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Tutto il nero del noir - Cineforum del Circolo

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nare al suo paese tra i cavalli che ama. Nei f<strong>il</strong>m questi elementi drammatici si affiancano in modo interessante<br />

alla cupa rappresentazione <strong>del</strong>l’alienazione, <strong>del</strong> tradimento e <strong>del</strong>la psicosi sociale.<br />

R. Barton Palmer, in 1001 f<strong>il</strong>m - I capolavori <strong>del</strong> cinema mondiale, a cura di Steven Jay Schneider.<br />

Atlante, 2008<br />

Probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> miglior f<strong>il</strong>m di gangster mai realizzato, cinematograficamente perfetto. Una visione livida<br />

e lucida di una comunità di emarginati, che ha un suo codice e che accetta la propria esistenza senza<br />

<strong>il</strong>lusioni. Ogni personaggio ha una logica, anche <strong>il</strong> più marginale, nel disegno corale di una società che <strong>il</strong><br />

regista mostra senza <strong>il</strong> fastidioso realismo poetico di stampo francese. Persino <strong>il</strong> personaggio <strong>del</strong> «professore»,<br />

<strong>il</strong> cervello <strong>del</strong>la banda, è disegnato con precisione e senza coloriture dal grande caratterista Sam<br />

Jaffe. La perfetta esecuzione tecnica è dovuta probab<strong>il</strong>mente, oltre che al talento di Huston, al fatto che a<br />

produrre <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m fosse la M.G.M, garante di una professionalità spesso travisata e giudicata un limite, senza<br />

la quale si può essere geni quanto si vuole, ma si finisce irrimediab<strong>il</strong>mente nella sciateria. Quasi sempre.<br />

Un f<strong>il</strong>m d’autore resta sempre tale, purché non si abbia la pretesa che ogni essere vivente abbia l’obbligo<br />

morale di assistervi e compiacersene. Giungla d’asfalto è un raro esempio di impegno artistico e professionale<br />

in perfetto equ<strong>il</strong>ibrio di valori. Uno stuolo di caratteristi, quali solo <strong>il</strong> cinema americano è in grado<br />

di sfornare, compongono la galleria di vincitori e vinti. Un gioco <strong>del</strong>le parti non privo di romanticismo,<br />

quello autentico, che scaturisce dalla mancanza di ferocia; un elemento ben presente nella società odierna.<br />

Sterling Hayden, che in seguito confermerà di essere come attore un perdente di successo, nel ruolo di Dix<br />

Handley ha una ruvidezza che nulla aveva a che fare con lo star system di allora. Né gli è da meno l’elegante<br />

e fatalista Louis Calhern, nel ruolo <strong>del</strong>l’avvocato. E Mar<strong>il</strong>yn Monroe è inconsapevolmente la perfetta<br />

incarnazione di tutti i personaggi che avrebbe interpretato in seguito.<br />

www.mymovies.it<br />

John Huston, fra i nuovi registi americani, è dei più notevoli. Il tesoro <strong>del</strong>la Sierra Madre, apparso alla<br />

Mostra <strong>del</strong>l’anno scorso, era più che una promessa; ora Giungla d’asfalto ci dà un saggio di regia matura,<br />

compiuta, sapiente. Ma bisogna che c’intendiamo su questa benedetta parola: regia. Se vuol dire dominio<br />

degli attori e di tutti gli altri elementi <strong>del</strong> quadro, se vuol dire sagacia di scorci, ab<strong>il</strong>e uso <strong>del</strong> particolare<br />

essenziale; se vuol dire coerenza di toni, e particolare ab<strong>il</strong>ità nel dare <strong>il</strong> dovuto sv<strong>il</strong>uppo e un compiuto<br />

r<strong>il</strong>ievo a questo o a quell’episodio; ebbene, allora l’Huston è davvero molto innanzi, non gli rimane certo<br />

molto da imparare. Ma se regista è l’autore <strong>del</strong> f<strong>il</strong>m, <strong>il</strong> vero unico autore; se <strong>il</strong> suo f<strong>il</strong>m deve allora avere<br />

(e comunicarci) una sua convinzione profonda con una sua sentita, inconfondib<strong>il</strong>e umanità; se <strong>il</strong> suo f<strong>il</strong>m,<br />

insomma, deve dirci una sua parola; allora la più vera fisionomia <strong>del</strong>l’Huston, anche in Giungla d’asfalto,<br />

sì e no la si intravvede; e bisognerà ancora attendere le opere che seguiranno. La giungla d’asfalto è una<br />

metropoli <strong>del</strong> Midwest, vista nella sua fauna più feroce: ricattatori, ladri, assassini. La giungla è <strong>il</strong> <strong>del</strong>itto.<br />

Ora l’Huston ha una sua tesi pred<strong>il</strong>etta: che <strong>il</strong> denaro corrompe, degrada, fa <strong>del</strong>l’uomo soltanto un animale<br />

alla perpetua e disperata ricerca di una<br />

preda. Tesi molto apprezzab<strong>il</strong>e, anche se<br />

non inedita; ma un artista può ravvivare<br />

qualsiasi tesi, pur che ce la imponga facendocela<br />

dimenticare nella vitalità dei caratteri<br />

che rappresenta e dei drammi che da<br />

quelli devono essere sofferti. Giungla<br />

d’asfalto è invece un f<strong>il</strong>m gelido. Questi<br />

bruti e quasi bruti sono già, all’inizio, infognati;<br />

e tali resteranno fino al loro miserevole<br />

ep<strong>il</strong>ogo, l’arresto, la morte. Questo<br />

gelo potrebbe essere apparente, potrebbe<br />

cioè lasciar intravvedere una pensosa<br />

pietà; ma qui la freddezza per la freddezza<br />

vuol essere uno st<strong>il</strong>e; e spesso si risolve in<br />

un’umana (e quindi disumana) indifferen-<br />

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