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WineCouture 1-2/2024

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

WineCouture è la testata giornalistica che offre approfondimenti e informazione di qualità sul vino e quanto gli ruota attorno. È una narrazione di terroir, aziende ed etichette. Storytelling confezionato su misura e che passa sempre dalla viva voce dei protagonisti, dalle riflessioni attorno a un calice o dalle analisi di un mercato in costante fermento. WineCouture è il racconto di un mondo che da anni ci entusiasma e di cui, con semplicità, vogliamo continuare a indagare ogni specifica e peculiare sfumatura, condividendo poi scoperte e storie con appassionati, neofiti e operatori del comparto.

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NUMERO 1/2<br />

Anno 5 | Febbraio-Marzo <strong>2024</strong><br />

Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi.<br />

L'ANNO CHE VERRÀ<br />

VINO E SPIRITS NEL MERCATO HORECA: PAROLA AI DISTRIBUTORI


2<br />

Il vero segreto del valore di un vino<br />

Nel nuovo anno che si è aperto, il quinto di vita per il magazine B2B<br />

del nostro progetto editoriale <strong>WineCouture</strong>, abbiamo scelto di esordire<br />

ponendo in primo piano i volti di alcuni tra i massimi protagonisti del<br />

mondo Horeca italiano quando si parla di Wine & Spirits. Uomini e<br />

donne abituati a metterci quotidianamente la faccia, con le cantine che<br />

rappresentano e con il loro pubblico di clienti, e che raccontano di un<br />

più ampio universo che ha saputo tenere dritta la barra in mezzo al mare<br />

mosso di questo quinquennio. Ma se il passato, con i suoi alti e bassi,<br />

è passato, ora gli occhi sono già tutti rivolti a un <strong>2024</strong> che si annuncia<br />

come l’anno della svolta, quello in cui l’Intelligenza Artificiale entrerà<br />

a far parte definitivamente delle vite di ciascuno di noi. Ma quel che<br />

risulta curioso è come, in definitiva, sia sempre il fattore umano a fare<br />

capolino in maniera prepotente, a ribadire la sua centralità. Già, perché<br />

il mondo del vino è costante rimando a quell’uomo senza cui nulla<br />

accadrebbe. Come ha ricordato il presidente di Assoenologi, Riccardo<br />

Cotarella, in una recente intervista rilasciata a Report a seguito delle<br />

polemiche (gratuite) nate attorno un servizio andato in onda nella trasmissione<br />

di Rai 3: “Il vino è frutto dell’uva e opera dell’uomo”. E lo è<br />

dal momento in cui è scelto dove far nascere una vigna fino al racconto<br />

che distributore, ristoratore o enotecario faranno per fare conoscere<br />

l’etichetta che ne è figlia. Dunque, non dimentichiamo mai la grande<br />

umanità dietro ogni bottiglia, il vero segreto del valore del vino.<br />

04 Dossier. Fuori casa: l'anno che verrà.<br />

Intervista a 16 distributori Horeca.<br />

08 Dossier. iDealwine: i trend 2023 per Fine<br />

Wines & Spirits e le prospettive <strong>2024</strong><br />

10 Dossier. Enoteche: un’ottima annata.<br />

Vinarius prevede un <strong>2024</strong> in crescendo<br />

SOMMARIO<br />

19 Champagne. Un’analisi critica del 2023:<br />

dati e futuro della bollicina francese<br />

20 Champagne. Dall'alfa del Grand Cru di<br />

Ambonnay all'omega di Les Riceys<br />

24 Spirits. Distillati, Liquori e Amari: le novità<br />

<strong>2024</strong> nel racconto di <strong>WineCouture</strong><br />

WINECOUTURE - winecouture.it<br />

Direttore responsabile Riccardo Colletti<br />

Direttore editoriale Luca Figini<br />

Coordinamento Matteo Borré (matteoborre@nelsonsrl.com)<br />

Marketing & Operations Roberta Rancati<br />

Contributors Francesca Mortaro, Andrea Silvello,<br />

Irene Forni<br />

Art direction Inventium s.r.l.<br />

Stampa La Terra Promessa Società Cooperativa<br />

Sociale Onlus (Novara)<br />

Editore Nelson Srl<br />

Viale Murillo, 3 - 20149 Milano<br />

Telefono 02.84076127<br />

info@nelsonsrl.com<br />

www.nelsonsrl.com<br />

Registrazione al Tribunale di Milano n. 12<br />

del 21 Gennaio 2020 - Nelson Srl -<br />

Iscrizione ROC n° 33940 del 5 Febbraio 2020<br />

Periodico bimestrale<br />

Anno 5 - Numero 1/2- Febbraio - Marzo <strong>2024</strong><br />

Abbonamento Italia per 6 numeri annui 30,00 €<br />

L’editore garantisce la massima riservatezza<br />

dei dati personali in suo possesso.<br />

Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli<br />

abbonamenti e per l’invio di informazioni<br />

commerciali. In base all’art. 13 della Legge<br />

n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati<br />

o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a:<br />

Nelson Srl<br />

Responsabile dati Riccardo Colletti<br />

Viale Murillo, 3<br />

20149 Milano<br />

Photo copertina: sopra - zachariah-hagy-unsplash


3<br />

Photo copertina: Phillippe Labeguerie<br />

Parigi val bene<br />

una fiera<br />

Come è andata Wine Paris & Vinexpo Paris <strong>2024</strong><br />

nelle videointerviste di <strong>WineCouture</strong><br />

É<br />

una ventata di novità quella che si è respirata<br />

sotto la Tour Eiffel nel corso della tre giorni<br />

spumeggiante di Wine Paris & Vinexpo Paris<br />

<strong>2024</strong>. La kermesse va in archivio mettendo a<br />

segno un nuovo record di presenze e con quella<br />

che si annuncia come la potenziale edizione della svolta.<br />

Dal 12 al 14 febbraio scorsi, a Paris Expo Porte de Versailles,<br />

la manifestazione internazionale del vino e degli<br />

Spirits ha visto il numero degli espositori salire a 4.074,<br />

di cui il 53% provenienti dall’estero in rappresentanza di<br />

48 Paesi produttori e con l’Italia in prima fila. Ma da record<br />

sono state anche le presenze, ripagando i tanti sforzi<br />

profusi con coraggio e le scelte audaci negli anni duri della<br />

pandemia da Vinexposium Group. Per un progetto la<br />

cui bontà anche noi di <strong>WineCouture</strong>, all’esordio a Parigi<br />

nella prima grande manifestazione dell’anno, abbiamo<br />

potuto toccare con mano. A incontrare operatori da tutto<br />

il mondo, quest’anno a Wine Paris & Vinexpo Paris<br />

<strong>2024</strong>, tante le aziende del vino italiane, giunte in Francia<br />

attratte da un mercato transalpino a cui guardano con<br />

sempre più interesse, ma soprattutto da una kermesse<br />

organizzata alla perfezione. Un’esperienza di primissimo<br />

livello, tanto se si guarda al servizio offerto all’interno<br />

degli spazi espositivi, quanto se si osserva la qualità di un<br />

pubblico di operatori che in questa edizione è cresciuto<br />

del 14% rispetto al 2022, arrivando a 41.253 presenze,<br />

di cui il 41% internazionali da 137 Paesi. L’impegno di<br />

DI ROBERTA RANCATI E MATTEO BORRÈ<br />

Vinexposium Group per dare impulso al business sotto<br />

la Tour Eiffel si è riflesso proprio nell’aumento del 30%<br />

della partecipazione dei principali acquirenti provenienti<br />

dai mercati chiave. Dal movimento registrato tra gli<br />

stand, ottimi i riscontri da Russia e Paesi dell’Est, buone<br />

le presenze da Usa e Canada, deficitaria la partecipazione<br />

dell’Asia, con i buyer giapponesi avvistati soprattutto tra<br />

le bollicine francesi, mentre sulla Cina si è pagato probabilmente<br />

dazio per la concomitanza del Capodanno<br />

cinese. E se, dopo la Francia, l’Italia ha guidato lo schieramento<br />

delle prime cinque nazioni rappresentate all’interno<br />

dei padiglioni, seguita da Belgio, Regno Unito, Stati<br />

Uniti e Germania, proprio da parte dell’universo del<br />

vino tricolore è un giudizio estremamente positivo quello<br />

esplicitato sulla tre giorni parigina. Come evidenziato<br />

anche dalle videointerviste di <strong>WineCouture</strong> in fiera a<br />

Parigi, che potete vedere inquadrando il QR Code e che<br />

raccolgono la voce di alcuni dei principali Consorzi del<br />

vino italiano, con i contributi di Carlotta Gori, direttrice<br />

del Consorzio Vino Chianti Classico, Andreas Kofler,<br />

presidente del Consorzio Vini Alto Adige, Nazareno Vicenzi,<br />

area tecnica Consorzio di Tutela Doc delle Venezie,<br />

e Stefano Zanette, presidente Consorzio Tutela Prosecco<br />

Doc, ma soprattutto le impressioni a caldo delle<br />

aziende con le parole di Pierangelo Tommasi, Tommasi<br />

Family Estates, Flavio Geretto, Villa Sandi, Marianna Velenosi,<br />

Velenosi Vini, Francesco Maria De Alessi, Agrico-<br />

la San Felice, Cecilia Pasqua, Pasqua Vini, Luca Serena,<br />

Serena Wines 1881, Antonella Imborgia, Le Tenute Del<br />

Leone Alato, Matteo Allegrini, Allegrini, Roberta Corrà,<br />

Gruppo Italiano Vini, Federico Armani, Albino Armani<br />

Viticoltori da 1607, Alberto Serena, Montelvini, Mario<br />

Piccini, Piccini 1882, Marilisa Allegrini, San Polo – Villa<br />

della Torre – Poggio al Tesoro, Marina Cvetic, Masciarelli<br />

Tenute Agricole, Ernesto Balbinot, Le Manzane,<br />

Francesca Benini, Cantine Riunite & Civ, Eleonora Berardi,<br />

Palazzo di Varignana, Giovanni Montresor, Corte<br />

Quaiara, ed Eva Maria Vanjas, Cantina Valpolicella Negrar.<br />

Ma Wine Paris & Vinexpo Paris <strong>2024</strong> è stata anche<br />

un’immersione in profondità nell’universo degli Spirits,<br />

con gli spazi dedicati alla categoria cresciuti esponenzialmente<br />

del 47% rispetto al 2023 e con quasi 200 espositori,<br />

il 54% dei quali nuovi, per 26 Paesi produttori. Oltre a<br />

tanta Francia, il numero dei partecipanti internazionali è<br />

aumentato del 92%, con la Hall progettata per accogliere<br />

l’offerta alcolici, no e low alcol, birre e sidro che ha attirato<br />

acquirenti e barman davvero da tutto il mondo. E già<br />

a Parigi si guarda all’anno che verrà, dove le prospettive<br />

non sono ancora quelle di vedere la kermesse nella capitale<br />

francese pronta a scalzare per centralità, all’interno<br />

del contesto internazionale, l’appuntamento di ProWein,<br />

ma di certo le basi sono state gettate per un possibile<br />

mutamento dei paradigmi, che fanno pensare a un futuro<br />

dove sul vino italiano a contare nelle scelte dei buyer<br />

sarà sempre di più Vinitaly e per chi è alla ricerca delle<br />

produzioni transalpine imprescindibile sarà il passaggio<br />

sotto la Tour Eiffel. Con le date di Wine Paris & Vinexpo<br />

Paris 2025 già fissate in calendario, dal 10 al 12 febbraio<br />

2025, mentre il programma di kermesse dedicate al settore<br />

Wine & Spirits di Vinexposium Group proseguirà<br />

nei prossimi mesi con gli appuntamenti<br />

di Hong Kong, dal 28 al 30 maggio<br />

per Vinexpo Asia, a New<br />

York, il 24 e 25 giugno per<br />

Vinexpo America, a Mumbai,<br />

il 16 e 17 settembre per<br />

Vinexpo India, e Amsterdam,<br />

il 25 e 26 novembre per World<br />

Bulk Wine Exhibition.<br />

PRIMO PIANO


4<br />

Negli ultimi anni, il mondo del vino è stato<br />

soggetto costantemente a fluttuazioni e adattamenti,<br />

tra cambiamento climatico, trend<br />

di consumo e variazioni economiche, che<br />

conducono oggi a porci alcune domande<br />

sullo stato dell’arte del mercato. Nel 2023, il comparto<br />

ha sperimentato nel fuori casa dinamiche che ne hanno<br />

plasmato l’attuale panorama, gettando le basi per ciò che<br />

potremmo aspettarci nel <strong>2024</strong>. Anche se i dati parlano in<br />

modo chiaro di uno sviluppo non paragonabile alle crescite<br />

esponenziali degli anni del “rimbalzo” post Pandemia,<br />

cosa pensano delle prospettive future all’interno dell’universo<br />

Horeca le principali distribuzioni italiane? Le abbiamo<br />

coinvolte in un’analisi, chiedendo il loro punto di<br />

vista, a partire da come si è chiuso il 2023 per il mercato<br />

del vino e quali sono, dopo questo primo bimestre <strong>2024</strong>,<br />

le previsioni sul futuro. Un ecosistema nevralgico per l’Italia,<br />

ricordiamo, quello del fuori casa: la distribuzione nel<br />

canale Horeca, infatti, svolge una funzione essenziale con<br />

le sue 3.800 imprese, oltre 60mila addetti e i 17 miliardi di<br />

euro di fatturato.<br />

Da quattro generazioni, fin dalle origini dell’azienda nel<br />

1928 e che si parli di vino o di Spirits, una grande famiglia<br />

piemontese per filosofia di selezione si dirige alla ricerca<br />

di partner che rappresentino il meglio che ciascun vocato<br />

territorio abbia da offrire: Carlo Alberto Sagna, che con<br />

il fratello Leonardo rappresenta presente e futuro della<br />

distribuzione torinese diretta insieme al padre Massimo,<br />

così descrive il 2023 di Sagna S.p.A. “Abbiamo chiuso<br />

con un fatturato di quasi 40 milioni di euro, un risultato<br />

che è andato al di là delle nostre aspettative. Lato volumi,<br />

invece, oltre l’aria di incertezza dettata da un lato dall’inflazione<br />

e dall’altro dall’aumento dei prezzi, l’andamento<br />

dei consumi è stato influenzato dagli eventi climatici: ricordiamo<br />

tutti le frequenti piogge primaverili ed estive e<br />

l’alluvione in Emilia-Romagna. Dall’autunno in poi, e via<br />

via con l’avvicinarsi del Natale, abbiamo riscontrato un<br />

acquisto più last minute. Ci riteniamo soddisfatti anche<br />

dei risultati riscontrati dai distillati, che rappresentano il<br />

5% del fatturato”. Quali i best seller dell’ultimo anno? “Sul<br />

fronte dei prodotti, c’è sempre più interesse nei vini bianchi,<br />

sia nazionali sia stranieri. C’è più apertura alle novità,<br />

soprattutto quando si tratta di piccole realtà o produzioni<br />

più contenute con vitigni non troppo conosciuti coltivati<br />

in zone meno note. Noi di Sagna S.p.A., ad esempio, abbiamo<br />

iniziato a distribuire lo scorso anno i vini della Svizzera<br />

a base di Chasselas: in pochi mesi hanno riscontrato<br />

un bel successo. Un altro aspetto da considerare è il prezzo:<br />

nel mercato troviamo vini di tutte le fasce, ma quello<br />

che è avvenuto anni fa negli Stati Uniti, ossia il fenomeno<br />

della premiumization, sta avendo una accelerazione anche<br />

nel nostro Paese, con tutte le criticità che comporta,<br />

tra approvvigionamento e concorrenza. La nostra è una<br />

selezione di altissimo pregio, spesso di nicchia; il costo<br />

medio per l’acquisto di una referenza si aggira attorno ai<br />

40 euro; pertanto, gli incrementi in volumi di certi prodotti<br />

fotografano bene i trend di cui abbiamo accennato”.<br />

La parola passa a Luca Cuzziol, amministratore unico di<br />

Cuzziol Grandivini, realtà che vanta 43 aziende italiane<br />

e 90 estere a portfolio e che nel 2023 ha distribuito un totale<br />

di circa 2 milioni di bottiglie a oltre 6.900 clienti su<br />

tutto il territorio nazionale. Un anno, lo scorso, chiuso con<br />

un fatturato di 25.532.000 di euro contro i 24.341.000 del<br />

2022, per una crescita del 4,9% e un dato Ebitda che si è<br />

confermato stabile all’11,10% come per l’esercizio passato.<br />

12 mesi segnati da un andamento positivo nel primo<br />

semestre per poi vivere un’estate e un autunno più complessi,<br />

seguiti da un leggere recupero a dicembre: questa<br />

l’istantanea scattata dal numero uno dell’azienda di Santa<br />

Lucia di Piave (Treviso). “Un anno nondimeno complicato<br />

sul fronte dei volumi, anche per via di dinamiche di<br />

canale che hanno portato la ristorazione a cercare di recuperare<br />

oltremodo la parte della marginalità mancante caricandola<br />

sul vino, dato che esistono limiti strutturali per<br />

poterlo fare su certi piatti, rendendo inferiore l’accessibilità<br />

di certe etichette e tipologie, vedi il caso Champagne”,<br />

sottolinea Luca Cuzziol. “Sono soddisfatto dei risultati<br />

ottenuti, dove un contenuto aumento dei ricavi ha confermato<br />

un dato percentuale stabile sull’Ebitda che significa<br />

avere maggiori risorse per proseguire negli investimenti<br />

programmati”. Ma cosa si è bevuto di più negli scorsi<br />

12 mesi? “È un’Italia che nel 2023 ha confermato come<br />

ormai si prediliga sempre più il bianco nelle scelte fuori<br />

casa, anche per via dell’imporsi di momenti di convivia-<br />

DI IRENE FORNI E MATTEO BORRÈ<br />

DOSSIER<br />

Fuori casa:<br />

l’anno che verrà<br />

Retrospettive e prospettive per il mercato del vino nel comparto<br />

Horeca dalla voce dei principali distributori italiani<br />

Photo: zachariah-hagy-unsplash


5<br />

lità attorno al format dell’aperitivo, con il Sud che si<br />

fa baluardo del vino rosso per via di uno stile di vita e<br />

cucina differenti”, prosegue. “La bollicina resta stabile<br />

nei consumi, tanto sia Valdobbiadene Docg, quanto<br />

Metodo Classico italiano o Champagne, con trend<br />

che negli scorsi 12 mesi hanno variato in base alle<br />

fasce di prezzo coinvolte. Per la tipologia, c’è da segnalare<br />

come i main brand abbiano mantenuto il loro<br />

tenore di vendite, mentre i marchi che avevano avuto<br />

un exploit per via dell’eccesso di domanda dell’ultimo<br />

biennio sono tornati ai numeri di sempre”.<br />

“Il 2023 è stato un anno complesso per l’economia e la<br />

geopolitica, ma il mondo del vino di qualità e il nostro<br />

Gruppo in particolare ne escono rafforzati”, sottolinea<br />

Marcello Meregalli, amministratore delegato di<br />

Gruppo Meregalli, guardando ai numeri dell’ultimo<br />

fatturato che ha sfiorato quota 100 milioni di euro. Si<br />

ferma, infatti, appena prima della fatidica soglia, a<br />

99.443.000 per la precisione, il risultato 2023 della<br />

realtà distributiva monzese: un altro anno positivo, dunque,<br />

a fronte di una crescita del +7,99% rispetto al 2022.<br />

A segnare incrementi nel giro d’affari sono tutte le aziende<br />

del gruppo: a iniziare da Visconti43, che mette a segno<br />

un +27% dopo la trasformazione, proprio nel 2023, della<br />

società da S.r.l. in S.p.A. Non sono casuali i numeri della<br />

performance negli scorsi 12 mesi per Gruppo Meregalli,<br />

che sta attuando una politica di premiumization,<br />

tendenza che vede il consumo di<br />

prodotti di qualità e di prezzo superiore,<br />

che negli ultimi anni ha avuto un’importante<br />

accelerazione. “Tanti gli investimenti<br />

continui, obbligatori per crescere e tanti<br />

ne saranno messi in atto nel <strong>2024</strong>”, continua<br />

Meregalli. “Guardiamo positivamente<br />

al futuro e speriamo che non solo il mondo<br />

premium salga, ma che ci sia un ritorno<br />

del ceto medio, vera forza dell’Italia”. Per<br />

Gruppo Meregalli, negli scorsi 12 mesi i<br />

vini fermi hanno rappresentato la categoria<br />

più venduta nel raffronto tra 2023 e<br />

2022, con il Rosé a confermare la crescita<br />

degli ultimi anni. Il vino bianco viaggia<br />

sopra la media con maggiore incidenza sulle vendite<br />

al Nord Est e nel centro Italia, a differenza del rosso<br />

che si distingue nelle aree del Nord Ovest e del Sud.<br />

Gli spumanti hanno sempre una richiesta elevata e costante,<br />

che si concentra nelle aree del Nord Est e del<br />

Sud in maniera equivalente. Interessante l’andamento<br />

del fuori casa: per la mescita che racchiude luoghi di<br />

consumo quali ristoranti, hotel, bar, si è osservata una<br />

crescita rilevante del +10,07% rispetto alla vendita a<br />

corpo, che aumenta del 3,58%, dove però la qualità si<br />

conferma tra le scelte di acquisto dei consumatori.<br />

Un costante saliscendi ha definito l’ultimo anno di<br />

Sarzi Amadè. “2023 si è chiuso discretamente, a<br />

fronte di una crescita senza dubbio inferiore rispetto<br />

a quelle esponenziali a cui ci hanno abituato gli anni<br />

precedenti”, spiega Alessandro Sarzi Amadè, titolare<br />

della distribuzione milanese con la sorella Claudia e<br />

il padre Nicola. “Gli scorsi sono stati 12 mesi decisamente<br />

complicati su un mercato influenzato da dinamiche<br />

che tutti ben conosciamo: le guerre, la congiuntura economica<br />

e altro ancora. Ovviamente anche noi abbiamo<br />

pagato questi effetti, riscontrando un buon avvio di anno,<br />

seguito da un notevole calo nel periodo estivo, influenzato<br />

anche da un maltempo che ha funestato gran parte dei<br />

weekend. A un’estate complicata è poi seguita un finale<br />

di 2023 che ci ha ridato slancio: in parte spiegato dall’aiuto<br />

ricevuto dalla rinnovata disponibilità di referenze di<br />

alta fascia, che hanno contribuito a risollevare i numeri<br />

dell’anno, e in parte spiegato da un generale risveglio che<br />

comunque si è registrato in consumi e acquisti”. Ed è proprio<br />

il latitare di alcune tipologie di fine wines ad aver segnato<br />

gli scorsi 12 mesi. “Lo scorso è stato un anno per noi<br />

determinato da una generalizzata mancanza di disponibilità<br />

di bottiglie importanti. Per dare un valore: solo sui 20<br />

Carlo Alberto Sagna<br />

e Luca Cuzziol<br />

Marcello e Giuseppe Meregalli<br />

con Corrado Mapelli<br />

Guido<br />

Folonari<br />

Alessandro<br />

Sarzi Amadè<br />

Domaine di Borgogna del nostro catalogo, a venire meno<br />

sono state 12mila bottiglie che corrispondo a una vendita<br />

potenziale mancante di 1 milione e 700mila euro. Trend<br />

particolari, nel 2023, non ne abbiamo registrati in termini<br />

di novità. La Borgogna si è confermata nonostante gli innalzamenti<br />

dei prezzi. Poi abbiamo assistito a un consolidamento<br />

generalizzato, da Nord a Sud, dell’Etna, che noi<br />

presidiamo con un’azienda importante come Benanti che<br />

oltre ad avere un nome ci consente<br />

di disporre di un buon<br />

numero di bottiglie da distribuire.<br />

Il Piemonte, infine, funziona<br />

sempre alla grande, con il<br />

vitigno Nebbiolo che si conferma<br />

sulla cresta dell’onda”.<br />

Alti e bassi di un anno complicato<br />

sembrano rappresentare<br />

il fil rouge degli scorsi 12 mesi<br />

dell’universo Horeca, come<br />

spiega anche Guido Folonari,<br />

Ceo di Philarmonica: “Nel<br />

2023 siamo partiti alla grande<br />

nel Q1, con una performance<br />

identica a quella 2022. Poi è<br />

arrivata un’inchiodata dovuta<br />

molto al meteo sfavorevole di<br />

aprile e maggio, cui è seguito<br />

un giugno effervescente e successivamente<br />

un luglio e agosto di nuovo col freno a<br />

mano tirato. Fortunatamente l’autunno<br />

è stato poi molto buono. Per fornire un<br />

dato esemplificativo delle montagne russe<br />

vissute negli scorsi 12 mesi: al 31 marzo,<br />

eravamo +45% di fatturato sul 2022, a fine<br />

anno abbiamo chiuso a +9%. Ma attenzione:<br />

il dato va letto nella prospettiva di un<br />

ulteriore miglioramento rispetto al +70%<br />

del 2022 sul 2021. E rispetto al 2019, noi<br />

abbiamo più che raddoppiato il fatturato.<br />

Di conseguenza, aver fatto un 2023 di<br />

consolidamento mi ha reso molto contento,<br />

perché quando tu registri un rimbalzo<br />

così spumeggiante hai bisogno di un momento per metabolizzare<br />

la crescita”. Tante le riflessioni attorno a un anno<br />

particolare. “L’anno scorso ho notato una dinamica: nella<br />

seconda metà dell’anno, a fronte di un aumento del numero<br />

di bottiglie, è scesa la battuta di cassa dell’ordine medio.<br />

Questo indica che ci sono stati consumi e i ristoranti hanno<br />

lavorato, però la gente ha ridotto il valore dell’acquisto,<br />

indirizzandosi su vini di fascia più bassa rispetto al recente<br />

passato. Quello che verifichiamo tutti i giorni è come ci<br />

sia stata una contrazione della spesa, non dei consumi in<br />

termini di numero di bottiglie: che è poi la tipica conseguenza<br />

dell’inflazione”.<br />

Un’altra grande realtà nel mondo della distribuzione, la<br />

bergamasca Pellegrini S.p.A., così legge, con la voce<br />

del presidente Pietro Pellegrini, gli scorsi 12 mesi: “Un<br />

anno non semplice il 2023, dove abbiamo visto un’ottima<br />

ottima, rallentata poi nel periodo estivo e buon<br />

recupero nell’ultima parte, sia in termini di<br />

fatturato sia di bottiglie vendute, con un giro<br />

d’affari di quasi 24 milioni di euro, in crescita<br />

del 5,5% rispetto al 2022. Le bottiglie distribuite,<br />

esclusivamente nel canale Horeca<br />

sono state circa 1.700.000. Dobbiamo anche<br />

ammettere di aver peccato un po’ di presunzione<br />

e, forti di un 2022 eccezionale, di non<br />

averlo letto a priori nella giusta maniera”. Il<br />

<strong>2024</strong>, in compenso, si apre nel segno della<br />

crescita e di nuove prospettive, grazie anche<br />

alla new entry d’autore, Monfort, una delle<br />

aziende simbolo del Trento Doc, che conferma<br />

ancora una volta l’impegno di Pellegrini<br />

S.p.A. nel ricercare costantemente prodotti<br />

di alta qualità di cantine che producono vini<br />

esclusivamente con uve provenienti da vi-<br />

DOSSIER


6<br />

DOSSIER<br />

Pietro Pellegrini e<br />

Alessandro Rossi<br />

Pietro Ghilardi<br />

e Pietro Alexandre<br />

Pescarmona<br />

Romina Romano<br />

gneti di proprietà o comunque condotti direttamente.<br />

Alessandro Rossi, National Category Manager Wine di<br />

Partesa, racconta di una performance in tema vino piuttosto<br />

positiva, in un anno particolarmente sfidante. “Il 2023<br />

del vino era iniziato sotto i migliori auspici, poi frustrati<br />

da un meteo infausto, tra alluvioni in Emilia-Romagna e<br />

grande caldo, dalla crisi globale dettata dai conflitti, e, non<br />

ultimo, da una pesante inflazione che ha inciso negativamente<br />

sui consumi fuori casa. A dettare il rallentamento<br />

delle performance 2023 è stata anche un’estate sottotono,<br />

dovuta al grande esodo degli italiani verso l’estero per le<br />

vacanze: lo straniero che arriva<br />

in Italia, infatti, tende a<br />

consumare meno rispetto a un<br />

nostro connazionale. Infine,<br />

l’ultima parte dell’anno ha visto<br />

la conferma di quanto già<br />

ci aspettavamo, ovvero che la<br />

bolla del post-Covid e di un<br />

revenge spending sarebbe fisiologicamente<br />

calata fino a quasi<br />

scomparire. Eravamo preparati<br />

anche a un calo degli acquisti di<br />

una tipologia trainante, come<br />

le bollicine di alta qualità: un<br />

calo che abbiamo riscontrato<br />

prepotente nell’ultimo trimestre<br />

con lo Champagne. Questa<br />

dinamica però ha risparmiato<br />

le bollicine italiane, lasciando<br />

ben sperare anche per il <strong>2024</strong><br />

di Franciacorta, Alta Langa<br />

e Trento Doc, le principali Denominazioni per vendite.<br />

Siamo così giunti a una parte finale dell’anno difficile, ma<br />

fortunatamente non sotto le aspettative. È stato un anno,<br />

infatti, che ha riportato il quadro in una sostanziale normalità<br />

dopo un 2022 di crescita esponenziale nel canale<br />

Horeca. I numeri indicano che il 2023 è stato un anno<br />

sostanzialmente positivo in termini di fatturato, ma dove<br />

si sono persi un po’ di volumi, in particolare<br />

per il venire meno dei consumi<br />

di qualità della costa tirrenica e di<br />

una stagione funestata dal maltempo<br />

nella riviera adriatica. Le dinamiche<br />

negative che hanno segnato lo scorso<br />

anno si stanno ancora trascinando sugli<br />

inizi di questo <strong>2024</strong>. Molto dipenderà<br />

dai consumi della Pasqua e dalla<br />

stagione primaverile che ci auguriamo<br />

migliore di quella di 12 mesi fa”.<br />

“Il 2023 va letto con due ottiche differenti”,<br />

esordisce Pietro Ghilardi, Ceo<br />

e founder di Ghilardi Selezioni. “Da<br />

un punto di vista di Ghilardi Selezioni<br />

abbiamo avuto un anno spettacolare,<br />

tra i migliori di sempre con il 2022,<br />

e che si è chiuso con una crescita importante<br />

superiore al 45%, con anche<br />

l’incremento del nostro numero di<br />

clienti in tutta Italia. C’è da evidenziare<br />

che le performance degli scorsi 12 mesi, con il giro<br />

d’affari che ha toccato i 10 milioni e 700mila euro, che significa<br />

quasi tre volte tanto quanto fatto nel 2019, sono<br />

conseguenza delle novità importanti che li hanno caratterizzati:<br />

a iniziare dal via, da gennaio, della distribuzione<br />

di un marchio prestigioso come quello di Champagne<br />

Taittinger. L’analisi del mercato in generale, invece, è profondamente<br />

diversa”. Ecco la lettura del numero uno della<br />

distribuzione bergamasca: “Ovviamente si arrivava da due<br />

anni eccezionali: tra un 2021 trainato dal turista italiano<br />

rimasto in patria e un 2022 che ha assistito all’esplosione<br />

delle visite di chi proveniva dall’estero, con la riapertura<br />

del flusso Extra Ue, dagli Usa al Giappone. Poi, l’arrivo dei<br />

primi rincari energetici, conseguenza della crisi in Ucraina,<br />

oltre alle prime avvisaglie dell’inflazione e l’aumento<br />

dei tassi d’interesse hanno condotto a un progressivo rallentamento<br />

del mercato, evidente poi nel<br />

2023. Il calo degli scorsi 12 mesi si è avvertito,<br />

per una contrazione dell’entusiasmo<br />

che ha condotto tanti a prediligere di ottimizzare<br />

il proprio inventario, ordinando<br />

in proporzione meno rispetto al venduto<br />

se raffrontato agli anni precedenti. Il meteo,<br />

lo scorso anno, non ha certo contribuito,<br />

con il maltempo a condizionare il<br />

lancio della stagione estiva. Passate le disavventure,<br />

abbiamo assistito a un Natale<br />

piuttosto solido”.<br />

Un anno sfidante, l’ultimo, anche per<br />

Pescarmona Importatori, come spiega<br />

l’amministratore delegato, Pietro Alexandre<br />

Pescarmona: “Non è stato un anno<br />

semplice per le vendite di vino, in particolare<br />

se si fa riferimento a quelle etichette<br />

francesi di medio alto livello in cui siamo<br />

specializzati. I fattori che hanno condizionato l’andamento<br />

2023 sono stati molteplici, a iniziare da un meteo che<br />

avrebbe dovuto aiutare il lancio della stagione estiva per<br />

bianchi e rosati, mentre tra aprile e maggio il maltempo<br />

ha all’opposto scoraggiato<br />

gli acquisti. E per noi, in<br />

primis i Rosé di Provenza,<br />

rappresentano una fetta<br />

importante del nostro<br />

business, che pioggia e<br />

freddo hanno penalizzato<br />

nell’avvio d’anno. Poi,<br />

c’è il tema dell’inflazione,<br />

che oggi non aiuta l’italiano<br />

medio che esce a cena<br />

a ordinare una seconda<br />

o terza bottiglia di vino<br />

a tavola. Infine, anche le<br />

notizie geopolitiche e macroeconomiche<br />

che giungono<br />

dall’estero stanno<br />

condizionando stili di vita e consumi. Anche se devo dire<br />

che una nota positiva, per noi, è giunta dallo Champagne,<br />

che ha retto ogni urto e che ha mostrato un bel andamento<br />

delle vendite anche sulle fasce più alte della proposta,<br />

come nel nostro caso dimostrano i consumi di una bottiglia<br />

come il Femme de Champagne Duval-Leroy. La<br />

flessione, che corrisponde a un rallentamento tra il 5 e il<br />

10% sull’anno prima, si è registrato su una fascia media:<br />

nulla di tragico, ma la contrazione si è notata forse anche<br />

di più arrivando da un 2022 molto buono e caratterizzato<br />

da quella che era stata un’enorme euforia per le bollicine<br />

francesi più note al mondo. Se, però, guardiamo indietro,<br />

a prima della Pandemia, rimane un significativo segno più<br />

di crescita, nonostante le complicazioni dell’oggi”.<br />

A fornire una retrospettiva sul 2023 di Les Grands Chais<br />

de France, attività francese con operatività anche sul<br />

mercato italiano, è la country manager Romina Romano:<br />

“Nel 2023 il giro d’affari in Italia ha sfiorato gli 8 milioni<br />

di euro, contro i 5.600.000 euro del 2021 e segnando un<br />

+17,82% rispetto al 2022.<br />

Sono cresciuti anche i<br />

volumi: oltre 1 milione e<br />

300mila bottiglie vendute<br />

con un +7,83% rispetto<br />

all’anno precedente. La<br />

tendenza verso una crescente<br />

attenzione alla sostenibilità<br />

ha sicuramente<br />

aiutato la crescita delle<br />

vendite dei vini delle nostre<br />

proprietà nel mercato<br />

italiano. La famiglia Helfrich<br />

- proprietaria della<br />

distribuzione - è molto<br />

attenta all’approccio Green,<br />

tutte le nostre cantine


7<br />

sono certificate HVE e in gran parte anche<br />

biologiche. A livello di trend, l’Italia si<br />

conferma uno dei Paesi che ama di più la<br />

bollicina Metodo Classico, così come ama<br />

la Provenza, con i suoi Rosé eleganti e leggeri<br />

che cominciano a prendere piede”.<br />

Alessandro Federzoni, direttore commerciale<br />

di Première S.r.l. così descrive<br />

gli scorsi 12 mesi della realtà distributiva<br />

modenese: “Il 2023, almeno per ciò<br />

che riguarda la nostra azienda, è stato un<br />

anno con andamento altalenante delle<br />

vendite: abbiamo avuto uno sprint nei<br />

primi sei mesi, poi una fase leggermente<br />

calante nel periodo estivo, ripresa interessante<br />

a settembre, poi ancora stasi negli<br />

ultimi mesi dell’anno. Tuttavia, il tesoretto<br />

accumulato nel primo semestre ci ha<br />

consentito di chiudere con un incremento<br />

medio del fatturato del 9,5 % sul 2022”.<br />

Si riannoda al filo rosso che lega tante delle letture ascoltate<br />

finora l’analisi del 2023 di Gianluca Ferrauto, Cco di<br />

Domori S.p.A.: “Per il canale Horeca, il mercato italiano<br />

riscontra una ripresa della frequentazione dei locali fuori<br />

casa in particolare per i ristoranti,<br />

wine bar, enoteche ed alberghi grazie<br />

a importanti flussi turistici e per l’appeal<br />

che ha l’Italia. Tutte le varie generazioni<br />

della popolazione seguono<br />

questo trend e tra i giovani si riscontra<br />

sempre di più interesse nello scoprire<br />

lo storytelling legato ai prodotti<br />

ed alle zone di produzione. Questo<br />

comporta più curiosità e manifestazioni<br />

che favoriscono le visite delle<br />

cantine ed il consumo in agriturismi<br />

e ristoranti nelle zone di produzione.<br />

Anche se continua la riduzione dei<br />

consumi in volumi a fronte, però, di<br />

un incremento dei prodotti di qualità: con quest’ultima<br />

che sarà sempre più vincente. Si beve meno ma meglio,<br />

e c’è maggiore attenzione alla sostenibilità e a prodotti<br />

con un forte legame al territorio ed alla storia. Quindi lo<br />

scenario è più positivo per le etichette di pregio, quelle<br />

che hanno contenuto gli aumenti o confermato i listini.<br />

E Domori ha saputo cavalcare questa onda positiva<br />

rivolta al vertice della qualità grazie al consolidamento<br />

di prodotti storici ma anche di progressivi nuovi inserimenti<br />

di successo”.<br />

La parola passa ad Antonio Guerra, area manager di<br />

Compagnia del Vino, società che ha chiuso l’ultimo<br />

anno con un fatturato di 10 milioni e 600mila euro,<br />

per un +12% sul 2022: “Abbiamo affrontato il 2023 con<br />

entusiasmo presentando ben sei new entry che hanno<br />

impreziosito il nostro catalogo. Le nuove realtà, sempre<br />

in linea con i principi ispiratori della nostra azienda,<br />

hanno dato ancor più risalto ed ampliato l’interesse<br />

dei partner verso la ristorazione Icon, segmento che da<br />

sempre rappresenta il principale referente dei nostri<br />

prodotti. Un portfolio più ampio ha generato un naturale<br />

aumento della numerica clienti<br />

e nel corso dell’anno si è sviluppato<br />

un percorso in molteplici direzioni,<br />

sia andando a rafforzare una regione<br />

che da sempre rappresenta uno<br />

dei capisaldi di Compagnia del Vino<br />

come la Toscana, sia approcciando<br />

nuove realtà con le novità straniere.<br />

L’anno appena concluso è stato<br />

soddisfacente ma caratterizzato<br />

da alti e bassi: dopo una partenza<br />

sprint, dettata dall’onda lunga<br />

della positività del 2022, si è percepito<br />

un rallentamento nel mese<br />

di maggio che si è andato ad acuire<br />

nel bimestre successivo soprattutto<br />

Gianpaolo<br />

e Andrea<br />

Girardi<br />

Dick Ten Voorde<br />

Antonio Guerra<br />

e Fabio Torretta<br />

Alessandro<br />

Federzoni<br />

Gianluca Ferrauto<br />

a causa di una stagione estiva che tardava ad arrivare”.<br />

“Il segmento vino ha registrato una stabilizzazione dei<br />

consumi e al contempo visto una significativa revisione<br />

dei comportamenti d’acquisto”, evidenzia Fabio Torretta,<br />

general manager Compagnia dei Caraibi. “La Gen Z<br />

consolida sempre più il trend dell’acquisto online e la ricerca<br />

costante di novità, sempre con uno sguardo attento<br />

agli aspetti salutistici, al bere responsabile e ai prodotti<br />

sostenibili. Proprio in quest’ottica, in concomitanza con<br />

l’uscita del catalogo Spirits di Compagnia dei Caraibi,<br />

nella primavera <strong>2024</strong>, presenteremo il nuovo catalogo di<br />

Elemento Indigeno,<br />

il progetto<br />

dedicato al vino<br />

e alle sue contaminazioni<br />

avviato<br />

nel 2020”.<br />

A fare eco le parole<br />

di Dick Ten<br />

Voorde, titolare<br />

della distribuzione<br />

Vino<br />

& Design: “Il<br />

2023 è stato un<br />

buon anno per il<br />

comparto vino.<br />

Le tendenze che si sono manifestate sono state in linea<br />

con la nostra mission, ovvero la ricerca di estrema qualità,<br />

attenzione alle novità, artigianalità<br />

e grande cura produttiva, coerenza<br />

con la tradizione e il territorio di<br />

origine del prodotto, innovazione e<br />

capacità di stupire, ma sempre senza<br />

scendere mai a compromessi in termini<br />

di qualità e valore del prodotto”.<br />

A chiudere è l’intervento di Gianpaolo<br />

e Andrea Girardi, titolari di<br />

Proposta Vini: “Nel 2023 abbiamo<br />

assistito ad un forte aumento dei<br />

listini che ha portato a uno spostamento<br />

dei consumi verso vini con un<br />

buon rapporto tra qualità e prezzo.<br />

Episodio che tuttora viviamo, con<br />

una leggera contrazione del mercato<br />

dovuto alla riduzione del potere<br />

d’acquisto delle famiglie,<br />

mentre non ci risulta in crisi<br />

l’alta ristorazione. Le nostre<br />

previsioni per il <strong>2024</strong> sono<br />

di leggera crescita. Quanto ai<br />

trend, quest’anno sono andate<br />

forte le bollicine in generale,<br />

ma lo Champagne è risultato<br />

in calo; bene anche i vini fermi<br />

e stabili i vini dolci. Per il<br />

<strong>2024</strong> pensiamo che le bollicine<br />

continueranno la loro crescita<br />

e andranno sempre più i<br />

vini ad alta bevibilità, raffinati<br />

ma leggeri e poco impegnativi.<br />

Crediamo, infine, che il<br />

mercato chiederà sempre di più anche i vini alcol free: un<br />

modo di far conoscere il territorio anche a coloro che per<br />

scelta o salute non possono bere alcol”.<br />

www.winecouture.it<br />

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leggi le interviste complete<br />

online<br />

DOSSIER


8<br />

materia di vino; i tassi d’interesse, in continuo aumento e<br />

che fanno emergere nuove forme di investimento alternative<br />

al vino; infine, il tasso di cambio tra dollaro ed euro.<br />

In questo contesto totalmente incerto, i collezionisti fanno<br />

più attenzione ai prezzi dei vini messi all’asta, nonché<br />

alla qualità e rarità delle etichette proposte.<br />

Photo iDealwine<br />

E oggi, qual è la temperatura del mercato?<br />

Possiamo affermare che il mercato dei fine wines si sta stabilizzando.<br />

Non assisteremo a dei record spettacolari come<br />

quelli registrati nel 2021 e 2022 prima di parecchi anni,<br />

questo è certo. Tuttavia, ciò non vuol dire che collezionisti<br />

e appassionati non continuino ad andare alla ricerca dei<br />

vini più ambiti e prestigiosi al mondo: semplicemente,<br />

dato il contesto economico attuale, prestano maggiore<br />

attenzione ai prezzi delle etichette che acquistano. È importante<br />

sottolineare che la flessione dei prezzi registrata<br />

per i Big 8 non rappresenta lo specchio dell’andamento<br />

generale del mercato dei fine wines. Per queste tenute, i<br />

prezzi sono volati alle stelle nel primo semestre del 2022 e<br />

le quotazioni ora sono tornate ai livelli pre-Covid. Si noti<br />

però che i valori rimangono comunque piuttosto elevati.<br />

Per gli altri produttori, invece, l’interesse da parte degli<br />

amanti del vino non ha subito significanti variazioni, specialmente<br />

per i clienti privati. Sono stati soprattutto i professionisti<br />

a prestare una maggiore attenzione per i loro acquisti<br />

nel corso del 2023, andando solamente alla ricerca<br />

di etichette specifiche al fine di soddisfare le richieste dei<br />

propri clienti.<br />

DOSSIER<br />

“Un nuovo inizio<br />

per vini e distillati”<br />

Parla Lionel Cuenca, founder iDealwine: trend 2023<br />

e prospettive <strong>2024</strong> di Fine Wines & Spirits all’asta<br />

Un ottimo indicatore per misurare la temperatura<br />

di quello che è l’andamento del mercato<br />

nel settore Wine & Spirits è offerto oggi<br />

da quella che si può a ragion veduta definire<br />

una vera e propria “Borsa del vino online”<br />

che vanta sedi a Parigi, Bordeaux, Hong Kong e Singapore.<br />

Stiamo parlando di iDealwine, piattaforma di riferimento<br />

per le aste di vini pregiati e la valutazione dei Grand Cru,<br />

fondata nel 2000 da Cyrille Jomand, Angélique de Lencquesaing<br />

e Lionel Cuenca, tre grandi appassionati con alle<br />

spalle un’esperienza lavorativa comune presso la Borsa di<br />

Parigi (Euronext). La destinazione privilegiata a cui indirizzarsi<br />

per quanti, collezionisti ma soprattutto operatori,<br />

siano alla ricerca di pezzi introvabili. Ma il servizio oggi<br />

offre l’interessante orizzonte di un’ampia selezione disponibile<br />

a prezzo fisso che viene costantemente rinnovata<br />

e arricchita con etichette acquisite da una rete diretta di<br />

oltre 900 produttori e presenta vini d’annata provenienti<br />

dall’acquisto di collezioni private. Con Lionel Cuenca abbiamo<br />

scattato un’istantanea su quelli che sono stati trend<br />

e record del 2023, per una panoramica che regala spunti<br />

di riflessione importanti sul domani dell’universo Wine &<br />

Spirits.<br />

Che anno è stato il 2023 per il mondo Wine &<br />

Spirits nelle aste online?<br />

Il 2023 non è stato un anno semplice per il mercato dei<br />

fine wines: abbiamo assistito ad una flessione generale<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

dei prezzi, specialmente per alcune regioni e produttori di<br />

punta. I primi sintomi si erano già manifestati negli ultimi<br />

mesi del 2022, ma è nel primo semestre 2023 che abbiamo<br />

osservato un vero e proprio ribasso per le quotazioni<br />

di alcuni vini il cui valore era salito alle stelle nel biennio<br />

precedente, in particolare per alcune grandi icone come<br />

Leroy, Auvenay, Rousseau, Roumier, Bizot, Lachaux,<br />

Rayas e Grange des Pères, quelli che noi definiamo i Big 8.<br />

Quali sono stati termini ed effetti di questi ribassi?<br />

Un esempio eloquente può essere quello del Musigny<br />

del Domaine Leroy, protagonista indiscusso delle aste<br />

iDealwine ormai da diversi anni. Nel 2022, l’annata 2006<br />

è stata aggiudicata per 34.100 euro. L’anno precedente,<br />

sempre lo stesso vino nell’annata 2006 è stato aggiudicato<br />

per 28.240 euro. Nel 2023, l’annata 2011 di questa mitica<br />

cuvée è stata invece aggiudicata per 22.444 euro. O ancora:<br />

la Romanée-Conti 2015 della DRC, aggiudicata per<br />

31.620 euro nel 2022, mentre lo scorso anno la stessa referenza<br />

è stata venduta 22.911 euro, a fronte di un -27,5%.<br />

Cosa si cela dietro a questa flessione?<br />

La flessione dei prezzi registrata nel 2023 è dovuta ad un<br />

frangente economico e geopolitico sfavorevole a livello internazionale<br />

e sono tre i principali fattori che hanno avuto<br />

un impatto negativo nel mercato dei fine wines: l’inflazione,<br />

principale responsabile del calo degli acquisti anche in<br />

E per i fine Spirits, qual è lo stato dell’arte?<br />

Il mercato dei fine Spirits, esattamente come quello dei<br />

vini pregiati, ha subito una battuta d’arresto nel corso del<br />

2023. Per via del contesto economico totalmente incerto, i<br />

collezionisti hanno cercato di prestare maggiore attenzione<br />

ai prezzi dei prodotti messi all’asta, nonché alla rarità<br />

delle etichette proposte. Nonostante tutto, il volume dei<br />

lotti venduti ha registrato un aumento del 10%, permettendo<br />

in questo modo ai collezionisti di aggiudicarsi delle<br />

belle referenze un po’ più di nicchia a dei prezzi più ragionevoli.<br />

Per quanto riguarda la tipologia di lotti aggiudicati,<br />

ci sono comunque delle eccezioni, perché le quotazioni<br />

dei grandi marchi del lusso non hanno subito alcuna flessione<br />

e continuano a registrare dei record significativi. Ne<br />

sono un esempio distillerie come Macallan, Springbank<br />

e Dalmore per la categoria Whisky. Possiamo quindi affermare<br />

che solo le referenze più rare e ambite al mondo<br />

hanno performato bene lo scorso anno. Se nel 2022 si è<br />

assistito ad un fenomeno in cui erano i distillati un po’ più<br />

di nicchia e collector ad emergere, come i rum Caroni o<br />

Demerara imbottigliati da Velier, ad esempio, nel 2023, invece,<br />

questa tendenza non si è confermata. A fare la parte<br />

del leone, gli scorsi 12 mesi, sono stati dunque i distillati<br />

premium e super-premium.<br />

Quali sono oggi i plus che iDealwine mette a di-


9<br />

Spirits best seller su FSA nel 2023<br />

Lotto Prezzo lotto €<br />

1 Jeroboam Caroni 23 years 1994 53.642<br />

1 bottiglia Macallan (The) 52 years 1946 Of. Select Reserve 23.010<br />

1 bottiglia Yamazaki 1986 Of. The Owner's Cask n°6G5029 - bottled 2006 LMDW 50th<br />

Anniversary Suntory Single Cask 22.420<br />

1 bottiglia Yamazaki 1993 Of. Single Sherry Butt Cask n°3T70070 - bottled 2012 LMDW The<br />

Private Cask 21.122<br />

1 bottiglia Karuizawa 1969 Number One Drinks Vintage Ex-Bourbon Cask n°8183 - bottled<br />

2012 LMDW 14.662<br />

Champagne best seller su iDealwine nel 2023<br />

Lotto Prezzo lotto €<br />

1 bottiglia Brut Blanc de Blancs Clos du Mesnil 1979 Krug 4.132<br />

1 bottiglia Brut 3eme Plénitude (P3) 1976 Dom Pérignon 3.968<br />

1 bottiglia Extra Brut 1er Cru Millésimé 2008 Jacques Selosse 3.100<br />

1 bottiglia Brut Cuvée 1966 Salon 2.504<br />

1 bottiglia Brut Vieilles Vignes Françaises 1986 Bollinger 1.878<br />

sposizione per le aziende del vino sue partner?<br />

La maggior parte delle etichette proposte nella sezione<br />

enoteca online, ovvero la selezione a prezzo fisso, proviene<br />

direttamente dalle cantine delle tenute partner ed è il<br />

frutto di anni di consolidate collaborazioni con ognuna<br />

di loro. Ogni produttore e ogni cuvée sono selezionati<br />

con cura da un’équipe di esperti e appassionati, composta<br />

da un lato da diversi buyer che attraversano in lungo<br />

e in largo i vigneti francesi, italiani ed esteri per scegliere<br />

le migliori cantine, e dall’altro lato da un team di esperti<br />

che si occupa di assaggiare e di valutare tutti i vini che poi<br />

finiranno nei calici. È proprio questo team di wine expert<br />

che si occupa di raccontare ogni assaggio e la storia che si<br />

cela dietro ogni bottiglia. Così iDealwine offre alle proprie<br />

aziende partner una comunicazione su misura attraverso<br />

tutti i canali di cui dispone: operazioni commerciali con<br />

vendite regionali o per denominazione, selezioni speciali<br />

con una o più tenute; newsletter settimanali con relativi<br />

focus sulle tenute partner; articoli sul blog iDealwine che<br />

raccontano la realtà di ogni cantina; presenza nei saloni<br />

di settore; cene, degustazioni e masterclass con il cliente<br />

finale volte a promuovere le aziende partner con eventi<br />

organizzati non solo in Francia, ma anche in Europa, Asia<br />

e Stati Uniti; infine, grazie all’immenso lavoro redazionale<br />

che sta dietro la creazione delle schede tecniche, con un<br />

database tradotto in quattro lingue diverse, ovvero francese,<br />

inglese, italiano e tedesco, e gestito anche questo<br />

da un’équipe di veri appassionati. Ultimo ma non meno<br />

importante: l’accesso diretto ad una community di veri<br />

amanti del vino. Fin dalla sua creazione, infatti, l’obiettivo<br />

di iDealwine è sempre stato quello di rendere accessibile<br />

l’eccellenza dell’universo vinicolo a tutti gli appassionati<br />

di vino di tutto il mondo.<br />

collezionisti: dai report mensili e annuali al database con<br />

andamento degli indici per referenza, notifiche e così via.<br />

Qual è la “temperatura” del mercato delle aste<br />

online in questo inizio <strong>2024</strong>?<br />

Rimango piuttosto ottimista. Lo scorso anno, abbiamo<br />

assistito ad un fenomeno di stabilizzazione dei prezzi e<br />

di ritorno alla normale per le quotazioni di alcuni vini. In<br />

questo inizio <strong>2024</strong> siamo ripartiti da un andamento più<br />

“sano”, caratterizzato da prezzi più ragionevoli. Ci saranno<br />

sempre dei fenomeni di speculazione per alcune referenze,<br />

questo purtroppo non lo possiamo evitare, ma si tratterà<br />

solo di fenomeni rari e isolati.<br />

All’interno del panorama delle aste online, quali<br />

spazi ci sono oggi per le produzioni che esulano<br />

dai grandi Cru di Borgogna e Bordeaux?<br />

Da sempre notiamo un fervido interesse per le cuvée rare<br />

o millesimate dei più rinomati Champagne, ma da qualche<br />

anno a questa parte si assiste anche a un’attenzione<br />

sempre più marcata per i grandi nomi e le tenute di nicchia<br />

di regioni francesi come Loira, Jura o Savoia. Senza parlare<br />

dell’interesse crescente per i fine wines italiani da parte<br />

dei collezionisti e amanti del vino di tutto il mondo. La<br />

loro presenza nelle nostre aste è aumentata notevolmente<br />

negli ultimi anni, specialmente nel 2022, rappresentando<br />

il 61% dei vini non francesi presenti nel catalogo delle vendite,<br />

contro il 39% dell’anno precedente. Nel 2022, i vini<br />

italiani hanno registrato una crescita del 32% in termini<br />

di volume e del 53% in termini di valore rispetto al 2021.<br />

Stiamo ancora analizzando i dati del 2023, ma data l’importanza<br />

dei vini pregiati italiani nelle nostre aste, sono sicuro<br />

che l’Italia ha registrato dei bei record anche gli scorsi<br />

12 mesi. Ma c’è un altro fenomeno che notiamo sempre di<br />

più nelle nostre aste…<br />

Quale?<br />

La ricerca crescente da parte degli appassionati per le<br />

produzioni classificate Vin de France. All’interno del<br />

panorama viticolo francese è sempre più frequente trovare<br />

dei produttori che decidono di non produrre più i<br />

loro vini all’interno di una Aoc e di classificare una parte<br />

o la totalità della loro produzione in Vin de France.<br />

Questa nouvelle vague di viticoltori che si allontanano<br />

dalle restrizioni imposte dalle Denominazioni col fine di<br />

elaborare dei vini prodotti nel rispetto dell’ambiente e<br />

secondo dei metodi di vinificazione naturale, sembra attirare<br />

sempre di più l’interesse di amanti e collezionisti.<br />

All’asta sono soprattutto regioni un po’ più di nicchia<br />

come lo Jura, la Savoia e la Loira ad avere maggior successo.<br />

Se dovessimo fare un esempio, potrei parlarvi di<br />

Richard Leroy, Bernaudeau, François Chidaine, Dagueneau<br />

per la Loira, Domaines des Murmures, Domaine<br />

des Miroirs, Labet per lo Jura e Jean-Yves Péron per la<br />

Savoia. A parer nostro, si tratta di un fenomeno che col<br />

passar degli anni è destinato ad amplificarsi.<br />

DOSSIER<br />

Tornando all’ambito Spirits, può dirci che cos’è<br />

e come funziona il progetto FSA?<br />

Fine Spirits Auction è una piattaforma online specializzata<br />

nelle aste di distillati e liquori di prestigio, creata nel<br />

2020 in partenariato con La Maison du Whisky. Si tratta<br />

di un bel progetto, che riunisce il know-how di iDealwine<br />

per l’organizzazione delle aste online e le conoscenze de<br />

La Maison du Whisky sul mondo dei fine Spirits. È l’associazione<br />

tra due leader del settore, che hanno deciso di<br />

riunire il proprio savoir-faire e di creare un sito dedicato<br />

unicamente alle aste di distillati online. Funziona esattamente<br />

come il sito iDealwine per la sezione aste, con i relativi<br />

strumenti di analisi messi a disposizione di amanti e<br />

Vini best seller su iDealwine nel 2023<br />

Lotto Prezzo lotto € Prezzo bottiglia 0,75 lt € Acquirente<br />

6 Magnum Petrus 1982 43.820 3.652 Privato Hong Kong<br />

Cassa Carré d’As 8 Magnum 2000 (2 Petrus, 2 Latour, 2 Haut Brion, 2 Margaux) 26.730 1.671 Professionista Francia<br />

Cassa Carré d’As 16 bottiglie 2000 (4 Petrus, 4 Latour, 4 Haut Brion, 4 Margaux) 24.164 1.510 Professionista Irlanda<br />

1 bottiglia Romanée-Conti Grand Cru Domaine de la Romanée-Conti 2015 22.912 22.912 Professionista Italia<br />

1 bottiglia Musigny Grand Cru Leroy 2011 22.444 22.444 Privato Francia


10<br />

DOSSIER<br />

Cosa si è venduto di più nelle enoteche<br />

italiane nel 2023? E quali le scelte dei<br />

consumatori gli scorsi 12 mesi? Abbiamo<br />

fatto un punto con Andrea Terraneo,<br />

presidente Vinarius, l’Associazione delle<br />

Enoteche Italiane, su quelli che sono stati andamenti<br />

e trend nel canale. Una fotografia, quella scattata, che<br />

mostra come le bollicine, in particolare Metodo Classico<br />

e Champagne, abbiano fatto da traino<br />

agli acquisti nel 2023. Con le vendite in<br />

enoteca che sempre più vanno in direzione<br />

di un posizionamento medio<br />

alto, mentre tra i rossi sono stati i<br />

“soliti noti” ad affermarsi gli scorsi<br />

12 mesi, con il Barolo a guidare<br />

le classifiche di preferenze. E le<br />

aspettative rimangono alte anche<br />

in vista dell’imminente primavera<br />

<strong>2024</strong>, come evidenzia proprio Terraneo<br />

nella sua disamina. “La lettura del<br />

2023 per l’universo delle enoteche Vinarius<br />

è senza ombra di dubbio positiva, soprattutto laddove<br />

confrontata con i dati complessivi di altri canali del<br />

settore vino, dalla Gdo all’Online”, spiega il numero uno<br />

dell’associazione. “C’è stata, dunque, un’ampia e generalizzata<br />

soddisfazione da parte di tutti per come si sono<br />

conclusi gli scorsi 12 mesi e le attese <strong>2024</strong> sono quelle di<br />

una ripresa che migliori leggermente anche i già positivi<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

andamenti dello scorso anno, con un occhio ovviamente<br />

già rivolto alla Pasqua. Come da trend degli ultimi tempi,<br />

gennaio e febbraio serviranno per carburare proprio in<br />

vista di un marzo e aprile che ci attendiamo in crescendo,<br />

a lanciare poi la volata all’arrivo dell’estate”. Con un<br />

solo interrogativo al momento: “Come sappiamo tutti,<br />

l’incognita meteo definirà tanto, come d’abitudine, quelli<br />

che saranno gli esiti di una stagione che poi, di riflesso,<br />

condizionerà anche il giudizio finale sull’anno<br />

che sarà”, specifica Terraneo. Quella<br />

che si legge, nonostante le congiunture<br />

economiche complesse, è però una<br />

positività diffusa, sostenuta dall’interesse<br />

di una clientela alla ricerca<br />

della qualità. Come dimostra proprio<br />

il 2023, dove un segnale vivido<br />

di buona salute del settore è stato<br />

fornito da alcuni trend legati alle tipologie:<br />

tra i vini spumante Metodo<br />

Classico più richiesti a primeggiare è stato<br />

lo Champagne, seguito da Franciacorta e<br />

Trento Doc. Una menzione particolare l’ha conquistata<br />

il Metodo Classico Oltrepò Pavese, tornato a essere<br />

una scelta ricercata. Tra i vini fermi, sul podio dei rossi<br />

dell’ultimo Natale a primeggiare è stato il Barolo, subito<br />

seguito a pari posizione da Brunello e Amarone, e poi dal<br />

Chianti Classico Docg. “La bollicina continua a rappresentare<br />

un traino decisivo anche all’interno delle ven-<br />

Enoteche:<br />

un’ottima annata<br />

2023 positivo per le vendite nel canale: ora un <strong>2024</strong><br />

che si annuncia in crescendo secondo Vinarius<br />

dite in enoteca”, sottolinea il presidente Vinarius. “Con<br />

il Metodo Classico che nel 2023 ha performato meglio<br />

rispetto allo Charmat: poi, sia chiaro, i numeri in termini<br />

di volumi sono ancora a favore della seconda tipologia,<br />

ma il dato evidenzia che sempre più il consumatore guarda<br />

al primo prodotto con un rinnovato interesse”. E per il<br />

<strong>2024</strong>, cosa attendersi? “Se per i rossi sarà o meno, ancora<br />

una volta, l’anno dei soliti noti è difficile da dirlo oggi”,<br />

risponde Terraneo, che poi spiega: “In un canale come il<br />

nostro, infatti, non è facile emergere e dare vita a un vero<br />

e proprio boom. Ci sono Denominazioni su cui da tempo<br />

puntiamo, ma i cui numeri rimangono poi sempre quelli<br />

di nicchie. L’effetto boom, così, può limitarsi alla singola<br />

enoteca o al contesto regionale, ma quando si parla<br />

d’imporsi a livello nazionale, come fenomeno all’interno<br />

del nostro contesto di vendita, è tutto molto più difficile.<br />

Com’è successo, ad esempio, per gli autoctoni in passato,<br />

un trend può imporsi in una certa zona con delle politiche<br />

anche sinergiche di territorio, perché in quell’ambito<br />

non servono grandi numeri o investimenti di particolare<br />

rilevanza. Per orizzonti più ampi, però, servono budget<br />

e impegni comunicativi sostenuti anche da volumi e disponibilità<br />

importanti”. Tornando ai numeri, gli enotecari<br />

Vinarius evidenziano che, comparando il dato con l’inverno<br />

2022, per il 55% di loro l’andamento delle vendite<br />

nello stesso periodo 2023 è risultato assolutamente migliore.<br />

“Il trend positivo è confermato dalle aspettative<br />

per il periodo primavera/estate <strong>2024</strong>”, riprende Terraneo.<br />

“La maggioranza, ovvero il 63% si aspetta una tenuta delle<br />

vendite, mentre il 27% ha aspettative ancora superiori. La<br />

crescita dei consumi delinea un percorso virtuoso: dalla<br />

progressiva evoluzione delle proposte fino alle scelte più<br />

consapevoli e approfondite da parte della clientela, che<br />

individua nell’enotecario un professionista con cui confrontarsi<br />

e orientarsi nella selezione dei vini”. Ad alzarsi è<br />

stata anche la battuta media dello scontrino in enoteca nel<br />

2023, come spiega ancora il presidente Vinarius: “Lo evidenziano<br />

anche i trend di acquisto, che mostrano la scelta<br />

di orientarsi su produzioni ad alto valore aggiunto, come<br />

nel caso del Metodo Classico. Così, se prima lo scontrino<br />

oscillava tra i 15 e i 20 euro, oggi si è passati a 25 o 30 euro.<br />

Guardando gli ultimi dati sulle vendite di vino, d’altronde,<br />

assistiamo in maniera generalizzata a quello che è un calo<br />

dei volumi ma una crescita del giro d’affari. Una dinamica<br />

figlia di una premiumization dei consumi. Stesso principio<br />

vale per il distillato medio. Il consumatore, negli ultimi<br />

anni, è evoluto molto sotto il profilo della conoscenza e<br />

della spesa: calcola meglio cosa acquistare, magari orientandosi<br />

su meno bottiglie, ma gestendo il budget puntando<br />

su una più alta qualità per singola referenza. Vedi anche<br />

il caso Champagne nel 2023, con il nuovo anno che<br />

si annuncia simile come dinamica a fronte del ritocco dei<br />

listini che porterà a una crescita ulteriore dei valori della<br />

battuta delle bollicine francesi”. La conclusione è dedicata<br />

all’evoluzione di una associazione sempre più riferimento<br />

per l’intero comparto. “Cresciamo, con nuovi ingressi di<br />

soci anche in questo inizio di <strong>2024</strong>”, sottolinea Terraneo.<br />

“Dopo tanti anni di semina cominciamo a raccogliere il<br />

frutto del lavoro fatto, con sempre più giovani enotecari<br />

interessati a fare gruppo. Oggi, poi, rispetto a un tempo è<br />

tutto più facile: grazie alla forza dei social che permette di<br />

restare più connessi anche tra noi membri e a relazionarsi<br />

con nuovi potenziali soci. Il futuro è senza dubbio nel segno<br />

dell’ottimismo per noi come Vinarius”.<br />

Mentre sulle sfide di settore, il numero uno di Vinarius<br />

conclude: “Serve sempre più serietà a ogni livello. Il castello<br />

del nostro mondo è sviluppato in maniera corretta, tra<br />

controlli, filiera e attori protagonisti. Ma poi bisogna che<br />

quotidianamente ognuno s’impegni a rispettare le regole<br />

e a contribuire a fare crescere un intero movimento senza<br />

scatti in avanti in solitaria, ma favorendo un dialogo che<br />

coinvolga realmente tutte le parti. Da sempre, noi come<br />

Vinarius siamo i fautori del dialogo: si può, poi, non essere<br />

in accordo su questo o quel tema, ma serve parlare<br />

con tutti. Solo così le criticità, che ovviamente esistono,<br />

potranno essere realmente superate”.


Pizza: non il solito<br />

abbinamento<br />

I vini dal mondo incontrano, fuori da ogni<br />

schema, il piatto gioiello della cucina italiana<br />

La pizza, l’indiscutibile gioiello della cucina italiana,<br />

ha conquistato i palati di tutto il mondo con<br />

la sua combinazione irresistibile di consistenze,<br />

sapori e ingredienti. Tanto da assicurarsi il titolo<br />

di cibo più amato e popolare in assoluto. Ma<br />

cosa accadrebbe a spingersi oltre il classico abbinamento<br />

con birra e bevande varie? Se ci si concedesse di osare, creando<br />

incontri nel calice curiosi col vino, superando<br />

anche i confini del nostro Bel Paese? Vi rispondiamo<br />

noi: ci assicureremmo un interessante viaggio<br />

di scoperte vitivinicole fuori da ogni schema,<br />

ma sempre conservando l’attenzione fissa sul<br />

piacere. Perché niente qui è improvvisato, ma<br />

provato con successo.<br />

Have you tried? L’altro volto<br />

dell’abbinamento con la pizza<br />

La nostra rassegna di abbinamenti non convenzionali<br />

inizia dalla scoperta di quelle che<br />

sembrano essere su larga scala le pizze più<br />

amate. Una classifica guidata dall’intramontabile<br />

Margherita, seguita a ruota da Marinara<br />

e Capricciosa. Poi, ecco la golosa Quattro<br />

Formaggi, la Prosciutto e Funghi e, per finire, la<br />

piccante e saporita Diavola.<br />

Iniziamo allora da lei, la regina delle pizze: la<br />

Margherita. Semplice ma invitante, nell’altret-<br />

DI IRENE FORNI<br />

11<br />

tanto semplicità dei suoi ingredienti ve<br />

la proponiamo in abbinamento con la<br />

Ribolla Gialla di Dolfo. Con questo vino<br />

siamo in Slovenia, nella zona del Collio Sloveno<br />

o Brda. La cantina è il cuore della tenuta e<br />

si trova in una posizione ottimale, racchiusa<br />

tra le Alpi Giulie e il mar Mediterraneo. Ed è<br />

proprio qui che Marko detto Dolfo coltiva<br />

le sue uve, fra cui la Ribolla Gialla che oggi<br />

abbiniamo alla nostra pizza. Freschezza e<br />

carattere fruttato sono ciò che caratterizza<br />

questa Ribolla Gialla in chiave slovena.<br />

Gli aromi di agrumi e pere mature vengono<br />

percepiti dal naso inizialmente per poi<br />

passare sulle papille gustative con bellissima<br />

corposità e ricchezza di gusto, accompagnati<br />

sul finale da sentori decisamente<br />

minerali. Una mineralità che piace e che<br />

ben sposa gli ingredienti semplici della<br />

Margherita, esaltandoli. Forse non l’abbinamento<br />

più immediato, ma sicuramente<br />

il più divertente e piacevole.<br />

Passiamo così alla Marinara, una pizza anch’essa<br />

semplice ma ricca di gusto e sapidità. In questo nostro<br />

viaggio di abbinamenti ve la proponiamo con un vino<br />

che trova le sue origini in Francia, più precisamente nella<br />

Valle del Rodano: il Parcelle De Jean, un Saint-Joseph Aoc.<br />

L’azienda che produce questo splendido rosso a base di<br />

Syrah e Roussanne è l’ormai noto Domaine Stéphane<br />

Vedeau, dove lo stesso Stéphane è ben conosciuto per la<br />

sua ricerca costante di precisione ed espressione del territorio.<br />

Proprio quello che si ritrova in questo<br />

vino, dotato di grande espressività del frutto<br />

e mineralità: gli ingredienti perfetti che ben<br />

sposano i sapori decisi e aromatici della pizza<br />

Marinara. Un abbinamento ricco e consistente<br />

che vi renderà golosi.<br />

Il passo successivo ci porta davanti alla<br />

Capricciosa, vero e proprio “capriccio”<br />

per il palato. Una pizza ricca d’ingredienti<br />

e sapori che non neghiamo essere<br />

complicata da abbinare quando<br />

si parla di vino. Tuttavia, per rendere<br />

la cosa intrigante l’abbiamo voluta<br />

accompagnare con un’etichetta dalle<br />

origini ancora più lontane. Questa<br />

volta siamo in Nuova Zelanda, nella<br />

regione di Marlbourgh, dove la famiglia<br />

Bourgeois – tra i massimi interpreti dei<br />

vini della Loira – produce nell’azienda Chapel<br />

Peak due soli vitigni: il Sauvignon Blanc e<br />

il Pinot Noir. Un vero e proprio incontro tra<br />

la tradizione francese ed il Nuovo Mondo è<br />

dunque quello che ritroviamo nel calice con<br />

Fusional, il Pinot Noir che con stravaganza andiamo ad abbinare<br />

alla nostra Capricciosa. Per una pizza così ricca<br />

d’ingredienti serve un vino che sappia accompagnare<br />

con altrettanta ricchezza il già ampio insieme di sapori:<br />

ecco perché il Fusional, che grazie alle sue note<br />

di piccoli frutti rossi, che virano poi alla spezia come<br />

la cannella, colpisce per intensità. In bocca il vino si<br />

presenta caldo e morbido creando un gioco di sapori<br />

e consistenze davvero piacevole ed inaspettato.<br />

Arriviamo così all’incontro con una tipologia di<br />

vino che spesso viene usato in abbinamento con<br />

la pizza: il Rosé. Lo abbiamo provato con una<br />

Prosciutto e Funghi e con lei siamo tornati in<br />

Francia, in particolare nella zona della Provenza,<br />

al conosciuto Domaine Ott, con il<br />

Château Romassan Bandol Aoc, rosato a base<br />

di Mourvèdre, Cinsault e Grenache. Perché<br />

questo abbinamento? La Prosciutto e Funghi<br />

è una pizza semplice e ricca di sapidità e gusto,<br />

specie quando si gioca – come per tutte le<br />

pizze – su materie prime di qualità. La affianchiamo<br />

a questo Rosé per apprezzare<br />

e valorizzare la freschezza e la vivacità<br />

di un vino dal colore rosa cipria intenso,<br />

pieno e sapido, caratterizzato da leggeri<br />

aromi di frutta a polpa bianca, lungo e setoso, per un<br />

abbinamento diverso ma di grande armonia.<br />

La penultima preparazione è tripudio di sapori e<br />

cremosità: la Quattro Formaggi. Abbiamo pensato<br />

molto a quale potesse essere l’abbinamento<br />

ideale e dopo qualche tentativo lo abbiamo<br />

trovato in Austria: con il Grüner Veltliner<br />

dell’azienda New Chapter. Un bianco piacevolmente<br />

fresco, dalle delicate sensazioni fruttate<br />

ed erbacee, dal sorso fresco, equilibrato e leggermente<br />

sapido sul finale, perfetto per smorzare<br />

la grassezza dai ben noti quattro formaggi<br />

presenti sul disco e accompagnarne i sapori.<br />

Siamo giunti al gran finale, che col suo piccante<br />

piacere conclude il nostro viaggio di abbinamenti<br />

particolari: la Diavola. Qui ci vuole un<br />

vino capace di sostenere la spiccata piccantezza:<br />

l’abbiamo provato nel Viña Alberdi Reserva<br />

La Rioja Alta S.A. Terminiamo quindi in Spagna,<br />

nella celebre regione vitivinicola della Rioja: ottenuto<br />

con uve Tempranillo, è un rosso puro, aromatico ed<br />

equilibrato dall’attacco caldo accompagnato da una buona<br />

struttura e da tannini morbidi. Insomma, un abbinamento<br />

pizza e vino davvero ricco, di sapore e calore.<br />

NUOVI CODICI


12<br />

Una piccola opera d’arte in bottiglia, 100% Pinot Bianco che nasce nei vocati<br />

appezzamenti della zona di Kaiserstuhl, nel Baden, la regione più soleggiata e<br />

meridionale della Germania. Vigneti con una grande unicità: beneficiano della<br />

speciale combinazione tra loess, deposito eolico di polvere del deserto che potrebbe<br />

essere stato trasportato dal vento dall’Africa migliaia di anni fa, e un mosaico unico di<br />

varietà di lava, magma e rocce vulcaniche, che regalano a questo terroir quel carattere<br />

minerale che si ritrova a ogni sorso. Il Weissburgunder Oberrotweil Salwey è una<br />

naturale scelta per chi desideri nel calice un vino estremamente fresco da giovane, ma<br />

dall’ottimo potenziale d’invecchiamento. Per un bianco che, fin da subito, è capace di<br />

trovare il perfetto bilanciamento tra acidità, corpo e frutta.<br />

COLLECTION | COSA BERREMO NEL <strong>2024</strong><br />

Un pezzo della storia di Ca’ del Bosco che ora si rinnova, ma solo nel nome, per quello<br />

che è un simbolo di una realtà pioniera in Franciacorta fin dalla sua nascita. Una tra le più<br />

iconiche bottiglie dell’azienda guidata da Maurizio Zanella cambia d’abito e si trasforma in<br />

Selva della Tesa Sebino Chardonnay Igt Ca’ del Bosco. Per un racconto di un’identità<br />

che si rafforza nel richiamo al vigneto di circa mezzo ettaro di superficie, “segreto” protetto<br />

da un fitto bosco di querce e castagni in prossimità della sede della cantina franciacortina,<br />

in cui sono le origini di questo bianco anticipatore dei tempi alla fine degli anni ’70. Il<br />

primo esempio in Italia di Chardonnay in purezza realizzato tramite l’utilizzo di pièces<br />

bourguignonne, piccole botti di rovere, e ottenuto da uve provenienti da vigneti, oggi<br />

storici, ad alta densità d’impianto.


13<br />

È sul versante Nord di “A’ Muntagna”, a 900 metri s.l.m., che nasce il Contrada Santo Spirito Etna<br />

Rosso Doc Pietradolce, vino rosso rubino denso che esprime tutta l’eleganza di un’Etna capace di<br />

entusiasmare. Corposo, energico, di vibrante freschezza e mineralità, con tannini molto sottili, si<br />

trasforma in una vera e propria carezza, che tramuta in seta ogni sorso. Un racconto straordinario<br />

nel calice di un 100% Nerello Mascalese che riporta la mente e il palato a un’epoca lontana ma che<br />

vive ancora, grazie ai più pregiati frutti di vigne pre-phylloxera.<br />

COLLECTION | COSA BERREMO NEL <strong>2024</strong><br />

Un vero super Cru, limited edition che incarna l’anima stessa di una<br />

cantina simbolo per il vitigno: è la novità Henry Pinot Nero dell’Oltrepò<br />

Pavese Doc 2017 Tenuta Mazzolino. Sole 495 bottiglie,<br />

uniche come l’etichetta che la veste, ognuna diversa dall’altra. Un<br />

Pinot Nero per soli intenditori, disponibile esclusivamente in cofanetto<br />

in legno contenente tre bottiglie, che è figlio dell’unica vigna che<br />

guarda a Est e di un progetto visionario che affonda le radici alla fine<br />

degli anni ’90, con barbatelle arrivate direttamente dalla Borgogna e<br />

piantate su due ettari suddivisi in quattro quadranti. Vigna austera da<br />

cui è emersa la selezione da clone 115 in purezza, per un vino, dialogo<br />

tra generazioni, che si fa tuttavia omaggio alla mascotte della tenuta,<br />

l’asino simbolo dell’autenticità e della tradizione che si respira sulle<br />

colline di Corvino San Quirico.


14<br />

La prima bollicina di Mr. Ruché, Luca Ferraris, che strizza l’occhio a Oltralpe e lo fa con la passione di chi ama le sfide e non<br />

vuole porsi limiti. Nuove latitudini, siamo ai confini tra Piemonte e Liguria su un altopiano che si specchia su Roccaverano,<br />

e “alti” affinamenti: 30 mesi sui lieviti, per la precisione. È così che nasce l’Alta Langa Docg Metodo Classico Tenuta<br />

Santa Chiara, la bolla di Ferraris Agricola. Chardonnay e Pinot Nero si uniscono in una spumeggiante creazione dal volto<br />

gourmet e che si esprime già con la sua accentuata nota evolutiva, a “francesizzare” le “Alte Bollicine Piemontesi”. Una bolla<br />

per pochi all’esordio, nell’annata 2020: sole 2.500 le bottiglie, che però fortunatamente già raddoppiano nelle release che<br />

seguiranno, fino a toccare quota 15mila con il frutto della vendemmia 2023. Un assaggio da non mancare.<br />

COLLECTION | COSA BERREMO NEL <strong>2024</strong><br />

100% Pinot Noir dal cuore del villaggio Grand Cru di Ambonnay, uve figlie<br />

dell’omonima vigna di un ettaro e mezzo e delle sue viti con oltre 50 anni di<br />

storia alle spalle. Prima cuvée parcellare della Maison oggi guidata da Pierre<br />

e Sophie, Récoltant-Manipulant che perpetuano un savoir-faire che affonda<br />

le radici, di padre in figlio, fin al 1610. Il Blanc de Noirs Les Crayères<br />

Grand Cru Millésime 2016 Extra Brut Champagne Paul Déthune<br />

nasce da una vinificazione in botti di Rovere champenois da 205 litri che<br />

il Vigneron Indépendant fa invecchiare in prima persona così da donargli<br />

nuove e peculiari sfumature aromatiche. Dosato 5 g/l, vede la cifra fruttata<br />

del Pinot Noir di Ambonnay dettare il tono a questa pregiata bollicina in<br />

termini di profondità. In bocca è cristallino, fresco, dalla salinità iodata, con<br />

un’acidità citrica che si fonde a una polpa fruttata e quella mineralità gessosa<br />

che lo rende perfetto emblema del nome che porta.


15<br />

Un altro modo di leggere il Vermentino e di ragionare di<br />

vino in Sardegna. Non il “tipico” bianco pronto a dileguarsi<br />

dopo una sola stagione. Qui la maturazione in anfora<br />

segue un lavoro in vigna importante e non è fine, ma<br />

mezzo per guardare oltre l’isola e puntare in alto. Sicut<br />

Erat 2022 Isola dei Nuraghi Igt Vermentino La Contralta<br />

è innanzitutto un grande vino capace di sedersi alla<br />

tavola dei più grandi bianchi italiani. Fresco, pulito, elegante e<br />

al tempo stesso profondamente goloso. Bevi e ti invita a riassaggiarlo.<br />

Morbido quanto basta, dalla salinità che si fonde a una vena minerale.<br />

Moderno, fenomenale, un vino senza filtro, a cui è il tempo che dona il<br />

suo naturale equilibrio ogni giorno più perfetto.<br />

COLLECTION | COSA BERREMO NEL <strong>2024</strong><br />

Dalla Provenza con amore. Stavolta, però, non è il “classico” Rosé, ma un bianco Triple A, blend a maggioranza Clairette, localmente chiamato “le Salé”, da vigne vecchie anche<br />

70 anni, completato da Ugni Blanc e Vermentino. Poi l’affinamento in acciaio e cemento, per un vino salino, estivo, non fuggevole e di buona struttura nella sua fine eleganza. È<br />

il Petit Salé Igp Pays des Bouches-du-Rhône Château de Roquefort, potenziale best seller di grande beva tutto da condividere. Un’etichetta che racconta storie di mare e di<br />

scogli, compagno ideale in una di quelle sere quando il caldo non è ancora asfissiante e le giornate si fanno più lunghe.


16<br />

GIRAMONDO<br />

Piemonte: piccolo<br />

è sempre più bello<br />

I casi Verduno Pelaverga e Monferace, due nicchie di un panorama<br />

enologico che non smette mai di sorprendere<br />

Photo: Anastasia Florea<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

Non si vive di solo Nebbiolo. Il Piemonte del<br />

vino è capace di essere molto più che il suo<br />

vitigno principe, quando si va a osservare il<br />

fondo del calice. Oltre Barolo, oltre Barbaresco,<br />

c’è vita sulle colline piemontesi. Ma soprattutto<br />

c’è biodiversità: quella in vigna di autoctoni che<br />

riconducono alle origini stesse del vino a queste latitudini.<br />

Nel ricco panorama che punta all’eccellenza, oggi a trovare<br />

sempre più spazio sono nicchie che ambiscono a farsi grandi.<br />

Come dimostrano i casi di Verduno Pelaverga e Monferace,<br />

due volti che meritano di essere conosciuti.<br />

Verduno è Pelaverga: alla scoperta<br />

del più grande tra i piccoli rossi del Piemonte<br />

“Piccolo è bello”, si è soliti dire. E nel mondo del vino, questa<br />

caratteristica spesso conduce a diventare grandi. Non<br />

in termini di dimensioni, ma di valore: che non per forza<br />

deve fare riferimento esclusivamente al lato economico.<br />

Già, perché nella colorata distesa che tratteggia il Piemonte<br />

della vigna e del vino, oggi a fare capolino è con sempre<br />

maggiore insistenza la “più piccola tra le Denominazioni<br />

tutelate dal nostro Consorzio, e al contempo una tra le più<br />

prestigiose”, come evidenzia Matteo Ascheri, presidente<br />

del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e<br />

Dogliani. Stiamo parlando del Verduno Pelaverga, il frutto<br />

di un vitigno adattabile e versatile, di grande vigore, che ha<br />

scelto come proprio territorio di elezione un piccolo paese<br />

di poco meno di 600 anime arroccato a 381 metri s.l.m.,<br />

“sentinella delle Langhe” con il suo campanile che svetta<br />

sul crinale della collina. Qui prende forma la storia di un<br />

rosso Doc, che nulla ha da invidiare, in termini di piacevolezza<br />

e autenticità, alle più quotate espressioni di Nebbiolo<br />

che dominano i panorami di queste stesse zone.<br />

La “sentinella delle Langhe”<br />

Il comprensorio di Verduno rappresenta un interessante<br />

microcosmo culturale ed enologico per il vino tricolore:<br />

qui, tra produttori dalla lunga tradizione e giovani imprenditori<br />

intraprendenti, da anni si va affermando una crescita<br />

collettiva che ha avuto come riflesso quello del significativo<br />

incremento della qualità diffusa, del numero degli interpreti,<br />

delle etichette proposte, degli investimenti a sostegno<br />

del territorio. Feudo del Nebbiolo, anche per via dell’elegante<br />

Barolo dalla Menzione (Mga) Monvigliero, l’area è<br />

nota nondimeno per l’importante lavoro di riscoperta e<br />

valorizzazione che ne ha esaltato lo storico legame con il<br />

vino prodotto da uva Pelaverga Piccolo, una delle varietà<br />

autoctone salvate dall’estinzione nel secondo dopoguerra<br />

e che in sé racchiude e racconta i caratteri della zona. “Piccolo<br />

è bello”, si diceva in principio. E la superficie idonea a<br />

produrre Verduno Pelaverga Doc per l’appunto supera di<br />

poco i 30 ettari: 25,18 nel comune di Verduno, 3,96 nel comune<br />

di Roddi d’Alba, 1,62 nel comune di La Morra (dati<br />

Servizi Regione Piemonte – Anagrafe Agricola Unica),<br />

storicamente sfruttati in buona percentuale. Le bottiglie<br />

annue effettivamente rivendicate dai 19 produttori, infatti,<br />

oscillano nell’ultimo lustro tra i 150 e i 180mila esemplari,<br />

fino ad avere raggiunto le 204.875 della vendemmia 2022<br />

(dati Valoritalia).<br />

Che differenza c’è tra Pelaverga Piccolo e Grosso<br />

“Il vino Verduno Pelaverga è indubbiamente uno dei più<br />

grandi successi dell’enologia italiana degli ultimi 20 anni,<br />

insieme all’Etna Bianco e Rosso, rispettivamente da Carricante<br />

e Nerello Mascalese e Cappuccio, la Nascetta di<br />

Novello e il Langhe Nascetta, e il vino Pecorino abruzzese”,<br />

evidenzia Ian D’Agata, editor-in-chief di Terroir Sense<br />

Wine Review e tra i massimi esperti di vino italiano, raccontando<br />

le origini di quello che si è trasformato in un vero<br />

e proprio caso. “Praticamente, solo 30 anni fa circa, tutte<br />

queste uve erano dimenticate e i vini non esistevano come<br />

tali, sicuramente non erano commercialmente rilevanti al<br />

di fuori di piccole realtà locali. Oggi è tutto cambiato e il<br />

Verduno Pelaverga non soltanto è conosciuto anche al di<br />

fuori dei confini nazionali, ma è molto apprezzato e tutti<br />

vorrebbero ce ne fosse di più”. Un successo figlio di cosa?<br />

“Come sempre tutto parte dalla varietà di uva”, prosegue<br />

D’Agata, “il Pelaverga Piccolo o Comune (perché non è<br />

tutto Pelaverga: il Pelaverga Grosso è una varietà diversa)<br />

che ha indubbiamente quattro quarti di nobiltà varietale.<br />

Come anche altre varietà di Langa, dalla Nascetta al Nebbiolo<br />

Rosé, uve che abbiamo solo noi e rappresentano una<br />

enorme ricchezza per la nazione italiana”. Poi c’è il merito<br />

di chi, i produttori di Verduno, non solo hanno riscoperto


17<br />

Photo: Anastasia Florea<br />

ma anche saputo valorizzare valorizzato il loro Pelaverga,<br />

facendolo conoscere a tutto il mondo oggi, per non dire dei<br />

posteri. “Tanto di cappello: bravi tutti, ma bravi davvero”,<br />

conclude D’Agata.<br />

È il vitigno, dunque, alle fondamenta di un successo in bottiglia<br />

che oggi cerca sempre più spazio nel calice dei consumatori.<br />

Con l’origine del nome Pelaverga che si legherebbe<br />

secondo alcune fonti al latino “pellis virga”, facendo riferimento<br />

a una particolare tecnica adottata per favorire la maturazione<br />

delle uve, che consisteva nella parziale pelatura<br />

dei ramoscelli della vite. Ma attenzione, come evidenziato<br />

da Ian D’Agata, di Pelaverga si conoscono in Piemonte due<br />

diversi autoctoni dalle caratteristiche genetiche e morfologiche<br />

autonome, coltivati in zone distinte: se per uno si<br />

utilizza l’aggettivo “Grosso”, per l’altro si parla di “Piccolo”,<br />

a sottolineare la differenza principale che sta nelle dimensioni<br />

dell’acino. Il primo, originario della provincia di<br />

Cuneo, fa capolino nella composizione delle Doc Colline<br />

Saluzzesi e Collina Torinese, dove è anche detto Cari. Ma<br />

il protagonista a Verduno è il Pelaverga Piccolo, che tradizione<br />

sostiene sia stato introdotto in Langa ad opera del<br />

beato Sebastiano Valfrè nel Settecento. Studi più recenti<br />

(Mannini et al. 1991) hanno tuttavia evidenziato come<br />

quest’ultimo si differenzi dall’inizialmente presunto “gemello”<br />

per caratteristiche ampelografiche, agronomiche ed<br />

enologiche proprie, tanto da farne una cultivar a sé stante,<br />

registrato anch’esso nella “Summa” delle uve tricolori nel<br />

1994, prima della nascita della Doc Verduno Pelaverga (o<br />

Verduno), avvenuta l’anno successivo.<br />

La nota speziata e il Verduno Pelaverga a tavola<br />

Quando arriva in bottiglia e nel calice, il Verduno Pelaverga<br />

è rosso fermo secco a cui la Doc non impone tempi minimi<br />

di affinamento o tipo di contenitore da utilizzare per<br />

la maturazione. Ma una sola resta la tipologia prevista dal<br />

disciplinare, dove per l’appunto la presenza di Pelaverga<br />

Piccolo deve risultare di almeno l’85%. E se per il restante<br />

15% possono contribuire altre varietà a bacca nere idonee,<br />

quasi tutti i vini oggi in commercio sono frutto di una vinificazione<br />

in purezza. Il vino ottenuto da Pelaverga Piccolo<br />

ha colore tenue di un bel rubino con toni violacei e un corredo<br />

aromatico identitario, dalla grande riconoscibilità per<br />

l’apporto speziato. E proprio qui sta il segreto di una piacevolezza<br />

che lo rende un rosso davvero unico, che nulla ha<br />

da che invidiare a produzione di Langa ben più celebrate.<br />

Ma c’è di più in questo vino al contempo spensierato ed<br />

elegante. A evidenziarlo è stato uno studio del 2021 di<br />

Maurizio Petrozziello, ricercatore del Crea di Asti: “Questo<br />

vino è caratterizzato da un colore chiaro e da un aroma speziato<br />

unico e intenso. La sua analisi ha rilevato una concentrazione<br />

significativa di Rotundone (circa 40 ng L-1), che<br />

è noto per conferire una nota di pepe distintiva e ha una<br />

soglia olfattiva molto bassa (16 ng L-1 nel vino)”. Dunque,<br />

è proprio il valore ben al di sopra della soglia di percezione<br />

di questa molecola presente nella buccia dell’acino che<br />

sarebbe il responsabile di quella caratteristica nota speziata<br />

che identifica in maniera inequivocabile i Verduno Pelaverga,<br />

che poi al palato si presentano con acidità contenuta e<br />

tannino lieve, equilibrati e snelli, di struttura medio leggera<br />

di buon tenore alcolico. Per rossi dalla spiccata vocazione<br />

gastronomica e una versatilità che li fa spaziare, a seconda<br />

dell’etichetta e dell’interpretazione della mano del produttore,<br />

dall’accompagnare in tavola merende a veri e propri<br />

piatti della tradizione piemontese. Ma il Verduno Pelaverga<br />

Doc, con la sua scapigliata intraprendenza, invita a provarlo<br />

in abbinamento con preparazioni base di pesce con pomodoro<br />

come cacciucco o calamari ripieni.<br />

Monferace: il volto da scoprire del Grignolino<br />

È una sfumatura differente di Grignolino, storico e sempre<br />

amato vino piemontese, quello che ha scelto invece<br />

di raccontare l’Associazione Monferace, nata nel 2016 e<br />

presieduta da Guido Carlo Alleva, titolare di Tenuta Santa<br />

Caterina. Ad animare il progetto, aziende del territorio:<br />

Accornero, Alemat, Angelini Paolo, Cascina Faletta, Dario<br />

Natta, Liedholm, Tenuta Santa Caterina, Tenuta Tenaglia,<br />

Sulin e Vicara. Produttori che hanno scelto con coraggio<br />

una strada differente, tratteggiando in bottiglia un profilo<br />

diverso di un vitigno che va alle origini del Piemonte del<br />

vino. Come evidenzia in prima istanza Anna Schneider<br />

del Cnr – Istituto per la protezione sostenibile delle piante<br />

di Torino, che sottolinea come le tracce circa la presenza<br />

del Grignolino nella regione non corrispondono necessariamente<br />

al suo anno di nascita. Citato, anzi, prima del<br />

Nebbiolo nel 1249 come Barbesino, studi e ricerche hanno<br />

svelato il legame di parentela tra le due uve: il Grignolino,<br />

infatti, è un nipote del Nebbiolo e vanta stretti legami con<br />

altri vitigni presenti nel Nordovest della nostra Penisola.<br />

Inconfutabilmente il Grignolino è una cultivar autoctona<br />

del Piemonte, parente di Ruchè, discendente di Freisa e Vespolina,<br />

che si è estesa in maniera più capillare nel Casalese.<br />

Lo confermano i consumi dell’800: questo vino scarico di<br />

colore ed elegantissimo veniva scelto da re, nelle corti dei<br />

duchi del Monferrato e dei Savoia. Il profilo organolettico<br />

dell’uva è stato analizzato attraverso la spettrofotometria<br />

del Dna: condotta dai ricercatori del Crea di Asti, ha evidenziato<br />

la presenza del Rotundone, la molecola scoperta<br />

15 anni fa in Syrah australiani, responsabile del sentore<br />

di pepe e già noto nei vini Pelaverga, Corvina, Vespolina,<br />

per citare alcuni. Lato colore e profumi, si parla di rubino<br />

trasparente, aranciato, di aromi floreali, di viola, lampone,<br />

ribes, ciliegia e note balsamiche ed erbacee. “L’affinamento<br />

amplia l’intensità e la complessità del vino, le scelte di<br />

vinificazione incidono moltissimo sulla loro espressività.<br />

Al palato si nota una discrepanza inferiore essendo il vino<br />

caratterizzato da una spiccata presenza di acidità e astringenza”,<br />

spiega anche in questa caso Maurizio Petrozziello.<br />

Una produzione di nicchia che punta in alto<br />

Entrando nel vivo e nei calici, quella del Monferace si<br />

ribadisce una produzione di nicchia ma che punta a raggiungere<br />

alti livelli qualitativi e di prestigio. I più attenti<br />

noteranno la presenza di Monferace sotto i cappelli “Grignolino<br />

del Monferrato Casalese” e “Grignolino d’Asti”,<br />

questo perché si tratta di vini che seguono le regole stabilite<br />

da un rigido disciplinare di produzione scritto dai soci<br />

fondatori dell’Associazione, che prevede: la produzione<br />

esclusivamente nelle migliori annate; l’impiego esclusivo<br />

dell’uva Grignolino, un affinamento di 40 mesi, calcolato<br />

dal 1° novembre dell’anno di vendemmia, di cui almeno<br />

24 in botte di legno; le uve devono provenire da vigneti<br />

piantati su terreni calcarei – limosi e calcarei – argillosi;<br />

il numero di ceppi per ettaro non può essere inferiore a<br />

4.000 e la resa massima di uva non deve superare le 7 tonnellate<br />

per ettaro. Ma cosa racconta poi il vino in bottiglia?<br />

Che è frutto dei vigneti più storici e più vocati nei parchi<br />

vitati delle aziende, per un totale di 4,23 ettari: il 45,5%<br />

sono singole vigne e il 36,4% singole parcelle. Se il risultato<br />

vede i valori alcolometri attestarsi attorno ai 14,6%<br />

Vol., interessanti sono anche gli aspetti della potenza dei<br />

tannini e la struttura, che denotano come il potenziale<br />

evolutivo dei Monferace superi i 20 anni di età. Per una<br />

produzione totale che oggi si arresta alle 30mila bottiglie<br />

annue, vedendo inevitabilmente un posizionamento sul<br />

mercato mirato, con un prezzo medio allo scafale medio<br />

che si aggira attorno ai 40 euro in Italia, nelle regioni del<br />

nord, e all’estero, tra Estremo oriente, America, Svizzera,<br />

Danimarca, Olanda, Australia e Belgio. E nel futuro? I key<br />

factor su cui puntare per l’universo del Monferace sono<br />

tre e strettamente correlati tra loro: produzioni contenute<br />

e di qualità, il racconto di un’antica tradizione produttiva<br />

e lo stretto legame tra un’uva, il Grignolino, e il perimetro<br />

di territorio piemontese tra Asti ed Alessandria. Per un<br />

nuovo caso che conferma: “Piccolo è bello”.<br />

Photo: Sara Giorcelli<br />

GIRAMONDO


18<br />

PROTAGONISTI<br />

Inizi e nuove ripartenze, nel segno di un cognome<br />

che “pesa” nel mondo del vino italiano. L’annuncio<br />

è già tema del passato, con la notizia a metà dicembre<br />

di un accordo interno da parte della famiglia<br />

Allegrini che conduce al riassetto proprietario e di<br />

governance aziendale. Nello specifico, sono Francesco,<br />

Giovanni e Matteo Allegrini, eredi di Franco, ad acquisire<br />

la maggioranza delle società veronesi Allegrini e Corte<br />

Giara, radicate in Valpolicella, diventandone la nuova<br />

guida unitamente a Silvia, erede di Walter. Un nuovo inizio,<br />

in un update della storica realtà veronese, che assiste<br />

in parallelo alla nuova ripartenza, a cavallo tra Veneto e<br />

Toscana, di Lady Amarone: con Marilisa Allegrini e le figlie,<br />

Carlotta e Caterina, a mantenere la proprietà delle<br />

aziende toscane, Poggio Al Tesoro a Bolgheri e San Polo<br />

a Montalcino, oltre che di Villa Della Torre a Fumane in<br />

Valpolicella. Ed è così, che in questo inizio di <strong>2024</strong>, sul<br />

grande palcoscenico del vino italiano sono due nuovi<br />

corsi a presentarsi.<br />

DI MATTEO BORRÈ<br />

Allegrini 2.0: dalla nuova cantina Tenuta Merigo<br />

a un Amarone per Franco<br />

Prima a salire in scena, in ordine di presentazione il 9<br />

gennaio, è la “nuova” Allegrini, capitanata ora dai fratelli<br />

Francesco, Giovanni e Matteo con la cugina Silvia. Un<br />

nuovo corso, quello che si apre per l’azienda simbolo del<br />

vino veronese e per Corte Giara, che si focalizzerà sull’asse<br />

che congiunge Valpolicella Classica e Lugana. “Diamo inizio<br />

a un nuovo capitolo”, ha spiegato Francesco Allegrini,<br />

Ceo. “Portiamo avanti quello che era il progetto di nostro<br />

padre Franco ritornando a porre il centro dell’attenzione<br />

su Allegrini e la Valpolicella dopo l’acquisizione delle quote<br />

di nostra zia Marilisa, cui va il ringraziamento per aver<br />

contributo notevolmente a valorizzare il brand in Italia e<br />

nel mondo in tutti questi anni, di Allegrini, Corte Giare,<br />

Allegrini in Lugana e Tenuta Merigo, l’azienda che si occuperà<br />

della costruzione della nuova cantina”. Ed è proprio<br />

da una nuova “casa” che riparte il corso della versione<br />

“aggiornata” di Allegrini. “La novità sarà quella della nuova<br />

cantina di Tenuta Merigo, che prende il nome da mia<br />

nonna, a cui il centro produttivo è dedicato”, le parole di<br />

Francesco Allegrini. “Così, da ora in avanti, potremo gestire<br />

al completo la filiera produttiva in ogni passo sia per<br />

Allegrini sia per Corte Giara”. Sul versante della “squadra”,<br />

un nuovo importante innesto: “In questi mesi ci siamo dedicati<br />

alla costruzione del team di lavoro e continueremo<br />

a essere azienda a conduzione famigliare, ma affidandoci<br />

ora a dei manager – come Luca Ardiri, che dopo quasi 20<br />

anni torna in azienda col ruolo di direttore commerciale<br />

– che gestiranno gruppi di azione. Grande attenzione<br />

sarà dedicata al vino, sviluppando sotto il punto di vista<br />

qualitativo e della gestione vitivinicola Allegrini come<br />

riferimento per la Valpolicella. A riguardo, faremo affidamento<br />

all’opera di un team giovane che sarà coordinato<br />

da chi da tempo collabora con noi, come nel caso di Paolo<br />

Mascanzoni, il nostro responsabile tecnico, che è stato a<br />

Qualcosa è cambiato<br />

a Fumane<br />

Il futuro di Allegrini e delle aziende di Lady Amarone<br />

dopo il riassetto proprietario in famiglia<br />

fianco di mio padre Franco fin dagli anni ’90”. Poi l’annuncio<br />

di una grande novità di prodotto: “Arriverà soltanto<br />

nelle migliori annate una nuova selezione, omaggio a mio<br />

padre Franco, di una particella dell’appezzamento in cui<br />

nasce il nostro Amarone più importante: Fieramonte”.<br />

Nulla cambia, infine, sul lato dell’attività distributiva con<br />

Corte Giara, “confermando quelle che sono le eccellenze<br />

di Francia con cui cooperiamo”, conclude Francesco Allegrini,<br />

“Olivier Leflaive dal 2018, Thibault Liger-Belair<br />

dal 2020 e Domaine Henri Rebourseau dal 2022, a cui<br />

aggiungeremo un’azienda italiana,<br />

Agricola Lanciani, con Oscar<br />

Lanciani che sarà anche il<br />

nostro direttore Italia in sostituzione<br />

di Leonardo Vallone.<br />

Ma presto entreranno<br />

in portfolio anche altre etichette,<br />

sia italiane sia straniere”.<br />

Marilisa Allegrini riparte da San Polo: il futuro<br />

di Lady Amarone<br />

Lady Amarone riparte da un altro grande rosso: il Brunello<br />

di Montalcino di San Polo. “Mai un anno presenterà<br />

delle novità per me come questo <strong>2024</strong>”, ha esordito Marilisa<br />

Allegrini il 10 gennaio introducendo la nuova annata<br />

2019 della produzione di punta dell’azienda toscana da<br />

lei acquisita nel 2007. “Siamo tutti desiderosi di vedere<br />

quali saranno gli sviluppi di questo nuovo capitolo che<br />

si apre. Ovviamente di novità ce ne sono tante e mi sembra<br />

di ritornare indietro nel tempo, quando è mancato<br />

mio padre e ho dovuto prendere in mano l’azienda: sono<br />

passati 40 anni, ma oggi sono affiancata dalle mie figlie<br />

Carlotta e Caterina, ragazze di grande valore”. È così che<br />

una nuova avventura tutta al femminile riannoda le fila<br />

di un discorso interrotto dopo la pagina voltata a seguito<br />

dell’accordo in famiglia. Diversi i cambi annunciati in<br />

una squadra che si strutturerà con una serie di figure che<br />

accompagneranno Lady Amarone nel nuovo cammino, a<br />

iniziare da Saverio De Luca, che l’affiancherà nella direzione<br />

commerciale, mentre Michele Susini sarà il direttore<br />

vendite Italia. “San Polo, Poggio al Tesoro e Villa della<br />

Torre andranno avanti con un’organizzazione molto diversa,<br />

proseguendo nel solco di quella manageralizzazione<br />

delle aziende avviata nel 2016 con la collaborazione<br />

di Leonardo Vallone”, ha spiegato Marilisa Allegrini. Se<br />

tutti ancora da scoprire sono i progetti su Villa della Torre<br />

– che nel frattempo ha visto il lancio del secondo capitolo<br />

dell’alleanza in bottiglia con Palazzo Te che, dopo<br />

il Valpolicella Classico Camera dei Giganti, ha assunto<br />

la forma del Lugana Doc Camera di Amore e Psiche – e<br />

su Poggio al Tesoro, due asset che si annunciano centrali<br />

all’interno di nuove visioni in termini di Hospitality, già<br />

chiari sono gli orizzonti in merito all’azienda di Montalcino.<br />

“In mano ho tre aziende bellissime dal grande potenziale,<br />

come dimostrano i vini della nuova annata di San<br />

Polo entrata in commercio il 1° gennaio”, ha evidenziato<br />

Lady Amarone. “San Polo è oggi sinonimo di Sangiovese,<br />

in attesa di scoprire se i filari di Moscato Bianco che abbiamo<br />

impiantato per il Moscadello si trasformeranno un<br />

domani in un vino fresco o in un bianco passito. Siamo a<br />

450 metri s.l.m. in una location che, per esposizioni, si<br />

apre a 360° a tutti i versanti della terra del Brunello. Per<br />

una ricchezza di suoli che conduce a un ampliamento degli<br />

orizzonti: non a caso, quando sono sbarcata a Montalcino,<br />

il nostro pay off è stato fin da subito Expanding<br />

Horizons”. C’è ancora mistero sulla visione di Gruppo<br />

nel lungo termine, ma per descrivere l’avvenire Marilisa<br />

Allegrini ha risposto con un’immagine<br />

presa in prestito dal suo direttore<br />

Riccardo Fratton. “Sotto la foto<br />

nel suo profilo Whatsapp”,<br />

ha concluso la produttrice,<br />

“c’è scritto: non guardare indietro,<br />

non è più lì dove stai<br />

andando. Ed è proprio questo<br />

che sto facendo oggi”.


Photo: jon-tyson-unsplash<br />

C<br />

hampagne, una bolla già scoppiata? È<br />

una delle grandi domande di questo<br />

inizio d’anno, almeno a leggere alcuni<br />

articoli della stampa generalista e – a<br />

dirla tutta – i commenti di (presunti)<br />

esperti di settore. Già si grida, infatti, alla crisi, al crollo<br />

del mercato: “Al lupo! Al lupo!”, insomma. Il parere<br />

di chi scrive è sicuramente molto meno allarmista, ma<br />

proviamo a fare chiarezza. I dati ufficiali dicono che<br />

nel 2023 sono state vendute 299 milioni di bottiglie di<br />

Champagne: 127 milioni in Francia e 172 milioni nel<br />

resto del mondo. Questi numeri, paragonati a quelli<br />

del 2022, indicano un calo dell’8,2%. Stessa variazione<br />

sia per le vendite domestiche sia a livello internazionale.<br />

Ma occorre allargare la visuale e compiere un’analisi<br />

critica di dati e trend, che andrebbero valutati in<br />

modo un po’ più approfondito rispetto alla semplice<br />

lettura della prima riga di una tabella. Cominciamo a<br />

dire che il trend negativo di vendite in “volume” (numero<br />

di bottiglie) è molto più attenuato se guardiamo<br />

lo stesso dato in “valore” (numero di bottiglie per<br />

prezzo di vendita). Il 2023 ha comunque chiuso sopra<br />

i 6 miliardi di euro, secondo anno record della storia<br />

dopo il 2022. Questo dato ci porta già ad una prima<br />

considerazione: il mercato si sta “spostando verso l’alto”,<br />

cioè si vendono mediamente bottiglie più care. Il<br />

che può significare (e anticipiamo che entrambe le ipotesi<br />

sono vere) che c’è stato un incremento del prezzo<br />

DI ANDREA SILVELLO<br />

19<br />

della medesima bottiglia e che è cambiato il mix delle<br />

bottiglie vendute. Negli ultimi anni abbiamo assistito<br />

a ritocchi importanti sui listini di vendita all’ingrosso:<br />

spesso a doppia cifra e non raramente per più anni<br />

consecutivi. Questo è valso sicuramente per le grandi<br />

Maison e le grandi Coop ma anche, almeno in parte,<br />

per i Vigneron. Chiaro che l’elasticità della domanda<br />

al variare del prezzo non è infinita (direbbe un economista);<br />

detto in soldoni: se in un qualsiasi mercato<br />

il prezzo di un bene continua a crescere, ad un certo<br />

punto la domanda (acquisti) si riduce. Questa è sicuramente<br />

una delle ragioni della flessione registrata<br />

nel corso dell’ultimo anno. D’altro canto, la gamma<br />

disponibile sul mercato si è ampliata: se fino a un po’<br />

di anni fa era difficile trovare più di due o tre bottiglie<br />

per singolo Vigneron, oggi spesso siamo al doppio.<br />

Sono stati introdotti Champagne “parcellari”, quasi<br />

tutti producono almeno una cuvée non dosata, lo stesso<br />

valga per i Rosé che ormai in gamma difficilmente<br />

mancano, si tende a millesimare molto più spesso (anche<br />

per ragioni derivanti dal cambiamento climatico,<br />

sia chiaro), negli ultimissimi anni sono stati introdotti<br />

da larga parte dei produttori i Coteaux Champenois<br />

(vini fermi bianchi, rossi o rosati prodotti in Champagne).<br />

Queste sono solo alcune delle ragioni per cui sul<br />

mercato l’offerta è aumentata, e rispetto alle “Cuvée<br />

Tradition” o “Grande Reserve” tipiche di un tempo,<br />

oggi anche i Vigneron propongono una maggiore pro-<br />

Analisi critica di un<br />

anno di Champagne<br />

Considerazioni a margine del 2023:<br />

dati e futuro della bollicina francese più amata<br />

fondità di scelta con un mix che è certamente spostato<br />

verso l’alto. Questo è possibile anche perché – lato<br />

domanda – il consumatore è più istruito, educato, attendo<br />

e curioso di assaggiare novità. Osservando, poi,<br />

i dati 2023 suddivisi per “categoria” di produttore ci<br />

accorgiamo di come Maison e Cooperative abbiano<br />

subito maggiormente il rimbalzo negativo del mercato<br />

a fronte di una sostanziale tenuta (-2,7%) dei Vigneron.<br />

Le Maison rappresentano stabilmente più del 70%<br />

del giro d’affari, a fronte di uno scarso 20% dei Vigneron,<br />

ma seppur con crescite non sostanziali in valore<br />

assoluto i piccoli produttori stanno conquistando il<br />

loro spazio su un mercato solidamente ad appannaggio<br />

delle grandi realtà. Torniamo ora ad analizzare in maniera<br />

asettica i numeri ma ampliamo un po’ la visuale<br />

temporale. 299 milioni di bottiglie vendute nel 2023<br />

in calo rispetto alle 325 milioni del 2022. Una crescita<br />

modesta rispetto all’anno precedente (322 milioni)<br />

con il mercato domestico in leggero calo e un’accelerazione<br />

di poco inferiore al 5% per l’estero. Terzo miglior<br />

risultato della storia della denominazione dopo l’anno<br />

da sogno 2007 (339 milioni) e il 1999 (327 milioni).<br />

Record storico per quanto riguarda il valore: 6,3 miliardi<br />

di euro (primo anno in cui sono stati superati i 6<br />

miliardi di euro, peraltro), davanti al 2021 (5,7 miliardi<br />

di euro). Nel 2020, anno che tristemente ricordiamo<br />

tutti per la nota crisi sanitaria che ha fermato il mondo,<br />

il contatore delle bottiglie vendute si era fermato a 245<br />

milioni. Un dato che se paragonato alle 297 milioni<br />

di bottiglie del 2019 segnala una contrazione di circa<br />

il 18%. Tra il 2019 e il 2022, il prezzo medio di una<br />

bottiglia di Champagne è cresciuto di poco meno del<br />

15% con un incremento superiore all’internazionale<br />

rispetto al mercato francese: un trend sostanzialmente<br />

confermato anche nell’anno appena concluso. Tornando<br />

ai dati in volume, occorre notare come il numero di<br />

bottiglie vendute all’estero nel 2023 (in calo di circa<br />

l’8% sul 2022, ricordiamolo) risulta comunque nettamente<br />

superiore al dato del 2019 (172 milioni vs. 156<br />

milioni). Per uno sviluppo del mercato internazionale<br />

che continua senza sosta da ormai una decina di anni:<br />

è da tempo che l’export supera le vendite destinate al<br />

mercato domestico. I primi cinque Paesi consumatori<br />

(Stati Uniti, Uk, Giappone, Italia e Germania) continuano<br />

a crescere e a farla da padroni con una quota<br />

ben superiore al 50% dell’intero venduto oltreconfine.<br />

Cosa aspettarsi, dunque, nel futuro quale tendenza di<br />

medio termine? Una sostanziale tenuta del mercato in<br />

termini di volume (diciamo tra 300 e 320 milioni di<br />

bottiglie mediamente) con un prezzo medio in crescita<br />

e, pertanto, un corrispettivo in valore sempre superiore<br />

ai 6 miliardi di euro. C’è da attendersi, poi, che<br />

la quota internazionale pesi sempre di più rispetto al<br />

mercato domestico e che i principali cinque o sei Paesi<br />

importatori mantengano la propria predominanza.<br />

Infine, è ipotizzabile che le Maison continueranno a<br />

farla da padrone, ma che sul lungo termine i Vigneron<br />

aumenteranno in numero e guadagneranno, un pezzo<br />

alla volta, piccole quote di mercato.<br />

Photo: Giorgia Spina<br />

CHAMPAGNE


20<br />

CHAMPAGNE<br />

Un racconto<br />

di tanti mondi<br />

Dall’alfa del Grand Cru di Ambonnay<br />

all’omega dell’unicità di Les Riceys, l’uomo al centro in Champagne<br />

Foto St. Vincent: Marcello Brunetti<br />

DI FRANCESCA MORTARO E MATTEO BORRÈ<br />

In che cosa risiede la magia dello<br />

Champagne? In un insieme di<br />

elementi che vanno ben oltre la<br />

consacrazione che l’ha condotta<br />

a divenire nel 2015 Patrimonio<br />

dell’Umanità dell’Unesco grazie a suoi<br />

Coteaux, Maisons e Caves. Tra vigne,<br />

cantine, Craie e vini, dov’è l’uomo? I<br />

Vigneron e le Vigneronne innanzitutto<br />

che ogni giorno sudano tra i filari per<br />

trasformare quel che è un dono in un<br />

frutto prezioso. Si parla tanto dell’unicità<br />

del Climat e del Terroir di Champagne,<br />

ma poco dell’unicità di chi poi è la<br />

vera forza motrice di un universo intero.<br />

Un mondo variopinto, che ancora oggi<br />

poggia le sue fondamenta su un rito che<br />

non è solo augurio di buon auspicio per<br />

l’annata, ma più di tutto ribadisce la centralità<br />

del fattore umano, derivazione di<br />

una vocazione che si fa nel calice divina.<br />

Ambonnay, il Grand Cru<br />

dalla vocazione divina<br />

I mantelli rossi spiccano nel corteo di<br />

persone che s’infila nelle piccole vie del<br />

paese. Ad indossarli i Vigneron, protagonisti<br />

di una giornata che celebra lo<br />

Champagne e chi lo produce. Ad Ambonnay,<br />

comune Grand Cru a sud est<br />

di Reims famoso per il suo Pinot Noir,<br />

la festa di Saint Vincent, patrono dei<br />

vignaioli, comincia al mattino presto,<br />

quado nelle case c’è fermento e i bambini<br />

vestono gli abiti della tradizione. Alle<br />

nove tutto il paese si riversa in<br />

una delle tante cantine per<br />

la colazione: Champagne<br />

e formaggio per<br />

tutti. Poi una banda<br />

scandisce l’inizio<br />

della parte più solenne<br />

della giornata.<br />

A guidare la<br />

processione verso la<br />

chiesa gli stendardi,<br />

le autorità e una piccola<br />

botte di legno che contiene<br />

la cuvée speciale che i produttori<br />

hanno creato insieme e che verrà<br />

utilizzata come vino per la messa. Nei<br />

secoli la ritualità è rimasta la stessa ma si<br />

fonde con una gratitudine sempre nuova<br />

per la generosità della natura. In un<br />

villaggio che conta più vigne che case, la<br />

cifra distintiva delle persone è proprio<br />

il rispetto per quel terroir – in questo<br />

caso, uno dei più straordinari di tutta<br />

la Champagne – che regala uve speciali.<br />

Ma c’è anche la consapevolezza che<br />

senza il “manico” del Vigneron, il vino<br />

non esisterebbe. È nel binomio che lega<br />

natura e uomo che l’essenza di questa<br />

festa si esprime: l’uno non può<br />

esistere senza l’altra. Ed è<br />

qui che affonda le radici<br />

la storia di Ambonnay:<br />

nella sua terra e<br />

nei suoi uomini. La<br />

fortuna di questo<br />

luogo – che vanta i<br />

filari più prestigiosi<br />

della regione – si<br />

lega indissolubilmente<br />

alle vite delle famiglie<br />

che da decenni fanno<br />

il vino portandolo all’eccellenza.<br />

Nomi come Egly Ouriet, Marie Noëlle<br />

Ledru, Eric Rodez, Jacques Beaufort<br />

sono senza dubbio tra i più conosciuti,<br />

ma sta nascendo una generazione di<br />

giovani, capitanata da Antoine Coutier,<br />

presidente della confraternita della<br />

Saint Vincent del villaggio, pronti a rac-<br />

coglierne il testimone. La festa diventa<br />

allora l’occasione per stringere e consolidare<br />

i rapporti, per discutere del futuro<br />

e per scambiarsi pareri. Nel cuore della<br />

giornata, tra un calice e l’altro, a tavola si<br />

respira la voglia di sentirsi parte di una<br />

storia comune e condividere il lavoro<br />

fatto. Ognuno con i propri vini esprime<br />

sfumature diverse della stessa trama.<br />

Dai millesimati ai parcellari, passando<br />

per i monovitigno e le cuvèe fatte nella<br />

cantina della cooperativa: tutto si lega<br />

al medesimo filo rosso. Passione, dedizione,<br />

cura in vigna, precisione in cantina:<br />

Ambonnay è questo, ma non solo.<br />

In ogni sorso raccontato, ne corrisponde<br />

un altro pieno di mistero. Ed è nelle<br />

pieghe del non detto che si nasconde il<br />

fascino di questo villaggio in festa. Nello<br />

scorrere delle ore, scandite da formati<br />

di bottiglie sempre più grandi, arriva<br />

la sera. I bambini sono già a dormire,<br />

ma c’è chi ancora non vuole lasciar treminare<br />

la giornata. Nelle Crayères sotterranee,<br />

Ambonnay diventa un’unica<br />

grande cantina. Nei cunicoli fatti di quel<br />

gesso friabile tanto famoso si stappano<br />

grandi Vintage à la volée. Il tempo quasi


21<br />

si ferma. Sorsi inaspettatamente freschi<br />

e vivi svelano quel segreto fino ad ora taciuto:<br />

in quelle bottiglie i Vigneron nascondono<br />

la loro impronta immortale.<br />

L’unicità di Les Riceys,<br />

perla della Côte Des Bar<br />

La straordinaria bellezza della Champagne<br />

e dello Champagne è dettata dalla<br />

sua infinita variazione di sfumature: nel<br />

calice, nelle persone, nei territori. Esistono<br />

però zone nella patria delle bollicine<br />

francesi più amate al mondo, che sebbene<br />

non abbiano la medesima aurea di<br />

altre maggiormente celebrate nel corso<br />

del tempo, nondimeno rappresentano un<br />

tassello fondamentale per comprendere<br />

l’incredibile unicità del savoir-faire e<br />

della tradizione champenoise. Come nel<br />

caso di Les Riceys e del suo terroir, l’unico<br />

angolo di Champagne dov’è possibile<br />

trovare tutti e tre i vini che hanno creato<br />

il mito di questa grande terra: volti differenti<br />

di cosa significhi essere Vigneron<br />

qui, sul suo limitare, ormai quasi giunti<br />

alle porte della Borgogna. Siamo, infatti,<br />

lontani da Reims e da Epernay, in un fazzoletto<br />

di terra rimasto a lungo in bilico<br />

tra due regioni e due mondi. Gli stessi<br />

che poi è possibile ritrovare nel calice,<br />

proprio grazie a vini che vi nascono. Il<br />

borgo medievale di Les Riceys, con i suoi<br />

844 ettari di vigne, è oggi non soltanto il<br />

più grande comune viticolo della Champagne,<br />

ma anche l’unico a potersi fregiare<br />

delle tre Denominazioni della Aoc,<br />

ovvero l’omonima tipologia di bollicine,<br />

i Coteaux Champenois e il Rosé des Riceys.<br />

Situata sulle rocce calcare del Kimmeridgiano,<br />

intervallate da piccole valli<br />

strette e verdeggianti, la fisarmonica di<br />

colline forma un vero e proprio mosaico<br />

che gode di molteplici esposizioni.<br />

Ci troviamo nel regno del Pinot Noir,<br />

cui è dedicato oltre l’80% dei filari, ma<br />

in un territorio dove la vigna non appare<br />

immediatamente all’orizzonte. È una<br />

ricompensa da conquistare, incamminandosi<br />

lungo i boschi che abbracciano<br />

i pendii pazientemente curati nel corso<br />

dei secoli dagli uomini per coltivare la<br />

vite e dove fanno capolino, sparse qua<br />

e là, le “cadole”, rifugi di pietra circolari,<br />

tipici della zona di Bar-sur-Seine, che i<br />

vignaioli usavano un tempo come riparo.<br />

Poi, spazio a tutta la magia di suoli<br />

argilloso-calcareo della stessa natura di<br />

quello dei grandi cru di Chablis e alla<br />

possibilità di beneficiare di un sole che<br />

tutta la regione gli invidia: così, a Les<br />

Riceys prendono forma vini dall’anima<br />

elegante e leggera. Come detto, siamo<br />

in un territorio a lungo conteso tra due<br />

“confini”: la Borgogna e la Champagne, i<br />

cui rispettivi duchi e conti litigavano per<br />

accaparrarsi il vino dalle sue uve. Ed è<br />

così che questo Cru, bourguignonne sin<br />

dal 830, divenne champenois nel XIII<br />

secolo. Una dualità rimasta viva anche<br />

in seguito e ancora per lunga data, fino<br />

alla parola finale decretata nel 1927 con<br />

l’inserimento ufficiale dell’Aube e di<br />

Les Riceys nella denominazione Champagne.<br />

Un racconto, quello di questo<br />

angolo di Francia, che oggi vive, insieme<br />

ai suoi volti, anche in un docu-film<br />

firmato da Domaine Alexandre Bonnet,<br />

tra i maggiori protagonisti della rinascita<br />

della Côte des Bar dove vanta 47 ettari di<br />

vigne di proprietà, in collaborazione con<br />

TY Studio. È un legame, quello che unisce<br />

la Maison, parte dal 1998 del Gruppo<br />

Lanson Bcc, e la terra in cui è nata<br />

nel 1934, che oggi si fa omaggio all’anima<br />

e alla tradizione champenoise. Cosa<br />

rende unica la perla della Côte Des Bar<br />

sono innanzitutto i suoi uomini e donne,<br />

come testimonia un anno di riprese<br />

che attraversano le quattro stagioni di<br />

uno dei territori più indomiti e ancora<br />

incontaminati della Champagne. Una<br />

storia che si rinnova, vendemmia dopo<br />

vendemmia: grazie ad Arnaud, Eric,<br />

Jean Philippe, Didier, Patrice, Segolène e<br />

Charles, Laurent, Guy, Serges, Claudine,<br />

Alain e Irvin. I nomi che compongono<br />

una comunità dedita per il 90% al lavoro<br />

nelle vigne. I volti di chi vive la terra ogni<br />

giorno e ne raccoglie i frutti, che siano<br />

presidenti di una grande Maison come<br />

Domaine Alexandre Bonnet, l’uomo che<br />

ne cura i vigneti, l’enologo, la fioraia del<br />

paese, il primo cittadino o semplicemente<br />

chi circa 30 anni fa ha restaurato con<br />

le sue mani una delle antiche “cadole”, affinché<br />

la memoria fosse tramandata alle<br />

generazioni future. Il cortometraggio si<br />

conclude con il capitolo più importante:<br />

La Famille. Con la scena finale, un rurale<br />

e affollatissimo Déjeuner sur l’herbe, che<br />

vede la famiglia di Les Riceys ritrovarsi<br />

per festeggiare la fine della vendemmia,<br />

a testimoniare il legame indissolubile tra<br />

i vini e le bollicine più amate al mondo<br />

e quel heritage umano senza il quale lo<br />

Champagne e la Champagne non sarebbero<br />

quel che sono oggi.<br />

CHAMPAGNE


22<br />

CHAMPAGNE<br />

La Grande Dame Rosé 2015<br />

Veuve Clicquot<br />

Il debutto al ristorante Orma di Roma in abbinamento<br />

alle creazioni di chef Roy Caceres<br />

DI LUCA FIGINI<br />

Il ristorante Orma si trova a Roma, non lontano da stazione Termini. 10 minuti d’auto<br />

dalla parte dell’uscita di via Marsala, appena scesi dal treno; eppure, tanto basta per<br />

proiettarsi in un’altra città. Una zona (Rione XVI Ludovisi) fatta di villette e case curate,<br />

eleganti, aristocratiche. Nella giornata di sole in cui ha fatto il suo exploit La Grande<br />

Dame Rosé 2015 Veuve Clicquot, lo scenario offerto da Orma in abbinata al caldo<br />

sole di un calante inverno sembra quasi studiato da uno scenografo di Cinecittà. La location<br />

è una costruzione gialla Champagne, moderna e tradizionale al tempo stesso. L’ampia sala<br />

si apre su un concatenarsi e un riecheggiare di materiali nuovi (ampi vetri e vetrate, una<br />

cantina a vista elegantissima, un uso sapiente del legno e degli elementi più naturali) con cui<br />

si simpatizza fin da subito e ci si sente “a casa”, senza nemmeno rendersene conto. Il locale<br />

diventa simpatetico nel momento in cui si arriva alla terrazza che fa da tetto e si gode di una<br />

vista sui palazzi circostanti: un variopinto contorno elegante e curato, che rende il dehors<br />

perfetto per introdurre l’assaggio del nuovo Rosé con un magnifico Champagne La Grande<br />

Dame 2015 Veuve Clicquot. Servito alla temperatura ideale, così da impreziosirne le doti, è<br />

talmente piacevole e soave da preparare il palato agli abbinamenti dell’aperitivo. Come iniziare<br />

un concerto partendo da un dolce e armonioso assolo di archi che attiva i sensi e prepara<br />

alla grande overture. Ecco, in questo percorso gastronomico per accompagnare il debutto<br />

nell’alta società de La Grande Dame Rosé 2015 Veuve Clicquot, il maestro che ricorda molto<br />

Vivaldi come approccio, ma in stile gastronomico (vivacità, sperimentazione ed entusiasmo,<br />

sapientemente miscelati in un fluire di note accuratamente cesellate), è Roy Caceres.<br />

Lo chef di Orma propone una cucina nel quale l’elemento vegetale è al centro, supportato da<br />

proteine e da lavorazioni che lo enfatizzano: esperienze palatali, nelle quali s’innestano un<br />

fluire organico di anguilla e filetto di pecora. Ma non siamo ancora seduti a tavola, per godere<br />

degli abbinamenti tra Champagne e piatti dello chef. Stiamo ora sorseggiando La Grande<br />

Dame Rosé 2015, lanciato a livello mondiale e che vuole essere un “omaggio a Madame<br />

Clicquot”. Didier Mariotti, chef de cave di Veuve Clicquot, spiega (ed è bene ribadirlo) che<br />

“in ogni bottiglia è profusa l’energia e l’entusiasmo tramandati da Madame Clicquot, sommate<br />

a eleganza e a una costante ricerca della qualità e dell’eccellenza”. Per esempio, Mariotti<br />

sottolinea che il vino rosso utilizzato per l’assemblaggio del Rosé 2015 deriva dallo storico<br />

appezzamento denominato “Clos Colin” a Bouzy, scelto proprio da Madame Clicquot per<br />

le sue caratteristiche uniche. La parcella, a differenza di altri appezzamenti nella medesima<br />

regione, non poggia su una base di calcare bensì prima di questo strato ci sono livelli di<br />

argilla e sabbia. In più, è generosamente soleggiata: questo permette di ottenere un’uva di<br />

alta qualità e differente per sapore (tannini strutturati) per via del migliore drenaggio della<br />

vite. Il risultato è un assemblaggio davvero unico di Pinot Noir, Chardonnay e vino rosso<br />

che conferisce a La Grande Dame Rosé 2015 Veuve Clicquot note fresche, ampie e fruttate<br />

(frutti rossi), con una interessante armoniosità di sapori e una presenza sul palato armoniosa,<br />

ideale tanto per essere gustato da solo quanto per essere abbinato a piatti ambiziosi<br />

e strutturati, come nel caso di quelli proposti dal ristorante Orma. Lo chef Roy Caceres ha<br />

studiato un menu accuratamente scandito da sapori che andassero a enfatizzare le peculiarità<br />

di ogni Champagne di Veuve Clicquot abbinato alla portata. Così un antipasto totalmente<br />

vegetale e stupefacente per le sensazioni di gusto e accostamento è stato abbinato a La<br />

Grande Dame Rosé 2015 x Paola Paronetto. Il raviolo, anguilla, caviale e farro tostato è stato<br />

una sorpresa. Quadrato all’esterno, “rotondo” all’intero. Leggendo sul menu che la pasta è<br />

stata farcita con anguilla, la curiosità ha il sopravvento. E invece si assaggia un nucleo, certo<br />

salmastro e acidulo, ma fresco e perfettamente compensato rispetto al forte sapore “minerale”<br />

dell’anguilla. L’accostamento con La Grande Dame 2012 Magnum è geniale: le due lievi<br />

acidità si compensano ed esplodono in bocca in un sontuoso e pieno effetto quasi fluido,<br />

intenso e completo. Il filetto di pecora abbinato a La Grande Dame Rosé 2008 Jéroboam (in<br />

formato da 3 litri) è quasi l’opposto del precedente e questo contrasto tra acqua e terra, assaporando<br />

una carne tenera e aromatizzata con la ‘nduja porta alla freschezza mediterranea<br />

dei piatti di carne, poco lavorati ma molto strutturati. Infine, il platano con kefir e mirtilli,<br />

croccante, chiude questo viaggio tra vari ambienti (vegetale, fluido e terroso) ritornando a<br />

La Grande Dame Rosé 2015 Veuve Clicquot, protagonista della giornata, che mostra la sua<br />

versatilità (vero punto di forza di questo Champagne Rosé, per cui lo consigliamo) con un<br />

dolce esotico che celebra anche le origini di Roy Caceres, una sorta di firma culinaria.


23<br />

Nasce Excellence Srl<br />

SIDI<br />

Società Italiana Distributori<br />

e Importatori<br />

Citofonare<br />

Masciarelli:<br />

nuova casa in centro a Milano<br />

per la cantina abruzzese<br />

“Citofonare Masciarelli”. Al primo piano di Corso Magenta<br />

30, a Milano, sorge ora Casa Masciarelli, il nuovo<br />

spazio multifunzionale di Masciarelli Tenute Agricole.<br />

L’azienda vitivinicola abruzzese rafforza in questo<br />

modo il suo rapporto con la città meneghina e ha aperto<br />

una venue, progettata dall’architetto d’interni Alberto<br />

Nespoli di Eligo Studio, che funge da pied-à-terre<br />

per i referenti della cantina: luogo di lavoro, ideale per<br />

meeting, degustazioni ed eventi stampa, ma anche di<br />

condivisione delle migliori bottiglie per tutti gli amici<br />

di Masciarelli.<br />

Le Manzane: nel futuro,<br />

non solo bollicine con il<br />

Pinot Grigio Doc<br />

delle Venezie<br />

Le Manzane guarda al futuro oltre il Conegliano Valdobbiadene<br />

Prosecco Superiore Docg, con i nuovi ettari<br />

della tenuta trevigiana che non saranno destinati alla<br />

coltivazione dell’uva Glera, ma di Incrocio Manzoni<br />

o Manzoni Bianco e di Merlot.<br />

Inoltre, sempre in tema di<br />

vino fermo, la grande novità<br />

di questo inizio <strong>2024</strong> è l’accordo<br />

di locazione di lungo<br />

periodo siglato dalla famiglia<br />

Balbinot per 12,5 ettari di<br />

Pinot Grigio Doc delle Venezie.<br />

Cambio di forma giuridica per<br />

Società Excellence: il club<br />

dei più importanti importatori<br />

e distributori d’Italia, il<br />

cui giro d’affari è oggi oltre<br />

i 330 milioni di euro, si trasforma<br />

in società di capitali.<br />

Matrimonio tra Cantine Riondo<br />

e Casa Vinicola Sartori 1898:<br />

nasce<br />

Collis Heritage SpA<br />

Un nuovo gigante fa capolino all’interno del panorama<br />

del vino veneto. Il matrimonio tra Cantine Riondo e Casa<br />

Vinicola Sartori 1898 ha dato vita a Collis Heritage SpA,<br />

newco che entra a far parte di un Gruppo che si trasforma<br />

in una delle prime 10 realtà di settore in Italia. L’operazione<br />

tecnicamente si configura come una “Fusione per<br />

incorporazione” all’interno di Collis<br />

Veneto Wine Group e vedrà la<br />

nuova entità costituita gestire<br />

la commercializzazione dei<br />

brand nel mondo, mettendo<br />

insieme 40 milioni di bottiglie<br />

sul fronte produttivo e<br />

100 milioni di euro di fatturato.<br />

E ancora...<br />

Cantine Riunite & Civ si conferma leader del vino italiano:<br />

il Gruppo supera i 700 milioni di euro. Feudi di<br />

San Gregorio: addio a Marennà, apre il nuovo ristorante.<br />

Cantina Urbana: 2023 a quota 1,3 milioni di euro,<br />

ora l’estero. Asti Docg: produzione 2023 giù, prove tecniche<br />

di Spumante Rosé. Terre Cevico: il nuovo presidente<br />

è Franco Donati. Versante Sud Etna Bianco Doc<br />

2021: un nuovo vino per Serafica. Doc Delle Venezie:<br />

+2% imbottigliato nel 2023, Stefano Sequino nuovo direttore<br />

del Consorzio. Tedeschi apre le porte dell’archivio<br />

di famiglia. Ezio Rivella: addio a uno dei padri del<br />

vino italiano e del Brunello. Cocchi al primo posto nella<br />

classifica dei migliori Vermouth. Guillaume Deglise<br />

nuovo direttore generale di Champagne<br />

Henriot. Vino al supermercato:<br />

2023 anno dello<br />

spumante low cost Charmat<br />

non Prosecco, consumi a<br />

-8% sul 2019. Federvini:<br />

il lavoro delle filiere socie<br />

“vale” l’1,5% del PIL nazionale.<br />

Santa Margherita: nuova<br />

bottiglia in limited edition<br />

per l'Inter<br />

Una nuova limited edition dedicata alla squadra<br />

nerazzurra. A firmarla è ancora una volta<br />

Santa Margherita, che ha rinnovato la partnership<br />

che lega li storico marchio veneto, in<br />

qualità di Official Wine Partner, all’FC Internazionale<br />

Milano. Una collaborazione iniziata<br />

con una Magnum celebrativa in occasione del<br />

19esimo Scudetto, poi proseguita,<br />

all’insegna dell’eccellenza made in<br />

Italy, con lo straordinario successo<br />

della capsule collection dedicata<br />

alla stagione 2022/2023 che ha accompagnato<br />

i brindisi dei tifosi per<br />

le vittorie della squadra guidata da<br />

Simone Inzaghi. Ora, la speranza<br />

che, nell’ultimo weekend di maggio,<br />

il capitano Lautaro Martinez<br />

e compagni possano nuovamente<br />

far saltare i tappi dell’iconico<br />

Valdobbiadene Prosecco<br />

Superiore Docg Brut per festeggiare<br />

la seconda stella<br />

nella storia della squadra<br />

milanese. Un brindisi<br />

speciale, all’insegna<br />

di una edizione limitata<br />

che si rifà il look<br />

con un’inedita veste<br />

tutta da scoprire. Colori,<br />

simboli e pattern<br />

che da sempre caratterizzano<br />

l’universo<br />

del club nerazzurro<br />

adornano la nuova<br />

bottiglia e il suo astuccio<br />

coordinato. Fiore<br />

all’occhiello del nuovo<br />

pack, la cui realizzazione<br />

è stata coordinata da Cinzia Coderin, product<br />

manager di Santa Margherita, è l’etichetta luminescente<br />

su cui si staglia l’iconico Biscione<br />

– simbolo del Club milanese – che, sinuoso,<br />

avvolge lo stemma della squadra. Il risultato<br />

è un prodotto ricercato<br />

ed elegante che testimonia<br />

la lunga<br />

storia costellata di<br />

successi dei due<br />

Brand, uniti dalla<br />

comunanza di intenzioni,<br />

obiettivi e valori.<br />

TITOLI DI CODA


24<br />

DISTILLATI – LIQUORI – AMARI<br />

Un nuovo Gin, ecosostenibile, da<br />

materia prima bio e filiera interamente<br />

controllata: una rarità quando si parla<br />

di alcol. La famiglia Magliocco, produttrice<br />

del noto whiskey americano<br />

Michter’s, lancia sul mercato Farmer’s<br />

Reserve Strength Gin. Un prodotto che<br />

richiama a un progetto che nel nome<br />

ha il proprio biglietto da visita. Per un<br />

racconto del forte legame tra la distilleria<br />

e gli agricoltori di Springs Mill<br />

nell’Idaho, fornitori dei grani biologici<br />

per la produzione dell’alcol di base di<br />

Farmer’s Gin. Questa una delle peculiarità<br />

più significative: le marche che<br />

controllano interamente la filiera, autoproducendo<br />

l’alcol da cui inizia il processo<br />

produttivo, sono davvero poche<br />

nel mondo; Farmer’s Gin può passare<br />

dal chicco al bicchiere in appena una<br />

settimana, prodotto con la massima<br />

attenzione in piccoli lotti, utilizzando<br />

botaniche meticolosamente selezionate<br />

– ginepro, fiori di sambuco, citronella,<br />

coriandolo, radice di angelica, bocciolo,<br />

arancia, lime – e cereali non Ogm<br />

coltivati localmente.<br />

Maison Ferrand e West Indies<br />

Rum Distillery lanciano il<br />

nuovo Planteray Cut and Dry<br />

Coconut, un Rum artigianale,<br />

100% proveniente dalle Barbados,<br />

infuso con cocco locale. È<br />

il primo a marchio Planteray,<br />

evoluzione del precedentemente<br />

noto Plantation. Il risultato di<br />

quattro anni di sperimentazione,<br />

perfetto equilibrio tra l’infuso<br />

naturale di cocco e il Rum delle<br />

Barbados. Dal gusto rotondo,<br />

spiccano gli aromi di latte di cocco,<br />

vaniglia, banana e zenzero<br />

verde, con tocchi morbidi di<br />

melassa e fresche note erbacee.<br />

Il finale è lungo con richiami di<br />

cocco, vaniglia e pepe. Un prodotto<br />

100% delle Barbados, che<br />

nasce dalla collaborazione con il<br />

Caribbean Agricultural Research<br />

and Development Institute<br />

(Cardi) e il programma Alliances<br />

for Action dell’International<br />

Trade Center, per sostenere il<br />

lavoro degli agricoltori locali,<br />

la crescita del settore agricolo e<br />

l’agricoltura sostenibile.<br />

Whisky Talisker presenta la limited edition Talisker<br />

x Parley: Wilder Seas, la nuova collaborazione tra il<br />

Single Malt dell’isola di Skye e Parley for the Oceans,<br />

l’associazione no profit attiva nella tutela e salvaguardia<br />

degli oceani, a cui il celebre distillato scozzese si lega<br />

impegnandosi a restituire alla natura oltre 100 milioni di<br />

metri quadri di foreste sottomarine. È il primo prodotto dalla<br />

distilleria che viene affinato in casse per cognac XO di legno<br />

di quercia francese – un unicum nella produzione Talisker – creando<br />

un Whisky ricco e complesso con gradazione alcolica di 48,6% Vol. Dal<br />

corpo pieno, questo distillato setoso riesce a bilanciare la dolcezza con le note salate, affumicate e<br />

fruttate che lo compongono, in un crescendo di sentori di spezie, per un finale lungo e leggermente<br />

asciutto. L’aggiunta di un goccio d’acqua fa emergere una nota affumicata che renderà l’esperienza<br />

di degustazione ancor più sorprendente, ideale in purezza ma anche miscelato.<br />

Oltre il Vallo Grappa Invecchiata Distillerie Berta è un inedito<br />

viaggio tra le Highlands e il Monferrato, frutto della collaborazione<br />

tra la realtà di Mombaruzzo (Asti) fondata nel 1947 da Paolo<br />

Berta e Diageo. Così, la passione artigianale della famiglia piemontese<br />

s’incontra con la maestria della migliore tradizione scozzese.<br />

Le botti arrivano, come evidenzia il nome, da oltre il Vallo<br />

di Adriano, selezionate ad una ad una dalle più antiche distillerie<br />

del Paese: Lagavulin, Caol Ila e Mortlach, nomi che hanno fatto<br />

e fanno la storia del whisky scozzese. Per una grappa invecchiata,<br />

con gradazione 43% Vol., complessa, delicata, in cui profumi<br />

spaziano dalle note di vinaccia, uva passa, frutta secca e mandorla<br />

e un finale dal leggero sentore di fumo, torba e malto.


25<br />

cardamomo e cannella, ha il gusto ricco di una tradizionale<br />

crema di liquore, ma ha l’unicità di essere<br />

trasparente, è prodotto solo con ingredienti di origine<br />

vegetale, senza glutine e con quasi metà delle calorie,<br />

ed è estremamente versatile, perfetto sia da solo che<br />

miscelato. Senza contare la sua forte attenzione per<br />

la sostenibilità: oltre ad essere carbon neutral e ad<br />

applicare pratiche sostenibili, Wild-Arbor intensifica<br />

l’impegno per la riduzione del carbonio piantando<br />

almeno un albero per ogni bottiglia venduta. Disponibile<br />

esclusivamente per il canale Horeca, Wild-Arbor<br />

sarà distribuito in Europa a partire dall’Italia,<br />

con un primo test già in corso nell’area di Firenze.<br />

Nasce Compagnia Italiana<br />

del Whisky: esordio con<br />

il lancio di Ruadh Mhor<br />

Rinaldi 1957:<br />

Valentina Ursic nuova<br />

direttrice marketing<br />

Prime Uve Cup:<br />

Matteo Cassan vince<br />

l’edizione inaugurale<br />

Con oltre due decenni di esperienza nel settore dei<br />

vini e degli Spirits, sia in Italia sia all’estero, Valentina<br />

Ursic assume il ruolo di direttrice marketing presso<br />

Rinaldi 1957, l’azienda con sede a Bologna specializzata<br />

nella distribuzione nazionale di bevande alcoliche.<br />

Il suo ingresso coincide con gli obiettivi aziendali<br />

dichiarati per il <strong>2024</strong>, che mirano al potenziamento<br />

del settore vinicolo e all’espansione della gamma di<br />

spiriti. A supporto della nuova direttrice marketing<br />

Rinaldi 1957 in questo processo di innovazione del<br />

portfolio e della visione aziendale, ci sono Monica<br />

Traversa, nuova Senior Brand Manager, Valentina<br />

Tamburi, Brand Manager, e i Brand Ambassador Paolo<br />

Vercellis e Carmen Popa.<br />

Le creme di liquore<br />

Wild-Arbor in Europa<br />

grazie a Stock Spirits Italia<br />

Stock Spirits Italia, la storica azienda italiana, oggi tra<br />

i leader nel settore dei liquori nell’Europa Centro-Orientale,<br />

che produce e commercializza Spirits e distribuisce<br />

a livello globale un’ampia gamma di marchi di<br />

alta qualità, ha siglato una partnership con The Reformed<br />

Spirits Company Ltd, l’innovativa azienda dietro<br />

a brand leader di categoria globali come Reyka vodka<br />

(ex Pölstar Vodka), la gamma di toniche Fever-Tree e<br />

il gin Martin Miller’s, segnando una vera e propria pietra<br />

miliare nel settore: le due società uniscono infatti<br />

le forze per introdurre sul mercato europeo Wild-Arbor,<br />

la gamma di creme di liquore trasparenti. Disponibile<br />

nelle varianti “Original”, “Magic of Equinox”<br />

con ciliegia e mandorla e “Secrets of Solstice” con<br />

Metti il grande palcoscenico della città di Venezia.<br />

Metti alcuni dei migliori bartender italiani a sfidarsi a<br />

colpi di cocktail originali. Metti creazioni nel bicchiere<br />

che esaltano Prime Uve, il distillato d’uva intera sofficemente<br />

pressata, fermentata e sottoposta a distillazione<br />

a bagnomaria sottovuoto per preservare delicatezza<br />

ed aromi primari. Un prodotto che non soltanto onora<br />

oltre un secolo di storia e cinque generazioni di Distilleria<br />

Bonaventura Maschio, ma che da oggi, con la<br />

sua nuova veste, si fa sempre più protagonista dell’universo<br />

mixology. Insieme al trionfatore Matteo Cassan<br />

da Robegano (Venezia), sul podio di Prime Uve Cup,<br />

competition andata in scena il 29 gennaio all’interno<br />

del locale Il Mercante, un cocktail bar dal sapore moderno<br />

all’interno dello storico Caffè dei Frari risalente<br />

al 1850, a salire sono stati Tommaso Bulegato da Casale<br />

sul Sile (Treviso) seguito dal “padrone di casa”, Marco<br />

Favretto (Il Mercante) di Venezia. A venire assegnato<br />

è stato anche uno speciale Premio della Stampa, tra<br />

i cui giurati siamo figurati anche noi di <strong>WineCouture</strong>,<br />

andato a Pierluigi Soccodato del Blind Pig di Roma.<br />

Meregalli Spirits firma<br />

un accordo di distribuzione<br />

con Martini & Rossi<br />

Il Gruppo Meregalli ha firmato un importante accordo<br />

di distribuzione con Martini & Rossi, il rinomato marchio<br />

di liquori di proprietà della famiglia Bacardi. A partire<br />

dal 1° gennaio <strong>2024</strong>, Meregalli Spirits è diventato<br />

il distributore ufficiale di alcuni prestigiosi marchi di<br />

Martini & Rossi, tra cui il Rum Santa Teresa, gli Scotch<br />

Whisky Craigellachie e Aberfeldy, il Bourbon Angel’s<br />

Envy e il Tequila Gran Patròn Burdeos.<br />

Imprimere un’attitudine contemporanea ad un prodotto<br />

tradizionale per renderlo facilmente apprezzabile<br />

da un pubblico non solo di esperti, ma anche di<br />

appassionati: è questa la filosofia che anima la neonata<br />

Compagnia Italiana del Whisky e che dà vita al suo<br />

primo imbottigliamento, Ruadh Mhor, un innovativo<br />

single malt che sarà distribuito<br />

da Partesa, azienda di primo<br />

livello in Italia nei servizi di<br />

vendita, distribuzione, consulenza<br />

e formazione per<br />

il canale Horeca, che già<br />

distribuisce i vini del suo<br />

fondatore: Davide Fregonese.<br />

Antichi vini e liquori<br />

trevigiani: il progetto<br />

di Loredan Gasparini<br />

Un nuovo progetto dedicato alla riscoperta degli antichi<br />

vini e liquori trevigiani. È l’avventura lanciata da Lorenzo<br />

Palla, figlio di Giancarlo Palla, titolare dell’azienda Loredan<br />

Gasparini e della società di importazione e distribuzione<br />

Venegazzù Vini. “Un viaggio per assaporare le storie<br />

e i sapori di un tempo che oggi si rinnovano toccando<br />

anche il mondo della mixology”, spiega. Per un impegno<br />

che mira alla valorizzazione del Venegazzù, unica sottozona<br />

della Doc Montello, dell’Asolo Prosecco Docg, di cui<br />

la Loredan Gasparini è stata prima produttrice, ma anche<br />

del liquore di Ribes Nero Farfalla<br />

Rossa e Piera Dolza, il Tochiato<br />

di Fregona Docg, realizzati rispettivamente<br />

da Nicolò Gera<br />

e dalla Cantina Produttori<br />

di Fregona, liquori e vini che<br />

la famiglia Palla promuove e<br />

commercializza.<br />

DISTILLATI – LIQUORI – AMARI


26<br />

DISTILLATI – LIQUORI – AMARI<br />

Spirits: un mondo<br />

che cambia<br />

Indagine sull’evoluzione di un settore e le novità<br />

che coloreranno il <strong>2024</strong><br />

DI IRENE FORNI<br />

Il settore degli Spirits ha attraversato un periodo<br />

di significativa evoluzione e adattamento nel corso<br />

degli ultimi anni. Fattori quali le preferenze<br />

dei consumatori, le tendenze di consumo e gli<br />

impatti economici hanno plasmato il panorama<br />

attuale e gettato le basi per ciò che possiamo attenderci<br />

nel futuro prossimo. Siamo stati testimoni di un’espansione<br />

della gamma di prodotti disponibili, con<br />

l’innovazione che ha spinto l’industria verso nuove<br />

frontiere. Dall’emergere di distillati artigianali e locali<br />

alla crescente popolarità di prodotti Premium e di<br />

lusso, fino all’importante interesse verso la mixology<br />

da parte dei consumatori. Insomma, un insieme di elementi<br />

che fanno ben pensare quando si guarda a quelli<br />

che saranno i trend e le opportunità di crescita del<br />

settore in questo <strong>2024</strong>. Ecco perché, ancora una volta,<br />

per avere una visione più chiara abbiamo coinvolto alcune<br />

delle distribuzioni più importanti nel panorama<br />

italiano e i loro diretti rappresentanti chiedendo loro<br />

un’analisi su quello che è stato il mercato degli Spirits<br />

nel 2023 e cosa si aspettano dal <strong>2024</strong>.<br />

Partesa tra Gin Premium e riscoperta dei grandi<br />

classici dell’aperitivo italiano<br />

Iniziamo la nostra indagine con le parole dell’amministratore<br />

delegato di Partesa, Massimo Reggiani: “Dopo<br />

la pandemia abbiamo assistito a un vero e proprio exploit<br />

del mondo Spirits, guidato dai trend della miscelazione<br />

e dalla domanda di prodotti di qualità<br />

superiore. Negli ultimi mesi il mercato<br />

sta vivendo una fase di assestamento,<br />

ma la miscelazione di qualità continua<br />

ad attrarre sempre più consumatori<br />

e cresce il numero di locali<br />

che si sono dotati di un’offerta<br />

di drink che va dall’aperitivo al<br />

dopocena, con un’offerta trasversale<br />

a diverse tipologie di punti<br />

di consumo. Guardando ai prodotti,<br />

a fare la parte del leone è il<br />

Gin Premium, primo distillato a<br />

volume e a valore, con gli Spirits<br />

a base Agave che si confermano<br />

una sua apprezzata alternativa nel<br />

mondo dei White Spirits. La riscoperta<br />

dei grandi classici dell’aperitivo<br />

italiano – come Negroni<br />

e Americano – sostiene invece<br />

la crescita di Vermouth Premium e<br />

di Bitter. Rileviamo, infine, un interessante ritorno del<br />

Whisky in miscelazione, in particolare Bourbon e Irish,<br />

e sempre di elevata qualità”. Per il <strong>2024</strong> sono tante<br />

le novità in casa Partesa. “Abbiamo da poco presentato<br />

la Premium Collection della nostra linea di Spirits private<br />

label Liq.ID. La Premium Collection si compone di<br />

quattro referenze pensate appositamente per soddisfare<br />

le richieste di consumatori sempre più attenti ed esigenti,<br />

in cerca di referenze di qualità superiore capaci di<br />

regalare un vero e proprio viaggio sensoriale. Sono Gal<br />

41, il London Dry Gin con luppoli selezionati, Amarottanta,<br />

un amaro con 80 erbe e spezie da tutto il mondo,<br />

Vermouth Torino, un vermouth classico arricchito dalle<br />

aromatiche artemisie, e Bitter, con protagonista la genziana<br />

e una nota amaricante”.<br />

Pellegrini S.p.A. scommette sul Mezcal<br />

A confermare che il mondo degli Spirits si stia<br />

facendo davvero strada è anche la voce di Davide<br />

Monorchio, responsabile distillati della<br />

distribuzione Pellegrini S.p.A., il quale ci racconta<br />

le novità a catalogo dell’azienda bergamasca:<br />

“Alla fine del 2023 abbiamo inserito<br />

a catalogo un altro importante tassello<br />

al nostro progetto di ampliamento dell’offerta<br />

Pellegrini sul versante dei distillati.<br />

Abbiamo il piacere di presentare in Italia<br />

il Mezcal Lokita, prodotto nella provincia<br />

di Oxaca dalla mano sapiente di Arturo<br />

Martinez, maestro mezcalero di terza generazione.<br />

I distillati di Agave sono molto<br />

conosciuti nel mondo, prevalentemente<br />

attraverso il Tequila. Ma cos’è il Tequila<br />

se non una delle innumerevoli varianti di<br />

Mezcal? Distillato antico, forse il primo in


27<br />

assoluto prodotto nel Nuovo Mondo, il Mezcal ha un disciplinare<br />

che è entrato in vigore solo nel 2017. La produzione<br />

di Lokita segue le regole del Mezcal artesanal:<br />

dalla raccolta manuale dell’Agave, alla cottura delle pias<br />

in forni tronco-conici scavati nel terreno, alla premitura<br />

delle stesse attraverso i tahona, molini tradizionali a<br />

pietra lavica, fino alla doppia (o tripla) distillazione in<br />

alambicchi discontinui in rame senza colonna di frazionamento.<br />

L’Agave più giovane viene raccolto a otto anni<br />

di età e dà vita al Mezcal Lokita Espadin 8 Anos, il prodotto<br />

più fresco, fruttato della gamma, un ottimo punto<br />

di partenza per conoscere questo distillato dalla tradizione<br />

centenaria. In Messico il Mezcal è spesso servito<br />

liscio, in piccole tazze di ceramica, senza sale e limone<br />

ma non dubito che i bartender italiani ne sapranno fare<br />

un uso creativo”.<br />

Gin, Amari e Whisky: l’analisi sui trend di<br />

Proposta Vini<br />

Le tante novità nei cataloghi confermano la crescita del<br />

settore e ne disegna un quadro ben lieto e dello stesso<br />

avviso è anche Antonio Beneforti, esperto selezionatore<br />

di Proposta Vini che ci regala un’accurata analisi sulla<br />

crescita di alcuni prodotti del mondo Spirits: “Proposta<br />

Vini offre oggi un’accurata selezione di 78 piccole realtà<br />

artigianali del mondo della distillazione e 95 referenze<br />

selezionate. I prodotti più in crescita e in fase di ritorno<br />

alla gloria sono senza dubbio il Gin, gli Amari e il<br />

Whisky. Dopo un periodo di sperimentazioni con Gin<br />

eccentrici, il <strong>2024</strong> segnerà un ritorno al classico, al Gin<br />

autentico che incarna il puro sapore di Ginepro, un’eleganza<br />

intramontabile e una tradizione che ha plasmato<br />

il palato italiano. Emerge poi con forza la tendenza del<br />

Gin fruit: questo particolare stile, arricchito da aromi<br />

fruttati, sta guadagnando popolarità in modo significativo.<br />

L’Italia, con la sua diversità territoriale, rappresenta<br />

un autentico tesoro per la produzione di Gin, il<br />

<strong>2024</strong> si profila dunque come un anno questo prodotto,<br />

tornando alle sue radici, esplorerà nuove sfumature,<br />

creando connessioni più profonde con la tradizione<br />

tricolore. Parlando di Amari, invece, possiamo dire che<br />

stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione nel<br />

mondo dell’Amaro artigianale, un fenomeno che si sta<br />

manifestando in modo significativo, e in particolare nel<br />

90% dei casi proprio in Italia, dove questa tradizione ha<br />

radici profonde. Tuttavia, nonostante la vasta gamma di<br />

nuove ricette che emergono, a differenza di altri settori<br />

come il vino o il Gin, manca ancora un prodotto che<br />

emerga come l’icona per eccellenza nella proposta artigianale<br />

italiana. Questo vuoto rappresenta un terreno<br />

fertile per nuove creazioni, mantenendo sempre saldo<br />

il legame con la tradizione italiana che il consumatore<br />

apprezza e abbraccia. Infine, troviamo il Whisky con un<br />

mercato in espansione a livello globale e un aumento sia<br />

nella produzione che nel numero di consumatori. Non<br />

solo distillerie in luoghi iconici come la Scozia, ma anche<br />

in ogni angolo del mondo, Italia compresa, stanno<br />

vedendo la luce. I consumatori di Whisky stanno subendo<br />

una trasformazione demografica, coinvolgendo non<br />

solo gli intenditori più anziani, ma anche i giovani che<br />

stanno iniziando a esplorare questo affascinante mondo.<br />

Una delle chiavi di questo successo è la versatilità<br />

del Whisky, perfetto per essere miscelato nei più classici<br />

e conosciuti cocktail: questa caratteristica consente di<br />

trasmettere non solo il prodotto in sé, ma anche la passione<br />

e la cultura del mondo che lo circondano”.<br />

Spirits&Colori: arrivano il Rum di Ernest<br />

Hemingway e l’Amaro Lucano alcol free<br />

La nostra carrellata prosegue con le parole di Dick Ten<br />

Voorde, titolare di Vino & Design: “Il 2023 si è concluso<br />

con risultati soddisfacenti, specie per la costante ricerca<br />

ed attenzione che contraddistingue la nostra selezione.<br />

Ci riteniamo una realtà molto dinamica che, oltre al<br />

lato Wine, ha saputo ben performare anche nella parte<br />

Spirits con Spirits&Colori, dove il mondo dei distillati<br />

ha portato grandi novità. Recentemente abbiamo fatto<br />

degustare Tequila Rose, l’originale crema di fragole a<br />

base del famoso distillato. Ha colpito anche Papa’s Pilar<br />

Rum, un’etichetta altrettanto speciale che nel 125esimo<br />

anniversario della nascita di uno dei più grandi scrittori<br />

di tutti i tempi, Ernest Hemingway, rende maggio alle<br />

avventure del grande autore e nasce dal reale coinvolgimento<br />

della famiglia dello scrittore. La nostra attenzione<br />

è anche per l’Italia e la sua grande tradizione, dando<br />

spazio anche a prodotti innovativi, ma sempre in linea<br />

con il rispetto delle origini: lo dimostra l’introduzione<br />

a catalogo di Lucano Amaro Zero e Giass Gin, le nuove<br />

etichette del portfolio Lucano 1894. Lucano Amaro<br />

Zero, lanciato per la prima volta nel 2022, è una rivoluzionaria<br />

interpretazione alcol free del celebre Amaro<br />

Lucano. Infine, Gin Giass, l’ultima recente acquisizione<br />

del Gruppo Lucano, è un Dry Premium Gin realizzato<br />

con 18 componenti botaniche e ingredienti naturali,<br />

senza l’aggiunta di nessun elemento artificiale. A breve<br />

seguiranno altre importanti novità che presenteremo<br />

nel corso dell’anno”.<br />

Compagnia dei Caraibi: cresce il segmento<br />

Premium e Prestige Plus<br />

La nostra rassegna prosegue con la voce di Fabio Torretta,<br />

general manager Compagnia dei Caraibi: “Il contesto<br />

generale, segnato dal rallentamento dell’economia e dal<br />

perdurare dell’inflazione, ha avuto una ripercussione<br />

anche sui comparti Wine & Spirits. La tenuta del segmento<br />

Spirits è stata buona; nel corso del 2023 abbiamo<br />

visto emergere nuove sfide. Nei primi nove mesi dell’anno<br />

la spesa ha visto un incremento di 2,5 miliardi di euro<br />

rispetto all’anno precedente; si sono registrate crescite<br />

anche nel numero di visite (+0,7%) concentrate soprattutto<br />

nel momento aperitivo (+3% presenze, +5% valore)<br />

mentre sono diminuite le occasioni di consumo del<br />

dopocena. La crescente consapevolezza dei consumatori<br />

su questa categoria merceologica sposta sempre più le<br />

vendite sugli spiriti messicani alternativi: Sotol, Raicilla,<br />

Bacanora. Trend in crescita anche per il mercato del<br />

Gin che prevede anche per i prossimi anni una crescita<br />

a valore del 5,8% e a volume del 5,3%. Una performance<br />

positiva che ci accompagna da anni e che oggi vede protagoniste<br />

le categorie di Gin Prestige e Premium. Resta<br />

evidente, e trasversale su tutte le categorie Spirits, la tendenza<br />

alla premiumizzazione, con una crescita a doppia<br />

cifra prevista nei prossimi anni a valore e volume, per il<br />

segmento Prestige Plus, rispettivamente a 11,6% e 11%.<br />

Nel <strong>2024</strong>, a primavera, presenteremo il nuovo catalogo<br />

di Compagnia dei Caraibi: come ogni anno, il momento<br />

sarà occasione per introdurre il nostro portfolio di<br />

Spirits Premium e Super-Premium provenienti da tutto<br />

il mondo. La selezione <strong>2024</strong> rafforzerà ancora più la<br />

nostra posizione come player di successo nella ricerca e<br />

importazione in esclusiva di prodotti e delle storie che<br />

raccontano, in linea con i propri valori fondanti di sostenibilità<br />

ambientale e sociale. Oltre ai brand già consolidati<br />

importati e distribuiti in esclusiva sul mercato italiano,<br />

come Citadelle, Planteray Rum e Saigon Baigur,<br />

e i brand di proprietà, come Elephant Gin e Carlo Alberto,<br />

avremo alcuni nuovi ingressi per i segmenti Rum,<br />

Gin e Low Alcol. Resta a focus anche il comparto delle<br />

Agavi per il consumo liscio o per l’alta miscelazione”.<br />

Moët Hennessy Italia: focus sulle limited edition<br />

“Il 2023 è stato un anno ricco di soddisfazioni per il<br />

nostro portfolio distillati, nel mondo e in Italia”, chiosa<br />

Flavia Di Giustino, responsabile marketing portafoglio<br />

distillati Moët Hennessy Italia. “Questo settore ha continuato<br />

a evolversi attraverso la presentazione al mercato<br />

di edizioni speciali – soprattutto con riferimento alla nostra<br />

divisione Whisky, si pensi alla continua sperimentazione<br />

promossa dalla distilleria di Ardbeg – e il lancio<br />

di veri e propri nuovi prodotti che hanno rappresentato<br />

delle innovazioni non solo per noi, in quanto azienda,<br />

ma per l’industria stessa. Mi riferisco, per esempio, a Belvedere<br />

10: la nuova Luxury Vodka by Belvedere che vuole<br />

rivoluzionare le regole del settore e porsi come game<br />

changer grazie all’unicità del liquido, del suo profilo organolettico<br />

e della silhouette dall’ispirazione brutalista,<br />

che rendono omaggio all’anno di fondazione della distilleria,<br />

il 1910, promettendo al consumatore un’esperienza<br />

di gusto senza precedenti. Ma da citare è anche Eminente,<br />

il nuovo Rum cubano prodotto dal più giovane<br />

Maestro Ronero dell’isola, César Martí, che si è presentato<br />

con Gran Reserva, un nuovo invecchiamento che arricchisce<br />

il range del marchio lanciato da pochi anni sul<br />

mercato”. Un anno intenso e ricco di emozioni per Moët<br />

Hennessy Italia, dunque. “Un anno sfidante se pensiamo<br />

ai trend di mercato che lo hanno caratterizzato”, prosegue<br />

Di Giustino. “La frammentazione di alcune categorie di<br />

Spirits ci mette davanti a un’arena sempre più competitiva;<br />

dall’altra parte, abbiamo un consumatore sempre più<br />

informato ed educato al bere bene, che è caccia di continue<br />

nuove esperienze di consumo ed è sempre più difficile<br />

da stupire e mantenere fedele al brand. La ricerca di<br />

una qualità senza compromessi è un valore che permea<br />

tutti i nostri brand, indipendentemente dalla categoria,<br />

e che ci premia molto”. Per il <strong>2024</strong>, tante novità in arrivo.<br />

“Il nostro portafoglio distillati continuerà ad espandersi<br />

con il lancio di nuovi prodotti ed edizioni speciali<br />

ad arricchire ulteriormente l’offerta. Ardbeg, il Whisky<br />

torbato più amato al mondo, arriva con nuovi giochi di<br />

torba e di gusto, coerentemente con lo spirito d’innovazione<br />

che caratterizza il suo Head of Distilling & Whisky<br />

Creation, il dottor Bill Lumsden, l’uomo più premiato<br />

dell’industria Whisky nel mondo. E sempre sotto la sua<br />

guida, anche Glenmorangie ci stupirà con la sua annuale<br />

release A Tale Of…, un esperimento che ogni anno prova<br />

ad evocare sul palato, attraverso un nuovo Single Malt,<br />

una sensazione diversa. Non solo edizioni speciali, però.<br />

Glenmorangie presenterà tra pochi giorni al mercato il<br />

suo nuovo Barrel Select, un Single Malt Scotch che sperimenta<br />

diversi affinamenti ogni anno: nello specifico, in<br />

botti di Calvados dalla Normandia per la release <strong>2024</strong>.<br />

Belvedere Vodka, poi, continuerà a costruire l’awareness<br />

della sua Luxury Belvedere 10 per rafforzare il suo posizionamento<br />

di miglior scelta quando si parla di Prestige<br />

Vodka. Non solo, anche il nostro Tequila Volcan De Mi<br />

Tierra, risultato di una joint venture tra l’azienda e la famiglia<br />

Gallardo, che da secoli produce Tequila nella regione<br />

di Jalisco in Messico, svelerà un nuovo gioiello nei<br />

mesi a venire. E ancora, innovazioni di progetto e non<br />

di prodotto: ma invito tutti a tenersi pronti a un nuovo<br />

piccolo paradiso urbano sul finire dell’anno, grazie a una<br />

bellissima iniziativa del nostro Rum Eminente. Non si<br />

può svelare di più, ma sarà davvero magico”.<br />

DISTILLATI – LIQUORI – AMARI


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