Emilio Pistilli, Il privilegio di papa Zaccaria del - Studi Cassinati

fede). se Fabiani avesse definito la bolla semplicemente “copia”, la questione
non si sarebbe posta.
sulla stessa linea di Fabiani, ma più prudente, è leccisotti, che parla di falsificazioni,
ma nel senso di amplificazioni di una fonte autentica 76 .
e qui possiamo concludere con le parole di luigi tosti: “altra è la verità
di un fatto risaputo per tradizione storica giammai interrotta e raffermata da
posteriori documenti diplomatici ed altra è l’autenticità della scrittura sincrona,
cui è affidato quel fatto. la differenza è la stessa di quella che corre tra il
valore storico di un avvenimento e quello giuridico” 77 .
ma che cosa fa gridare al falso nella bolla di Zaccaria e, prima ancora,
nella donazione di Gisulfo ii?
l’appartenenza di vasti territori a montecassino: appartenenza spesso contestata
perché basata, si dice, su documenti falsi o falsificati.
ma questo è un problema storico politico di tempi e situazioni ormai passati,
e in quel contesto andrebbe discusso.
76 leccisotti, Montecassino, cit, pag. 34: “a lui [papa Zaccaria] si è fatta risalire la più antica
amplissima concessione di privilegi ed a lui fu attribuita la consacrazione della Basilica
cassinese, insieme con la prima invenzione dei sacri corpi. ma i documenti relativi furono
evidentemente falsificati, sebbene sia possibile ammet tere, anche con qualche autore
moderno, l’esistenza di una fonte autentica, più ridotta, da cui il falsario avrebbe preso le
mosse per le sue amplificazioni”. nel i volume dei suoi Regesti (cit., pag. 1, n. 1) definisce
la bolla, cone più volte ricordato, “falsificazione in forma di o riginale (sec. Xii)”.
77 l. tosti, Della vita di S. Benedetto, cit. pag. 217.
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