Tutto il nero del noir - Cineforum del Circolo
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molto ab<strong>il</strong>mente, la suspense dei f<strong>il</strong>m polizieschi tradizionali. E rende ancora più pessimista lo sguardo <strong>del</strong>l’autore.<br />
W<strong>il</strong>der si compiace in effetti di osservare la nocività <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong>l’intelligenza nel destino <strong>del</strong> suo<br />
eroe, e di quanto poco essa possa essergli ut<strong>il</strong>e una volta che avranno, lui e lei, inf<strong>il</strong>ato <strong>il</strong> piede nell’ingranaggio.<br />
[...] W<strong>il</strong>der divide con altri due registi questa preoccupazione e attrazione per lo scrutare <strong>il</strong> ruolo<br />
<strong>del</strong>l’intelligenza sul destino dei personaggi: Preminger, viennese come W<strong>il</strong>der e altro allievo di Lubitsch,<br />
e Mankiewicz. Questa ricerca che tutti e tre sentono naturale dà ai loro intrecci un sapore insieme ironico<br />
e disincantato, molto stimolante sul piano <strong>del</strong>l’arte. Ed è questa, forse, nel cinema americano, la parte più<br />
nascosta e la più specifica <strong>del</strong> gusto europeo.<br />
Jacques Lourcelles, Dictionnaire du Cinéma, Les F<strong>il</strong>ms, EEditions Robert Laffont, Paris 1992<br />
RICONOSCIMENTI<br />
Il f<strong>il</strong>m ebbe 6 nomination agli Oscar (tra cui miglior f<strong>il</strong>m e miglior regia) senza però vincerne uno.<br />
IL REGISTA: BILLY WILDER<br />
Maestro di commedie es<strong>il</strong>aranti, dal tocco leggero<br />
e insieme sott<strong>il</strong>mente pungente, autore di grandi<br />
storie drammatiche, amare e corrosive, capace di<br />
tenere insieme commedia e dramma in un infuso<br />
di sapore agrodolce, lascia una traccia in<strong>del</strong>eb<strong>il</strong>e<br />
nella storia di Hollywood e <strong>del</strong> cinema tutto.<br />
Austro-ungarico di nascita, giornalista prima a<br />
Vienna (dove riesce a farsi buttar fuori di casa da<br />
S. Freud) e in seguito a Berlino, svogliato studente<br />
di giurisprudenza all’università <strong>del</strong>la capitale,<br />
«ghostwriter» occasionale, soggettista e sceneggiatore,<br />
lascia la Germania all’avvento di Hitler<br />
per emigrare prima in Francia e poi negli Stati<br />
Uniti Sembra che <strong>il</strong> suo incontro con <strong>il</strong> cinema sia<br />
avvenuto non per scelta, ma per una curiosa concatenazione<br />
di eventi dovuti al caso. Si narra – ma<br />
forse è una leggenda – che W<strong>il</strong>der avesse perso un<br />
po’ di marchi con <strong>il</strong> produttore J. Pasternak, e che<br />
costui, per farseli restituire, lo avesse messo a<br />
lavorare su una sceneggiatura. In quella Berlino<br />
fine anni ‘20 dove già si cominciano a percepire<br />
gli scricchiolii sinistri <strong>del</strong>la Repubblica di<br />
Weimar, molti degli uomini che in seguito contribuiranno<br />
a costruire <strong>il</strong> classicismo hollywoodiano<br />
degli anni ‘30 e ‘40 sono presi dal mondo <strong>del</strong> cinema<br />
per puro gioco <strong>del</strong> destino. È noto che andranno quasi tutti negli Stati Uniti, traducendo nel cinema hollywoodiano,<br />
non solo in quello più ricco, ma anche in quello più seriale, i segni, quasi le stimmate dei grandi<br />
conflitti etici e spirituali che affondano le radici nella cultura tedesca. Chi in forme dolorosamente sofferte,<br />
dichiarate, quasi gridate; chi in forme trasfigurate, f<strong>il</strong>trate, non dette. W<strong>il</strong>der. appartiene al secondo<br />
versante. Forse per questo <strong>il</strong> suo cinema continua a sfuggire a qualsiasi organica sistemazione critica. Egli<br />
assume indifferentemente la maschera comica <strong>del</strong>la commedia br<strong>il</strong>lante e quella corrucciata <strong>del</strong> dramma.<br />
In un f<strong>il</strong>m si colloca in posizione opposta a quello che aveva messo in campo nel precedente. Dice e contraddice<br />
in un gioco di continui rovesciamenti di fronte. A Berlino, negli anni immediatamente precedenti<br />
l’esodo, scrive, insieme a personaggi <strong>del</strong> calibro di F. Zinnemann e E. Ulmer, soggetto e sceneggiatura di<br />
Uomini di domenica (1929), diretto da R. Siodmak, un affresco <strong>del</strong>la grande città e <strong>del</strong>la sua gente. Scrive<br />
ancora per Siodmak, poi collabora alla sceneggiatura di La terrib<strong>il</strong>e armata (1931) di G. Lamprecht, misurandosi<br />
con un genere per lui nuovo, <strong>il</strong> poliziesco, e più avanti scrive altri testi, per lo più di tono operettistico-viennese.<br />
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