato, grazie alla presenza<br />

di zone di produzione, tipologie e stili anche molto differenti<br />

tra loro. A questi aspetti bisogna poi aggiungere il<br />

lavoro portato avanti sia da grandi Maison sia dai piccoli<br />

Vigneron, che contribuiscono a donare ulteriori spunti<br />

di approfondimento. Modena Champagne Experience è<br />

quindi la manifestazione ideale per capire cosa sta succedendo<br />

e quali sono le tendenze in atto. A riguardo, non<br />

posso far altro che rinnovare il mio invito a tutti gli operatori<br />

del settore e agli appassionati di venire a scoprirle<br />

di personaa il 16 e 17 ottobre.


7-8 NOV <strong>2022</strong><br />

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28<br />

CHAMPAGNE<br />

Photo: Antinori - da sinistra - Francesca Terragni - Frédéric Panaïotis - Silvia Rossetto<br />

Svolta Dom Ruinart 2010<br />

Come la scelta del bouchon liége cambia l’iconica cuvée de prestige<br />

della Maison più antica in Champagne<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

La rivoluzione del “bouchon liége” conquista Dom Ruinart. E regala una svolta<br />

e un nuovo orizzonte al simbolo più scintillante della Maison più antica<br />

in Champagne. Ci eravamo lasciati nel 2021 con il millesimo 2009 della cuvée<br />

de prestige, 26esima annata imbottigliata uscita dalle profondità delle<br />

crayères. Un vintage che si è annunciato al mondo nel 50esimo anniversario<br />

(1959-2009) intercorso dal primo. Ma quello che ha fatto il suo esordio italiano nel caldo<br />

dell’estate è un nuovo racconto, diverso da tutti quelli che l’hanno preceduto. Dom<br />

Ruinart 2010, infatti, giunge con una nuova espressione nel calice di questo Blanc de<br />

Blancs che resta frutto di 100% Chardonnay proveniente da terroir eccezionali, ma muta<br />

la propria visione nel passaggio in cantina. La formula in vigna non cambia: le migliori<br />

uve, esclusivamente dai miglior Grand Cru, solo per le migliori annate. Per il millesimo<br />

2010 si è andato ad attingere per il 90% in Côte des Blancs, a Le Mesnil-sur-Oger, Avize,<br />

Chouilly e Cramant, e per il 10% nei versanti settentrionali della Montagne de Reims,<br />

a Sillery. Ma rispetto all’uscita di 12 mesi fa, in bottiglia è un volto molto diverso quello<br />

che si presenta. Il risultato di una nuova avventura, iniziata negli anni ‘90, quando gli<br />

Chef de Cave Ruinart dell’epoca decisero di dare il via alle prime prove per condurre il<br />

processo di affinamento a un livello superiore, capace di rivelare maggiori complessità.<br />

Da lì, l’inizio dei primi confronti legati alla possibilità di un ritorno all’utilizzo del tappo<br />

in sughero, al posto della chiusura a corona, per il vino in bottiglia in fase di affinamento<br />

sui lieviti. E Dom Ruinart 2010 è esattamente il risultato di un lavoro certosino da parte<br />

del team enologico della Maison di Reims, che ha misurato nel corso del tempo parametri<br />

ed evoluzioni, giungendo infine a individuare la “nuova” ricetta per la sua cuvée<br />

de prestige. “Con una chiusura col sughero, lo scambio di ossigeno iniziale con l’esterno<br />

risulta maggiore, ma l’effetto sul vino è attenuato dai lieviti in bottiglia ancora attivi, che<br />

dunque lo assimilano evitando una deriva ossidativa”, spiega lo Chef de Cave Frédéric<br />

Panaïotis. “Poi, a seguito di una fase di stabilizzazione, se guardiamo l’interscambio di<br />

ossigeno con l’esterno della bottiglia, dopo sei o sette anni il tappo in sughero risulta<br />

maggiormente ermetico rispetto a quello a corona, che invece permette un costante ingresso<br />

di piccole quantità di gas”. La decisione di un tiraggio con il tappo di sughero,<br />

bouchon liége per l’appunto, mira in questo caso a offrire al vino proprio una maggiore<br />

protezione dall’ossigeno per attenuarne l’evoluzione iniziale e preservare più a lungo nel<br />

tempo la componente di freschezza in fase poi d’invecchiamento una volta giunto sul<br />

mercato. E quello che poi si ritrova nel calice al primo incontro – che, ricordiamo, su<br />

queste tipologie di Champagne che guardano a un orizzonte lontano può essere solo primo<br />

approccio, mai giudizio definitivo, che potrà giungere solo dopo più riassaggi capaci<br />

di svelare lungo il corso degli anni sfaccettature e sottigliezze – è una maggiore densità.<br />

È innanzitutto un grande Chardonnay quello che si presenta. “L’idea di partenza era di<br />

realizzare il più grande Chardonnay possibile, dimostrando che anche in Champagne<br />

c’è la possibilità di fare grandi vini capaci d’invecchiare e trovare in ogni occasione il<br />

perfetto abbinamento con l’alta cucina”, racconta Frédéric Panaïotis. “L’ispirazione ai<br />

migliori Borgogna è evidente in questo nuovo Dom Ruinart, con il suo profilo che mira<br />

a esprimersi attraverso aromi tostati e di frutta secca, note di vaniglia, fino ad arrivare ad<br />

elementi minerali che riportano alla mente la pietra bagnata”. Ma da notare sotto questo<br />

profilo è anche un altro elemento, legato a come sia cambiata rispetto all’inizio delle<br />

sperimentazioni del “nuovo metodo” la formula nell’assemblage. “Per via delle nuove<br />

opportunità di scelta sopraggiunte dopo gli anni ’90, il bacino di selezione è diventato<br />

più ampio rispetto al passato”, sottolinea lo Chef de Cave Ruinart. “Questo ci ha permesso,<br />

davanti a un approccio che conduce a una maggiore concentrazione, di compensare<br />

con scelte capaci di aumentare la carnosità del vino”. È un cambiamento audace quello<br />

promosso dalla Maison più antica in Champagne, ma finalizzato a svelare il potenziale<br />

autentico della sua cuvée de prestige, evidenziato anche dalla riscoperta di una componente<br />

di artigianalità nella realizzazione del proprio gioiello della corona evidenziata dalla<br />

sboccatura che ritorna manuale. “Poi viene aggiunta una dose minuscola di liquore per<br />

dare rotondità”, puntualizza lo Chef de Cave. “Con soli 4 grammi di zucchero per litro, il<br />

Dom Ruinart è un Extra Brut”. Uno Champagne che invecchierà senza problemi nei prossimi<br />

10 anni, mostrando nel tempo la sua “nuova” complessità, valore tutto da scoprire.


29<br />

Photo: Damijan Simčič - Zoso<br />

Cronaca di un tasting<br />

senza confini<br />

Al cuore della modernità dei vini di Brda, la casa<br />

della Rebula<br />

Parlare di Ribolla Gialla significa non arrestarsi<br />

ai confini del vino italiano. Proprio<br />

varcando la linea che separa i due volti di<br />

una terra baciata dalla medesima vocazione,<br />

grazie a quel suolo in cui la Ponca,<br />

con la sua alternanza di marne e arenarie, si fa comune<br />

patrimonio enologico mutando il nome in Opoka, se<br />

ne possono comprendere pienamente gli orizzonti. A<br />

partire da quelli meno celebrati, ma altrettanto felici,<br />

soprattutto nelle loro diverse sfumature capaci di regalare<br />

vini dai tratti estremamente moderni e dall’identità<br />

ben marcata, anche a distanza di decenni. A pochi<br />

passi dal Collio italiano si trova, infatti, la sua controparte<br />

slovena. Lì, dove la linea del confine si sviluppa a<br />

partire da Cividale, scendendo poi verso Udine, Cormons<br />

e Gorizia, per proseguire infine lungo la direttrice<br />

di San Floriano del Collio, passando la frontiera si<br />

giunge in Brda, terroir che racchiude in sé un’infinita<br />

di storie. Un’area dove la viticoltura ti conquista fin dal<br />

primo sguardo, con i terrazzamenti che tratteggiano i<br />

profili delle colline. Si parla di vigne, che si estendono<br />

nella regione per quasi 1900 ettari di filari curati da 700<br />

produttori, ma soprattutto di una vendemmia che ogni<br />

anno si fa racconto eroico su pendii che si colorano di<br />

mille colori e godono dei benefici conseguenti dal trovarsi<br />

alla convergenza tra le calde influenze dei venti<br />

mediterranei che salgono dall’Adriatico e le fresche<br />

brezze che scendono dalle vette delle Alpi. Qui ha la<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

sua “casa” la Rebula, com’è chiamata la Ribolla Gialla<br />

che cresce da questa parte del confine. I numeri indicano<br />

che oggi rappresenta la più importante varietà in<br />

Brda, con le sue uve a coprire attorno al 20% della superficie<br />

vitata per complessivi 400 ettari. Ma dietro ai<br />

2 milioni di litri di Rebula qui prodotta ogni anno, sul<br />

totale di 8 milioni di vino della regione, c’è una storia<br />

tutta da ripercorre. Un racconto che parte ancor prima<br />

della dominazione romana nell’antichità, ma che vede<br />

la sua prima testimonianza scritta nel 1336, quando in<br />

un documento ufficiale si menziona la produzione di<br />

Rebula in Brda. Nel corso dei secoli successivi, questa<br />

varietà cresce in apprezzamento e considerazione raggiungendo<br />

Venezia e orizzonti più lontani ancora, tanto<br />

che i vini prodotti nella regione slovena cominciano a<br />

essere usati anche come pagamento in natura, moneta<br />

di scambio per cancellare i debiti contratti. E dopo che<br />

il Catasto Teresiano del 1751 valuta con il tasso più alto<br />

i fondi dove sono presenti i vigneti di Rebula, collocandone<br />

le produzioni al primo posto tra i vini bianchi per<br />

la loro “dolcezza e nobiltà”, la svolta giunge nel 1786,<br />

quando a venire redatta, quasi 70 anni prima di quella<br />

più celebre di Bordeaux, è una classificazione imperiale<br />

dei vini presenti nella contea di Gorizia e Gradisca,<br />

dove i vigneti in Brda sono inseriti nelle prime tre tra<br />

le nove classi che definiscono la graduatoria. “Qui viviamo<br />

davvero di vino e amiamo davvero la Rebula”,<br />

ha sottolineato, non a caso, Uroš Peterc, direttore del<br />

Consorzio dei vini della regione slovena in occasione<br />

della quinta edizione della prestigiosa “Brda - Home of<br />

Rebula Exclusive Wine Experience”, cui <strong>WineCouture</strong><br />

ha preso parte. Un appuntamento nato nel 2017 e che<br />

quest’anno ha permesso di confrontarsi con il vitigno<br />

principe della zona sotto diverse forme, andando a coglierne<br />

appieno le potenzialità. Innanzitutto, quelle che<br />

sono derivazione dell’incontro di due climi, che conferiscono<br />

alla Rebula quella freschezza e vivacità capaci<br />

di rappresentare un tratto identitario che perdura nel<br />

tempo, come ha dimostrato l’apertura e l’assaggio di tre<br />

bottiglie della più vecchia annata in Brda, una 1957, custodita<br />

per tutto questo tempo negli archivi della cantina<br />

della cooperativa più importante della regione, Klet<br />

Brda. Un vino nato in origine per essere bevuto entro<br />

forse un paio d’anni, ma che una volta giunto oggi nel<br />

calice ha stupito innanzitutto per l’età dichiarata: difficile<br />

predire che un vino bianco di questo tipo non solo<br />

reggesse alla prova del tempo, ma soprattutto desse la<br />

sensazione di avere ancora strada davanti a sé, dimostrando<br />

forse una quindicina d’anni se si fosse provato<br />

a giudicarlo alla cieca. L’altro aspetto che ha colpito<br />

all’assaggio delle diverse sfumature di Rebula in Brda,<br />

da quelle più classiche a quelle maggiormente mature,<br />

fino alle macerate, è il ritrovare in ogni sorso la caratteristica<br />

mineralità conferita dall’Opoka. Un altro elemento,<br />

quest’ultimo, a testimonianza dell’indissolubile fil<br />

rouge che lega i 13 viticoltori di entrambe le sponde del<br />

confine che nel corso della kermesse slovena hanno presentato<br />

le loro migliori interpretazioni di questo straordinario<br />

terroir e vitigno. Dolfo Rumena Rebula 2021 e<br />

Klet Brda Rebula Quercus 2021, tra i classici, Ferdinand<br />

Rebula Epoca 2007, Gradis’ciutta Sveti Nikolaj Rebula<br />

2019 ed Erzetič Orbis Rebula 2018, tra le versioni mature,<br />

Marjan Simčič Rebula Opoka Medana Jama Cru<br />

2012 e Kristian Keber Brda 2019, tra i macerati, senza<br />

dimenticare le bollicine con il Sinefinis Rebolium Brut<br />

Nature 2016 e il Medot Brut 48: questi gli assaggi che<br />

più ci hanno impressionato tra i molti altrettanto meritevoli.<br />

Un caleidoscopio di interpretazioni molto diverse<br />

tra loro, ma tutte capaci di esprimere il potenziale<br />

della Rebula, il vino del futuro, non solo in Brda.<br />

GIRAMONDO


30<br />

Benvenuto Brunello<br />

ritorna l’11 novembre<br />

e aggiunge<br />

l’edizione internazionale<br />

L’edizione limitata Butterfly<br />

veste la<br />

Cuvée Rosé<br />

Laurent-Perrier<br />

TITOLI DI CODA<br />

Rivoluzione<br />

a Carmignano:<br />

Riccardo Cotarella<br />

sbarca a Tenuta di Artimino<br />

Rivoluzione in Tenuta di Artimino. Il <strong>2022</strong> resterà negli<br />

annali della storica cantina come anno di grandi cambiamenti.<br />

Dopo aver riorganizzato tutta la parte accoglienza<br />

ed eventi con l’ingresso in qualità di partner di Meliá Hotels<br />

International, principale operatore mondiale di resort,<br />

anche sul lato vino la vendemmia porta con sé un’importante<br />

novità. A partire dalla raccolta <strong>2022</strong>, infatti, la parte<br />

agronomica ed enologica dell’azienda toscana saranno<br />

condotte da Riccardo Cotarella che, assieme a Pier Paolo<br />

Chiasso, ha accettato la sfida di occuparsi per la prima volta<br />

di una realtà nella zona del Carmignano.<br />

Da Montalcino a Los Angeles, passando per Londra, New<br />

York e Toronto. Assume un carattere sempre più internazionale<br />

la 31esima edizione di Benvenuto Brunello, l’anteprima<br />

di presentazione delle nuove annate a cura del Consorzio<br />

del vino Brunello di Montalcino in programma a<br />

partire dall’11 novembre. Confermato dunque anche per<br />

quest’anno il format autunnale, con il Brunello 2018 e la<br />

Riserva 2017 pronti a debuttare in Italia. Ma la novità è<br />

dettata dal nuovo respiro internazionale dell’anteprima.<br />

Per la prima volta, infatti, in quattro città tra vecchio e<br />

nuovo continente andrà in scena, in contemporanea, un’edizione<br />

di Benvenuto Brunello <strong>2022</strong>. La data stabilita è<br />

quella di giovedì 17 novembre, mentre le location scelte<br />

saranno Londra, New York, Toronto e Los Angeles.<br />

The World’s 50 Best<br />

Restaurants Awards <strong>2022</strong>:<br />

Per colorare questa fine d’estate, la<br />

Cuvée Rosé Laurent-Perrier ha deciso<br />

di spiccare il volo grazie a un’edizione<br />

limitata che celebra la libertà<br />

ritrovata dopo i tanti momenti di restrizioni<br />

e barriere che hanno limitato<br />

desideri e occasioni d’incontro. La<br />

scelta simbolica è così ricaduta sulla<br />

farfalla, simbolo di natura incontaminata,<br />

con la limited edition<br />

Butterfly. Uno Champagne<br />

100% Pinot Noir, frutto delle<br />

uve raccolte in una decina<br />

di Cru provenienti principalmente<br />

dai settori Sud<br />

e Nord della Montagne de<br />

Reims, in cui a spiccare è<br />

la celebre Côte de Bouzy.<br />

La selezione, in particolare,<br />

parla la lingua dei vocati<br />

terroir di Ambonnay, Bouzy,<br />

Louvois e Tours‐sur‐Marne.<br />

Moët Hennessy:<br />

nuova acquisizione in<br />

Napa Valley<br />

Nuovo colpo di mercato per Moët Hennessy, che ha acquisito<br />

una delle più storiche realtà del vino californiano della<br />

Napa Valley. Joseph Phelps Vineyards, cantina fondata nel<br />

1973 e tra i riferimenti negli Stati Uniti con i suoi blend taglio<br />

bordolese, passa nelle mani del gigante del lusso. Moët<br />

Hennessy inserisce così in portfolio una realtà pioniera in<br />

California, acclamata dalla critica fin dal principio per la<br />

sua iconica etichetta Insignia, quattro volte premiata con<br />

il punteggio perfetto dei 100 punti da Robert Parker Wine<br />

Advocate nelle annate iconiche 1991, 1997, 2002 e 2007.<br />

Antica Bottega<br />

del Vino<br />

tra i top locali al mondo<br />

del bere bene<br />

Tra i posti dove bere bene a Verona, Antica Bottega del<br />

Vino è da sempre una istituzione. Il ristorante al cuore<br />

della città scaligera, oggi di proprietà delle Famiglie<br />

Storiche, non a caso è stato inserito per la 19esima volta<br />

consecutiva all’interno dell’annuale speciale classifica<br />

del magazine statunitense Wine Spectator che seleziona<br />

le destinazioni migliori per gli amanti del vino. Soltanto<br />

97 i locali di riferimento mondiali promossi, dove a<br />

figurare sono anche sei italiani, tra cui proprio Antica<br />

Bottega del Vino, grazie alla conquista del prestigioso<br />

riconoscimento del Grand Award.<br />

Italia sugli scudi<br />

Una parata di stelle, dove brilla il tricolore. Svelate le<br />

location che compongono la speciale classifica del The<br />

World’s 50 Best Restaurants Awards <strong>2022</strong>, sponsorizzata<br />

da S. Pellegrino e Acqua Panna, che ha portato in<br />

scena l’eccellenza gastronomica di 24 paesi presenti in<br />

cinque continenti. A venire eletto in cima alla graduatoria<br />

è stato il Geranium di Copenaghen, miglior ristorante<br />

del mondo e miglior ristorante d’Europa <strong>2022</strong>.<br />

Ma l’Italia non ha sfigurato, mettendo in fila l’ingresso<br />

in classifica più alto, con il ristorante Uliassi di Senigallia<br />

che raggiunge il 12esimo posto conquistando il<br />

premio Highest New Entry Award, un nuovo ristorante<br />

nella Top50, il St. Hubertus a San Cassiano (No.29),<br />

e un totale di sei location in classifica, di cui due da<br />

Top10, il Lido 84 di Gardone Riviera (No.8) e Le Calandre<br />

di Rubano (No.10), insieme al Reale di Castel<br />

di Sangro (No.15) e il Piazza Duomo di Alba (No.19).<br />

Nasce Veraison<br />

Group<br />

nuovo player del vino<br />

da 20 milioni di bottiglie<br />

Arriva un nuovo player nel mondo del vino italiano. E si<br />

annuncia con propositi battaglieri: obiettivo già fissato, arrivare<br />

a vendere oltre 20 milioni di bottiglie entro il prossimo<br />

biennio. È questo ciò a cui punta la neonata società<br />

Veraison Group Spa, formatasi dall’unione di Salvaterra,<br />

Progetti Agricoli e 4RU. Ad annunciarne la costituzione è<br />

Edoardo Freddi, ceo di FreedL Group, che deterrà la maggioranza<br />

di capitale assumendo il ruolo di amministratore<br />

delegato della neonata società. L’aggregato dei fatturati<br />

delle tre aziende nel <strong>2022</strong> tocca quota 30 milioni di euro,<br />

di cui la maggior parte all’estero.


31<br />

La Poja e Fieramonte<br />

Allegrini conquistano<br />

La Place<br />

di Bordeaux<br />

La sfida vincente del<br />

Brunello sostenibile<br />

Ridolfi<br />

Un Brunello di Montalcino che non sbaglia<br />

un colpo. E che ha conquistato anche @thewinekiller<br />

Luca Gardini, uno dei migliori palati<br />

al mondo. È la Riserva Mercatale 2016 firmata<br />

Ridolfi, selezionata tra i 50 Top Wines tricolore<br />

nella classifica che il “Maradona dei sommelier”<br />

ha stilato per Forbes. “Un’altra grande<br />

Riserva, che beneficia di un’annata di grandissima<br />

concentrazione di frutto. Amarene sotto<br />

spirito, tocchi di cannella e finale di eucalipto.<br />

Bocca salmastro-sapida”: così è descritto questo<br />

simbolo della realtà di proprietà di Valter<br />

Peretti, affermato imprenditore del lusso che,<br />

dopo essere sbarcato in Chianti con Rocchetto,<br />

innamorandosi del vino, nel 2011 compie il<br />

passo dell’acquisizione della prestigiosa tenuta<br />

a Montalcino. Prende così forma proprio in<br />

località Mercatali un’avventura che rinnova la<br />

storia di Ridolfi a partire dalla ristrutturazione<br />

per intero della cantina nel 2014. Oggi sono 21<br />

gli ettari vitati, sul versante Nord-<br />

Est della collina di Montalcino a<br />

300 metri di altitudine, con cloni<br />

di Sangiovese da lungo affinamento<br />

a popolare i vigneti. Poi,<br />

è il rispetto per la terra il valore<br />

essenziale per Ridolfi, con il presente<br />

e il futuro di questa stella<br />

nascente del Brunello che è stato<br />

affidato nelle mani Gianni<br />

Maccari, attuale amministratore<br />

delegato (in<br />

foto). Un vero esempio<br />

di viticoltura sostenibile<br />

dalla vigna, con lavorazioni<br />

totalmente manuali<br />

effettuate seguendo i<br />

dettami dell’agricoltura<br />

biologica, alla cantina,<br />

che regala ai vini Ridolfi<br />

l’eleganza che, dopo l’affinamento<br />

nelle grandi<br />

botti, gli aprono le porte<br />

delle enoteche e dei ristoranti<br />

più importanti<br />

al mondo. Iniziando proprio<br />

dal Brunello di Montalcino<br />

Riserva Mercatale,<br />

realizzato solo nelle<br />

migliori annate dalla selezione<br />

delle migliori uve.<br />

Una sfida green e premiata.<br />

Due icone del vino veneto e italiano sbarcano su La Place<br />

di Bordeaux. Allegrini, storico produttore della Valpolicella<br />

Classica, annuncia che da settembre <strong>2022</strong> La Poja 2017<br />

e Fieramonte Amarone della Valpolicella Classico Riserva<br />

2015 sono disponibili sulla più prestigiosa<br />

piattaforma francese di<br />

vendita. La distribuzione, che<br />

esclude Italia e Nord America,<br />

verrà curata nel mondo da<br />

Timothée Moreau di Le Bureau<br />

des Grand Vins e da 10 dei<br />

più prestigiosi Négociants.<br />

Varietà Piwi:<br />

una cuvée in bianco<br />

per Cantina Kurtatsch<br />

Una nuova etichette “resistente” per<br />

Cantina Kurtatsch. La realtà cooperativa<br />

altoatesina lancia Mitterberg<br />

Cuvée Bianco Igt Resi 2021, vino<br />

certificato bio che nasce dalla sensibilità<br />

crescente dell’azienda nei confronti<br />

della sostenibilità ambientale<br />

e dal suo profondo legame con la<br />

natura e il territorio di origine. A<br />

caratterizzarla, la scelta dei vitigni<br />

da cui prende forma. Si tratta<br />

infatti di una cuvée realizzata<br />

dall’incontro tra varietà Piwi,<br />

vitigni che presentano una<br />

naturale resistenza alle malattie<br />

fungine e che quindi<br />

non richiedono quasi nessun<br />

tipo di protezione esterna, e<br />

uve coltivate in modo biologico<br />

e provenienti da vigneti<br />

di alta quota, con un rapporto<br />

tra 80% Bronner e Souvignier<br />

Gris e 20% Müller Thurgau.<br />

Dell’annata 2021 della Cuvée<br />

Resi sono state prodotte<br />

10mila bottiglie nel formato<br />

da 0,75 lt con tappo a vite.<br />

Wine2wine Business<br />

Forum <strong>2022</strong><br />

acquista il biglietto<br />

a tariffa agevolata<br />

In un Wine2wine Business Forum <strong>2022</strong> dove la nuova<br />

comunicazione del vino sale in cattedra non poteva certo<br />

mancare il contributo di <strong>WineCouture</strong>. In questa nona<br />

attesissima edizione che andrà in scena dal 7 all’8 novembre<br />

prossimi, esclusivamente in presenza presso gli spazi<br />

del PalaExpo di Veronafiere, la nostra rivista è tra i media<br />

partner dell’evento. Al centro dell’appuntamento di<br />

confronto tra esperti ed operatori,<br />

come detto, la Wine Communication<br />

a tutto tondo: dalle<br />

sue forme più tradizionali a<br />

quelle social e del digital in<br />

generale. Ecco come partecipare,<br />

acquistando il biglietto a<br />

tariffa agevolata.<br />

E ancora...<br />

Certificazione B Corp: “prima” in Champagne<br />

con Piper-Heidsieck, Charles Heidsieck e Rare<br />

Champagne. Ökoinstitut Südtirol premia Cantina<br />

Bolzano con il suo certificato di sostenibilità. Nuovo<br />

presidente per Cantina Tollo: è Luciano Gagliardi.<br />

#PortamiConTe: arriva la wine bag green del Vino<br />

Nobile di Montepulciano. Maison Anselmet<br />

presenta il suo primo rosato. Mateus Rosé: 80 anni, tre<br />

bottiglie in edizione limitata. Abbazia di Novacella,<br />

per la linea Insolitus le novità Orchestra e 6234. Villa<br />

Franciacorta: primo semestre <strong>2022</strong> spumeggiante.<br />

Apoteca e Ceretto Terroirs entrano in Società<br />

Excellence. Enrico Crippa apre a Doha il nuovo<br />

ristorante Alba. Santa Sofia: restyling pop per i vini<br />

“Veronesi”. Elena Walch: nuova cantina al cuore del<br />

monopole Castel Ringberg. Presentato il Manifesto<br />

Programmatico per un nuovo Soave. Vendemmia <strong>2022</strong><br />

nel Nordest: il Sistema Pinot Grigio amplia la sinergia.<br />

Andrea Aprea: nuovo ristorante<br />

a Milano (con bistrot). Dal<br />

Concorso Enologico Fascetta<br />

d’Oro al Concours Mondial<br />

de Bruxelles, estate <strong>2022</strong><br />

sul podio per Col Vetoraz.<br />

Rubesco Lungarotti: 60 volte<br />

di un’icona del vino d’Italia.<br />

TITOLI DI CODA


MONTALCINO<br />

WWW.RIDOLFIMONTALCINO.IT

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