Ariminum, il territorio al microscopio - Romit.org
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Liv. XXIX 5, 9<br />
M. Livius exercitum volonum ex Etruria in G<strong>al</strong>liam traducit, iunctusque Lucretio, si se<br />
Mago ex Liguribus propius urbem moveat, obviam ire parat, si Poenus sub angulo Alpium<br />
quietus se contineat, et ipse in eadem statione circa <strong>Ariminum</strong> It<strong>al</strong>iae praesidio futurus.<br />
Marco Livio trasferì <strong>il</strong> suo esercito di schiavi volontari d<strong>al</strong>l’Etruria in G<strong>al</strong>lia e, congiuntosi<br />
con Lucrezio, si apprestava a sbarrare la strada a Magone, se costui avesse mosso d<strong>al</strong>le terre<br />
dei Liguri verso Roma, oppure a mantenere la posizione attorno a Rimini, a difesa dell’It<strong>al</strong>ia,<br />
se <strong>il</strong> Cartaginese se ne fosse stato tranqu<strong>il</strong>lo in quell’angolo delle Alpi.<br />
Liv. XXX 1, 8-10<br />
Sortiti deinde provincias: Caepioni Bruttii, [Serv<strong>il</strong>io] Gemino Etruria evenit. Tum praetorum<br />
provinciae in sortem coniectae. Iurisdictionem urbanam Paetus Aelius, Sardiniam P. Lentulus,<br />
Sic<strong>il</strong>iam P. V<strong>il</strong>lius, <strong>Ariminum</strong> cum duabus legionibus – sub Sp. Lucretio eae fuerant –<br />
Quinct<strong>il</strong>ius Varus est sortitus. Et Lucretio prorogatum imperium ut Genuam oppidum a<br />
Magone Poeno dirutum exaedificaret.<br />
Si effettuò quindi <strong>il</strong> sorteggio delle province: a Cepione toccò <strong>il</strong> Bruzio e a Gemino<br />
l’Etruria. Vennero poi assegnate le province dei pretori: Peto Elio ebbe la giurisdizione<br />
urbana, Publio Lentulo la Sardegna e Publio V<strong>il</strong>lio la Sic<strong>il</strong>ia; a Quint<strong>il</strong>io Varo andò in sorte<br />
Rimini, con le due legioni che erano state <strong>al</strong> comando di Spurio Lucrezio. A costui fu<br />
prorogato <strong>il</strong> comando, perché ricostruisse la città di Genova, distrutta d<strong>al</strong> cartaginese Magone.<br />
Nell’inverno tra <strong>il</strong> 208 e <strong>il</strong> 207 a.C., a Roma l’entusiasmo per le vittorie di Publio Scipione in<br />
Spagna fu spento d<strong>al</strong>le notizie sulla prossima invasione della penisola da parte di un secondo<br />
esercito cartaginese, <strong>al</strong>la guida di Asdrub<strong>al</strong>e, fratello di Annib<strong>al</strong>e. La difesa del confine<br />
settentrion<strong>al</strong>e fu affidata a sei legioni: due, <strong>al</strong> comando del pretore Lucio Porcio Licino attesero a<br />
Rimini, ai confini della Cis<strong>al</strong>pina; <strong>al</strong>tre due stavano a guardia dell’Etruria, sotto la guida di Terenzio<br />
Varrone; <strong>il</strong> console Marco Livio S<strong>al</strong>inatore prese posizione con le restanti due nei pressi di Narni,<br />
pronto a marciare verso l’Etruria o verso <strong>il</strong> Piceno, a seconda della via seguita da Asdrub<strong>al</strong>e. In<br />
Apulia rimase l’<strong>al</strong>tro console, Gaio Claudio Nerone, con <strong>il</strong> compito di fronteggiare Annib<strong>al</strong>e,<br />
impedendogli così <strong>il</strong> ricongiungimento con <strong>il</strong> fratello in qu<strong>al</strong>che punto dell’It<strong>al</strong>ia centr<strong>al</strong>e (Liv.<br />
XXVII 36).<br />
Giunto Asdrub<strong>al</strong>e nei pressi di Fano agli inizi del 207, le truppe romane, <strong>al</strong> comando del pretore<br />
Porcio Licino e del console Livio S<strong>al</strong>inatore, si concentrarono a Senig<strong>al</strong>lia; nel frattempo, furono<br />
catturati in Apulia i legati g<strong>al</strong>li e numidi che erano stati inviati a informare Annib<strong>al</strong>e sulla posizione<br />
del contingente punico di rinforzo. Forte del fatto che i due fratelli non avevano potuto comunicare<br />
reciprocamente, l’<strong>al</strong>tro console Claudio Nerone, perciò, con audace quanto geni<strong>al</strong>e iniziativa,<br />
abbandonò le sue truppe <strong>al</strong> legato Quinto Cazio e partì <strong>al</strong>la volta del Piceno. L’esercito romano, ora<br />
in schiacciante superiorità numerica, costrinse i Cartaginesi <strong>al</strong>lo scontro, accerchiandoli nella v<strong>al</strong>le<br />
del Metauro, in una loc<strong>al</strong>ità di incerta identificazione (Polyb. XI 1-3; Liv. XXVII 38-51); lo stesso<br />
Asdrub<strong>al</strong>e, che aveva sperato di mettere in s<strong>al</strong>vo le truppe fuggendo lungo la via Flaminia, cadde<br />
v<strong>al</strong>orosamente nel corso del combattimento. La disfatta punica stroncava definitivamente ogni<br />
speranza di far crollare <strong>il</strong> dominio romano sull’It<strong>al</strong>ia.<br />
Negli anni successivi, quando ormai Scipione stava per portare la guerra in Africa, Roma continua a<br />
difendere con attenzione <strong>il</strong> confine settentrion<strong>al</strong>e, nel timore di qu<strong>al</strong>che colpo di coda da parte<br />
punica. Nel 203, infatti, Magone, figlio di Am<strong>il</strong>care, sbarcò a Genova e v<strong>al</strong>icò l’Appennino<br />
scendendo nella pianura padana, nella speranza di fomentare una ribellione delle popolazioni<br />
g<strong>al</strong>liche. Rimini fu anche in questo caso avamposto per la difesa romana: qui erano di stanza le