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Tutto il nero del noir - Cineforum del Circolo

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donna nel lago (Lady in the Lake, Robert Montgomery, 1947), che è interamente girato in soggettiva, tanto<br />

che <strong>il</strong> protagonista, <strong>il</strong> detective privato Ph<strong>il</strong>ip Marlowe, compare nell’inquadratura solo all’inizio, a metà<br />

e alla fine <strong>del</strong> f<strong>il</strong>m; l’uso <strong>del</strong>la soggettiva doveva, secondo gli intenti <strong>del</strong> regista, riprodurre la narrazione<br />

in prima persona <strong>del</strong> romanzo di Raymond Chandler <strong>del</strong> 1943, da cui è tratta l’opera cinematografica e aiutare<br />

<strong>il</strong> pubblico a immedesimarsi nella vicenda, facendolo partecipare agli avvenimenti in prima persona;<br />

ma questa novità non ottenne <strong>il</strong> successo sperato, perché gli spettatori mostrarono di sentirsi a disagio, dal<br />

momento che nel f<strong>il</strong>m, i personaggi che parlavano, ad eccezione <strong>del</strong> protagonista, si rivolgevano direttamente<br />

in camera.<br />

La fotografia “documentaria” conobbe un ampio sv<strong>il</strong>uppo negli Stati Uniti, a partire dall’epoca <strong>del</strong>la grande<br />

depressione e <strong>del</strong> New Deal, promosso dal presidente Franklin Delano Roosvelt. Ad esempio, i fotografi<br />

riuniti nel progetto governativo <strong>del</strong>la Farm Security Administration, uno degli enti costituiti dal presidente<br />

americano per la salvaguardia culturale e sociale <strong>del</strong> paese in crisi, documentavano la condizione dei<br />

lavoratori e dei disoccupati che migravano da uno stato all’altro dopo la crisi economica di Wall Street.<br />

Questi artisti diedero “Un’impronta definitiva non solo alla storia <strong>del</strong>la fotografia americana e internazionale,<br />

[...] ma anche l’immagine fotografica e cinematografica in senso assoluto”; comunque, la fotografia,<br />

che trova un ampio sv<strong>il</strong>uppo in questo periodo, è strettamente collegata all’evoluzione di un linguaggio di<br />

derivazione giornalistica, che contribuisce a favorire un’estetica <strong>del</strong>la fotografia basata prevalentemente<br />

sul realismo: a partire dagli anni Trenta comincia a distinguersi negli Stati Uniti <strong>il</strong> lavoro originale di fotografi<br />

free lance, che, con i loro scatti, mirano a catturare la vita comune nel contesto urbano, spesso colta<br />

nei suoi aspetti più squallidi e macabri. Il più famoso tra i fotografi <strong>del</strong> periodo è Weegee, che ritrae immagini<br />

forti e significative, come quelle di cadaveri nelle strade o l’atmosfera frenetica e brutale, che si respira<br />

tra la folla <strong>del</strong>le grandi metropoli americane.<br />

Anche nel cinema si assiste a un tipo di fotografia che pred<strong>il</strong>ige, soprattutto nella seconda fase <strong>del</strong> <strong>noir</strong>,<br />

quella che corrisponde al periodo post-bellico, le immagini crude e i contrasti forti tra bianco e <strong>nero</strong>, che<br />

comunicano una sensazione di angoscia, di caos e di disperazione.<br />

Citando nuovamente <strong>il</strong> capolavoro di Dassin, La città nuda, è possib<strong>il</strong>e osservare come le immagini <strong>del</strong>la<br />

“gente”, dei fiumi di folla che si riversa per le strade di New York siano frequentissime; gli abitanti di New<br />

York si muovono velocemente, senza guardarsi negli occhi l’un l’altro: un atteggiamento tipico <strong>del</strong>le persone<br />

che vivono nelle grandi città. W<strong>il</strong>liam Daniels, premio Oscar per la fotografia, si sofferma ad accentuare<br />

<strong>il</strong> grigiore <strong>del</strong>la folla e degli edifici, in contrapposizione con la limpidezza <strong>del</strong> cielo: questi contrasti<br />

mettono in risalto la crudezza <strong>del</strong> mondo moderno cittadino, in contrapposizione con la purezza degli elementi<br />

naturali.<br />

Lo stesso tema è presente nella pellicola<br />

Giungla d’asfalto, in cui la<br />

fotografia enfatizza la netta differenza<br />

tra città e campagna, mettendo in<br />

risalto l’oscurità <strong>del</strong>la metropoli,<br />

popolata da <strong>del</strong>inquenti e la luce che<br />

si distende, invece, nelle zone di<br />

campagna, come quella dove Dix si<br />

reca per trovare la morte; anche dai<br />

dialoghi stessi dei personaggi, che<br />

sottolineano ripetutamente nel corso<br />

<strong>del</strong>la vicenda come sarebbe bello<br />

fuggire sulle spiagge <strong>del</strong> Messico (<strong>il</strong><br />

dottor Riedenschneider) o in una fattoria<br />

in campagna (Dix Handley),<br />

traspare <strong>il</strong> desiderio di vivere in un<br />

ambiente luminoso, immerso nella<br />

natura, dove scorrano i fiumi e si<br />

allevino i cavalli (per Dix è <strong>il</strong> sogno<br />

<strong>del</strong>la perduta fattoria di famiglia).<br />

Una scena di Vertigine (Laura, 1944), di Otto Preminger, f<strong>il</strong>m <strong>noir</strong><br />

ammantato di una atmosfera torbida e misteriosa, con numerosi<br />

riferimenti alla psicoanalisi.<br />

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