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Concerti Ecclesiastici

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vi<br />

mente dagli esempi veneziani dei Gabrieli e da quelli del pesarese Vincenzo Pellegrini che<br />

dal 1611 abitava a Milano e ricopriva l’incarico di maestro di cappella del Duomo 16 .<br />

Nell’insieme, quindi, risulta costituita alle sue estremità dai brani più “moderni” che incastonano<br />

al loro centro l’elemento tradizionale in un raffinato equilibrio fra antico e nuovo<br />

che pone i <strong>Concerti</strong> ecclesiastici di Cima in bilico fra tradizionalismo e desiderio di misurarsi<br />

con le nuove sperimentazioni coeve senza mai abbandonare le certezze di uno linguaggio<br />

collaudato da tempo e dando così vita ad uno stile caratterizzato da “bonitade, et leggiadria”<br />

17 che contribuì non poco al successo della raccolta.<br />

Note sul continuo.<br />

I <strong>Concerti</strong> di Cima si pongono agli inizia della prassi esecutiva del basso continuo, pertanto<br />

alcune caratteristiche che ritroveremo successivamente sono ancora assenti.<br />

Innanzitutto il termine “basso continuo” compare solo una volta nella raccolta e più precisamente<br />

nella sonata a 4 di G. Andrea Cima (n. 51) mentre nella sonata a 4 di Giovanni<br />

Paolo (n. 50) compare l’indicazione “basso generale”. Negli altri brani invece non compare<br />

alcuna denominazione precisa.<br />

Secondo l’uso del tempo, accanto alle parti per le voci (Canto, Alto, Tenore e Basso) veniva<br />

stampato anche un volume aggiuntivo chiamato Partitura che, destinato all’organista,<br />

conteneva tutti i brani o in forma di partitura completa (non di rado con note lunghe al<br />

posto dei melismi vocali) allo scopo di rendere noto all’esecutore ciò che le altre parti dovevano<br />

cantare e quindi mettendolo in grado di accompagnare adeguatamente. Un’altra<br />

possibilità era quella di presentare il brano stampato su due soli righi con quello superiore<br />

contenente la parte della voce che in un dato momento si trovava più in altro e nell’alto<br />

pentagramma le note effettivamente del continuo. In entrambi i casi venivano indicati —<br />

seppur in modo sporadico e poco sistematico — i numeri e le alterazioni dell’accordo perfetto<br />

18 .<br />

16 Su di lui cfr. P. P. Scattolin, s. v. Pellegrini, Vincenzo, in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, op.<br />

cit., London 1980, XIV, p. 345 sg.; cfr. in particolare le Canzoni de intavolatura d’organo fatte alla francese, libro<br />

primo, Venezia 1599 (edite in Corpus of Early Keyboard Music, XXXV, 1972).<br />

17 Cfr. la dedica dell’editore Filippo Lomazzo premessa ai quattro fascicoli delle voci (Canto, Alto, Tenore e<br />

Basso) dei <strong>Concerti</strong> <strong>Ecclesiastici</strong>.<br />

18 Cfr. A. Banchieri, Conclusioni nel suono dell’organo, decima conclusione dilucidata: “[…] Et perché il modo di<br />

componete questi Bassi seguenti viene in tre maniere stampato ne tratteremo ordinatamente.<br />

Tiburio Massaini […] e Ieronimo Iacobi […] hanno posto alle stampe il Basso seguente con il soprano sopra,<br />

il qual modo à me pare di molto utile, vedendo l’Organista gl’estremi, e considerando gli accidenti, che occorrono,<br />

per interesse delle terze, e decime.

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