Tutto il nero del noir - Cineforum del Circolo
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GLORIA GRAHAME<br />
“Mi sembra di essere una vecchia bambola buttata in soffitta perché nessuno la vuole”.<br />
(dal f<strong>il</strong>m Il grande caldo (1953). Gloria Grahame è Debby Marsh)<br />
Era nata a Los Angeles nel 1928 con <strong>il</strong> nome di Gloria Hallward. Gli insegnamenti <strong>del</strong>la madre, nota attrice<br />
teatrale e insegnante di recitazione, si rivelano ut<strong>il</strong>i ad avviarla a una prestigiosa carriera sui palcoscenici<br />
di Broadway, finché <strong>il</strong> cinema, nella persona di L.B. Mayer <strong>del</strong>la MGM, non la mette sotto contratto<br />
in esclusiva. Bionda, sensuale, si impone quasi subito come tentatrice e donna di malaffare, in grado di far<br />
perdere la bussola morale a qualunque uomo, come accade al mite James Stewart in La vita è meravigliosa<br />
(1946) di Franck Capra. A queste figure, interpretate in numerosi <strong>noir</strong> (come Il diritto di uccidere, 1950,<br />
di Nicholas Ray), resta legata per tutta la carriera, sia pure caratterizzando le sue “bad girls” con drammatici<br />
conflitti interiori: è <strong>il</strong> caso <strong>del</strong>la prostituta di Il grande caldo (1953) di Fritz Lang, <strong>il</strong> cui volto parzialmente<br />
sfigurato rappresenta efficacemente la doppia natura <strong>del</strong> personaggio, donna perduta che muore per<br />
<strong>il</strong> poliziotto Glenn Ford. Nonostante non divenga mai stella di prima grandezza nel firmamento hollywoodiano,<br />
vive <strong>il</strong> suo periodo migliore proprio negli anni ’50: quando ottiene un Oscar come attrice non protagonista<br />
per <strong>il</strong> melodramma Il bruto e la bella (1952) di Vincente Minnelli.<br />
Morì a New York <strong>il</strong> 5 ottobre 1981.<br />
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A sinistra: Gloria Grahame sfigurata in una<br />
scena de Il grande caldo (The Big Heat, 1953).<br />
Sotto: un intenso ritratto di Marlene Dietrich.