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IBYCEA - DSpace@Unipr

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naturali punti di attrazione per la lirica aristocratica della nuova età, e in particolare per<br />

la lirica corale. Questa poteva anzi attecchire soltanto dove avesse trovato una stabile<br />

cerchia di dilettanti amanti dell’arte, in grado di eseguire e di apprezzare queste difficili<br />

ballate. Essa presupponeva una società che disponesse di denaro, cultura e tempo libero,<br />

che traesse diletto dal lustro di una prestigiosa rappresentatività» (Fränkel 413s.). Infine<br />

in epoca più recente dichiarava Lesky: «Ibykos bezeichnet innerhalb der griechischen<br />

Chorlyrik eine Entwicklung eigener Art, einen Weg, der ähnlich wie jener Anakreons<br />

keine eigentliche Fortsetzung finden konnte. […] Bei Polykrates hat das Dichten des<br />

Ibykos jene eigentümliche Wendung zu einer erotisch gefärbten Chorlyrik genommen»<br />

(Lesky 214s.).<br />

Tuttavia la critica, pur da una parte rimarcando costantemente l’associazione di Ibico<br />

con Stesicoro, ha sempre ritenuto di dover giustificare la compresenza, nei resti della<br />

produzione ibicea, di elementi lirico-narrativi ed elementi esplicitamente legati alla<br />

poesia erotica, generalmente considerati tipici della lirica monodica: i due aspetti sono<br />

apparsi a molti studiosi difficilmente conciliabili, e ciò ha portato alla costruzione di<br />

teorie ad hoc nel tentativo di sistematizzare la stessa produzione ibicea.<br />

Presso gli antichi, mentre la fama di Stesicoro era legata principalmente a composizioni<br />

di tipo epico-lirico 31 , quella di Ibico era legata in primo luogo alla poesia pederotica. È<br />

assai significativo il fatto che l’epigramma AP IX 184 (vd. supra 11), che descrive le<br />

caratteristiche salienti di ognuno dei nove poeti lirici del canone ed era quindi con ogni<br />

probabilità destinato ad uso scolastico, reciti al v. 6 [Ibuke paivdwn a[nqo~ ajhsavmene.<br />

Inoltre uno scolio a Pindaro associa esplicitamente Alceo, Ibico e Anacreonte come<br />

31 Quintil. Instit. Orat. X 1,62 Stesichorum quam sit ingenio validus materiae quoque ostendunt,<br />

maxima bella et clarissimos canentem duces et epici carminis onera lyra sustinentem.<br />

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