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Catalogo 2010.pdf - Libreria Antiquaria Alberto Govi

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fondatori di Fiesole e porrà fine alla riununcia forzata all’amore cui erano costrette le ninfe.<br />

M. Parenti, Dizionario dei luoghi di stampa falsi, inventati o supposti, Firenze, 1951, p. 121 («Edizione stampata<br />

a Parigi dallo stesso Gian Claudio Molini»). Gamba, 227. <strong>Catalogo</strong> unico, T\ICCU\PARE\022093. A. Bacchi<br />

della Lega, Serie delle edizioni delle opere di Giovanni Boccaccio, Bologna, 1875, p. 130. L. Razzolini-A. Bacchi<br />

della Lega, Bibliografia dei testi di lingua a stampa citati dagli Accademici della Crusca, Bologna, 1890, p. 66<br />

(«Questo nitido libretto fa parte della Collezione degli Autori Italiani stampata in 49 volumi a Parigi per<br />

Prault, a spese di Durand, Delalain e Molini»). € 580,00<br />

«PATH-BREAKING PERFORMANCE – THE ONLY PERFORMANCE IN THE WHOLE HISTORY OF<br />

THE THEORY OF POPULATION TO DESERVE ANY CREDIT AT ALL» (SCHUMPETER)<br />

30) BOTERO, Giovanni (1544-1617). Della ragion di stato, libri dieci, con tre libri delle cause<br />

della grandezza, e magnificenza delle città. Venezia, Giovanni e Giovanni Paolo Giolito de’ Ferrari,<br />

1589.<br />

In 4to (cm 20,5); solida legatura dell’Ottocento in mezza pergamena con punte, dorso con ricchi fregi,<br />

tassello e titolo in oro, piatti in carta marmorizzata, tagli picchiettati; pp. (16), 367, (1). Marca tipografica sul<br />

titolo. Fregio tipografico al verso dell’ultima carta. Note manoscritte sui risguardi e firma di appartenza sul<br />

frontespizio. A tratti lievemente fiorito, ma nel complesso ottima copia.<br />

PRIMA EDIZIONE COLLETTIVA, dedicata al principe vescovo<br />

di Salisburgo Wolf Dietrich von Ratenau, del più celebre e<br />

influente trattato italiano di politica dopo il Principe di<br />

Machiavelli. «Quest’opera ebbe grandissimo corso e reputazione<br />

ai suoi tempi e valse all’autore la fama di politico galantuomo.<br />

Fu tradotta in quasi tutte le lingue viventi ed in latino. Anche<br />

modernamente si fecero dell’uomo e del libro molti elogi e si<br />

attribuì a lui il merito dell’avere inaugurato quella che oggi si<br />

dice economia politica… L’edizione ora descritta della Ragione<br />

di Stato fu originale» (S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de’ Ferrari,<br />

Roma, 1895, II, p. 432-433).<br />

In realtà la prima edizione dell’opera apparve nello stesso anno<br />

sempre presso i tipi dei figli di Giolito, composta da sole 295<br />

pagine, perché non contenente i Tre libri delle cause della grandezza,<br />

e magnificenza delle città, i quali erano già usciti autonomamente<br />

a Roma nel 1588 (cfr. T. Bozza, Scrittori politici italiani,<br />

Roma, 1949, pp. 66-68, nr. 34). In questa operetta di esigua mole,<br />

ma di grande importanza, Botero elabora per la prima volta una<br />

teoria scientifica sulla dislocazione topografica e sull’incremento<br />

degli agglomerati urbani, che identifica precisi rapporti fra ambiente<br />

naturale, risorse economiche e sviluppo demografico.<br />

Con il Della ragion di stato, mostrando che ragion di stato, ragion<br />

di coscienza e ragion civile erano in fondo un’unica cosa, Botero<br />

cercava di fare ordine attorno ad un concetto che sembrava essere<br />

già corrente, ma su cui nessuna sistematizzazione era stata<br />

tentata, e di ridurre a normalità, per così dire, un’idea dietro la quale l’uso comune sembrava intendere<br />

piuttosto l’eccezionalità di azioni di governo esorbitanti dall’ordinario, dettate da imperiose esigenze di<br />

sopravvivenza di un’entità chiamata stato che in quel secolo progrediva verso una più concreta forma. Si<br />

trattava insomma di tranquilizzare gli animi già scossi di quanti, sotto le spoglie della ragion di stato,<br />

intravvedevano oscuri meccanismi di un potere che si pretendeva autoreferenziale, e dietro quell’espressione<br />

sentivano riecheggiare il monito di Machiavelli, secondo il quale lo stato aveva ragioni e logiche che<br />

la ragione e la logica ordinarie non bastavano a gestire, e che non necessariamente si armonizzavano con<br />

quelle dell’etica e della religione. Consapevole della circolazione che l’idea aveva raggiunto, nelle intenzioni<br />

di Botero la ragione di stato non doveva ridursi ad altro che alla conoscenza dei mezzi attraverso i<br />

quali il buon governo del principe poteva realizzarsi, e quindi la ragion di stato altro non era che la politica,<br />

mera arte di governare, e non qualcosa di eccedente, contrastante o diversamente fondato rispetto a questa.<br />

Con la pubblicazione del trattato il dibattito si aprì (cfr. C. Continisio, Introduzione, in: “G. Botero, Della<br />

Ragione di Stato”, Roma, 1997, pp. XI-XXIX).<br />

Antimchiavellico in apparenza, ma fortemente influenzato dalle dottrine del grande fiorentino, «Botero<br />

fece scuola e, tra la fine di quel secolo XVI e buona parte del successivo, i teorici della Ragion di Stato ne<br />

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