Tutto il nero del noir - Cineforum del Circolo
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GIUNGLA D’ASFALTO<br />
(The Asphalt Jungle)<br />
Regia John Huston<br />
Sceneggiatura: Ben Maddow, John Huston<br />
Fotografia Harold Rosson<br />
Musica Miklós Rózsa<br />
Con Sterling Hayden, Sam Jaffe, Louis Calhern, Jean<br />
Hagen, Mar<strong>il</strong>yn Monroe, James Withmore, John McIntire,<br />
Marc LawrenceBarry Kelley.<br />
Produzione Usa<br />
Anno 1950<br />
Durata 112’<br />
Dal romanzo omonimo di W<strong>il</strong>liam R. Burnett<br />
LA TRAMA<br />
Una metropoli tentacolare, una giungla d'asfalto. Una<br />
banda di gangster che tenta un furto di gioielli su commissione<br />
di un vecchio avvocato in difficoltà economiche.<br />
Il colpo viene portato a termine, nonostante uno dei componenti<br />
<strong>del</strong> gruppo di rapinatori venga gravemente ferito. Ma <strong>il</strong><br />
miraggio effimero <strong>del</strong> denaro lascerà dietro di sé solo una lunga,<br />
tremenda scia di sangue.<br />
LA CRITICA<br />
Il primo f<strong>il</strong>m veramente notevole <strong>del</strong>l’XI Mostra cinematografica <strong>del</strong> Lido si è proiettato stasera. È una<br />
pellicola realizzata con poche idee, ma tutte chiaree in obbedienza a precetti estetici e tecnici di estrema<br />
severità; <strong>il</strong> suo timone è stato governato da un p<strong>il</strong>ota non rivoluzionario e, forse, nemmeno ispirato ma consapevole<br />
<strong>del</strong>la rotta. È diffic<strong>il</strong>e che <strong>il</strong> regista John Huston, stando a tutte le sue prove e specialmente a quest’ultima,<br />
navighi senza tener l’occhio al suo faro: da Il falcone maltese a Il tesoro <strong>del</strong>la Sierra Madre fino<br />
al f<strong>il</strong>m di questa sera, <strong>il</strong> suo lavoro si è fatto sempre più intenso e scavato, si è trattato sempre di un progresso.<br />
La sua pellicola nuova si chiama Asphalt Jungle. Devo dire subito che quello che mi è piaciuto meno è<br />
proprio la letteraria ambizione di attribuire sostanza e colore di simbolo alla vicenda, e questa ambizione<br />
è già denunciata dal titolo, che per giunta di asfalto intende, come è chiaro, la grande città moderna, in cui<br />
gli uomini si combattono, per contendersi i beni, con l’accanimento <strong>del</strong>le belve. Bastava assai meno per<br />
caratterizzare una intricata storia di <strong>del</strong>inquenza non molto dissim<strong>il</strong>e da cento altre raccontate dai f<strong>il</strong>m di<br />
Hollywood.<br />
[...]<br />
Asphalt Jungle non si limita a dare ai suoi ladri i caratteri somatici dei <strong>del</strong>inquenti, anzi in qualche caso<br />
non glieli dà affatto. Usare una brutta grinta per definire un disonesto è fac<strong>il</strong>e, come era fac<strong>il</strong>e al tempo di<br />
Shakespeare sostituire lo sfondo scenico con una scritta «bosco», oppure «castello». Huston ha adoperato<br />
visi di ogni giorno e di ogni angolo di strada; e ha caratterizzato gli uomini atribuendo loro impulsi e passioni<br />
comuni, buoni e cattivi insieme, come siamo tutti noi, impasto di peggio e di meglio. Si è servito, per<br />
questo, di attori non noti; tutti appartenenti alla schiera dei caratteristi, scelti uno per uno con acuto intuito,<br />
ciascuno magnificamente adatto al personaggio. Gli è stato fac<strong>il</strong>e, così, fare da regista e da psicologo<br />
al tempo stesso; e ha disegnato con credib<strong>il</strong>ità <strong>il</strong> tipo <strong>del</strong> farabutto astuto e insospettab<strong>il</strong>e, quello <strong>del</strong> fara-<br />
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