10.04.2013 Views

Ariminum, il territorio al microscopio - Romit.org

Ariminum, il territorio al microscopio - Romit.org

Ariminum, il territorio al microscopio - Romit.org

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

INTRODUZIONE GENERALE<br />

Il lavoro che qui si presenta nasce da una costola del progetto <strong>Romit</strong>. In<br />

dettaglio, <strong>il</strong> lavoro si propone di elaborare itinerari turistici partendo – con i<br />

paesi partner – d<strong>al</strong>la re<strong>al</strong>tà del sistema viario romano, qu<strong>al</strong>e ci è fotografato, in<br />

età tardo-antica, d<strong>al</strong>la descrizione grafica offertaci d<strong>al</strong>la Tabula Peutingeriana.<br />

L’intento è quello che l’utente, “cliccando” sulla Tabula <strong>il</strong> toponimo <strong>Ariminum</strong>,<br />

disponga non solo dei collegamenti previsti in gener<strong>al</strong>e d<strong>al</strong> progetto <strong>Romit</strong>, ma<br />

offra in particolare una cascata di testimonianze pertinenti l’intera<br />

documentazione storico-archeologica relativa (nonché connessa) <strong>al</strong> sistema<br />

viario antico interessato <strong>al</strong> <strong>territorio</strong> di Rimini. Per <strong>territorio</strong> si intende quello<br />

relativo non <strong>al</strong> municipium, ma <strong>al</strong> comprensorio dell’attu<strong>al</strong>e provincia di<br />

Rimini.<br />

Il lavoro si articola in quattro sezioni:<br />

1) Raccolta esaustiva delle fonti letterarie;<br />

2) Selezione delle fonti epigrafiche;<br />

3) Raccolta esaustiva di tutte le testimonianze della cultura materi<strong>al</strong>e;<br />

4) Raccolta esaustiva di tutta la letteratura specifica su un doppio circuito: loc<strong>al</strong>e e<br />

non loc<strong>al</strong>e.<br />

La raccolta delle fonti sia letterarie sia epigrafiche prevede una traduzione di<br />

tutte le testimonianze greche o latine, nonché un incisivo commento indirizzato<br />

ad un pubblico colto, ma non speci<strong>al</strong>ista. La raccolta delle testimonianze della<br />

cultura materi<strong>al</strong>e seguirà <strong>il</strong> modello di una scheda-tipo studiata appositamente<br />

per suscitare l’attenzione del turista colto. La raccolta bibliografica non è solo<br />

stata concepita come uno strumento di base, necessario <strong>al</strong>l’approfondimento di<br />

qu<strong>al</strong>siasi ricerca storico-archeologica del <strong>territorio</strong>, ma anche per soddisfare le<br />

esigenze documentarie del turista che, attratto d<strong>al</strong>la re<strong>al</strong>tà degli itinerari romani,<br />

voglia, percorrendoli, approfondire i temi di una propria person<strong>al</strong>e indagine. Per<br />

questa ragione la raccolta bibliografica – che si ripete essere esaustiva – è<br />

c<strong>al</strong>ibrata in modo da offrire delle brevi sintesi dei saggi che maggiormente<br />

possono in forma proficua incentivare un person<strong>al</strong>e approfondimento cultur<strong>al</strong>e.<br />

Le quattro articolazioni nelle qu<strong>al</strong>i si sostanzia <strong>il</strong> lavoro sono a loro volta<br />

precedute da singole introduzioni che offrono <strong>al</strong>l’utente tutti i dati necessari per<br />

una pronta consultazione, nonché la giustificazione dei criteri adottati nella<br />

raccolta o selezione del materi<strong>al</strong>e documentario. Qu<strong>al</strong>e <strong>il</strong> fine di questo lavoro?<br />

Quello di offrire un modello di indagine territori<strong>al</strong>e d<strong>al</strong>le v<strong>al</strong>enze riproponib<strong>il</strong>i<br />

per qu<strong>al</strong>siasi costruzione di an<strong>al</strong>oghe classificazioni documentarie in seno <strong>al</strong><br />

progetto <strong>Romit</strong>, e soprattutto in seno ai siti romani testimoniatici d<strong>al</strong>la Tabula<br />

Peutingeriana.<br />

Perché la scelta di <strong>Ariminum</strong>? Perché Rimini antica sussume <strong>al</strong> massimo grado,<br />

e racchiude in sé, tutti gli input che l’utente possa richiedere a qu<strong>al</strong>siasi sito<br />

testimoniatoci nella Tabula Peutingeriana. Infatti, Rimini non è solo <strong>il</strong> punto di<br />

congiunzione di due fra le massime arterie viarie romane, l’Em<strong>il</strong>ia e la<br />

Flaminia, ma è anche <strong>il</strong> punto di incontro, presso questo nodo viario, di <strong>al</strong>tre<br />

due vie: l’Aretina e la Pop<strong>il</strong>ia. Inut<strong>il</strong>e soffermarsi sull’importanza dell’Em<strong>il</strong>ia e<br />

della Flaminia, che nel mondo romano costituivano l’asse portante di qu<strong>al</strong>siasi<br />

comunicazione fra l’Europa, l’It<strong>al</strong>ia padana e Roma, ma sarà ut<strong>il</strong>e ricordare


<strong>al</strong>meno due connotazioni delle <strong>al</strong>tre direttrici sopra menzionate. La via Aretina<br />

costituisce uno dei princip<strong>al</strong>i tramites fra l’Etruria e l’Adriatico in età preromana,<br />

ed è proprio in funzione di questa via – ben presto assorbita nel sistema<br />

strad<strong>al</strong>e dell’Urbe - che i Romani fondano Rimini, affacciandosi <strong>al</strong>l’Adriatico<br />

molto precocemente nel 268 a.C. La via Pop<strong>il</strong>ia, viceversa, sarà una direttrice<br />

destinata a sopravvivere <strong>al</strong>la stessa romanità, trasformandosi in una delle più<br />

importanti vie romee che indirizzavano nel Medioevo i pellegrini verso Roma,<br />

ora, come sede pap<strong>al</strong>e, nuovamente città eterna.<br />

Lorenzo Braccesi<br />

LE FONTI LETTERARIE<br />

La storia di Rimini romana, così come essa si lascia ricostruire attraverso le<br />

fonti letterarie antiche, appare profondamente segnata d<strong>al</strong>le peculiari<br />

caratteristiche del contesto geografico nell’ambito del qu<strong>al</strong>e <strong>il</strong> centro ebbe<br />

origine. Distesa in riva <strong>al</strong> mare, presso la foce del Marecchia, infatti, la città si<br />

trova <strong>al</strong>tresì a ridosso dei r<strong>il</strong>ievi appenninici, ma anche lì dove ha inizio<br />

l’immensa pianura formata d<strong>al</strong> bacino idrografico del fiume Po.<br />

T<strong>al</strong>e considerazione ha suggerito di articolare <strong>il</strong> presente lavoro in due grandi<br />

sezioni: la prima, dedicata a La colonia e <strong>al</strong> suo <strong>territorio</strong>, foc<strong>al</strong>izza<br />

l’attenzione sui luoghi che concernono la fondazione della città, la sua<br />

collocazione rispetto <strong>al</strong>l’ambito etno-geografico circostante, nonché la sua<br />

centr<strong>al</strong>ità nel sistema viario dell’It<strong>al</strong>ia romana; la seconda – Rimini nel suo<br />

divenire storico – si sofferma invece, in prospettiva diacronica, sulle<br />

testimonianze relative <strong>al</strong> ruolo che <strong>il</strong> centro svolse nel corso dei secoli, sino <strong>al</strong><br />

termine dell’età antica.<br />

Ne emerge l’immagine di una <strong>Ariminum</strong> che, pur aperta agli stimoli che le<br />

derivano d<strong>al</strong>l’Adriatico, su cui si affaccia <strong>il</strong> suo importante centro portu<strong>al</strong>e,<br />

assume, <strong>al</strong>meno per tutta la fase repubblicana, le caratteristiche di centro di<br />

frontiera: in qu<strong>al</strong>che modo diviso fra la condizione di avamposto m<strong>il</strong>itare in<br />

direzione della G<strong>al</strong>lia Cis<strong>al</strong>pina – è questa, del resto, la funzione con cui la<br />

colonia latina venne dedotta, nel 268 a.C. – e quella di limite estremo dello<br />

stato romano, dopo lo spostamento del confine it<strong>al</strong>ico <strong>al</strong> Rubicone, in età<br />

s<strong>il</strong>lana. I contrasti con <strong>il</strong> mondo g<strong>al</strong>lico e la travolgente avanzata di Annib<strong>al</strong>e,<br />

prima, e la discesa di Cesare, poi, sono perciò episodi che toccano da vicino la<br />

storia della città, proprio perché essa sorse <strong>al</strong>l’inizio di un asse di penetrazione<br />

priv<strong>il</strong>egiato, ben presto segnato d<strong>al</strong> corso della via Flaminia, che poneva in<br />

comunicazione la pianura padana con le regioni centr<strong>al</strong>i della penisola, e<br />

dunque con Roma stessa.<br />

Non è un caso che le testimonianze letterarie su Rimini antica diminuiscano<br />

proprio in coincidenza con l’inizio del principato augusteo: una fase di<br />

pacificazione che, d<strong>il</strong>atando i confini it<strong>al</strong>ici sino <strong>al</strong>l’arco <strong>al</strong>pino, toglie <strong>al</strong>la città<br />

<strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo, <strong>al</strong>meno a livello di storia evenemenzi<strong>al</strong>e, di cui essa aveva goduto in<br />

precedenza. Gran parte dell’età imperi<strong>al</strong>e scorre così, quasi senza lasciare<br />

traccia nelle fonti; le qu<strong>al</strong>i ricominciano a parlare di <strong>Ariminum</strong> solo <strong>al</strong><br />

crepuscolo dell’età antica, quando Ravenna, capit<strong>al</strong>e d<strong>al</strong> 402, per iniziativa


dell’imperatore romano d’occidente Onorio, ha ormai assunto una posizione di<br />

enorme centr<strong>al</strong>ità nell’ambito della vita politica e cultur<strong>al</strong>e.<br />

In questa fase, la città, sede tra l’<strong>al</strong>tro di un importante conc<strong>il</strong>io episcop<strong>al</strong>e<br />

fortemente voluto d<strong>al</strong> f<strong>il</strong>o-ariano Costanzo, torna a rivestire una posizione<br />

strategica, soprattutto in occasione del conflitto combattuto dai Bizantini,<br />

guidati prima da Belisario e quindi da Narsete, contro le forze degli invasori<br />

Goti, capeggiate da Vittige e in seguito da Tot<strong>il</strong>a: duramente assediata nel 538,<br />

essa assume di nuovo <strong>il</strong> ruolo di avamposto front<strong>al</strong>iero, in posizione strategica<br />

per ostacolare, lungo quella che quasi duem<strong>il</strong>a anni dopo sarebbe stata la ‘linea<br />

gotica’, l’avanzata delle armate barbariche.<br />

Per disegnare questo prof<strong>il</strong>o storico sono state impiegate tutte le fonti letterarie<br />

greche e latine che menzionano <strong>il</strong> centro di <strong>Ariminum</strong>, fatta eccezione per<br />

quelle, numerosissime per<strong>al</strong>tro, che fanno riferimento <strong>al</strong>la città <strong>al</strong>ludendo <strong>al</strong><br />

dibattito teologico svoltosi nel corso del conc<strong>il</strong>io episcop<strong>al</strong>e del 359 (t<strong>al</strong>i fonti,<br />

di enorme importanza per seguire gli sv<strong>il</strong>uppi della discussione attorno <strong>al</strong>la<br />

natura della persona di Gesù Cristo, poco attengono infatti <strong>al</strong>la storia della città<br />

nel suo complesso).<br />

Luca Antonelli<br />

1. IL CONTESTO ETNO-GEOGRAFICO<br />

INDICE<br />

PARTE PRIMA La colonia e <strong>il</strong> suo <strong>territorio</strong><br />

i) Rimini nella forma It<strong>al</strong>iae<br />

a) Strab. V 1, 2<br />

b) Plin. nat. VI 218<br />

ii) Rimini fra l’Appennino, la pianura padana e <strong>il</strong> mare<br />

a) Strab. V 1, 3<br />

iii) Rimini umbra<br />

a) Strab. V 2, 1<br />

b) Strab. V 2, 10<br />

c) Strab. V 4, 2<br />

iv) Rimini, <strong>il</strong> mondo etrusco e i contatti con <strong>il</strong> commercio greco<br />

a) Paul. Fest. 25, 1<br />

b) Steph. Byz. s.v. jArivminon<br />

c) Suda lexicon s.v. jArivmhnon<br />

d) Iul. Obseq. prodig. liber p. 165 Rossbach<br />

v) Rimini e <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> g<strong>al</strong>lico<br />

a) Cat. orig. fr. 43 Peter (apud Varr. rust. I 2, 7)<br />

b) Plin. nat. III 112<br />

c) Ptolem. III 1, 19<br />

vi) Rimini nell’octava regio augustea<br />

a) Strab. V 1, 11<br />

b) Plin. nat. III 115-116<br />

c) Mela II 65


2. LA FONDAZIONE DELLA COLONIA<br />

3. LA RETE VIARIA<br />

i) La conquista dell’ager G<strong>al</strong>licus d<strong>al</strong>la fondazione di Sena a quella di<br />

<strong>Ariminum</strong><br />

a) Liv. per. XV<br />

b) Vell. I 14<br />

c) Eutrop. II 16<br />

ii) <strong>Ariminum</strong> colonia di diritto latino<br />

a) Cic. Caecin. 102<br />

i) Il tracciato della via Flaminia<br />

a) Strab. V 2, 10<br />

b) Strab. V 2, 9<br />

ii) La costruzione e <strong>il</strong> tracciato della via Aem<strong>il</strong>ia<br />

a) Liv. XXXIX 2, 7-11<br />

b) Liv. per. XXXIX<br />

c) Strab. V 1, 11<br />

d) Itin. Anton. 100, 4<br />

iii) I restauri della via Flaminia<br />

a) Svet. Aug. 30, 1<br />

b) Cass. Dio hist. Rom. LIII 22, 1-2<br />

iv) La via Pop<strong>il</strong>ia<br />

a) Strab. V 2, 10<br />

PARTE SECONDA Rimini nel suo divenire storico<br />

1. L’AVAMPOSTO MILITARE VERSO LA CISALPINA<br />

i) L’attacco di G<strong>al</strong>li trans<strong>al</strong>pini a Rimini<br />

a) Polyb. hist. II 21, 1-6<br />

b) Cass. Dio hist. Rom. frammenti d<strong>al</strong> libro XII (Zonar. VIII 18, 2-5)<br />

ii) Le assegnazioni nell’ager G<strong>al</strong>licus<br />

a) Cat. orig. fr. 43 Peter (apud Varr. rust. I 2, 7)<br />

iii) La sepdizione di Gaio Flaminio in <strong>territorio</strong> insubre<br />

a) Polyb. hist. II 23, 5-6<br />

b) Plut. Marc. 4, 3<br />

c) Cass. Dio hist. Rom. frammenti d<strong>al</strong> libro XII (Zonar. VIII 20, 4-5)<br />

d) Oros. hist. IV 13, 12<br />

iv) Gaio Flaminio console, da Rimini <strong>al</strong> Trasimeno<br />

a) Polyb. hist. III 61, 7-12<br />

b) Polyb. hist. III 68, 12-15<br />

c) Liv. XXI 15, 3-6<br />

d) Liv. XXI 51, 3-7<br />

e) Polyb. hist. III 75, 4-8<br />

f) Polyb. hist. III 77, 1-4<br />

g) Polyb. hist. III 86, 1-4


h) Liv. XXI 63<br />

i) Strab. V 2, 9<br />

j) Polyb. hist. III 88, 6-9<br />

k) Appian. Annib<strong>al</strong>. 12<br />

v) Le defezioni <strong>al</strong> passaggio di Annib<strong>al</strong>e<br />

a) Liv. XXIV 44, 1-5<br />

b) Liv. XXVII 7, 7-12<br />

c) Liv. XXVII 10, 1-10<br />

vi) La spedizione di Magone<br />

a) Liv. XXVIII 38, 12-13<br />

b) Liv. XXVIII 46, 7-13<br />

c) Liv. XXIX 5, 9<br />

d) Liv. XXX 1, 8-10<br />

vii) I Cenomani distruggono Piacenza<br />

a) Liv. XXXI 10 e 11, 1-3<br />

b) Liv. XXXI 21, 1-6<br />

c) Liv. XXXI 48, 1-9<br />

d) Liv. XXXII 1, 1-5<br />

viii) La definitiva sconfitta di Insubri e Boi<br />

a) Liv. XXXIV 45, 6-8<br />

b) Liv. XXXV 22, 1-4<br />

ix) Le guerre istriche<br />

a) Liv. XLI 5<br />

2. IL LIMITE TERRITORIALE DELLO STATO ROMANO<br />

i) Lo scontro fra Mario e S<strong>il</strong>la<br />

a) Appian. civ. I 8, 67<br />

b) Gran. Lic. XXXV 28<br />

c) Appian. civ. I 10, 87<br />

d) Eutrop. V 8<br />

e) App. civ. I 10, 90<br />

f) App. civ. I 10, 91<br />

ii) La vicenda di Verre<br />

a) Cic. Verr. II 1, 36<br />

iii) Lo ius Ariminensium<br />

a) Cic. Caecin. 101-102<br />

iv) Il Rubicone confine d’It<strong>al</strong>ia<br />

a) Strab. V 2, 10<br />

b) Lucan. I 248-257<br />

c) Plin. nat. X 50<br />

d) Plin. nat. III 115-116<br />

v) Lo scontro fra Cesare e Pompeo<br />

a) Cic. ad Quint. fr. II 13, 1<br />

b) Cic. fam. VIII 4, 4<br />

c) Cic. Att. V 19, 1<br />

d) Lucan. I 223-232<br />

e) Plut. Pomp. 60, 1-2


f) Plut. Caes. 32, 1- 33, 2<br />

g) App. civ. II 5, 35<br />

h) Cass. Dio hist. Rom. XLI 4, 1-2<br />

i) Eutrop. VI 19<br />

j) Sidon. epist. I 5, 7 (ad Herenium)<br />

k) Phot. bibl. 396a-b<br />

l) Caes. civ. I 8 e 10-12<br />

m) Cic. fam. XVI 12, 2<br />

n) Cic. fam. VIII 17, 1<br />

o) Flor. epit. II 13, 18-21<br />

p) Plut. Cato minor 52, 1-3<br />

q) Oros. hist. VI 15, 3-6<br />

vi) Lo scontro fra Antonio e Ottaviano<br />

a) Cic. Ph<strong>il</strong>. XII 23-24<br />

b) App. civ. III 7, 44-45<br />

c) App. civ. III 7, 46<br />

d) App. civ. IV 1, 3<br />

e) App. civ. V 4, 33<br />

3. LA NORMALIZZAZIONE AUGUSTEA E I PRIMI SECOLI DELL’IMPERO<br />

i) Le attenzioni di Augusto verso la comunità ariminense<br />

a) Svet. Aug. 30, 1<br />

b) Cass. Dio hist. Rom. LIII 22, 1-2<br />

c) Cass. Dio hist. Rom. LV 34, 3<br />

d) V<strong>al</strong>. Max. VII 7<br />

ii) L’ascesa <strong>al</strong> potere di Vespasiano<br />

a) Tac. hist. III 41, 5 - 42, 1<br />

b) Plin. nat. VII 162-163<br />

iii) Rimini fra magia e guarigioni<br />

a) Hor. epod. 5, 41-46<br />

b) Plin. nat. XXVII 131<br />

4. L’ETÀ TARDO-ANTICA E L’INFLUSSO DELLA VICINA RAVENNA<br />

i) D<strong>al</strong> Conc<strong>il</strong>io di Rimini <strong>al</strong>l’invasione di Alarico<br />

a) Phot. bibl. 483a<br />

b) Symm. epist. IX 48<br />

c) Zosim. hist. nova V, 37, 3<br />

d) Zosim. hist. nova V 48, 2<br />

e) Zosim. hist. nova VI 12<br />

ii) Il conflitto greco-gotico<br />

a) Procop. bell. Iust. VI 10, 3-13<br />

b) Procop. bell. Iust. VI 11, 1-8<br />

c) Procop. bell. Iust. VI 11, 20 - 12, 25<br />

d) Procop. bell. Iust. VI 16, 1-24<br />

e) Procop. bell. Iust. VI 17, 12-24<br />

f) Procop. bell. Iust. VI 19, 1-2<br />

g) Procop. bell. Iust. VI 19, 8-10<br />

h) Procop. bell. Iust. VI 19, 18-20<br />

i) Procop. bell. Iust. VI 20, 27-30


1. L’attacco di G<strong>al</strong>li trans<strong>al</strong>pini a Rimini<br />

Polyb. hist. II 21, 1-6<br />

j) Procop. bell. Iust. VII 11, 28-34<br />

k) Procop. bell. Iust. VII 37, 23<br />

l) Procop. bell. Iust. VIII 28, 1-13<br />

m) Agathias hist. 21, 1-2<br />

n) Procop. bell. Iust. VIII 29, 1-3<br />

CAPITOLO PRIMO<br />

L’avamposto m<strong>il</strong>itare verso la Cis<strong>al</strong>pina<br />

G<strong>al</strong>avtai dæ ejk tw'n proeirhmevnwn ejlattwmavtwn e[th me;n pevnte kai; tettaravkonta th;n<br />

hJsucivan e[scon, eijrhvnhn a[gonte" pro;" ÔRwmaivou". jEpei; dæ oiJ me;n aujtovptai<br />

gegonovte" tw'n deinw'n ejk tou' zh'n ejxecwvrhsan dia; to;n crovnon, ejpegevnonto de; nevoi<br />

qumou' me;n ajlogivstou plhvrei", a[peiroi de; kai; ajovratoi panto;" kakou' kai; pavsh"<br />

peristavsew", au\qi" h[rxanto ta; kaqestw'ta kinei'n, o} fuvsin e[cei givnesqai, kai;<br />

tracuvnesqai me;n ejk tw'n tucovntwn pro;" ÔRwmaivou", ejpispa'sqai de; tou;" ejk tw'n<br />

“Alpewn G<strong>al</strong>avta". To; me;n ou\n prw'ton cwri;" tou' plhvqou" diæ aujtw'n tw'n<br />

hJgoumevnwn ejn ajporrhvtoi" ejpravtteto ta; proeirhmevna. Dio; kai; paragenomevnwn tw'n<br />

Trans<strong>al</strong>pivnwn e{w" jArimivnou meta; dunavmew", diapisthvsanta ta; plhvqh tw'n Boivwn<br />

kai; stasiavsanta prov" te tou;" eJautw'n proestw'ta" kai; pro;" tou;" paragegonovta" ajnei'lon<br />

me;n tou;" ijdivou" bas<strong>il</strong>ei'" “Atin kai; Gavlaton, katevkoyan dæ ajllhvlou", sumb<strong>al</strong>ovnte" ejk<br />

paratavxewn. ”Ote dh; kai; ÔRwmai'oi katavfoboi genovmenoi th;n e[fodon ejxh'lqon meta;<br />

stratopevdou: sunevnte" de; th;n aujqaivreton katafqora;n tw'n G<strong>al</strong>atw'n au\qi" ajnecwvrhsan<br />

eij" th;n oijkeivan.<br />

In seguito <strong>al</strong>le sconfitte cui si è fatto cenno, i G<strong>al</strong>li per quarantacinque anni rimasero<br />

tranqu<strong>il</strong>li, mantenendo la pace con i Romani. Ma quando la generazione che fu testimone di<br />

quelle disfatte se ne andò, sopraffatta d<strong>al</strong> tempo, subentrarono i giovani, che avevano l’animo<br />

gonfio di sconsiderato risentimento ed erano del tutto ignari di qu<strong>al</strong>siasi situazione negativa e<br />

diffic<strong>il</strong>e; costoro, come è natur<strong>al</strong>e che accada, ripresero a turbare la situazione che si era<br />

consolidata, irritandosi con i Romani per ogni minimo pretesto e trascinando con sé anche le<br />

tribù g<strong>al</strong>liche delle Alpi.<br />

In un primo tempo t<strong>al</strong>e <strong>al</strong>leanza avvenne in segreto tra i capi, lasciando <strong>il</strong> popolo <strong>al</strong>l’oscuro<br />

di tutto; perciò, quando i Trans<strong>al</strong>pini giunsero in armi sino a Rimini, la massa dei Boi<br />

mantenne un atteggiamento di grande diffidenza e, sollevatasi contro i propri capi e contro le<br />

truppe che erano arrivate, uccise i re Ati e G<strong>al</strong>ato; le due schiere di G<strong>al</strong>li, scontratesi in assetto<br />

da battaglia, fecero strage l’una dell’<strong>al</strong>tra. Allora i Romani, <strong>al</strong>larmati per l’avanzata dei G<strong>al</strong>li,<br />

inviarono un esercito, ma quando seppero della strage compiuta vicendevolmente d<strong>al</strong>le due<br />

tribù, rientrarono in patria.<br />

Cass. Dio hist. Rom. frammenti d<strong>al</strong> libro XII (Zonar. VIII 18, 2-5)<br />

Tovte me;n ou\n tau'qæ ou{tw" toi'" ÔRwmaivoi" sunhvnthsan, kai; Sardw; para; tw'n<br />

Karchdonivwn ajmacei; crhvmatav te au\qi" e[labon, ejgk<strong>al</strong>evsante" aujtoi'" blavptein sfw'n<br />

tou;" plevonta": ou[pw ga;r kratunqevnte" oiJ Karchdovnioi ta;" ajpe<strong>il</strong>a;" aujtw'n ejdedivesan:


tw'/ dæ eJxh'" e[tei Louvkio" Levntoulo" kai; Kuvinto" Flavkko" ejpi; tou;" G<strong>al</strong>avta"<br />

strateuvsante", e{w" me;n oJmou' dih'gon, h\san ajnantagwvnistoi, ejpei; de; dich'/ porqei'n<br />

tina h[rxanto, wJ" ou{tw pleivw leivan perib<strong>al</strong>ouvmenoi, ej" kivndunon to; tou' Flavkkou<br />

katevsth stratovpedon, nukto;" kuklwqevn. jAlla; tovte me;n oiJ bavrbaroi ajnekovphsan,<br />

proslabovmenoi de; summavcou" ceiri; pollh'/ ejpi; tou;" ÔRwmaivou" au\qi" ejcwvrhsan.<br />

jApanthsavntwn de; sfivsi Pouplivou te Lentouvlou kai; Likinnivou Oujavrou h[lpisan<br />

aujtou;" dia; to; plh'qo" to; sfevteron kai; a[neu mavch" kataplhvxein: kai; pevmyante" thvn te<br />

cwvran th;n peri; to; jArivminon ajphv/toun kai; th'" povlew" wJ" aujtw'n ou[sh"<br />

ejxoikisqh'nai ejkevleuon. OiJ dæ u{patoi mhvte sumb<strong>al</strong>ei'n qarrou'nte" diæ ojligovthta mhvte<br />

ti proevsqai tolmw'nte" ajnoca;" e[praxan, wJ" ej" th;n ÔRwvmhn presbeuvswntai. OiJ dæ<br />

ejpi; th;n boulh;n ejlqovnte" ta; aujta; ei\pon. ÔW" dæ oujdeno;" oiJ prevsbei" w|n h/[toun<br />

ejtuvgcanon, eij" to; stratovpedon ajnecwvrhsan. Kai; eu|ron ejfqarmevna sfivsi ta;<br />

pravgmata: tine;" ga;r tw'n summavcwn aujtw'n metagnovnte" kai; dia; fovbou tou;"<br />

ÔRwmaivou" pepoihmevnoi ejtravponto ejpi; tou;" Boouivou", kai; sucnoi; ajpwvlonto<br />

ajmfotevrwqen, kajnteu'qen ajph'lqon oi[kade oiJ loipoiv, kai; oiJ Boouvioi sponda;" ejpi;<br />

mevrei pollw'/ th'" cwvra" sfw'n ejpoihvsanto.<br />

Così dunque andarono <strong>al</strong>lora le cose per i Romani, che, senza combattere, ottennero dai<br />

Cartaginesi la Sardegna e una gran quantità di denaro, accusandoli di danneggiare i propri<br />

equipaggi; e i Cartaginesi, non avendo ancora consolidato la propria potenza, ebbero paura<br />

delle loro minacce. L’anno successivo Lucio Lentulo e Quinto Flacco compirono una<br />

spedizione contro i G<strong>al</strong>li: finché avanzarono insieme, risultarono imbattib<strong>il</strong>i, ma quando<br />

cominciarono a separarsi nelle operazioni di saccheggio, per poter così mettere le mani su un<br />

bottino più r<strong>il</strong>evante, l’esercito di Flacco, circondato nottetempo, fu in pericolo. In<br />

quell’occasione i barbari furono respinti; affiancati degli <strong>al</strong>leati a un contingente già nutrito,<br />

tuttavia, essi avanzarono nuovamente contro i Romani. Si opposero loro Publio Lentulo e<br />

Licinnio Varo, ma i G<strong>al</strong>li speravano di spaventarli data l’enorme mole del proprio esercito,<br />

evitando così la battaglia. Inviata un’ambasceria, i barbari chiesero la regione attorno a Rimini<br />

e ordinarono che venisse abbandonata la città, poiché sostenevano fosse loro. I consoli, che<br />

non avevano <strong>il</strong> coraggio di andare <strong>al</strong>lo scontro, dato <strong>il</strong> numero ridotto delle proprie truppe, ma<br />

che non osavano nemmeno cedere, domandarono una tregua, perché i G<strong>al</strong>li inviassero messi a<br />

Roma. E gli ambasciatori, giunti in Senato, riferirono le medesime condizioni; ma poiché non<br />

ottennero nulla di ciò che chiedevano, fecero ritorno <strong>al</strong>l’accampamento. Qui trovarono che la<br />

situazione era ormai fuori controllo: <strong>al</strong>cuni dei loro <strong>al</strong>leati avevano cambiato partito e, poiché<br />

guardavano con terrore ai Romani, si erano rivolti contro i Boi; molti ne morirono su entrambi<br />

i fronti e i sopravvissuti se ne tornarono a casa. I Boi firmarono un trattato in cambio della<br />

concessione di una considerevole porzione del <strong>territorio</strong>.<br />

La conquista dell’ager G<strong>al</strong>licus, sancita d<strong>al</strong>la deduzione della colonia romana di Sena, nel 283 a.C.,<br />

e rafforzata d<strong>al</strong>la fondazione della colonia latina di <strong>Ariminum</strong>, nel 268, pose termine a una prima<br />

fase di scontri con l’elemento g<strong>al</strong>lico di area cis<strong>al</strong>pina. Dopo un periodo di quiete, tuttavia, la<br />

situazione riprese a farsi diffic<strong>il</strong>e nel 236 (un anno dopo che i Romani avevano ottenuto dai<br />

Cartaginesi la Sardegna, con la sola minaccia di una nuova guerra), quando bande di provenienza<br />

trans<strong>al</strong>pina scesero nella pianura padana e si accordarono segretamente con i capi dei Boi,<br />

muovendo in direzione di Rimini. Secondo Zonara (monaco e storico bizantino vissuto nel XII<br />

secolo, che attinge a parti perdute dell’opera di Dione Cassio), ad arginare l’avanzata dei barbari<br />

furono inviati i consoli Publio Cornelio Lentulo e Gaio Licinio Varo, i qu<strong>al</strong>i spaventarono <strong>il</strong><br />

nemico, tanto da indurlo a tentare di risolvere la questione per via diplomatica: la richiesta di<br />

ottenere la città di Rimini non fu tuttavia accolta d<strong>al</strong> Senato. Nel frattempo, in seno <strong>al</strong>lo stesso<br />

esercito g<strong>al</strong>lico era scoppiato uno scontro fra le tribù trans<strong>al</strong>pine e i Boi, che si risolse in un<br />

massacro reciproco, rendendo di fatto inut<strong>il</strong>e ogni intervento m<strong>il</strong>itare da parte romana. Come nota


Polibio, perciò, l’attacco a Rimini si risolse con un nulla di fatto, chiarendo tuttavia una volta di più<br />

agli occhi di Roma l’urgenza di affrontare in modo radic<strong>al</strong>e <strong>il</strong> problema della presenza g<strong>al</strong>lica in<br />

area padana.<br />

2. Le assegnazioni nell’ager G<strong>al</strong>licus<br />

Cat. orig. fr. 43 Peter (apud Varr. rust. I 2, 7)<br />

Ager G<strong>al</strong>licus Romanus vocatur, qui viritim cis <strong>Ariminum</strong> datus est ultra agrum Picentium.<br />

In eo agro <strong>al</strong>iquodfariam in singula iugera dena cullea vini fiunt.<br />

Si chiama agro g<strong>al</strong>lico romano quel <strong>territorio</strong> situato fra Rimini e <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> dei Picenti che<br />

fu ripartito tanto a testa tra i soldati. In <strong>al</strong>cuni punti di questa terra si ricavano dieci cullei di<br />

vino per ogni iugero.<br />

Cinque anni dopo <strong>il</strong> f<strong>al</strong>lito attacco a Rimini – nota Polyb. II 21 –, sotto <strong>il</strong> consolato di Marco Lepido<br />

(siamo nel 232 a.C.), i Romani ripartirono fra coloni <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> g<strong>al</strong>lico detto picentino, d<strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e<br />

avevano in precedenza cacciato i Senoni. Dell’ambiguità dell’espressione geografica abbia già<br />

discusso. Resta qui da aggiungere che l’iniziativa di Gaio Flaminio, <strong>al</strong>l’epoca tribuno della plebe,<br />

suscitò l’ost<strong>il</strong>ità del Senato, poiché era forse la prima volta che un tribuno proponeva<br />

autonomamente una distribuzione viritana di terreno pubblico; <strong>il</strong> trasferimento di cittadini romani in<br />

un’area così lontana d<strong>al</strong>l’Urbe, inoltre, poteva avere pesanti ripercussioni di carattere politico e<br />

costituzion<strong>al</strong>e. In ogni caso l’azione di Flaminio, completata poi nel 220 d<strong>al</strong>l’inizio dei lavori di<br />

costruzione della via Flaminia con termin<strong>al</strong> a Rimini, costituirà un elemento di fondament<strong>al</strong>e<br />

importanza nell’avvio di questa prima fase del processo di romanizzazione della Cis<strong>al</strong>pina,<br />

culminata con la deduzione delle colonie romane di Cremona e Piacenza, nel 218.<br />

3. La spedizione di Gaio Flaminio in <strong>territorio</strong> insubre<br />

Polyb. hist. II 23, 5-6<br />

OiJ de; Gaisavtai G<strong>al</strong>avtai susthsavmenoi duvnamin polutelh' kai; barei'an h|kon<br />

uJperavrante" ta;" “Alpei" eij" to;n Pavdon potamo;n e[tei meta; th;n th'" cwvra" diavdosin<br />

ojgdovw/. To; me;n ou\n tw'n jInsovmbrwn kai; Boivwn gevno" e[meine gennaivw" ejn tai'"<br />

ejx ajrch'" ejpibolai'", oiJ dæ Oujevnetoi kai; Gonomavnoi, diapresbeusamevnwn<br />

ÔRwmaivwn, touvtoi" ei{lonto summacei'n. Dio; kai; mevro" ti th'" dunavmew" kat<strong>al</strong>ipei'n<br />

hjnagkavsqhsan oiJ bas<strong>il</strong>ei'" tw'n Keltw'n fulakh'" cavrin th'" cwvra" pro;" to;n ajpo; touvtwn<br />

fovbon. Aujtoi; dæ ejxavrante" panti; tw'/ strateuvmati katateqarrhkovtw" w{rmhsan,<br />

poiouvmenoi th;n poreivan wJ" ejpi; Turrhniva", e[conte" pezou;" me;n eij"<br />

pentakismurivou", iJppei'" de; kai; sunwrivda" eij" dismurivou". ÔRwmai'oi dæ wJ" qa'tton<br />

h[kousan tou;" Keltou;" uJperbeblhkevnai ta;" “Alpei", Leuvkion me;n Aijmivlion u{paton<br />

meta; dunavmew" ejxapevste<strong>il</strong>an wJ" ejpæ jArimivnou, thrhvsonta tauvth/ tw'n ejnantivwn<br />

th;n e[fodon, e{na de; tw'n eJxapelevkewn eij" Turrhnivan. ÔO me;n ga;r e{tero" tw'n<br />

uJpavtwn Gavio" jAtivlio" proexelhluqw;" e[tucen eij" Sardovna meta; tw'n stratopevdwn,<br />

oiJ dæ ejn th'/ ÔRwvmh/ pavnte" perideei'" h\san, mevgan kai; fobero;n auJtoi'"<br />

uJpolambavnonte" ejpifevresqai kivndunon.<br />

Sette anni dopo l’assegnazione di quei territori, i G<strong>al</strong>li Gesati radunarono un esercito potente<br />

e ben armato e passarono le Alpi, giungendo <strong>al</strong> corso del Po. Le tribù degli Insubri e dei Boi<br />

tennero fede le<strong>al</strong>mente ai patti stipulati <strong>al</strong>l’inizio; i Veneti e i Cenomani, invece, avendo<br />

ricevuto ambascerie da parte dei Romani, scelsero di combattere a fianco di costoro. I sovrani


dei Celti, per paura dei Romani, furono quindi costretti a lasciar a guardia del <strong>territorio</strong> parte<br />

dell’esercito; essi stessi, avendo levato <strong>il</strong> campo, cominciarono ad avanzare coraggiosamente,<br />

dirigendosi verso l’Etruria con circa cinquantam<strong>il</strong>a fanti e ventim<strong>il</strong>a fra cav<strong>al</strong>ieri e carristi. I<br />

Romani, d<strong>al</strong> canto loro, non appena seppere che i Celti avevano superato le Alpi, inviarono <strong>il</strong><br />

console Lucio Em<strong>il</strong>io con un esercito a Rimini, <strong>al</strong>lo scopo di difendere la città d<strong>al</strong>l’ass<strong>al</strong>to<br />

nemico, e un pretore in Etruria. L’<strong>al</strong>tro console, Gaio Att<strong>il</strong>io, si trovava in Sardegna con le<br />

sue legioni: a Roma tutti erano in preda <strong>al</strong> panico, sospettando l’imminenza di un pericolo<br />

enorme e terrib<strong>il</strong>e.<br />

Nel 225 a.C. una nuova invasione di G<strong>al</strong>li trans<strong>al</strong>pini, i Gesati, v<strong>al</strong>icò le Alpi. Più di dieci anni dopo<br />

i fatti del 236, quando gli scontri <strong>al</strong>l’interno dello schieramento celtico avevano fatto f<strong>al</strong>lire la<br />

spedizione, fu trovata un’intesa con le tribù stanziate in area padana: in particolare con Insubri e<br />

Boi, che occupavano rispettivamente la regione attorno a M<strong>il</strong>ano, loro capit<strong>al</strong>e, e <strong>il</strong> <strong>territorio</strong><br />

dell’attu<strong>al</strong>e Em<strong>il</strong>ia a nord di Bologna. Rimasero invece fedeli ai patti stipulati con Roma i Veneti e i<br />

Cenomani.<br />

Spintisi <strong>al</strong> di là dell’Appennino sino a Chiusi, i G<strong>al</strong>li incontrarono la resistenza delle truppe romane<br />

dei consoli Lucio Em<strong>il</strong>io Papo e Gaio Att<strong>il</strong>io Regolo: nello scontro presso T<strong>al</strong>amone, nella<br />

Maremma toscana, tuttavia, essi furono completamente sbaragliati (Polyb. II 25-31). Era ormai<br />

chiaro che la minaccia costituita d<strong>al</strong>le popolazioni g<strong>al</strong>liche stanziate in area padana andava<br />

affrontata con determinazione: la colonia di Rimini sarebbe stato l’avamposto per la penetrazione in<br />

Cis<strong>al</strong>pina.<br />

Plut. Marc. 4, 3<br />

OiJ me;n ou\n prw'toi tw'n ajgwvnwn nivka" te megavla" kai; sfavlmata toi'" ÔRwmaivoi"<br />

ejnevgkante" eij" oujde;n ejteleuvthsan pevra" bevbaion: Flaminivou de; kai; Fourivou tw'n<br />

uJpavtwn megavlai" ejkstrateusavntwn dunavmesin ejpi; tou;" “Insombra", w[fqh me;n<br />

ai{mati rJevwn oJ dia; th'" Pikhnivdo" cwvra" potamov", ejlevcqh de; trei'" selhvna" fanh'nai<br />

peri; povlin jArivminon, oiJ dæ ejpi; tai'" uJpatikai'" yhfoforivai" parafulavttonte" tou;"<br />

oijwnou;" iJerei'" diebebaiou'nto mocqhra;" kai; dusovrniqa" aujtoi'" gegonevnai ta;" tw'n<br />

uJpavtwn ajnagoreuvsei". Eujqu;" ou\n e[pemyen hJ suvgklhto" ejpi; stratovpedon gravmmata<br />

k<strong>al</strong>ou'sa kai; metapempomevnh tou;" uJpavtou", o{pw" ejpanelqovnte" h/| tavcista th;n<br />

ajrch;n ajpeivpwntai kai; mhde;n wJ" u{patoi fqavswsi pra'xai pro;" tou;" polemivou". Tau'ta<br />

dexavmeno" ta; gravmmata Flamivnio" ouj provteron e[lusen h] mavchn sunavya" trevyasqai<br />

tou;" barbavrou" kai; th;n cwvran aujtw'n ejpidramei'n. ÔW" ou\n ejpanh'lqe meta; pollw'n<br />

lafuvrwn, oujk ajphvnthsen oJ dh'mo", ajllæ o{ti k<strong>al</strong>ouvmeno" oujk eujqu;" uJphvkousen<br />

oujdæ ejpeivsqh toi'" gravmmasin, ajllæ ejnuvbrise kai; katefrovnhse mikrou' me;n ejdevhsen<br />

ajpoyhfivsasqai to;n qrivambon aujtou', qriambeuvsanta dæ ijdiwvthn ejpoivhsen,<br />

ajnagkavsa" ejxomovsasqai th;n uJpateivan meta; tou' sunavrconto". Ou{tw pavnta ta;<br />

pravgmata ÔRwmaivoi" eij" to;n qeo;n ajnhvgeto, manteiw'n de; kai; patrivwn uJperoyivan<br />

oujdæ ejpi; tai'" megivstai" eujpraxivai" ajpedevconto, mei'zon hJgouvmenoi pro;" swthrivan<br />

povlew" to; qaumavzein ta; qei'a tou;" a[rconta" h] to; kratei'n tw'n polemivwn.<br />

I primi combattimenti portarono ai Romani vittorie e sconfitte, entrambe di notevole peso,<br />

senza che tuttavia si giungesse ad <strong>al</strong>cun risultato certo: durante la campagna dei consoli<br />

Flaminio e Furio contro gli Insubri, condotta con truppe ingenti, <strong>il</strong> fiume che scorre nel<br />

Piceno fu visto colorarsi di sangue e si disse che tre lune sarebbero apparse nel cielo di<br />

Rimini; osservando <strong>il</strong> volo degli uccelli nel corso dei comizi consolari, gli auguri assicurarono<br />

che le designazioni presentavano dei vizi di forma ed erano contrarie agli auspici. Il Senato,<br />

<strong>al</strong>lora, inviò subito dei messaggi <strong>al</strong>l’esercito, richiamando indietro i consoli, affinché questi,<br />

rientrati <strong>il</strong> più presto possib<strong>il</strong>e, rinunciassero <strong>al</strong>la carica, senza prendere, in qu<strong>al</strong>ità di consoli,


<strong>al</strong>cuna iniziativa nei confronti del nemico. Ricevuta la missiva, tuttavia, Flaminio non l’aprì<br />

se non dopo aver attaccato battaglia, volgendo in fuga i barbari e invadendo la loro terra. Al<br />

suo rientro, carico di un ingente bottino, <strong>il</strong> popolo non gli andò incontro: poiché richiamato<br />

non aveva obbedito prontamente agli ordini delle missive, disprezzandoli e sottov<strong>al</strong>utandoli,<br />

poco mancò che gli venisse negato <strong>il</strong> trionfo. Quando poi egli lo celebrò, venne trattato come<br />

un soldato qu<strong>al</strong>siasi: quindi costrinsero lui e <strong>il</strong> collega a rinunciare <strong>al</strong>la carica. A t<strong>al</strong> punto i<br />

Romani riconducono ogni azione <strong>al</strong>la volontà divina, rifiutando anche di fronte ai maggiori<br />

successi di tradire <strong>il</strong> rispetto nei confronti dei vaticini e delle consuetudini patrie: per la<br />

s<strong>al</strong>vezza della città ritengono più importante che i loro gener<strong>al</strong>i onorino gli dèi, piuttosto che<br />

vincano i nemici.<br />

Cass. Dio hist. Rom. frammenti d<strong>al</strong> libro XII (Zonar. VIII 20, 4-5)<br />

Teravtwn dæ ejn touvtw/ genomevnwn ej" mevga devo" oiJ ejn th'/ ÔRwvmh/ katevsthsan:<br />

potamov" te ga;r ejn tw'/ Pikhnw'/ aiJmatwvdh" ejrruvh kajn th'/ Turshnivdi kaivesqai tou'<br />

oujranou' polu; e[doxe, kai; ejn tw'/ jArimivnw/ fw'" nuvktwr hJmevra/ proseoiko;" e[lamye,<br />

kai; pollacovqi th'" jIt<strong>al</strong>iva" trei'" selh'nai nukto;" ejfantavsqhsan, kajn th'/ ajgora'/ gu;y ejfæ<br />

hJmevra" pleivona" ejnidruvqh. Diav te gou'n ta; tevrata tau'ta kai; o{ti tine;" paranovmw"<br />

e[legon tou;" uJpavtou" aiJreqh'nai, metepevmyanto aujtouv". Dexavmenoi de; ta; gravmmata<br />

oiJ u{patoi oujk eujqu;" aujta; ajnevgnwn, a[rti pro;" povlemon kaqistavmenoi, ajlla;<br />

prosumb<strong>al</strong>ovnte" ejkravthsan.<br />

Poiché si verificarono dei prodigi, fra gli abitanti di Roma si diffuse <strong>il</strong> terrore; un fiume del<br />

Piceno assunse color rosso sangue; in Etruria gran parte del cielo sembrò prender fuoco; a<br />

Rimini, di notte, br<strong>il</strong>lò una luce sim<strong>il</strong>e a quella del giorno; in molte parti di It<strong>al</strong>ia apparvero tre<br />

lune nel cielo notturno; e nel foro per parecchi giorni si stanziò un avvoltoio. A causa di<br />

questi prodigi e d<strong>al</strong> momento che <strong>al</strong>cuni sostenevano che i consoli fossero stati eletti in modo<br />

<strong>il</strong>leg<strong>al</strong>e, li richiamarono indietro. I consoli [Furio e Flaminio], ricevuta la missiva, non la<br />

lessero subito, poiché in quel momento si apprestavano a intraprendere un’azione di guerra;<br />

scontratisi, tuttavia, risultarono vincitori.<br />

Oros. hist. IV 13, 12<br />

Eo deinde anno, qui huic proximus fuit, dira miseram Urbem terruere prodigia. Miseram<br />

utique, quae hinc fremitu hostium, inde nequitia daemonum terrebatur; namque in Piceno<br />

flumen sanguine effluxit et apud Tuscos caelum ardere visum est et Arimini nocte multa<br />

lucem claram obfulsisse ac tres lunas distantibus caeli regionibus exortas apparuisse.<br />

Nell’anno successivo prodigi di cattivo augurio atterrirono l’infelice città: infelice in ogni<br />

modo, giacché da una parte la impauriva <strong>il</strong> fragore delle armi nemiche, d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra la m<strong>al</strong>vagità<br />

dei demoni. Nel Piceno un fiume fluì sangue, in Toscana <strong>il</strong> cielo fu visto prender fuoco e a<br />

Rimini a notte fonda risplendette una fulgida luce e tre lune apparvero in punti distanti del<br />

cielo.<br />

Nell’224 a.C., un anno dopo la c<strong>al</strong>ata dei G<strong>al</strong>li in Etruria, i consoli Quinto Fulvio e Tito Manlio<br />

furono entrambi inviati a compiere una spedizione punitiva contro i Boi, su cui ebbero presto la<br />

meglio. Più diffic<strong>il</strong>e fu invece avere ragione degli Insubri, affrontati dai consoli del 223, Publio<br />

Furio e Gaio Flaminio: costoro, penetrando in <strong>territorio</strong> nemico da ovest, si riunirono <strong>al</strong>le truppe<br />

degli <strong>al</strong>leati Cenomani, attaccando così gli Insubri e devastandone <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> (Polyb. II 33).<br />

L’operazione aprì di fatto la strada, nell’anno successivo (<strong>il</strong> 222), <strong>al</strong>la definitiva vittoria di<br />

Clastidium: nel corso della battaglia <strong>il</strong> console Marco Claudio Marcello uccise <strong>il</strong> capo insubre


Virdumarus, mentre <strong>il</strong> collega Gneo Cornelio Scipione C<strong>al</strong>vo riuscì a conquistare Mediolanum,<br />

capit<strong>al</strong>e della regione.<br />

Il testo di Plutarco riferisce che, nell’anno 223, in varie parti d’It<strong>al</strong>ia si verificarono <strong>al</strong>cuni prodigi:<br />

in particolare nel Piceno un fiume fu visto colorarsi di sangue e a Rimini apparvero tre lune nella<br />

notte. A Roma, inoltre, in base <strong>al</strong> volo degli uccelli gli auguri decretarono che le designazioni dei<br />

consoli presentavano vizi form<strong>al</strong>i: fu perciò chiesto ai sommi magistrati appena entrati in carica di<br />

astenersi da qu<strong>al</strong>siasi iniziativa m<strong>il</strong>itare. Furio e Flaminio, tuttavia, che erano in procinto di sferrare<br />

l’attacco in <strong>territorio</strong> insubre, trascurarono l’ordine, ma ottennero ciò nonostante un successo<br />

importante, attirandosi tuttavia la m<strong>al</strong>evolenza del Senato e del popolo.<br />

Cominciamo col dire che l’appartenenza di Flaminio <strong>al</strong>la schiera dei populares spiega l’ost<strong>il</strong>ità<br />

nutrita nei suoi confronti dagli ambienti ottimati: <strong>il</strong> presagio negativo degli auguri traduce dunque <strong>il</strong><br />

tentativo da parte di t<strong>al</strong>i ambienti di bloccare l’iniziativa di un console che, in ambito cis<strong>al</strong>pino,<br />

aveva sinora adottato una politica marcatamente coloniaria di ispirazione democratica (si pensi <strong>al</strong>le<br />

deduzioni viritane del 232), poco consona <strong>al</strong>l’orientamento senatorio.<br />

Di segno opposto i prodigi avvenuti fra Rimini e <strong>il</strong> Piceno. Il primo di questi eventi straordinari –<br />

l’apparizione di una triplice luna in cielo – rimanda probab<strong>il</strong>mente <strong>al</strong>la centr<strong>al</strong>ità del culto del greco<br />

Apollo e di sua sorella Artemide nella colonia adriatica; ad Artemide, in particolare, si riferirebbero<br />

le tre lune, poiché la dea assume triplice connotazione (ella è trímorphos), per la sua natura insieme<br />

terrena (Artemide/Diana), celeste (Selene/Luna, appunto) e infera (Ecate/Proserpina).<br />

Richiamandosi <strong>al</strong>la divinità, inoltre, <strong>il</strong> prodigio offre un importante presagio degli eventi che stanno<br />

per accadere: nella versione di Orosio (che attinge <strong>al</strong> testo perduto di Livio), infatti, si dice che le tre<br />

lune distantibus caeli regionibus exortas apparuisse, apparvero, cioè, in tre punti distanti del cielo.<br />

La probab<strong>il</strong>e <strong>al</strong>lusione è <strong>al</strong>le tre direttrici verso cui si sarebbe di lì a poco indirizzato<br />

l’espansionismo romano a partire da Rimini: quella settentrion<strong>al</strong>e, verso la Cis<strong>al</strong>pina, con<br />

l’imminente vittoria sugli Insubri (la battaglia di Clastidium è del 222); quella meridion<strong>al</strong>e, verso<br />

Roma, lungo l’asse della futura via Flaminia (i lavori per la costruzione della strada saranno<br />

cominciati da Flaminio nel 220); e quella orient<strong>al</strong>e, contro le genti <strong>il</strong>liriche, destinate a essere<br />

nuovamente sconfitte nell’immediato futuro (la seconda guerra <strong>il</strong>lirica è del 219).<br />

Presagio fausto è da considerarsi anche <strong>il</strong> sangue che colorò le acque di un fiume nel Piceno, nello<br />

stesso 223: si tratta probab<strong>il</strong>mente del Metauro, che nel 207 avrebbe fatto da scenario <strong>al</strong>la grande<br />

vittoria romana sul cartaginese Asdrub<strong>al</strong>e, ottenuta da Gaio Claudio Nerone. Al contrario, come<br />

segn<strong>al</strong>e di cattivo auspicio vanno interpretati tanto <strong>il</strong> cielo infuocato in Etruria, che preannuncia la<br />

sconfitta romana nella battaglia del Trasimeno, durante la qu<strong>al</strong>e lo stesso Flaminio perse la vita (nel<br />

217), quanto l’improvviso chiarore che avrebbe <strong>il</strong>luminato la notte di Rimini, da ricondurre, come<br />

meglio diremo in seguito, <strong>al</strong>lo scarso rispetto per la religione tradizion<strong>al</strong>e da parte di Flaminio, che<br />

proprio nella colonia adriatica, e non a Roma, avrebbe assunto la carica consolare per la seconda<br />

volta.<br />

La figura di Gaio Flaminio, perciò, appare <strong>al</strong> centro di un fitto gioco propagandistico, <strong>al</strong>imentato<br />

tanto d<strong>al</strong> partito dei populares che ne sosteneva la causa, quanto d<strong>al</strong>la fazione dei suoi avversari,<br />

che la combatteva: ai primi sembra lecito ricondurre la tradizione sul prodigio delle tre lune (evento<br />

fausto, che, nel richiamo ad Artemide/Diana, prefigura le direttrici lungo cui si muoverà<br />

l’espansionismo romano a partire da Rimini); ai secondi vanno invece attribuite quelle notizie che<br />

sottolineano l’empietà del console, prevedendone la morte nel corso della seconda guerra punica, ed<br />

es<strong>al</strong>tano nel contempo l’impresa di Claudio Nerone (appartenente <strong>al</strong>la nob<strong>il</strong>itas ost<strong>il</strong>e agli<br />

orientamenti democratici di Flaminio), vittorioso <strong>al</strong> Metauro.<br />

4. Gaio Flaminio console, da Rimini <strong>al</strong> Trasimeno<br />

Polyb. hist. III 61, 7-12<br />

To; dæ aujto; sunevbainen kai; toi'" ejn th'/ ÔRwvmh/ peponqevnai peri; tw'n


prospiptovntwn. “Arti ga;r th'" teleutaiva" fhvmh" kat<strong>al</strong>hgouvsh" uJpe;r tw'n Karchdonivwn<br />

o{ti Zavkanqan eijlhvfasin, kai; pro;" tauvthn bebouleumevnwn th;n e[nnoian, kai; to;n me;n<br />

e{na tw'n strathgw'n ejxapest<strong>al</strong>kovtwn eij" th;n Libuvhn, wJ" aujth;n th;n Karchdovna<br />

poliorkhvsonta, to;n e{teron dæ eij" jIbhrivan, wJ" pro;" jAnnivban ejkei' diapolemhvsonta,<br />

parh'n ajggeliva diovti pavrestin jAnnivba" meta; dunavmew" kai; poliorkei' tina" h[dh<br />

povlei" ejn jIt<strong>al</strong>iva/. Diovti paradovxou fanevnto" aujtoi'" tou' ginomevnou, diataracqevnte"<br />

paracrh'ma pro;" to;n Tebevrion eij" to; L<strong>il</strong>uvbaion ejxapevstellon, dhlou'nte" me;n th;n<br />

parousivan tw'n polemivwn, oijovmenoi de; dei'n ajfevmenon tw'n prokeimevnwn kata;<br />

spoudh;n bohqei'n toi'" ijdivoi" pravgmasin.<br />

ÔO de; Tebevrio" tou;" me;n ajpo; tou' stovlou parautivka sunaqroivsa" ejxevpemye,<br />

paraggeivla" poiei'sqai to;n plou'n wJ" ejpæ oi[kou: ta;" de; pezika;" dunavmei" ejxwvrkise<br />

dia; tw'n c<strong>il</strong>iavrcwn, tavxa" hJmevran ejn h/| dehvsei pavnta" ejn jArimivnw/ genevsqai<br />

koitaivou". Au{th dæ e[sti povli" para; to;n jAdrivan ejpi; tw'/ pevrati keimevnh tw'n peri;<br />

to;n Pavdon pedivwn wJ" ajpo; meshmbriva". Pantacovqen de; tou' kinhvmato" a{ma<br />

ginomevnou, kai; tw'n sumbainovntwn pa'si para; dovxan prospiptovntwn, h\n paræ<br />

eJkavstoi" ejpivstasi" uJpe;r tou' mevllonto" oujk eujkatafrovnhto".<br />

I medesimi sentimenti circa l’accaduto si diffusero anche a Roma. Si era da poco esaurita<br />

l’eco dell’ultima notizia – la presa cartaginese di Sagunto – e a questo riguardo erano state<br />

prese <strong>al</strong>cune decisioni: dei due consoli l’uno era stato inviato in Libia, <strong>al</strong>lo scopo di porre<br />

l’assedio <strong>al</strong>la stessa Cartagine, e l’<strong>al</strong>tro in Iberia, per contrastare in quei luoghi Annib<strong>al</strong>e.<br />

Quand’ecco che giunse un’ambasceria che annunciava che Annib<strong>al</strong>e era arrivato con un<br />

esercito e che assediava ormai <strong>al</strong>cune città di It<strong>al</strong>ia. L’evento appariva loro incredib<strong>il</strong>e:<br />

sconvolti, inviarono subito messi a Tiberio, a L<strong>il</strong>ibeo, annunciandogli l’arrivo dei nemici;<br />

ritenevano opportuno che egli abbandonasse <strong>il</strong> piano concordato, per recare aiuto in fretta <strong>al</strong>la<br />

situazione interna.<br />

Tiberio radunò immediatamente gli uomini della flotta, ordinando loro di far vela verso<br />

Roma; tramite i tribuni m<strong>il</strong>itari fece prestare giuramento <strong>al</strong>le truppe di fanteria, dopo aver<br />

stab<strong>il</strong>ito <strong>il</strong> giorno in cui tutti avrebbero dovuto trovarsi accampati a Rimini. Rimini è una città<br />

sull’Adriatico, posta ai margini meridion<strong>al</strong>i della pianura padana. Ovunque si scatenava una<br />

confusione gener<strong>al</strong>e e accadevano eventi inaspettati: regnava fra loro una non disprezzab<strong>il</strong>e<br />

forma di attesa nei confronti di ciò che sarebbe accaduto.<br />

Polyb. hist. III 68, 12-15<br />

”Oqen kai; sunavyanto" tou' Teberivou kai; tw'n metæ ejkeivnou stratopevdwn kai;<br />

diaporeuomevnwn dia; th'" ÔRwvmh", ejx ejpifaneiva" ejdovxazon kriqhvsesqai th;n<br />

mavchn. jAqroisqevntwn de; tw'n stratiwtw'n kata; to;n o{rkon eij" jArivminon, ajn<strong>al</strong>abw;n<br />

aujtou;" oJ strathgo;" proh'ge, speuvdwn sunavyai toi'" peri; to;n Povplion. Summivxa" de;<br />

kai; katastratopedeuvsa" paræ a(ujtoi'") tai'" oijkeivai" dunavmesi to; me;n plh'qo"<br />

ajnelavmbane tw'n ajndrw'n, wJ" a]n ejk L<strong>il</strong>ubaivou tettaravkonta sunecw'" hJmevra"<br />

pepezoporhkovtwn eij" jArivminon, ta;" de; paraskeua;" ejpoiei'to pavsa" wJ" pro;" mavchn,<br />

aujto;" dæ ejpimelw'" sunhvdreue tw'/ Poplivw/, ta; me;n h[dh gegonovta punqanovmeno",<br />

peri; de; tw'n parovntwn sundianoouvmeno".<br />

Perciò, quando Tiberio e le sue truppe arrivarono a Roma e la attraversarono, la gente si<br />

formò l’opinione che la sola apparizione dell’esercito avrebbe deciso le sorti della battaglia.<br />

Quando i soldati si radunarono a Rimini, secondo <strong>il</strong> giuramento, <strong>il</strong> console, assunto <strong>il</strong><br />

comando, si mise <strong>al</strong>la loro guida, ansioso di ricongiungersi <strong>al</strong>le forze di Publio. Una volta<br />

raggiuntele, diede ordine di accamparsi accanto a loro e fece riposare riposare la maggior<br />

parte dei suoi uomini, poiché avevano marciato per quaranta giorni senza interruzione, da


L<strong>il</strong>ibeo a Rimini; compì tutti i preparativi per la battaglia e si consigliò attentamente con<br />

Publio, informandosi di come si erano svolti i fatti e riflettendo insieme a lui sulla situazione<br />

presente.<br />

Liv. XXI 15, 3-6<br />

Octavo mense quam coeptum oppugnari captum Saguntum quidam scripsere; inde<br />

Carthaginem Novam in hiberna Hannib<strong>al</strong>em concessisse; quinto deinde mense quam ab<br />

Carthagine profectus sit in It<strong>al</strong>iam pervenisse. Quae si ita sunt, fieri non potuit ut P. Cornelius<br />

Ti. Sempronius consules fuerint, ad quos et principio oppugnationis legati Saguntini missi sint<br />

et qui in suo magistratu cum Hannib<strong>al</strong>e, <strong>al</strong>ter ad Ticinum amnem, ambo <strong>al</strong>iquanto post ad<br />

Trebiam pugnaverint. Aut omnia breviora <strong>al</strong>iquanto fuere aut Saguntum principio anni, quo P.<br />

Cornelius Ti. Sempronius consules fuerunt, non coeptum oppugnari est sed captum. Nam<br />

excessisse pugna ad Trebiam in annum Cn. Serv<strong>il</strong>i et C. Flamini non potest, quia C. Flaminius<br />

Arimini consulatum iniit, creatus a Ti. Sempronio consule, qui post pugnam ad Trebiam ad<br />

creandos consules Romam cum venisset comitiis perfectis ad exercitum in hiberna rediit.<br />

Qu<strong>al</strong>che storico scrisse che Sagunto fu presa otto mesi dopo l’inizio dell’assedio; Annib<strong>al</strong>e<br />

si sarebbe quindi ritirato a svernare a Carthago Nova e sarebbe giunto in It<strong>al</strong>ia cinque mesi<br />

dopo esser partito da qui. Se così stessero le cose, non sarebbero stati Publio Cornelio e<br />

Tiberio Sempronio i consoli cui furono inviati i legati di Sagunto <strong>al</strong>l’inizio dell’assedio; né<br />

sarebbero stati costoro i consoli che, durante la loro magistratura, combatterono contro<br />

Annib<strong>al</strong>e, l’uno presso <strong>il</strong> fiume Ticino e tutt’e due, <strong>al</strong>quanto dopo, presso <strong>il</strong> fiume Trebbia. O<br />

tutto si svolse in un lasso di tempo considerevolmente più breve, oppure, <strong>al</strong>l’inizio dell’anno<br />

in cui furono consoli Publio Cornelio e Tiberio Sempronio, si verificò la presa e non l’inizio<br />

dell’assedio di Sagunto. La battaglia presso la Trebbia non può infatti cadere nell’anno del<br />

consolato di Gneo Serv<strong>il</strong>io e Gaio Flaminio, poiché quest’ultimo assunse la carica a Rimini,<br />

nominato d<strong>al</strong> console Tiberio Sempronio; <strong>il</strong> qu<strong>al</strong>e, successivamente <strong>al</strong>la battaglia della<br />

Trebbia, venne a Roma per presiedere <strong>al</strong>l’elezione dei consoli e fece ritorno agli<br />

accampamenti invern<strong>al</strong>i dell’esercito solo dopo che erano terminate le operazioni elettor<strong>al</strong>i dei<br />

comizi.<br />

Liv. XXI 51, 3-7<br />

Postquam ab ea parte satis tutam Sic<strong>il</strong>iam censebat consul, ad insulas Volcani, quia fama<br />

erat stare ibi Punicam classem, traiecit; nec quisquam hostium circa eas insulas inventus; iam<br />

forte transmiserant ad vastandam It<strong>al</strong>iae oram depopulatoque Vibonensi agro urbem etiam<br />

terrebant. Repetenti Sic<strong>il</strong>iam consuli escensio hostium in agrum Vibonensem facta nuntiatur,<br />

litteraeque ab senatu de transitu in It<strong>al</strong>iam Hannib<strong>al</strong>is et ut primo quoque tempore collegae<br />

ferret aux<strong>il</strong>ium missae traduntur. Multis simul anxius curis exercitum extemplo in naves<br />

impositum <strong>Ariminum</strong> mari supero misit, Sex. Pomponio legato cum viginti quinque longis<br />

navibus Vibonensem agrum maritimamque oram It<strong>al</strong>iae tuendam attribuit, M. Aem<strong>il</strong>io<br />

praetori quinquaginta navium classem explevit. Ipse compositis Sic<strong>il</strong>iae rebus decem navibus<br />

oram It<strong>al</strong>iae legens <strong>Ariminum</strong> pervenit. Inde cum exercitu suo profectus ad Trebiam flumen<br />

collegae coniungitur.<br />

Ritenendo che su quel versante la Sic<strong>il</strong>ia fosse sufficientemente sicura, <strong>il</strong> console sbarcò <strong>al</strong>le<br />

isole Lipari, poiché si diceva che lì fosse stanziata la flotta punica; ma in quelle isole non fu<br />

trovato <strong>al</strong>cun nemico. I Cartaginesi erano infatti ormai passati in It<strong>al</strong>ia per devastarne le coste:<br />

compiute razzie nel <strong>territorio</strong> di Vibo, diffondevano ora <strong>il</strong> terrore anche in città. Mentre<br />

faceva ritorno in Sic<strong>il</strong>ia, <strong>il</strong> console ricevette notizia dello sbarco nemico nel <strong>territorio</strong> di Vibo


e gli venne recapitata una missiva del Senato che annunciava <strong>il</strong> passaggio in It<strong>al</strong>ia di Annib<strong>al</strong>e<br />

e gli ordinava di recare aiuto quanto prima possib<strong>il</strong>e <strong>al</strong> collega. Affannato per le molte<br />

preoccupazioni nello stesso momento, egli fece <strong>al</strong>lora imbarcare subito l’esercito sulle navi e<br />

lo inviò a Rimini lungo l’Adriatico. Affidò <strong>al</strong> legato Sesto Pompeo, <strong>al</strong> comando di<br />

venticinque navi da guerra, la difesa del <strong>territorio</strong> di Vibo e della costa it<strong>al</strong>ica; costituì una<br />

flotta di cinquanta navi per <strong>il</strong> pretore Marco Em<strong>il</strong>io. Egli stesso, sistemata la situazione in<br />

Sic<strong>il</strong>ia, giunse a Rimini ris<strong>al</strong>endo la costa dell’It<strong>al</strong>ia con dieci navi; partito quindi con <strong>il</strong><br />

proprio esercito, si ricongiunse <strong>al</strong> collega presso <strong>il</strong> fiume Trebbia.<br />

Nel 237 a.C. i Romani avevano costretto Cartagine a cedere loro la Sardegna e a pagare una forte<br />

indennità addizion<strong>al</strong>e: fu probab<strong>il</strong>mente questa una delle cause che portarono la città punica a<br />

estendere i suoi dominii in area iberica, minacciando così territori che gravitavano nell’orbita<br />

commerci<strong>al</strong>e di Marsiglia, <strong>al</strong>leata romana. Poco più di dieci anni dopo, nel 226 o nel 225, Roma<br />

raggiunse con Asdrub<strong>al</strong>e un accordo che impegnava i Cartaginesi a non superare in armi <strong>il</strong> corso del<br />

fiume Ebro, assicurando probab<strong>il</strong>mente in cambio una sua non interferenza negli affari punici a sud<br />

di t<strong>al</strong>e limite. La stessa Roma, tuttavia, aveva precedentemente contratto una qu<strong>al</strong>che forma di<br />

<strong>al</strong>leanza con la piccola città iberica di Sagunto, posta un centinaio di ch<strong>il</strong>ometri a sud dell’Ebro<br />

(Polyb. III 30): l’<strong>al</strong>leanza non risultava inv<strong>al</strong>idata d<strong>al</strong> trattato stipulato con Asdrub<strong>al</strong>e, che<br />

obbligava Roma soltanto a non ostacolare l’espansione cartaginese entro i limiti che le venivano<br />

riconosciuti.<br />

Intorno <strong>al</strong> 221, quando la situazione in Cis<strong>al</strong>pina risultava ormai pacificata, dopo la vittoria di<br />

Clastidium, i Romani intervennero a Sagunto, favorendo in modo incruento l’ascesa <strong>al</strong> potere della<br />

fazione anti-punica, nella speranza di sob<strong>il</strong>lare in t<strong>al</strong> modo le vicine tribù indigene, soggette ai<br />

Cartaginesi. La reazione di Annib<strong>al</strong>e, successo ad Asdrub<strong>al</strong>e nel governo della Spagna punica, non<br />

si fece attendere: nella primavera del 219, nonostante la diffida da parte romana, egli attaccò<br />

Sagunto, espugnandola dopo otto mesi di assedio (Polyb. III 17; Liv. XXI 7 ss.). Quando la notizia<br />

arrivò in It<strong>al</strong>ia, <strong>il</strong> Senato, dopo <strong>al</strong>cune incertezze, si pronunciò per la dichiarazione di guerra,<br />

stimando che <strong>il</strong> conflitto si sarebbe svolto in Spagna e in Africa; nell’estate del 218 furono fondate<br />

le due colonie latine di Piacenza e Cremona, in <strong>territorio</strong> cis<strong>al</strong>pino, per garantire la sicurezza del<br />

confine settentrion<strong>al</strong>e d<strong>al</strong>le possib<strong>il</strong>i turbolenze di Boi e Insubri, recentemente sconfitti.<br />

I consoli dell’anno, Publio Cornelio Scipione e Tiberio Sempronio Longo, vennero inviati perciò<br />

con le consuete due legioni a testa, l’uno a Mass<strong>il</strong>ia, con l’ordine di invadere la Spagna a nord<br />

dell’Ebro, e l’<strong>al</strong>tro in Sic<strong>il</strong>ia, con l’obiettivo di sbarcare in Africa (Liv. XXI 17). Ma Annib<strong>al</strong>e stupì<br />

tutti, perché, partito d<strong>al</strong>la sua base a Carthago Nova nella primavera del 218, attraversò i Pirenei e<br />

marciò con tutto l’esercito in direzione delle Alpi, che v<strong>al</strong>icò poco più di un meso dopo aver<br />

attraversato <strong>il</strong> Rodano (Polyb. III 40 ss.; Liv. XXI 38 ss.).<br />

Di fronte <strong>al</strong>la notizia <strong>il</strong> Senato diede ordine a Sempronio di ritornare <strong>al</strong> più presto in It<strong>al</strong>ia: portato<br />

l’esercito da L<strong>il</strong>ibeo a Messina, egli marciò in meno di due mesi sino a Rimini, dove verso la fine di<br />

novembre raggiunse <strong>il</strong> collega. Scipione, infatti, appena sbarcato in Spagna, aveva lasciato le truppe<br />

<strong>al</strong> comando del fratello Gneo, con l’incarico di v<strong>al</strong>icare i Pireni, ed era rientrato da solo per<br />

assumere <strong>il</strong> comando di quelle truppe che avrebbero affrontato Annib<strong>al</strong>e non appena fosse sceso<br />

d<strong>al</strong>le Alpi.<br />

Lasciato Sempronio a Rimini, Scipione attraversò <strong>il</strong> Po a Piacenza, avanzando lungo la riva<br />

settentrion<strong>al</strong>e del Ticino, dove fu sorpreso d<strong>al</strong> repentino arrivo della cav<strong>al</strong>leria cartaginese; nello<br />

scontro <strong>il</strong> console, sebbene ferito, riuscì a guidare la ritirata delle truppe oltre <strong>il</strong> fiume Trebbia, dove<br />

attese l’arrivo del collega. Qui, nel dicembre del 218, avvenne la battaglia decisiva che segnò la<br />

sconfitta dei due eserciti consolari, aprendo di fatto ad Annib<strong>al</strong>e la via per l’It<strong>al</strong>ia centr<strong>al</strong>e (Polyb.<br />

III 73 ss.; Liv. XXI 56).<br />

Polyb. hist. III 75, 4-8


Dio; kai; paradovxou fanevnto" aujtoi'" tou' pravgmato", peri; ta;" loipa;" paraskeua;"<br />

diaferovntw" ejgivnonto kai; peri; fulakh;n tw'n prokeimevnwn tovpwn, pevmponte" eij"<br />

Sardovna kai; Sikelivan stratovpeda, pro;" de; touvtoi" eij" Tavranta profulaka;" kai; tw'n<br />

a[llwn tovpwn eij" tou;" eujkaivrou": pareskeuvasan de; kai; nau'" eJxhvkonta penthvrei".<br />

Gnavio" de; Serouivlio" kai; Gavio" Flamivnio", oi{per e[tucon u{patoi tovte kaqestamevnoi,<br />

sunh'gon tou;" summavcou" kai; katevgrafon ta; paræ auJtoi'" stratovpeda. Parh'gon de; kai;<br />

ta;" ajgora;" ta;" me;n eij" jArivminon ta;" dæ eij" Turrhnivan, wJ" ejpi; touvtoi"<br />

poihsovmenoi toi'" tovpoi" th;n e[xodon.<br />

Nonostante la notizia fosse per loro del tutto inaspettata, i Romani si diedero con grande<br />

impegno ai preparativi, rafforzando soprattutto i presidi nelle posizioni avanzate; inviarono<br />

eserciti in Sardegna e in Sic<strong>il</strong>ia, e inoltre avamposti a Taranto e negli <strong>al</strong>tri luoghi dove era<br />

opportuno; <strong>al</strong>lestirono anche sessanta navi a cinque ordini di remi. Gneo Serv<strong>il</strong>io e Gaio<br />

Flaminio, che erano <strong>al</strong>lora stati eletti consoli, radunarono le truppe <strong>al</strong>leate e coordinarono<br />

l’arruolamento dei propri eserciti. Indirizzarono le vettovaglie parte a Rimini e parte in<br />

Etruria, poiché verso queste due zone intendevano dirigersi.<br />

Liv. XXI 63<br />

Consulum designatorum <strong>al</strong>ter Flaminius, cui eae legiones quae Placentiae hibernabant sorte<br />

evenerant, edictum et litteras ad consulem misit ut is exercitus idibus Martiis Arimini adesset<br />

in castris. Hic in provincia consulatum inire cons<strong>il</strong>ium erat memori veterum certaminum cum<br />

patribus, quae tribunus plebis et quae postea consul prius de consulatu qui abrogabatur, dein<br />

de triumpho habuerat, invisus etiam patribus ob novam legem, quam Q. Claudius tribunus<br />

plebis adversus senatum atque uno patrum adiuvante C. Flaminio tulerat, ne quis senator<br />

cuive senator pater fuisset maritimam navem, quae plus quam trecentarum amphorarum esset,<br />

haberet. Id satis habitum ad fructus ex agris vectandos; quaestus omnis patribus indecorus<br />

visus. Res per summam contentionem acta invidiam apud nob<strong>il</strong>itatem suasori legis Flaminio,<br />

favorem apud plebem <strong>al</strong>terumque inde consulatum peperit. Ob haec ratus auspiciis<br />

ementiendis Latinarumque feriarum mora et consularibus <strong>al</strong>iis impedimentis retenturos se in<br />

urbe, simulato itinere privatus clam in provinciam abiit. Ea res ubi p<strong>al</strong>am facta est, novam<br />

insuper iram infestis iam ante patribus movit: non cum senatu modo sed iam cum dis<br />

immort<strong>al</strong>ibus C. Flaminium bellum gerere. Consulem ante inauspicato factum revocantibus ex<br />

ipsa acie dis atque hominibus non paruisse; nunc conscientia spretorum et Capitolium et<br />

sollemnem votorum nuncupationem fugisse, ne die initi magistratus Iovis optimi maximi<br />

templum adiret, ne senatum invisus ipse et sibi uni invisum videret consuleretque, ne Latinas<br />

indiceret Iovique Latiari sollemne sacrum in monte faceret, ne auspicato profectus in<br />

Capitolium ad vota nuncupanda, p<strong>al</strong>udatus inde cum lictoribus in provinciam iret. Lixae modo<br />

sine insignibus, sine lictoribus profectum clam, furtim, haud <strong>al</strong>iter quam si exs<strong>il</strong>ii causa solum<br />

vertisset. Magis pro maiestate videlicet imperii Arimini quam Romae magistratum initurum et<br />

in deversorio hospit<strong>al</strong>i quam apud penates suos praetextam sumpturum. Revocandum universi<br />

retrahendumque censuerunt et cogendum omnibus prius praesentem in deos hominesque fungi<br />

officiis quam ad exercitum et in provinciam iret. In eam legationem – legatos enim mitti<br />

placuit – Q. Terentius et M. Antistius profecti nih<strong>il</strong>o magis eum moverunt quam priore<br />

consulatu litterae moverant ab senatu missae. Paucos post dies magistratum iniit,<br />

immolantique ei vitulus iam ictus e manibus sacrificantium sese cum proripuisset, multos<br />

circumstantes cruore respersit; fuga procul etiam maior apud ignaros quid trepidaretur et<br />

concursatio fuit. Id a plerisque in omen magni terroris acceptum. Legionibus inde duabus a<br />

Sempronio prioris anni consule, duabus a C. At<strong>il</strong>io praetore acceptis in Etruriam per<br />

Appennini tramites exercitus duci est coeptus.


Flaminio, uno dei due consoli designati, cui erano toccate in sorte quelle legioni che<br />

svernavano a Piacenza, inviò <strong>al</strong> console uscente un editto e una missiva, ordinando che, <strong>al</strong>le<br />

Idi di Marzo, l’esercito si trovasse a Rimini, negli accampamenti. Qui, in provincia, era sua<br />

intenzione assumere la carica, memore delle antiche controversie che, prima da tribuno della<br />

plebe e poi da console, aveva avuto con i senatori riguardo <strong>al</strong> consolato che tentavano di<br />

toglierli e poi riguardo <strong>al</strong> trionfo [per la vittoria sugli Insubri].<br />

Egli era inoltre inviso <strong>al</strong> patriziato a causa di una nuova proposta di legge che <strong>il</strong> tribuno della<br />

plebe Quinto Claudio, con l’appoggio del solo Gaio Flaminio fra i senatori, aveva presentato<br />

contro <strong>il</strong> Senato. Secondo questa disposizione nessun senatore o nessuno che fosse figlio di un<br />

senatore poteva possedere una nave oneraria d<strong>al</strong>la capienza di più di trecento anfore: t<strong>al</strong>e<br />

volume di carico era stato ritenuto sufficiente a consentire <strong>il</strong> trasporto del raccolto dai campi,<br />

poiché sembrava indecorosa per i senatori ogni forma di commercio. Il provvedimento,<br />

discusso con grande accanimento, procurò a Flaminio, suo sostenitore, l’ost<strong>il</strong>ità dei nob<strong>il</strong>i, <strong>il</strong><br />

favore della plebe e quindi <strong>il</strong> secondo consolato.<br />

Perciò, ritenendo che <strong>il</strong> Senato l’avrebbe trattenuto a Roma con dei f<strong>al</strong>si auspici, con un<br />

ritardo nella celebrazione delle Ferie latine o con qu<strong>al</strong>che <strong>al</strong>tro impedimento relativo <strong>al</strong>la<br />

carica consolare, fece finta di dover fare un viaggio come privato cittadino e se ne andò di<br />

nascosto nella sua provincia. Quando la cosa si riseppe, ciò provocò nuova ira nei senatori,<br />

che già prima gli erano ost<strong>il</strong>i: la guerra che Gaio Flaminio stava combattendo – dissero – non<br />

era solo contro <strong>il</strong> Senato, ma ormai contro gli dèi immort<strong>al</strong>i. Sostenevano che egli, assunto <strong>il</strong><br />

primo consolato senza aver ricevuto gli auspici, non avesse obbedito né agli dèi né agli<br />

uomini che lo richiamavano d<strong>al</strong> campo di battaglia; ora, consapevole di ciò che aveva<br />

disprezzato, era fuggito d<strong>al</strong> Campidoglio, evitando di pronunciare solennemente i voti, per<br />

non s<strong>al</strong>ire <strong>al</strong> tempio di Giove Ottimo Massimo nel primo giorno della sua magistratura e non<br />

vedere né consultare quindi <strong>il</strong> Senato, d<strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e era detestato e che era l’unico a detestare; era<br />

fuggito per non indire le Ferie Latine e non compiere sul monte Albano <strong>il</strong> solenne sacrificio in<br />

onore di Giove Lazi<strong>al</strong>e, per non doversi avviare <strong>al</strong> Campidoglio a pronunciare i voti, dopo<br />

aver ricevuto gli auspici, e poi dirigersi, ormai vestito del mantello da gener<strong>al</strong>e e<br />

accompagnato dai littori, verso la sua provincia. Se ne era andato come un servo, senza<br />

insegne né littori, di nascosto e in modo furtivo, non diversamente che se fosse costretto a<br />

cambiare terra per andare in es<strong>il</strong>io. Era evidentemente per difendere la dignità della carica che<br />

egli avrebbe assunto la magistratura a Rimini, piuttosto che a Roma, vestendo la toga pretesta<br />

presso la dimora di qu<strong>al</strong>che ospite, piuttosto che di fronte ai propri Penati.<br />

I senatori decretarono <strong>al</strong>lora <strong>al</strong>l’unanimità che era necessario richiamarlo e farlo tornare<br />

indietro, costringendolo ad adempiere di persona a tutti i suoi doveri di fronte agli dèi e agli<br />

uomini, prima di raggiungere l’esercito e la provincia assegnatagli. Si decise perciò di inviare<br />

a Flaminio dei legati: Quinto Terenzio e Marco Antistio, partiti per quell’ambasceria, non<br />

riuscirono tuttavia a convincerlo più di quanto avessero fatto le missive spedite d<strong>al</strong> Senato nel<br />

corso del consolato precedente. Dopo pochi giorni egli assunse la magistratura: mentre stava<br />

compiendo <strong>il</strong> rito sacrific<strong>al</strong>e, <strong>il</strong> vitello, ormai colpito, sfuggì d<strong>al</strong>le mani degli inservienti e<br />

bagnò di sangue molti degli astanti; si verificò un fuggi fuggi gener<strong>al</strong>e, maggiore tra coloro<br />

che, essendo lontani, non capivano la ragione di tanta agitazione. Il fatto venne interpretato<br />

dai più come presagio di avvenimenti terrib<strong>il</strong>i.<br />

Flaminio, quindi, dopo aver ricevuto due legioni d<strong>al</strong> console uscente Sempronio e due d<strong>al</strong><br />

pretore Gaio At<strong>il</strong>io, si avviò <strong>al</strong>la guida dell’esercito in direzione dell’Etruria, attraverso i<br />

v<strong>al</strong>ichi dell’Appennino.<br />

Alle elezioni consolari per <strong>il</strong> 218 <strong>il</strong> popolo romano scelse Gneo Serv<strong>il</strong>io Gemino e Gaio Flaminio.<br />

Flaminio, vincitore sugli Insubri e artefice della successiva politica di assegnazioni viritane<br />

nell’ager G<strong>al</strong>licus, godeva di popolarità crescente anche presso le classi medie di estrazione


mercant<strong>il</strong>e, per essere stato l’unico senatore ad appoggiare una lex Claudia che impediva ai senatori<br />

<strong>il</strong> commercio marittimo.<br />

Secondo una tradizione ost<strong>il</strong>e che ci è conservata da Livio, egli avrebbe tr<strong>al</strong>asciato di compiere i<br />

tradizion<strong>al</strong>i riti religiosi e, dopo aver ordinato <strong>al</strong>l’esercito assegnatogli, che era di stanza a Piacenza,<br />

di recarsi a Rimini, sarebbe immediatamente partito per la colonia adriatica, dove avrebbe assunto<br />

form<strong>al</strong>mente <strong>il</strong> consolato. Scelta, questa, del massimo r<strong>il</strong>ievo che suscitò la durissima opposizione<br />

del Senato, <strong>il</strong> qu<strong>al</strong>e ricorse a ogni forma di ostruzionismo, fomentando con qu<strong>al</strong>siasi mezzo la<br />

superstizione popolare. L’elenco di prodigi nelle pagine liviane, attinto dagli ann<strong>al</strong>i pontifici,<br />

comprende una flotta fantasma vista in cielo e un bue s<strong>al</strong>ito <strong>al</strong> terzo piano di una casa, oltre ad <strong>al</strong>tri<br />

eventi straordinari accaduti <strong>al</strong>trove in It<strong>al</strong>ia e in G<strong>al</strong>lia (Liv. XXI 62); durante la cerimonia di<br />

assunzione della magistratura, inoltre, lo stesso Flaminio sarebbe stato vittima di un presagio<br />

infausto, poiché <strong>il</strong> vitello sacrific<strong>al</strong>e sarebbe scappato d<strong>al</strong>le mani degli addetti, bagnando di sangue<br />

la folla presente. La versione liviana, senz’<strong>al</strong>tro vicina agli ambienti senatorii ost<strong>il</strong>i <strong>al</strong> console, è<br />

contraddetta d<strong>al</strong> racconto di Polibio (III 77), che narra piuttosto succintamente della partenza di<br />

Flaminio da Roma <strong>al</strong>la volta di Arezzo; a Rimini si sarebbe diretto <strong>il</strong> solo Serv<strong>il</strong>io.<br />

Ad accreditare la tradizione che vuole Flaminio assumere <strong>il</strong> consolato a Rimini viene un importante<br />

documento epigrafico, proveniente d<strong>al</strong> santuario di Diana a Nemi. La dedica, da ricondurre<br />

senz’<strong>al</strong>tro a epoca arcaica, recita C(aius) Manlio(s) Aci(dinus) / cosol pro / poplo Arimenesi (ILLRP<br />

I 2 77), cioè “Gaio Manlio Acidino, console [in Rimini] a nome della comunità riminese”. In base<br />

<strong>al</strong>la menzione di un poplos/populus, cioè di una comunità in armi, la critica ha variamente datato <strong>il</strong><br />

testo attorno agli anni ’30 del III secolo a.C., quando un’incursione di Boi e <strong>al</strong>tri G<strong>al</strong>li trans<strong>al</strong>pini<br />

giunse a minacciare la colonia adriatica. Di recente è stato invece proposto che <strong>il</strong> documento sia da<br />

riferire proprio <strong>al</strong> 217: <strong>al</strong>l’empietà di Flaminio, che assunse <strong>il</strong> consolato lontano da Roma, in tot<strong>al</strong>e<br />

spregio della religione avita, si sarebbe volutamente contrapposta la pietas di Manlio Acidino,<br />

sommo magistrato loc<strong>al</strong>e, <strong>il</strong> qu<strong>al</strong>e, nel offrire una dedica a Diana (divinità che a Rimini riceveva<br />

particolari forme di culto) tentava così di stornare d<strong>al</strong>la propria comunità ogni presagio funesto.<br />

Purificando <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> di Rimini d<strong>al</strong>la cruenta contaminazione della vittima sacrific<strong>al</strong>e, Manlio<br />

Acidino avrebbe liberato la colonia d<strong>al</strong>la m<strong>al</strong>edizione che aveva invece colpito Flaminio, caduto<br />

nella battaglia del Trasimeno.<br />

Polyb. hist. III 77, 1-4<br />

Kai; ta; me;n kata; th;n jIbhrivan ejn touvtoi" h\n. jEnistamevnh" de; th'" ejarinh'" w{ra",<br />

Gavio" me;n Flamivnio" ajn<strong>al</strong>abw;n ta;" auJtou' dunavmei" proh'ge dia; Turrhniva" kai;<br />

katestratopevdeuse pro; th'" tw'n jArrhtivnwn povlew", Gnavio" de; Serouivlio" tou[mp<strong>al</strong>in<br />

wJ" ejpæ jArimivnou, tauvth/ parathrhvswn th;n eijsbolh;n tw'n uJpenantivwn. jAnnivba" de;<br />

paraceimavzwn ejn th'/ Keltikh'/ tou;" me;n ÔRwmaivou" tw'n ejk th'" mavch" aijcm<strong>al</strong>wvtwn<br />

ejn fulakh'/ sunei'cen, ta; mevtria tw'n ejpithdeivwn didouv", tou;" de; summavcou" aujtw'n<br />

to; me;n prw'ton ejn th'/ pavsh/ f<strong>il</strong>anqrwpiva/ diexh'gen, meta; de; tau'ta sunagagw;n<br />

parekavlei, favskwn oujk ejkeivnoi" h{kein polemhvswn, ajlla; ÔRwmaivoi" uJpe;r<br />

ejkeivnwn.<br />

Così dunque andavano le cose in Iberia. All’inizio della primavera, Gneo Flaminio radunò le<br />

sue truppe e avanzò attraverso l’Etruria, ponendo l’accampamento di fronte <strong>al</strong>la città di<br />

Arezzo; Gneo Serv<strong>il</strong>io, <strong>al</strong> contrario, si fermò a Rimini, sorvegliando da questa posizione<br />

l’avanzata degli avversari. Annib<strong>al</strong>e svernò invece in G<strong>al</strong>lia: fra i prigionieri di guerra teneva<br />

sotto stretta sorveglianza i Romani, fornendo loro solo i viveri indispensab<strong>il</strong>i, mentre i loro<br />

<strong>al</strong>leati li trattava con grande benevolenza; in un secondo tempo li radunò e pronunciò davanti<br />

a loro un discorso in cui sosteneva che non contro di loro era venuto a combattere, ma, in loro<br />

difesa, contro i Romani.


Polyb. hist. III 86, 1-4<br />

Kata; de; tou;" th'" mavch" kairou;" Gnavio" Serouivlio" oJ prokaqhvmeno" u{pato" ejpi;<br />

tw'n katæ jArivminon tovpwn ä ou|toi dæ eijsi;n ejpi; th'" para; to;n jAdrivan pleura'", ou|<br />

sunavptei ta; G<strong>al</strong>atika; pediva pro;" th;n a[llhn jIt<strong>al</strong>ivan, ouj makra;n th'" eij" qavlattan<br />

ejkbolh'" tw'n tou' Pavdou stomavtwn ä ajkouvsa" eijsbeblhkovta to;n jAnnivban eij"<br />

Turrhnivan ajntistratopedeuvein tw'/ Flaminivw/, pa'si me;n ejpebavleto toi'" stratopevdoi"<br />

aujto;" sunavptein, ajdunatw'n de; dia; to; th'" stratia'" bavro" Gavion Kenthvnion kata;<br />

spoudh;n dou;" tetrakisc<strong>il</strong>ivou" iJppei'" proexapevste<strong>il</strong>e, boulovmeno", eij devoinqæ oiJ<br />

kairoiv, pro; th'" auJtou' parousiva" touvtou" katatacei'n. jAnnivba" dev, meta; th;n mavchn<br />

prosaggelqeivsh" aujtw'/ th'" tw'n uJpenantivwn bohqeiva", ejxapostevllei Maavrban e[conta<br />

tou;" logcofovrou" kaiv ti mevro" tw'n iJppevwn. Oi} kai; sumpesovnte" toi'" peri; to;n<br />

Gavion ejn aujth'/ me;n th'/ prwvth/ sumplokh'/ scedo;n tou;" hJmivsei" aujtw'n dievfqeiran,<br />

tou;" de; loipou;" ei[" tina lovfon sundiwvxante" th'/ kata; povda" hJmevra/ pavnta" e[labon<br />

uJpoceirivou".<br />

Mentre era in corso la battaglia del Trasimeno, Gneo Serv<strong>il</strong>io, <strong>il</strong> console inviato nella<br />

regione di Rimini – si tratta di un <strong>territorio</strong> sul versante adriatico, in cui la pianura g<strong>al</strong>lica si<br />

congiunge con <strong>il</strong> resto dell’It<strong>al</strong>ia, non lontano d<strong>al</strong> punto in cui <strong>il</strong> Po si getta in mare –, venne a<br />

sapere che Annib<strong>al</strong>e aveva invaso l’Etruria e aveva posto gli accampamenti di fronte a quelli<br />

di Flaminio; decise <strong>al</strong>lora di unire tutte le proprie legioni a quelle del collega. L’operazione<br />

gli risultava tuttavia diffic<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> peso dell’esercito, e così inviò in tutta fretta Gaio<br />

Centenio, <strong>al</strong>la testa di quattrom<strong>il</strong>a cav<strong>al</strong>ieri: se le circostanze lo avessero richiesto, voleva<br />

infatti che costoro arrivassero sul posto prima che lui stesso vi giungesse. Dopo la battaglia,<br />

Annib<strong>al</strong>e, informato della spedizione di soccorso inviata d<strong>al</strong> nemico, mandò a sbarrarle la<br />

strada Maarba, <strong>al</strong>la testa dei lancieri e di una parte dei cav<strong>al</strong>ieri. E costoro, scontratisi con le<br />

truppe di Gaio, <strong>al</strong> primo contatto ne sbaragliarono quasi la metà; gli <strong>al</strong>tri, inseguit<strong>il</strong>i sino a un<br />

colle, li catturarono tutti <strong>il</strong> giorno seguente.<br />

Strab. V 2, 9<br />

jApwtavtw de; kai; dh; pro;" jArrhtivw/ hJ Trasoumevnna, kaqæ h}n aiJ ejk th'" Keltikh'"<br />

eij" th;n Turrhnivan eijsbolai; stratopevdoi", ai|sper kai; jAnnivba" ejcrhvsato, duei'n oujsw'n,<br />

tauvth" te kai; th'" ejpæ jArimivnou dia; th'" jOmbrikh'". Beltivwn me;n ou\n hJ ejpæ<br />

jArimivnou: tapeinou'tai ga;r ejntau'qa iJkanw'" ta; o[rh: frouroumevnwn de; tw'n parovdwn<br />

touvtwn ejpimelw'", hjnagkavsqh th;n c<strong>al</strong>epwtevran eJlevsqai, kai; ejkravthsen o{mw"<br />

nikhvsa" mavca" megavla" Flamivnion.<br />

Il più lontano tra questi laghi, in direzione di Arezzo, è <strong>il</strong> Trasimeno; qui vicino si trovano le<br />

vie di passaggio per gli eserciti in marcia d<strong>al</strong>la Celtica verso l’Etruria, di cui si servì anche<br />

Annib<strong>al</strong>e. Sono due: questa e quella che proviene da Rimini, attraverso <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> umbro. La<br />

strada che viene da Rimini è in re<strong>al</strong>tà migliore, poiché qui i r<strong>il</strong>ievi si abbassano<br />

considerevolmente; poiché tuttavia questi v<strong>al</strong>ichi erano sorvegliati scrupolosamente, Annib<strong>al</strong>e<br />

si vide costretto a scegliere la strada più diffic<strong>il</strong>e, ma ebbe ugu<strong>al</strong>mente la meglio su Flaminio,<br />

vincendolo nel corso di grandi battaglie.<br />

Dopo la sconfitta della Trebbia <strong>il</strong> Senato decise di non affrontare Annib<strong>al</strong>e nella pianura padana: le<br />

colonie di Cremona e Piacenza furono dunque abbandonate <strong>al</strong>la loro sorte, anche perché <strong>il</strong> nemico<br />

non sembrava avere i mezzi per porre un assedio che tutto sommato non si sarebbe rivelato per lui<br />

strategicamente importante. Si preferì piuttosto difendere l’It<strong>al</strong>ia centr<strong>al</strong>e, fidando sulla tenuta del<br />

blocco <strong>al</strong>leato e sulla buona <strong>org</strong>anizzazione della rete di rifornimenti romana. Il problema era perciò


capire qu<strong>al</strong>e direttrice Annib<strong>al</strong>e, nel frattempo spostatosi a Bologna, avrebbe seguito per superare i<br />

r<strong>il</strong>ievi appenninici: a sbarrare la via più fac<strong>il</strong>e, quella che, seguendo <strong>il</strong> lembo estremo della pianura<br />

padana sino <strong>al</strong>l’Adriatico, imboccava quindi <strong>il</strong> tracciato della via Flaminia, fu inviato <strong>il</strong> console<br />

Serv<strong>il</strong>io, acquartieratosi a Rimini; in Etruria, presso Arezzo, si dispose invece Flaminio, a presidio<br />

dei più impervii v<strong>al</strong>ichi montani che mettevano in comunicazione con la Cis<strong>al</strong>pina.<br />

Non appena la neve si sciolse, nella primavera del 217, Annib<strong>al</strong>e v<strong>al</strong>icò l’Appennino probab<strong>il</strong>mente<br />

attraverso <strong>il</strong> passo della Collina (m. 1045), incontrando notevoli difficoltà tra Pistoia e Firenze,<br />

dove l’Arno, in piena a causa del disgelo, aveva formato un’ampia zona p<strong>al</strong>udosa (Polyb. III 79);<br />

proseguì quindi oltre Arezzo, devastando <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> nella speranza di attrarre Flaminio <strong>al</strong>lo scontro<br />

prima che <strong>il</strong> collega Sempronio potesse raggiungerlo; piegò infine verso est, seguendo la sponda<br />

settentrion<strong>al</strong>e del lago Trasimeno, sino a v<strong>al</strong>icare lo stretto passo di B<strong>org</strong>hetto e scendere in una<br />

piccola pianura, dove predispose l’esercito per dare battaglia. Flaminio, che aveva perso <strong>il</strong> contatto<br />

con <strong>il</strong> nemico, si mise a inseguirlo: superato <strong>il</strong> passo, complice la nebbia, <strong>il</strong> suo esercito fu<br />

circondato e sconfitto, nonostante la strenua resistenza dei soldati e <strong>il</strong> coraggio del console, che<br />

perse la vita combattendo v<strong>al</strong>orosamente (Polyb. III 83-84; Liv. XXII 4-6).<br />

Nel frattempo Annib<strong>al</strong>e, grazie a un efficiente servizio di ricognizione, teneva sotto controllo i<br />

movimenti dell’esercito di Serv<strong>il</strong>io: venne informato che <strong>il</strong> console, nell’impossib<strong>il</strong>ità di muoversi<br />

abbastanza in fretta, aveva spedito avanti la cav<strong>al</strong>leria <strong>al</strong> comando di Gaio Centenio, perché desse<br />

man forte <strong>al</strong> collega Flaminio; decise <strong>al</strong>lora di intercettare lo squadrone, sbarrandogli la strada con<br />

un proprio contingente <strong>al</strong>la guida di Maarb<strong>al</strong>e. Il contatto, avvenuto probab<strong>il</strong>mente lungo la v<strong>al</strong>le<br />

del Topino, nei pressi di Foligno, lungo <strong>il</strong> corso della Flaminia, segnò la disfatta delle forze<br />

romane: buona parte dei cav<strong>al</strong>ieri perirono nello scontro e gli <strong>al</strong>tri furono costretti ad arrendersi.<br />

Polyb. hist. III 88, 6-9<br />

jEn w|/ kairw'/ kai; Favbio" meta; th;n katavstasin quvsa" toi'" qeoi'" ejxwvrmhse meta; tou'<br />

sunavrconto" kai; tw'n ejk tou' kairou' katagrafevntwn tettavrwn stratopevdwn. Summivxa"<br />

de; tai'" ajpæ jArimivnou bohqouvsai" dunavmesi peri; th;n Narnivan, Gnavion me;n to;n<br />

uJpavrconta strathgo;n ajpoluvsa" th'" kata; gh'n strateiva" ejxapevste<strong>il</strong>e meta; parapomph'"<br />

eij" th;n ÔRwvmhn, ejnte<strong>il</strong>avmeno", ejavn ti kata; qavlattan kinw'ntai Karchdovnioi, bohqei'n<br />

ajei; toi'" uJpopivptousi kairoi'", aujto;" de; meta; tou' sunavrconto" par<strong>al</strong>abw;n ta;"<br />

dunavmei" ajntestratopevdeuse toi'" Karchdonivoi" peri; ta;" Ai[ka" k<strong>al</strong>oumevna", ajpevcwn<br />

tw'n polemivwn peri; penthvkonta stadivou".<br />

In questo stesso momento Fabio, dopo aver assunto la carica e aver sacrificato in onore degli<br />

dei, partì con <strong>il</strong> collega e con le quattro legioni arruolate per l’occasione. Unitosi presso Narni<br />

<strong>al</strong>le forze che venivano in aiuto da Rimini, sollevò <strong>il</strong> console Gneo d<strong>al</strong>la guida delle truppe di<br />

terra e lo inviò a Roma con una scorta armata, ordinandogli di prendere provvedimenti<br />

adeguati <strong>al</strong>le circostanze, qu<strong>al</strong>ora i Cartaginesi compissero qu<strong>al</strong>che movimento sul mare. Egli<br />

stesso, insieme <strong>al</strong> collega, assunse <strong>il</strong> comando delle truppe e pose gli accampamenti di fronte<br />

a quelli dei Cartaginesi, nella loc<strong>al</strong>ità chiamata Aecae, <strong>al</strong>la distanza di circa cinquanta stadi<br />

d<strong>al</strong> nemico.<br />

Appian. Annib<strong>al</strong>. 12<br />

jAnnivba" dev, qeou' paravgonto" aujtovn, ejpi; to;n jIovnion au\qi" ejtravph kai; th;n<br />

paravlion oJdeuvwn ejpovrqei leivan te perihvlaune pollhvn. Serouivlio" dæ u{pato"<br />

ajntipariw;n aujtw'/ kath'ren eij" jArivminon, ajpevcwn jAnnivbou mivan hJmevran: e[nqa<br />

th;n stratia;n sunei'ce kai; tou;" e[ti fivlou" Keltw'n ajneqavrrunen, e{w" ajfikovmeno"<br />

Favbio" Mavximo" oJ diktavtwr Serouivlion me;n ej" ÔRwvmhn e[pempen, wJ" ou[te<br />

u{paton ou[te strathgo;n e[ti o[nta diktavtoro" hJ/rhmevnou, aujto;" de; tw'/ jAnnivba/


parakolouqw'n ej" me;n cei'ra" oujk h/[ei, pollavki" ejkeivnou prok<strong>al</strong>oumevnou, poliorkei'n<br />

dæ oujdevna ei[a, parafulavsswn kai; ejpikeivmeno".<br />

Sviato da un dio, Annib<strong>al</strong>e si diresse ancora verso l’Adriatico; procedendo lungo la costa,<br />

sottopose <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> a devastazioni impadronendosi di un ingente bottino. Il console Serv<strong>il</strong>io,<br />

procedendo par<strong>al</strong>lelamente a lui, giunse a Rimini, <strong>al</strong>la distanza di un solo giorno di cammino<br />

d<strong>al</strong> nemico; laggiù raccolse l’esercito e incoraggiò i Celti che erano ancora fedeli a Roma,<br />

finché giunse <strong>il</strong> dittatore Fabio Massimo; costui inviò Serv<strong>il</strong>io a Roma, d<strong>al</strong> momento che,<br />

eletto un dittatore, egli non conservava più né la carica di console né quella di comandante<br />

dell’esercito. Fabio teneva a bada Annib<strong>al</strong>e, senza offrirgli occasione diretta di scontro, anche<br />

se egli spesso lo provocava; grazie a un’attenta tattica di presidio gli impediva di stringere<br />

d’assedio <strong>al</strong>cun centro abitato.<br />

Sbaragliate le due legioni <strong>al</strong> comando del console Gaio Flaminio nella battaglia del Trasimeno (217<br />

a.C.), Annib<strong>al</strong>e vide sp<strong>al</strong>ancarsi di fronte a sé la strada per Roma. Nei suoi progetti, tuttavia, non<br />

c’era quello di un attacco diretto <strong>al</strong>la città – impresa indubbiamente assai rischiosa e d<strong>al</strong> dubbio<br />

esito –: egli puntava piuttosto a costringere <strong>il</strong> nemico a scendere a patti, dimostrandosi in grado di<br />

attraversare impunemente l’It<strong>al</strong>ia, tanto da fomentare una gener<strong>al</strong>e rivolta degli <strong>al</strong>leati. Scelse così<br />

di attraversare nuovamente l’Appennino e di puntare sull’Adriatico. Lungo <strong>il</strong> tracciato viario che da<br />

Foligno guadagna la v<strong>al</strong>le del Chienti attraverso <strong>il</strong> passo di Colfiorito, o forse seguendo la direttrice<br />

Nocera/v<strong>al</strong>le del Potenza per <strong>il</strong> passo di Cornello, l’esercito punico raggiunse comunque in breve <strong>il</strong><br />

<strong>territorio</strong> piceno lasciando <strong>al</strong>le proprie sp<strong>al</strong>le stragi e devastazioni (Polyb. III 86; Liv. XXII 9, che<br />

riferisce di un dubbio tentativo punico di espugnare Spoleto).<br />

Ristoratosi d<strong>al</strong>le fatiche della marcia invern<strong>al</strong>e l’esercito punico riprese quindi <strong>il</strong> cammino in<br />

direzione meridion<strong>al</strong>e attraverso <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> pretuzio, dove s<strong>org</strong>eva la colonia latina di Atri, sino a<br />

raggiungere l’Apulia: pur non incontrando resistenza <strong>al</strong>cuna, Annib<strong>al</strong>e dovette ora prendere atto che<br />

la gener<strong>al</strong>e rivolta it<strong>al</strong>ica da lui auspicata non si stava ancora re<strong>al</strong>izzando.<br />

Nel frattempo, a Roma, grave turbamento provocarono le notizie sulla morte in battaglia del console<br />

Flaminio e sull’isolamento del suo collega di stanza a Rimini. Il Senato decise che i comizi<br />

centuriati procedessero <strong>al</strong>l’elezione di un dittatore, individuato nella persona di Quinto Fabio<br />

Massimo; nel contempo, tuttavia, in deroga <strong>al</strong>la norma che assegnava <strong>al</strong> neoeletto la nomina del suo<br />

magister equitum, <strong>il</strong> ‘capo della cav<strong>al</strong>leria’, comandante in seconda, <strong>il</strong> popolo scelse per questa<br />

carica Marco Minucio Rufo, limitando così i poteri assoluti del sommo magistrato straordinario<br />

(Polyb. III 87; Liv. XXII 8). Annib<strong>al</strong>e, da parte sua, ormai stanziatosi in Apulia, compì <strong>al</strong>lora una<br />

prima sortita lungo la v<strong>al</strong>le del Volturno, giungendo in Campania, dove sottopose a devastazioni la<br />

regione costiera: da qui, tuttavia, favorito d<strong>al</strong>la tattica attendista di Fabio Massimo, poté tornare<br />

indietro indisturbato sul far dell’autunno, per <strong>org</strong>anizzare i quartieri invern<strong>al</strong>i.<br />

5. Le defezioni <strong>al</strong> passaggio di Annib<strong>al</strong>e<br />

Liv. XXIV 44, 1-5<br />

Itaque provincia atque exercitus divisi: bellum cum Hannib<strong>al</strong>e consulibus mandatum et<br />

exercituum unus quem ipse Sempronius habuerat, <strong>al</strong>ter quem Fabius consul; eae binae erant<br />

legiones. M. Aem<strong>il</strong>ius praetor, cuius peregrina sors erat, iurisdictione M. At<strong>il</strong>io collegae,<br />

praetori urbano, mandata Luceriam provinciam haberet legionesque duas quibus Q. Fabius,<br />

qui tum consul erat, praetor praefuerat. P. Sempronio provincia <strong>Ariminum</strong>, Cn. Fulvio<br />

Suessula cum binis item legionibus evenerunt ut Fulvius urbanas legiones duceret, Tuditanus<br />

a M. Pomponio acciperet. Prorogata imperia provinciaeque, M. Claudio Sic<strong>il</strong>ia finibus eis<br />

quibus regnum Hieronis fuisset, Lentulo propraetori provincia vetus, T. Otac<strong>il</strong>io classis<br />

– exercitus nulli additi novi –; M. V<strong>al</strong>erio Graecia Macedoniaque cum legione et classe quam


haberet; Q. Mucio cum vetere exercitu – duae autem legiones erant – Sardinia; C. Terentio,<br />

legione una cui iam praeerat, Picenum.<br />

Così furono dunque divise le aree d’azione e gli eserciti. La guerra contro Annib<strong>al</strong>e venne<br />

affidata ai consoli e furono inviati due eserciti: uno, quello che era stato assegnato in<br />

precedenza a Sempronio stesso, l’<strong>al</strong>tro, quello che aveva comandato Fabio da console. Si<br />

trattava di due legioni a testa. Il pretore Marco Em<strong>il</strong>io, a cui era toccata la giurisdizione sugli<br />

stranieri domic<strong>il</strong>iati in Roma, affidato t<strong>al</strong>e incarico <strong>al</strong> collega Marco Att<strong>il</strong>io, pretore urbano,<br />

assunse come zona d’azione quella di Luceria e fu posto a capo delle due legioni che da<br />

pretore aveva guidato l’attu<strong>al</strong>e console Quinto Fabio. A Publio Sempronio e a Gneo Fulvio<br />

andarono rispettivamente la zona di Rimini e quella di Suessula, con due legioni ciascuno, in<br />

modo che Fulvio assumesse <strong>il</strong> comando delle legioni urbane e Tuditano di quelle ricevute da<br />

Marco Pomponio. Fu inoltre prorogata la durata delle cariche m<strong>il</strong>itari e la loro area d’azione;<br />

a Marco Claudio venne affidata quella parte di Sic<strong>il</strong>ia che aveva formato <strong>il</strong> regno di Ierone, <strong>al</strong><br />

pretore Publio Lentulo <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> dell’antica provincia, a Tito Otac<strong>il</strong>io la flotta: a nessuno<br />

venne assegnato un nuovo esercito. A Marco V<strong>al</strong>erio andò <strong>il</strong> governo di Grecia e Macedonia,<br />

con la legione e la flotta che aveva prima; a Quinto Mucio la Sardegna, con <strong>il</strong> vecchio esercito<br />

formato da due legioni; a Gaio Terenzio <strong>il</strong> Piceno, con quella legione di cui aveva già tenuto <strong>il</strong><br />

comando.<br />

Liv. XXVII 7, 7-12<br />

Q. Fabio Maximo quintum Q. Fulvio Flacco quartum consulibus, idibus Martiis, quo die<br />

magistratum inierunt, It<strong>al</strong>ia ambobus provincia decreta, regionibus tamen partitum imperium:<br />

Fabius ad Tarentum, Fulvius in Lucanis ac Bruttiis rem gereret. M. Claudio prorogatum in<br />

annum imperium. Praetores sortiti provincias, C. Host<strong>il</strong>ius Tubulus urbanam, L. Veturius<br />

Ph<strong>il</strong>o peregrinam cum G<strong>al</strong>lia, T. Quinctius Crispinus Capuam, C. Aurunculeius Sardiniam.<br />

Exercitus ita per provincias divisi: Fulvio duae legiones quas in Sic<strong>il</strong>ia M. V<strong>al</strong>erius Laevinus<br />

haberet, Fabio, quibus in Etruria C. C<strong>al</strong>purnius praefuisset: urbanus exercitus ut in Etruriam<br />

succederet: C. C<strong>al</strong>purnius eidem praeesset provinciae exercituique: Capuam exercitumque<br />

quem Q. Fulvius habuisset T. Quinctius obtineret: C. Host<strong>il</strong>ius ab C. Laetorio propraetore<br />

provinciam exercitumque qui tum Arimini erat acciperet. M. Marcello quibus consul rem<br />

gesserat legiones decretae; M. V<strong>al</strong>erio cum L. Cincio – iis quoque enim prorogatum in Sic<strong>il</strong>ia<br />

imperium – Cannensis exercitus datus, eumque supplere ex m<strong>il</strong>itibus qui ex legionibus Cn.<br />

Fulvi superessent iussi.<br />

Il giorno delle Idi di Marzo, quando assunsero la carica, Quinto Fabio Massimo, console per<br />

la quinta volta, e Quinto Fulvio Flacco, console per la quarta, ebbero entrambi come provincia<br />

l’It<strong>al</strong>ia. Il comando fu tuttavia spartito per regioni: Fabio avrebbe diretto le operazioni m<strong>il</strong>itari<br />

a Taranto, mentre Fulvio in Lucania e nel Bruzzio. A Marco Claudio fu prorogato <strong>il</strong> comando<br />

per l’anno successivo. Ai pretori vennero assegnate a sorte le province: Gaio Ost<strong>il</strong>io Tubulo<br />

ebbe la pretura urbana; Lucio Veturio F<strong>il</strong>one la pretura sugli stranieri, oltre a quella in G<strong>al</strong>lia;<br />

a Tito Quinzio Crispino toccò Capua, a Gaio Aurunculeio la Sardegna. Questa fu la divisione<br />

degli eserciti nelle province: a Fulvio vennero assegnate due legioni che Marco V<strong>al</strong>erio<br />

Levino teneva in Sic<strong>il</strong>ia; a Fabio quelle che erano state agli ordini di Gaio C<strong>al</strong>purnio in<br />

Etruria; si stab<strong>il</strong>ì inoltre che l’esercito urbano sostituisse quello di stanza in Etruria e che Gaio<br />

C<strong>al</strong>purnio fosse a capo della medesima provincia e dell’esercito in essa presente; che Tito<br />

Quinzio ottenesse l’esercito che era stato agli ordini di Quinto Fulvio; che Gaio Ost<strong>il</strong>io<br />

ricevesse d<strong>al</strong> propretore Gaio Letorio la provincia e l’esercito che ora si trovava a Rimini. A<br />

Marco Marcello vennero assegnate le legioni con cui aveva combattuto da console; a Marco<br />

V<strong>al</strong>erio e a Lucio Cincio, cui pure era stato prorogato <strong>il</strong> comando in Sic<strong>il</strong>ia, venne affidato


l’esercito di Canne, con l’ordine di completarne i ranghi con quei soldati che erano<br />

sopravvissuti d<strong>al</strong>le legioni di Gneo Fulvio.<br />

Liv. XXVII 10, 1-10<br />

Consules hortari et consolari senatum et dicere <strong>al</strong>ias colonias in fide atque officio pristino<br />

fore: eas quoque ipsas quae officio decesserint si legati circa eas colonias mittantur qui<br />

castigent, non qui precentur, verecundiam imperii habituras esse. Permissum ab senatu iis<br />

cum esset, agerent facerentque ut e re publica ducerent, pertemptatis prius <strong>al</strong>iarum coloniarum<br />

animis citaverunt legatos quaesiveruntque ab iis ecquid m<strong>il</strong>ites ex formula paratos haberent.<br />

Pro duodeviginti coloniis M. Sext<strong>il</strong>ius Fregellanus respondit et m<strong>il</strong>ites paratos ex formula<br />

esse, et si pluribus opus esset plures daturos, et quidquid <strong>al</strong>iud imperaret velletque populus<br />

Romanus enixe facturos; ad id sibi neque opes deesse, animum etiam superesse. Consules<br />

parum sibi videri praefati pro merito eorum sua voce conlaudari [eos] nisi universi patres iis<br />

in curia gratias egissent, sequi in senatum eos iusserunt. Senatus quam poterat honoratissimo<br />

decreto adlocutos eos, mandat consulibus ut ad populum quoque eos producerent, et inter<br />

multa <strong>al</strong>ia praeclara quae ipsis maioribusque suis praestitissent recens etiam meritum eorum<br />

in rem publicam commemorarent. Ne nunc quidem post tot saecula s<strong>il</strong>eantur fraudenturve<br />

laude sua: Signini fuere et Norbani Saticulanique et Fregellani et Lucerini et Venusini et<br />

Brundisini et Hadriani et Firmani et Ariminenses, et ab <strong>al</strong>tero mari Pontiani et Paestani et<br />

Cosani, et mediterranei Beneventani et Aesernini et Spoletini et Placentini et Cremonenses.<br />

Harum coloniarum subsidio tum imperium populi Romani stetit, iisque gratiae in senatu et<br />

apud populum actae. Duodecim <strong>al</strong>iarum coloniarum quae detractaverunt imperium<br />

mentionem fieri patres vetuerunt, neque <strong>il</strong>los dimitti neque retineri neque appellari a<br />

consulibus; ea tacita castigatio maxime ex dignitate populi Romani visa est.<br />

I consoli cominciarono <strong>al</strong>lora a esortare e a confortare <strong>il</strong> Senato, sostenendo che <strong>al</strong>tre colonie<br />

si sarebbero mantenute fedeli e avrebbero ottemperato ai loro antichi doveri; se poi si fossero<br />

inviati ambasciatori presso le colonie che avevano mancato agli impegni, a recare minacce di<br />

punizione e non a implorare, anche queste stesse avrebbero mostrato <strong>il</strong> dovuto rispetto per<br />

l’autorità di Roma. Il Senato decretò dunque loro la facoltà di decidere e agire secondo quello<br />

che ritenessero l’interesse dello stato.<br />

Ed essi, sondato lo stato d’animo di <strong>al</strong>tre colonie, ne convocarono gli ambasciatori, per<br />

sapere se avessero pronto <strong>il</strong> contingente di soldati, in conformità agli accordi. A nome di<br />

diciotto colonie rispose Marco Sest<strong>il</strong>io Fregellano: <strong>il</strong> contingente era pronto, secondo gli<br />

accordi; essi sarebbero stati disponib<strong>il</strong>i a concedere più uomini, qu<strong>al</strong>ora si fosse rivelato<br />

necessario, e avrebbero risposto con <strong>il</strong> massimo impegno a qu<strong>al</strong>siasi richiesta e volontà del<br />

popolo romano. Per far ciò non mancavano certo loro i mezzi, e <strong>il</strong> coraggio era più che<br />

sufficiente.<br />

I consoli replicarono <strong>al</strong>lora dicendo che, di fronte ai loro meriti, le lodi tessute con la propria<br />

voce sarebbero state ben poca cosa, a meno che tutti i senatori non avessero reso loro grazie<br />

nella curia; ordinarono perciò di seguirli in Senato. E <strong>il</strong> Senato, decretando loro la lode più<br />

<strong>al</strong>ta possib<strong>il</strong>e, ordinò ai consoli che gli ambasciatori venissero accompagnati anche di fronte<br />

<strong>al</strong> popolo: fra le molte <strong>al</strong>tre azioni <strong>il</strong>lustri compiute in favore dei cittadini romani e dei loro<br />

antenati, dovevano venir ricordati anche i recenti meriti di queste comunità nei confronti dello<br />

stato. Neppure ora, dopo tante generazioni, i loro nomi passino sotto s<strong>il</strong>enzio ed esse siano<br />

private della lode dovuta: le colonie furono quelle di Signia, Norba, Saticula, Fregelle,<br />

Luceria, Venusia, Brindisi, Hadria, Fermo e Rimini; sull’opposto versante marittimo Ponzia,<br />

Paestum e Cosa; d<strong>al</strong>l’entroterra Benevento, Isernia, Spoleto, Piacenza e Cremona. Grazie<br />

<strong>al</strong>l’aiuto di t<strong>al</strong>i colonie, in quel momento, rimase s<strong>al</strong>da l’autorità del popolo romano: in<br />

Senato e presso <strong>il</strong> popolo venne tributata loro riconoscenza.


I senatori vietarono che si facesse menzione delle dodici <strong>al</strong>tre colonie che disprezzarono<br />

l’autorità di Roma, e che i loro ambasciatori non venissero né congedati, né trattenuti, né<br />

convocati dai consoli; questa tacita condanna sembrò la più consona <strong>al</strong>la dignità del popolo<br />

romano.<br />

Dopo la vittoria di Canne (216 a.C.), Annib<strong>al</strong>e dimostrò grande saggezza strategica, non cedendo<br />

<strong>al</strong>le pressioni dei suoi uffici<strong>al</strong>i, che insistevano per un attacco diretto a Roma; forte della netta<br />

vittoria sul campo, egli si diede coerentemente a raccogliere i frutti delle sue scelte tattiche,<br />

nell’ottica di strappare <strong>al</strong>l’avversario le sue <strong>al</strong>leanze. Defezionarono gran parte delle tribù<br />

sannitiche (Irpini, Pentri e Caudini, cui tuttavia non si aggiunsero le fortezze di Benevento e<br />

Venosa), oltre a quasi tutta la Lucania e <strong>il</strong> Bruzio, eccezion fatta per le città greche (Polyb. III 118;<br />

Liv. XXII 61): ma particolare r<strong>il</strong>evanza ebbe <strong>il</strong> passaggio <strong>al</strong> nemico di Capua, uno dei più ricchi<br />

centri commerci<strong>al</strong>i d’It<strong>al</strong>ia, <strong>il</strong> cui esempio fu seguito da <strong>al</strong>cune città minori della Campania. Il<br />

nucleo centr<strong>al</strong>e della forza di Roma, costituito da Lazio, Umbria, Piceno ed Etruria, rimaneva<br />

tuttavia s<strong>al</strong>do.<br />

La strategia di Quinto Fabio Massimo e Tiberio Sempronio Gracco, nuovi consoli eletti per <strong>il</strong> 215,<br />

fu quella di evitare qu<strong>al</strong>siasi scontro camp<strong>al</strong>e con l’avversario, cui si riconosceva l’assoluta<br />

superiorità tattica: contingenti ridotti di soldati vennero impiegati nell’assedio di più roccheforti in<br />

Campania e in Apulia, impedendo così ad Annib<strong>al</strong>e di proseguire nella sua linea offensiva (Liv.<br />

XXIV 11). Egli fu dunque costretto ad assumersi <strong>il</strong> gravoso onere di difendere i nuovi <strong>al</strong>leati: i<br />

qu<strong>al</strong>i, se non avevano esitato ad abbandonare Roma, m<strong>al</strong> sopportando le forme del suo dominio,<br />

non accettavano ora di scendere in campo a fianco dei Punici, in nome di interessi che non erano i<br />

loro.<br />

Di fronte <strong>al</strong>la situazione di quasi tot<strong>al</strong>e st<strong>al</strong>lo del 214 (un successo della strategia di logoramento<br />

attuata ormai da Roma), per l’anno successivo <strong>il</strong> popolo confermò la fiducia <strong>al</strong>la coppia consolare<br />

precedente, rieleggendo Tiberio Sempronio Gracco e affiancandogli <strong>il</strong> figlio di Fabio Massimo,<br />

Quinto Fabio, pretore uscente; <strong>il</strong> confine settentrion<strong>al</strong>e, sempre sottoposto <strong>al</strong>l’incombente minaccia<br />

g<strong>al</strong>lica, fu affidato a Publio Sempronio Tuditano, <strong>al</strong> comando di due legioni di stanza a Rimini;<br />

Terenzio Varrone venne confermato nel suo incarico propretorio nel retrostante Piceno (Liv. XXIV<br />

44). Ma le sorti del conflitto dovevano volgere ancora a favore di Annib<strong>al</strong>e, che riuscì a<br />

impadronirsi di Taranto (213 o 212 a.C.), trascinando <strong>al</strong>la rivolta anche <strong>al</strong>tre città greche tra cui<br />

Metaponto, Turii ed Eraclea; l’accordo macedone-cartaginese, inoltre, aveva aperto un ulteriore<br />

fronte sul versante <strong>il</strong>lirico, dove <strong>il</strong> sovrano F<strong>il</strong>ippo andava ottenendo diversi successi a spese dei<br />

clienti di Roma; in Sic<strong>il</strong>ia, infine, <strong>al</strong>la morte del fido <strong>al</strong>leato Ierone II, Siracusa aveva ormai stretto<br />

intese con Cartagine, favorendo lo sbarco di un esercito punico sulle coste dell’isola.<br />

Dopo la paura del 211, quando Annib<strong>al</strong>e si era spinto con <strong>il</strong> suo esercito sino <strong>al</strong>le porte di Roma,<br />

preferendo però ritornare nel Bruzio, la guerra proseguì senza operazioni di grande r<strong>il</strong>ievo; <strong>il</strong> c<strong>al</strong>o<br />

della tensione ebbe come risultato che nell’autunno del 210 dodici delle trenta colonie latine<br />

rifiutarono l’invio dei loro contingenti di uomini. Rimasero fedeli Signia, Norba, Saticula, Fregelle,<br />

Luceria, Venusia, Brindisi, Hadria, Fermo e Rimini, sul versante adriatico; Ponzia, Paestum e Cosa,<br />

sull’opposto versante marittimo; Benevento, Isernia, Spoleto, Piacenza e Cremona, nell’entroterra.<br />

L’anno successivo, <strong>il</strong> 209, <strong>il</strong> console Quinto Fulvio Flacco si diresse in Lucania, dove recuperò una<br />

serie di tribù lasciate senza protezione da Annib<strong>al</strong>e, mentre <strong>il</strong> collega Quinto Fabio Massimo riuscì<br />

a riconquistare <strong>il</strong> porto di Taranto, caduto in mano punica sin d<strong>al</strong> 212.<br />

6. La spedizione di Magone<br />

Liv. XXVIII 38, 12-13<br />

Quarto decimo anno Punici belli P. Cornelius Scipio et P. Licinius Crassus ut consulatum<br />

inierunt, nominatae consulibus provinciae sunt, Sic<strong>il</strong>ia Scipioni extra sortem, concedente


collega quia cura sacrorum pontificem maximum in It<strong>al</strong>ia retinebat, Bruttii Crasso. Tum<br />

praetoriae provinciae in sortem coniectae. Urbana Cn. Serv<strong>il</strong>io obtigit, <strong>Ariminum</strong> – ita<br />

G<strong>al</strong>liam appellabant – Sp. Lucretio, Sic<strong>il</strong>ia L. Aem<strong>il</strong>io, Cn. Octavio Sardinia.<br />

Nel quattordicesimo anno della guerra punica, non appena Publio Cornelio Scipione e<br />

Publio Licinio Crasso assunsero <strong>il</strong> consolato, vennero assegnate le province: la Sic<strong>il</strong>ia fu<br />

affidata a Scipione, senza estrazione a sorte, ma con <strong>il</strong> consenso del collega, poiché egli, in<br />

qu<strong>al</strong>ità di pontefice massimo, era trattenuto in It<strong>al</strong>ia dagli impegni relativi <strong>al</strong> culto; a Crasso<br />

venne assegnato <strong>il</strong> Bruzzio. Le province pretorie vennero invece estratte a sorte: a Gneo<br />

Serv<strong>il</strong>io capitò la procura urbana, a Spurio Lucrezio Rimini (così chiamavano la G<strong>al</strong>lia), a<br />

Lucio Em<strong>il</strong>io la Sic<strong>il</strong>ia, a Gneo Ottavio la Sardegna.<br />

Liv. XXVIII 46, 7-13<br />

Eadem aestate Mago Ham<strong>il</strong>caris f<strong>il</strong>ius ex minore B<strong>al</strong>iarium insula, ubi hibernarat, iuventute<br />

lecta in classem imposita in It<strong>al</strong>iam triginta ferme rostratis navibus et multis onerariis<br />

duodecim m<strong>il</strong>ia peditum duo ferme equitum traiecit, Genuamque nullis praesidiis maritimam<br />

oram tutantibus repentino adventu cepit. Inde ad oram Ligurum Alpinorum, si quos ibi motus<br />

facere posset, classem adpulit. Ingauni – Ligurum ea gens est – bellum ea tempestate gerebant<br />

cum Epanteriis Montanis. Igitur Poenus Savone oppido Alpino praeda deposita et decem<br />

longis navibus in statione ad praesidium relictis, ceteris Carthaginem missis ad tuendam<br />

maritimam oram quia fama erat Scipionem traiecturum, ipse societate cum Ingaunis quorum<br />

gratiam m<strong>al</strong>ebat composita Montanos instituit oppugnare. Et crescebat exercitus in dies ad<br />

famam nominis eius G<strong>al</strong>lis undique confluentibus. Ea litteris cognita Sp. Lucreti, ne<br />

frustra Hasdrub<strong>al</strong>e cum exercitu deleto biennio ante forent laetati si par <strong>al</strong>iud inde bellum<br />

duce tantum mutato oreretur, curam ingentem accendit patribus. Itaque et M. Livium<br />

proconsulem ex Etruria volonum exercitum admovere <strong>Ariminum</strong> iusserunt, et Cn. Serv<strong>il</strong>io<br />

praetori negotium datum ut, si e re publica censeret esse, duas urbanas legiones imperio cui<br />

videretur dato ex urbe duci iuberet. M. V<strong>al</strong>erius Laevinus Arretium eas legiones duxit.<br />

Quella stessa estate, Magone, figlio di Am<strong>il</strong>care, partì d<strong>al</strong>la più piccola delle B<strong>al</strong>eari, dove<br />

aveva trascorso l’inverno. Imbarcate sulla flotta truppe scelte, trasportò in It<strong>al</strong>ia dodicim<strong>il</strong>a<br />

fanti e quasi duem<strong>il</strong>a cav<strong>al</strong>ieri su circa trenta navi rostrate e molte onerarie; con uno sbarco<br />

improvviso si impadronì di Genova, poiché nessun presidio era a guardia del litor<strong>al</strong>e. S<strong>al</strong>pò<br />

quindi verso la costa dei Liguri Alpini, nella speranza di suscitare qu<strong>al</strong>che sollevazione. Gli<br />

Ingauni, tribù ligure, erano in quel periodo in guerra con gli Epanterii Montani. Il Cartaginese,<br />

pertanto, depositò la preda a Savona, città dei Liguri Alpini, e lasciò a presidio della<br />

postazione dieci navi da guerra; le <strong>al</strong>tre le inviò a Cartagine, per la difesa delle coste, poiché si<br />

diceva che Scipione sarebbe sbarcato in Africa; egli stesso strinse un accordo con gli Ingauni,<br />

con cui preferiva avere buoni rapporti, e decise di ass<strong>al</strong>ire i Montani. Di giorno in giorno<br />

l’esercito si faceva più numeroso, poiché i G<strong>al</strong>li, <strong>al</strong>la fama del suo nome, accorrevano da ogni<br />

parte.<br />

La notizia di t<strong>al</strong>i avvenimenti si diffuse grazie ad <strong>al</strong>cune missive di Spurio Lucrezio e ciò<br />

suscitò grande apprensione fra i senatori, perché l’entusiasmo vissuto due anni prima per la<br />

sconfitta di Asdrub<strong>al</strong>e e del suo esercito non fosse ora vanificato d<strong>al</strong>lo scoppio di un <strong>al</strong>tro<br />

conflitto di pari dimensioni, soltanto con un gener<strong>al</strong>e diverso. Ordinarono perciò che <strong>il</strong><br />

proconsole Marco Livio muovesse su Rimini con un esercito di schiavi volontari; <strong>al</strong> pretore<br />

Gneo Serv<strong>il</strong>io fu affidato l’incarico di disporre la partenza da Roma di due legioni urbane <strong>al</strong><br />

comando di chi gli sembrasse più opportuno, se così gli pareva richiedesse <strong>il</strong> supremo<br />

interesse dello stato. Marco V<strong>al</strong>erio Levino condusse quelle legioni ad Arezzo.


Liv. XXIX 5, 9<br />

M. Livius exercitum volonum ex Etruria in G<strong>al</strong>liam traducit, iunctusque Lucretio, si se<br />

Mago ex Liguribus propius urbem moveat, obviam ire parat, si Poenus sub angulo Alpium<br />

quietus se contineat, et ipse in eadem statione circa <strong>Ariminum</strong> It<strong>al</strong>iae praesidio futurus.<br />

Marco Livio trasferì <strong>il</strong> suo esercito di schiavi volontari d<strong>al</strong>l’Etruria in G<strong>al</strong>lia e, congiuntosi<br />

con Lucrezio, si apprestava a sbarrare la strada a Magone, se costui avesse mosso d<strong>al</strong>le terre<br />

dei Liguri verso Roma, oppure a mantenere la posizione attorno a Rimini, a difesa dell’It<strong>al</strong>ia,<br />

se <strong>il</strong> Cartaginese se ne fosse stato tranqu<strong>il</strong>lo in quell’angolo delle Alpi.<br />

Liv. XXX 1, 8-10<br />

Sortiti deinde provincias: Caepioni Bruttii, [Serv<strong>il</strong>io] Gemino Etruria evenit. Tum praetorum<br />

provinciae in sortem coniectae. Iurisdictionem urbanam Paetus Aelius, Sardiniam P. Lentulus,<br />

Sic<strong>il</strong>iam P. V<strong>il</strong>lius, <strong>Ariminum</strong> cum duabus legionibus – sub Sp. Lucretio eae fuerant –<br />

Quinct<strong>il</strong>ius Varus est sortitus. Et Lucretio prorogatum imperium ut Genuam oppidum a<br />

Magone Poeno dirutum exaedificaret.<br />

Si effettuò quindi <strong>il</strong> sorteggio delle province: a Cepione toccò <strong>il</strong> Bruzio e a Gemino<br />

l’Etruria. Vennero poi assegnate le province dei pretori: Peto Elio ebbe la giurisdizione<br />

urbana, Publio Lentulo la Sardegna e Publio V<strong>il</strong>lio la Sic<strong>il</strong>ia; a Quint<strong>il</strong>io Varo andò in sorte<br />

Rimini, con le due legioni che erano state <strong>al</strong> comando di Spurio Lucrezio. A costui fu<br />

prorogato <strong>il</strong> comando, perché ricostruisse la città di Genova, distrutta d<strong>al</strong> cartaginese Magone.<br />

Nell’inverno tra <strong>il</strong> 208 e <strong>il</strong> 207 a.C., a Roma l’entusiasmo per le vittorie di Publio Scipione in<br />

Spagna fu spento d<strong>al</strong>le notizie sulla prossima invasione della penisola da parte di un secondo<br />

esercito cartaginese, <strong>al</strong>la guida di Asdrub<strong>al</strong>e, fratello di Annib<strong>al</strong>e. La difesa del confine<br />

settentrion<strong>al</strong>e fu affidata a sei legioni: due, <strong>al</strong> comando del pretore Lucio Porcio Licino attesero a<br />

Rimini, ai confini della Cis<strong>al</strong>pina; <strong>al</strong>tre due stavano a guardia dell’Etruria, sotto la guida di Terenzio<br />

Varrone; <strong>il</strong> console Marco Livio S<strong>al</strong>inatore prese posizione con le restanti due nei pressi di Narni,<br />

pronto a marciare verso l’Etruria o verso <strong>il</strong> Piceno, a seconda della via seguita da Asdrub<strong>al</strong>e. In<br />

Apulia rimase l’<strong>al</strong>tro console, Gaio Claudio Nerone, con <strong>il</strong> compito di fronteggiare Annib<strong>al</strong>e,<br />

impedendogli così <strong>il</strong> ricongiungimento con <strong>il</strong> fratello in qu<strong>al</strong>che punto dell’It<strong>al</strong>ia centr<strong>al</strong>e (Liv.<br />

XXVII 36).<br />

Giunto Asdrub<strong>al</strong>e nei pressi di Fano agli inizi del 207, le truppe romane, <strong>al</strong> comando del pretore<br />

Porcio Licino e del console Livio S<strong>al</strong>inatore, si concentrarono a Senig<strong>al</strong>lia; nel frattempo, furono<br />

catturati in Apulia i legati g<strong>al</strong>li e numidi che erano stati inviati a informare Annib<strong>al</strong>e sulla posizione<br />

del contingente punico di rinforzo. Forte del fatto che i due fratelli non avevano potuto comunicare<br />

reciprocamente, l’<strong>al</strong>tro console Claudio Nerone, perciò, con audace quanto geni<strong>al</strong>e iniziativa,<br />

abbandonò le sue truppe <strong>al</strong> legato Quinto Cazio e partì <strong>al</strong>la volta del Piceno. L’esercito romano, ora<br />

in schiacciante superiorità numerica, costrinse i Cartaginesi <strong>al</strong>lo scontro, accerchiandoli nella v<strong>al</strong>le<br />

del Metauro, in una loc<strong>al</strong>ità di incerta identificazione (Polyb. XI 1-3; Liv. XXVII 38-51); lo stesso<br />

Asdrub<strong>al</strong>e, che aveva sperato di mettere in s<strong>al</strong>vo le truppe fuggendo lungo la via Flaminia, cadde<br />

v<strong>al</strong>orosamente nel corso del combattimento. La disfatta punica stroncava definitivamente ogni<br />

speranza di far crollare <strong>il</strong> dominio romano sull’It<strong>al</strong>ia.<br />

Negli anni successivi, quando ormai Scipione stava per portare la guerra in Africa, Roma continua a<br />

difendere con attenzione <strong>il</strong> confine settentrion<strong>al</strong>e, nel timore di qu<strong>al</strong>che colpo di coda da parte<br />

punica. Nel 203, infatti, Magone, figlio di Am<strong>il</strong>care, sbarcò a Genova e v<strong>al</strong>icò l’Appennino<br />

scendendo nella pianura padana, nella speranza di fomentare una ribellione delle popolazioni<br />

g<strong>al</strong>liche. Rimini fu anche in questo caso avamposto per la difesa romana: qui erano di stanza le


truppe di Spurio Lucrezio, cui si aggiunsero quelle serv<strong>il</strong>i <strong>al</strong>la guida del proconsole Marco Livio<br />

(Liv. XXIX 5). Lo scontro ebbe luogo durante l’estate, quando quattro legioni <strong>al</strong> comando del<br />

pretore Marco Cornelio Cetego e del proconsole Publio Quint<strong>il</strong>io Varo affrontarono <strong>il</strong> nemico in<br />

campo aperto, costringendolo a ripiegare, sconfitto, sulla costa ligure, dove Magone apprese<br />

l’ordine di tornare in Africa (Liv. XXX 18-19). Terminava in questo modo per Roma l’ultima<br />

minaccia di un invasione da nord.<br />

7. I Cenomani distruggono Piacenza<br />

Liv. XXXI 10 e 11, 1-3<br />

Omnium animis in bellum Macedonicum versis repente, nih<strong>il</strong> minus eo tempore timentibus,<br />

G<strong>al</strong>lici tumultus fama exorta. Insubres Cenomanique et Boii excitis Celinibus Ilvatibusque et<br />

ceteris Ligustinis populis, Ham<strong>il</strong>care Poeno duce, qui in iis locis de Hasdrub<strong>al</strong>is exercitu<br />

substiterat, Placentiam invaserant; et direpta urbe ac per iram magna ex parte incensa, vix<br />

duobus m<strong>il</strong>ibus hominum inter incendia ruinasque relictis, traiecto Pado ad Cremonam<br />

diripiendam pergunt. Vicinae urbis audita clades spatium colonis dedit ad claudendas portas<br />

praesidiaque per muros disponenda, ut obsiderentur tamen prius quam expugnarentur<br />

nuntiosque mitterent ad praetorem Romanum. L. Furius Purpurio tum provinciae praeerat,<br />

cetero ex senatus consulto exercitu dimisso praeter quinque m<strong>il</strong>ia socium ac Latini nominis;<br />

cum iis copiis in proxima regione provinciae circa <strong>Ariminum</strong> substiterat. Is tum senatui<br />

scripsit quo in tumultu provincia esset: duarum coloniarum quae ingentem <strong>il</strong>lam tempestatem<br />

Punici belli subterfugissent <strong>al</strong>teram captam ac direptam ab hostibus, <strong>al</strong>teram oppugnari; nec in<br />

exercitu suo satis praesidii colonis laborantibus fore nisi quinque m<strong>il</strong>ia socium quadraginta<br />

m<strong>il</strong>ibus hostium – tot enim in armis esse – trucidanda obicere velit et tanta sua clade iam<br />

inflatos excidio coloniae Romanae augeri hostium animos.<br />

His litteris recitatis decreverunt ut C. Aurelius consul exercitum, cui in Etruriam ad<br />

conveniendum diem edixerat, Arimini eadem die adesse iuberet et aut ipse, si per commodum<br />

rei publicae posset, ad opprimendum G<strong>al</strong>licum tumultum proficisceretur aut Q. Minucio<br />

praetori scriberet ut, cum ad eum legiones ex Etruria venissent, missis in vicem earum<br />

quinque m<strong>il</strong>ibus sociorum quae interim Etruriae praesidio essent, proficisceretur ipse ad<br />

coloniam liberandam obsidione.<br />

Quando gli animi di tutti erano ormai rivolti <strong>al</strong>la guerra contro i Macedoni, <strong>al</strong>l’improvviso,<br />

mentre nulla sembrava destare minor preoccupazione, si diffuse la notizia dell’insurrezione<br />

g<strong>al</strong>lica. Gli Insubri, i Cenomani e i Boi, dopo aver provocato <strong>al</strong>la ribellione i Celini, gli Ilvati<br />

e gli <strong>al</strong>tri popoli liguri, avevano invaso Piacenza sotto la guida del cartaginese Am<strong>il</strong>care, che<br />

era rimasto laggiù avendo m<strong>il</strong>itato nell’esercito di Asdrub<strong>al</strong>e. Saccheggiarono la città e, in<br />

preda <strong>al</strong> furore, ne diedero <strong>al</strong>le fiamme buona parte; lasciati vivi a m<strong>al</strong>a pena duem<strong>il</strong>a uomini<br />

tra incendi e rovine, attraversarono <strong>il</strong> Po, dirigendosi a Cremona, per depredarla.<br />

La notizia del disastro occorso <strong>al</strong>la città vicina offrì ai coloni <strong>il</strong> tempo per serrare le porte e<br />

disporre truppe di guardia sulle mura, nella speranza di subire un assedio prima<br />

dell’espugnazione, e inviare così ambasciatori <strong>al</strong> pretore romano. Era <strong>al</strong>lora a capo di quella<br />

provincia Lucio Furio Purpurione, che, per ordine del Senato, aveva sciolto <strong>il</strong> resto del suo<br />

esercito, tranne un contingente di cinquem<strong>il</strong>a uomini fra <strong>al</strong>leati e Latini; con queste truppe egli<br />

si era acquartierato nella regione più vicina <strong>al</strong>la provincia, nei dintorni di Rimini. Scrisse<br />

<strong>al</strong>lora <strong>al</strong> Senato in qu<strong>al</strong>e stato di agitazione fosse la regione: delle due colonie che erano<br />

sfuggite <strong>al</strong>la terrib<strong>il</strong>e sciagura del conflitto punico una era stata presa e distrutta d<strong>al</strong> nemico,<br />

l’<strong>al</strong>tra ne subiva l’assedio; <strong>il</strong> suo esercito non sarebbe stato sufficiente a difendere i coloni in<br />

difficoltà, a meno che non si fosse disposti a mandare i cinquem<strong>il</strong>a <strong>al</strong>leati <strong>al</strong> massacro contro<br />

quarantam<strong>il</strong>a nemici (questa era infatti la consistenza dell’esercito), accrescendo così, con la


propria disfatta, l’entusiasmo degli avversari, già es<strong>al</strong>tati per la distruzione di una colonia<br />

romana.<br />

Alla lettura di questa missiva i senatori decretarono che <strong>il</strong> console Gaio Aurelio disponesse,<br />

per quel medesimo giorno, <strong>il</strong> raduno a Rimini dell’esercito, per <strong>il</strong> qu<strong>al</strong>e aveva stab<strong>il</strong>ito la data<br />

del ritrovo in Etruria. Il console in persona, se i supremi interessi dello stato glielo<br />

consentivano, partisse per reprimere la ribellione dei G<strong>al</strong>li; in caso contrario scrivesse <strong>al</strong><br />

pretore Quinto Minucio che, ricevute le legioni d<strong>al</strong>l’Etruria, mandasse <strong>al</strong> loro posto i<br />

cinquem<strong>il</strong>a <strong>al</strong>leati a temporanea difesa di quella regione, e si mettesse in marcia egli stesso,<br />

per liberare la colonia d<strong>al</strong>l’assedio.<br />

Liv. XXXI 21, 1-6<br />

Iam exercitus consularis ab Arretio <strong>Ariminum</strong> transductus erat et quinque m<strong>il</strong>ia socium<br />

Latini nominis ex G<strong>al</strong>lia in Etruriam transierant. Itaque L. Furius magnis itineribus ab<br />

Arimino adversus G<strong>al</strong>los Cremonam tum obsidentes profectus, castra m<strong>il</strong>le quingentorum<br />

passuum interv<strong>al</strong>lo ab hoste posuit. Occasio egregie rei gerendae fuit, si protinus de via ad<br />

castra oppugnanda duxisset: p<strong>al</strong>ati passim vagabantur per agros nullo satis firmo relicto<br />

praesidio; lassitudini m<strong>il</strong>itum timuit, quod raptim ductum agmen erat. G<strong>al</strong>li clamore suorum<br />

ex agris revocati omissa praeda quae in manibus erat castra repetivere; et postero die in aciem<br />

progressi. Nec Romanus moram pugnandi fecit; sed vix spatium instruendi fuit: eo cursu<br />

hostes in proelium venerunt.<br />

L’esercito consolare era ormai stato trasferito da Arezzo a Rimini e i cinquem<strong>il</strong>a <strong>al</strong>leati di<br />

diritto latino erano passati d<strong>al</strong>la G<strong>al</strong>lia in Etruria. Lucio Furio, pertanto, a marce forzate partì<br />

da Rimini contro i G<strong>al</strong>li che in quel momento stavano assediando Cremona e stab<strong>il</strong>ì<br />

l’accampamento a m<strong>il</strong>le e cinquecento passi di distanza d<strong>al</strong> nemico. Avrebbe avuto<br />

l’occasione di condurre a termine l’operazione con successo, se, appena giunto sul posto,<br />

avesse mosso direttamente contro le postazioni nemiche: i G<strong>al</strong>li, infatti, vagavano <strong>al</strong>la<br />

spicciolata per i campi, senza aver costituito <strong>al</strong>cun presidio sicuro. Ebbe tuttavia timore che i<br />

soldati fossero stanchi, poiché le truppe erano state fatte avanzare in tutta fretta. I G<strong>al</strong>li, <strong>al</strong>lora,<br />

richiamati dai campi d<strong>al</strong>le grida dei compagni, abbandonarono <strong>il</strong> bottino di cui si erano<br />

impossessati e tornarono agli accampamenti; <strong>il</strong> giorno successivo attaccarono battaglia. I<br />

Romani non indugiarono a scendere in campo, ma a stento ebbero <strong>il</strong> tempo di schierare<br />

l’esercito, tanto veemente fu l’impeto dei nemici.<br />

Liv. XXXI 48, 1-9<br />

Apud magnam partem senatus et magnitudine rerum gestarum v<strong>al</strong>ebat et gratia. Maiores<br />

natu negabant triumphum et quod <strong>al</strong>ieno exercitu rem gessisset et quod provinciam reliquisset<br />

cupiditate rapiendi per occasionem triumphi: id vero eum nullo exemplo fecisse. Consulares<br />

praecipue expectandum fuisse consulem censebant – potuisse enim castris prope urbem<br />

positis tutanda colonia ita ut acie non decerneret in adventum eius rem extrahere – et quod<br />

praetor non fecisset, senatui faciendum esse ut consulem expectaret: ubi coram disceptantes<br />

consulem et praetorem audissent verius de causa existimaturos esse. Magna pars senatus nih<strong>il</strong><br />

praeter res gestas et an in magistratu suis quis auspiciis gessisset censebant spectare senatum<br />

debere: ex duabus coloniis, quae velut claustra ad cohibendos G<strong>al</strong>licos tumultus oppositae<br />

fuissent, cum una direpta et incensa esset traiecturumque id incendium velut ex continentibus<br />

tectis in <strong>al</strong>teram tam propinquam coloniam esset, quid tandem praetori faciendum fuisse?<br />

Nam si sine consule geri nih<strong>il</strong> oportuerit, aut senatum peccasse qui exercitum praetori dederit<br />

– potuisse enim sicut non praetoris sed consulis exercitu rem geri voluerit, ita finire senatus<br />

consulto ne per praetorem sed per consulem gereretur – aut consulem qui non, cum exercitum


ex Etruria transire in G<strong>al</strong>liam iussisset, ipse Arimini occurrerit ut bello interesset quod sine eo<br />

geri fas non esset.<br />

Su gran parte del Senato Lucio Furio esercitava un ascendente grazie <strong>al</strong> v<strong>al</strong>ore dell’impresa<br />

compiuta e <strong>al</strong>l’autorità di cui godeva. I più anziani gli negavano tuttavia <strong>il</strong> corteo trionf<strong>al</strong>e<br />

perché aveva condotto le operazioni con un esercito non suo; preso d<strong>al</strong> desiderio di cogliere<br />

l’occasione del trionfo, inoltre, aveva abbandonato la provincia e ciò non era mai accaduto<br />

prima. Soprattutto coloro che avevano ricoperto in precedenza la carica consolare ritenevano<br />

che egli avrebbe dovuto attendere <strong>il</strong> console: avrebbe infatti potuto stab<strong>il</strong>ire l’accampamento<br />

nei pressi della città e, difendendo la colonia in modo da non scendere in battaglia, protrarre le<br />

operazioni sino <strong>al</strong> suo arrivo. Ritenevano inoltre che spettasse <strong>al</strong> Senato di fare ciò che non<br />

aveva fatto <strong>il</strong> pretore: e cioè di aspettare <strong>il</strong> console. Quando infatti avessero ascoltato <strong>il</strong><br />

console e <strong>il</strong> pretore discutere faccia a faccia <strong>al</strong>la loro presenza, si sarebbero formati<br />

un’opinione più fondata sulla questione.<br />

Gran parte del Senato pensava invece che fosse proprio compito limitarsi esclusivamente<br />

<strong>al</strong>l’esame dei fatti, chiedendosi se, nello svolgimento delle sue funzioni un magistrato avesse<br />

agito secondo gli auspici ricevuti: delle due colonie che erano state poste a b<strong>al</strong>uardo per<br />

contenere gli ass<strong>al</strong>ti dei G<strong>al</strong>li, una era stata saccheggiata e data <strong>al</strong>le fiamme; <strong>il</strong> rogo, per così<br />

dire, stava per propagarsi di casa in casa sino <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra colonia, che era a breve distanza d<strong>al</strong>la<br />

prima. Che cosa avrebbe dunque dovuto fare <strong>il</strong> pretore? Se dunque non era opportuno<br />

intraprendere <strong>al</strong>cuna iniziativa senza la presenza del console, o aveva sbagliato <strong>il</strong> Senato, che<br />

<strong>al</strong> pretore aveva affidato l’esercito (così come aveva voluto che l’operazione fosse condotta<br />

con l’esercito del console e non con quello del pretore, <strong>il</strong> Senato avrebbe infatti potuto<br />

precisare nel proprio decreto che essa non doveva venir intrapresa d<strong>al</strong> pretore, ma d<strong>al</strong><br />

console), o aveva sbagliato <strong>il</strong> console, che, dopo aver ordinato <strong>al</strong>l’esercito di trasferirsi in<br />

G<strong>al</strong>lia d<strong>al</strong>l’Etruria, non si era precipitato a Rimini per partecipare a una guerra che non era<br />

lecito combattere senza la sua presenza.<br />

Liv. XXXII 1, 1-5<br />

Consules praetoresque cum idibus Martiis magistratum inissent provincias sortiti sunt. L.<br />

Lentulo It<strong>al</strong>ia, P. V<strong>il</strong>lio Macedonia, praetoribus L. Quinctio urbana, Cn. Baebio <strong>Ariminum</strong>, L.<br />

V<strong>al</strong>erio Sic<strong>il</strong>ia, L. V<strong>il</strong>lio Sardinia evenit. Lentulus consul novas legiones scribere iussus,<br />

V<strong>il</strong>lius a P. Sulpicio exercitum accipere: in supplementum eius quantum m<strong>il</strong>itum videretur ut<br />

scriberet ipsi permissum. Praetori Baebio legiones quas C. Aurelius consul habuisset ita<br />

decretae ut retineret eas donec consul novo cum exercitu succederet; in G<strong>al</strong>liam ubi is<br />

venisset omnes m<strong>il</strong>ites exauctorati domum dimitterentur praeter quinque m<strong>il</strong>ia socium: iis<br />

obtineri circa <strong>Ariminum</strong> provinciam satis esse.<br />

I consoli e i pretori, entranti in carica <strong>al</strong>le Idi di Marzo, ricevettero per sorteggio le province.<br />

A Lucio Lentulo spettò l’It<strong>al</strong>ia, a Publio V<strong>il</strong>lio la Macedonia; tra i pretori a Lucio Quinzio<br />

andò la pretura urbana, a Gneo Bebio Rimini, a Lucio V<strong>al</strong>erio la Sic<strong>il</strong>ia e a Lucio V<strong>il</strong>lio la<br />

Sardegna. Il console Lentulo ricevette l’ordine di arruolare nuove legioni; V<strong>il</strong>lio prese<br />

l’esercito di Publio Sulpicio, le cui f<strong>il</strong>a gli fu concesso di incrementare, arruolando <strong>il</strong> numero<br />

di uomini che gli sembrasse opportuno. Al pretore Bebio furono assegnate le legioni che Gaio<br />

Aurelio aveva comandato da console, purché le tenesse fintanto che <strong>il</strong> console gli fosse<br />

subentrato con <strong>il</strong> nuovo esercito; quando quest’ultimo fosse giunto in G<strong>al</strong>lia, tutti i soldati<br />

avrebbero dovuto essere congedati e rimandati a casa, fuorché cinquem<strong>il</strong>a <strong>al</strong>leati: con questo<br />

contingente era sufficiente che si presidiasse la provincia attorno a Rimini.


Il passaggio di Annib<strong>al</strong>e aveva condotto <strong>al</strong>la ribellione Insubri e Boi, precedentemente sottomessi;<br />

vac<strong>il</strong>lava anche la le<strong>al</strong>tà di <strong>al</strong>cune tribù cenomane: ciò costrinse Roma a mantenere truppe di stanza<br />

a Rimini per tutta la durata della seconda guerra punica. Ma quando, nel 200 a.C., gli eserciti<br />

consolari stavano per essere inviati in Grecia per combattere F<strong>il</strong>ippo V di Macedonia, Am<strong>il</strong>care,<br />

agente diplomatico di Annib<strong>al</strong>e rimasto fra i G<strong>al</strong>li anche dopo la resa di Cartagine, convinse i G<strong>al</strong>li,<br />

insieme ad <strong>al</strong>tre tribù liguri, a muovere in massa contro Piacenza: la colonia latina fu rasa <strong>al</strong> suolo<br />

prima che <strong>il</strong> pretore Lucio Furio Purpurione riuscisse a raggiungerla. Alla notizia <strong>il</strong> Senato decretò<br />

l’invio a Rimini dell’esercito consolare, che, sotto <strong>il</strong> comando di Purpurione (la menzione di Quinto<br />

Minucio in Liv. XXXI 11 è senz’<strong>al</strong>tro un errore, poiché t<strong>al</strong>e magistrato operava in re<strong>al</strong>tà nel Bruzio)<br />

accorse a liberare Cremona, nel frattempo attaccata. Il nemico venne sbaragliato e lo stesso<br />

Am<strong>il</strong>care cadde in combattimento (Liv. XXXI 21): benché ricoprisse solo la carica di pretore, a<br />

Purpurione venne decretato <strong>il</strong> trionfo, nonostante l’ost<strong>il</strong>ità di una parte del Senato che riteneva che<br />

egli avrebbe dovuto attendere l’arrivo del console.<br />

8. La definitiva sconfitta di Insubri e Boi<br />

Liv. XXXIV 45, 6-8<br />

Prodigia quoque <strong>al</strong>ia visa eo anno Romae sunt, <strong>al</strong>ia nuntiata. In foro et comitio et Capitolio<br />

sanguinis guttae visae sunt; et terra <strong>al</strong>iquotiens pluvit et caput Volcani arsit. Nuntiatum est<br />

Nare amni lac fluxisse, pueros ingenuos Arimini sine oculis ac naso et in Piceno agro non<br />

pedes, non manus habentem natum. Ea prodigia ex pontificum decreto procurata. Et<br />

sacrificium novemdi<strong>al</strong>e factum est, quod Hadriani nuntiaverant in agro suo lapidibus pluvisse.<br />

Quell’anno a Roma si verificarono <strong>al</strong>cuni segni prodigiosi e <strong>al</strong>tri vennero riferiti. Nel foro,<br />

nel comizio e sul Campidoglio apparvero gocce di sangue; vi fu una pioggia di terra e bruciò<br />

la testa di Vulcano; venne annunciato che del latte era scorso nel fiume Nera; che a Rimini<br />

erano nati dei bambini, figli di genitori liberi, senza occhi e naso e nell’agro piceno un <strong>al</strong>tro<br />

senza né piedi né mani. Per decreto dei pontefici si procedette <strong>al</strong>l’espiazione di questi prodigi.<br />

Venne indetto un sacrificio di nove giorni, poiché la gente di Atri aveva riferito che nel<br />

proprio <strong>territorio</strong> si era verificata una pioggia di pietre.<br />

Liv. XXXV 22, 1-4<br />

Sub idem tempus legati ab regibus Romam reverterunt. Qui cum nih<strong>il</strong> quod satis maturam<br />

causam belli haberet nisi adversus Lacedaemonium tyrannum adtulissent, quem et Achaei<br />

legati nuntiabant contra foedus maritimam oram Laconum oppugnare, At<strong>il</strong>ius praetor cum<br />

classe missus in Graeciam est ad tuendos socios. Consules, quando nih<strong>il</strong> ab Antiocho instaret,<br />

proficisci ambo in provincias placuit. Domitius ab Arimino, qua proximum fuit, Quinctius per<br />

Ligures in Boios venit. Duo consulum agmina diversa late agrum hostium pervastarunt. Primo<br />

equites eorum pauci cum praefectis, deinde universus senatus, postremo in quibus aut fortuna<br />

<strong>al</strong>iqua aut dignitas erat, ad m<strong>il</strong>le quingenti ad consules transfugerunt.<br />

Nello stesso periodo tornarono a Roma gli ambasciatori inviati presso i re: costoro non<br />

riferirono <strong>al</strong>cun elemento che costituisse motivo sufficiente per una dichiarazione di guerra, se<br />

non nei confronti del tiranno spartano, che, secondo i legati achei, attaccava la costa della<br />

Laconia in violazione dei patti. Il pretore At<strong>il</strong>io fu <strong>al</strong>lora inviato in Grecia con una flotta, a<br />

difendere gli <strong>al</strong>leati. Poiché non c’era <strong>al</strong> momento nulla da temere da Antioco, inoltre, si<br />

decise di inviare entrambi i consoli nelle loro province: Domizio da Rimini, seguendo la via<br />

più breve, e Quinzio, attraverso <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> dei Liguri, giunsero fra i Boi. I due eserciti<br />

consolari, mossisi in direzioni opposte, devastarono completamente <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> nemico.


Passarono d<strong>al</strong>la parte dei consoli prima pochi cav<strong>al</strong>ieri con i loro capi, quindi l’intero senato,<br />

e infini coloro che erano in possesso di beni o che ricoprivano qu<strong>al</strong>che carica, in numero di<br />

m<strong>il</strong>le e cinquecento.<br />

Nel 197 a.C., quando <strong>il</strong> successo di Flaminino in Grecia chiuse <strong>il</strong> fronte macedone, <strong>il</strong> Senato decise<br />

di regolare i conti con gli Insubri, protagonisti di una serie di pericolose ribellioni a partire dagli<br />

anni del passaggio di Annib<strong>al</strong>e. Ad entrambi i consoli dell’anno, Gaio Cornelio Cetego e Quinto<br />

Minucio Rufo, venne assegnata come provincia l’It<strong>al</strong>ia, con <strong>il</strong> compito di debellare i G<strong>al</strong>li cis<strong>al</strong>pini.<br />

I due eserciti avanzarono con una manovra a tenaglia, l’uno dirigendosi immediatamente in<br />

<strong>territorio</strong> insubre a partire da Rimini, l’<strong>al</strong>tro muovendo sulla Liguria e quindi attaccando <strong>il</strong> nemico<br />

d<strong>al</strong> lato opposto. Cetego ebbe presto ragione degli Insubri, cui si erano uniti i Cenomani: la<br />

battaglia, che si risolse in una vittoria romana, ebbe luogo sul Mincio (Liv. XXXII 30) e <strong>al</strong> console<br />

fu decretato <strong>il</strong> trionfo mentre ancora era in carica (Liv. XXXIII 23). Rufo, invece, riuscì solo a<br />

devastare <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> dei Boi, poiché costoro, venuti a sapere della sconfitta insubre, rifiutarono <strong>il</strong><br />

combattimento (Liv. XXXII 31).<br />

Per <strong>il</strong> 196 vennero eletti <strong>al</strong> consolato Lucio Furio Purpurione e Marco Claudio Marcello, figlio del<br />

famoso eroe di Clastidium. Entrambi partirono per la Cis<strong>al</strong>pina: Marcello si scontrò vittoriosamente<br />

con gli Insubri presso <strong>il</strong> lago di Como (Liv. XXXIII 36) e per questo ottenne <strong>il</strong> trionfo. La sconfitta<br />

definitiva della popolazione celtica avvenne però nel 194, ad opera del proconsole Lucio V<strong>al</strong>erio<br />

Flacco (Liv. XXXIV 46).<br />

Contro i Boi gli scontri proseguirono negli anni successivi. Decisiva fu tuttavia la vittoria del 191,<br />

ad opera di Scipione Nasica, cugino di Scipione l’Africano, che invase <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> e vinse i barbari<br />

in una battaglia che costò gravi perdite <strong>al</strong> nemico. Fu strappato ai Boi circa metà del loro <strong>territorio</strong>,<br />

compresa forse la loro capit<strong>al</strong>e Bologna (Liv. XXXVI 39), dove due anni più tardi venne dedotta<br />

una colonia di diritto latino. Nel 190 erano stati inviati cospicui rinc<strong>al</strong>zi coloniari a Piacenza e<br />

Cremona, dopoché le loro strutture urbane erano state restaurate. Di lì a poco, nel 187, <strong>il</strong> console<br />

Marco Em<strong>il</strong>io Lepido inizio i lavori per la re<strong>al</strong>izzazione della via Aem<strong>il</strong>ia, da Rimini a Piacenza; nel<br />

183 sul tracciato vennero collocate le colonie romane di Modena e Parma. Nel 148 cominciò la<br />

costruzione della via Postumia che da Genova, attraversando l’intera v<strong>al</strong>le padana (ma evitando<br />

accuratamente di solcare <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> insubre), raggiungeva la colonia latina di Aqu<strong>il</strong>eia, dedotta nel<br />

181.<br />

9. Le guerre istriche<br />

Liv. XLI 5<br />

Forte ita evenit, ut Cn. et L. Gav<strong>il</strong>lii Novelli, Aqu<strong>il</strong>eienses, cum commeatu venientes, ignari<br />

prope in capta castra ab Histris inciderent. Ii cum Aqu<strong>il</strong>eiam relictis impedimentis refugissent,<br />

omnia terrore ac tumultu non Aqu<strong>il</strong>eiae modo, sed Romae quoque post paucos dies<br />

inpleverunt; quo non capta tantum castra ab hostibus nec fuga, quae vera erant, sed perditas<br />

res deletumque exercitum omnem <strong>al</strong>latum est. Itaque, quod in tumultu fieri solet, d<strong>il</strong>ectus<br />

extra ordinem non in urbe tantum, sed tota It<strong>al</strong>ia indicti. Duae legiones civium Romanorum<br />

conscriptae, et decem m<strong>il</strong>ia peditum cum equitibus quingentis sociis nominis Latini imperata.<br />

M. Iunius consul transire in G<strong>al</strong>liam et ab civitatibus provinciae eius, quantum quaeque<br />

posset, m<strong>il</strong>itum exigere iussus. Simul decretum, ut Ti. Claudius praetor m<strong>il</strong>itibus legionis<br />

quartae et socium Latini nominis quinque m<strong>il</strong>ibus, equitibus ducentis quinquaginta, Pisas ut<br />

convenirent, ediceret, eamque provinciam, dum consul inde abesset, tutaretur; M. Titinius<br />

praetor legionem primam, parem numerum sociorum peditum equitumque, <strong>Ariminum</strong><br />

convenire iuberet. Nero p<strong>al</strong>udatus Pisas in provinciam est profectus; Titinius C. Cassio<br />

tribuno m<strong>il</strong>itum <strong>Ariminum</strong>, qui praeesset legioni, misso d<strong>il</strong>ectum Romae habuit. M. Iunius<br />

consul ex Liguribus in provinciam G<strong>al</strong>liam transgressus, aux<strong>il</strong>iis protinus per civitates G<strong>al</strong>liae


m<strong>il</strong>itibusque coloniis imperatis, Aqu<strong>il</strong>eiam pervenit. Ibi certior factus exercitum incolumem<br />

esse, scriptis litteris Romam, ne tumultuarentur, ipse remissis aux<strong>il</strong>iis, quae G<strong>al</strong>lis<br />

imperaverat, ad collegam est profectus. Romae magna ex necopinato laetitia fuit: d<strong>il</strong>ectus<br />

omissus est, exauctorati, qui sacramento dixerant, et exercitus, qui Arimini pest<strong>il</strong>entia<br />

adfectus erat, domum dimissus. Histri magnis copiis cum castra haud procul consulis castris<br />

haberent, postquam <strong>al</strong>terum consulem cum exercitu novo advenisse audierunt, passim in<br />

civitates d<strong>il</strong>apsi sunt. Consules Aqu<strong>il</strong>eiam in hiberna legiones reduxerunt.<br />

I due aqu<strong>il</strong>eiesi Gneo e Lucio Gav<strong>il</strong>lio Novello, ignari dell’accaduto, stavano tornando<br />

indietro con le vettovaglie: avvenne che per poco non finivano nell’accampamento catturato<br />

dagli Istri. Costoro, avendo abbandonato i bagagli ed essendosi rifugiati ad Aqu<strong>il</strong>eia, diffusero<br />

terrore e scompiglio ovunque, non solo in questo centro, ma, dopo pochi giorni, anche a<br />

Roma stessa; qui si diffuse notizia non solo che <strong>il</strong> campo era stato catturato dai nemici o che i<br />

nostri erano in fuga – fatti re<strong>al</strong>mente verificatisi –, ma anche che la situazione era disperata e<br />

che ormai l’intero esercito era stato sbaragliato. Perciò, come accade di solito nell’imminenza<br />

di un attacco, fu decretata una leva straordinaria non solo in città, ma in tutta It<strong>al</strong>ia. Furono<br />

arruolate due legioni di cittadini romani e si richiesero diecim<strong>il</strong>a fanti con cinquecento<br />

cav<strong>al</strong>ieri agli <strong>al</strong>leati di diritto latino. Il console Marco Giunio ricevette l’ordine di passare in<br />

G<strong>al</strong>lia e di esigere d<strong>al</strong>le città della provincia <strong>il</strong> contingente di soldati che ciascuna fosse in<br />

grado di <strong>al</strong>lestire. Allo stesso tempo si decretò che <strong>il</strong> pretore Tiberio Claudio ordinasse ai<br />

soldati della quarta legione, insieme a cinquem<strong>il</strong>a fanti e duecentocinquanta cav<strong>al</strong>ieri fra gli<br />

<strong>al</strong>leati latini, di radunarsi a Pisa: finché <strong>il</strong> console era lontano, egli avrebbe dovuto garantire la<br />

difesa di quella provincia. Il pretore Marco Titinio ebbe invece l’incarico di riunire a Rimini<br />

la prima legione, con lo stesso numero di soldati e di cav<strong>al</strong>ieri <strong>al</strong>leati.<br />

Tiberio Claudio Nerone partì in <strong>al</strong>ta uniforme verso la provincia di Pisa; Titinio, dopo aver<br />

inviato <strong>il</strong> tribuno m<strong>il</strong>itare Gaio Cassio a Rimini, perché assumesse <strong>il</strong> comando della legione,<br />

tenne la leva a Roma. Il console Marco Giunio, passato d<strong>al</strong> <strong>territorio</strong> ligure nella provincia di<br />

G<strong>al</strong>lia, ordinò <strong>al</strong>le città che fornissero immediatamente truppe aus<strong>il</strong>iarie e <strong>al</strong>le colonie che<br />

offrissero soldati; quindi giunse ad Aqu<strong>il</strong>eia. Qui, venuto a sapere che l’esercito era incolume,<br />

scrisse una missiva a Roma, perché cessasse l’<strong>al</strong>larme; rimandate indietro le truppe aus<strong>il</strong>iarie<br />

che aveva chiesto ai G<strong>al</strong>li, partì per raggiungere <strong>il</strong> collega. A Roma grande fu la gioia per la<br />

notizia inattesa: fu sospesa la leva, vennero congedati coloro che erano stati reclutati, e fu<br />

rimandato a casa l’esercito tra le cui f<strong>il</strong>e, a Rimini, si era diffusa un’epidemia. Gli Istri, che<br />

con ingenti truppe si erano acquartierati non distante d<strong>al</strong>l’accampamento del console, non<br />

appena vennero a sapere che era in arrivo l’<strong>al</strong>tro console, con un nuovo esercito, si dispersero<br />

qua e là, fra i vari centri abitati. I consoli fecero <strong>al</strong>lora rientrare le legioni ad Aqu<strong>il</strong>eia, negli<br />

accampamenti invern<strong>al</strong>i.<br />

Dopo la conquista del <strong>territorio</strong> celtico della v<strong>al</strong>le del Po, qu<strong>al</strong>che difficoltà permaneva sul fronte<br />

nord-orient<strong>al</strong>e. Dai v<strong>al</strong>ichi delle Alpi Carniche e Giulie, <strong>al</strong> di là del <strong>territorio</strong> degli <strong>al</strong>leati Veneti,<br />

tribù montane continuavano infatti a scendere nella pianura, <strong>al</strong>la ricerca di terre da coltivare. Fu<br />

questa la ragione che, nel 181 a.C., indusse Roma a dedurre nella regione la colonia latina di<br />

Aqu<strong>il</strong>eia, i cui cittadini ottennero appezzamenti di terreno assai estesi. La decisione fu accolta dagli<br />

Istri come una provocazione, che suscitò negli anni successivi una serie di scorrerie narrate a più<br />

riprese da Livio. Nel 178 venne inviato contro di loro <strong>il</strong> console Manlio Vulsone, che fu tuttavia<br />

sconfitto nei pressi di Trieste, riuscendo però a ri<strong>org</strong>anizzare le forze e a volgere in rotta <strong>il</strong> nemico.<br />

L’anno successivo lo stesso Vulsone, in qu<strong>al</strong>ità di proconsole, e <strong>il</strong> suo successore Gaio Claudio<br />

sconfissero in battaglia <strong>il</strong> re degli Istri e pacificarono tutta la penisola sino a Pola (Liv. XLI 10-11):<br />

l’intera frontiera nord-orient<strong>al</strong>e era ormai sicura.<br />

10. Cimbri e Teutoni


Lucan. I 248-257<br />

‘O m<strong>al</strong>e vicinis haec moenia condita G<strong>al</strong>lis,<br />

o tristi damnata loco! Pax <strong>al</strong>ta per omnes<br />

et tranqu<strong>il</strong>la quies populos: nos praeda furentum<br />

primaque castra sumus. Melius, Fortuna, dedisses<br />

orbe sub Eoo sedem gelidaque sub Arcto<br />

errantisque domos, Latii quam claustra tueri.<br />

Nos primi Senonum motus Cimbrumque ruentem<br />

vidimus et Martem Libyes cursumque furoris<br />

Teutonici: quotiens Romam fortuna lacessit,<br />

hac iter est bellis’.<br />

“O mura, sciaguratamente fondate in prossimità dei G<strong>al</strong>li, condannate da un’infelice<br />

posizione! Pace profonda e tranqu<strong>il</strong>la quiete per i popoli: ma noi siamo preda e primo<br />

accampamento di nemici che imperversano. Sarebbe stato meglio, o Fortuna, se tu ci avessi<br />

assegnato una sede ad oriente o nomadi dimore sotto la gelida Orsa, piuttosto che darci <strong>il</strong><br />

compito di difendere le porte del Lazio. Per primi vedemmo gli ass<strong>al</strong>ti dei Senoni e i Cimbri<br />

impetuosi, <strong>il</strong> libico Marte e <strong>il</strong> d<strong>il</strong>agare del furore teutonico: ogni volta che la fortuna ass<strong>al</strong>ì<br />

Roma, le guerre passarono di qui”.<br />

Iul. Obseq. prodig. liber p. 165 Rossbach<br />

[C. Mario C. Flavio coss.]<br />

Arimini canis locutus. Arma caelestia tempore Ê utroque ab ortu et occasu visa pugnare et<br />

ab occasu vinci. Aruspicum responso populus stipem Cereri et Proserpinae tulit. Virgines<br />

viginti septem dona canentes tulerunt. Luna interdiu cum stella ab hora tertia usque ad horam<br />

septimam apparuit. A fugitivis et disertoribus in Thurinis regiones vastatae. Cimbri Alpes<br />

transgressi post Hispaniam vastatam iunxerunt se Teutonis.<br />

[Sotto <strong>il</strong> consolato di C. Mario e C. Flavio]<br />

A Rimini un cane prese a parlare. Delle armi celesti furono viste s<strong>org</strong>ere a combattere da<br />

oriente e da occidente; quelle d’occidente furono vinte. Il popolo, per responso degli aruspici,<br />

offrì una stipe a Cerere e Proserpina. Ventisette vergini portarono doni cantando. Durante <strong>il</strong><br />

giorno apparve la luna con una stella, d<strong>al</strong>l’ora terza sino <strong>al</strong>la settima. Fra i Turini i campi<br />

furono devastati da fuggitivi e disertori. I Cimbri che avevano appena devastato la Spagna,<br />

passate le Alpi, si congiunsero ai Teutoni.<br />

Quando Mario ritornò d<strong>al</strong>l’Africa, reduce dai successi nella guerra contro <strong>il</strong> sovrano numidico<br />

Giugurta, trovò che su Roma incombeva una grave minaccia proveniente d<strong>al</strong>le regioni<br />

settentrion<strong>al</strong>i. Eletto console per la seconda volta, nel 104 a.C., egli ricevette d<strong>al</strong> Senato l’incarico<br />

di gestire la campagna contro le tribù germaniche di Cimbri e Teutoni: mossesi anni prima d<strong>al</strong>le<br />

loro sedi, loc<strong>al</strong>izzab<strong>il</strong>i nell’area dello Jutland, esse avevano vagato a lungo, scontrandosi<br />

vittoriosamente con i Romani prima nel Norico (sotto <strong>il</strong> consolato di Gneo Carbone, nel 113), poi<br />

lungo <strong>il</strong> corso del Rodano (sotto <strong>il</strong> consolato di Marco Giunio S<strong>il</strong>ano, nel 109), infine presso<br />

Arausio, l’attu<strong>al</strong>e Orange (sotto <strong>il</strong> consolato di Gneo M<strong>al</strong>lio Massimo, mentre era proconsole in<br />

G<strong>al</strong>lia Quinto Serv<strong>il</strong>io Cepione, nel 105).<br />

Proprio <strong>al</strong>l’anno 104 si riferisce l’intera serie di prodigi narrata da Giulio Ossequente. L’immagine<br />

delle armi che provengono da occidente e si scontrano con quelle che avanzano da oriente (e che<br />

infine risulteranno vincitrici) prefigura lo scontro fra Romani e Cimbri (del resto menzionati d<strong>al</strong>lo


stesso Ossequente: Cimbri Alpes transgressi post Hispaniam vastatam iunxerunt se Teutonis):<br />

questi ultimi, nel 102, saranno sconfitti da Mario presso i Campi Raudi. Ebbene, nel corso di questo<br />

scontro – come testimoniano tanto Plut. Mar. 26, 4 quanto Oros. V 16, 14, che dipende da Livio – le<br />

truppe romane manovrano con <strong>il</strong> sole <strong>al</strong>le sp<strong>al</strong>le, esattamente come nel prodigio narrato d<strong>al</strong> nostro<br />

testo.<br />

Qu<strong>al</strong>che ulteriore precisazione sul luogo della vittoria mariana. Attesta Plut. Mar. 25, 5 che lo<br />

scontro avvenne nel pedivon to; peri; Berkevlla", gener<strong>al</strong>mente loc<strong>al</strong>izzato nell’area della moderna<br />

Vercelli; non di Vercelli tuttavia si tratta, bensì dell’ager Vercellensis che, come chiarisce Strab. V<br />

1, 12, si trova fra Piacenza e Ferrara, dunque poco a nord di Rimini. A riprova dell’attendib<strong>il</strong>ità di<br />

t<strong>al</strong>e ricostruzione giunge <strong>il</strong> citato passo della Phars<strong>al</strong>ia lucanea: a parlare è la gioventù di Rimini<br />

che, <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>ba, assiste <strong>al</strong>l’avanzata di Cesare, poco dopo <strong>il</strong> passaggio del Rubicone. Essa depreca<br />

l’infelice dislocazione geografica della città, prima vittima dei vari eserciti che nel corso dei secoli<br />

varcarono i confini it<strong>al</strong>ici per attaccare Roma: nos primi Senonum motus Cimbrumque ruentem /<br />

vidimus et Martem Libyes cursumque furoris / Teutonici. Accanto a Senoni (guidati da Brenno) e a<br />

Libici/Cartaginesi (guidati da Annib<strong>al</strong>e), Lucano menziona Cimbri e Teutoni, provando così che<br />

nell’immaginario della comunità riminese vivo rimase <strong>il</strong> pericolo corso per un’invasione che venne<br />

arrestata a poca distanza d<strong>al</strong>la città. La riconoscenza dei Riminesi nei confronti di Mario, del resto,<br />

potrebbe essere attestata da una dedica epigrafica assai mut<strong>il</strong>a, rinvenuta nel foro della colonia, che<br />

proprio <strong>al</strong> condottiero popularis parrebbe <strong>al</strong>ludere ([C(aio) Mar]io C(ai) f(<strong>il</strong>io), / [tr(ibuno)<br />

pl(ebis), co(n)s(uli)], pro co(n)s(uli), / [Arpin]ati, nella ricostruzione di G. Susini).


LE FONTI EPIGRAFICHE<br />

Il patrimonio epigrafico riminese è notevole sia d<strong>al</strong> punto di vista documentario<br />

che d<strong>al</strong> punto di vista numerico, poiché è stimato intorno <strong>al</strong>le 150 unità.<br />

Nell’ambito della presente schedatura sono state prese in esame 125 epigrafi,<br />

pari <strong>al</strong> 83.33 % dell’intero patrimonio.<br />

In base <strong>al</strong>le direttive gener<strong>al</strong>i del PROGETTO ROMIT, <strong>il</strong> metodo che si è<br />

adottato per la scelta delle iscrizioni, così come per la selezione dei siti<br />

archeologici, è stato quello della loro loc<strong>al</strong>izzazione attu<strong>al</strong>e; nel caso, per<br />

esempio, di cippi m<strong>il</strong>iari ancora oggi in situ, o di ritrovamenti in prossimità<br />

degli assi viari romani, che nel caso della provincia di Rimini sono numerosi.<br />

Costituiti d<strong>al</strong>la via Aretina (un tracciato viario battuto fin d<strong>al</strong>l’epoca<br />

protostorica e oggi corrispondente grosso modo <strong>al</strong>la via Marecchiese), d<strong>al</strong>la via<br />

Flaminia (220 a.C.), d<strong>al</strong>la via Em<strong>il</strong>ia (187 a.C.), d<strong>al</strong>la via Pop<strong>il</strong>ia (137 a.C.).<br />

Inoltre, questi “itinerari” sono stati percorsi in ordine cronologico, cioè<br />

seguendo l’ordine nel qu<strong>al</strong>e li abbiamo elencati.<br />

Tutte le epigrafi schedate sono già note d<strong>al</strong> CIL (Corpus Inscriptionum<br />

Latinarum), ma in molti casi, rispetto a questo repertorio ottocentesco e <strong>al</strong>la<br />

bibliografia più recente, sono state aggiunte nuove informazioni: come <strong>il</strong> luogo<br />

esatto di provenienza, le dimensioni, la misura delle lettere e l’immagine, che è<br />

stata inserita in quasi tutti i casi in cui l’epigrafe sia ancora oggi esistente,<br />

ovvero non tramandata solamente dai codici.<br />

Per tutte le iscrizioni si è riportata sia l’edizione che la bibliografia di<br />

riferimento (abbreviata con nome dell’autore e anno) che va sciolta facendo<br />

riferimento <strong>al</strong>la sezione di bibliografia documentaria.<br />

Di tutte le epigrafi è stata fornita una descrizione del relativo monumento, una<br />

descrizione del testo e una traduzione con commento. L’edizione in linea di<br />

massima è stata condotta seguendo le norme dei Supplementa It<strong>al</strong>ica.<br />

Cristina Ravara Montebelli


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 1<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Verucchio, P<strong>al</strong>azzo del Comune; reimpiego nella muratura della facciata sotto a due<br />

stemmi m<strong>al</strong>atestiani.<br />

Data del ritrovamento: 1739 (Iano Planco).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Aretina<br />

Luogo di conservazione: Verucchio, Rocca M<strong>al</strong>atestiana.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 37 largh. cm 75 spess. cm 13.<br />

Stato di conservazione: Specchio epigrafico integro s<strong>al</strong>vo una sbracciatura nell’angolo superiore<br />

destro; <strong>il</strong> monumento è stato sc<strong>al</strong>pellato in basso e in <strong>al</strong>to per <strong>il</strong> riut<strong>il</strong>izzo.<br />

Descrizione monumento: Stele, forse in origine con ritratti <strong>al</strong> di sopra dello specchio epigrafico.<br />

Lo specchio epigrafico è corniciato in <strong>al</strong>to e in basso, dove è supportato dai capitelli angolari di due<br />

p<strong>il</strong>astrini, che continuano anche sul fianco. Il retro è sc<strong>al</strong>pellato in modo irregolare per <strong>il</strong> riut<strong>il</strong>izzo.<br />

L’iscrizione è distribuita nello specchio in modo regolare ed è <strong>al</strong>lineata a sinistra.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: <strong>al</strong>t. r.1 cm 6; r.2 cm 5; r. 3 cm 5.5-7.5; r. 4 cm 4.5-6.5.<br />

Tipo di interpunzione: approssimativamente triangolare irregolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, incise con un solco poco profondo, sono eseguite in modo non<br />

regolare, con grafia capit<strong>al</strong>e; <strong>il</strong> ductus con apicature pronunciate e ricerca del chiaroscuro, risente in<br />

molte lettere del corsivo, in particolare la T, la M, la L. La lettera V delle rr. 3-4 è maggiorata.<br />

TESTO:<br />

Nonia T(iti) l(iberta) Corinthia de suo / T(ito) Nonio T(iti) l(iberto) Rufioni patrono / Nonia T(iti)<br />

l(iberta) v(iva) Corinthio / M(arco) Stratio v(ivo), m(ulier) f(ecit) viro svo


.3 Corinthio (sic) pro Corinthia<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Nonia Corinthia liberta di Tito fece (<strong>il</strong> monumento) con <strong>il</strong> suo patrimonio per <strong>il</strong> patrono Tito Nonio<br />

Rufione, liberto di Tito. Nonia Corinthia liberta di Tito da viva fece (<strong>il</strong> monumento) per Marco<br />

Stratio da vivo, la donna per <strong>il</strong> suo uomo”.<br />

La gens Nonia è attestata a Rimini in un’<strong>al</strong>tra epigrafe (CIL, 393)<br />

Si notino le chiuse an<strong>al</strong>oghe della prima e dell’ultima linea, così come l’incipit della prima e della<br />

terza linea e l’enfasi data <strong>al</strong>la parola viva/vivo con le inizi<strong>al</strong>i maggiorate. Si può ipotizzare che nelle<br />

parti di monumento perdute ci fossero tre ritratti: i due coniugi e <strong>il</strong> patrono.<br />

DATAZIONE: II sec. d.C. (per i caratteri p<strong>al</strong>eografici).<br />

EDIZIONI: CIL XI, 492.<br />

BIBLIOGRAFIA: SUSINI 1954, p. 2


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: lastra.<br />

SCHEDA N. 2<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Verucchio, Pieve di S. Martino; reimpiego nella muratura.<br />

Data del ritrovamento: 1621 (Antonini)<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Aretina.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/15<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 35 largh. cm 52 spess. cm 21<br />

Stato di conservazione: fratturato su tutti i lati con lievi sbrecciature sullo specchio epigrafico.<br />

Descrizione monumento: lastra di pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e. L’iscrizione occupa interamente lo<br />

specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 6<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 4.8; r.2 cm 3.9; rr. 3−4 cm 3; rr. 5−6 cm 2.8<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono eseguite con solco profondo in modo<br />

regolare; <strong>il</strong> ductus è molto accurato con larghe apicature e ricerca del chiaroscuro. La lettura è stata<br />

integrata con l’aus<strong>il</strong>io delle precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla<br />

base della tradizione manoscritta.


TESTO:<br />

L(ucio) Faesellio, L(uci) [f(<strong>il</strong>io)], / An(iensi) Rufino [et] / Vegiae C(ai) f(<strong>il</strong>iae) Tertullae, /<br />

parentibus pientis[s(imis), / T(itus)] Faesellius, L(uci) f(<strong>il</strong>ius), A[n(iensi) / Ruf]inus f<strong>il</strong>(ius) et<br />

L(ucius) Faese[l / lius---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Lucio Fesellio Rufino, figlio di Lucio, della tribù Aniense, e a Vegia Tertulla figlia di Caio<br />

genitori affettuosissimi, Tito Fesellio Rufino, figlio di Lucio, della tribù Aniense <strong>il</strong> figlio e Lucio<br />

Fesellio [---]”<br />

Nel riminese sono attestati numerosi membri della gens Faesellia (CIL, XI, 6793 sch. n.3; 378; 379<br />

sch. n. 100; 381; 459 sch. n. 84; A. Negrioli, NotSc 1915, pp. 33-35.).<br />

DATAZIONE: fine I d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 380; DONATI 1967, p. 35 n. 60; CENERINI 1982, p. 27 n. 2.<br />

BIBLIOGRAFIA: F. ANTONINI, Supplemento della Chronica di Verucchio, Bologna 1621.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 3<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Verucchio, Pieve di S. Martino.<br />

Data del ritrovamento: 1897<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Aretina.<br />

Luogo di conservazione: Verucchio, Rocca M<strong>al</strong>atestiana.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 77 largh. cm 35 spess. cm 25<br />

Stato di conservazione: si conserva solamente l’angolo inferiore sinistro, spezzato per <strong>il</strong> riut<strong>il</strong>izzo;<br />

lievi sbrecciature nelle cornici.<br />

Descrizione monumento: cippo in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e; lo specchio epigrafico è corniciato sui<br />

due lati rimasti da un largo listello e da una gola rovescia, che si ripetono anche agli angoli sul<br />

fianco. L’iscrizione risulta distribuita in modo regolare nello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 7


Dimensioni lettere: r.1 cm 7.8; r.2 cm 7.5; r. 3 cm 6.8; r. 4 cm 6.5; r. 5 cm 6.5; r. 6 cm 5.5; r. 7 cm<br />

5.5<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono eseguite con solco profondo in modo<br />

regolare; <strong>il</strong> ductus è molto accurato con apicature e ricerca del chiaroscuro; tracce di rubricatura<br />

nera. La lettura è stata integrata con l’aus<strong>il</strong>io delle precedenti edizioni, in particolare di quella fatta<br />

da E. Bormann sulla base della tradizione manoscritta.<br />

TESTO:<br />

D(is) [M(anibus)]. / C(aio) Fa[esellio], /L(uci) f(<strong>il</strong>io), [Aniensi] /Ru[fino (?), aed(<strong>il</strong>i)<br />

/Ari[minens(ium)] / II vir[o ---] (:duoviro) / aug[uri].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. A Caio Fesellio Rufino, figlio di Lucio, della tribù Aninese, ed<strong>il</strong>e dei Riminesi,<br />

duoviro [---] e augure”.<br />

r. 4 <strong>il</strong> cognomen potrebbe anche essere Rufio, attestato a Rimini nel CIL, XI, 379.<br />

r. 6 II vir[o i(ure) d(icundo)] (CENERINI 1982).<br />

La gens Faesellia è attestata nel riminese da numerosi esemplari (CIL, XI, 378; XI, 379 sch. n. 100;<br />

XI, 380 sch. n. 2; 381; 459 sch. n. 84; A. Negrioli, NotSc 1915, pp. 33-35).<br />

DATAZIONE: prima età imperi<strong>al</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 6793; DONATI 1967, p. 29 n. 42; CENERINI 1982, p. 27 n. 3.


BIBLIOGRAFIA: GAMURRINI 1897, p. 448.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 4<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Corpolò, podere Zulini; reimpiego in un sepolcro (TONINI, SC-MS 1305).<br />

Data del ritrovamento: dicembre 1843.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Aretina.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/63<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 173 largh. cm 46 spess. cm 19


Stato di conservazione: Spezzato in due parti <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tezza del clipeo, con larga scheggia mancante in<br />

corrispondenza della frattura; privo della punta del frontone. Sbrecciature diffuse lungo i margini,<br />

particolarmente nella zona inferiore, dove resta solo l’attacco del dente di infissione.<br />

Descrizione monumento: Stele frontonata in c<strong>al</strong>care. Il timpano è decorato con gir<strong>al</strong>i veget<strong>al</strong>i,<br />

segue un clipeo con busto masch<strong>il</strong>e e l’iscrizione che occupa interamente la zona centr<strong>al</strong>e. Il ritratto,<br />

masch<strong>il</strong>e, con orecchie leggermente a bandiera e tratti somatici molto consunti, presenta <strong>il</strong> busto<br />

resecato e <strong>il</strong> collo in torsione verso destra, mentre <strong>il</strong> volto è in pieno prospetto.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: <strong>al</strong>t. r.1 cm 5.8; r.2 cm 5; r. 3 cm 4.6; r. 4 cm 4.5; r. 5 cm 4.2<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e accurata, sono tracciate con solco<br />

poco profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare con piccole apicature e ricerca del chiaroscuro; influssi del<br />

corsivo nei trattini delle T e V della r.5. La P è ad occhiello aperto. La prima I della r.1 e le T della<br />

r.5 sono maggiorate. In nesso TR nella r.5.<br />

TESTO:<br />

[L(ucius) M]vrricius, / Fausti l(ibertus), / Novus / dec(essit) ann(orum) XXXV. / [Fa]ustus<br />

patronus.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Lucio Murricio Nuovo, liberto di Fausto, morì a 35 anni. (A lui dedica <strong>il</strong> monumento) Fausto <strong>il</strong><br />

patrono”.<br />

La consueta invocazione agli Mani forse doveva trovasi abbreviata ai lati del frontone.<br />

La gens Murricia è attestata anche in un’<strong>al</strong>tra epigrafe rinvenuta nello stesso luogo (CIL, XI, 489<br />

Sch. n. 5).<br />

DATAZIONE: prima metà I d.C. (Per lo st<strong>il</strong>e del busto che risente dell’influsso della ritrattistica<br />

giulio-claudia e per <strong>il</strong> ductus, in particolare <strong>il</strong> P ad occhiello aperto; così anche H. PFLUG 1989).


EDIZIONI: CIL, XI, 488.<br />

BIBLIOGRAFIA: BGR. SC-MS, 1305, L. Tonini, Marmi Riminesi, c. 144; MANSUELLI 1949, p.<br />

53 n. 59; SCARPELLINI 1987, pp. 152-153, n. 34; H. PFLUG 1989, p. 162 n. 26.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 5<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Corpolò, podere Zulini; reimpiego in un sepolcro (TONINI, SC-MS 1305).<br />

Data del ritrovamento: dicembre 1843.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: nessuno.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/62<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 173 (intera) largh. cm 47 spess. cm 21<br />

Stato di conservazione: Spezzata la parte bassa che fu riut<strong>il</strong>izzata da un farmacista come mortaio<br />

fino <strong>al</strong> 1953 quando è stata ritrovata e ricomposta (SUSINI, 1953-54); priva della punta del<br />

frontone. Sbrecciature diffuse lungo i margini. Il dente di infissione è stato trasfomato nel beccuccio<br />

del mortaio.<br />

Descrizione monumento: Stele frontonata in c<strong>al</strong>care. Il timpano è decorato con un fiore a quattro<br />

pet<strong>al</strong>i, segue un clipeo a conchiglia con busto femmin<strong>il</strong>e e l’iscrizione che occupa interamente la<br />

zona centr<strong>al</strong>e. Il busto femmin<strong>il</strong>e è resecato di prospetto con gli occhi ben marcati, mentre gli <strong>al</strong>tri<br />

tratti somatici risultano molto consunti. L’acconciatura è ben caratterizzata con bande attorno <strong>al</strong><br />

viso e boccoli c<strong>al</strong>amistrati che scendono sulle sp<strong>al</strong>le. Alle orecchie due pendenti.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 7<br />

Dimensioni lettere: <strong>al</strong>t. r.1: cm 8; r.2 cm 6; r. 3 cm 5; r. 4 cm 4.5; r. 5 cm 4; r. 6 cm 2.8; r. 7 cm 3.5<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e accurata, sono tracciate con solco<br />

profondo nella prima linea, più leggero nelle <strong>al</strong>tre; <strong>il</strong> ductus è regolare con piccole apicature e<br />

ricerca del chiaroscuro. La P è ad occhiello aperto. La A fin<strong>al</strong>e della r.1 è diminuita per motivi di<br />

spazio. Le T della r. 6 sono maggiorate. In nesso IT fin<strong>al</strong>e nella r. 5. La lettura è stata integrata con<br />

l’aus<strong>il</strong>io delle precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della<br />

tradizione manoscritta.<br />

TESTO:<br />

[M]urricia / Fausti l(liberta) /Primigenia, / dec(essit) ann(orum) XV, / quo die virgo nubs[it] /<br />

[eodem die post annum] / sepulta est. /Faustus patronus.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Murricia Primigenia, liberta di Fausto, morì a 15 anni, nel giorno in cui fanciulla si sposò, in quel<br />

medesimo giorno, l’anno dopo fu sepolta. (A lei dedicò <strong>il</strong> monumento) Fausto <strong>il</strong> patrono”


La gens Murricia è gia nota per un’epigrafe trovata insieme a questa (CIL, XI, 488 Sch. n. 4)<br />

DATAZIONE: prima metà I d.C. (Per lo st<strong>il</strong>e del busto che risente dell’influsso della ritrattistica<br />

giulio-claudia e per <strong>il</strong> ductus, in particolare <strong>il</strong> P ad occhiello aperto; così anche H. PFLUG 1989).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 489<br />

BIBLIOGRAFIA: BGR. SC-MS, 1305, L. Tonini, Marmi Riminesi, c. 144; MANSUELLI 1949, p.<br />

53 n. 59; SUSINI 1953-54, pp. 1-2; SCARPELLINI 1987, pp.151-152 n. 35; H. PFLUG 1989, p.<br />

162 n. 25.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 6<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Corpolò, podere Zulini; reimpiego in un sepolcro (TONINI, SC-MS 1305).<br />

Data del ritrovamento: dicembre 1843<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Aretina.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/18<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 116 largh. cm 44 spess. cm 10<br />

Stato di conservazione: Mancante della punta del timpano; base sbrecciata. Superfici molto<br />

consunte.<br />

Descrizione monumento: Stele frontonata in pietra c<strong>al</strong>carea interamente occupata nella parte<br />

centr<strong>al</strong>e d<strong>al</strong>lo specchio epigrafico, riquadrato da una gola incavata. L’iscrizione, ben distribuita<br />

nello spazio ma molto consunta nelle ultime linee, occupa solo la parte <strong>al</strong>ta dello specchio<br />

epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 7<br />

Dimensioni lettere: r. 1 cm 4.5; r. 2 cm 4; rr. 3-7 cm 3<br />

Tipo di interpunzione: approssimativamente triangolare con spaziatura non regolare<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare, ma privo di apicature e ricerca del chiaroscuro. La I della r.1 è<br />

maggiorata. La lettura è stata integrata con l’aus<strong>il</strong>io delle precedenti edizioni, in particolare di<br />

quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione manoscritta.<br />

TESTO:<br />

Dis Manibus. / C(ai) Vibenni, C(ai) f(<strong>il</strong>i) /An(iensi) Prisci, veteran(i). / C(aius) Fanius Suru[s],<br />

/[e]x cornicu[l(arius)] / [---]OR[---] / amico /[---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli dei Mani. A Caio Vibennio Prisco, figlio di Caio della tribù aninense, veterano. Caio Fanio<br />

Suro ex corniculario, (dedica <strong>il</strong> monumento) <strong>al</strong>l’amico [---]”<br />

Il monumento è dedicato ad un veterano tornato in patria da parte dell’ex aiutante (cornicularius).


DATAZIONE: II d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 396; DONATI 1967, p. 36 n. 66; DONATI 1981, p. 120 n. 43.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 128; MANSUELLI 1947, p. 54 n. 62.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 7<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Corpolò, chiesa di S. Paolo; reimpiego nella muratura.<br />

Data del ritrovamento: 1771<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Aretina.<br />

Luogo di conservazione: sconosciuto.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: sconosciute.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: piccolo frammento con un uomo togato con la mano destra che esce<br />

d<strong>al</strong>la toga.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 1<br />

Dimensioni lettere: sconosciute.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura delle precedenti<br />

edizioni, in particolare quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione manoscritta.<br />

TESTO :<br />

Rut<strong>il</strong>enus<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Rut<strong>il</strong>eno è <strong>il</strong> nome del dedicante del monumento funerario.<br />

A Rimini è attestata in un solo caso la gens Rut<strong>il</strong>ia (CIL, XI, 505), potrebbe trattarsi dell’errata<br />

trascrizione di un Rut<strong>il</strong>ienus o Rut<strong>il</strong>ianus.<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 504.<br />

BIBLIOGRAFIA:


CATEGORIA: votiva.<br />

TIPOLOGIA: coronamento di cippo o base.<br />

SCHEDA N. 8<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Spadarolo, terreno già proprietà degli Istituti Osped<strong>al</strong>ieri di Ricovero, nei pressi della<br />

casa colonica con n. civico 37; giacitura primaria.<br />

Data del ritrovamento: febbraio 1972.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: nessuna.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: SAE 32448<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 19.5 largh. cm 51-59 spess. cm 25<br />

Stato di conservazione: Monumento sostanzi<strong>al</strong>mente integro con varie sbrecciature sui fianchi e<br />

nel margine superiore dello specchio epigrafico; con un’ampia scheggiatura sul laro destro che<br />

intacca le prime due linee di testo.<br />

Descrizione monumento: Coronamento in marmo bianco a grana fine di un cippo o base di<br />

sostegno per un donario in marmo di forma par<strong>al</strong>lelepipeda che nella parte bassa aggetta ai lati con<br />

una modanatura a robusto toro sottolineata nello specchio epigrafico da due profondi solchi later<strong>al</strong>i<br />

e da una cornice orizzont<strong>al</strong>e. La faccia superiore è occupata <strong>al</strong> centro da un incasso circolare per<br />

l’<strong>al</strong>loggiamento del donario. Lo spigolo posteriore sinistro è intagliato per tutta la sua <strong>al</strong>tezza da un<br />

incasso a squadra forse funzion<strong>al</strong>e <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>loggiamento del coronamento.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: <strong>al</strong>t. r.1 cm 3; r.2 cm 2; r. 3 cm 1.8; r. 4 cm 2<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e accurata, sono tracciate con solco<br />

profondo nella prima linea più leggero nelle <strong>al</strong>tre; <strong>il</strong> ductus è regolare con apicature e ricerca del<br />

chiaroscuro; qu<strong>al</strong>che tratto corsivo nelle M, T e R. La lettera I della r. 1 e la Y della r. 2 sono<br />

maggiorate.


TRASCRIZIONE<br />

M(arcus) Arrecinus M(arci) f(<strong>il</strong>ius) [---] / Clemens, trib(unus) m<strong>il</strong>(itum) leg(ionis) III Cyren(aicae)<br />

/ et leg(ionis) XXII. praef(ectus) fabr(um), II vir (:duovir), III vir (:tresvir), aug(ur). / B(accho) et<br />

S(<strong>il</strong>vano) v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Marco Arrecino Clemente, figlio di Marco della tribù […], tribuno della legione III Cirenaica e<br />

della legione XXII praefectus fabrum, duoviro, treviro, augure. A Bacco e S<strong>il</strong>vano (dedica <strong>il</strong><br />

monumento) come ex voto”.<br />

Un M. Arrecino Clemente è attestato a Rimini in <strong>al</strong>cune fistulae in piombo (CIL, XI, 428).<br />

Demoughin ritiene che esistano due rami della gens Arrecina, uno riminese e uno pesarese: a quello<br />

pesarese apparterrebbe <strong>il</strong> console del 73, membro dell’ordine senatorio, fatto uccidere da<br />

Domiziano (AE 40, 1947).<br />

DATAZIONE: Metà I d.C.<br />

EDIZIONI: GENTILI 1976, pp. 51-58; AEp, 1976, n. 200; DEMOUGIN 1978, pp. 317-330;<br />

DONATI 1976, pp. 187-188 n. 291; DONATI, p. 86, n. 22; CENERINI 1982, p. 37 n. 39.<br />

BIBLIOGRAFIA: GIORGETTI 1980, pp. 209-212; RAVARA MONTEBELLI 2002, pp. 54-55.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele centinata.<br />

SCHEDA N. 9<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Spadarolo, casa Battaglini; giacitura primaria, profondità 1.50 d<strong>al</strong> piano strad<strong>al</strong>e.<br />

Data del ritrovamento: settembre 1932.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: nessuna.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/25 bis<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 250 largh. cm 40 spess. cm 30<br />

Stato di conservazione: Abrasioni cospicue nell’iscrizione e piccole sbrecciature.<br />

Descrizione monumento: Stretta stele centinata in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e; l’iscrizione occupa la<br />

parte <strong>al</strong>ta del monumento, rifinita con maggiore cura, mentre la zona d’infissione risulta sc<strong>al</strong>pellata<br />

in modo grossolano.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 8−8.4; r.2 cm 8; r.3 cm 9.5<br />

Tipo di interpunzione: triangolare irregolare.


Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e non molto accurata e regolare, sono<br />

tracciate con solco profondo; <strong>il</strong> ductus è abbastanza regolare, privo di apicature e ricerca del<br />

chiaroscuro. L’iscrizione è ben distribuita nello spazio. La P è ad occhiello aperto. In nesso le<br />

lettere MA fin<strong>al</strong>i della r. 1<br />

TESTO:<br />

Maxsima / Tapponia /T(iti) f(<strong>il</strong>ia).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Massima Tapponia, figlia di Tito (è sepolta qui)”<br />

Sembrerebbe che <strong>il</strong> lapicida abbia commesso un errore aggiungendo una S dopo la X del<br />

praenomen della donna, già attestato a Rimini con grafia corretta (CIL XI, 509), ma lo stesso<br />

praenomen, masch<strong>il</strong>e ritorna con grafia “scorretta” accanto <strong>al</strong> vocabolo uxsori in un’<strong>al</strong>tra epigrafe<br />

riminese (CIL XI, 475), tramandata solo dai codici. Si potrebbe quindi ritenere un arcaismo;<br />

sicuramente la fonetica ha influito sulla grafia.


DATAZIONE: prima metà I d.C.<br />

EDIZIONI: DONATI 1981, p. 100 n. 31.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1949, p. 50 n. 38; Arch. Musei Comun<strong>al</strong>i, n. prot. 545, 7<br />

settembre 1932.


CATEGORIA: votiva.<br />

TIPOLOGIA: piccolo cippo.<br />

SCHEDA N. 10<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Rimini, via Montefeltro; dai campi vicini, reimpiegato come cornice, forse già in<br />

epoca antica.<br />

Data del ritrovamento: 14 novembre 1833 (Paulucci).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: nessuna.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: nessuno<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 35 largh. cm 16 spess. cm 17.5<br />

Stato di conservazione: Spezzato nella parte <strong>al</strong>ta, dove manca <strong>al</strong>meno una linea di testo, e nella<br />

parte bassa; manca interamente la cornice di destra, e quella di sinistra risulta molto danneggiata.<br />

Descrizione monumento: Piccolo cippo <strong>il</strong> cui specchio epigrafico, riquadrato da cornice, risulta<br />

interamente occupato d<strong>al</strong>l’iscrizione, distribuita in modo regolare. Il retro mostra chiari segni di<br />

riut<strong>il</strong>izzo come cornice modanata, forse già in antico come sembrerebbe mostrare la decorazione a<br />

raggi di cuore incisi su una delle modanature.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 9<br />

Dimensioni lettere: rr. 1-9 cm 2.5<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e accurata, sono tracciate con solco<br />

poco profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare con apicature e ricerca del chiaroscuro. La A presenta solo nella<br />

r. 5 <strong>il</strong> trattino orizzont<strong>al</strong>e; la P è ad occhiello aperto. In nesso le lettere IND nella r. 6 per mancanza<br />

di spazio.<br />

Tracce di rubricatura fatta <strong>al</strong>l’inizio degli anni ’30 in occasione dell’esposizione.


TESTO:<br />

[---]/ et /sign(a) arg(entea)VII / et imagine(m) / ex auri p(ondo) II / et f<strong>il</strong>a II / ex cylindris /<br />

n(umero)XXXIII /<br />

auro clus(is). / T(estamento) p(oni) i(ussit).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“ [---] e sette statue d’argento e un’immagine del peso di due (libbre) d’oro e due f<strong>il</strong>e di pietre<br />

c<strong>il</strong>indriche in numero di trentatrè legate in oro. Nel testamento dispose che fossero offerti”<br />

Il CIL riporta <strong>al</strong>la r. 2 sign arg VI, ma sia la verifica dei primi editori che l’an<strong>al</strong>isi autoptica<br />

permettono di emendare con VII (così anche FONTEMAGGI-PIOLANTI 2000).<br />

DATAZIONE: prima metà I d.C. (per i caratteri p<strong>al</strong>eografici, in particolare <strong>il</strong> P ad occhiello aperto)<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 364<br />

BIBLIOGRAFIA: D. PAULUCCI, Sopra <strong>al</strong>cune iscrizioni antiche trovate nel <strong>territorio</strong> riminese,<br />

le più delle qu<strong>al</strong>i ancora inedite. Osservazioni di Domenico Paulucci, in Giorn<strong>al</strong>e Arcadico di<br />

Scienze, Lettere ed arti, Tomo CII, Roma 1845, pp. 206−241; DONATI pp. 26-27;<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 2000, pp. 121-122.


CATEGORIA: commemorativa.<br />

TIPOLOGIA: tabella.<br />

SCHEDA N. 11<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Rimini, Via Garib<strong>al</strong>di, fra <strong>il</strong> sito origin<strong>al</strong>e di Porta Montanara e quello di Porta S.<br />

Andrea; reimpiego a copertura di una fognatura romana.<br />

Data del ritrovamento: apr<strong>il</strong>e 1865 (Tonini)<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: In questa zona un tratto di lastricatura del<br />

cardine massimo in larghi pietroni di c<strong>al</strong>care loc<strong>al</strong>e fu rinvenuto negli anni ’80 (scavi Maioli). Una<br />

campionatura del materi<strong>al</strong>e è stata posizionata sotto la ricostruzione della Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/10<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 52 largh. cm 123 spess. cm 10<br />

Stato di conservazione: Tagliata per <strong>il</strong> riut<strong>il</strong>izzo; mancante a destra di numerose lettere, mentre in<br />

basso solo della cornice; sbrecciato l’angolo inferiore destro.<br />

Descrizione monumento: Tabella rettangolare riquadrata su due lati da una cornice a largo listello<br />

e gola incavata. Lo specchio epigrafico è interamente occupato d<strong>al</strong>l’iscrizione disposta in modo<br />

accurato e regolare.<br />

Tracce di rubricatura fatta <strong>al</strong>l’inizio degli anni ’30 in occasione dell’esposizione.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:


Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: r. 1 cm 9; r. 2 cm 7.5; r. 3 cm 6.5; r. 4 cm 5<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e accurata, sono tracciate con solco<br />

diversificato per suggerire <strong>il</strong> chiaroscuro, più profondo nella prima e più leggero nelle seguenti; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare con belle apicature. La P è ad occhiello aperto.<br />

TESTO:<br />

T(itus) Aelius, T(iti) f(<strong>il</strong>ius) Ann(iensis), [---] / scholam vici For[tunae?---pa] / rietum et opere<br />

tign[ario---] / reliquo opere omni [---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Tito Aelio, figlio di Tito della tribù Aniense, [---] (ha costruito) un luogo per le riunioni del vico<br />

Fortuna<br />

[---] per <strong>il</strong> lavoro delle pareti e del tetto e per ogni lavoro restante [---]”<br />

La dottrina è propensa ad identificare <strong>il</strong> vicus nel modo indicato, ma potrebbe anche essere integrato<br />

con For(ensis).<br />

La gens Aelia è attestata a Rimini in <strong>al</strong>tre due epigrafi (CIL, XI, 484; sch n. 89)<br />

DATAZIONE: II d.C. (DONATI), forse suggerito d<strong>al</strong>la gens Aelia, ma <strong>il</strong> ductus elegante e la P con<br />

occhiello aperto, piuttosto raro in quest’epoca, oltre <strong>al</strong> reimpiego in fognature di epoca romana,<br />

anche se di epoca tarda, farebbero retrodatare <strong>al</strong>meno entro la seconda metà del I d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 404; DONATI 1967, p. 34 n. 58; DONATI 1981, p. 70 n. 14<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 95.


CATEGORIA: votiva.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 12<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Nelle mura della città presso la porta di S. Andrea; reimpiego nella muratura.<br />

Data del ritrovamento: 1616 (Clementini).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/2<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 42 largh. cm 35 spess. cm 35<br />

Stato di conservazione: Gli angoli in <strong>al</strong>to sono stati tagliati e arrotondati per <strong>il</strong> riut<strong>il</strong>izzo,<br />

sbrecciando <strong>al</strong>cune lettere; una frattura sul margine sinistro incide trasvers<strong>al</strong>mente la superficie;<br />

piccole sbrecciature sui margini.


Descrizione monumento: Piccolo cippo cubico in c<strong>al</strong>care loc<strong>al</strong>e; l’iscrizione disposta in modo<br />

regolare ed accurato, riempie quasi interamente lo specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 6.5; r.2 cm 5.2; r.3 cm 5; r.4 cm 4<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e accurata, sono tracciate con solco<br />

profondo e diversificato per suggerire <strong>il</strong> chiaroscuro; <strong>il</strong> ductus è regolare ed abbastanza accurato,<br />

ricco di apicature. La P è ad occhiello aperto, la Q ha l’apice prolungato.<br />

TESTO:<br />

Q(uintus) Pupius / S<strong>al</strong>vius / Minervai / v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Quinto Pupio S<strong>al</strong>vio a Minerva, sciolse <strong>il</strong> voto di buon grado”.<br />

La gens Pupia è già attestata nel riminese in un epigrafe (CIL XI, 357), dove si parla anche di<br />

horreum Pupiani.<br />

DATAZIONE: inizio I d.C. (DONATI 1981) ma per i caratteri p<strong>al</strong>eografici, in particolare <strong>il</strong> P ad<br />

occhiello aperto, la Q con apice prolungato e l’arcaismo del dativo in –ai sembrerebbe da<br />

retrodatare <strong>al</strong>meno nella metà del I a.C. così anche Mansuelli che la dice “anteriore <strong>al</strong>l’età<br />

augustea”(MANSUELLI 1941).<br />

EDIZIONI: CIL XI, 359; DONATI 1981, p. 88 n. 23.


BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 39


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 13<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: sconosciute.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 14<br />

Dimensioni lettere: sconosciute.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuto.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

L(ucio) Septimio / Liber<strong>al</strong>i / VI vir(o) (:sexviro) aug(ust<strong>al</strong>i) / vicani vici Cerm<strong>al</strong>i ob / merita eius<br />

quot (sic) / decurion(ibus) / et vicanis vicor(um) VII sing(ulis) / in annos X (:denarios) III in<br />

perpet(uum) re[l(iquit)] /et in eam rem fundos XXI / obligari iussit quorum / partem VI legis<br />

Flac(idiae) nomin(e) / deductam ab tutoribus / Septimiae Priscae matris / suae Lepidi[a]<br />

Septimina. / Populo concessit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Lucio Settimio Liber<strong>al</strong>e, seviro august<strong>al</strong>e, dai vicani del vicus Cerm<strong>al</strong>o, per i suoi meriti, perché<br />

lasciò in perpetuo ai decurioni e ai vicani dei vici tre denari ogni sette anni e ordinò che fossero<br />

ipotecati in loro favore ventuno fondi, dei qu<strong>al</strong>i detratta la sesta parte, in base <strong>al</strong>la legge Flacidia,<br />

dai tutori di Settimia Prisca, sua madre, in favore di Lepidia Settimina. Concesse <strong>al</strong> popolo”.<br />

Lepidia Settimina, che nel proprio cognomen aggettiva <strong>il</strong> gent<strong>il</strong>izio materno e paterno, torna in <strong>al</strong>tre<br />

due epigrafi riminesi note solo da tradizione (CIL, XI, 390 sch. n. 14 e 391 sch. n. 15).<br />

DATAZIONE: fine I d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 419; CENERINI 1982, p. 33 n. 26.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 47.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 14<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: sconosciute.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 16<br />

Dimensioni lettere: sconosciuta.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO<br />

L(ucio) Lepidio L(uci) f(<strong>il</strong>io) An(iensi) / Proculo, / m<strong>il</strong>(iti) leg(ionis) V Macedon(icae), / 7<br />

(:centurioni) leg(ionis) eiusd(em), 7 (:centurioni) leg(ionis) eiusd(em) II, / 7 (:centurioni) leg(ionis)<br />

VI Victricis, / 7 (:centurioni) leg(ionis) XV Apollinar(is), / prim(o p<strong>il</strong>o) leg(ionis) XII[I] Gemin(ae) /<br />

donis donato ab / Imp(eratore) Vespasiano Aug(usto) / bello Iudaico torquib(us) / arm<strong>il</strong>lis ph<strong>al</strong>eris<br />

/ corona v<strong>al</strong>lari / s<strong>al</strong>inatores civitatis / Menapiorum ob mer(ita) eius. / Septimina f(<strong>il</strong>ia)<br />

reponend(um) / curavit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Lucio Lepidio Proculo, figlio di Lucio della tribù Aninense, soldato nella legione V<br />

Macedonica, centurione della medesima legione, centurione della medesima legione per la seconda<br />

volta, centurione della legione VI Victrix, centurione della legione XV Apollinare, primip<strong>il</strong>o della<br />

legione XIII Gemina, decorato d<strong>al</strong>l’imperatore Vespasiano Augusto durante la guerra giudaica con


le collane, le arm<strong>il</strong>le, le f<strong>al</strong>ere, la corona del v<strong>al</strong>lo, (a lui dedicarono <strong>il</strong> monumento) i mercanti di<br />

s<strong>al</strong>e della città dei Menapii per i suoi meriti. La figlia Settimia fece ricollocare (<strong>il</strong> monumento)”.<br />

I Menapii, abitanti della G<strong>al</strong>lia Belgica nella zona fra la Mosa e la Schelda, hanno dedicato nella<br />

propria città un monumento an<strong>al</strong>ogo a questo che la figlia Settimina Lepidia, <strong>il</strong> cui nome è già noto<br />

(CIL, XI, 419 sch. n. 13), ha poi riproposto nella città nat<strong>al</strong>e del padre.<br />

DATAZIONE: fine I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 390; DONATI 1967, pp. 35-36 n. 62; CENERINI 1982, p. 34 n. 27<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 34.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 15<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: sconosciute.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 15<br />

Dimensioni lettere: sconosciuta.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

L(ucio) Lepidio L(uci) f(<strong>il</strong>io) An(iensi) / Proculo / m<strong>il</strong>(iti) leg(ionis) V Macedon(icae), / 7<br />

(:centurioni) leg(ionis) eiusd(em), 7 (:centurioni) leg(ionis) eius[d(em)] II, / 7 (:centurioni)<br />

leg(ionis) VI Victricis, / 7 (:centurioni) leg(ionis) XV Apollinar(is), / prim(o p<strong>il</strong>o) leg(ionis) XIII<br />

Geminae, / donis donato ab Imp(eratore) / Vespasiano Aug(usto) bello / Iudaico torquib(us)<br />

arm<strong>il</strong>lis / ph<strong>al</strong>eris corona va[ll]ari / s<strong>al</strong>inatores civitatis / Morinorum ob mer(ita) eius. / Septimina<br />

f(<strong>il</strong>ia) reponend(um) / curavit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“ Lucio Lepidio Proculo, figlio di Lucio della tribù Aninense, soldato nella legione V Macedonica,<br />

centurione della medesima legione, centurione della medesima legione per la seconda volta,<br />

centurione della legione VI Victrix, centurione della legione XV Apollinare, primip<strong>il</strong>o della legione<br />

XIII Gemina, decorato d<strong>al</strong>l’imperatore Vespasiano Augusto durante la guerra giudaica con le<br />

collane, le arm<strong>il</strong>le, le f<strong>al</strong>ere, la corona del v<strong>al</strong>lo, (a lui) i mercanti di s<strong>al</strong>e della città dei Merini per i<br />

suoi meriti. La figlia Settimina fece ricollocare (<strong>il</strong> monumento)”.<br />

I Merini, abitanti della G<strong>al</strong>lia Belgica, hanno dedicato nella loro città un monumento an<strong>al</strong>ogo a<br />

questo che la figlia Settimina Lepidia, <strong>il</strong> cui nome è già noto (CIL, XI, 390 sch. n. 14 e 419 sch. n.<br />

13), ha poi riproposto nella città nat<strong>al</strong>e del padre.


DATAZIONE: fine I d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 391; DONATI 1967, p. 36 n. 63; CENERINI 1982, p. 34 n. 28<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 34.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse lastra.<br />

SCHEDA N. 16<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: sconosciute.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: tabula (V<strong>il</strong>lani).<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 8<br />

Dimensioni lettere: sconosciuta.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO :<br />

Lepidiae L(uci) f(<strong>il</strong>ia) / Proculae, / sacerdoti Divae / Aug(ustae) et / Divae Ma[t]idiae / Aug(ustae),<br />

d(ecurionum) d(ecreto) p(ublice) / pecunia ab ea / remissa.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Lepidia Procula figlia di Lucio, sacerdotessa della diva Augusta ed della diva Matidia Augusta,<br />

per pubblico decreto dei decurioni (fu eretto <strong>il</strong> monumento) con <strong>il</strong> denaro da lei rimborsato”.<br />

Lepidia Procula è figlia del Lucio Lepidio Proculo già menzionato (CIL, XI, 390 sch. n. 14 e 391<br />

sch. n. 15) e ne riprende <strong>il</strong> cognomen. Fu sacerdotessa dell’imperatrice Sabina, sposa di Adriano, e<br />

della madre dell’imperatore Matidia.<br />

DATAZIONE: post 137 d.C. (data della morte di Sabina).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 415; CENERINI 1982, p. 34 n. 29<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 35.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse lastra.<br />

SCHEDA N. 17<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: sconosciute.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: tabula (V<strong>il</strong>lani).<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 16<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta dai primi<br />

editori. In nesso HO r. 7 e UM fin<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la r.8.<br />

TESTO:<br />

M(arco) Vettio M(arci) f(<strong>il</strong>io) Ani(ensi) / V<strong>al</strong>enti / m<strong>il</strong>(iti) coh(ortis) VIII pr(aetoriae) benef(iciario)<br />

praef(ecti) pr(aetorio) / donis donato bello Britan(nico) / torquibus, arm<strong>il</strong>lis, ph<strong>al</strong>eris, / evoc(ato)<br />

Aug(usti) corona aurea donat(o) / 7 (:centurioni) coh(ortis) VI vig(<strong>il</strong>um), 7 (:centurioni) stat(orum),<br />

7 (:centurioni) coh(ortis) XVI urb(anae), 7 (:centurioni) c(o)h(ortis) / II pr(aetoriae) exercitatori<br />

equit(um) speculatorum, princip(i) / praetori leg(ionis) XIII Gem(inae) ex trec(enario), [p(rimo)<br />

p(<strong>il</strong>o)] leg(ionis) VI / Vitr(icis), donis donato ob res prosper(e) / gest(as) contra Astures torq(ibus),<br />

ph<strong>al</strong>er(is), arm(<strong>il</strong>lis), / trib(uno) coh(ortis) V vig(<strong>il</strong>um), trib(uno) coh(ortis) XII urb(anae),<br />

trib(uno) coh(ortis) / III pr(aetoriae), [p(rimo p(<strong>il</strong>o)] leg(ionis) XIIII Gem(inae) Mart(iae)<br />

Victr(icis), / proc(uratori) Imp(eratoris) [Neronis] Caes(aris) Aug(usti) prov(inciae) Lusitan(iae), /<br />

patron(o) coloniae speculator(es) X h(onoris) c(ausa). / C(aio) Luccio Telesino C(aio) Svetonio<br />

Paulino co(n)s(ulibus).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Marco Vettio V<strong>al</strong>ente figlio di Marco della tribù Aniense, soldato della VIII coorte pretoria,<br />

beneficiarius del prefetto del pretorio, decorato nella guerra britannica con le collane, le arm<strong>il</strong>le, le<br />

f<strong>al</strong>ere. Richiamato d<strong>al</strong>l’imperatore è stato decorato con la corona aurea. E’ stato centurione della VI<br />

coorte dei vig<strong>il</strong>i, centurione degli statores, centurone della XVI coorte urbana, centurione della II


coorte pretoria, maestro degli equites speculatores, princeps praetori della XIII legione Gemina già<br />

trecenarius, [primip<strong>il</strong>o] della VI legione Victrix decorato per le sue gesta contro gli Asturi con le<br />

collane, le f<strong>al</strong>ere, le arm<strong>il</strong>le, tribuno della V coorte dei vig<strong>il</strong>i, tribuno della XII coorte urbana,<br />

tribuno della III coorte pretoria, [primip<strong>il</strong>o] della XIIII legione Gemina Martia Victrix procuratore<br />

dell’imperatore (Nerone) Cesare Augusto nella provincia di Lusitania. Al patrono della colonia per i<br />

suoi meriti (dedicarono <strong>il</strong> monumento) dieci guardie imperi<strong>al</strong>i. Sotto <strong>il</strong> consolato di Caio Luccio<br />

Telesino e Caio Svetonio Paulino”.<br />

M. Vettio V<strong>al</strong>ente è ricordato in <strong>al</strong>tre due epigrafi riminese (CIL, XI, 421 sch. n. 18 e 383 sch. n.<br />

19) e come centurione della II coorte pretoria anche in una epigrafe sepolcr<strong>al</strong>e urbinate datab<strong>il</strong>e <strong>al</strong>la<br />

metà del I d.C. (CIL XI, 6059; A. DONATI, Epigraphica, XXIX (1967), pp. 181-182).<br />

DATAZIONE: 66 d.C. (anno di consolato di Caio Luccio Telesino e Caio Svetonio Paulino)<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 395; DONATI 1967, p. 33 n. 55; CENERINI 1982, p. 33 n. 54.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 35.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 18<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: Reimpiegata nel Tempio M<strong>al</strong>atestiano.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: frammento a) <strong>al</strong>t. cm 69 largh. cm 19.5-14.2 spess. cm 27<br />

frammento b) <strong>al</strong>t. cm 67 largh. cm 18-14.5 spess. cm 27<br />

Stato di conservazione: Due frammenti che per <strong>il</strong> reimpiego sono state privati delle cornici later<strong>al</strong>i<br />

e di parte del testo; lievi sbrecciature sui bordi; sc<strong>al</strong>pellatura per <strong>il</strong> reimpiego delle cornici a<br />

coronamento dello specchio epigrafico; sc<strong>al</strong>pellatura grossolana della zona inferiore che doveva<br />

essere nascosta nel terreno o inserita in una base.<br />

Descrizione monumento: cippo in pietra c<strong>al</strong>carea. Lo specchio epigrafico è riquadrato da una<br />

cornice a gola rovescia di cui rimangono solo due tratti.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 10<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 4.5; r.2 cm 3.9; r.3 cm 3; r.4 cm 3; r.5 cm 3; r.6 (non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e); r. 7 cm<br />

2.5; r. 8 cm 2.5; r. 9 cm 2.5; r. 10 cm 2.5<br />

Tipo di interpunzione: tringolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, incise con un solco profondo e diversificato per suggerire <strong>il</strong><br />

chiaroscuro, sono eseguite con grafia capit<strong>al</strong>e, ricca di apicature, e con ductus regolare. La lettera I<br />

della 8 r. è maggiorata. In nesso IN <strong>al</strong>la r.5. Per le parti mancanti si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.


TESTO:


M(arco) Vettio M(arci) f(<strong>il</strong>io) / Ani(ensi) V<strong>al</strong>(enti) / imp(eratoris) Caesaris Nerv(ae) / Traiani<br />

opt(imi) Aug(usti) Ger(manici) / Dacici Part(hici) IIivir(o) (:duoviro) quinq(uenn<strong>al</strong>is), /<br />

praef(ecto), flamini, auguri, / patrono coloniae. / Vicani vici Aventin(i) / optimo civi / patrono suo.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Marco Vettio V<strong>al</strong>ente figlio di Marco della tribù Aninese, duoviro quinquenn<strong>al</strong>e dell’imperatore<br />

Traiano figlio di Nerva Ottimo Augusto Germanico, Dacico e Partico, prefetto, flamine, augure,<br />

patrono della colonia. Gli abitanti del vicus Aventino (eressero <strong>il</strong> monumento) <strong>al</strong>l’ottimo<br />

concittadino e patrono”.<br />

Un M. Vettio V<strong>al</strong>ente è ricordato anche in <strong>al</strong>tre due epigrafi riminesi (CIL, XI, 395 sch. n. 17 e 383<br />

sch. n. 19)<br />

DATAZIONE: post 116-117 d.C. (per la titolatura imperi<strong>al</strong>e completa).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 421; DONATI 1967, pp. 33-34 n. 55; CENERINI 1982, p. 36 n. 33.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, pp. 35-36; TURCHINI 2000, p. 661 n. 4.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 19<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: sconosciute.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 10<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

M(arco) Vettio M(arci) f(<strong>il</strong>io) / An(iensi) V<strong>al</strong>enti, / quaestori provinc(iae) / Macedon(iae), quaestori<br />

(sic) pleb(is), / seviro eq(uitum) [R]om(anorum), praet(ori) / leg(ato) provinc(iae) [N]arbonens(is),<br />

/ [iuridico] provinc(iae) Britan(nicae), / [leg(ato)?] leg(ionis) XV Apollinar(is), / provincia<br />

Britannia / patrono.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Marco Vettio V<strong>al</strong>ente figlio di Marco della tribù Aniense, questore della provincia di Macedonia<br />

questore, (tribuno) della plebe, seviro dei cav<strong>al</strong>ieri romani pretore, legato della provincia<br />

Narbonense, giudice della provincia Britannica, legato della legione XV Apollinare. La provincia di<br />

Bretannia (eresse <strong>il</strong> monumento) <strong>al</strong> patrono”.<br />

Marco Vettio V<strong>al</strong>ente potrebbe essere figlio di quello già noto d<strong>al</strong>la precedente epigrafe (CIL, XI,<br />

421 sch. n. 18).<br />

r. 4 tribuno plebis (?)<br />

DATAZIONE: prima metà II d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 383; DONATI 1967, pp. 32-33 n. 53; CENERINI 1982, p. 36 n. 34.


BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 36.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 20<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 12<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciute.<br />

Descrizione iscrizione: In nesso <strong>al</strong>la r. 7 AM fin<strong>al</strong>e e r. 8 NI. L’iscrizione risulta perduta, pertanto<br />

si riporta la lettura fatta nelle precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla<br />

base della tradizione manoscritta.<br />

TESTO:<br />

C(aio) Memmio / C(ai) f(<strong>il</strong>io) An(inesi) / Mariano / flam(ini) divi Claud(i) / IIvir(o) (:duoviro),<br />

IIIvir(o) (:tresviro), / curatori aedium / q(uaestori) <strong>al</strong>im(entorum) ad ar[c]am, / vicani vic(i)<br />

Velabr(ensis) / patron(o), ob mer[it]a eius, / cuius dedicat(ione) singul(is) HS (:sestertios)<br />

n(ummos) VIII ded(it). L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Caio Memmio Mariano figlio di Caio della tribù Anienese, flamine del divo Claudio, duoviro,<br />

tresviro, curatore dei templi, questore delle distribuzioni <strong>al</strong>imentari ad arcam. Gli abitanti del vicus<br />

Velabrensis (hanno dedicato <strong>il</strong> monumento) <strong>al</strong> patrono, per i meriti di colui che per la consacrazione<br />

diede ad ognuno sette sesterzi. Il luogo (per erigere <strong>il</strong> monumento) è stato concesso per decreto dei<br />

decurioni.”<br />

Non si conoscono <strong>al</strong> momento <strong>al</strong>tre attestazioni di membri della gens Memmia nel riminese.<br />

DATAZIONE: fine I d.C. (post Divi Claudi mortem)<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 417; DONATI 1967, p. 31 n. 49; CENERINI 1982, p. 32 n. 20.


BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 35 e pp. 47-48.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 21<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 8<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

C(aio) Voluseno / L(uci) f(<strong>il</strong>io) C[lu(stumina)] Iusto, / aed<strong>il</strong>i, quest(ori) / Sestini, / decur(ioni)<br />

Arim(ini), / Titinia M(arci) f(<strong>il</strong>ia) Iusta / mater. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Caio Voluseno Iusto figlio di Lucio della tribù Clustumina ed<strong>il</strong>e, questore a Sestino, <strong>al</strong><br />

decurione di Rimini (dedicò <strong>il</strong> monumento) la madre Titinia Iusta figlia di Marco. Il luogo (per<br />

erigere <strong>il</strong> monumento) è stato concesso per decreto dei decurioni”.<br />

La gens Volusena non è <strong>al</strong>trimenti attestata nel riminese. Un Caio Voluseno Iusto è menzionato in<br />

un’iscrizione di Sestino (CIL, XI, 6017) e in <strong>al</strong>tre di Sestino è attestata la gens (CIL XI, 6011,<br />

6016).<br />

DATAZIONE: I-II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 422; DONATI 1967, p. 34 n. 56; CENERINI 1982, p. 42 n. 55.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 38.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 22<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 10<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

L(ucio) Betutio L(uci) f(<strong>il</strong>io) / P<strong>al</strong>(atina) Furiano, / p(rimo) p(<strong>il</strong>o) leg(ionis) I It<strong>al</strong>i(cae), IIviro<br />

(:duoviro) / quinq(uenn<strong>al</strong>i), IIviro (:duoviro) i(ure) d(icundo), IIIviro (:tresviro), / aed<strong>il</strong>i cur(uli),<br />

pontif(ici), / flamini divi Nervae, / patrono colon(iae), / colleg(ium) centonarior(um), / amantissimo<br />

patriae. /L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Lucio Betuzio Furiano figlio di Lucio della tribù P<strong>al</strong>atina, primip<strong>il</strong>o della legione I It<strong>al</strong>ica,<br />

duoviro quinquenn<strong>al</strong>e, duoviro con potere giudiziario, treviro, ed<strong>il</strong>e curule, pontifex, flamine del<br />

divo Nerva, <strong>al</strong> patrono della colonia, <strong>il</strong> collegio del centonari (dedicò <strong>il</strong> monumento) <strong>al</strong> patriota<br />

sincero. Il luogo (per erigere <strong>il</strong> monumento) è stato concesso per decreto dei decurioni”.<br />

Questo personaggio è ricordato in <strong>al</strong>tre epigrafi riminesi (CIL, XI, 386 sch. n 98; XI, 387 sch. n. 23)


DATAZIONE: inizio II d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 385; DONATI 1967, p. 27 n. 36; CENERINI 1982, pp. 38-39 n. 43.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, pp. 36-38.<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 23<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 12<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: In nesso MAB fin<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la r.8 e UM fin<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la r.11. L’iscrizione risulta<br />

perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da<br />

E. Bormann sulla base della tradizione manoscritta.<br />

TESTO:<br />

L(ucio) Betutio L(uci) f(<strong>il</strong>io) / P<strong>al</strong>(atina) Furiano, / aed<strong>il</strong>i, cui et / curulis i(uris) d(ictio) et / plebeia<br />

mandata / est plebs Urbana / ex aere conlato, / ob honorem ab eo / integre et sine / ambitione /<br />

abministratum. / L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:


“A Lucio Betuzio Furiano figlio di Lucio della tribù P<strong>al</strong>atina, ed<strong>il</strong>e <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e è stata affidata sia<br />

l’amministrazione della giustizia nelle cause civ<strong>il</strong>i che plebee, (a lui ha dedicato <strong>il</strong> monumento) la<br />

plebe Urbana con <strong>il</strong> denaro raccolto, per l’incarico esercitato con integrità e senza favoritismi. Il<br />

luogo (per erigere <strong>il</strong> monumento) è stato concesso per decreto dei decurioni”.<br />

Questa epigrafe potrebbe ricordare la prima carica ricoperta da L. Betuzio Furiano che è<br />

menzionato nell’epigrafe precedente (CIL, XI, 385 sch. n. 22; 386 sch. n 98).<br />

DATAZIONE: seconda metà I d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 387; DONATI 1967, p. 28 n. 38; CENERINI 1982, p. 39 n. 45.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 36.<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 24<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 14<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

M(arco) Aelio Aurelio / Theoni, v(iro) c(larissimo), / iurid(ico) de infinito per Flam(iniam) / et<br />

Umbriam Picenum, sod<strong>al</strong>i / Hadrian<strong>al</strong>i, praetori, / tribun(o) plebis / adlecto inter quaestorios, /


tribun(o) / m<strong>il</strong>itum laticlavio leg(ionis) XI Claud(iae) / item tribuno m<strong>il</strong>itum laticl(avio) leg(ionis)<br />

XII Fulm[i]natae, decem / vir(o) stlitibus iudicandis, / ob singularem abstinentiam / industriamque<br />

exhibitae iudicationis / ordo ariminensium / patrono.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Marco Aelio Aurelio Theone, uomo insigne, con giurisdizione <strong>il</strong>limitata nella Flaminia, Umbria<br />

e Piceno, membro di un sod<strong>al</strong>izio in onore di Adriano, pretore, tribuno della plebe scelto tra coloro<br />

che furono questori, tribuno m<strong>il</strong>itum laticlavio, della legione XI Claudia, e anche tribuno m<strong>il</strong>itum<br />

laticlavio della legione XII Fulminata, decemviro stlitibus iudicandis, l’ordine dei cittadini riminesi<br />

<strong>al</strong> patrono per la singolare integrità e operosità dimostrate nei giudizi”.<br />

Nella 10r contra CIL sclitibus, si accetta la lezione del Pighius e del V<strong>il</strong>lani, riproposta da Tonini,<br />

stlitibus (= litibus) poiché decemviri stlitibus iudicandis viene ut<strong>il</strong>izzato da Cicerone per indicare<br />

una corte giudiziaria a cui spettava <strong>il</strong> giudizio nei processi di libertà e cittadinanza.<br />

Il personaggio è di <strong>al</strong>to lignaggio come dimostra l’appartenenza <strong>al</strong>la sia gens Aelia, <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e<br />

apparteneva anche l’imperatore Adriano, e <strong>al</strong> rango senatorio infatti è stato tribuno m<strong>il</strong>itum laticlaio<br />

in due diverse legioni. Questa carica veniva ricoperta in età inferiore ai venticinque anni, da un<br />

giovane avviato <strong>al</strong>la carriera senatoria, che non aveva esperienza m<strong>il</strong>itare e serviva nell’esercito per<br />

soli due anni.<br />

DATAZIONE: fine II- prima metà del III sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 376.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 36.<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 25<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: secondo <strong>al</strong>cuni editori era costituita da due frammenti.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:


Numero di righe: framm. a) 11; framm. b) 4<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta. I due frammenti vengono distinti, poiché gli editori non concordano sulla loro<br />

appartenenza <strong>al</strong> medesimo documento. In nesso AE fin<strong>al</strong>e della r. 6<br />

TESTO:<br />

Aureliae / C<strong>al</strong>ligeniae / Titi Sabiniani / equitis romani / pudicissimae / honorificentissimaeq(ue) /<br />

feminae / coll(egium) fab(rorum) splendidissimae / civitatis ariminensium, / ob munificentiam / in<br />

se / [ab u]trisq(ue) conlatam. L(ocus) d(atus) d(ecretum) d(ecurionum).<br />

-------------<br />

dedicat idib(us) Ian(uariae) / Q(uinto) Sossio Prisco Senecione / P(ublio) Coelio Apollinare<br />

co(n)s(ulibus) / cuius dedicat sing(num) d(ecurionum) d(ecreto) HS (:sestertios) n(ummos) IIII.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Ad Aurelia C<strong>al</strong>ligenia moglie molto virtuosa e ragguardevole del cav<strong>al</strong>iere romano Tito Sabiniano,<br />

<strong>il</strong> collegio dei fabbri della splendida città di Rimini per la munificenza offerta a lui da entrambe. Il<br />

luogo (per erigere <strong>il</strong> monumento) è stato concesso per decreto dei decurioni.<br />

----------------------------<br />

ha dedicato (<strong>il</strong> monumento) nel giono delle idi (= 13) di gennaio, nel periodo di consolato di Q.<br />

Sossio Prisco Senecione e Publio Coelio Apollinare, di cui dedica una statua per decreto dei<br />

decurioni del v<strong>al</strong>ore di quattro sesterzi”.<br />

L’appartenenza di questa seconda parte non convince, in primo luogo perché la prima parte<br />

dell’epigrafe è già costruita in modo completo con la formula consueta di chiusura, in secondo<br />

luogo perché nella seconda parte si fa riferimento <strong>al</strong>la dedicazione di una statua ad un personaggio<br />

masch<strong>il</strong>e che un po’ forzatamente potrebbe essere <strong>il</strong> marito di C<strong>al</strong>ligeniae, in virtù di quella<br />

gratitudine verso entrambe dimostrata d<strong>al</strong> collegio nella prima parte del testo.<br />

DATAZIONE: 169 d.C. (anno di consolato).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 405.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 34, p. 48.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 26<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4


Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

Q(uinto) Fuficio Q(uinti) f(<strong>il</strong>io) / P<strong>al</strong>(atina) Prisco, / auguri, II vir(o) (: duoviro), / [---]. / L(ocus)<br />

d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Quinto Fuficio Prisco figlio di Quinto della tribù P<strong>al</strong>atina, augure, duoviro [---].Il luogo (per<br />

erigere <strong>il</strong> monumento) è stato concesso per decreto dei decurioni”.<br />

Da un’<strong>al</strong>tra epigrafe trovata nel medesimo luogo si conosce anche <strong>il</strong> nome della moglie di Quinto<br />

Fuficio Prisco, Fuficia Terpne (CIL, XI, 412 sch. n. 27). D<strong>al</strong>l’epigrafe della moglie non sembra che<br />

<strong>il</strong> cursus honorum del marito non sia molto più ricco di quello qui riportato.<br />

DATAZIONE: I-II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 411; DONATI 1967, p. 30 n. 46; CENERINI 1982, p. 40 n. 49.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 37.<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 27<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Presso la Porta di S. Andrea.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.


Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

Fufuciae / Q(uinti) f(<strong>il</strong>iae) / Terpne, Q(uinti) Fufici / Prisci / IIvir(i) (: duoviri), / auguris, uxori / [--<br />

-].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Fuficia Terpne figlia di Quinto, moglie di Quinto Fuficio Prisco, duoviro, augure [---]”<br />

Il gent<strong>il</strong>izio di Fuficia è <strong>il</strong> medesimo del marito quindi non essendo indicata come liberta è possib<strong>il</strong>e<br />

che abbia con lui legami di parentela.<br />

DATAZIONE: I-II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 412; CENERINI 1982, p. 40 n. 50.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 37.<br />

CATEGORIA: monument<strong>al</strong>e.<br />

SCHEDA N. 28<br />

TIPOLOGIA: elemento di rivestimento architettonico.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:


Provenienza: Via Garib<strong>al</strong>di angolo Via Venerucci, reimpiego come copertura di fognatura romana.<br />

Data del ritrovamento: settembre 1864 (Tonini)<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e Porta Montanara.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/14<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 73.5 largh. cm 73 spess. cm 10.5<br />

Stato di conservazione: frammentario su tutti i lati; larghe sbrecciature sulla cornice; lievi<br />

sbrecciature sui bordi.<br />

Descrizione monumento: Frammento inferiore in marmo di rivestimento architettonico corniciato<br />

con toro e gola incavata.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: : r.1 cm 20; r.2 cm 18<br />

Tipo di interpunzione: a coda di rondine con spaziatura irregolare.<br />

Descrizione iscrizione: Dell’iscrizione originaria rimangono solo poche lettere. Le lettere, sono<br />

eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e e in modo estremamente accurato con solchi molto profondi e<br />

diversificati per creare un forte effetto chiaroscur<strong>al</strong>e e belle apicature; <strong>il</strong> ductus è molto regolare.<br />

TESTO:<br />

[--- Imp(erator)] VI c[o(n)s(ul) ---] / [--- pecunia? su]a a so[lo ---]<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

[---] Imperatore per la VI volta console [---] / a sue spese [eresse <strong>il</strong> monumento]


DATAZIONE: inizio II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 375; DONATI 1981 p. 90 n. 25.<br />

BIBLIOGRAFIA: HORSTER 2001 p. 329 n. 83.<br />

CATEGORIA: votivo.<br />

SCHEDA N. 29


TIPOLOGIA: base.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Venerucci; giacitura primara (1 m di profondità).<br />

Data del ritrovamento: Novembre 1951<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/17; SAE 32446<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 27 largh. cm 84.5 spess. cm 68<br />

Stato di conservazione: Notevoli sbrecciature sui bordi e mut<strong>il</strong>a del bordo sinistro per <strong>il</strong> reimpiego.<br />

Descrizione monumento: Base in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e per un gruppo scultoreo. Lo specchio<br />

epigrafico è inquadrato da un sott<strong>il</strong>e listello e da una larga cornice in aggetto.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 4-4.5; r.2 cm 3-3.6<br />

Tipo di interpunzione: approssimativamente triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus non è molto regolare ed accurato, quasi privo di apicature e di chiaroscuro. La P è ad<br />

occhiello aperto.<br />

TESTO:<br />

[---] A(uli) l(iberto) Ph<strong>il</strong>o(genes?), C<strong>al</strong>v(us?), / [---(et)D]ext(e)r d(e) s(ua) p(ecunia) vot(um)<br />

sol(verunt).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“[---] Al liberto Aulo, F<strong>il</strong>ogene, C<strong>al</strong>vo e Dexter con <strong>il</strong> proprio denaro sciolsero <strong>il</strong> voto”.<br />

DATAZIONE: seconda metà I a.C.


EDIZIONI: SUSINI 1953, pp. 90-92; DONATI 1981, p. 52 n. 6.<br />

SCHEDA N. 30<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: forse lastra.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: B<strong>org</strong>o S. Andrea (vicus Fabrorum).<br />

Data del ritrovamento: XVII (V<strong>il</strong>lani).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 9<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

D(is) M(anibus) / Titiae Lupercae / et / Eulio Myrismo / marito eius / matri et patrono / Eulius<br />

Lupercus / benemerentib(us) / posuit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. A Titia Luperca e a Eulio Myrismo suo marito, <strong>al</strong>la madre e <strong>al</strong> patrono<br />

benemerenti pose (<strong>il</strong> monumento) Eulio Luperco”.<br />

Eulio Luperco è figlio solo di Titia Luperca perché ne porta <strong>il</strong> matronimico; <strong>il</strong> marito, grecanico, lo<br />

ha liberato e gli ha dato <strong>il</strong> nomen.<br />

DATAZIONE: inizio II sec. d.C. (per l’uso di benemerenti per esteso, in questo secolo, e l’uso<br />

invece comune dell’adprecatio in forma abbreviata).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 523.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: lastra(?).<br />

SCHEDA N. 31<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Garb<strong>al</strong>di; reimpiego.<br />

Data del ritrovamento: scavi per fognature 1864 (Tonini).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/69<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 30 largh. cm 31 spess. cm 0.5<br />

Stato di conservazione: Lo specchio epigrafico risulta fratturato nella parte destra e in basso.<br />

Descrizione monumento: Lo specchio epigrafico risulta corniciato in <strong>al</strong>to e in basso, mentre a<br />

sinistra si nota <strong>il</strong> solco di una lettera, forse la D della adprecatio. Il retro è interamente sc<strong>al</strong>pellato.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 7<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 3−2.9; r.2 cm 2.7; r.3 cm 2.3; r.4 2.4−2.2; r. 5 cm 2.1; rr.6−7 cm 2<br />

Tipo di interpunzione: approssimativamente triangolare irregolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e non molto accurata e regolare, sono<br />

tracciate con solco abbastanza profondo; <strong>il</strong> ductus è abbastanza regolare, privo di ricerca del<br />

chiaroscuro e con apicature influenzate d<strong>al</strong> corsivo in particolare nel trattino della T e la G; le<br />

parole sono molto vicine e non ben <strong>org</strong>anizzate nello spazio.


TESTO:<br />

Munatia[(e) ---] /quae vixit [(annis)---] / XXIIII mens V [dies---] / Munatius M[---] / coniugi in[---]<br />

/ Munatius M[---]/ matri pie[(ntissimae)].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Munatia [---], che visse anni [---], mesi 24 e giorni 5, (dedica <strong>il</strong> monumento) Munatio M[---]<br />

marito [---] e Munatio M[---] <strong>al</strong>la madre molto affettuosa”.<br />

La gens Munatia è già attestata a Rimini in un’<strong>al</strong>tra epigrafe (CIL, XI, 487).<br />

DATAZIONE: fine II d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 486


CATEGORIA: commemorativa.<br />

TIPOLOGIA: lastra o cippo.<br />

SCHEDA N. 32<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Garib<strong>al</strong>di, presso chiesa S. Agnese; reimpiegato nella cappella di S. Stefano<br />

(oggi non più esistente).<br />

Data del ritrovamento: 1823 (Tonini. data dell’atterramento della chiesa di S. Stefano).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Museo Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/90<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 24 largh. cm 37 spess. cm 14.5<br />

Stato di conservazione: frammentario su tutti i lati e sbracciato sui bordi.<br />

Descrizione monumento: Frammento di lastra o cippo in pietra d’Istria; le lettere occupano tutto lo<br />

spazio epigrafico del frammento; la superficie è molto logora.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: rr.1−3 cm 7.5


Tipo di interpunzione: approssimativamente triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, incise con un solco profondo e diversificato per suggerire <strong>il</strong><br />

chiaroscuro, sono eseguite con grafia capit<strong>al</strong>e, ricca di apicature, e con ductus regolare. La P è ad<br />

occhiello aperto.<br />

TESTO:<br />

[---] M PSIUS [---] / [---] et augu[r ( ?)---august(<strong>al</strong>is) ?] /[---fec]it et s[---]<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Sembrerebbe parlare di un’opera pubblica fatta da un personaggio che ha ricoperto, fra le <strong>al</strong>tre, la<br />

carica di augure o di august<strong>al</strong>e.<br />

DATAZIONE: I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 535.


CATEGORIA: base o frammento architettonico.<br />

TIPOLOGIA: onoraria.<br />

SCHEDA N. 33<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Garib<strong>al</strong>di presso P.zza Tre Martiri; reimpiego in una fognatura romana.<br />

Data del ritrovamento: giugno 1864 (Tonini).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo e foro.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/29<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 51 largh. cm 74 spess. cm 24<br />

Stato di conservazione: Frammentario su tre lati, con una larga sul bordo superiore.<br />

Descrizione monumento: grande base o frammento architettonico privo di cornici in pietra d’Istria.<br />

L’iscrizione occupa tutto lo specchio epigrafico ed è disposta accuratamente.


CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 12; r.2 cm 8.5; r.3 cm non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e.<br />

Tipo di interpunzione: a coda di rondine.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo. Il ductus è<br />

molto accurato con larghe apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e; la P è ad occhiello aperto;<br />

nella r.3 la I è maggiorata.<br />

TESTO:<br />

[---L(ucio ?)] Clodio Pr[---]/ ex tr[(ibus)?---] / IM[---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Lucio Clodio [---], d<strong>al</strong>la tribù [---]”<br />

La gens Clodia è attestata nel riminese da un’<strong>al</strong>tra epigrafe (CIL, XI, 6797)<br />

DATAZIONE: prima metà I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 430


CATEGORIA: dedicatoria.<br />

TIPOLOGIA: tabella.<br />

SCHEDA N. 34<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: P.zza tre Martiri, lato sud; reimpiegata nel lastricato del foro.<br />

Data del ritrovamento: maggio 1864.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: foro.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/10


Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 52 largh. cm 150 spess. cm 13<br />

Stato di conservazione: In quattro frammenti.<br />

Descrizione monumento: Parte sinistra di grande tabella in marmo, corniciata solo sul lato sinistro<br />

da un listello e gola rovescia. L’iscrizione occupa tutta la superficie.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: rr.1-4 cm 9<br />

Tipo di interpunzione: mancante.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco non molto<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è molto accurato con piccole apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.<br />

TESTO:<br />

[Imp(eratori) Caesari, Divi Hadriani f<strong>il</strong>(io),] / Divi Tra[iani Parthici n(epoti), Divi Nervae<br />

pron(epoti)] / T(ito) Aelio Ha[dr]iano [Antonino Aug(usto) Pio], / pontif(ici) [ma]x(imo) [---], /<br />

de[c(reto)] dec(urionum) [---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“All’imperatore Cesare, figlio del divo Adriano, nipote del divo Traiano Partico, pronipote del divo<br />

Nerva, a Tito Aelio Adriano Antonino Augusto Pio, pontefice massimo [---] per decreto dei<br />

decurioni [---]”<br />

La stessa titolatura compare in un’<strong>al</strong>tra epigrafe dedicata <strong>al</strong>l’imperatore Antonino Pio (CIL, XI,<br />

370)<br />

DATAZIONE: 138-161 d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 369; DONATI 1981, p. 108 n. 37.<br />

SCHEDA N. 35<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.


CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Piazza Tre Martiri, vicino <strong>al</strong> Tempietto di S. Antonio; reimpiegata come gradino in<br />

un pozzo.<br />

Data del ritrovamento: 12 agosto 1754.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Foro.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/88<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 69 largh. cm 46.5 spess. cm 22<br />

Stato di conservazione: fratturata in due pezzi ricomposti; sc<strong>al</strong>pellata m<strong>al</strong>amente in basso e<br />

mancante dell’angolo sinistro.<br />

Descrizione monumento: cippo in c<strong>al</strong>care loc<strong>al</strong>e, con segni di riut<strong>il</strong>izzo particolarmente sul retro;<br />

l’iscrizione occupa in modo irregolare la parte centr<strong>al</strong>e del monumento.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 6.4-7.7; rr.2-3 cm 6.4; r.4 cm 7.7<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco non molto<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus non è regolare, ma le parole sono ben distribuite nello spazio. La T della prima<br />

riga è maggiorata; la P è ad occhiello aperto; nella G manca <strong>il</strong> trattino.<br />

TESTO:<br />

In front(em) / p(edes) XII, / in agrum p(edes) XIII.


TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Sono indicate le misure del sepolcro. Si noti l’ut<strong>il</strong>izzo inconsueto di in frontem/in agrum <strong>al</strong> posto<br />

del più comune in fronte/in agro.<br />

DATAZIONE: I sec. a.C.- prima metà I sec. d.C. (per i caratteri p<strong>al</strong>ografici).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 532; DONATI 1981, p. 100 n. 34.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

SCHEDA N. 36


TIPOLOGIA: lastra.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre, ex Chiesa di S. Innocenza; reimpiego in un monumento<br />

sepolcr<strong>al</strong>e.<br />

Data del ritrovamento: 1543 (Bovio).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: foro e cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/50<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 27 largh. cm 63 spess. cm 15<br />

Stato di conservazione: spezzata in tre punti ricomposti; larghe sbrecciature sui bordi, in<br />

corrispondeza della zona centr<strong>al</strong>e.<br />

Descrizione monumento: lastra in pietra corniciata con due listelli accostati; l’iscrizione non<br />

occupa in modo armonico lo specchio epigrafico, ma è spostata verso destra.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 4.8−6; r.2 cm 4.8−6; r.3 cm 1.3−2.5<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare, esclusa l’ultima riga dove è assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è abbastanza regolare e accurato, quasi privo di apicature e di chiaroscuro. L’iscrizione<br />

risulta <strong>al</strong>lineata a destra e l’ultima riga sembra aggiunta in un momento successivo da un’<strong>al</strong>tra<br />

mano. La T della prima riga è maggiorata; in nesso VL e UM della r. 3 per mancanza di spazio; la<br />

G è priva di trattino.<br />

TESTO:<br />

C(aius) G<strong>al</strong>erius Antioc(us) / At<strong>il</strong>ia Erotis sibi /[et s]uis ha[v]e dulciss(im)um.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Caio G<strong>al</strong>erio Antioco e At<strong>il</strong>ia Erotis (dedicano <strong>il</strong> monumento) a se stessi e ai loro. Un s<strong>al</strong>uto<br />

dolcissimo”.


Altri membri della gens G<strong>al</strong>eria sono noto da numerose epigrafi (CIL, XI, 413; XI, 414 sch. n. 101;<br />

XI, 450 sch. n. 116) e da un’epigrafe rinvenuta nello stesso luogo (sch. n. 37)<br />

DATAZIONE: seconda metà I a.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 469; CENERINI 1982, p. 31 n. 15.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: base.<br />

SCHEDA N. 37<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre, ex chiesa di S. Innocenza; reimpiegata nelle strutture.<br />

Data del ritrovamento: 1919.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: foro e cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/10<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 38 largh. cm 79 spess. cm 82<br />

Stato di conservazione: integra s<strong>al</strong>vo sbrecciature nei bordi later<strong>al</strong>i; <strong>il</strong> lato sinistro è stato<br />

parzi<strong>al</strong>mente sc<strong>al</strong>pellato per <strong>il</strong> riut<strong>il</strong>izzo.<br />

Descrizione monumento: base rettangolare in arenaria con largo foro sulla faccia superiore per<br />

ospitare la statua; l’iscrizione occupa la parte <strong>al</strong>ta dello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 7.9-4.5; r.2 cm 4.2; r.3 cm 5.2-4.4<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è relativamente regolare e accurato, quasi privo di apicature e di chiaroscuro.<br />

L’iscrizione occupa interamente la parte <strong>al</strong>ta specchio epigrafico. La M della r.1 ha 5 tratti obliqui,<br />

la P è ad occhiello aperto, la G è priva di trattino. In nesso MA fin<strong>al</strong>e della r.1 per mancanza di<br />

spazio. Le lettere sono state rubricate negli anni ’30.


TESTO:<br />

C(aius) G<strong>al</strong>er(ius) M(ani) f(<strong>il</strong>ius) Masc(ulus) /, [h]eic situs est, quoi statua[m] /statuit pro pietate<br />

parens.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Caio G<strong>al</strong>erio Masculo figlio di Marco, questo è <strong>il</strong> luogo (della sepoltura), <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e <strong>il</strong> genitore eresse<br />

una statua per la devozione.”<br />

r. 1 <strong>il</strong> nesso dell’ultima parola potrebbe essere anche NA, seppur insolito, e quindi si potrebbe anche<br />

leggere Naso.<br />

E’ possib<strong>il</strong>e che questa epigrafe e la precedente (CIL XI, 469, sch. n. 36; XI, 413; XI, 414 sch. n.<br />

101; XI, 450 sch. n. 116) provenissero da un sepolcro di famiglia di epoca repubblicana come<br />

sembrerebbero confermare gli arcaismi lessic<strong>al</strong>i (heic, quoi) e i caratteri p<strong>al</strong>eografici.<br />

DATAZIONE: seconda metà I sec. a.C.<br />

EDIZIONI: DONATI 1981, p. 58 n. 9; CENERINI 1982, p. 30 n. 12.<br />

BIBLIOGRAFIA: AURIGEMMA 1940, pp. 365-366.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: lastra.<br />

SCHEDA N. 38<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre, ex chiesa di S. Innocenza; reimpiegata nelle strutture.<br />

Data del ritrovamento: 1919.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Foro e cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/11<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 63 largh. cm 59 spess. cm 14.5<br />

Stato di conservazione: rifinito su tre lati, ma sembra per <strong>il</strong> reimpiego; <strong>il</strong> quarto è spezzato.<br />

Descrizione monumento: lastra in arenaria con l’iscrizione che occupa la parte centr<strong>al</strong>e.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 1<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 11<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è relativamente regolare e accurato, quasi privo di apicature e di ricerca di<br />

effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.


TESTO<br />

[---]anisia<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(Qui è sepolta) (…)anisia”<br />

DATAZIONE: seconda metà I a.C.<br />

BIBLIOGRAFIA: AURIGEMMA 1940, p. 367; MANSUELLI 1940, p. 186 n. 3b.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: lastra.<br />

SCHEDA N. 39<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre, ex chiesa di S. Innocenza; reimpiegata nella fondazione.<br />

Data del ritrovamento: 1919.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Foro e cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/12<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 82 largh. cm 120 spess. cm 20<br />

Stato di conservazione: frammentario ai lati, mentre è integro nei margini superiore e sinistro.<br />

Descrizione monumento: grande lastra in arenaria di paramento per un monumento sepolcr<strong>al</strong>e. La<br />

superficie è molto consunta; l’iscrizione occupa su due linee la zona medio-<strong>al</strong>ta ed è corniciata solo<br />

in <strong>al</strong>to da un grande listello semplicemente abbozzato.


CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 9; r.2 cm 7<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus non è regolare, senza apicature e tot<strong>al</strong>e assenza di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.<br />

L’iscrizione occupa la zona centr<strong>al</strong>e dello specchio epigrafico.<br />

TESTO :<br />

[P]osi hoc monumen[t(um)] /Q(uinti) Titi Donati l(iberto).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Ho posto questo monumento / <strong>al</strong> liberto di Quinto Titio Donato”<br />

Il gent<strong>il</strong>izio Titius ricorre <strong>al</strong>tre volte in epigrafi riminesi (CIL XI, 405, 521, 522, 523).<br />

DATAZIONE: seconda metà I a.C.<br />

BIBLIOGRAFIA: AURIGEMMA 1940, pp. 366-367.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: base.<br />

SCHEDA N. 40<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre, ex chiesa di S. Innocenza; reimpiegata nella facciata.<br />

Data del ritrovamento: 1919.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Foro e cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/13<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 18 largh. cm 1.19 spess. cm 45<br />

Stato di conservazione: Integro con lievi sbrecciature sui bordi. La superficie è molto consunta.


Descrizione monumento: base in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e; l’iscrizione occupa in una linea la parte<br />

centr<strong>al</strong>e dello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 1<br />

Dimensioni lettere: r. 1 cm 12.5<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare, ma quasi privo di apicature e di chiaroscuro. La P è ad occhiello aperto. Le<br />

lettere sono state rubricate negli anni ’30.<br />

TESTO<br />

P(ubli) Atini L(uci) l(iberti).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(Monumento di) Publio Atinio liberto di Lucio”<br />

Il gent<strong>il</strong>izio Atinius è già attestato a Rimini in un’<strong>al</strong>tra epigrafe (CIL, XI, 443)<br />

DATAZIONE: seconda metà I a.C.<br />

BIBLIOGRAFIA: AURIGEMMA 1940, p. 367; DONATI 1981, p. 52 n. 5.<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 41


CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via S. Michelino in foro, ex orto di S. Michelino; strato archeologico.<br />

Data del ritrovamento: 1674 (V<strong>il</strong>lani).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Foro e cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

[---A]nnio P(ubli) f(<strong>il</strong>io) [---] / [---]i trib(uno) m<strong>il</strong>(itum) [---] / [---]patris[---] / [---]leg(ionis) XII[--<br />

-]<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Sono descritti <strong>al</strong>cuni momenti della carriera m<strong>il</strong>itare di un membro della gens Annia, già attestata a<br />

Rimini da un liberto di Publio Annio (CIL, XI, 438). E’ considerata riminese d<strong>al</strong> Tonini in virtù<br />

dell’esistenza a Roma di un mattone m<strong>il</strong>itare del 144 d.C. con P Annius Severus Arimin (Tonini,<br />

vol I, p. 253).<br />

DATAZIONE: età imperi<strong>al</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 397.<br />

CATEGORIA: commemorativa.<br />

SCHEDA N.42


TIPOLOGIA: lastra.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre, cort<strong>il</strong>e casa Lolli (ex cimitero chiesa di S. Michelino); strato<br />

archeologico.<br />

Data del ritrovamento: 1956.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Foro e cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: murata nell’abside di S. Michelino in foro.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 61.6 largh. cm 63.5 spess. cm 7<br />

Stato di conservazione: mut<strong>il</strong>a a destra e a sinistra; lievi sbrecciature sul bordo inferiore. Un foro<br />

quadrato nella r.2 serviva forse per l’infissione.<br />

Descrizione monumento: lastra in pietra c<strong>al</strong>carea; l’iscrizione occupa in modo regolare tutto lo<br />

specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 15.3; r.2 cm 9-7; r.3 cm 6<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong> ductus è<br />

regolare, molto accurato, con belle apicature e attenta ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e; in nesso MV<br />

<strong>al</strong>la fine della r.1 e maggiorata la T <strong>al</strong>la fine della r.2 per mancanza di spazio.


TESTO:<br />

[(anfi?) th]eatrum / [---or]nament(is) / [---]dedic(avit?).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Si menziona la dedica di un teatro o anfiteatro.<br />

DATAZIONE: I – II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: AE 1961, n. 135; 1965, n. 283.<br />

BIBLIOGRAFIA: SUSINI 1964, pp. 175-176.


CATEGORIA: dedicatoria.<br />

TIPOLOGIA: lastra.<br />

SCHEDA N. 43<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre, ex cimitero chiesa S. Michelino in foro; strato archeologico.<br />

Data del ritrovamento: 1958.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Foro e cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: murata nell’abside di S. Michelino in foro.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 37 largh. cm 29.5 spess. cm 9.5<br />

Stato di conservazione: mut<strong>il</strong>a su due lati, con lievi sbrecciature sui bordi.<br />

Descrizione monumento: lastra in pietra c<strong>al</strong>carea con l’iscrizione che occupa in modo regolare lo<br />

specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 7.4; rr.2-3 cm 5.8<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare che termina in <strong>al</strong>to con un piccolo ricciolo.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo, ma sott<strong>il</strong>e;<br />

<strong>il</strong> ductus è regolare, molto accurato, con apicature sott<strong>il</strong>issime come svolazzi e attenta ricerca di<br />

effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. Le O e le C recano ancora <strong>al</strong> centro <strong>il</strong> punto segnato d<strong>al</strong> compasso per<br />

tracciarle. Il trattino della Q è uno svolazzo sott<strong>il</strong>e, quasi impercettib<strong>il</strong>e.<br />

TESTO:<br />

[C(aio Mar]io C(ai) f(<strong>il</strong>io), / [tr(ibuno) pl(ebis) co(n)s(uli)], pro co(n)s(uli) / [Arpin]ati.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Caio Mario figlio di Caio, (tribuno della plebe, console), pro console, Arpinate”.<br />

DATAZIONE: metà I a.C.<br />

EDIZIONI: SUSINI 1964, pp. 176-190; AE 284a.


CATEGORIA: dedicatoria.<br />

TIPOLOGIA: lastra.<br />

SCHEDA N. 44<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre angolo Via Tempio M<strong>al</strong>atestiano, ex Seminario; reimpiego in un<br />

gradino.<br />

Data del ritrovamento: 1861.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/22<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 35.5 largh. cm 64.5 spess. cm 29<br />

Stato di conservazione: frammentario su tre lati.<br />

Descrizione monumento: Grande lastra in pietra c<strong>al</strong>carea; l’iscrizione occupa in modo regolare e<br />

ordinato l’intero specchio epigrafco.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: rr.1-2 cm 16<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong> ductus è<br />

regolare, molto accurato, con belle apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.<br />

TESTO:<br />

[---S?] C(aii) f(<strong>il</strong>ius) An(iensi) [---] / [---]us T(iti) f(<strong>il</strong>ius) V[---]


TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Potrebbero essere ricordati i nomi dei duoviri che hanno fatto costruire un’opera pubblica per città.<br />

DATAZIONE: I d.C.-II d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 403; DONATI 1967, p. 37 n. 67<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 128<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: lastra.<br />

SCHEDA N. 45<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre, Tempio M<strong>al</strong>atestiano; reimpiego nella transenna della seconda<br />

cappella a sinistra.<br />

Data del ritrovamento: 1924 (segn<strong>al</strong>azione C. Ricci).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Tempio M<strong>al</strong>atestiano.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 114 largh. cm 22 spess. cm 21<br />

Stato di conservazione: tagliata logitudin<strong>al</strong>mente e sui bordi con archetti tr<strong>il</strong>obati per <strong>il</strong> riut<strong>il</strong>izzo.<br />

Descrizione monumento: grande lastra in marmo bianco ritagliata per <strong>il</strong> riut<strong>il</strong>izzo. L’iscrizione<br />

occupa in modo ordinato la parte <strong>al</strong>ta dello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: r. 1 cm 9; r.2 cm 6; r. 3 cm 4.8; r. 4 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e; r.5 cm. 6.8<br />

Tipo di interpunzione: approssimativamente triangolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare e molto accurato, con lievi apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La C della<br />

r.1 conserva ancora <strong>il</strong> segno del compasso usato per tracciarla. Non è ben leggib<strong>il</strong>e la prima lettera<br />

della r.3.


TESTO:<br />

C(aio) C[a---] NA[----] / [S?]exvi /[r---] / V[---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Sarebbero indicate <strong>al</strong>cune cariche del cursus honorum cittadino di un personaggio di cui si è perso<br />

nome e gent<strong>il</strong>izio. Si propone questa nuova lettura perché quella fornita da GRAZIOSI, e poi<br />

corretta in Epigraphica [C(aius) Ca[---] / na[tion(e) [---] m<strong>il</strong>(itavit)] / an(nis) XVI / vix(it) an(nis)---<br />

] / v(ivus) [f(ecit)]], non sembra molto attinente <strong>al</strong> testo, in particolare la lettura di un nesso AN <strong>al</strong>la<br />

r.3. Già Ricci leggeva un L, più vicino <strong>al</strong>la nostra proposta<br />

DATAZIONE: I-II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: GRAZIOSI 1964, p. 198-199, n. 9; AEp, 1965 n. 0288c.; AE, 1965 p. 207 n. 38.<br />

BIBLIOGRAFIA: C. RICCI, Il Tempio M<strong>al</strong>atestiano, M<strong>il</strong>ano-Roma 1924, p. 239 n. 26


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 46<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre, Tempio M<strong>al</strong>atestiano, reimpiego in un capitello.<br />

Data del ritrovamento: 1947-1950.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Tempio M<strong>al</strong>atestiano.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: mut<strong>il</strong>a su tre lati e con sc<strong>al</strong>pellature del coronamento per <strong>il</strong> reimpiego.<br />

Descrizione monumento: cippo corniciato <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e è stato interamente sc<strong>al</strong>pellato <strong>il</strong> coronamento;<br />

la parte posteriore è interamente r<strong>il</strong>avorata e trasformanta in un semicapitello con foglie di acanto.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 1<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: assente.


Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare e accurato, con lievi apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.<br />

TESTO:<br />

Eupsyche<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(Il monumento è di) Eupsyche”<br />

DATAZIONE: I-II sec. d.C.<br />

BIBLIOGRAFIA: P.G. PASINI, Vicende e frammenti del Tempio m<strong>al</strong>atestiano, in “Rimini storia,<br />

arte e cultura”, I, 1969, p. 214, fig. 8.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele con ritratti.<br />

SCHEDA N. 47<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via IV Novembre, ex convento dei frati Francescani; reimpiego nella muratura del<br />

recinto<br />

Data del ritrovamento: 1741 (Planco).


Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/66<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 67 largh. cm 51 spess. cm 32<br />

Stato di conservazione: frammentario in <strong>al</strong>to, in basso e su lato sinistro. In basso e a sinistra<br />

mancano numerose lettere e la cornice.<br />

Descrizione monumento: Una coppia di coniugi sono ritratti <strong>al</strong>l’interno di una nicchia delimitata<br />

da cornice a doppio listello. La donna, sulla sinistra, di tre quarti con acconciatura di età giulioclaudia,<br />

abbraccia <strong>il</strong> marito e gli tiene appena sollevato un lembo del mantello; <strong>il</strong> marito front<strong>al</strong>e<br />

tiene <strong>il</strong> braccio attorno <strong>al</strong>le sp<strong>al</strong>le della donna. Sulla base della nicchia si trova l’iscrizione che<br />

occupa l’intero specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 5.5; r.2 cm 4.5; r.3 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e.<br />

Tipo di interpunzione: puntiforme.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è relativamente regolare e non molto accurato, privo di apicature e di chiaroscuro. L’ultima<br />

frase è scarsamente leggib<strong>il</strong>e, e quindi viene riporata la lettura di Bormann fatta sulla base dei<br />

codici.<br />

TESTO:<br />

[-] Pasuedio L(uci) f(<strong>il</strong>io) / [---]Rufo fratri / [--- (Pa)sue(dius) L(uci) f(<strong>il</strong>ius)]<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A (…) Pasuedio figlio di Lucio e <strong>al</strong> fratello (…) Rufo, Pasuedio figlio di Lucio”


DATAZIONE: seconda metà I d.C.<br />

EDIZIONI: CIL XI, 496<br />

BIBLIOGRAFIA: PFLUG 1989, p. 163 n. 28.<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

SCHEDA N. 49


TIPOLOGIA: base.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via L. B. Alberti, ex Priorato di S. Antonio (o chiesa del Riscatto o S. Croce<br />

Vecchia).<br />

Data del ritrovamento: ante 1672 (V<strong>il</strong>lani).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/10<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 76.5 largh. cm 98 spess. cm 51<br />

Stato di conservazione: parte superiore con tracce di riut<strong>il</strong>izzo.<br />

Descrizione monumento: base in pietra c<strong>al</strong>carea con fori sulla faccia superiore per l’infissione di<br />

una statua. Lo specchio epigrafico è cornicato da una gola rovescia e da un listello. L’iscrizione<br />

occupa interamente lo specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 6−6.5; r.2 cm 5.3; rr.3−4 cm 4.9<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è molto regolare e accurato, con lievi apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. In nesso NI<br />

<strong>al</strong>la fine della r. 2 per mancanza di spazio.<br />

TESTO:


Imp(eratori) Caesari / [Div]i Hadriani / [f(<strong>il</strong>io) Divi T]raiani / [Parthici n]epot(i) / [---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“All’imperatore Cesare figlio del Divo Adriano, nipote del Divo Traiano Partico [---]”<br />

La base è in onore dell’imperatore Antonino Pio; a lui è dedicata un’<strong>al</strong>tra epigrafe (CIL, XI, 369<br />

sch. n. 34).<br />

DATAZIONE: 138-161 d.C.<br />

BIBLIOGRAFIA: CIL, XI, 370; DONATI 1981, p. 108, n. 36.


CATEGORIA: commemorativa.<br />

TIPOLOGIA: lastra.<br />

SCHEDA N. 50<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: vicino <strong>al</strong>l’ex chiesa di S. Girolamo; reimpiego nelle mura romane tardoantiche della<br />

città (V<strong>il</strong>lani).<br />

Data del ritrovamento: 1672 ca.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Cardine massimo.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: sconosciute.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

[M(anius)] Octavi[us M(ani)] f(<strong>il</strong>ius) / C(aius) Obulcius C(ai) f(<strong>il</strong>ius), / duo vir(i), / hoc opus<br />

faciun[d(um)] / cura(ve?)runt.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Marco Ottavio figlio di Marco e Caio Obulcio figlio di Caio, duoviri, curarono la costruzione di<br />

quest’opera pubblica.”<br />

La dottrina ritiene che l’opera pubblica di cui si parla possa essere <strong>il</strong> circuito di mura repubblicane<br />

della città.<br />

Si è conservata un’epigrafe an<strong>al</strong>oga a questa (CIL, XI, 400).<br />

DATAZIONE: seconda metà II-I a.C.<br />

EDIZIONI: CIL XI, 401; CENERINI 1982, p. 33 n. 24.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 37; DONATI 1981, p. 68 n. 12.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: verificare.<br />

SCHEDA N. 51<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Cattolica; scavo per le fondamenta di una casa.<br />

Data del ritrovamento: 1846 (Paulucci).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/123<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 19 largh. cm 31 spess. cm 6<br />

Stato di conservazione: Manca di tutta la parte superiore.<br />

Descrizione monumento: <strong>al</strong> momento non verificab<strong>il</strong>e.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: rr.1−2 cm 1.7<br />

Tipo di interpunzione: <strong>al</strong> momento non verificab<strong>il</strong>e.<br />

Descrizione iscrizione: <strong>al</strong> momento non verificab<strong>il</strong>e.<br />

TESTO:<br />

[---/ L(ucius) Murrasius Iustus / Delicato carissimo.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Lucio Murrasio Giusto (dedica <strong>il</strong> monumento) a Delicato carissimo”.<br />

La gens Murrasia non è <strong>al</strong>trimenti attestata nel riminese.<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL XI, 6429.


CATEGORIA: commemorativa.<br />

TIPOLOGIA: tabella.<br />

SCHEDA N. 52<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Riccione, loc<strong>al</strong>ità Fontanelle.<br />

Data del ritrovamento: 1774 (Zanotti).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/9<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 86 largh. cm 65 spess. cm 14<br />

Stato di conservazione: Integra s<strong>al</strong>vo lievissime sbrecciature della cornice e l’erasione volontaria<br />

di <strong>al</strong>cune linee di scrittura per damnatio memoriae.<br />

Descrizione monumento: Grande tabella corniciata con listello e gola rovescia. L’iscrizione<br />

occupa in modo preciso tutta la superficie dello specchio epigrafico.Le lettere presentano tracce di<br />

rubricatura moderna.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 9<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 6.5; r.2 cm 5.3; r.3 cm 5.6; r.4 cm 4.3; r.5 cm 3.9; r.6 cm 3.9; rr.7−9 cm<br />

3.5<br />

Tipo di interpunzione: puntiforme irregolare e sembra aggiunta in epoche recenti.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è molto regolare e accurato, con belle apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. In nesso r.2<br />

NI fin<strong>al</strong>e per mancanza di spazio, inoltre la I era maggiorata ma risulta erasa. Tracce di rubricatura<br />

per l’<strong>al</strong>lestimento degli anni ’30.


TESTO:<br />

Imp(erator) Caesar / Divi Vespasiani [[ f(<strong>il</strong>ius)]] / [[ Domitianus]] /[[ Aug(ustus) Germanicus ]], /<br />

pontifex maxim(us) / trib(unicia) potest(ate) [[ XII ]], Imp(erator) [[ XX]] II , co(n)s(ul) [[ XVI ]] I,<br />

censor perp(etuus), p(ater) p(atriae) / faciend(um) curavit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“L’imperatore Cesare figlio del Divo Vespasiano, Domiziano Augusto Germanico, quando era<br />

pontefice massimo, deteneva la tribunicia potestà per la XII volta, era imperatore per la XXII volta,<br />

console per la XVI, censore perpetuo e padre della patria, curò la re<strong>al</strong>izzazione (di quest’opera).”<br />

L’opera in questione potrebbe essere collegata <strong>al</strong>la via Flaminia e fu eseguita nel 93 d.C. come<br />

indica l’assunzione della dodicesima tribunicia potestate da parte dell’imperatore.<br />

DATAZIONE: 93 d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 368; DONATI 1981, p. 106 n. 35.<br />

BIBLIOGRAFIA: HORSTER 2001, pp. 328-329, n. VIII 1,1.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 53<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Riccione, Parrocchia di Cas<strong>al</strong>ecchio.<br />

Data del ritrovamento: 1824.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/55<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 23 largh. cm 37 spess. cm 12<br />

Stato di conservazione: fratturato su tre per <strong>il</strong> reimpiego.<br />

Descrizione monumento: Piccola stele in pietra c<strong>al</strong>carea sormontata da un semplice frontone inciso<br />

ed acroteri later<strong>al</strong>i a forma di conchiglia.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 8.8−9.5; r. 2 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare e accurato, ma molto influenzato d<strong>al</strong> corsivo, con apicature e tratti che spesso si<br />

trasformano in svolazzi.


TESTO:<br />

Q(uintus) Lollius / Q(uinti) f(<strong>il</strong>ius) An(iensis) / [---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Quinto Lollio, figlio di Quinto [---] della tribù Aniense [---]”.<br />

La gens Lollia non risulta <strong>al</strong>trimenti attestata nel riminese.<br />

DATAZIONE: II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 477; DONATI 1967, p. 36 n. 64; DONATI 1981, p. 142 n. 54.<br />

CATEGORIA: uffici<strong>al</strong>e.<br />

TIPOLOGIA: m<strong>il</strong>iario.<br />

SCHEDA N. 54<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Miramare, loc<strong>al</strong>ità <strong>al</strong> Terzo.<br />

Data del ritrovamento: XVIII secolo.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: in situ.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 2.40<br />

Stato di conservazione: in due pezzi.<br />

Descrizione monumento: colonna in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e rastremata verso l’<strong>al</strong>to che fa corpo<br />

unico con un <strong>al</strong>to par<strong>al</strong>lelepipedo di base.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: nessuno.<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.


Tipo di interpunzione: nessuno.<br />

Descrizione iscrizione: non visib<strong>il</strong>e.<br />

TESTO:<br />

E’ anepigrafe<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Anche nelle descrizioni del XVIII secolo non è riportata <strong>al</strong>cuna iscrizione.<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1949, p. 58 n. 87.<br />

CATEGORIA: uffici<strong>al</strong>e.<br />

TIPOLOGIA: m<strong>il</strong>iario.<br />

SCHEDA N. 55<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Rimini, Chiesa Colonnella.<br />

Data del ritrovamento:<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: in situ.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 1.10 (probab<strong>il</strong>mente in gran parte interrato).<br />

Stato di conservazione: parzi<strong>al</strong>mente interrato.


Descrizione monumento: colonna in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e della qu<strong>al</strong>e non è <strong>al</strong> momento visib<strong>il</strong>e la<br />

base.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: nessuno.<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: nessuno.<br />

Descrizione iscrizione: non visib<strong>il</strong>e.<br />

TESTO:<br />

E’ anepigrafe<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Anche nelle descrizioni del XVI secolo non è riportata <strong>al</strong>cuna iscrizione.<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1949, p. 39 n. 24.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 56<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Rimini, Chiesa della Colonnella.<br />

Data del ritrovamento: ante 1510, durante la costruzione della chiesa.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/47<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 28.6 largh. cm 30 spess. cm 10<br />

Stato di conservazione: rimane solo lo speccho epigrafico con buona parte dell’iscrizione, essendo<br />

stata “ritagliata” la corniciatura e <strong>il</strong> frontone.<br />

Descrizione monumento: porzione di piccola stele in pietra c<strong>al</strong>carea con attacco del frontone<br />

indicato da coppie di incisioni. L’iscrizione occupa interamente lo specchio epigrafico, lasciando un<br />

po’ di spazio vuoto in <strong>al</strong>to.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 4.5; r.2 cm 3.8; r. 3 cm 3.6; r. 4 cm 3.5; r. 5 cm 3<br />

Tipo di interpunzione: a forma di taglio obliquo, irregolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare e abbastanza accurato, ma quasi senza apicature ed effetti<br />

chiaroscur<strong>al</strong>i, in <strong>al</strong>cuni tratti influenzato d<strong>al</strong> corsivo. Le P sono ad occhiello aperto. E’ stata<br />

integrata in base <strong>al</strong>la lettura di Bormann.


TESTO :<br />

P(ublio) Flavio P(ubli) l(iberto) /Antae/. Elpis Flavia, l(iberta) / P(ublius) Flavius Fuscu[s], /<br />

P(ublius) Flavius Hyla / [f<strong>il</strong>i(i)].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Publio Flavio Anta liberto di Publio. Elpis Flavia, liberta, e i figli Publio Flavio Fusco e Publio<br />

Flavio Hyla (dedicano <strong>il</strong> monumento).”<br />

Compare nell’epigrafe un nucleo fam<strong>il</strong>iare di liberti della gens Flavia già attestata nel riminese<br />

(CIL, XI, 409 sch. n. 96; XI, 6788 sch. n. 103; XI, 6789 sch. n. 104). Alcuni cognomina sono<br />

grecanici (Elpis e Hyla).<br />

DATAZIONE: I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 465; DONATI 1981, p. 132 n. 49.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 57<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, davanti <strong>al</strong>la Chiesa della Colonnella.<br />

Data del ritrovamento: 1780<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/40<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 39.5 largh. cm 42 spess. cm 8<br />

Stato di conservazione: interamente mancante della parte inferiore.<br />

Descrizione monumento: Cippo centinato in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e. L’iscrizione occupa in modo<br />

regolare lo specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 6.7−7.8; r.2 cm 5.4−5.5; r.3 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e.<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.


Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare e abbastanza accurato, quasi senza apicature e chiaroscuro. Le P sono<br />

ad occhiello aperto.<br />

La T della prima linea è maggiorata. E’ stata integrata sulla base della lettura di E. Bormann.<br />

TESTO:<br />

P(ublio) Damitio / [P(ubli)] l(iberto) Diph<strong>il</strong>(o) /[---RAL].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Publio Damitio Diph<strong>il</strong>o liberto di Publio [---].”<br />

Il personaggio a cui è stata dedicata l’epigrafe è un liberto di origine greca, appartenente <strong>al</strong>la gens<br />

Damitia della qu<strong>al</strong>e non vi è <strong>al</strong>tra attestazione a Rimini.<br />

DATAZIONE: I sec. d.C.<br />

EDIZIONE: CIL, XI, 455; DONATI 1981, p. 122 n. 44.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 58<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, primo miglio zona Chiesa della Colonnella.<br />

Data del ritrovamento: 1672 (V<strong>il</strong>lani).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/72<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 68 largh. cm 44 spess. cm 6.5<br />

Stato di conservazione: Rotta in molti frammenti ricomposti, una frattura centr<strong>al</strong>e e una più grave<br />

nel frontone.


Descrizione monumento: Stele rettangolare con frontoncino e semiacroteri ottenuti con un<br />

semplice solco; una cornice corre sui tre lati. L’iscrizione è distribuita in modo regolare nello<br />

specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 10<br />

Dimensioni lettere: r.1 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e; r.2 cm 3.2−3.4; r.3 cm 2.8−2.9; r.4 cm 2.6−2.8; r.5 cm<br />

2.6−2.9; r.6−7 cm 2.6; rr.8−10 cm 2.5−2.6.<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco abbastanza<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare e accurato, con leggere apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. In<br />

nesso AE <strong>al</strong>la fine della prima linea per mancanza di spazio. Nel frontoncino erano le lettere DM<br />

abbreviazione dell’adprecatio.<br />

TESTO:<br />

D(is) M(anibus) / Sabiniae Veneriae / quae vixit ann(is) XXXI, / mens(ses) VI, dieb(us) XII, / Sabina<br />

Aqu<strong>il</strong>ina / mater, f<strong>il</strong>iae / dulcissimae et / pientissimae / contra votum suum / posuit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani, a Sabinia Veneria, che visse 31 anni, 6 mesi e 12 giorni, pose (questo monumento)<br />

Sabina Aqu<strong>il</strong>ina, la madre <strong>al</strong>la figlia dolcissima e affettuosissima, contro <strong>il</strong> suo volere.”<br />

Si conosce <strong>il</strong> nome di un’<strong>al</strong>tra Sabinia oltre a queste due, una Sabinia Iustina (CIL, XI, 506 sch.<br />

n…).


DATAZIONE: II secolo d.C.<br />

EDIZIONE: CIL, XI, 507.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

SCHEDA N. 59


Provenienza: Via Flaminia, nei pressi della chiesa Colonnella, lato mare; reimpiego in una casa<br />

colonica.<br />

Data del ritrovamento: 1894.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/107<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 223 (<strong>al</strong> momento della scoperta) largh. cm 47.5 spess. cm 27<br />

Stato di conservazione: Una lunga frattura incide in senso longitudin<strong>al</strong>e tutto <strong>il</strong> monumento.<br />

Manca una grande frammento inferiore, esistente <strong>al</strong> momento della scoperta.<br />

Descrizione monumento: Stele centinata in pietra c<strong>al</strong>area loc<strong>al</strong>e. Nella parte <strong>al</strong>ta è ricavata una<br />

nicchia entro la qu<strong>al</strong>e è <strong>il</strong> bassor<strong>il</strong>ievo di un personaggio masch<strong>il</strong>e di prof<strong>il</strong>o, velato capite, nell’atto<br />

di tendere in avanti la mano la mano sinistra. L’iscrizione occupa lo spazio immediatamente<br />

inferiore.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 7.4−7.7; r.2 cm 5; r.3 cm 4; r.4 cm 4.9; r.5 cm 4.1<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è abbastanza regolare, ma privo di apicature e di chiaroscuro. Le ultime due<br />

linee sono state tracciate da una diversa mano, forse in aggiunte in un momento successivo. La<br />

lettera P è ad occhiello aperto.<br />

TESTO:


L(ucius) Egnatius L(uci) f(<strong>il</strong>ius) / Ani(ensis), sex vir, / v(ivus) f(ecit). / In f(ronte) p(edes) XII. / Et<br />

Egnat[i]a L(uci) l(iberta) / Dica. Vivit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Lucio Egnazio figlio di Lucio (della tribù) Aniense, seviro, fece (questo monumento) da vivo.<br />

(L’area del sepolcro misura) In fronte piedi 12. Ed (è anche per) Egnatia Dica liberta di Lucio. E’<br />

viva.”<br />

Nel testo sono ricordati i nomi di un ingenuo, iscritto nella tribù riminese, che ha ricoperto la carica<br />

di seviro e di una liberta, <strong>il</strong> cui nome è stato aggiunto in un secondo momento. E’ inusu<strong>al</strong>e che<br />

venga riportata solo una delle misure del sepolcro. Nel riminese sono attestati <strong>al</strong>tri membri della<br />

gens Egnatia (CIL, XI, 457; XI, 458 sch. n. 119).<br />

DATAZIONE: non oltre primi anni del I d.C. (DONATI 1981); prima metà I a.C. (mancanza<br />

cognomen)<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 6792; DONATI 1967, pp. 28-29 n. 40; DONATI 1981, p. 94 n. 28;<br />

CENERINI, 1982, p. 42 n. 56.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 37


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 60<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, 80 m ca. d<strong>al</strong>la chiesa della Colonnella verso <strong>il</strong> centro, lato mare; in<br />

giacitura primaria lungo <strong>il</strong> ciglio della strada <strong>al</strong>la profondità di ca. 1.00 cm.<br />

Data del ritrovamento: 1923<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: (verificare)<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 1.55 largh. cm 0.41 spess. cm 0.25.5<br />

Stato di conservazione: Integra s<strong>al</strong>vo larga sbrecciatura in corrispondenza della prima linea.<br />

Descrizione monumento: stele centinata in c<strong>al</strong>care loc<strong>al</strong>e. L’iscrizione occupa in modo irregolare<br />

lo specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 7.5−5; r.2 cm 8.7-8.5; r.3 cm 8.7; r.4 cm 7-5<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è piuttosto irregolare, privo di apicature e di chiaroscuro. L’ ultima linea è molto irregolare<br />

con lettere che tendono a diminuire progressivamente. Il testo è <strong>al</strong>lineato a destra, ma rientrano le rr.<br />

2 e 4. La lettera N della prima linea è diminuita per motivi di spazio. La lettera T della seconda<br />

lineea è maggiorata. La lettera P è ad occhiello aperto.


TESTO:<br />

[-] Liburn(ius) / Buteo. / In f(ronte) p(edes) XII, / in a(gro) p(edes) XIIII.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(…) Liburno Buteo (ha fatto <strong>il</strong> monumento). In fronte di piedi 12, in larghezza di piedi 14.”<br />

Il gent<strong>il</strong>izio Liburnius è già noto a Rimini per un’<strong>al</strong>tra epigrafe (CIL, XI, 402) e poi a Bologna e<br />

Piacenza. Si noti la mancanza del patronimico.<br />

DATAZIONE: inizio I d.C. (DONATI 1981); prima metà I a.C. (mancanza del patronimico).<br />

EDIZIONE: DONATI 1981, p. 92 n. 27.<br />

BIBLIOGRAFIA: AURIGEMMA, 1931, pp. 25-27.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 61<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, 80 m ca. d<strong>al</strong>la chiesa della Colonnella verso <strong>il</strong> centro, lato mare; in<br />

giacitura primaria lungo <strong>il</strong> ciglio della strada <strong>al</strong>la profondità di ca. 1.00 cm.<br />

Data del ritrovamento: 1923<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: verificare<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 1.30 largh. cm 31 spess. cm 17<br />

Stato di conservazione: Sostanzi<strong>al</strong>mente integra s<strong>al</strong>vo una frattura trasvers<strong>al</strong>e restaurata.<br />

Descrizione monumento: Stele centinata in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e. L’iscrizione occupa la zona<br />

superiore della stele.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 5.5; rr.2-3 cm 4; rr.4-5 cm 3<br />

Tipo di interpunzione: triangolare irregolare.


Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è piuttosto irregolare e inclinato verso destra, con lievi apicature, ma senza<br />

chiaroscuro. La lettera P è ad occhiello aperto; in nesso NT <strong>al</strong>la linea 4.<br />

TESTO:<br />

P(ublius) Paccius / P(ubli) l(ibertus) Gamus, / homo frug(i). / In front(e) p(edes) XII, / in agr(o)<br />

p(edes) XIIII.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Publio Paccio Gamo, liberto di Publio, uomo onesto (ha fatto <strong>il</strong> monumento). In fronte di piedi 12,<br />

in larghezza di piedi 14.”<br />

La gens Paccia non è <strong>al</strong>trimenti documentata nel riminese, mentre a Pesaro è noto un M. Paccio<br />

Senecione (CIL XI, 6346). Le misure del sepolcro sono assolutamente ugu<strong>al</strong>i a quelle del<br />

monumento precedente (cfr. scheda n.). L’espressione homo frugi, che fa riferimento <strong>al</strong>le qu<strong>al</strong>ità<br />

mor<strong>al</strong>i del defunto, è ciceroniana.<br />

DATAZIONE: fine I sec. a.C.- metà I sec. d.C.(DONATI 1981); seconda metà I sec. a.C.<br />

EDIZIONE: DONATI 1981, p. 100 n. 32.<br />

BIBLIOGRAFIA: AURIGEMMA, 1931, pp. 25-27.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 62<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, vicino <strong>al</strong> m<strong>il</strong>iario, giacitura primaria.<br />

Data del ritrovamento: ante 1543 (Bovio).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/59<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 68 largh. cm 46 spess. cm 23<br />

Stato di conservazione: Integra, s<strong>al</strong>vo lievi sbrecciature.<br />

Descrizione monumento: Cippo centinato in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e. L’iscrizione occupa la zona<br />

centr<strong>al</strong>e dello specchio epigrafico.


CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 5.7−5.9; r.2 cm 4.5−4.8<br />

Tipo di interpunzione: triangolare non regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è irregolare, leggermente inclinato verso destra, senza apicature ed effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La<br />

G è priva di trattino.<br />

TESTO:<br />

C(ai) Mari C(ai) l(iberti)/ Gattae.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(Il monumento è ) di Caio Mario Gatta, liberto di Gaio”.<br />

La gens Maria è attestata a Rimini da un’<strong>al</strong>tra iscrizione, votiva (CIL, XI, 355)<br />

DATAZIONE: fine I sec. a.C. – metà sec. I d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 483; DONATI 1981, p. 100 n. 33; CENERINI 1981, p. 43 n. 60.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1940, pp. 196-198; MANSUELLI 1941, p. 37.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 63<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, 800 m ca. d<strong>al</strong>la città, lato mare (ex podere Belmonti); giacitura<br />

primaria.


Data del ritrovamento: 1765 (Planco).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/37<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 115 largh. cm 35 spess. cm 19.5<br />

Stato di conservazione: Mancante della parte sinistra, presenta larghe fratture nella parte bassa e<br />

sbrecciature lungo i bordi.<br />

Descrizione monumento: Cippo centinato in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e. L’iscrizione occupa la zona<br />

dello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 6−6.5; r.2 cm 5.5−5.6<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong> ductus è<br />

irregolare, con lievi apicature e privo di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La lettera P è ad occhiello aperto.<br />

TESTO:<br />

[C]<strong>al</strong>purnia / [P]arthani.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(E’ sepolta) C<strong>al</strong>purnia Patrhani”


La gens C<strong>al</strong>purnia non è <strong>al</strong>trimenti attestata nel riminese.<br />

DATAZIONE: fine I sec. a.C.- inizio I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 448; DONATI 1981, p. 92 n. 26.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

SCHEDA N. 64


TIPOLOGIA: cippo.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, 800 m ca. d<strong>al</strong>la città, lato mare (ex podere Belmonti); giacitura<br />

primaria a poca distanza da un <strong>al</strong>tro monumento an<strong>al</strong>ogo che doveva delimitare l’area sepolcr<strong>al</strong>e.<br />

Data del ritrovamento: 1765 (Planco).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/64a<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 133 largh. cm 70 spess. cm 16.5<br />

Stato di conservazione: Integra s<strong>al</strong>vo lievi sbrecciature.<br />

Descrizione monumento: Cippo centinato in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e con largo dente d’infissione.<br />

L’iscrizione occupa la parte <strong>al</strong>ta dello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 7.4−7.7; r.2 cm 6; r.3 cm 5−6; r.4 cm 5-5.5<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è irregolare e leggermente inclinato, ma privo di apicature e di effetto<br />

chiaroscur<strong>al</strong>e. La lettera P è ad occhiello aperto.<br />

TESTO:<br />

Nasiniae Titi /Labeonis. / In frontem p(edes) XIIII, / in agrum p(edes) XVI.


TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(Il monumento è di) Nasinia di Tito Labeone. In fronte piedi 14, in larghezza piedi 16.”<br />

La donna a cui è dedicato <strong>il</strong> monumento sembrerebbe la serva di Tito Labeone. Le misure dell’area<br />

sepolcr<strong>al</strong>e sono espresse in caso accusativo, anziché nel consueto ablativo.<br />

Alla stessa donna fa riferimento anche l’epigrafe della scheda successiva (sch. n. 65)<br />

DATAZIONE: fine I sec. a.C.<br />

BIBLIOGRAFIA: CIL, XI, 490; DONATI 1981, p. 96, n. 29a.<br />

SCHEDA N. 65


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, 800 m ca. d<strong>al</strong>la città, lato mare (ex podere Belmonti); giacitura<br />

primaria a poca distanza da un <strong>al</strong>tro monumento an<strong>al</strong>ogo che doveva delimitare l’area sepolcr<strong>al</strong>e.<br />

Data del ritrovamento: 1765 (Planco).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/64b<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 131 largh. cm 70 spess. cm 15<br />

Stato di conservazione: Lunga frattura ricomposta che attraversa interamente lo specchio<br />

epigrafico da destra a sinistra.<br />

Descrizione monumento: Cippo centinato in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e con largo dente d’infissione.<br />

L’iscrizione occupa la parte <strong>al</strong>ta dello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 7−7.9; r.2 cm 5; rr.3−4 cm 4.5−5<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è abbastanza regolare, ma privo di apicature e di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La lettera P è ad<br />

occhiello aperto.


TESTO:<br />

Nasiniae / Titi Labeonis. / In frontem p(edes) XIIII, / in agrum p(edes) XVI.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(Il monumento è di) Nasinia di Tito Labeone. In fronte piedi 14, in larghezza piedi 16.”<br />

An<strong>al</strong>oga <strong>al</strong>la precedente epigrafe (sch. n. 64) s<strong>al</strong>vo per una diversa distribuzione del testo delle<br />

prime due linee.<br />

DATAZIONE: fine I sec. a.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 490b; DONATI 1981, p. 96, n. 29b.


CATEGORIA: funerario.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 66<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, 800 m ca. d<strong>al</strong>la città, lato mare; riut<strong>il</strong>izzato come sc<strong>al</strong>ino di una casa<br />

colonica.<br />

Data del ritrovamento: 1838<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/71<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 74.5 largh. cm 39 spess. cm 9<br />

Stato di conservazione: Lunga frattura ricomposta che attraversa interamente lo specchio<br />

epigrafico da destra a sinistra. Il dente d’infissione è spezzato.<br />

Descrizione monumento: Cippo centinato in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e. L’epigrafe occupa in modo<br />

ordinato la zona centr<strong>al</strong>e dello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 5.5−6; r.2 cm 4.3−4.8; r.3 cm 4<br />

Tipo di interpunzione: triangolari irregolari.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco molto profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è abbastanza regolare, ma privo di apicature e di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La lettera P è ad<br />

occhiello aperto. In nesso NT della r.2 per mancanza di spazio.


TESTO:<br />

Publ<strong>il</strong>iai T(iti) f(<strong>il</strong>iae). / In front(e) p(edes) XX, / in agro p(edes) XX.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(I monumento è di ) Publia figlia di Tito. In fronte piedi 20, in larghezza piedi 20.”<br />

Si noti la desinenza arcaica del genitivo in -ai<br />

DATAZIONE: seconda metà I a.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 503; DONATI 1981, p. 54 n. 7.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 67<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, 800 m d<strong>al</strong>l’Arco d’Augusto, ex podere Ugolini; giacitura primaria<br />

prof. 1.50.<br />

Data del ritrovamento: 1908.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/113<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 91 largh. cm 43 spess. cm 10<br />

Stato di conservazione: Integra s<strong>al</strong>vo lievi sbrecciature lungo i bordi e agli angoli.<br />

Descrizione monumento: Stele frontonata i marmo. Negli spazi di risulta ai lati del frontoncino<br />

sono due fiori a quattro e cinque pet<strong>al</strong>i inseriti in un cerchio. Il frontone è decorato da un fregio a<br />

raggi di cuore schematico e <strong>al</strong> centro è raffigurata una corona d’<strong>al</strong>loro. Lo specchio epigrafico è<br />

delimitato da un listello e da una larga cornice a gola rovescia. L’iscrizione occupa in modo<br />

ordinato la aprte centr<strong>al</strong>e dello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 7<br />

Dimensioni lettere: rr. 1-2 cm 4.2−4.4; rr.3-5 cm 3.6−3.7; rr.6-7 cm 2.8−2.9;<br />

Tipo di interpunzione: approssimativamente triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong> ductus è<br />

regolare, ma leggermente inclinato, particolremente nelle ultime linee, con belle apicature e ricerca<br />

di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. In nesso TI nella r.3. Diminuita la N della r. 6 per mancanza di spazio.


TESTO:<br />

D(is) M(anibus). / L(uci) Canti / Fortunati / Cantia / Restituta / cum f<strong>il</strong>io con / iugi optimo.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. A Lucio Cantio Fortunato (dedica <strong>il</strong> monumento) Cantia Restituta con <strong>il</strong> figlio<br />

<strong>al</strong>l’ottimo coniuge.”<br />

Marito e moglie recano lo stesso gent<strong>il</strong>izio quindi potrebbero essere entrambe liberti. Una Cantia<br />

Saturnina L(uci) f(<strong>il</strong>ia) è attestata in un’<strong>al</strong>tra epigrafe riminese (CIL XI, 407 sch. n. 92 ).<br />

DATAZIONE: fine I d.C.<br />

EDIZIONI: BERNABEI 1908, p. 251; DONATI 1981, p. 130 n. 48.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 68<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, presso ex chiesa di S. Gaudenzo.<br />

Data del ritrovamento: XVII secolo (V<strong>il</strong>lani).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.


Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

Cn(eus) Atinius / Cn(ei) f(<strong>il</strong>ius) / Rufus.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Cneo Atinio Rufo, figlio di Cneo (è sepolto qui).”<br />

Il testo riporta solamente <strong>il</strong> nome del defunto secondo le regole fissate d<strong>al</strong>la lex Iulia municip<strong>al</strong>i del<br />

49 a.C., l’unico elemento mancante è l’indicazione della tribù di appartenenza.<br />

La gens Atinia non è <strong>al</strong>trimenti attestata nel riminese.<br />

DATAZIONE: seconda metà I sec. a.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 443.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: urna o sarcofago.<br />

SCHEDA N. 69<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, presso ex chiesa di S. Gaudenzo; giacitura primaria.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: D<strong>al</strong>la descrizione fornita dai primi editori potrebbe trattarsi sia di<br />

un’urna che di un sarcofago.


CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: hederae distinguentes<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

Sabinia Iustina / sibi et Iulio Irenaeo <strong>al</strong>u / mno / viva posuit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Sabinia Iustina pose da viva (<strong>il</strong> monumento) per sé e per <strong>il</strong> figlioccio Iulio Ireneo.”<br />

Altre due donne di nome Sabinia sono attestate in un’epigrafe riminese (CIL, XI, 507; cfr. sch.<br />

n….)<br />

DATAZIONE: III-IV sec. d.C. (per l’ut<strong>il</strong>izzo dei nomi Iustina e Ireneo).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 506.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 70<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, presso ex chiesa di S. Gaudenzo; riut<strong>il</strong>izzato nello stipite di una porta.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.


Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: frammentaria<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

D(is) M(anibus). / Theoni Apolina / ris C(aius) Furius [---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani di Teone Apolinare Caio Furio (dedica <strong>il</strong> monumento) [---].”<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 467.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

SCHEDA N. 71


CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, presso ex chiesa di S. Gaudenzo.<br />

Data del ritrovamento: XVII secolo (V<strong>il</strong>lani).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

Licinia M(arci) f(<strong>il</strong>ia). / S<strong>al</strong>ve.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Licinia figlia di Marci (è sepolta qui). S<strong>al</strong>ve.”<br />

DATAZIONE: II-I a.C. (per i formulario an<strong>al</strong>ogo a quello del monumento dei Maeci).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 476.<br />

SCHEDA N. 72


CATEGORIA: commemorativa.<br />

TIPOLOGIA: tabella.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, presso ex chiesa di S. Gaudenzo; riut<strong>il</strong>izzo in una sepoltura.<br />

Data del ritrovamento: 1941-1943 (inventario Signifredi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/12<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 56 largh. cm 35 spess. cm 11<br />

Stato di conservazione: Spezzata su tre lati, si conserva solo una porzione sinistra.<br />

Descrizione monumento: Grande tabella di pietra c<strong>al</strong>carea non compatta, ma con molte conchiglie,<br />

corniciata con un largo listello e una gola incavata.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 6<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 6−6.5; r.2 cm 6-5.3; r.3−4 cm 4.9; rr. 5-6 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare, con belle apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La seconda I<br />

della r.2 è maggiorata. Tracce di rubricatura origin<strong>al</strong>e, non essendo mai stata esposta. Essendo<br />

giunta incompleta si integra con la lettura fatta da Bormann sulla base dei codici manoscritti.


TESTO:<br />

Imp(erator) Caesar, / Divi Antonini / Pii f(<strong>il</strong>ius), Divi Veri Parth(ici) / max(imus) frater, Ddivi /<br />

Hadriani nep(os), Divi / Tra(iani) Parth(ici) pronep(os), / Divi Nervae abnep(os), / M(arcus)<br />

Aurelius / Antoninus Pius Aug(ustus) / Germanic(us) / pont(ifex) / max(imus) / tribu(nicia)<br />

potest(ate) XXVIII / imp(erator) VI, co(n)s(ul) III, p(ater) p(atriae), proco(n)s(ul) / restituit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Imperatore Cesare, figlio del Divo Antonino Pio, fratello maggiore del Divo Vero Partico, nipote<br />

del divo Adriano, pronipote del Divo Traiano Partico, figlio del pronipote del Divo Nerva, Marco<br />

Aurelio Antonino Pio Augusto Germanico, pontefice massimo, quando ebbe la XXVIII tribunicia<br />

potestate, fu imperatore per la VI volta, console per la III, padre della patria, proconsole, ricostruì.”<br />

L’opera di cui si parla, in considerazione del luogo in cui è stata trovata l’epigrafe, potrebbe essere<br />

un rifacimento della via Flaminia.<br />

DATAZIONE: 174 d.C. (Bormann, per l’indicazione del titolo di imperatore per la VI volta, ma <strong>il</strong><br />

c<strong>al</strong>colo dovrebbe essere fatto sulla tribunicia potestas che è certamente non corretta, dato che<br />

fornisce l’anno 152, quando era ancora imperatore Antonino Pio).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 371.<br />

BIBLIOGRAFIA: HORSTER 2001, p. 329-330, n. VIII 1,3.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 73<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, presso ex chiesa di S. Gaudenzo.<br />

Data del ritrovamento: XVII secolo (V<strong>il</strong>lani).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: stele in marmo greco d<strong>al</strong>la descrizione dei primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

D(is) M(anibus). / Kariae Eufrosine / Q(uintus) Karius Iustinus / matri pientissimae.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli dei Mani. A Karie Eufrosine (ha dedicato <strong>il</strong> monumento) Quinto Kario Iustino, <strong>al</strong>la madre<br />

molto venerata.”<br />

I personaggi sono grecanici.<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 474.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: monumento a dado.<br />

SCHEDA N. 74<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex podere conti B<strong>al</strong>dini lato monte; giacitura primara prof. 4-6 m.<br />

Data del ritrovamento: 1860 (Tonini).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/58<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 121 largh. cm 1.22 spess. cm 1.24<br />

Stato di conservazione: Mancano i blocchi che completano la parte posteriore del monumento;<br />

buona parte della cornice e l’intero basamento.<br />

Descrizione monumento: Due blocchi par<strong>al</strong>lelepipedi di pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e costituiscono <strong>il</strong><br />

fronte del monumento con l’iscrizione ben distribuita nella zona centr<strong>al</strong>e; <strong>il</strong> coronamento è<br />

costituito da una cornice a fregio dorico con triglifi e metope in r<strong>il</strong>ievo, decorate da due bucrani e da<br />

un fiore.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 13.3−15.5; r.2 cm 12.5−14.3<br />

Tipo di interpunzione: trangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare, con lievi apicature e privo di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La P è ad occhiello aperto.


TESTO:<br />

C(ai) Maeci T(iti) pu(pi), l(iberti) / s<strong>al</strong>ve.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(Il monumento è di) Caio Mecio figlio di Tito, liberto. S<strong>al</strong>ve.”<br />

DATAZIONE: primo ventennio I sec. a.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 481, 495; DONATI 1981, p. 48.<br />

BIBLIOGRAFIA: DONATI 1995, p. 393


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: monumento a dado.<br />

SCHEDA N. 75<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex podere conti B<strong>al</strong>dini lato monte; giacitura primara prof. 4-6 m.<br />

Data del ritrovamento: 1860-1861 (Tonini).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/65<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 150 largh. cm 1.95 spess. cm 1.32<br />

Stato di conservazione: Mancano numerosi blocchi della parte posteriore del monumento e<br />

probab<strong>il</strong>mente un coronamento an<strong>al</strong>ogo a fregio dorico.<br />

Descrizione monumento: Sei blocchi par<strong>al</strong>lellelepipedi in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e con iscrizione che<br />

occupa in modo ben <strong>org</strong>anizzato la faccia dei tre ordini di blocchi, con <strong>al</strong>cune lettere anche sul<br />

fianco destro. La base è costituita da un <strong>al</strong>to basamento e da una modanatura a gola incavata.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 9-8; r.2 cm 8-8.5; r.3 cm 8-9; r.4 cm 8.5-9.9; r.5 cm 8.9-9.5


Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco abbastanza<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus non è molto regolare, senza apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La P è<br />

ad occhiello aperto; la G non ha trattino orizzont<strong>al</strong>e; la Q ha un trattino molto <strong>al</strong>lungato.<br />

TESTO:<br />

Liberteis hisce fecere / patrono. Q(uintus) Ovi(us) Q(uinti) l(ibertus) Barg(---), / Q(uintus)<br />

Nadiacus, / Q(uintus) P(h)<strong>il</strong>on(icus), / Q(uintus) Ovi(us) C(ai) f(<strong>il</strong>ius) Freg(ellanus) hic sepult(us), /<br />

quod suis dedit appare(t).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Questi liberti qui fecero per <strong>il</strong> patrono. Quinto Ovio Bargates liberto di Quinto, Quinto Nadiacus,<br />

Quinto Ph<strong>il</strong>onicus, Quinto Ovio Fregellano figlio di Caio è qui sepolto, la cosa che diede ai suoi<br />

appare evidente.”<br />

L’iscrizione presenta caratteri di arcaicità p<strong>al</strong>eografica e nel nominativo plur<strong>al</strong>e arcaico liberteis.<br />

DATAZIONE: primo ventennio I sec. a.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 494; 495; DONATI 1981, pp. 44-46.<br />

BIBLIOGRAFIA: DONATI 1995, pp. 393-398.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 76<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex podere conti B<strong>al</strong>dini lato monte; giacitura primara prof. 4-6 m.<br />

Data del ritrovamento: 1861 (Tonini).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/85 a<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 90 largh. cm 34 spess. cm 19<br />

Stato di conservazione: Integra s<strong>al</strong>vo una lunga frattura ricomposta che attraversa lo specchio<br />

epigrafico da destra a sinistra; lievi sbrecciature sui bordi.


Descrizione monumento: Stele centinata in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e; l’iscrizione occupa la zona <strong>al</strong>ta<br />

dello specchio epigrafico ed è ben distribuita nello spazio.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 7−7.5; r.2 cm 6.5−7; r.3 cm 6.5<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguita in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus non è molto regolare, senza apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La P è<br />

ad occhiello aperto; la Q ha un trattino molto <strong>al</strong>lungato.<br />

TESTO:<br />

P(ubli) V<strong>al</strong>eri / Q(uinti) f(<strong>il</strong>i) / Anie(nsis).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(Il monumento è di) Publio V<strong>al</strong>erio, figlio di Quinto della tribù Aniense”<br />

Il testo presenta solo <strong>il</strong> nome del defunto privo del cognomen; insolita è l’abbreviazione della tribù<br />

riminese, che in epoca imperi<strong>al</strong>e viene abbreviata comunemente con An.<br />

Il testo è an<strong>al</strong>ogo a quello dell’epigrafe successiva (CIL, XI, 527b sch. n. 77)<br />

DATAZIONE: inizio I d.C. (DONATI 1981); ante 49 a.C. (per l’onomastica non completa e le<br />

caratteristiche p<strong>al</strong>eografiche).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 527a; DONATI 1981, p. 98 n. 30A.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 77<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, già podere conti B<strong>al</strong>dini lato monte; giacitura primara prof. 4-6 m.<br />

Data del ritrovamento: 1861 (Tonini)<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.


N. inv.: ER/85 b<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 93 largh. cm 31 spess. cm 19<br />

Stato di conservazione: Integra s<strong>al</strong>vo una frattura ricomposta che attraversa lo specchio epigrafico<br />

d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>to verso sinistra; lievi sbecciature sui bordi; l’iscrizione è scarsamente visib<strong>il</strong>e.<br />

Descrizione monumento: Stele centinata in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e; l’iscrizione occupa la zona <strong>al</strong>ta<br />

dello specchio epigrafico ed è ben distribuita nello spazio. Questo monumento, an<strong>al</strong>ogo <strong>al</strong><br />

precedente (scheda n. 76) doveva delimitare insieme <strong>al</strong> precedente l’area sepolcr<strong>al</strong>e.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 10; r.2 cm 8; r.3 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e.<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus non è molto regolare, senza apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La P è<br />

ad occhiello aperto; la Q ha un trattino molto <strong>al</strong>lungato. E’ stata aggiunta in un secondo momento<br />

una L con <strong>il</strong> trattino chiuso ad angolo acuto nel nome V<strong>al</strong>eri, evidentemente omessa per distrazione.<br />

TESTO:<br />

P(ubli) Va‘l̀’eri / Q(uinti) f(<strong>il</strong>i) / Anie(nsis).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“(Il monumento è di) Publio V<strong>al</strong>erio, figlio di Quinto della tribù Aniense”<br />

Il testo, come <strong>il</strong> precedente (CIL XI, 527a sch. n 76) presenta solo <strong>il</strong> nome del defunto privo del<br />

cognomen.<br />

DATAZIONE: inizio I d.C. (DONATI 1981); ante 49 a.C. (per l’onomastica non completa e le<br />

caratteristiche p<strong>al</strong>eografiche).<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 527a; DONATI 1981, pp. 98 n. 30B.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

SCHEDA N. 78


TIPOLOGIA: stele.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex podere delle Celibate lato mare; giacitura primara prof. 4-6 m.<br />

Data del ritrovamento: 1861 (Tonini).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/84<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 150 largh. cm 37 spess. cm 18<br />

Stato di conservazione: Integra; è conservata anche la base d’infissione.<br />

Descrizione monumento: Stele centinata in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e; l’iscrizione occupa la zona<br />

centr<strong>al</strong>e dello specchio epigrafico ed è <strong>al</strong>lineata sul lato destro.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 5.5−6; r.2 cm 3.5−3.7; r.3 cm 3.5-5<br />

Tipo di interpunzione: triangolare irregolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus non è regolare, con apicature, ma mancanza di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La P è ad occhiello<br />

aperto; la G non ha trattino. La T della r.1 è maggiorata, come la I della r.3, mentre nella stessa riga<br />

la ultima O è diminuita per mancanza di spazio.<br />

TESTO:<br />

Tossia Legi f(<strong>il</strong>ia) / hic sepultast / loco privato.


TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Tossia figlia di Lego / è qui sepolta / in un luogo privato.”<br />

Si noti la crasi di sepulta est usata per mancanza di spazio e la formula loco privato che indica la<br />

proprietà privata dell’area sepolcr<strong>al</strong>e.<br />

DATAZIONE: inizio I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 524; DONATI 1981, p. 56, n. 8.<br />

SCHEDA N. 79


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, giacitura primara.<br />

Data del ritrovamento: 1860-1861 (negli scavi per le fortificazioni).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/70<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 50 largh. cm 32 spess. cm 5<br />

Stato di conservazione: Mancante già <strong>al</strong> momento del ritrovamento della parte sinistra, ora risulta<br />

spezzata in 5 parti.<br />

Descrizione monumento: Stele frontonata in marmo; <strong>il</strong> frontoncino, coniciato da listello inciso e<br />

gola incavata con un r<strong>il</strong>ievo molto basso, è campito da una corna d’<strong>al</strong>loro; lo specchio epigrafico è<br />

corniciato solo nella parte <strong>al</strong>ta da un listello inciso e da una gola solo accennata, che spariscono<br />

nella parte bassa; l’iscrizione è spostata verso destra sovrapponendosi <strong>al</strong>la cornice.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 6<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 5.5; r.2 cm 4.7−5; rr.3−4 cm 3.4−3.6; rr.5−6 cm 3<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco diversificato;<br />

<strong>il</strong> ductus è diversificato, con apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e solo in <strong>al</strong>cune lettere.<br />

Rubricatura delle lettere eseguita per l’<strong>al</strong>lestimento degli anni ’30.


TESTO:<br />

D(is) M(anibus) / [-] Ploti / [Su]ccessi / [f(<strong>il</strong>i)] be / [nemerentis] / [---]N / [---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. [---] Plozio Successo, figlio di [---] / benemerito [---]”<br />

La gens Plotia non è <strong>al</strong>trimenti attestata nel riminese.<br />

DATAZIONE: fine I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 502.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 80<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia; giacitura primara.<br />

Data del ritrovamento: 1860-1861 (Tonini).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: nessuno<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 32 largh. cm 36 spess. cm 4<br />

Stato di conservazione: Mancante già <strong>al</strong> momento del ritrovamento della parte sinistra.<br />

Descrizione monumento: Stele in marmo.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i<br />

Tipo di interpunzione: hederae distinguentes.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong> ductus è<br />

regolare, con belle apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e (verificare); la lettera T delle r. 2 e r. 4<br />

son maggiorate; in nesso AE <strong>al</strong>la fine della r.3; la S della r. 4 è diminuita per mancanza di spazio<br />

TESTO:<br />

[D(is) M(anibus)] s(acrum) / [---] Cupitae / [---]ae feminae / (F)ortunatus /[---]IS<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Sacro agli Dei Mani. [---] A Cupita, [---] donna,(ha costruito <strong>il</strong> monumento) Fortunato [---]<br />

DATAZIONE: fine I d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 454.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 81<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia; giacitura primara.<br />

Data del ritrovamento: 1860 (negli scavi per le fortificazioni).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/93<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 25 largh. cm 24 spess. cm 3.5<br />

Stato di conservazione: Mancante già <strong>al</strong> momento del ritrovamento della parte sinistra e di quella<br />

bassa; sbrecciature in <strong>al</strong>to e sul bordo destro. Tracce di rubricatura.<br />

Descrizione monumento: Stele frontonata in marmo; <strong>il</strong> frontoncino e lo specchio epigrafico sono<br />

delimitato semplicemente da una larga incisione; <strong>il</strong> centro del frontone è campito da un’ascia a<br />

bassor<strong>il</strong>ievo.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 3.5; r.2 cm 3; r. 3 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare, con belle apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. Tracce di rubricatura<br />

eseguita per l’<strong>al</strong>lestimento degli anni ’30.


TESTO:<br />

[---]iae Se / [---]e f<strong>il</strong>iae / [pient]issima(e)<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Nel testo non è rimasto purtroppo né <strong>il</strong> nome della figlia affettuosissima né quello del genitore che<br />

ha dedicato <strong>il</strong> monumento.<br />

DATAZIONE: I-II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 438.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 82<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia; giacitura primara.<br />

Data del ritrovamento: 1860 (Tonini).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/53<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 28 largh. cm 31 spess. cm 3.5-4<br />

Stato di conservazione: Mancante già <strong>al</strong> momento del ritrovamento della parte superiore.<br />

Descrizione monumento: Stele in marmo di cui resta la parte bassa con <strong>il</strong> dente d’infissione. Lo<br />

specchio epigrafico è delimitato da un listello e da una gola rovescia. L’iscrizione è ben distribuita<br />

nello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e; r.2 cm 2.5; r.3 cm 2.3−2.9<br />

Tipo di interpunzione: assente.


Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare, con leggere apicature che a tratti diventano svolazzi e ricerca di effetto<br />

chiaroscur<strong>al</strong>e; in nesso TI <strong>al</strong>la fine della r.3 per mancanza di spazio.<br />

TESTO:<br />

[---]<strong>al</strong>i / iusta uxor / benemerenti.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Non si conosce <strong>il</strong> nome di questa moglie legittima benemerita, né quello del marito che le ha<br />

dedicato <strong>il</strong> monumento funebre.<br />

DATAZIONE: seconda metà I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 472.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 83<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, B<strong>org</strong>o S. Giovanni; riut<strong>il</strong>izzata nel muro di una casa.<br />

Data del ritrovamento: XV sec. (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/76<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 93 largh. cm 31 spess. cm 19<br />

Stato di conservazione: Integra s<strong>al</strong>vo una frattura ricomposta che attraversa lo specchio epigrafico<br />

d<strong>al</strong> lato sinistro a quello destro; una sbrecciatura nell’angolo superiore destro e inferiore destro.<br />

Descrizione monumento: Stele frontonata in marmo con acroteri; <strong>il</strong> frontone corniciato, da una<br />

gola rovescia, è cmapito da una rosetta a 5 pet<strong>al</strong>i; lo specchio epigrafico è corniciato da un listello e<br />

da una gola rovescia; l’iscrizione è ben distribuita entro lo specchio epigrafico.


CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 12<br />

Dimensioni lettere: rr.1−2 cm 3 ; rr.3−4 cm 2.7; rr.5−6 cm 2.4−2.1; r.7−9 cm 2.3; r.10 cm 1.9; r.11<br />

cm 1.5−1.7; r. 12 cm 1.9<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare, con lievi apicature e senza ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. In nesso NE della r.3<br />

per mancanza di spazio.<br />

TESTO:<br />

Have. / D(is) M(anibus) / Euphrosyne. G(aius) Sentius / Phronimus/ et Sentia / Saturnina / parentes<br />

/ f<strong>il</strong>iae / pientissimae, / vix(it) ann(is) XII d(iebus) XXVI. / V<strong>al</strong>e.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“S<strong>al</strong>ve. Agli dei Mani. A Eufrosyne (dedicano <strong>il</strong> monumento) Gaio Senzio Fronimo e Senzia<br />

Saturnina, i genitori <strong>al</strong>la figlia affettuosissima, visse 12 anni e 26 giorni. Addio.”<br />

I genitori conliberti e di origine grecanica dedicano <strong>il</strong> monumento <strong>al</strong>la figlia. La gens Sentia è già<br />

attestata a Rimini in <strong>al</strong>tre due epigrafi (CIL XI, 418 cfr. sch. n. 94; CIL XI, 513).<br />

DATAZIONE: II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 512; DONATI 1981, pp. 134; CENERINI 1982, p. 41 n. 52.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: forse stele.<br />

SCHEDA N. 84<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, B<strong>org</strong>o S. Giovanni, riut<strong>il</strong>izzata nella parete di una casa.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.


Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 9<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

D(is) M(anibus). / M(arci) [F]ae / selli / Pro / cli. / Faese[l] / lia Fau / stina / p(atri) p(osuit).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. (Il monumento è di) Marco Faesellio Proclo. Faesellia Faustina pose <strong>al</strong> padre.”<br />

La gens Faesellia è attestata in numerose epigrafi riminesi (CIL, XI, 380, sch. n. 2; XI, 378; XI, 379<br />

sch. n. 100; XI, 459 sch n. 84; XI, 381; XI, 6793 sch n. 3; A. Negrioli, NotSc 1915, pp. 33-35).<br />

Nella r. 9 la sigla P P può essere sciolta anche p(atri) p(ientissimo) o p(ro) p(ietate).<br />

DATAZIONE: I-II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 459; CENERINI 1982, p. p. 28 n. 7.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: forse stele.<br />

SCHEDA N. 85<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, B<strong>org</strong>o S. Giovanni; riut<strong>il</strong>izzata nella parete di una casa.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).


Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 7<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

D(is) M(anibus). /Titiae /Aphrodisiae / vixit an(nis) XVII / menses VI / Titia Tyche /mater.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. A Titia Afrodisia, che visse anni 17 e mesi 6. (Fece <strong>il</strong> monumento) Tita Tyche, la<br />

madre.”<br />

La gens Titia è attestata in numerose <strong>al</strong>tre epigrafi riminesi (sch. n. 39….). Le due donne<br />

sembrerebbero conliberte di origine grecanica.<br />

DATAZIONE: I-II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 522.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

SCHEDA N. 86


TIPOLOGIA: cippo.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, B<strong>org</strong>o S. Giovanni; riut<strong>il</strong>izzata nella parete della casa del Sig. Ugolini.<br />

Data del ritrovamento: 1825<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/80<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 24.5 largh. cm 23.5 spess. cm 14.5<br />

Stato di conservazione: Rimane solo l’angolo inferiore sinistro.<br />

Descrizione monumento: Angolo sinistro inferiore di un cippo in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e con poche<br />

linee di testo. Lo specchio epigrafico è delimitato da una gola rovescia e un listello. L’iscrizione è<br />

ben distribuita nello spazio.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 3.5; r.2 cm 3.1; r.3 cm 2.6−2.8<br />

Tipo di interpunzione: trangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco abbastanza<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare, con marcate apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.<br />

TESTO:<br />

[---] Urban[o] [---] / Statia D[---] / f<strong>il</strong>io.


TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

Si è conservata solo parte del nome di una madre che dedica <strong>il</strong> monumento <strong>al</strong> figlio.<br />

DATAZIONE: I-II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 518.<br />

SCHEDA N. 87


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: frammento a) Via Flaminia, B<strong>org</strong>o S. Giovanni; riut<strong>il</strong>izzata nell’ex chiesa di S.<br />

Gregorio. frammento b) Era stato riut<strong>il</strong>izzato nelle fondamenta di una casa riminese.<br />

Data del ritrovamento: b) 1752 (Planco); a) 1835<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/61<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 16.5 largh. cm 25.5 spess. cm 10<br />

Stato di conservazione: Attu<strong>al</strong>mente rimane un piccolo frammento del originario monumento a).<br />

In origine esistevano due frammenti ricomponib<strong>il</strong>i.<br />

Descrizione monumento: In origine era una stele frontonata in marmo con acroteri a p<strong>al</strong>mette<br />

incise; <strong>il</strong> frontone era corniciato da un listello e da una gola rovescia e campito da una g<strong>org</strong>one<br />

bella; lo specchio epigrafico era corniciato da un listello e da una gola rovescia; l’iscrizione era ben<br />

distribuita entro lo specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r. 1 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e; r.2 cm 3.8; r.3 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Essendo rimasto solo <strong>il</strong> con le lettere MVNAT si fornisce la descrizione<br />

delle lettere sulla base di una vecchia foto e <strong>il</strong> testo sulla base della lettura di E. Bormann. Le<br />

lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare, con lievi apicature<br />

e con ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. Nella r. 1 la prima I è maggiorata.


TESTO:<br />

Dis Manibus / Munatiae Elpidis / [M]unatiu(s) Chryseros f(ecit).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli dei Mani. A Munatia Elpidia fece (<strong>il</strong> monumento) Munatius Chryseros”<br />

La gens Munatia è attestata in un’<strong>al</strong>tra epigrafe riminese (CIL, XI, 486, sch. n 31). I personaggi<br />

sembrerebbero coniugi conliberti di origine grecanica.<br />

DATAZIONE: II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 487.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: sarcofago.<br />

SCHEDA N. 88<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, B<strong>org</strong>o S. Giovanni; ex chiesa di S. Gregorio.<br />

Data del ritrovamento: XV sec. (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/48<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 47 largh. cm 1.12-1.25 spess. cm 50-45<br />

Stato di conservazione: Integro, ma privo del coperchio; lievi sbrecciature delle cornici.<br />

Descrizione monumento: Piccolo sarcofago in pietra che poggia su una base decorata da un listello<br />

e gola; lo specchio epigrafico è corniciato da un piccolo listello; l’iscrizione occupa la parte sinistra<br />

dello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 5; r.2 cm 4.4; r.3 cm 4.2−3.8; r. 4 cm 3.9-3.6<br />

Tipo di interpunzione: approssimativamente triangolare irregolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong> ductus è<br />

abbastanza regolare, con lievi apicature che in <strong>al</strong>cuni casi diventano svolazzi e senza ricerca di<br />

effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. L’ultima linee è particolarmente influenzata d<strong>al</strong>la scrittura corsiva e sembra<br />

fatta da un <strong>al</strong>tro lapicida.<br />

TESTO:<br />

Hic ego sum posita, Irene, / quae vixi XVIII k<strong>al</strong>(endas)<br />

Hanc mei mi(hi) / miser(a)e posuer(unt) arka(m) parentes /<br />

Felicissimus Aug(sti) lib(ertus) et Furfulana Irene.


TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Qui io sono sepolta, Irene, che vissi 18 mesi<br />

Quest’arca posero a me sventurata, i miei genitori<br />

Felicissimo liberto dell’imperatore e Furfulana Irene.”<br />

Le prime tre linee di testo costituiscono due esametri e sono recitati d<strong>al</strong>la defunta in prima persona.<br />

DATAZIONE: inizio III sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 466.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 89<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, B<strong>org</strong>o S. Giovanni, fondo Cesare Vici; giacitura primaria 1.00 m. ca.<br />

di profondità ritrovata con tegoloni.<br />

Data del ritrovamento: 1907<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: Era in frammenti <strong>al</strong> momento del ritrovamento.<br />

Descrizione monumento: Lastra in marmo greco.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: forse triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta dai primi<br />

editori. In nesso NI fin<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la r.2, per mancanza di spazio.<br />

TESTO:<br />

D(is) M(anibus) /P(ublii) Aeli Pauliniani, /Aelia Baccice / f<strong>il</strong>io pientissimo /posuit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli dei Mani di Publio Aelio Pauliniano, Aelia Baccice pose (<strong>il</strong> monumento), <strong>al</strong> figlio<br />

affettuosissimo.”<br />

La gens Aelia è attestata nel riminese da un’<strong>al</strong>tra epigrafe (CIL, XI, 404 sch. n. 11; XI, 484)<br />

DATAZIONE: II sec. d.C.<br />

BIBLIOGRAFIA: A. PASQUINI 1907, p. 108.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele opistografa.<br />

SCHEDA N. 90<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, vicino <strong>al</strong> Ponte sull’Ausa; giacitura primaria.<br />

Data del ritrovamento: 1814<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e ponte romano sull’Ausa.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/39<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 36.5 largh. cm 28 spess. cm 5<br />

Stato di conservazione: Sc<strong>al</strong>pellata nella parte <strong>al</strong>ta e bassa, dove mancano <strong>al</strong>cune linee di scrittura;<br />

lievi sbrecciature lungo i bordi.<br />

Descrizione monumento: Stele in marmo scritta su entrambe le facce, quindi riut<strong>il</strong>izzata in epoca<br />

posteriore rispetto <strong>al</strong>la redazione del primo testo. L’iscrizione più antica è ben distribuita entro lo<br />

specchio epigrafico, mentre quella più recente è spostata verso <strong>il</strong> lato destro.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: a) 6 ; b) 8<br />

Dimensioni lettere: a) r.1 cm 3; r.2 cm 2.9−2.7; r.3 cm 3−2.8; r 4 cm 2.6; r. 5 cm 2.3; r. 6 non<br />

r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e<br />

b) r.1 cm 4; r.2 cm 2.5−2; r.3 cm 2.4; r 4 cm 2.5−2; r. 5 cm 2.3−2.4 (IN cm 1); r. 6 cm 2.5−1.9; r. 7<br />

cm 2.5−2.3; r. 8 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e.<br />

Tipo di interpunzione: a) hederae distinguentes st<strong>il</strong>izzate, regolari e inters<strong>il</strong>labiche; b)<br />

approssivamente triangolare irregolare.<br />

Descrizione iscrizione: a) Le lettere, in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è abbastanza regolare, con marcate apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. b) Le lettere,<br />

in grafia capit<strong>al</strong>e, con lievi influssi del corsivo, sono tracciate con solco molto leggero; <strong>il</strong> ductus è<br />

irregolare, privo di apicature e di ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.


TESTO:<br />

a) D(is) M(anibus). / Crepereio / Herenni / ano f<strong>il</strong>io / dulcissi / mo [---].<br />

b) D(is) M(anibus). / Nunnuric(a)e / f<strong>il</strong>i(a)e dulcissi / m(a)e Epictetus / pater ‘ in’(felix?) contra /<br />

votum que vi / cxit annis / [-] XVI.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

a) “Agli dei Mani. A Crepereio Herenniano figlio dolcissimo [---].”<br />

b) “Agli dei Mani. A Nunnurice figlia dolcissima (dedica <strong>il</strong> monumento) Epicteto, padre infelice,<br />

contrariamente <strong>al</strong> voto, che visse anni [---].”<br />

Nel secondo testo, di epoca più recente, si notino: la caduta costante del dittongo -ae e l’influsso<br />

della lingua parlata su quella scritta indicato d<strong>al</strong>l’aggiunta della c davanti a x nel verbo vixit.<br />

DATAZIONE: a) seconda metà II sec. d.C.; b) metà III sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 453; DONATI 1981, p. 166 n. 65.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 91<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex Porta S. Bartolomeo, nei pressi dell’Arco d’Augusto.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 17<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

In nesso NI fin<strong>al</strong>e della r.4; in nesso NI e AE della r.8.


TESTO:<br />

C(aio) Cornelio / C(ai) f(<strong>il</strong>io) Quirin(a) / Felici It<strong>al</strong>o / iurid(ico) per Flamini(am) / et Umbri(am),<br />

leg(ato) / prov(inciae) Achaiae, / praet(ori), / tr(ibuno) pl(ebis), quest(ori) prov(inciae) Sic<strong>il</strong>iae, /<br />

patrono coloniae / vicani vicorum VII et / colleg(i) fabr(orum) cent(onarum) dendr(oforum) / urbis,<br />

iudicatus eius ob eximiam / moderationem et in ster<strong>il</strong>itate / annonae laboriosam erga ipsos fidem /<br />

et industriam ut et civibus anno(na) / superesset et vicinis civitati / bus subveniretur. /L(ocus)<br />

d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Caio Cornelio Felice It<strong>al</strong>o, figlio di Caio, della tribù Quirina, con giurisdizione nella Flaminia e<br />

Umbria, legato della provincia Acaia, pretore, tribuno della plebe, questore della provincia di<br />

Sic<strong>il</strong>ia, patrono della colonia, i vicani dei sette vici e i collegi dei fabbri, dei centonari e dei<br />

dendrofori della città (dedicarono <strong>il</strong> monumento), fu giudicato per la sua straordinaria moderazione<br />

e, durante la penuria dell’annona, per la sua attiva tutela e zelo verso gli stessi affinché giungessero<br />

i soccorsi sia ai cittadini sulle rimanenze dell’annona che <strong>al</strong>le città vicine. Il luogo (per erigere <strong>il</strong><br />

monumento) è stato concesso per decreto dei decurioni.”<br />

r. 11 contra Bormann iuridicatus seguo Pighius; r. 16 contra Bormann subveneretur seguo ancora<br />

Pighius e V<strong>il</strong>lani.<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 377.<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 92<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex Porta S. Bartolomeo, nei pressi dell’Arco d’Augusto.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:


Numero di righe: 8<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

In nesso NI fin<strong>al</strong>e della r.5; la I fin<strong>al</strong>e della r. 6 risulta maggiorata.<br />

TESTO:<br />

Cantiae / L(uci) f(<strong>il</strong>iae) Saturninae / matri coloni(ae), / flaminicae, / sacerd(oti) divae Plotinae, /<br />

hic et foro Sempronii / d(ecurionum) d(ecreto) / publice.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Cantia Saturnina, figlia di Lucio, madre della colonia, flamine, sarcedotessa della diva Plotina,<br />

(fu eretto <strong>il</strong> monumento) qui e a Forum Sempronii, per pubblico decreto dei decurioni”.<br />

Altri due membri della gens Cantia sono attestati in un’epigrafe riminese (sch. n. 67).<br />

DATAZIONE: post 129 d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 407.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 34.<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 93<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex Porta S. Bartolomeo, nei pressi dell’Arco d’Augusto.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: perduta.


N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 9<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

Le I della r.5 risultano maggiorate.<br />

TESTO:<br />

T(ito) Mestrio / C(ai) f(<strong>il</strong>io)An(iensi) Severo / equo publi(co), pont(ifici) / II vir(o) (:duoviro)<br />

quinq(uenn<strong>al</strong>i), trib(uno) / coh(ortis) [---] civium Rom(anorum). T(itus) Mestrius C<strong>al</strong>listus / cum<br />

T(ito) Mestrio Severo / C<strong>al</strong>listiano f<strong>il</strong>io, / l(oco) d(ato) d(ecreto) d(ecurionum).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Tito Mestrio Severo, figlio di Caio, della tribù Aniense, cav<strong>al</strong>iere per ordine dell’imperatore,<br />

pontefice, duoviro quinquenn<strong>al</strong>e, tribuno della coorte [---] dei cittadini Romani. (Dedica <strong>il</strong><br />

monumento) Tito Mestrio C<strong>al</strong>listo con <strong>il</strong> figlio Tito Mestrio Severo C<strong>al</strong>listiano, nel luogo concesso<br />

per decreto dei decurioni.”<br />

A Rimini è attestata anche una Mestria Sabina (CIL, XI, 484). Si noti la formula onomastica<br />

ut<strong>il</strong>izzata per indicare <strong>il</strong> figlio del liberto che dedica <strong>il</strong> monumento, con i tria nomina del patrono e<br />

l’aggiunta del cognomen del padre aggettivato.<br />

DATAZIONE: fine I - inizi II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 392; DONATI 1967, p. 31 n. 50; CENERINI 1982, p. 32 n. 21.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 35.<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 94


CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex Porta S. Bartolomeo, nei pressi dell’Arco d’Augusto.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 13<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta dai primi<br />

editori. La I fin<strong>al</strong>e della r.11 risulta maggiorata.<br />

TESTO:<br />

C(aio) Sentio C(ai) f(<strong>il</strong>io) /P<strong>al</strong>(atina) V<strong>al</strong>erio / Faustiniano, / IIviro (:duoviro), IIIviro (:tresviro),<br />

augur(i), / vicani vicorum VII, / collegia fabr(um) et / centonar(iorum) / ex aere conlato / quod in<br />

honore IIviratus / industriae administrato / omnibus plebis desideriis / satisfecit. / L(ocus) d(atus)<br />

d(ecreto) d(ecurionum).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Caio Sentio V<strong>al</strong>erio Faustiniano, figlio di Caio, della tribù P<strong>al</strong>atina, duoviro, tresviro, augure.<br />

(Gli hanno dedicato <strong>il</strong> monumento) i vicani dei sette vici, i collegi dei fabbri e dei centonari con <strong>il</strong><br />

denaro raccolto, perché quando ricoprì la carica di duoviro, amministrata con operosità, soddisfò<br />

tutti i desideri della plebe. Il luogo (per erigere <strong>il</strong> monumento) è stato concesso per decreto dei<br />

decurioni.”<br />

A Rimini sono attestati <strong>al</strong>tri membri della gens Sentia (CIL, XI, 512 sch. n. 83; XI, 513)<br />

DATAZIONE: II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 418; DONATI 1967, p. 31 n. 52; CENERINI 1982, pp. 40-41 n. 51.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 38 e p. 49.<br />

SCHEDA N. 95


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex Porta S. Bartolomeo, nei pressi dell’Arco d’Augusto.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 7<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

La T fin<strong>al</strong>e della r.6 risulta maggiorata.<br />

TESTO:<br />

C(aio) Emonio / [S]ex(ti) f(<strong>il</strong>io) Ani(ensi) Clemen /[ti], / aed<strong>il</strong>i, / [---]ius T(iti) f(<strong>il</strong>ius) An(iensi)<br />

Maximus / frater / [--O] fieri ivssit / testamento.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Caio Emonio Clemente, figlio di Sesto, della tribù Aniense, ed<strong>il</strong>e, (dedicò <strong>il</strong> monumento) [---]<br />

Massimo figlio di Tito, della tribù Aninese, <strong>il</strong> fratello, [---] ordinò che fosse fatto nel testamento”.<br />

DATAZIONE: II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 409; DONATI 1967, p. 29 n. 41; CENERINI 1982, p. 27 n. 1.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 37.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 96<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex Porta S. Bartolomeo, nei pressi dell’Arco d’Augusto.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

[-] Flavio T(iti) f(lio), / Ani(enisi) Maximo / equo publico /[ex] testamento.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“[---] A Flavio Massimo, figlio di Tito, della tribù Aniense, cav<strong>al</strong>iere per designazione imperi<strong>al</strong>e. (Il<br />

monumento è stato eretto ) per testamento”.<br />

La gens Flavia è ricordata in <strong>al</strong>tre epigrafi riminesi (CIL, XI, 465 sch. n. 56; XI, 6788 sch. n. 103;<br />

XI, 6789 sch. n. 104). Non si conosce <strong>il</strong> nome del dedicante.<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 409; DONATI 1967, p. 30 n. 45.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 37.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 97<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex Porta S. Bartolomeo, nei pressi dell’Arco d’Augusto.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: La porzione centr<strong>al</strong>e della parte <strong>al</strong>ta dell’epigrafe è stata riut<strong>il</strong>izzata nella<br />

costruzione del Tempio M<strong>al</strong>atestiano, p<strong>il</strong>astro della I cappella di destra, oggi non più visib<strong>il</strong>e, ma<br />

testimoniata da una fotografia scattata in occasione del restauro post-bellico.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 9<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta, integrandola con le poche lettere visib<strong>il</strong>i nella fotografia. La I inizi<strong>al</strong>e risulta<br />

maggiorata.<br />

TESTO:<br />

Imp(eratori) Caesari /L(ucio) Septimio / Severo / Pertinaci Aug(usto), / pontifici maximo, /<br />

tribunicia / potestate II, / imp(eratori) IIII, co(n)s(uli) II, / proconsuli, p(atri) p(atriae). /<br />

D(ecurionum) d(ecreto) / p(ublice)<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“All’imperatore Cesare Lucio Settimio Severo Pertinace Augusto, pontefice massimo, quando<br />

ricopriva la seconda tribunicia potestà, era imperatore per la quarta volta, console per la seconda,<br />

proconsole, padre della patria. (Il monumento fu eretto) per pubblico decreto dei decurioni.”


DATAZIONE: 194 d. C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 372.<br />

BIBLIOGRAFIA: TURCHINI 2000, p. 295 e p. 661.<br />

CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 98<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Flaminia, ex Porta S. Bartolomeo, nei pressi dell’Arco d’Augusto.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 10<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto risulta perduta, pertanto si riporta la<br />

lettura fatta nelle precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della<br />

tradizione manoscritta.<br />

Alla r. 3 la I di It<strong>al</strong> è maggiorata. In nesso i fin<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la r. 4.<br />

TESTO:<br />

L(ucio) Betutio L(uci) f(<strong>il</strong>io) / P<strong>al</strong>(atina) Furiano / p(rimo) p(<strong>il</strong>o) leg(ionis) I It<strong>al</strong>i(cae), IIviro<br />

(:duoviro) / quinq(uenn<strong>al</strong>i), IIviro (:duoviro) i(ure) d(icundo), IIIviro (:tresviro), / aed<strong>il</strong>i cur(uli),<br />

pontif(ici), / flamini Divi Nervae, / patrono colon(iae), / colleg(ium) fabr(um), / amantissimo<br />

patriae. /L(ocus) d(atus) d(ecreto) d(ecurionum).


TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Lucio Betuzio Furiano figlio di Lucio della tribù P<strong>al</strong>atina, primip<strong>il</strong>o della legione I It<strong>al</strong>ica,<br />

duoviro quinquenn<strong>al</strong>e, duoviro con potere giudiziario, treviro, ed<strong>il</strong>e curule, pontifex, flamine del<br />

divo Nerva, <strong>al</strong> patrono della colonia <strong>il</strong> collegio del centonari (dedicò <strong>il</strong> monumento) <strong>al</strong> patriota<br />

sincero. Il luogo (per erigere <strong>il</strong> monumento) è stato concesso per decreto dei decurioni”.<br />

Questo personaggio è ricordato in <strong>al</strong>tre tre epigrafi (CIL, XI, 385 cfr. sch. n. 22 e 387 sch n. 23)<br />

DATAZIONE: inizio II d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 386; DONATI 1967, pp. 27-28 n. 37; CENERINI 1982, p. 39 n. 44.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 36-38.<br />

CATEGORIA: dedicatoria<br />

TIPOLOGIA: monument<strong>al</strong>e.<br />

SCHEDA N. 99<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Arco d’Augusto.<br />

Data del ritrovamento: è sempre stata visib<strong>il</strong>e.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia.<br />

Luogo di conservazione: in loco.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. m 1.80 largh. m 10 ca.<br />

Stato di conservazione: Mancante di un’intera linea e di <strong>al</strong>cuni blocchi con piccole parti<br />

d’iscrizioni.<br />

Descrizione monumento: L’iscrizione dedicatoria sull’attico dell’Arco d’Augusto doveva<br />

originariamente constare di tre f<strong>il</strong>ari di blocchi, contenenti complessivamente quattro linee di testo:<br />

la prima e la seconda occupavano ciascuna l’<strong>al</strong>tezza di un blocco, le ultime due erano contenute in<br />

un unico f<strong>il</strong>are. Gli apici inferiori della quarta linea invadevano di 3-4 centimetri <strong>il</strong> sottostante<br />

f<strong>il</strong>are.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 37; r.2 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e; r.3 cm 30; r 4 cm 25.<br />

Tipo di interpunzione: triangolare ragolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e uffici<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco<br />

molto profondo, corredato da fori che dovevano ospitare lettere in bronzo; <strong>il</strong> ductus è regolare e


molto accurato, con belle apicature e attenta ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. L’iscrizione risulta in<br />

parte perduta, pertanto si riporta la lettura fatta dai primi editori.<br />

TESTO:<br />

Senatus populus[que Romanus] /[Imp(eratori) Caesari Divi f(<strong>il</strong>io) augusto imp(eratori) sept(em)] /<br />

co(n)s(uli) septem designat(o) octavom v[ia Flamin]ia [et relique]is / celeberrimeis It<strong>al</strong>iae vieis<br />

cons<strong>il</strong>io [et autoritate ei]us m[un]iteis.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Il Senato e <strong>il</strong> popolo romano, <strong>al</strong>l’imperatore Augusto figlio del Divo Cesare, imperatore per la<br />

settima volta, console per la settima volta, designato per l’ottava, perché per sua decisione e autorità<br />

sono state lastricate la via Flaminia e le <strong>al</strong>tre celebri vie d’It<strong>al</strong>ia”.<br />

Contra Bormann <strong>al</strong>la r. 4 [et sumptib]us [eius mu]niteis si accetta la lettura di G. Gerola, che nel<br />

1912 ebbe la possib<strong>il</strong>ità di vedere nei blocchi inferiori i resti degli apici delle lettere mancanti.<br />

Si notino le desinenze arcaiche -om e -eis<br />

DATAZIONE: 27 a.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 385; GEROLA, 1912 p. 208-211.<br />

BIBLIOGRAFIA: FONTEMAGGI-PIOLANTI, 1998, pp. 59-60.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 100<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Corso d’Augusto, ex Chiesa di S. Bartolomeo, nei pressi dell’Arco d’Augusto;<br />

reimpiegata sotto l’<strong>al</strong>tare.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 19<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.


Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto risulta perduta, pertanto si riporta la<br />

lettura fatta nelle precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della<br />

tradizione manoscritta.<br />

Sul retro dell’epigrafe compare la parola Proseri.<br />

TESTO:<br />

C(aio) Faesellio C(ai) f(<strong>il</strong>io)An(ienisi) / Rufioni, eq(uo) pub(lico), L(aurenti) L(avinati), / cur(atori)<br />

reip(ublicae) Forodr(uentinorum), patr(ono) col(oniae) Arim(ini) / itemq(ue) vicanorum vicorum<br />

VII / et rarissimo civi, quod liber<strong>al</strong>itates / in patriam civesque a maioribus / suis tributas exemplis<br />

suis supe / raverit, dum et annonae populi / inter c[e]tera beneficia saepe / subvenit et praeterea<br />

singulis / vicis munificentia sua SS (: sestertium) XX n(ummum) ad / emptionem possessionis cuius<br />

de / reditu die nat<strong>al</strong>is sui sportular(um) / divisio semper celebretur / largitus sit, ob cuius<br />

dedicationem / SS (: sestertios) n(ummos) IIII vicanis divisit. / vicani vici Dianensis.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Caio Faesellio Rufione, figlio di Caio della tribù Anienese, cav<strong>al</strong>liere, abitante della nuova<br />

Lavinio, curatore dell’amministrazione di Forum Druentinorum, patrono della colonia di Rimini<br />

come anche dei vicani dei sette vici ed esimio cittadino perché con i suoi esempi superò le<br />

elargizioni verso la partia e verso i cittadini dispensate dai suoi antenati, e ancora tra gli <strong>al</strong>tri<br />

benefici spesso provvide <strong>al</strong>l’annona del popolo e inoltre ai singoli vici concesse per la sua<br />

munificenza venti sesterzi di denaro per l’acquisto di una podere con <strong>il</strong> cui reddito nel giorno del<br />

suo compleanno fosse sempre celebrata una distribuzione di sportule, per la consacrazione del qu<strong>al</strong>e<br />

divise tra i vicani quattro sesterzi di denaro. I vicani del vico Dianense (gli dedicarono <strong>il</strong><br />

monumento)”.<br />

Membri della gens Faesellia sono ricordati nel riminese in numerose epigrafi (CIL, XI, 380 sch. n.<br />

2; XI, 378; XI, 459 sch n. 84; XI, 381; XI, 6793 sch n. 3; A. Negrioli, NotSc 1915, pp. 33-35).<br />

I Laurentes Lavinates erano gli abitanti della nuova Lavinium ovvero di Laurolavinium che ai tempi<br />

degli Antonini fi costruita d<strong>al</strong>l’unione di Lavinio e di Laurento.<br />

DATAZIONE: seconda metà II d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 379; DONATI 1967, p. 29 n. 43; CENERINI 1982, p. 28 n. 5.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 34, p. 38, p. 48.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: forse cippo.<br />

SCHEDA N. 101<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Corso d’Augusto, ex Chiesa di S. Bartolomeo, nei pressi dell’Arco d’Augusto;<br />

reimpiegata sotto un <strong>al</strong>tare.<br />

Data del ritrovamento: XV secolo (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Flaminia e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: perduta.


N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 14<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto risulta perduta, pertanto si riporta la<br />

lettura fatta nelle precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della<br />

tradizione manoscritta.<br />

Sul retro dell’epigrafe compaiono le parole Megethi Megethi<br />

TESTO:<br />

C(aio) G<strong>al</strong>erio C(ai) f(<strong>il</strong>io)An(iensi) / Iuliano, eq(uo) p(ublico), / quaestori, dumviro (:duoviro), /<br />

curatori Sa[s]sinatium / curatori Solonatium, / flamini, patron(o) col(oniae) Aug(ustae) /<br />

Arim(ini), advoc(ato) public(o), amantissimo decurion(um), / amantissimo civium. /<br />

Splendidissimus ordo / Ariminensium /meritis fidei / bonitati innocen / tiaeque eius.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Caio G<strong>al</strong>erio Giuliano, figlio di Caio della tribù Anienese, cav<strong>al</strong>liere designato d<strong>al</strong>l’imperatore,<br />

questore, duoviro, amministratore dei Sarsinati, amministratore dei Solonati, flamine, patrono della<br />

colonia augustea di Rimini, avvocato pubblico, molto ben disposto verso i decurioni, molto ben<br />

disposto verso i cittadini. Lo splendido collegio dei Riminesi (gli dedica <strong>il</strong> monumento) per i suoi<br />

meriti, per la fedeltà, la integrità e onestà.”<br />

Nel riminese sono attestati epigraficamente <strong>al</strong>tri due membri della gens G<strong>al</strong>eria (CIL, XI, 469 sch.<br />

n. 36; XI, 413; XI, 450 sch. n. 116; sch. n. 37).<br />

DATAZIONE: II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 414; DONATI 1967, pp. 30-31 n. 47; CENERINI 1982, p. 30 n. 14.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 38.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

SCHEDA N. 102


Provenienza: Corso d’Augusto; reimpiegata nella casa già Turchi Battarra.<br />

Data del ritrovamento: 1849<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: decumano massimo e Arco d’Augusto.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/75<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 26.7 largh. cm 20 spess. cm 8<br />

Stato di conservazione: Rimane solo la parte fin<strong>al</strong>e con larghe sbrecciature degli angoli.<br />

Descrizione monumento: Porzione fin<strong>al</strong>e di una stretta stele in marmo con poche linee di testo. Lo<br />

specchio epigrafico è delimitato da due listelli accostati. L’iscrizione è ben distribuita nello spazio.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: r.1−2 cm 4; r.3 cm 3.7; rr.3−4 cm 3<br />

Tipo di interpunzione: informe regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco molto<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è irregolare, molto influenzato d<strong>al</strong>la scrittura corsiva; quasi tutte le lettere sono<br />

prive dei trattini orizzont<strong>al</strong>i, ridotti a dei fori e le rotondità sono tutte appiattite; assente la ricerca di<br />

effetto chiaroscur<strong>al</strong>e e le apicature.<br />

TESTO:<br />

[---] / Secundini. / Secundus / f<strong>il</strong>(io) piissim(o). / Vixit ann(nis) XII / mens(ibus) III d(iebus) [---].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

[---] A Secundino. Secundo (dedica <strong>il</strong> monumento) <strong>al</strong> figlio affettuosissimo. Visse anni 12 mesi 3<br />

giorni [---]


DATAZIONE: III sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 511; DONATI 1982, p. 146 n. 56.<br />

CATEGORIA: votiva.<br />

SCHEDA N. 103


TIPOLOGIA: ara.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Giordano Bruno, già Casa Pugliesi-Guerrieri; giacitura primaria, prof. 2.50 m.<br />

Data del ritrovamento: 1891<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: decumano massimo e teatro.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 100 largh. cm 48 spess. cm<br />

Stato di conservazione: Integro s<strong>al</strong>vo lievi sbrecciature sulle cornici; due fratture <strong>al</strong>la base<br />

ricomposte.<br />

Descrizione monumento: Ara in marmo decorata <strong>al</strong>la base da sott<strong>il</strong>e toro, gola incavata e listello;<br />

nel coronamento ha una gola incavata e una rovescia. Lo specchio epigrafico non è corniciato.<br />

L’iscrizione è ben distribuita nello spazio, ad eccezione delle ultime due linee.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 11<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 4; r.2 cm 3.5; rr.3−11 cm 3<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare e accurato, con belle apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. Le ultime due<br />

linee hanno un ductus più irregolare e non sono ben distribuite nello spazio, segno che sono state<br />

aggiunte in un secondo momento e che probab<strong>il</strong>mente sono di mano diversa.


TESTO:<br />

I(ovi) o(ptimo) m(aximo) / Dolicheno. /T(itus) Flavius (et) / G<strong>al</strong>ata / Eutyches / pro s<strong>al</strong>ute /<br />

Amaranti / lib(erti) sui. / V(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito). / Sub C(aio) Iulio Flacco / sacerdot(e).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Giove ottimo massimo Dolicheno. Tito Flavio e G<strong>al</strong>ata Euthyches per la s<strong>al</strong>vezza di Amaranto,<br />

<strong>il</strong> proprio liberto. Sciolgono <strong>il</strong> voto con cuore sincero. Sotto <strong>il</strong> sacerdote Caio Iulio Flacco”.<br />

La gens Flavia è attestata a Rimini nell’<strong>al</strong>tra ara trovata insieme <strong>al</strong>la presente (CIL, XI, 6789 sch. n.<br />

104) e in <strong>al</strong>tre (CIL, XI, 409 sch. n. 96; XI, 465 sch. n. 56).<br />

DATAZIONE: fine II- inizio III sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 6788; DONATI 1982, p. 170 n. 67.<br />

BIBLIOGRAFIA: MERLAT 1951, n.260; SUSINI 1978, n. 3; CENERINI 2000, pp. 65-67.


CATEGORIA: votiva.<br />

TIPOLOGIA: ara.<br />

SCHEDA N. 104<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Giordano Bruno, già Casa Pugliesi-Guerrieri; giacitura primaria, prof. 2.50 m.<br />

Data del ritrovamento: 1891<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: decumano massimo e teatro.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 102 largh. cm 44 spess. cm 41<br />

Stato di conservazione: Integro s<strong>al</strong>vo lievi sbrecciature sulle cornici e una lieve frattura ricomposta<br />

nel coronamento.<br />

Descrizione monumento: Ara in marmo decorata <strong>al</strong>la base da gola incavata e listello; nel<br />

coronamento ha due acroteri angolari. Lo specchio epigrafico è inquadrato da un’incisione.<br />

L’iscrizione è ben distribuita nello spazio, ad eccezione delle ultime due linee.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 11<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 4.5-4; r.2 cm 4.; r.3 cm 3.5; r.4 cm 4.5; rr.5-8 cm 4; r. 9 cm 4.5; rr. 10-<br />

11 cm 4-3<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare e accurato, con belle apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. Le ultime due<br />

linee hanno un ductus più irregolare che pende verso destra e non sono ben distribuite nello spazio,<br />

segno che sono state aggiunte in un secondo momento e che probab<strong>il</strong>mente sono di mano diversa.<br />

In nesso HE <strong>al</strong>la r.2 e AN <strong>al</strong>la r. 8; una piccola o inscritta nella C fin<strong>al</strong>e della r. 10 per mancanza di<br />

spazio.


TESTO:<br />

Iovi o(ptimo) m(aximo) / Dolicheno. / Pro s<strong>al</strong>ute / T(iti) Flavi / Viatoris / f<strong>il</strong>i sui / T(itus) Flavius<br />

Amarantus. / V(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito). / Sub C(aio) Iulio Flacco / sacerdot(e).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Giove ottimo massimo Dolicheno. Per la s<strong>al</strong>vezza di Tito Flavio Viatore, suo figlio, Tito Flavio<br />

Amaranto. Sciolgono <strong>il</strong> voto con cuore sincero. Sotto <strong>il</strong> sacerdote Caio Iulio Flacco”.<br />

La gens Flavia è attestata a Rimini in <strong>al</strong>tre epigrafi (CIL, XI, 409 sch. n. 96; XI, 465 sch. n. 56) e in<br />

un’<strong>al</strong>tra ara trovata insieme <strong>al</strong>la presente (CIL, XI, 6788 sch. n. 103) con la qu<strong>al</strong>e è collegata perché<br />

ne cita lo stesso liberto Amaranto. In questo caso è <strong>il</strong> liberto Amaranto che dedica l’ara <strong>al</strong> figlio<br />

Viatore.<br />

Si noti che in questo testo <strong>il</strong> liberto è indicato secondo le norme onomastiche e, secondo Merlat,<br />

questo testimonierebbe l’avvenuta acquisizione dello stato di liberto.<br />

DATAZIONE: fine II- inizio III sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 6789; DONATI 1982, p. 170 n. 68.<br />

BIBLIOGRAFIA: MERLAT 1951, n.261; SUSINI 1978, n. 4; CENERINI 2000, pp. 65-67.


CATEGORIA: onoraria.<br />

TIPOLOGIA: cippo.<br />

SCHEDA N. 105<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Corso d’Augusto, angolo P.zza Cavour, P<strong>al</strong>azzo Vincenzi-De Luca; giacitura<br />

primaria, prof. 3.10 m.<br />

Data del ritrovamento: 1947<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: decumano massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/15bis<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 125.5 largh. cm 59.3 spess. cm 66<br />

Stato di conservazione: Mancante del coronamento anche se <strong>al</strong> momento del ritrovamento ne<br />

rimaneva gran parte del lato sinistro; larga sbrecciatura dell’angolo superiore destro.<br />

Descrizione monumento: Cippo in marmo decorato <strong>al</strong>la base da listello, gola rovescia e golan<br />

incavata; secondo le testimonianze dei primi editori, <strong>il</strong> coronamento aveva le medesime<br />

modanature; lo specchio epigrafico è inquadrato da un largo listello e da una gola incavata. Ai due<br />

lati si notano le tracce dell’erasione di due elementi decorativi forse l’urceo e la patera. L’iscrizione<br />

non è ben distribuita nello specchio epigrafico ed è stata lasciata una larga fascia vuota nella zona<br />

inferiore, segno del possib<strong>il</strong>e riut<strong>il</strong>izzo di un monumento con diversa destinazione.


CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 9<br />

Dimensioni lettere: rr.1−8 cm 4.4−4.7; r.9 cm 4.9<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco molto<br />

leggero; <strong>il</strong> ductus è molto irregolare, in <strong>al</strong>cuni tratti influenzato d<strong>al</strong> corsivo, risulta privo di<br />

apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. Il trattino della A è obliquo.<br />

TESTO:<br />

Cneo Aqu<strong>il</strong>io Ro /mano Eusebio, v(iro) c(larissimo), / consulari Flami /niae et Piceni ob in /lustria<br />

eius meri / ta et insignia bene / ficia, patrono dignissimo ordo / Ariminensium.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“ A Cneo Aqu<strong>il</strong>io Eusebio romano, uomo <strong>il</strong>lustre, governatore della provincia Flaminia e Piceno,<br />

per i suoi evidenti meriti e insigni benefici, <strong>al</strong> patrono molto meritevole (dedica <strong>il</strong> monumento) <strong>il</strong><br />

collegio dei riminesi”.<br />

Il personaggio non è <strong>al</strong>trimenti noto, ma <strong>il</strong> suo governatorato sulla provincia Flaminia et Picenum,<br />

sorta <strong>al</strong>la metà del IV sec. d.C., permette di collocarne <strong>il</strong> cursus honorum in t<strong>al</strong>e epoca.<br />

DATAZIONE: seconda metà IV sec. d.C.<br />

EDIZIONI: TUSA 1947, p. 109-112; TUSA 1948, pp. 44-45; AEp. 1950, n. 84; DONATI 1982, p.<br />

164 n. 64.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: lastra.<br />

SCHEDA N. 106<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Corso d’Augusto, P<strong>al</strong>azzo già Romagnoli; reimpiego in un muro.<br />

Data del ritrovamento: 1836<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: decumano massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/16<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 30 largh. cm 19 spess. cm 8.5<br />

Stato di conservazione: Frammentaria su tutti i lati.


Descrizione monumento: Lastra in marmo corniciata in <strong>al</strong>to da un listello L’iscrizione è ben<br />

distribuita nello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 7<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 2; r.2 cm 1.7; r.3 cm 1.5; r.4 1.5−1.7; r. 5 1.8; rr. 6−7 cm 2<br />

Tipo di interpunzione: approssimativamente triangolare irregolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco leggero; <strong>il</strong><br />

ductus è molto irregolare e influenzato d<strong>al</strong> corsivo; risulta privo di apicature e ricerca di effetto<br />

chiaroscur<strong>al</strong>e.<br />

TESTO:<br />

[---]Bonoso ord[inario] / [leg(nis) IV] Macedonic(a)e, / [---]orina uxor et r[---] / [---]tia f<strong>il</strong>ia<br />

benem[erenti] /[monument]um fe[cer]un[t], /[ann]os XL me[nses][---] /[dies] XII m<strong>il</strong>[itavit] / [---<br />

].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“[---] A Bonoso uffici<strong>al</strong>e superiore della legione IV Macedonica, la moglie [---] e la figlia [---]<br />

fecero un monumento <strong>al</strong> benemerito, che m<strong>il</strong>itò 40 anni, mesi [---], e 12 giorni [---]”.<br />

DATAZIONE: III sec. d.C.


EDIZIONI: CIL, XI, 388.<br />

CATEGORIA: monument<strong>al</strong>e.<br />

TIPOLOGIA: lastra.<br />

SCHEDA N. 107<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Piazza S.Martino, dietro <strong>al</strong> P<strong>al</strong>azzo Garampi; reimpiego in un muro.


Data del ritrovamento: 1916<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: decumano massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/9<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 31 largh. cm 31.5 spess. cm 21.5<br />

Stato di conservazione: Sc<strong>al</strong>pellata per <strong>il</strong> reimpiego su tre lati; lievi sc<strong>al</strong>fitture delle lettere.<br />

Descrizione monumento: Lastra di rivestimento di un monumento in pietra loc<strong>al</strong>e corniciata in<br />

basso da un largo listello in aggetto e da un toro. L’iscrizione è ben distribuita nello specchio<br />

epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 8.1; r.2 cm 7<br />

Tipo di interpunzione: virgolata con riccio verso <strong>il</strong> basso.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è molto regolare ed elegante, ricco di belle apicature e con attenta ricerca di effetto<br />

chiaroscur<strong>al</strong>e.<br />

TESTO:<br />

[---I]O P F C [---] / [---] [fie]ri iussi[t] [---]<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:


D<strong>al</strong>le poche lettere rimaste si evince solamente che <strong>il</strong> monumento era collegato ad un lascito<br />

testamenario.<br />

DATAZIONE: I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: MANSUELLI 1940, p. 186 n. 4.<br />

SCHEDA N. 108


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: forse stele.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: P.zza Zavagli; reimpiegata nel muro di P<strong>al</strong>azzo Zavagli.<br />

Data del ritrovamento: XVII secolo (Temanza).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: decumano massimo.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non descritto dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto risulta perduta, pertanto si riporta la<br />

lettura fatta nelle precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della<br />

tradizione manoscritta.<br />

Le lettere I della r. 3 sono maggiorate<br />

TESTO:<br />

[O]f<strong>il</strong>ia Eu(ty)che / Scantiae / Agathini / amicae optimae.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Of<strong>il</strong>ia Eutyche (dedica <strong>il</strong> monumento a) Scatia Agatini, ottima amica.”<br />

Il nome grecanico Agatheni femmin<strong>il</strong>e è attestato in un’<strong>al</strong>tra epigrafe riminese (CIL, XI, 436)<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 493.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 109<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Corso d’Augusto, P<strong>al</strong>azzo Battaglini; reimpiegato in un muro.<br />

Data del ritrovamento: 1838<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: decumano massimo.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/35<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 13.5 largh. cm 31 spess. cm 14.5<br />

Stato di conservazione: Sc<strong>al</strong>pellata per <strong>il</strong> reimpiego su tre lati.<br />

Descrizione monumento: Stele in marmo corniciata a destra da una gola rovescia. L’iscrizione è<br />

ben distribuita nello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 3<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e; r.2 cm 3.1; r.3 cm 3<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare ed elegante, con apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.


TESTO:<br />

[Di]s / Manibu[s] / Asellia[e] / [---]<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli dei Mani. Ad Asellia [---]<br />

DATAZIONE: I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 442.


CATEGORIA: monument<strong>al</strong>e.<br />

TIPOLOGIA: lastra.<br />

SCHEDA N. 110<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Corso d’Augusto, Ponte di Tiberio.<br />

Data del ritrovamento:<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: decumano massimo e Ponte di Tiberio.<br />

Luogo di conservazione: in situ<br />

N. inv.: nessuno<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evate<br />

Stato di conservazione: L’iscrizione sul lato sinistro per chi viene d<strong>al</strong>la città è molto danneggiata<br />

nella parte centr<strong>al</strong>e, dove <strong>al</strong>cuni blocchi risultano aver perduto quasi tot<strong>al</strong>mente le lettere;<br />

l’iscrizione dul lato destro invece è danneggiata solo nel blocco inizi<strong>al</strong>e, ma le lettere risultano<br />

molto abrase.<br />

Descrizione monumento: Due lastra speculari di rivestimento della parte centr<strong>al</strong>e delle due sp<strong>al</strong>le<br />

del ponte; in pietra d’Istria o d’Aurisina, corniciate su tutti i lati da una larga gola incavata.<br />

L’iscrizione occupa la parte <strong>al</strong>ta dello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i<br />

Tipo di interpunzione: triangolare irregolare<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco molto<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è molto regolare ed elegante, ricco di belle apicature e con attenta ricerca di<br />

effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La P è ad occhiello aperto. Le I delle parole Divi e Iuli sono sempre<br />

maggiorate.<br />

TESTO:<br />

A sinistra venendo d<strong>al</strong>la città:<br />

Imp(erator) Ca[e]sar Divi f(<strong>il</strong>ius) August[us, pontifex m]axim(us) [co(n)s(ul) XIII, imp(erato)r X]X,<br />

tribunic(ia) potest(ate) XXXVII, p(ater) p(atriae)./ Ti(berius) Caesar Divi Augusti f(<strong>il</strong>ius), D[ivi Iuli<br />

n(epos) Au]gust(us) ponti[f(ex) maxim(us), co(n)s(ul)] IIII imp(erator) VIII trib(unicia) potest(ate)<br />

XXII deder[e].<br />

A destra vevendo d<strong>al</strong>la città:<br />

[Imp(erator) Caesar D]ivi f(<strong>il</strong>ius) Augustus pontifex maxim(us) co(n)s(ul) XIII, imp(erato)r XX,<br />

tribunic(ia) potest(ate) XXXVII, p(ater) p(atriae)/ [Ti(berius) Caesa]r Divi Augusti f(<strong>il</strong>ius), Divi Iuli<br />

n(epos), August(us), pontif(ex) maxim(us), co(n)s(ul) IIII, imp(erator) VIII, trib(unicia) potest(ate)<br />

XXII dedere.


TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

L’imperatore Cesare figlio del divo Augusto, pontefice massimo, console per la XIII volta,<br />

imperatore per la XX, con la tribunicia potestà per la XXXVII volta, padre della patria. Tiberio<br />

Cesare figlio del divo Augusto, nipote del divo Giulio, Augusto, pontefice massimo, console per la<br />

IIII volta, imperatore per la VIII, con la tribunicia potestate per la XXII volta, diedero (questo<br />

monumento).<br />

DATAZIONE: 14-21 sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 367.<br />

CATEGORIA: votiva.<br />

TIPOLOGIA: elemento architettonico.<br />

SCHEDA N. 111<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Chiesa di S. Giuliano.<br />

Data del ritrovamento: 1548 (Rigazzi).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Em<strong>il</strong>ia.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: Largo architrave di una porta in marmo.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 1<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

Genio Ariminensium.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Al Genio dei Riminesi”<br />

DATAZIONE: I-II sec. d.C.


EDIZIONI: CIL, XI, 354.<br />

BIBLIOGRAFIA: CENERINI 2000, p. 57.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: forse stele.<br />

SCHEDA N. 112<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Chiesa di S. Giuliano.<br />

Data del ritrovamento: XVII secolo (Clementini)<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Em<strong>il</strong>ia.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non fatta dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 8<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

D(is) M(anibus) / Felicioni / servo / benemerenti, / vix(it) an(nis) XXXI, / posuit / Allia Matidia /<br />

domina.


TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. A Felicione servo benemerito, visse anni 31, pose (<strong>il</strong> monumento) Allia Matidia, la<br />

padrona.”<br />

DATAZIONE: prima metà II sec. d.C. (per <strong>il</strong> nome Matidia)<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 437.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: forse stele.<br />

SCHEDA N. 113<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Em<strong>il</strong>ia, zona Celle, già Chiesa di S. Mustia.<br />

Data del ritrovamento: XVI secolo (Rigazzi)<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Em<strong>il</strong>ia<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Stato di conservazione: sconosciuto.<br />

Descrizione monumento: non fatta dai primi editori<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 9<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.


Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

D(is) M(anibus) / C(aio) C(adieno) / Africano / f<strong>il</strong>io piissimo, / C(aius) Cadienus / iustus pater, /<br />

veteranus coh(ortis) / primae urbanae / fecit.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. A Caio Cadieno Africano figlio molto affettuoso, Caio Cadieno, padre giusto,<br />

veterano della coorte prima urbana fece (<strong>il</strong> monumento)”<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 389.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: urna.<br />

SCHEDA N. 114<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Via Em<strong>il</strong>ia, lato nord-est del Cimitero; giacitura primaria.<br />

Data del ritrovamento: 1936.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Em<strong>il</strong>ia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 38 largh. cm 47.5 spess. cm 39; coperchio: 52.5 x 44 x 9 cm<br />

Stato di conservazione: Integra eccetto <strong>al</strong>cune sbrecciature suo bordi e una lieve frattura che<br />

attraversa lo specchio epigrafico.


Descrizione monumento: Urna rettangolare in pietra loc<strong>al</strong>e con coperchio a doppio spiovente con<br />

acroteri angolari. L’iscrizione, orniciata da un largo listello e da una gola incavata, è ben distribuita<br />

nello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 5<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 4; rr.2-3 cm 3.2; r.4 cm 2.8; r. 5 cm 2.5.<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con profondo; <strong>il</strong> ductus<br />

è regolare, con apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. La lettera P è ad occhiello aperto.<br />

TESTO:<br />

D(is) / M(anibus). / L(uci) Asini Poli. / Secundus / et Orphaeus / lib(erti) p(osuerunt) b(ene)<br />

m(erentes).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli dei Mani. (Monumento) di Lucio Asinio Poli. Secondo e Orfeo liberti benemeriti posero (<strong>il</strong><br />

monumento).”<br />

Il gent<strong>il</strong>izio Asinius non è <strong>al</strong>trimenti attestato nel riminese.<br />

DATAZIONE: III sec. d.C. (DONATI 1981); seconda metà I sec. d.C. (per la P ad occhiello aperto,<br />

adprecatio e formula benemerenti in forma abbreviata)<br />

EDIZIONI: DONATI 1981, p. 154 n. 59.


BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1940, pp. 185-186 n. 2.<br />

CATEGORIA: uffici<strong>al</strong>e.<br />

TIPOLOGIA: m<strong>il</strong>iario.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: S. Giustina, davanti <strong>al</strong>la Chiesa.<br />

Data del ritrovamento:<br />

SCHEDA N. 115


Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Em<strong>il</strong>ia<br />

Luogo di conservazione: in situ.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 1.50<br />

Stato di conservazione: integro.<br />

Descrizione monumento: colonna in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e che fa corpo unico con un <strong>al</strong>ta base di<br />

forma circolare, leggermente sp<strong>org</strong>ente rispetto <strong>al</strong>la colonna.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: nessuno.<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: nessuno.<br />

Descrizione iscrizione: non visib<strong>il</strong>e.<br />

TESTO:<br />

E’ anepigrafe<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

BIBLIOGRAFIA: QUILICI 2000, p. 96.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 116


CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Santarcangelo di Romagna, già podere B<strong>al</strong>dini presso la Pieve di S. Michele in<br />

Acerboli; giacitura primaria<br />

Data del ritrovamento: 1817<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: nessuna.<br />

Luogo di conservazione: perduta.<br />

N. inv.: nessuno.<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 30 largh. cm 15 spess. cm 3<br />

Stato di conservazione: Già <strong>al</strong> momento del ritrovamento rimaneva solo la parte sinistra.<br />

Descrizione monumento: non fatta dai primi editori.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 6<br />

Dimensioni lettere: non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i.<br />

Tipo di interpunzione: sconosciuta.<br />

Descrizione iscrizione: L’iscrizione risulta perduta, pertanto si riporta la lettura fatta nelle<br />

precedenti edizioni, in particolare di quella fatta da E. Bormann sulla base della tradizione<br />

manoscritta.<br />

TESTO:<br />

D(is)[ M(anibus)] / Cassiae [Ga] / leriae / [vix(it)] / an(nis) LX, [m]/ atri / p[o]s(uit) eius / [f<strong>il</strong>i].<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. A Cassia (Ga)leria, che visse anni 40, <strong>al</strong>la madre pose (<strong>il</strong> monumento) suo figlio.”<br />

La gens G<strong>al</strong>eria è attestata nel riminese con <strong>al</strong>cune epigrafi (CIL, XI, 413; XI, 469 sch. n.36; XI,<br />

414 sch. n. 101; sch. n. 37).<br />

Alla linea 2 si può supplire anche con V<strong>al</strong>eriae<br />

DATAZIONE: non precisab<strong>il</strong>e.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 450.<br />

BIBIOGRAFIA: BIORDI 1983, pp. 99-101.<br />

SCHEDA N. 117


CATEGORIA: uffici<strong>al</strong>e.<br />

TIPOLOGIA: m<strong>il</strong>iario.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: S. Vito, già podere Poggio Zona, 200 m a ovest del ponte romano; giacitura primaria<br />

prof. 3.30.<br />

Data del ritrovamento: 1949.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Ponte romano sul fiume Uso e tratto di strada<br />

romana.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini<br />

N. inv.: SAE 32459<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 2.80 (90 cm la base; 1.90 cm <strong>il</strong> fusto)<br />

Stato di conservazione: Integro, s<strong>al</strong>vo <strong>al</strong>cune lievi sbrecciature nella parte superiore. L’iscrizione è<br />

molto consunta.<br />

Descrizione monumento: colonna troncoconica in pietra c<strong>al</strong>carea loc<strong>al</strong>e che fa corpo unico con<br />

una base pressoché quadrata, leggermente sp<strong>org</strong>ente rispetto <strong>al</strong>la colonna.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 7<br />

Dimensioni lettere: r. 1 cm 8; rr. 2-6 cm 7; r. 7 cm 12<br />

Tipo di interpunzione: non visib<strong>il</strong>e.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con poco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare, con apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.


TESTO:<br />

Imp(erator) Caesar Augustus, / pontifex maximus, co(n)s(ul) / XIII, tribunic(ia) potestate [X]XI[I], /<br />

viam Aem<strong>il</strong>iam ab Arimino / ad flumen Trebiam / muniendam curavit. / VII.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“L’imperatore Cesare Augusto, pontefice massimo, console per la XIII volta, con la tribunicia<br />

potestà per la XXII volta, curò la lastricatura della via Em<strong>il</strong>ia da Rimini <strong>al</strong> fiume Trebbia. Sette<br />

miglia”.<br />

La forma del cippo, le dimensioni e l’iscrizione sono pressoché ugu<strong>al</strong>i a quelle del m<strong>il</strong>iario scoperto<br />

a B<strong>org</strong>o Panig<strong>al</strong>e presso <strong>il</strong> fiume Reno. Si deduce quindi che la formula epigrafica e la tipologia<br />

dovevano avere carattere seri<strong>al</strong>e per questo tipo di m<strong>il</strong>iari augustei commemorativi.<br />

DATAZIONE: 2 a.C.<br />

EDIZIONI: MANSUELLI 1951, pp. 303-306; DONATI 1981, p. 74 n. 16.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1955, pp. 10-13.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 118<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: S. Vito, da una casa colonica sulle sponde dell’Uso.<br />

Data del ritrovamento: XVIII secolo (Planco)<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture:<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/86<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 40.5 largh. cm 34 spess. cm 6.5<br />

Stato di conservazione: Mancante dell’angolo superiore sinistro e della parte inferiore.<br />

Descrizione monumento: Stele in pietra c<strong>al</strong>carea frontonata con acroteri later<strong>al</strong>i entro cui erano le<br />

lettere dell’adprecatio e corniciata da un listello: frontone e cornice sono incisi. L’iscrizione è ben<br />

distribuita nello specchio epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 7<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 4; rr.2-6 cm 2.5; r.7 non r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>e.<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare, con evidenti apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.


TESTO:<br />

[D(is)] M(anibus). / Vessuenae / Festivae / Vessuena / Marcellina / [---]caiacia / [---]M.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli dei Mani. A Vessuena Festiva (dedicano <strong>il</strong> monumento) Vessuena Marcellina e [---]”<br />

DATAZIONE: II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 529; DONATI 1981, p. 140 n. 53.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 119<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Bordonchio, già tenuta di Pietro Cima <strong>al</strong>la foce dell’Uso; giacitura primaria.<br />

Data del ritrovamento: 1752<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Pop<strong>il</strong>ia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/43<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 168 largh. cm 60 spess. cm 23<br />

Stato di conservazione: rinvenuta in due pezzi oggi rins<strong>al</strong>dati. Mancante del coronamento con la<br />

testa della figura femmin<strong>il</strong>e e della parte inferiore.<br />

Descrizione monumento: Stele a “pseudo edicola” con scomparti vertic<strong>al</strong>i in pietra c<strong>al</strong>carea.<br />

All’interno dell’edicola delimitata da due es<strong>il</strong>i colonnine, è una figura femmin<strong>il</strong>e mancante della<br />

testa, con abiti aderenti che evidenziano le forme corporee, che <strong>al</strong>za <strong>il</strong> mantello sulla sp<strong>al</strong>la destra.<br />

Alla base della statua è l’iscrizione <strong>al</strong>lineata a sinistra e ben distribuita nello specchio epigrafico. Al<br />

di sotto dell’iscrizione in una nicchia rettangolare compaiono due teste femmin<strong>il</strong>i.


CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 2<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 5.5−7; r.2 cm 5<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco poco<br />

profondo, a tratti leggerissimo; <strong>il</strong> ductus è regolare, quasi privo di apicature e ricerca di effetto<br />

chiaroscur<strong>al</strong>e. La G è priva di trattino, la I di Ch<strong>il</strong>a è diventata uno svolazzo e così l’apicatura della<br />

V della r. 2.<br />

TESTO:<br />

Egnatia C(aiae) l(iberta) Ch<strong>il</strong>a / uxor.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“A Egnazia Caia Ch<strong>il</strong>a, liberta, moglie”<br />

Il C rovesciato è <strong>il</strong> praenomen convenzion<strong>al</strong>e dato a questa donna <strong>al</strong> momento in cui è avvenuta la<br />

manumissio<br />

La gens Egnatia è attestata nel riminese (CIL, XI 6792, sch n. 59; XI, 457).<br />

DATAZIONE: metà I d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 458; CENERINI 1982, p. 42 n. 58.<br />

BIBLIOGRAFIA: R. BIANCHI BANDINELLI, p. 141; MANSUELLI 1941, p. 126;<br />

MANSUELLI 1949, p. 43 n. 3; RICCIONI 1965, pp. 129-130 n. 198; DONATI 1981, p. 29.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: urna.<br />

SCHEDA N. 122<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Bordonchio, già podere parrocchi<strong>al</strong>e; giacitura primaria (prof. 1 m).<br />

Data del ritrovamento: 1902<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Pop<strong>il</strong>ia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/109<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 0.28 (senza coperchio) 0.50 (con coperchio) largh. cm 0.24<br />

Stato di conservazione: L’urna è integra; <strong>il</strong> coperchio è rotto nella parte posteriore.


Descrizione monumento: Urna in marmo a forma di vaso con piede troncoconico e piccole anse. Il<br />

coperchio è a forma di cono, unito con grappe di piombo <strong>al</strong> vaso. L’iscrizione occupa la zona <strong>al</strong>ta<br />

del vaso, subito sotto <strong>il</strong> labbro.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 4<br />

Dimensioni lettere: rr. 1−3 cm 1.8<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare, con apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. Tracce di rubricatura effettuata in<br />

occasione dell’<strong>al</strong>lestimento degli anni ’30.<br />

TESTO:<br />

T(itus) Caesius T(iti) f(<strong>il</strong>ius), / Ani(ensis) Longinus, / v(ixit) a(nnis) XX.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Tito Cesio figlio di Tito Longino, della tribù Aniense, visse 20 anni.”<br />

DATAZIONE: I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 6795; DONATI 1967, p. 35 n. 59.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 126.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: sarcofago.<br />

SCHEDA N. 123<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Castellabate; giacitura primaria (prof. non molta).<br />

Data del ritrovamento: 1879<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Pop<strong>il</strong>ia.


Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/25<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 80 largh. cm 1.22 spess. cm 15<br />

Stato di conservazione: E’ un frammento della parte front<strong>al</strong>e di un sarcofago.<br />

Descrizione monumento: Frammento di sarcofago decorato da un genio <strong>al</strong>ato che sorregge una<br />

tabula ansata contenente l’iscrizione. L’iscrizione è disposta in modo regolare nello spazio<br />

epigrafico.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 6<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 9; r.2 cm 7.5; r.3 cm 6.9; r.4 cm 5.9; r.5 cm 4.9−4.6; r.6 cm 3.5<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare, con belle apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e. In nesso AM fin<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la r. 3<br />

e IM fin<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la r. 4 per mancanza di spazio. La I di Divae <strong>al</strong>la r. 5 è maggiorata.<br />

TESTO:<br />

[D(is)] M(anibus) / [−−−Cla]udiae Ti(ti) f(<strong>il</strong>ia) / [Petro]n<strong>il</strong>lae flam(inicae), / [matri co]lon(iae)<br />

Aug(ustae) Arim(inensi), / [sace]r(doti) Divae Sabinae. / [−−−] t(estamento) p(oni) i(ussit).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. [−−−] A Claudia Petron<strong>il</strong>la f<strong>il</strong>ia di Tito, flamine, madre della colonia augusta di<br />

Rimini, sacerdotessa della Diva Sabina. [---] E’ stato ordinato che fosse posto (<strong>il</strong> monumento) per<br />

testamento.”<br />

DATAZIONE: post 137 d.C.


EDIZIONI: CIL, XI, 408.<br />

BIBLIOGRAFIA: MANSUELLI 1941, p. 42.<br />

CATEGORIA: funeraria.<br />

SCHEDA N. 124


TIPOLOGIA: stele.<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Viserba; già podere Pietro Cima; giacitura primaria.<br />

Data del ritrovamento: XVIII secolo (Planco).<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Pop<strong>il</strong>ia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/68<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 113 largh. cm 27 spess. cm 7<br />

Stato di conservazione: Integra eccetto la mancanza della parte inferiore con <strong>il</strong> dente d’infissione;<br />

lievi sbracciature lungo i bordi.<br />

Descrizione monumento: Stele in marmo frontonata. Il frontoncino è delimitato da due incisioni e<br />

campito da un fiore a 7 pet<strong>al</strong>i; gli acroteri sono decorati da p<strong>al</strong>mette. Lo specchio epigrafico è<br />

delimitato da un listello e da una gola incisi. L’iscrizione occupa la parte <strong>al</strong>ta dello specchio<br />

epigrafico ed è disposta in modo regolare nello spazio.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 9<br />

Dimensioni lettere: rr.1−2 cm 1.8−1.9; r.3 cm 1.8−1.6; rr.4−6 cm 1.4−1.7; r.7 cm 1.3−2<br />

Tipo di interpunzione: assente.<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco sott<strong>il</strong>e e poco<br />

profondo; <strong>il</strong> ductus è regolare, influenzato d<strong>al</strong> corsivo, con apicature che sono diventate svolazzi e<br />

senza ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.<br />

TESTO:


D(is) M(anibus) / Pet<strong>il</strong>ius Augurinus et Pe / t<strong>il</strong>ius Can / didus, Pet<strong>il</strong>io / Sabino, patri / pientissimo,<br />

et Secunda uxor.<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. Pet<strong>il</strong>io Augurino e Pet<strong>il</strong>io Candido, (dedicano <strong>il</strong> monumento) a Pet<strong>il</strong>io Sabino,<br />

padre venerato, e <strong>al</strong>la moglie Seconda”<br />

DATAZIONE: fine II sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 498; DONATI 1981, p. 144 n. 55.


CATEGORIA: funeraria.<br />

TIPOLOGIA: stele.<br />

SCHEDA N. 125<br />

CARATTERISTICHE DEL MONUMENTO:<br />

Provenienza: Rimini, zona Celle, presso la Fossa Viserba; giacitura primaria.<br />

Data del ritrovamento: 1823.<br />

Attestazioni di tratti di rete viaria o infrastrutture: Via Pop<strong>il</strong>ia.<br />

Luogo di conservazione: Musei Comun<strong>al</strong>i di Rimini.<br />

N. inv.: ER/<br />

Dimensioni: <strong>al</strong>t. cm 65 largh. cm 30 spess. cm 6.5<br />

Stato di conservazione: Integra ma con una lunga frattura ricomposta che attraversa<br />

orizzont<strong>al</strong>mente lo specchio epigrafico, con la mancanza di un frammento centr<strong>al</strong>e e a sinistra; lievi<br />

sbracciature lungo i bordi.<br />

Descrizione monumento: Stele in pietra loc<strong>al</strong>e centinata. Al di sopra dello specchio epigrafico ci<br />

sono due delfini e una patera ombelicata. Lo specchio epigrafico è delimitato da un listello.<br />

L’iscrizione occupa la parte <strong>al</strong>ta dello specchio epigrafico ed è disposta in modo regolare nello<br />

spazio.<br />

CARATTERISTICHE DELL’ISCRIZIONE:<br />

Numero di righe: 6<br />

Dimensioni lettere: r.1 cm 3.8; r.2 cm 3.4; r.3 cm 2.9−2.7; r. 4 cm 2.5; r. 5 cm 2.3−2.5; r. 6 cm<br />

2.2−2.3<br />

Tipo di interpunzione: triangolare regolare<br />

Descrizione iscrizione: Le lettere, eseguite in grafia capit<strong>al</strong>e, sono tracciate con solco profondo; <strong>il</strong><br />

ductus è regolare, con belle apicature e ricerca di effetto chiaroscur<strong>al</strong>e.


TESTO:<br />

D(is) M(anibus) / Av(<strong>il</strong>li)ae / Ianuariae / L(ucius) Av<strong>il</strong>lius / Diadumenus. / Uxori optim(ae).<br />

TRADUZIONE E COMMENTO:<br />

“Agli Dei Mani. Ad Av<strong>il</strong>lia Ianuaria (dedica <strong>il</strong> monumento) Lucio Av<strong>il</strong>lius Diadumeno. All’ottima<br />

moglie.”<br />

DATAZIONE: I sec. d.C.<br />

EDIZIONI: CIL, XI, 445.


LE TESTIMONIANZE DELLA CULTURA MATERIALE<br />

La raccolta e la schedatura delle notizie di ritrovamenti archeologici lungo le princip<strong>al</strong>i strade<br />

romane che arrivavano e si dipartivano d<strong>al</strong>la antica <strong>Ariminum</strong> in età romana si configura come una<br />

inesaurib<strong>il</strong>e risorsa e fonte di spunti sempre nuovi per <strong>il</strong> turismo cultur<strong>al</strong>e <strong>al</strong>l’interno della attu<strong>al</strong>e<br />

Provincia di Rimini. Fin d<strong>al</strong>l’Ottocento grazie <strong>al</strong>la sensib<strong>il</strong>ità di eruditi loc<strong>al</strong>i come Luigi Tonini,<br />

furono scrupolosamente appuntati tutti i ritrovamenti di oggetti o strutture della Rimini romana,<br />

<strong>al</strong>cuni dei qu<strong>al</strong>i dovuti a saggi di scavo del Tonini stesso. L’attenzione per la storia della città non si<br />

esaurì con Tonini e <strong>il</strong> Foglio 101 della edizione archeologica della carta d’It<strong>al</strong>ia <strong>al</strong> 100.000, curata<br />

da Guido Ach<strong>il</strong>le Mansuelli nel 1949, continuò nella raccolta dei dati di cultura materi<strong>al</strong>e di Rimini<br />

e del suo entroterra. Ide<strong>al</strong>mente vogliamo agganciarci <strong>al</strong>lo spirito di indagine degli studiosi del<br />

passato nel ripartire per <strong>il</strong> nostro viaggio lungo le strade romane, tenendo presenti i tanti dati<br />

scaturiti dai più recenti scavi archeologici, occasion<strong>al</strong>i o meno.<br />

La raccolta e la schedatura dei dati sui ritrovamenti ripercorre ide<strong>al</strong>mente le vie che costruirono e<br />

ut<strong>il</strong>izzarono i Romani per raggiungere Rimini. Il viaggio inizia dunque a Verucchio, l’ultima<br />

propaggine della attu<strong>al</strong>e provincia di Rimini lungo la cosiddetta VIA ARETINA, la strada che<br />

presumib<strong>il</strong>mente percorsero i primi coloni partiti da Roma e d<strong>al</strong> Lazio, dopo aver attraversato gli


Appennini e <strong>il</strong> passo di Via Maggio, per raggiungere <strong>il</strong> luogo della nuova città che avrebbero<br />

costruito <strong>al</strong>la foce del fiume Marecchia.<br />

Dopo l’esposizione di tutti i siti interessati a ritrovamenti archeologici lungo la via, raggiungiamo la<br />

città, ed entriamo d<strong>al</strong>la porta verso monte (PORTA MONTANARA); qui infatti dovette essere <strong>il</strong><br />

princip<strong>al</strong>e ingresso <strong>al</strong>la colonia, da qui partiva <strong>il</strong> CARDO MAXIMUS della città che si incrociava<br />

perpendicolarmente con <strong>il</strong> DECUMANUS MAXIMUS <strong>al</strong> centro di essa, nel FORUM, attu<strong>al</strong>e<br />

piazza Tre martiri. Percorriamo tutto <strong>il</strong> Cardine (via Garib<strong>al</strong>di - via IV novembre), la strada<br />

princip<strong>al</strong>e della città che portava <strong>al</strong> mare, <strong>al</strong>lora molto più vicino <strong>al</strong> centro abitato di ora, fino<br />

<strong>al</strong>l’antico PORTO (attu<strong>al</strong>e Stazione Ferroviaria), ricordando ogni rinvenimento lungo la strada,<br />

nella prima INSULA a destra e nella prima INSULA a sinistra del percorso strad<strong>al</strong>e.<br />

Ripartiamo ancora da lontano, da Cattolica, <strong>il</strong> primo sito della attu<strong>al</strong>e provincia di Rimini che<br />

incontra la VIA FLAMINIA arrivando da Roma, dove nasce. La via Flaminia, strada e insieme<br />

simbolo del legame tra Roma e Rimini, venne costruita nel 220 a.C. per raggiungere la colonia più<br />

velocemente, e da <strong>al</strong>lora diventò <strong>il</strong> princip<strong>al</strong>e asse viario anche <strong>al</strong>l’interno della città.<br />

I ritrovamenti archeologici lungo la via Flaminia da Cattolica (sede di una mansio per <strong>il</strong> riposo dei<br />

viandanti e <strong>il</strong> cambio dei cav<strong>al</strong>li) a Rimini accompagnano <strong>il</strong> turista ROMIT fino <strong>al</strong>la necropoli, la<br />

città dei morti, <strong>al</strong>le porte della città dei vivi, per poi entrare ad <strong>Ariminum</strong> dopo avere attraversato <strong>il</strong><br />

ponte sul torrente Aprusa, d<strong>al</strong>la porta destinata a divenire l’ARCO DI AUGUSTO.<br />

I ritrovamenti lungo <strong>il</strong> DECUMANUS MAXIMUS ci portano fino <strong>al</strong>la monument<strong>al</strong>e uscita della<br />

città, <strong>il</strong> PONTE DI TIBERIO, da cui si dipartivano due vie, la VIA AEMILIA costruita nel 187<br />

a.C., che percorreremo fino a Santarcangelo, e la VIA POPILIA, che ci porterà a Bordonchio,<br />

ultimo sito di ritrovamenti della nostra attu<strong>al</strong>e Provincia.<br />

Il turista ROMIT viaggerà dunque accompagnato da un patrimonio di informazioni che gli<br />

permetteranno di incontrare virtu<strong>al</strong>mente ricche domus, templi, edifici pubblici, ponti, necropoli,<br />

quartieri artigian<strong>al</strong>i e v<strong>il</strong>le rustiche. In una Rimini che non c’è più, ma ancora ci invita a rivivere i<br />

suoi antichi splendori.<br />

Francesca Minak


LA BIBLIOGRAFIA DOCUMENTARIA<br />

Vi è una legge economica molto curiosa nel campo dei “consumi cultur<strong>al</strong>i”<br />

che contraddice quella del resto del mondo economico. Così nel mondo<br />

della cultura è la proposta di un bene a generare una domanda di consumo,<br />

in base <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>ità, <strong>al</strong>la dimensione, ma soprattutto <strong>al</strong>la fac<strong>il</strong>ità d’accesso<br />

del bene in questione. E’ quest’ultimo <strong>il</strong> comandamento <strong>al</strong> qu<strong>al</strong>e la presente<br />

raccolta bibliografica incentrata sull’<strong>Ariminum</strong> romana ha inteso inchinarsi.<br />

Uno sguardo agli studi compiuti d<strong>al</strong> 1861 e sino ai giorni nostri per<br />

“intercettare” e tentare di fare “intercettare” <strong>al</strong> lettore le variegate<br />

prospettive di indagine degli studiosi delle antichità riminesi.<br />

La congerie è effettivamente enorme, a tutto campo, se si considera che <strong>il</strong><br />

presente lavoro ambisce a restituire una bibliografia tot<strong>al</strong>izzante rispetto agli<br />

studi loc<strong>al</strong>i e non loc<strong>al</strong>i della <strong>Ariminum</strong> romana. Posti in ordine<br />

cronologico/<strong>al</strong>fabetico si scorrono tra le pagine centinaia di studi e<br />

contributi. Ne risulta un’onda anom<strong>al</strong>a in cui la miscela di vecchi e nuovi<br />

studi ripropone ide<strong>al</strong>mente stratificazioni e sedimentazioni tipiche dell’abito<br />

ment<strong>al</strong>e dell’antichista o dell’archeologo. T<strong>al</strong>volta, per mezzo di brevi<br />

sintesi, <strong>al</strong>cuni di quegli studi diventano oggetto di un vero e proprio<br />

“riciclaggio” necessario a restituire <strong>al</strong> turista meno esperto quella visione<br />

glob<strong>al</strong>e, <strong>al</strong>trimenti troppo complessa, toppo specifica, o semplicemente<br />

troppo onerosa. Pertanto le suddette sintesi risultano angolate secondo la<br />

prospettiva degli itinerari romani e dunque ritagliate nel perimetro di <strong>Romit</strong>.<br />

La presente raccolta bibliografica servirà <strong>al</strong>tresì <strong>al</strong> turista colto che potrà<br />

ut<strong>il</strong>izzarla come bussola per orientarsi nel labirinto degli studi compiuti<br />

intorno <strong>al</strong>la Rimini romana.


Va da sé infatti che le sintesi qui proposte non annullano <strong>il</strong> v<strong>al</strong>ore della<br />

lettura delle testimonianze <strong>al</strong>le qu<strong>al</strong>i si rimanda, non ne mettono in dubbio<br />

l’ut<strong>il</strong>ità. Al contrario la storia minuta si <strong>il</strong>lumina attraverso gli studi degli<br />

avvenimenti più importanti sino a divenire emblematica dell’intera vicenda<br />

della Rimini romana. Per t<strong>al</strong>e motivo le sintesi qui riproposte sono<br />

semplicemente da considerarsi una delega implicita a soccorrere <strong>il</strong> visitatore<br />

desideroso di approfondire, ma costretto nella morsa del tempo. Un<br />

obiettivo che ben si accorda con le ambizioni di <strong>Romit</strong> di ottenere d<strong>al</strong> turista<br />

postmoderno rinnovata attenzione intorno <strong>al</strong>le antichità romane.<br />

Olga Mattioli<br />

ANNO 1848-1884<br />

TONINI 1848-1884= L.Tonini, Storia civ<strong>il</strong>e e sacra riminese, Rimini 1848-<br />

1884 (1, Rimini avanti <strong>il</strong> principio dell’era volgare. 2, Rimini d<strong>al</strong> principio<br />

dell’era volgare <strong>al</strong> XII secolo).<br />

ANNO 1863<br />

AA.VV.1863 = AA.VV. Corpus Inscriptionum Latinarum, Berlin 1863 sgg.<br />

TONINI 1863=L.Tonini, La chiesa di Sant’Andrea, “AttiDepRomagna”, 2,<br />

1863, pp. 73-90. Relazione degli scavi eseguiti per <strong>il</strong> Comune di Rimini nel<br />

marzo 1863 in concomitanza a certi lavori di livellazione nell’area del Foro<br />

boario. Si data appunto <strong>al</strong> 1863 la scoperta di un tempietto cristiano che per<br />

<strong>il</strong> Tonini si potrebbe far ris<strong>al</strong>ire <strong>al</strong> principio del VI secolo o addirittura<br />

intorno <strong>al</strong>la fine del V.<br />

ANNO 1864<br />

TONINI 1864=L.Tonini, Guida del forestiere nella città di Rimini, Rimini<br />

1864.<br />

TONINI 1864=L.Tonini, Il porto di Rimini. Brevi memorie storiche,<br />

Bologna 1864.<br />

ANNO 1866<br />

TONINI 1866=L.Tonini, Due brani di un titolo posto ad Antonino Pio,<br />

“AttiDepRomagna”, 4, 1866, pp. 103-105. Resoconto breve intorno agli<br />

scavi effettuati in concomitanza <strong>al</strong>la re<strong>al</strong>izzazione delle nuove fognature<br />

nella zona meridion<strong>al</strong>e dell’attu<strong>al</strong>e piazza Tre Martiri. In particolare gli<br />

scavi hanno restituito <strong>al</strong>cuni frammenti di un’epigrafe dedicata ad Antonino<br />

Pio e riut<strong>il</strong>izzata nel lastricato romano del Foro.<br />

ANNO 1867<br />

TONINI 1867=L.Tonini, Di <strong>al</strong>cuni marmi scritti e di un sig<strong>il</strong>lo antico del<br />

Comune trovati recentemente in Rimini, “AttiDepRomagna, 5, 1867 pp.<br />

135-145. Discorso intorno <strong>al</strong>le numerose lapidi riut<strong>il</strong>izzate nelle fognature<br />

di epoca romana e rinvenute nell’area di via Magnani, l’odierna via<br />

Garib<strong>al</strong>di.


ANNO 1870<br />

TONINI 1870=L.Tonini, Le figuline riminesi, “AttiDepRomagna”, 9, 1870,<br />

pp. 89-172.<br />

ANNO 1873<br />

TONINI 1873=C.Tonini, La Pop<strong>il</strong>ia, antichissima via litor<strong>al</strong>e da Rimini<br />

<strong>al</strong>la Venezia, Rimini 1873.<br />

ANNO 1874<br />

TONINI 1874=L.Tonini, Marmi antici Riminesi posti nella G<strong>al</strong>leria nuova<br />

archeologica del Comune in Gamb<strong>al</strong>unga, Rimini 1874.<br />

ANN0 1887<br />

DE LA BERGE 1887=C.De La Berge, Etude sur l’<strong>org</strong>anisation des flottes<br />

romaines, Vienne 1887. La storiografia della fine del secolo scorso, quando<br />

si trovò a dover trattare della fondazione di <strong>Ariminum</strong>, non mancò di<br />

sottolineare la duplicità della funzione di questa deduzione coloniaria. Così,<br />

in Francia, Cam<strong>il</strong>le del la Berge classificò la fondazione di <strong>Ariminum</strong> tra gli<br />

avvenimenti suscettib<strong>il</strong>i di testimoniare un interesse per <strong>il</strong> mare in quella<br />

fase della storia della Repubblica romana.<br />

ANNO 1890<br />

BRIZIO 1890=E.Brizio, Rimini. Statuette di bronzo e sculture marmoree<br />

scoperte presso la v<strong>il</strong>la Ruffi, “NotSc”, 15, 1890, pp. 208-209. Rapporto<br />

dell’<strong>al</strong>lora commissario prof. Brizio intorno <strong>al</strong>le varie antichità rinvenute<br />

durante <strong>al</strong>cuni lavori di piantagione <strong>al</strong>beri presso v<strong>il</strong>la Ruffi.<br />

ANNO 1891<br />

TONINI 1891=C.Tonini, San Martino in Veati (Frazione del Comune di<br />

Rimini), “NotSc”, 16, 1981, p.192. Relazione del rinvenimento a San<br />

Martino in Venti, e non in Veati (come erroneamente riportato nel titolo<br />

dell’articolo), di una stele funeraria con protome di donna sul frontone e<br />

iscrizione interamente conservata.<br />

TONINI 1891=C.Tonini, Rimini. Avanzi di costruzioni romane scoperte<br />

entro l’abitato (via Castelfidardo), “NotSc”, 16, 1891, pp. 191-192.<br />

Resoconto intorno ad <strong>al</strong>cuni avanzi di lastricato romano fatto costruire da<br />

Caio Cesare nell’anno 754 u.c.(=1d.C.) di cui è memoria in CIL XI 366, e<br />

venuto in luce durante <strong>al</strong>cuni lavori in via Corso d’Augusto, nella piazza<br />

Giulio Cesare e per le vie di S.Innocenzo e di S.Francesco. Il resoconto<br />

prosegue con la notizia del rinvenimento di due frammenti di colonne<br />

istriate, rispettivamente lungo <strong>il</strong> Corso, presso la soppressa chiesa di<br />

S.Maria in Agone (che gli studiosi hanno identificato chi con <strong>il</strong> tempio di<br />

Marte, chi con <strong>il</strong> teatro, chi con l’arena), e presso la piccola piazza del<br />

Tempio M<strong>al</strong>atestiano. Infine l’autore passa in rassegna <strong>al</strong>cuni avanzi di<br />

pavimento e mosaico restituiti d<strong>al</strong>la via Castelfidardo, nonché <strong>al</strong>cune<br />

monetine imperi<strong>al</strong>i tra le qu<strong>al</strong>i una di Carino e due di Costanzo.


ANNO 1893<br />

TONINI 1983=L.Tonini, Rimini, “NotSc”, 18, 1983, p. 235. Notizia intorno<br />

<strong>al</strong> rinvenimento di un cippo sepolcr<strong>al</strong>e presso uno dei fondi Fabbri, in b<strong>org</strong>o<br />

Sant’Andrea (<strong>il</strong> luogo identificato dagli archeologi con <strong>il</strong> cosiddetto cimitero<br />

dei poveri di epoca romana).<br />

ANNO 1894<br />

BRIZIO 1894=E.Brizio, Rimini, “NotSc”, 19, 1894, p. 309.<br />

Breve notizia del rinvenimento di una stele sepolcr<strong>al</strong>e con iscrizione e testa<br />

muliebre velata, scolpita di prof<strong>il</strong>o.<br />

ANNO 1897<br />

BRIZIO 1897=E.Brizio, Savignano sul Panaro, “NotSc”, 22,1897, pp.382-<br />

385.<br />

TONINI 1897=C.Tonini, Iscrizioni latine dedicate a Giove Dolicheno,<br />

“NotSc”, 22, 1897 pp. 506-507. Resoconto del ritrovamento di due cippi<br />

dedicati a Giove Dolicheno presso la cantina della signora Guerrieri (in<br />

Pugliesi), sita in via Giordano Bruno. Stando <strong>al</strong>l’an<strong>al</strong>isi dell’A. i dati relativi<br />

<strong>al</strong> loro recupero sarebbero da configurare in un flusso di informazioni<br />

unidirezion<strong>al</strong>i e t<strong>al</strong>i da ipotizzare la coincidenza del luogo di rinvenimento<br />

dei due cippi riminesi con un sacello dedicato, appunto, a Giove Dolicheno.<br />

ANNO 1902<br />

TONINI 1902=C.Tonini, Rimini (frazione di Bordonchio), “NotSc”, 27,<br />

1902, p. 553.<br />

ANNO 1907<br />

PASQUINI 1907=A.Pasquini, Tombe di età romana ed iscrizioni funebri<br />

latine scoperte presso la città, “NotSc”, 32, 1907, pp. 108-109. Descrizione<br />

di due epigrafi rinvenute rispettivamente lungo la via Flaminia, <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tezza<br />

del confine dell’ex b<strong>org</strong>o di porta romana, e presso <strong>il</strong> b<strong>org</strong>o di S.Andrea,<br />

nell’area denominata “Fornace Fabbri”.<br />

ANNO 1908<br />

BARNABEI 1908=F.Barnabei, Titolo funebre latino di un antico<br />

monumento d<strong>al</strong>la via Flaminia, “NotSc”, 33, 1908, p. 251. Resoconto breve<br />

intorno <strong>al</strong> rinvenimento, lungo la via Flaminia, a 800 metri d<strong>al</strong>la città, di una<br />

stele funeraria ben conservata con corona di lauro nel frontone.<br />

ANNO 1912<br />

GEROLA 1912=G.Gerola, Rimini, Arco di Augusto, “FRav”, 5, 1912, pp.<br />

208-211.<br />

ANNO 1915<br />

NEGRIOLI 1915=A.Negrioli, Rimini, Avanzi di un grandioso edificio<br />

romano, probab<strong>il</strong>mente di un tempio a S.Lorenzo in Monte, “NotSc”, 40,<br />

1915, pp. 3-6.<br />

NEGRIOLI 1915=A.Negrioli, Rimini - di un cippo sepolcr<strong>al</strong>e figurato e<br />

inscritto, scoperto fuori porta Montanara, “NotSc”, 40, 1915, pp. 33-35.


Presentazione e descrizione della stele sepolcr<strong>al</strong>e con iscrizione e scena di<br />

commiato fra due coniugi scolpita a basso r<strong>il</strong>ievo sullo specchio epigrafico<br />

centr<strong>al</strong>e. Il r<strong>il</strong>ievo rappresenta una scena di congedo fra i due coniugi<br />

ricordati nell’iscrizione. L’esecuzione del r<strong>il</strong>ievo è piuttosto rozza, tuttavia<br />

emerge una certa sensib<strong>il</strong>ità artistica dell’autore; <strong>il</strong> cippo, conservato presso<br />

<strong>il</strong> Museo Archeologico della Città, si può datare, sulla base<br />

dell’acconciatura a diadema delle due figure femmin<strong>il</strong>i, <strong>al</strong>l’età di Adriano.<br />

ANNO 1923<br />

BECCA 1923=M.Becca, Guida di Rimini e dintorni, Rimini 1923.<br />

ANNO 1929<br />

AURIGEMMA 1929=S.Aurigemma, Antichi mosaici nell’area della<br />

R.Scuola Industri<strong>al</strong>e, “NotSc”, 54, 1929, pp. 139-150.<br />

MARTINORI 1929=E.Martinori, La via Flaminia, Roma.<br />

ANNO 1930<br />

BLAKE 1930=M.E.Blake, The Pavements of the Roman Bu<strong>il</strong>dings of the<br />

Repulblic and the Early Empire, “MemAmAc”, 8, 1930, pp. 7-160.<br />

ANNO 1931<br />

AURIGEMMA 1931=S.Aurigemma, Iscrizioni latine, “NotSc”, 56, 1931,<br />

pp. 24-28. Presentazione dell’iscrizione del nummularius rinvenuta nel<br />

1929 lungo l’anello di via Vezia, presso l’anfiteatro, e di <strong>al</strong>cuni cippi<br />

funerari individuati lungo la via Flaminia nel tratto della Colonnella,<br />

nonché del dono <strong>al</strong>lo Stato dei due cippi dedicati a Giove Dolicheno da<br />

parte dell’avv. Pugliesi.<br />

ANNO 1933<br />

CAMPANA 1933=A.Campana, Il cippo riminese di Giulio Cesare, Rimini<br />

1933. L’A. pone l’accento sull’identificazione del Foro con piazza Tre<br />

Martiri (ex Giulio Cesare) che sarebbe legata ad elementi molteplici:<br />

l’incrocio di due assi strad<strong>al</strong>i, <strong>il</strong> titolo della chiesa di S. Michele in Foro,<br />

oggi sconsacrata, ora anche l’identificazione del teatro, che si sapeva essere<br />

prossimo <strong>al</strong> Foro. Dunque l’assioma proposto d<strong>al</strong>l’A. troverebbe conforto<br />

nella serie di relazioni e di equiv<strong>al</strong>enze che egli, attraverso <strong>il</strong> dato<br />

archeologico, è andato progressivamente <strong>il</strong>lustrando.<br />

ANNO 1934<br />

AURIGEMMA 1934=S.Aurigemma, Rimini. Guida ai più notevoli<br />

monumenti romani e <strong>al</strong> Museo Archeologico, Bologna 1934. L’opera, anche<br />

a giudicare dai continui rimandi degli studiosi contemporanei, continua a<br />

proporsi come autorevole strumento per la decifrazione del vasto codice<br />

delle varie re<strong>al</strong>tà dei monumenti romani di <strong>Ariminum</strong>.<br />

ANNO 1936<br />

MAY 1936=B. M. Feletti May, Alcune sculture del Museo di Rimini, “BA”,<br />

29, 1936, pp. 337-344.


ANNO 1938<br />

AURIGEMMA 1938=S.Aurigemma, La porta augustea di Rimini, in<br />

<strong>Ariminum</strong>, (numero speci<strong>al</strong>e per <strong>il</strong> bim<strong>il</strong>lenario augusteo), Rimini 1938, pp.<br />

29-43.<br />

COSTA 1938=P.Costa, Savignano romana, raccolta di iscrizioni romane e<br />

breve studio sulle origini di Savignano di L.Nardi, Savignano sul Rubicone<br />

1938.<br />

ANNO 1940<br />

AURIGEMMA 1940=S.Aurigemma, Iscrizioni inedite del museo<br />

archeologico di Rimini, “NotSc”, 65, 1940, pp. 362-374. In concomitanza<br />

<strong>al</strong>lo spostamento del materi<strong>al</strong>e archeologico d<strong>al</strong>la sede della<br />

Gamb<strong>al</strong>unga <strong>al</strong>la nuova sede muse<strong>al</strong>e, presso <strong>il</strong> convento di<br />

S.Francesco, l’Aurigemma rinviene un gruppo di iscrizioni riportate in<br />

luce nel 1919 durante una campagna di scavi presso la chiesa di Santa<br />

Innocenza. Nella seconda parte dell’articolo l’A. torna a parlare<br />

dell’iscrizione degli Ovi offrendo una lettura antitetica rispetto <strong>al</strong>le<br />

precedenti.<br />

AURIGEMMA 1940=S.Aurigemma, Acquedotto ad elementi fitt<strong>il</strong>i, di età<br />

romana, scoperto nei lavori di scavo del can<strong>al</strong>e scaricatore del fiume<br />

Marecchia (Rimini), “NotSc”, 65, 1940, pp. 356-361.<br />

MANSUELLI 1940=G.A.Mansuelli, Nuove iscrizioni riminesi,<br />

“Epigraphica”, 2, 1940, pp. 183-191. L’autore ripresenta <strong>al</strong>cune delle<br />

epigrafi rinvenute in S.Innocenza insieme a nuove epigrafi provenienti da<br />

<strong>al</strong>tri luoghi della città e ad <strong>al</strong>cuni bolli laterizi. Infine contesta la chiave di<br />

lettura dell’Aurigemma rispetto <strong>al</strong> monumento degli Ovi intendendo v<strong>al</strong>ida<br />

quella proposta d<strong>al</strong> Bormann nel CIL.<br />

MANSUELLI 1940=G.A.Mansuelli, Di una iscrizione romana riminese,<br />

“RFIC”,3, 1940, pp.196-198. Presentazione dell’epigrafe con <strong>il</strong> cognome<br />

Gatta e relativa esposizione della tesi che ne vuole la connessione con <strong>il</strong><br />

toponimo Gatteo.<br />

ANNO 1941<br />

AURIGEMMA 1941=S.Aurigemma, Due epigrafi riminesi, “Epigraphica”,<br />

4, 1941, pp. 14-22. L’A. ripropone la sua lettura del monumento degli Ovi<br />

riportando brani della storia civ<strong>il</strong>e e sacra del Tonini e la tesi del B<strong>org</strong>hesi;<br />

infine completa l’iscrizione del monumento dei Maeci attraverso un nuovo<br />

frammento.<br />

AURIGEMMA 1941=S.Aurigemma, Rimini. Fistole plumbee rinvenute<br />

presso <strong>il</strong> Ponte detto di Augusto o di Tiberio, nel sobb<strong>org</strong>o di S.Giuliano,<br />

“NotSc”, 66, 1941, p. 70.<br />

CAMPANELLI 1941=F.Campanelli, Selciati romani nell’aretino: la via<br />

Arezzo-Rimini attraverso la V<strong>al</strong>tiberina, “Atti e Memorie della Re<strong>al</strong>e<br />

Accademia Petrarca”, 30-31, 1941, pp. 131-142.


DEGRASSI 1941=A.Degrassi, Il monumento riminese di Q.Ovius<br />

Fregellanus, “Athenaeum”, 19, 1941, pp. 133-140.<br />

MANCINI 1941=G.Mancini, Le colonie e i municipi romani dell’Em<strong>il</strong>ia<br />

orient<strong>al</strong>e, in Em<strong>il</strong>ia Romana, 1, Firenze 1941, pp. 73-123. Dissertazione<br />

intorno <strong>al</strong>la frequentazione di “una via fra <strong>Ariminum</strong> e Bononia battuta per<br />

molti secoli <strong>al</strong>le f<strong>al</strong>de dell’Appennino”. Riecheggia negli studi dell’A. la<br />

convinzione di una via Aem<strong>il</strong>ia corrispondente <strong>al</strong>l’ampliamento e <strong>al</strong>la<br />

trasformazione di una via di commercio preesistente, nonché mai interrotta,<br />

imputab<strong>il</strong>e agli Umbri e agli Etruschi. Infine i centri g<strong>al</strong>lici lungo la via<br />

Aem<strong>il</strong>ia sarebbero stati conseguentemente trasformati in centri romani.<br />

MANSUELLI 1941=G.A.Mansuelli, Em<strong>il</strong>ia (carta archeologica,<br />

supplemento), “SE”, 20, 1941, pp. 277-281.<br />

MANSUELLI 1941=G.A.Mansuelli, <strong>Ariminum</strong>, in It<strong>al</strong>ia romana: municipi<br />

e colonie, 6, Roma 1941. L’opera si articola in varie sezioni dove le<br />

antichità riminesi sono esaminate da molteplici angolazioni. In particolare<br />

per Porta Montanara l’A. riporta con esattezza le misure del monumento.<br />

Ogni arco era originariamente <strong>al</strong>to 5.90m e largo 3.45m, con p<strong>il</strong>one centr<strong>al</strong>e<br />

2.60m di larghezza e 2.20m di profondità, mentre i p<strong>il</strong>oni later<strong>al</strong>i<br />

misuravano 1.60X2.20m. L’unico arco ben conservato era quello di destra,<br />

dentro le cantine di casa Turchi. Per<strong>al</strong>tro <strong>il</strong> Mansuelli ipotizza l’esistenza di<br />

una corte di guardia lungo via Garib<strong>al</strong>di e risolve <strong>il</strong> problema della<br />

datazione della chiusura del fornice di sinistra ponendo come terminus post<br />

quem <strong>al</strong>cuni mattoni usati per ostruire la Porta con <strong>il</strong> bollo di Antonino Pio.<br />

Per l’autore la decisione di chiudere una parte della Porta doveva essere<br />

stata presa sotto l’inc<strong>al</strong>zare delle incursioni barbariche.<br />

SCARPELLINI 1941=A.Scarpellini, Vestigia romane sulle sponde del<br />

Rubicone, in It<strong>al</strong>ia romana. Em<strong>il</strong>ia romana, 1, Firenze 1941, pp. 181-196.<br />

Sintesi della plurisecolare “questione rubiconia”. Per<strong>al</strong>tro, a riprova di come<br />

l’attenzione sulla questione, da tempo uscita d<strong>al</strong>la cerchia degli addetti ai<br />

lavori, non sia ancora del tutto spenta, è <strong>il</strong> recente richiamo della vicenda<br />

da parte di Sergio Romano nelle pagine di uno dei più autorevoli quotidiani<br />

del nostro Paese, <strong>il</strong> Corriere della Sera (l’articolo porta la data del<br />

19/09/05). “Nel Paese in cui Cesare attraversò <strong>il</strong> Rubicone – si legge -<br />

nessuno sa con esattezza qu<strong>al</strong>e sia <strong>il</strong> piccolo fiume che separava la Roma<br />

civ<strong>il</strong>e dai suoi eserciti e dai suoi gener<strong>al</strong>i. Potrebbe essere <strong>il</strong> Pisciatello nella<br />

zona di Cesena, <strong>il</strong> Fiumicino in quella di Savignano, o l’Uso nel Comune di<br />

Rimini. Insomma chi vuole attraversare <strong>il</strong> Rubicone, in It<strong>al</strong>ia, rischia di<br />

perdere la strada”.<br />

CAMPANA 1941=A.Campana, Decimo, Decimano, Dismano, in Em<strong>il</strong>ia<br />

romana, 1, Firenze 1941, pp. 1-39.<br />

MANSUELLI 1942=G.A.Mansuelli, La rete strad<strong>al</strong>e e i cippi m<strong>il</strong>iari della<br />

regione ottava, “AttiDepRomagna”, 7, 1942, pp. 33-69.<br />

ANNO 1943<br />

MANSUELLI 1943=G.A.Mansuelli, La centuriazione romana dell’agro<br />

riminese, “Libertas Perpetua”, 12, 1943, p.152 sgg.<br />

ANNO 1944


MANSUELLI 1944= G.A.Mansuelli, L’arco di Augusto in Rimini, in Em<strong>il</strong>ia<br />

Romana, 2, Firenze 1944, pp. 109-191. Considerata in toto l’an<strong>al</strong>isi dell’A.<br />

intorno <strong>al</strong>l’arco di Augusto rivela una s<strong>al</strong>datura profonda tra l’aspetto<br />

archeologico e quello storico-politico. L’A. apre con un ampio panorama<br />

intorno <strong>al</strong> f<strong>il</strong>one degli archi commemorativi e prosegue con un affondo<br />

sull’arco di Augusto che, costruito nel clima della vittoria di Azio,<br />

rimanderebbe chiaramente <strong>al</strong>la propaganda augustea. Inoltre l’A. an<strong>al</strong>izza <strong>il</strong><br />

“codice genetico” del “luogo di nascita” del monumento, di fatto <strong>il</strong> punto<br />

più importante della scacchiera urbana, <strong>al</strong>la congiunzione della via Flaminia<br />

e del grande asse che corrispondeva <strong>al</strong>l’inizio della via Aem<strong>il</strong>ia. Il percorso<br />

si conclude con un apparato di an<strong>al</strong>isi critica del complesso sistema di<br />

significati, di rapporti, di manifestazioni ed espressioni legate <strong>al</strong> clima<br />

augusteo. Perché, osserva l’A., l’imperativo derivante d<strong>al</strong>la posizione<br />

fortemente scenografica dell’arco di Augusto doveva essere senz’<strong>al</strong>tro<br />

quello di veicolare una certa immagine della città.<br />

ANNO 1947<br />

LUCCHESI 1947=C.Lucchesi, Gli istituti cultur<strong>al</strong>i del Comune di Rimini<br />

durante la seconda guerra mondi<strong>al</strong>e, Forlì 1947.<br />

TUSA 1947=V.Tusa, Cippo romano iscritto rinvenuto a Rimini,<br />

“Epigraphica”, 9, 1947, pp. 109-112. Resoconto intorno <strong>al</strong> ritrovamento del<br />

cippo onorario rinvenuto a Rimini <strong>al</strong>l’incrocio tra corso d’Augusto e la zona<br />

sud di via Cavour. Il supernomen del personaggio cui <strong>il</strong> cippo è dedicato<br />

richiama origini greche. Da ciò l’attribuzione del cippo <strong>al</strong>la tarda età<br />

imperi<strong>al</strong>e che vede, appunto, la diffusione di signum di origine greca, prima<br />

nelle province orient<strong>al</strong>i dell’Impero e poi anche in quelle occident<strong>al</strong>i.<br />

ANNO 1948<br />

LUCCHESI=C.Lucchesi, Rinascita: risplendono ancora tesori d’arte,<br />

“Il Litor<strong>al</strong>e”, 9, 1948, p. 2.<br />

TUSA 1948=V.Tusa, Rimini – rinvenimento di un cippo romano inscritto,<br />

“NotSc”, 73, 1948, pp. 44-45.<br />

ANNO 1949<br />

MANSUELLI 1949=G.A.Mansuelli, Foglio 101(Rimini), Edizione<br />

archeologica della carta d’It<strong>al</strong>ia <strong>al</strong> 100000, Firenze 1949.<br />

ANNO 1951<br />

ARIAS 1951=P.E.Arias, Le mura di Rimini, “FA”, 4, 1951, p. 366 sgg.<br />

LUCCHESI 1951=C.Lucchesi, L’attività degli Istituti Cultur<strong>al</strong>i del Comune<br />

(di Rimini) nel 1948 e nel 1950, Rimini 1951.


MANSUELLI 1951=A.Mansuelli, Il nuovo cippo augusteo della via<br />

Aem<strong>il</strong>ia, “StRomagnoli”, 2, 1951, pp. 303-306. L’autore indugia sul m<strong>il</strong>iare<br />

di Ottaviano Augusto rinvenuto a 200 metri di distanza d<strong>al</strong> ponte di San<br />

Vito, presso <strong>il</strong> Comune di San Mauro Pascoli, nel 1949. La descrizione si<br />

riferisce a una colonna in pietra c<strong>al</strong>carea d’Istria posta a un metro di<br />

distanza d<strong>al</strong>l’antica strada, <strong>al</strong>la profondità di 2.90 metri sul piano attu<strong>al</strong>e.<br />

L’iscrizione, conservata presso <strong>il</strong> Museo della città di Rimini, porta<br />

l’indicazione viaria dell’Aem<strong>il</strong>ia: da Rimini a San Vito.<br />

MERLAT 1951=P.Merlat, Repertoire des inscriptions et monuments figurés<br />

du culte de Jupiter Dotichenus, Paris-Rennes 1951, pp. 260-261. A<br />

proposito delle due epigrafi di Giove Dolicheno l’A. espone una sua tesi per<br />

lo più improntata agli aspetti linguistici delle stesse. Infatti per l’A. le<br />

diverse forme del nome del liberto affrancato andrebbero inquadrate in due<br />

momenti cronologici, rispettivamente collegati <strong>al</strong>la sua mutata posizione<br />

giuridica.<br />

ANNO 1952<br />

ARIAS 1952=P.E.Arias, Mosaico romano policromo di Rimini, in Studi<br />

riminesi e bibliografici in onore di Carlo Lucchesi. (= StRim), Faenza 1952,<br />

pp. 2-9. Prima edizione del mosaico di via Fratelli Bandiera. L’A. sostiene<br />

l’identificazione con Anubi passando in rassegna la casistica degli attributi<br />

più ricorrenti.<br />

AURIGEMMA 1952=S.Aurigemma, L’arco di Augusto, “StRomagnoli”, 3,<br />

1952, pp. 321-339. Cronistoria della vita dell’Arco di Augusto negli anni<br />

1937-1939 e corrispondenza del Soprintendente Aurigemma in merito <strong>al</strong>la<br />

decisione del Capo del Governo di abbattere le torri e le mura laterizie<br />

contigue, perché erroneamente spacciate come ‘modernissime’. (‘Mussolini<br />

ha sempre ragione’ era la scritta riportata a grandi lettere su un cartello<br />

affisso sopra <strong>il</strong> cornicione dell’arco).<br />

MANSUELLI 1952=G.A.Mansuelli, Additamenta Ariminensia, in StRim,<br />

Faenza 1952, pp. 114-128. L’opera si articola intorno <strong>al</strong>la dimostrazione di<br />

<strong>al</strong>cune tesi sulle antichità riminesi. In primo luogo l’A. avanza l’ipotesi che<br />

già nella tarda età imperi<strong>al</strong>e lo spostamento verso occidente del baricentro<br />

economico della città sarebbe sfociato nella re<strong>al</strong>izzazione di un secondo<br />

Foro, in corrispondenza dell’odierna piazza Cavour, e in aggiunta <strong>al</strong> vecchio<br />

Foro che di fatto ric<strong>al</strong>cava piazza Tre Martiri. Rimanendo nel campo delle<br />

ipotesi si affaccia la tesi, per Porta Montanara, dell’esistenza di una corte di<br />

guardia su via Garib<strong>al</strong>di.<br />

ANNO 1953<br />

ARIAS 1953=P.E.Arias, Alcune recenti scoperte in Romagna,<br />

“StRomagnoli”, 4, 1953, pp. 185-189.<br />

MANSUELLI 1953=G.A.Mansuelli, Nascita e storia antica della via<br />

Em<strong>il</strong>ia, “Em<strong>il</strong>ia XX”, 2, p. 210. L’A. sostiene che <strong>il</strong> console Marco Em<strong>il</strong>io<br />

Lepido non fece <strong>al</strong>tro che unificare i vari tronchi in un solo grande<br />

complesso, dare loro uniformità, costruire le necessarie opere d’arte,<br />

selciarli, misurarne le varie distanze e segnarle per mezzo di colonne m<strong>il</strong>iari.<br />

SUSINI 1953=G.Susini, Iscrizioni romane inedite della regione VIII,<br />

“Epigraphica”, 15, 1953, pp. 90-103.<br />

ANNO 1954


AEBISCHER 1954=P.Aebischer, Considerazioni sul corso del Rubicone,<br />

“La Piè”, 23, 1954, pp. 11-112.<br />

SUSINI 1954=G.Susini, Contributo <strong>al</strong>l’iconografia imperi<strong>al</strong>e giulioclaudia,<br />

“StRomagnoli”, 5, 1954, pp. 219-234.<br />

SUSINI 1954=G.Susini, Iscrizioni e antichità romane di Verucchio,<br />

“AttiMemRomagna”, 5, 1954, pp. 283-286.<br />

ANNO 1955<br />

MANSUELLI 1955=G.Mansuelli, Rimini, Rinvenimento di un tratto delle<br />

mura romane di cinta, “NotSc”, 80, 1955, pp. 20-23.<br />

MANSUELLI 1955=G.A.Mansuelli, S.Mauro Pascoli, Cippo M<strong>il</strong>iare della<br />

via Em<strong>il</strong>ia, “NotSc”, 80, 1955 pp. 10-13. Nel 1949, a duecento metri a ovest<br />

del ponte di S.Vito, fu rinvenuta una colonna marmorea con iscrizione<br />

latina. Si trattava di una colonna m<strong>il</strong>iare recante <strong>il</strong> nome dell’imperatore<br />

Augusto (ad oggi conservata presso <strong>il</strong> Museo Archeologico della città). D<strong>al</strong><br />

punto di vista topografico <strong>il</strong> m<strong>il</strong>iario di S.Vito documenta <strong>il</strong> percorso della<br />

via Aem<strong>il</strong>ia in età augustea. Per <strong>il</strong> Mansuelli <strong>il</strong> ponte era da riferirsi ad età<br />

traianea. Per<strong>al</strong>tro, nonostante la mancanza di un attento esame tecnico e<br />

struttur<strong>al</strong>e, l’A. è <strong>il</strong> primo a cimentarsi nella datazione dei resti del<br />

manufatto.<br />

ANNO 1957<br />

SUSINI 1957=G.Susini, Prof<strong>il</strong>o di storia romana della Romagna,<br />

“StRomagnoli”, 8, 1957, pp. 3-45.<br />

ANNO 1958<br />

MANSUELLI 1958=G.A.Mansuelli, La Romagna antica, “StRomagnoli”,<br />

9, 1958.<br />

MANSUELLI – ZUFFA 1958=A.G.Mansuelli-M.Zuffa, Rimini, “EAA”,6,<br />

Roma 1958, ad vocem.<br />

MANSUELLI 1958=G.A.Mansuelli, Studi sull’arte romana dell’It<strong>al</strong>ia<br />

settentrion<strong>al</strong>e, la scultura colta, “RIASA”, 7, 1958, pp. 45-128.<br />

MANSUELLI 1958=G.A.Mansuelli, Il ritratto romano nell’It<strong>al</strong>ia<br />

settentrion<strong>al</strong>e, “RM”, 65, 1958, pp. 67-99.<br />

PALLOTTINO 1958=M.P<strong>al</strong>lottino, Arco onorario e trionf<strong>al</strong>e, “EAA”, 1,<br />

Roma 1958, ad vocem.<br />

ANNO 1959<br />

MANSUELLI 1959=G.A.Mansuelli, Il monumento augusteo del 27 a.C.<br />

Nuove ricerche sull’arco di Rimini, “ArteAntMod”, 8, 1959, pp. 363-391.<br />

ZUFFA 1959=M.Zuffa, Vicende antiche e recenti di un angolo cittadino, in<br />

La nuova residenza del Credito Romagnolo in Rimini ed <strong>il</strong> restauro di<br />

P<strong>al</strong>azzo Gioia, Rimini 1959, pp. 11-15. L’A. indugia sulla serie di mosaici<br />

restituita dagli scavi di P<strong>al</strong>azzo Gioia “E infatti le composizioni figurate del<br />

II-III secolo si pongono fra i più significativi esempi dell’arte del mosaico<br />

nell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e per la vivacità della policromia e l’interesse dei<br />

partiti pittorici”. Inoltre, l’an<strong>al</strong>isi dello Zuffa pone l’accento sulle varie fasi<br />

ed<strong>il</strong>izie di epoca romana che, ancora nel IV secolo d.C., restituivano,<br />

nell’area di P<strong>al</strong>azzo Gioia, grandiosi edifici di cui ci sono pervenute larghe<br />

parti di pavimenti musivi policromi.


ANNO 1960<br />

MANSUELLI 1960=G.A.Mansuelli, Il monumento augusteo del 27 a.C.,<br />

nuove ricerche sull’arco di Rimini, “ArteAntMod”, 9, Bologna 1960, pp.<br />

16-39. Il testo <strong>al</strong>terna fasi di esposizione e momenti di indugio riflessivo che<br />

l’A. arricchisce attraverso <strong>il</strong> confronto con la comunità degli studiosi. Circa<br />

l’Arco di <strong>Ariminum</strong>, sopravvissuto <strong>al</strong> grande programma artistico inaugurato<br />

durante <strong>il</strong> periodo agusuteo, l’A. sottolinea <strong>il</strong> cambiamento della percezione<br />

corrente dell’arte; infatti <strong>il</strong> più antico fra gli archi dell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e<br />

adibiti a porta, l’arco di Augusto, di fatto non si prestava, <strong>al</strong>meno a<br />

giudicare d<strong>al</strong>l’ampiezza del fornice, ad esigenze difensive.<br />

ANNO 1961<br />

SUSINI 1961=G.Susini, Via Pop<strong>il</strong>ia. Colonne m<strong>il</strong>iarie, “NotSc”, 86, 1961,<br />

pp. 48-51.<br />

ANNO 1962<br />

AHRENS 1962=D.Ahrens, Doppelherme im Museo Civico zu Rimini, in<br />

Festschrift Max Wegner, Münster 1962, pp. 74-77. Sulla doppia erma<br />

dionisiaca.<br />

BERMOND 1962=G.Bermond Montanari, Fornaci romane rinvenute in<br />

Em<strong>il</strong>ia, “AC”, 14, 1962, pp. 163-209.<br />

CHEVALLIER 1962=R.Chev<strong>al</strong>lier, Problématique de la colonisation<br />

romaine. L’exemple de L’Em<strong>il</strong>ie Romagne, “StRomagnoli”, 13, 1962, pp.<br />

57-83.<br />

DEGRASSI 1962=A.Degrassi, Nuovi m<strong>il</strong>iari arcaici, in Hommages à<br />

A.Grenier, Bruxelles 1962, pp. 499-513.<br />

GRAZIOSI 1962=A.Graziosi, Iscrizioni romane di Rimini, “StRomagnoli”,<br />

13, pp. 191-199. Dissertazione intorno ad <strong>al</strong>cuni frammenti di epigrafi<br />

riminesi; in particolare l’A. indugia su una lastra in pietra c<strong>al</strong>carea rosata<br />

che dice reimpiegata in modo molto singolare nella transenna della cappella<br />

dei giochi infant<strong>il</strong>i del Tempio M<strong>al</strong>atestiano. La lastra di cui sopra si<br />

daterebbe a partire d<strong>al</strong> I secolo d.C.<br />

MANSUELLI 1961=G.A.Mansuelli, I Cis<strong>al</strong>pini (III sec. a.C. – III d.C.),<br />

Firenze 1962.<br />

PANVINI ROSATI 1962=F.Panvini Rosati, La monetazione di <strong>Ariminum</strong>,<br />

“StRomagnoli”, 13, 1962, pp. 159-173.<br />

ZUFFA 1962=M.Zuffa, Nuove scoperte di archeologia e storia riminese,<br />

“StRomagnoli”,13, 1962, pp. 85-132. Resoconto della campagna di scavi<br />

del 1961 quando, nell’area compresa fra via Tempio M<strong>al</strong>atestiano, via<br />

Mentana, piazza Tre Martiri e via Giordano Bruno, sono venuti in luce<br />

<strong>al</strong>cuni ruderi di un teatro romano (una grande colonna di marmo, segmenti<br />

di trabeazione, mura curv<strong>il</strong>inee della cavea), forse del I secolo d. C.<br />

Nell’ambito dello stesso resoconto lo Zuffa indugia sui più antichi<br />

documenti della religiosità riminese: i pocola.<br />

SUSINI 1962=G.C.Susini, La dedica a Caio Mario nel Foro di Rimini,<br />

“StRomagnoli”, 13, 1962, pp. 175-190. L’A. restituisce la lettura del testo<br />

epigrafico rinvenuto a S.Michelino in Foro d<strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e emerge <strong>il</strong> suggestivo<br />

affresco di una supposta dedica dei riminesi a Caio Mario.<br />

ANNO 1963<br />

MATTEINI 1963=N.Matteini, Guida di Rimini, Bologna 1963.


ANNO 1964<br />

ALFIERI 1964=N.Alfieri, Le vie di comunicazione dell’It<strong>al</strong>ia<br />

settentrion<strong>al</strong>e, in Arte e civ<strong>il</strong>tà romana nell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e d<strong>al</strong>la<br />

repubblica <strong>al</strong>la tetrarchia (=Arte e civ. romana), 1, Bologna, 1964, pp. 57-<br />

70. L’A. sottolinea come le fonti specifiche della viab<strong>il</strong>ità antica, qu<strong>al</strong>i gli<br />

itineraria scripta (Itinerarium Antonini) e picta (Tabula Peutingeriana)<br />

vadano di fatto integrate con le strade stesse e in particolare con i tratti<br />

superstiti, ai qu<strong>al</strong>i, per Rimini, si aggiungono le straordinarie evidenze di<br />

ponti e porte monument<strong>al</strong>i. Senza contare, d<strong>al</strong> punto di vista topografico,<br />

l’importanza di un triangolo viario lungo <strong>il</strong> litor<strong>al</strong>e adriatico <strong>il</strong> qu<strong>al</strong>e, con la<br />

creazione della via Pop<strong>il</strong>ia-Annia (che da <strong>Ariminum</strong> giungeva sino ad<br />

Aqu<strong>il</strong>eia) trovava la sua natur<strong>al</strong>e conclusione . Infine, la via Flaminia minor<br />

doveva ric<strong>al</strong>care la via che da Arretium giungeva ad <strong>Ariminum</strong> attraverso la<br />

v<strong>al</strong>le del Marecchia e <strong>il</strong> passo di Viamaggio.<br />

BESCHI 1964=L.Beschi, I bronzetti romani dell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e, in<br />

Arte e civ. romana, 2, Bologna 1964, pp. 271-304. L’A. coagula in poche<br />

righe la descrizione dettagliata del “Gladiatore”, <strong>il</strong> bronzetto romano<br />

rinvenuto a Vergiano e acquistato d<strong>al</strong> Museo Civico di Rimini nell’agosto<br />

del 1958. La statuetta rappresenta la consueta tipologia del gladiatore che si<br />

presenta con <strong>il</strong> capo coperto della grande g<strong>al</strong>ea a larghe tese, <strong>al</strong>ta creta e due<br />

ampie visiere che proteggono <strong>il</strong> viso nascondendolo. Il braccio destro,<br />

difeso da manica, è flesso indietro; la mano, chiusa a pugno, è posata sulla<br />

cintura d<strong>al</strong>la parte del dorso. Indossa un gonnellino, fermato in vita da un<br />

cinturone, e avanza a grandi passi con la gamba sinistra, <strong>il</strong> braccio piegato in<br />

<strong>al</strong>to e la mano che tiene la testa della g<strong>al</strong>ea. Si tratta tuttavia di redazione<br />

molto povera, di rendimento sommario.<br />

BRAEMER 1964=F.Braemer, L’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e e le province limitrofe,<br />

in Arte e civ. romana, 2, Bologna 1964, pp. 429-444.<br />

GENTILI 1964=G.V.Gent<strong>il</strong>i, L’arte dell’Em<strong>il</strong>ia romana, in Arte e<br />

civ.romana, 2, Bologna 1964, p. 110 sgg. Nella prefazione l’A. si richiama<br />

<strong>al</strong>la mancanza di sufficienti testimonianze rispetto <strong>al</strong>le influenze<br />

classicistiche ed ellenistiche per <strong>il</strong> tramite adriatico, <strong>al</strong> contrario così<br />

evidenti nel Veneto. E tuttavia, sebbene in maniera molto ristretta, <strong>il</strong> centro<br />

portu<strong>al</strong>e riminese ha restituito opere vicine a quegli schemi e a quei modelli.<br />

A questo proposito l’A. si sofferma sull’efficienza del trinomio costituito<br />

d<strong>al</strong>la marmorea testa vir<strong>il</strong>e, purtroppo deturpata, copia del Doriforo di<br />

Policleto, d<strong>al</strong>la testa di divinità femmin<strong>il</strong>e, di arte neoattica, e dai clipei<br />

entro cui campeggiano auliche teste di divinità, l’ornamento scultoreo<br />

dell’arco augusteo, <strong>al</strong>tro esempio delle influenze classicistiche e ellenistiche<br />

oggetto del presente studio.<br />

MANSUELLI 1964=G.A.Mansuelli, L’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e e i problemi<br />

dell’arte romana, in Arte e civ. romana, 1, Bologna 1964, pp. 5-23.<br />

MANSUELLI 1964=G.A.Mansuelli, Itinerario critico della mostra, in Arte<br />

e civ. romana, 1, Bologna 1964, pp. 101-148. Nell’ambito di una più ampia<br />

descrizione delle opere esposte nella mostra intitolata <strong>al</strong>l’arte e <strong>al</strong>la civ<strong>il</strong>tà<br />

romana nell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e, d<strong>al</strong>la repubblica <strong>al</strong>la tetrarchia, l’A.<br />

presenta brevemente <strong>al</strong>cune opere riminesi. Tra queste figurano la lastra con<br />

satiro e menade danzanti, la piccola figura con torques celtico <strong>al</strong> collo,<br />

<strong>al</strong>cune terrecotte minori e la testa del Doriforo policleteo, testimonianza<br />

della ripresa dei grandi origin<strong>al</strong>i classici.


MANSUELLI 1964=G.A.Mansuelli, Aspetti e lineamenti dell’arte romana<br />

nell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e, in Arte e civ. romana, 2, Bologna 1964, pp. 1-21.<br />

MANSUELLI 1964=G.A.Mansuelli, Urbanistica e architettura, in Arte e<br />

civ. romana, 2 Bologna 1964, pp. 527-533.<br />

PELLEGRINI 1964=G.B.Pellegrini, Tra prelatino e latino nell’It<strong>al</strong>ia<br />

superiore, in Arte e civ. romana, 1, Bologna 1964, pp. 73-79.<br />

RICCIONI 1964=G.Riccioni, Nuovi mosaici di Rimini romana,<br />

“StRomagnoli”, 15, 1964, pp. 203-221. Sui mosaici di P<strong>al</strong>azzo P<strong>al</strong>loni.<br />

RICCIONI 1964=G.Riccioni, Ceramiche romane rinvenute nell’area del<br />

P<strong>al</strong>azzo ex Battaglini, in Arte e civ. romana, 2, Bologna 1964, pp. 111-121.<br />

RICCIONI 1964=G.Riccioni, Materi<strong>al</strong>i rinvenuti nell’area del P<strong>al</strong>azzo ex<br />

Pugliesi, in Arte e civ. romana, 2, Bologna 1964, pp. 121-139. Lo studio<br />

condotto sui materi<strong>al</strong>i comprende una serie di tavole tra le qu<strong>al</strong>i figura<br />

quella dedicata <strong>al</strong>la presentazione della stele funeraria con epigrafe e<br />

figurazione di Egnatia Ch<strong>il</strong>a, conservata presso <strong>il</strong> Museo della Città e<br />

rinvenuta in zona Bordonchio (Comune di Bellaria e Igea Marina). La stele,<br />

come indica l’iscrizione, è stata dedicata d<strong>al</strong>lo sposo della defunta del qu<strong>al</strong>e,<br />

per<strong>al</strong>tro, non è conservato <strong>il</strong> nome che doveva essere inciso <strong>al</strong>la sommità. E’<br />

del tipo a pseudo-edicola, con colonne later<strong>al</strong>i a fusto papiraceo. Il grande<br />

intercolumnio è occupato d<strong>al</strong>la figura intera eretta, resa ad <strong>al</strong>to r<strong>il</strong>ievo, della<br />

giovane Egnatia Ch<strong>il</strong>a (la testa è purtroppo perduta); l’iscrizione funeraria è<br />

incisa sullo zoccolo inferiore liscio e sp<strong>org</strong>ente. La donna è ritratta nello<br />

schema della “Grande Ercolanese”, del cui tipo classico, come figura<br />

iconica, è conservata una copia fedele nel Museo Civico di Bergamo. Lo<br />

scultore ha applicato <strong>al</strong> r<strong>il</strong>ievo lo schema della statua iconica femmin<strong>il</strong>e<br />

ellenistica, creazione lisippea, passato attraverso molte rielaborazioni<br />

posteriori. Tra le tavole figurano inoltre <strong>al</strong>cuni reperti rinvenuti a S.Lorenzo<br />

in Strada (Riccione).<br />

RICCIONI 1964=G.Riccioni, Il mosaico e la pittura, in Arte e civ. romana,<br />

2, Bologna 1964, pp. 516-518. Il testo restituisce una descrizione dettagliata<br />

e fedele dell’angolo a destra in <strong>al</strong>to di una decorazione musiva costituita da<br />

un sistema di riquadri e tondi figurati <strong>al</strong>ternati, rinvenuta nell’area ex<br />

P<strong>al</strong>azzo Gioia. I piccoli riquadri erano decorati con figure di colombe su<br />

ramoscelli. La figurazione del riquadro maggiore presenta una giovane<br />

donna con un f<strong>il</strong>o di perle bianche che le adornano la chioma voluminosa;<br />

ignuda nella parte superiore del corpo, ha i fianchi avvolti in un himation<br />

che girando sul dorso, le ricade sulla sp<strong>al</strong>la sinistra. L’acconciatura con <strong>il</strong><br />

f<strong>il</strong>o di perle tra i capelli, i grandi occhi sbarrati e l’accentuazione del<br />

contorno riconducono a un clima artistico tardo-antico (IV sec. d.C.). Infine<br />

l’A. presenta <strong>il</strong> mosaico policromo figurato con soggetto egizio rinvenuto<br />

nel 1948 in via Fratelli Bandiera. La scena figurata, con soggetto egizio,<br />

mostra <strong>il</strong> dio Anubis con testa di cane, in posizione di riposo (appoggiato ad<br />

un bastone) e attorniato da anim<strong>al</strong>i diversi, re<strong>al</strong>i e fantastici (Sfinge).<br />

RICCIONI 1964=G.Riccioni, Urbanistica e architettura, in Arte e civ.<br />

romana, 2, Bologna 1964, p. 534. Breve presentazione del capitello romano<br />

rinvenuto in S.Lorenzo a Monte. Il capitello è in st<strong>il</strong>e corinzio-composito,<br />

con fasciatura di foglie di acanto, d<strong>al</strong>le qu<strong>al</strong>i, su ognuna delle quattro facce,<br />

emerge una coppia di caulicoli affrontati. La decorazione è coronata, nel<br />

mezzo dell’abaco, da un fiore a stella; sotto l’abaco, ad ogni angolo del<br />

capitello, è una coppia di volute di evidente andamento conico. L’A. data <strong>il</strong><br />

capitello in età s<strong>il</strong>lana.


TIBILETTI=G.Tib<strong>il</strong>etti, La romanizzazione della v<strong>al</strong>le padana, in Arte e<br />

civ. romana, 1, Bologna 1964, pp. 27-36.<br />

VERGNANI=M.Vergnani, La civ<strong>il</strong>tà della Cis<strong>al</strong>pina, in Arte e civ. romana,<br />

Bologna 1964, pp. 83-98.<br />

ZUFFA 1964=M.Zuffa, Le culture nell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e <strong>al</strong>l’inizio della<br />

conquista romana, in Arte e civ. romana, 1, Bologna 1964, pp. 37-53.<br />

ZUFFA 1964=M.Zuffa, Rimini, in Arte e civ. romana nell’It<strong>al</strong>ia<br />

settentrion<strong>al</strong>e, d<strong>al</strong>la repubblica <strong>al</strong>la tetrarchia, 2, Bologna 1964, pp. 547-<br />

556. Nella città di <strong>Ariminum</strong> gli antefatti della romanizzazione sarebbero<br />

t<strong>al</strong>mente evidenti da indurre a pensare a una presenza economica e m<strong>il</strong>itare<br />

romana anche nei decenni precedenti la data della deduzione della colonia.<br />

Per<strong>al</strong>tro la precedente riflessione trova conferma nella ceramica a vernice<br />

nera di tipo centro it<strong>al</strong>ico, presente a <strong>Ariminum</strong> ancora agli inizi del III sec.<br />

a.C.<br />

ANNO 1965<br />

ARSLAN 1965=E.Arslan, Osservazioni sull’impiego e la diffusione delle<br />

volte sott<strong>il</strong>i in tubi fitt<strong>il</strong>i, “BA”, 10, 1965, pp. 45-52.<br />

MORENO 1965=P.Moreno, Pocola, « EEA », 6, 1965, ad vocem.<br />

PICARD 1965=C.Picard, Dionysios de Colophon exportateur à Rimini<br />

(It<strong>al</strong>ie): terres cuites architectur<strong>al</strong>es et “pocula” inscrits, « Rev.<br />

Archéologique », 1965, pp. 210-213.<br />

RICCIONI 1965=G.Riccioni, Ceramiche romane rinvenute nell’area del<br />

p<strong>al</strong>azzo ex Battaglini (Rimini), in Arte e civ<strong>il</strong>tà romana nell’It<strong>al</strong>ia<br />

settentrion<strong>al</strong>e, d<strong>al</strong>la repubblica <strong>al</strong>la tetrarchia, 2, Bologna 1965.<br />

RICCIONI 1965=G.Riccioni, <strong>Ariminum</strong>, Rimini. Scoperte, “FA”, 17, 1965,<br />

p. 328.<br />

RICCIONI 1965=G.Riccioni, L’arte dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna – Rimini, in Arte<br />

e civ<strong>il</strong>tà romana nell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e, d<strong>al</strong>la repubblica <strong>al</strong>la tetrarchia,<br />

2, Bologna 1965, pp. 111-139.<br />

SUSINI 1965=G.Susini, Il coroplasta Dionisio di Colofone, “AC”, 17,<br />

1965, pp. 302-305.<br />

ANNO 1966<br />

FOSCHI 1966=U.Foschi, Strade romane fra Ravenna, Rimini e Cesena,<br />

“AttiDepRomagna”, 12, 1966, p. 20.<br />

POLLONI 1966=A.Polloni, Toponomastica romagnola, Firenze 1966.<br />

SUSINI 1966=G.C.Susini, Coloni romani d<strong>al</strong> Piceno <strong>al</strong> Po, “Studia<br />

Picena”, 23-24, 1965-66, pp. 82-143.<br />

SUSINI 1965=G.Susini, Aspects de la romanisation de la Gaule Cispadane:<br />

chute et survivance des Celtes, “Académie des Inscriptions et Belles-<br />

Lettres”, 1966, pp. 143-163.<br />

ANNO 1967<br />

DONATI 1967=A.Donati, Aem<strong>il</strong>ia tributim discripta – I documenti delle<br />

assegnazioni trib<strong>al</strong>i romane nella regione romagnola e cispadana, Faenza<br />

1967. L’autrice an<strong>al</strong>izza le epigrafi con l’indicazione della tribù, sulla base<br />

della divisione delle loc<strong>al</strong>ità. In particolare per <strong>Ariminum</strong> vengono<br />

presentati 77 testi epigrafici.<br />

GRAZIOSI 1967=A.Graziosi, Notizie di un complesso ed<strong>il</strong>izio di età<br />

romana scoperto a Cattolica, “StRomagnoli”, 18, 1967, pp. 33-42.


Resoconto intorno agli scavi dell’area adiacente <strong>il</strong> mercato coperto di<br />

Cattolica che hanno restituito <strong>al</strong>cuni embrici e un muro di epoca romana<br />

ascrivib<strong>il</strong>i a un più vasto complesso archeologico. Per l’A. non è del tutto<br />

chiaro qu<strong>al</strong>e fosse la funzione del sito: in un primo tempo si era pensato ad<br />

un piccolo nucleo industri<strong>al</strong>e con abitazioni annesse ma è ben più probab<strong>il</strong>e<br />

che si trattasse di una statio, cioè di una serie di st<strong>al</strong>le con piccole stanze per<br />

<strong>il</strong> pernottamento occasion<strong>al</strong>e. I limiti cronologici possono essere fissati,<br />

grazie ai ritrovamenti monet<strong>al</strong>i, tra la fine del I secolo a.C. e la prima metà<br />

del IV d.C.<br />

RICCIONI 1967=G.Riccioni, Rimini (Forlì). Scavi archeologici, “BA”, 5,<br />

Roma 1967, pp. 120-121.<br />

RICCIONI 1967=G.Riccioni, Rimini (Forlì). Domus con ambienti a<br />

mosaico e perist<strong>il</strong>io nell’area dell’ex-Vecovado, BA, 52, Roma 1967, pp.<br />

121-122.<br />

RICCIONI 1967=G.Riccioni, Rimini (Forlì). Complesso urbano con vani<br />

pavimentati a mosaico e piscina nell’area del Nuovo Mercato Gener<strong>al</strong>e,<br />

BA, 52, Roma 1967, p. 102 sgg.<br />

SUSINI 1967=G.Susini, Per una problematica della colonizzazione<br />

romana: i quesiti del Dismano, “StRomagnoli”, 18, 1967, pp. 227-254.<br />

ANNO 1968<br />

SUSINI 1968=G.C.Susini, Il lapicida romano. Introduzione <strong>al</strong>l’epigrafia<br />

latina, Roma 1968.<br />

ANNO 1969<br />

BERNARDI 1969=A.Bernardi, Jus Ariminensium, “Studia Ghisleriana”,<br />

Pavia 1957.<br />

CHEVALLIER 1969=R.Chev<strong>al</strong>lier, Contribution à l’histoire des antiquités<br />

de Rimini, « StRomagnoli », 20, 1969.<br />

GRAZIOSI 1969=A.Graziosi, Notizia di un complesso ed<strong>il</strong>izio di età<br />

romana scoperto a Cattolica, “StRomagnoli”, 18, 1969, pp. 33-42.<br />

PASINI 1969=P.G.Pasini, Vicende e frammenti del tempio m<strong>al</strong>atestiano, in<br />

“Rimini, storia, arte e cultura”, 1-2, Rimini 1969, pp. 214-215. L’A.<br />

descrive due epigrafi viste e fotografate durante i restauri del tempio<br />

m<strong>al</strong>atestiano (1947-1950), ma già note d<strong>al</strong> codice rigaziano insieme ad <strong>al</strong>tre<br />

inedite, tutte reimpiegate da Sigismondo nella costruzione del tempio.<br />

RICCIONI 1969=G.Riccioni, Un complesso ed<strong>il</strong>izio di età romana scoperto<br />

nell’area dell’ex Vescovado a Rimini. Relazione topografica preliminare,<br />

“AttiDepRomagna”, 20, 1969, pp. 313-333.<br />

ANNO 1970<br />

BIANCHI BANDINELLI 1970=R.Bianchi Bandinelli, Rome. La fin de l’art<br />

antique, Paris 1970, pp. 110-114. In una più ampia trattazione intorno<br />

<strong>al</strong>l’arte cosiddetta “provinci<strong>al</strong>e”, <strong>il</strong> Bianchi Bandinelli indugia sulla stele di<br />

Egnatia Ch<strong>il</strong>a e la porta come esempio di ripetizione di un diffuso tipo<br />

ellenistico nell’ambito di una esecuzione, appunto, “provinci<strong>al</strong>e”.<br />

GENTILI 1970=G.V.Gent<strong>il</strong>i, Scavi e scoperte dell’ultimo quinquennio nel<br />

bolognese e nella Romagna, “AttiDepRomagna”, 20, 1970, pp. 1-19.<br />

HERZIG 1970=H.Herzig, Le reseau routier des régions VI et VIII d’It<strong>al</strong>ie,<br />

Bologna 1970.<br />

MANSUELLI 1970=G.A.Mansuelli, Architettura e città, Bologna 1970.


RICCIONI 1970=G.Riccioni, Rimini: n. 4392, in “FA”, 21, 1970, pp. 296-<br />

297.<br />

RICCIONI 1970=G.Riccioni, Antefatti della colonizzazione di <strong>Ariminum</strong><br />

<strong>al</strong>la luce delle nuove scoperte, in La città etrusca, Bologna 1970, pp.263-<br />

273.<br />

RICCIONI 1970=G.Riccioni, Un complesso ed<strong>il</strong>izio di età romana scoperto<br />

a Rimini nell’area dell’ex Vescovado. Relazione topografica preliminare, in<br />

Scavi e ricerche archeologiche nel Bolognese e nella Romagna,<br />

“AttiMemDep”, 1970, pp. 313-333.<br />

RIGHINI 1970=V.Righini, Lineamenti di storia economica della G<strong>al</strong>lia<br />

Cis<strong>al</strong>pina: la produttività fitt<strong>il</strong>e in età repubblicana, Bruxelles 1970.<br />

ZUFFA 1970=M.Zuffa, Abitati e santuari suburbani di Rimini d<strong>al</strong>la<br />

protostoria <strong>al</strong>la romanità in La città etrusca e it<strong>al</strong>ica preromana, Bologna<br />

1970, pp. 299-315.<br />

ZUFFA 1970=M.Zuffa, Le antiche terme della G<strong>al</strong>vanina <strong>al</strong> colle di<br />

Covignano di Rimini, Rimini 1970.<br />

SUSINI 1970=G.Susini, Pocola marcati: devozione e industria,<br />

“Epigraphica”, 32, 1970, pp. 170-172.<br />

ANNO 1971<br />

CERVI 1971=C.Cervi, Gli anfiteatri romani dell’VIII Regione augustea<br />

(Aem<strong>il</strong>ia), “AttiDepRomagna”, 6, 1971, pp. 125-136.<br />

MANSUELLI 1971=G.A.Mansuelli, Urbanistica e architettura della<br />

Cis<strong>al</strong>pina romana fino <strong>al</strong> III sec. e.n., Bruxelles 1971.<br />

SUSINI 1971=G.Susini, Il momento politico della via Pop<strong>il</strong>ia, “CARB”, 18,<br />

1971, pp. 507-519.<br />

ANNO 1972<br />

RICCIONI 1972=G.Riccione, Classificazione preliminare di un gruppo di<br />

ceramiche a vernice nera di <strong>Ariminum</strong>, in I problemi della ceramica<br />

romana di Ravenna, della v<strong>al</strong>le Padana e dell’Alto Adriatico, Bologna<br />

1972, pp. 229-239.<br />

ANNO 1973<br />

GENTILI 1973=G.V.Gent<strong>il</strong>i, Lungo le antiche vie, Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />

Venezia 1973, pp. 35-132. L’A. presenta un quadro pressoché completo<br />

delle infrastrutture viarie dell’<strong>Ariminum</strong> romana fac<strong>il</strong>itando <strong>il</strong> visitatore<br />

nell’individuazione di itinerari <strong>al</strong>trimenti mimetici rispetto <strong>al</strong> caotico<br />

reticolo urbano. Premesso che lo sv<strong>il</strong>uppo della rete viaria romana è<br />

direttamente proporzion<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la sua espansione territori<strong>al</strong>e, le infrastrutture,<br />

creando can<strong>al</strong>i di comunicazione agevoli e sicuri per i traffici commerci<strong>al</strong>i,<br />

costituiscono anche l’importante supporto delle campagne m<strong>il</strong>itari.<br />

Pertanto, se sin d<strong>al</strong>la prima deduzione coloni<strong>al</strong>e <strong>Ariminum</strong> era collegata ad<br />

Arretium d<strong>al</strong>l’itinerario lungo <strong>il</strong> Marecchia e d<strong>al</strong> passo di Viamaggio, in<br />

funzione di arroccamento m<strong>il</strong>itare dell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e, la prima grande<br />

via che vi fa capo è la Flaminia (232 a.C.) che da Roma, passando per<br />

Fanum Fortunae, interessava nel suo tratto l’Ager G<strong>al</strong>licus dei Senoni.<br />

Sempre da <strong>Ariminum</strong> si dipartiva la via Aem<strong>il</strong>ia Lepidi (187 a.C.), la strada<br />

pedemontana che nell’attraversare l’intera regione da Est a Ovest, giungeva<br />

infine a Placentia ed <strong>al</strong>la Trebbia. Su questa si innervavano le strade<br />

transappeniniche preromane o risistemate dai romani nel solco degli itinerari


strategici ai fini delle operazioni m<strong>il</strong>itari nella v<strong>al</strong>le Padana. Delle arterie<br />

provenienti d<strong>al</strong> sud attraverso i passi dell’Appennino tosco-ligure-em<strong>il</strong>iano<br />

,l’A. si limita ad elencare le più note, la via del Savio (passo dei Mandrioli-<br />

Sarsina-Caesena), le vie del Montone (passo del Muraglione-Forum Livi) e<br />

del Lamone (Colle di Canaglia-Faventia) proseguenti per Ravenna, la via<br />

dell’Ombrone e del Reno (Passo Porretta-Bononia, forse da riconoscere<br />

come la Flaminia minor che proseguiva con la Aem<strong>il</strong>ia secunda, pare del<br />

175 a.C. per Altinum ed Aqu<strong>il</strong>ea), la via tra Secchia e Panaro (Passo<br />

Abetone-Mutina, donde proseguiva con la via per Verona) e <strong>al</strong>tre vie di v<strong>al</strong>li<br />

fluvi<strong>al</strong>i, d<strong>al</strong> Taro <strong>al</strong>la Trebbia. Ancora, la via Pop<strong>il</strong>ia (132 a.C.), strada<br />

pressoché litoranea, seguendo i dossi nord-adriatici, conduceva infine a<br />

<strong>Ariminum</strong> attraverso Ravenna e <strong>il</strong> settore Spinette, ad Adria ed Altinum. In<br />

queste pagine l’A. passa in rassegna un gran numero di documenti<br />

fondament<strong>al</strong>i e in grado di rivelare nuove pieghe di senso sull’andamento<br />

delle vie dell’It<strong>al</strong>ia centrosettentrion<strong>al</strong>e. In particolare l’A. propone un breve<br />

focus intorno <strong>al</strong>l’Itinerarium Antonini dell’età di Carac<strong>al</strong>la e della ancor più<br />

sintetica Tabula Peutingeriana (età tardo-romana e bizantina). La riflessione<br />

dell’A. si conclude con un panorama intorno <strong>al</strong>le comunicazioni marittime,<br />

integrate, come è noto, a quelle strad<strong>al</strong>i.<br />

MARTINELLI 1973=P.A.Martinelli, Un capitello inedito del Museo civico<br />

di Rimini, “Frav”, Ravenna 1973, pp. 107-112.<br />

MOREL 1973=J.P.Morel, Rimini, in Roma medio repubblicana, Roma<br />

1973, pp. 369-370.<br />

SUSINI 1973=G.Susini, Coloni romani d<strong>al</strong> Piceno <strong>al</strong> Po, Bologna 1973.<br />

ZUFFA 1973=M.Zuffa, Rimini-Museo Civico, “EEA”, suppl., Roma 1973,<br />

ad vocem.<br />

ANNO 1974<br />

ADIMARI 1974=R.Adimari, Sito riminese, Bologna 1974.<br />

DONATI 1974=A.Donati, Una scheda aperta: l’iscrizione di San Mauro<br />

Pascoli, “Epigraphica”, 36,1974, pp. 234-239.<br />

PASINI 1974=P.G.Pasini, L’Arco di Augusto, Rimini 1974.<br />

SABATTINI 1974=A.Sabattini, I vici della regio VIII: fonti e<br />

classificazione, “StRomagnoli”, 25, 1974, pp. 295-301.<br />

ZUFFA 1974=M.Zuffa, Rimini, in Arte e civ. romana, 2, Bologna 1974, pp.<br />

547-556. Nel prendere in esame tutto l’arco cronologico che va d<strong>al</strong>la<br />

fondazione della colonia romana di <strong>Ariminum</strong> sino <strong>al</strong>la fine dell’Impero, lo<br />

Zuffa propone un breve focus sulla fioritura ed<strong>il</strong>izia espressa a Rimini nei<br />

secoli III, IV, e fors’anche V, nelle planimetrie dei grandi edifici e nelle<br />

pavimentazioni musive policrome con figurazioni ed ornati di qu<strong>al</strong>ità<br />

elevata esemplificate, tra gli <strong>al</strong>tri, dai reperti provenienti d<strong>al</strong>l’ex P<strong>al</strong>azzo<br />

Gioia.<br />

ANNO 1975<br />

ARLOTTI-BIORDI 1975=T.Arlotti-M.Biordi, Appunti per la ricostruzione<br />

dell’antica storia di S.Ermete, Sant’Arcangelo di Romagna 1975.<br />

Sant’Ermete d<strong>al</strong>la preistoria <strong>al</strong>l’età mediev<strong>al</strong>e.<br />

DONATI 1975=A.Donati, Scrittura, società e cultura: le iscrizioni romane,<br />

in Storia della Em<strong>il</strong>ia Romagna, 1, Bologna 1975, pp. 213-233.<br />

RIGHINI 1975=V.Righini, Prof<strong>il</strong>o di storia economica, in Storia<br />

dell’Em<strong>il</strong>ia-Romagna, Bologna 1975, pp. 173-198.


TONINI 1975=L.Tonini, Rimini dopo <strong>il</strong> m<strong>il</strong>le, Rimini 1975. Alle pp.170-<br />

171, l’A. accenna <strong>al</strong>l’antico ponte romano sull’Ausa rimandando a una più<br />

ampia trattazione nel volume intitolato “Rimini avanti <strong>il</strong> principio dell’era<br />

volgare”. In queste pagine l’A. disserta intorno <strong>al</strong>le rovine del ponte romano<br />

sulle qu<strong>al</strong>i, più tardi, verrà edificato <strong>il</strong> cosiddetto arco di Giulio II.<br />

SCAGLIARINI 1975=D.Scagliarini Corlaita, Il <strong>territorio</strong> e le città in epoca<br />

romana, in Storia dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, Bologna 1975, pp. 147-171.<br />

SUSINI=G.C.Susini, Culti s<strong>al</strong>utari e delle acque: materi<strong>al</strong>i antichi nella<br />

Cispadana, “StRomagnoli”, 26, 1975, pp. 321-338. L’A. restituisce una<br />

mappa delle testimonianze e degli indizi dei culti s<strong>al</strong>utari e delle acque nella<br />

regione cispadana d<strong>al</strong>l’età preromana sino <strong>al</strong> termine dell’evo antico. Tra le<br />

loc<strong>al</strong>ità elencate d<strong>al</strong>l’A. figurano Gabicce qu<strong>al</strong>e punto di riferimento della<br />

navigazione antica dove è stata rinvenuta una dedica serv<strong>il</strong>e a Juppiter<br />

Serenus (da interpretarsi, per l’A., come un’ipotesi marinara di Giove, forse<br />

da un archetipo coloniario greco). L’elenco continua con S<strong>al</strong>udecio, a<br />

mezzogiorno di Cattolica, dove la tradizione loc<strong>al</strong>e rimanda a una origine<br />

toponimica da S<strong>al</strong>us. E prosegue con Rimini dove la città e l’attu<strong>al</strong>e<br />

suburbio restituiscono un c<strong>al</strong>eidoscopio di testimonianze: “sulle <strong>al</strong>ture<br />

attorno a Covignano – si legge nella mappa tratteggiata d<strong>al</strong>l’A. - vestigia del<br />

popolamento e di edifici sacri dell’età preromana e romana, compresa la<br />

stipe votiva di V<strong>il</strong>la Ruffi (d<strong>al</strong> VI sec. a.C. <strong>al</strong>l’età romana); ivi, numerose<br />

fonti tra le qu<strong>al</strong>i la G<strong>al</strong>vanina, tuttora praticata; pocola con iscrizioni dipinte<br />

o graffite, III-II sec. a.C., da scavi diversi nella città ma non in situ; recano<br />

dediche ad Apollo e ad Ercole (t<strong>al</strong>e sembra essere lo scioglimento della<br />

sigla H; <strong>il</strong> culto erculeo è ben noto a Rimini da <strong>al</strong>tre testimonianze, come<br />

quello di Apollo e Diana), forse anche a divinità femmin<strong>il</strong>i, e menzione di<br />

dedicanti <strong>org</strong>anizzati per pagi e per vici; dedica di un edificio sacro a S<strong>al</strong>us,<br />

anche con l’appellativo Augusta, dell’ed<strong>il</strong>e Q. Plautius Iustus ( anche a<br />

nome dei fam<strong>il</strong>iari); <strong>il</strong> santuario verrà disciplinato d<strong>al</strong>le stesse regole vigenti<br />

per <strong>il</strong> tempio di Diana sull’Aventino.<br />

SUSINI=G.Susini, La Cispadana romana, in Storia dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />

Bologna 1975, pp. 103-124.<br />

ANNO 1976<br />

ALFIERI 1976=N.Alfieri, La via Flaminia minore, Bologna 1976.<br />

BOLLINI 1976=M.Bollini, Storia politica e soci<strong>al</strong>e nell’età tardo-antica, in<br />

Storia dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, 1, Bologna 1976, pp. 299-305.<br />

CARILE 1976=A.Car<strong>il</strong>e, D<strong>al</strong> V <strong>al</strong>l’VIII secolo, in Storia dell’Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna, 1, Bologna 1976, pp. 333-351.<br />

DONATI 1976=A.Donati, Aem<strong>il</strong>ia tributim discripta. Supplementum,<br />

“StRomagnoli”, 27, 1976, pp. 185-198.<br />

GENTILI 1976=G.V.Gent<strong>il</strong>i, Nota su due nuovi monumenti epigrafici: una<br />

dedica da Rimini ed un epitaffio da Voghenza, “Epigraphica”, 38, 1976, pp.<br />

51-62. Breve dissertazione intorno a un monumento epigrafico di grande<br />

interesse, infatti <strong>il</strong> personaggio dedicante è figlio di M.Arrecinus Clemens,<br />

noto ad <strong>Ariminum</strong> per aver ricoperto cariche magistratu<strong>al</strong>i municip<strong>al</strong>i e<br />

dignità sacerdot<strong>al</strong>e. La dedica è posta con <strong>il</strong> consueto formulario in sigla e le<br />

due divinità chiamate in causa (Bacco e S<strong>il</strong>vano). Si tratta della prima<br />

dedica a Bacco attestata ad <strong>Ariminum</strong>. Il monumento si fa ris<strong>al</strong>ire <strong>al</strong>l’età di<br />

Claudio. Una stele rinvenuta a Voghenza offre spunti interessanti per <strong>il</strong>


confronto con <strong>il</strong> materi<strong>al</strong>e riminese. Si tratta della prima edizione<br />

dell’epigrafe di M.Arrecinus Clemens, scoperta a Spadarolo nel 1972.<br />

GHIROTTI 1976=L.Ghirotti, Il sepolcreto romano di S.Lorenzo in Strada,<br />

in La Perla Verde dell’Adriatico, 2, 9, Riccione 1976.<br />

RICCIONI 1975=G.Riccioni, F<strong>al</strong>era bronzea ariminese con protome di<br />

Jupiter Ammon, “Aqu<strong>il</strong>eia Nostra”, 45-46, 1976, pp. 503-510.<br />

SCAGLIARINI CORLAITA=D.C.Scagliarini, Il <strong>territorio</strong> e la città in<br />

epoca romana, in Storia dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, 1, Bologna 1976, pp. 147-<br />

171.<br />

SUSINI 1976=G.Susini, La Cispadana romana, in Storia dell’Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna, 1, Bologna 1976, pp.103-124.<br />

SUSINI 1976=G.Susini, Le fonti della descrizione pliniana della Regio VIII,<br />

“AttiDepRomagna”, 27, 1976, pp. 49-60.<br />

TIBILETTI 1976=G.Tib<strong>il</strong>etti, L’amministrazione romana, in Storia<br />

dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, 1, Bologna 1976, pp.125-146.<br />

ANNO 1977<br />

BOLLINI 1977=M.Bollini, I culti delle acque s<strong>al</strong>utari in Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />

“Antiqua 7”, 2, 1977, pp. 21-26.<br />

BUDISCHOVSKY 1977=M.C.Budischovsky, La diffusion des cultes<br />

isiaques autour de la mer Adriatique. Inscriptions et monuments, Epro,<br />

61, Leiden 1977. Sui culti orient<strong>al</strong>i nel riminese.<br />

DE MARIA 1977=S.De Maria, Aspetti e problemi della decorazione<br />

architettonica in Romagna. Età tardo-repubblicana ed augustea,<br />

“StRomagnoli”, 28, 1977, pp. 171-208.<br />

FONTEMAGGI 1977=A.Fontemaggi, Intonaci e pavimenti dell’area di<br />

scavo di P<strong>al</strong>azzo Arpesella, tesi di laurea, relatore G.A.Mansuelli, Bologna<br />

1977.<br />

GHIROTTI 1977=L.Ghirotti, Appunti sulla preistoria e storia di Riccione,<br />

Riccione 1977.<br />

GRENIER 1977=J.P.Grenier, Anubis <strong>al</strong>exandrin et romain, Epro, 57,<br />

Leiden 1977.<br />

RIGHINI 1977=V.Righini, Forma e struttura delle porte romane: gli<br />

esemplari di Rimini, “StRomagnoli”, 28, 1977, pp. 209-234.<br />

SUSINI 1977=G.Susini, Le fonti della descrizione pliniana della Regio VIII,<br />

“AttiMemBologna”, 27, 1977, pp.141-149.<br />

ANNO 1978<br />

BONINO 1978=M.Bonino, Archeologia e tradizione nav<strong>al</strong>e tra la Romagna<br />

e <strong>il</strong> Po, Ravenna 1978.<br />

DEMOUGIN 1978=S.Demougin, Un nouveau membre de la gens Arrecina,<br />

« MEFRA », 90, Roma 1978, pp. 317-330. Sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della metodicità<br />

l’A. insegue tutti gli ultimi risvolti delle affermazioni del Gent<strong>il</strong>i e nel<br />

confutarle avanza l’ipotesi dell’esistenza di due rami della famiglia<br />

Arrecina, rispettivamente l’uno riminese e l’<strong>al</strong>tro pesarese.<br />

GENTILI 1978=G.V.Gent<strong>il</strong>i, Ipotesi sulla celtizzazione nell’Em<strong>il</strong>ia e nella<br />

Romagna, in I G<strong>al</strong>li e l’It<strong>al</strong>ia, Roma 1978, pp. 114-116. Manca per<br />

<strong>Ariminum</strong> la documentazione archeologica tipicamente celtica. A t<strong>al</strong>e<br />

riguardo l’A. r<strong>il</strong>egge i contributi istruttivi delle fonti <strong>al</strong>la luce dei qu<strong>al</strong>i conia<br />

la formula della non completa attendib<strong>il</strong>ità del materi<strong>al</strong>e archeologico<br />

restituito dagli scavi, la cui occasion<strong>al</strong>ità, non intaccherebbe la sicura


presenza senonica anche <strong>al</strong>le foci del Marecchia, sostenuta appunto d<strong>al</strong>le<br />

fonti classiche. Questo nonostante ogni ammonimento ortodosso che<br />

vorrebbe sottolineare l’incompatib<strong>il</strong>ità della tesi dell’A. rispetto <strong>al</strong>l’assenza<br />

di sicuri rinvenimenti archeologici. Infatti c’è un dato concreto che<br />

garantisce t<strong>al</strong>e presenza: l’emissione monet<strong>al</strong>e dell’aes grave, attribuita<br />

quasi concordemente a Rimini. Anche senza entrare nel merito<br />

dell’emissione (<strong>al</strong>cuni studiosi l’assegnano ai celti ed <strong>al</strong>tri la ritengono<br />

espressione della giovane colonia di <strong>Ariminum</strong>), le conclusioni di questo<br />

assunto non cambiano: la monetazione dell’aes grave di <strong>Ariminum</strong>, preceda<br />

o meno la conquista romana della regione, è un’eco evidente della<br />

celtizzazione della Romagna centr<strong>al</strong>e. La testa di un barbaro g<strong>al</strong>lo<br />

(capigliatura incolta, baffi folti, collo ornato da un pesante torques),<br />

raffigurato di prof<strong>il</strong>o sul verso della moneta di questa serie, è documento<br />

significativo che <strong>Ariminum</strong> rappresentava per antonomasia la provincia<br />

g<strong>al</strong>lica sull’Adriatico. Infine dunque la tesi dell’autore si rimette <strong>al</strong> diktat<br />

della documentazione archeologica: gli argomenti del rinvenimento<br />

monet<strong>al</strong>e ben si accordano con quanto sostenuto d<strong>al</strong>le fonti.<br />

GIOVAGNETTI 1978=C.Giovagnetti, Indagine sui fondi orient<strong>al</strong>istici dei<br />

musei e dei nuclei patrimoni<strong>al</strong>i della Regione Em<strong>il</strong>ia Romagna, Rimini<br />

1978 (ricerca inedita). L’A. descrive nel dettaglio <strong>al</strong>cune epigrafi del<br />

<strong>territorio</strong> riminese. In particolare l’A. restituisce <strong>il</strong> testo, <strong>il</strong> commento e la<br />

relativa bibliografia di due epigrafi rinvenute e conservate a S<strong>al</strong>udecio.<br />

Infine <strong>il</strong> raggio d’azione della presente ricerca si estende sino a Mondaino<br />

dove si conserva un’<strong>al</strong>tra epigrafe, nonché nella vicina Verucchio che offre<br />

a sua volta due esempi di epigrafi.<br />

RICCIONI 1978=G.Riccione, Il tondo apollineo dell’Arco di Augusto e <strong>il</strong><br />

culto di Apollo ad <strong>Ariminum</strong>, in Hommages à Maarten J. Vermaseren,<br />

“Epro”, 3, Leiden 1978, pp. 979-984.<br />

SUSINI 1978=G.Susini, I culti orient<strong>al</strong>i nella Cispadana, Fonti e materi<strong>al</strong>i,<br />

in Hommages à Maarteen J.Vermaseren, 3, Leiden 1978, pp. 1199-1216. Il<br />

breve rendiconto critico del testo classifica le epigrafi di Giove dolicheno<br />

fra le testimonianze dei culti orient<strong>al</strong>i del riminese.<br />

ZUFFA 1978=M.Zuffa, La tutela, la ricerca e l’<strong>org</strong>anizzazione<br />

archeologica a Rimini d<strong>al</strong> 1800 ad oggi, in Storia di Rimini d<strong>al</strong> 1800 ad<br />

oggi, 3, Rimini 1978, pp.171-264. L’opera contiene importanti<br />

aggiornamenti di carattere archeologico rispetto <strong>al</strong>le trattazioni, tuttora<br />

fondament<strong>al</strong>i, proposte d<strong>al</strong> Tonini nella sua “Storia civ<strong>il</strong>e e sacra riminese”.<br />

ANNO 1979<br />

AA.VV.1979=AA.VV., Studi sull’arco onorario romano, Roma 1979.<br />

BALDONI 1979=D.B<strong>al</strong>doni, Ceramica a vernice nera rinvenuta a Riccione<br />

conservata nel loc<strong>al</strong>e Antiquarium, “RivStLig”, 45,1979, pp. 103-120.<br />

Descrizione e confronti del materi<strong>al</strong>e ceramico a vernice nera rinvenuto a<br />

Riccione in vi<strong>al</strong>e Lombardia, nel luglio del 1973. L’A. propone di datare <strong>il</strong><br />

materi<strong>al</strong>e tra la metà del III e la fine del II sec. a.C. e, sulla base di un<br />

attento esame st<strong>il</strong>istico, esclude la provenienza degli stessi d<strong>al</strong>le fornaci di<br />

<strong>Ariminum</strong>. Inoltre, considerata la mancanza di confronti con <strong>il</strong> materi<strong>al</strong>e<br />

ceramico rinvenuto in <strong>al</strong>tre loc<strong>al</strong>ità, avanza l’ipotesi dell’esistenza a<br />

Riccione di una fornace.<br />

BALDONI 1979=D.B<strong>al</strong>doni, Il ponte romano di Savignano sul Rubicone,<br />

“StRomagnoli”, 30, 1979, pp. 395-411.


BRIZZI 1979=G.Brizzi, Problemi cis<strong>al</strong>pini e politica mediterranea<br />

nell’azione di M.Em<strong>il</strong>io Lepido: la creazione della via Em<strong>il</strong>ia,<br />

“StRomagnoli”, 30, 1979, pp. 381-394.<br />

DE MARIA 1979=S.De Maria, La porta augustea di Rimini nel quadro<br />

degli archi commemorativi coevi – Dati struttur<strong>al</strong>i, in Studi sull’arco<br />

onorario romano, Roma 1979, pp. 73-91. An<strong>al</strong>isi comparata condotta sugli<br />

archi commemorativi augustei in costante relazione con la porta di Rimini<br />

come elemento primo di confronto.<br />

GENTILI 1979=G.V.Gent<strong>il</strong>i, Il mosaico dell’Hercules Bibax o del porto<br />

can<strong>al</strong>e tra i mosaici di una domus adrianea di Rimini, BA, 1, 64, Roma<br />

1979, pp. 49-56. Sui mosaici di P<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi.<br />

GIACOMINI 1979=P.Giacomini, Indici epigrafici greci e romani,<br />

“StRomanoli”, 29-30, 1979.<br />

GUALANDI 1979=G.Gu<strong>al</strong>andi, L’apparato figurativo negli archi augustei,<br />

in Studi sull’arco onorario romano, Roma 1979, pp. 93-142. Nell’agorà<br />

degli archi commemorativi l’autore riflette sul concetto di monumento che<br />

in epoca romana, bypassando la “fissità iconografica della civ<strong>il</strong>tà artistica<br />

greca” e approdando a un linguaggio univers<strong>al</strong>e, conosce una radic<strong>al</strong>e<br />

mutazione genetica rispetto <strong>al</strong> passato. In particolare l’autore indugia sulle<br />

an<strong>al</strong>ogie e sulle differenze dell’arco riminese rispetto agli archi<br />

commemorativi di epoca romana.<br />

MANSUELLI 1979=G.A.Mansuelli, Fornix e arcus. Note di terminologia,<br />

in Studi sull’arco onorario romano, Roma 1979, pp. 15-18. Supplemento di<br />

storia della terminologia architettonica latina.<br />

PENSA 1979=M.Pensa, Genesi e sv<strong>il</strong>uppo dell’arco onorario nella<br />

documentazione numismatica, in Studi sull’arco onorario romano, Roma<br />

1979, pp. 19-28. L’A. mette in campo una batteria di argomenti intorno ai<br />

tipi monet<strong>al</strong>i raffiguranti archi onorari che complessivamente delineano i<br />

contorni di una sorta di manu<strong>al</strong>e per eventu<strong>al</strong>i raffronti con l’arco riminese e<br />

i suoi elementi distintivi.<br />

SANTORO BIANCHI 1979=S.Santoro Bianchi, Dinamica del popolamento<br />

ed evoluzione delle strutture territori<strong>al</strong>i nel Riminese d<strong>al</strong>la preistoria <strong>al</strong>l’età<br />

tardo antica, “RA”, 3, 1979, pp. 23-40.<br />

SCAGLIARINI 1979=D.Scagliarini Corlàita, La situazione urbanistica<br />

degli archi onorari nella prima età imperi<strong>al</strong>e, in Studi sull’arco onorario<br />

romano, Roma 1979, pp. 29-72. Presentazione del sistema dei punti<br />

vocazion<strong>al</strong>i e dell’innestarsi nei vari centri romani di scelte topografiche<br />

affini <strong>al</strong>l’arco di Augusto. L’autrice, nel proporre questo breve exursus<br />

intorno agli archi onorari romani, fa riferimento a un “armamentario”<br />

f<strong>il</strong>ologico archeologico fatto di una serie ben dettagliata di an<strong>al</strong>ogie e<br />

raffronti.<br />

ANNO 1980<br />

BOLLINI 1980=M.Bollini, Il porto in un mosaico riminese, in Atti del III<br />

Colloquio Internazion<strong>al</strong>e sul Mosaico antico, 1, Ravenna 1980, pp. 61-63.<br />

BONORA MAZZOLI 1980=G.Bonora Mazzoli, Aspetti tecnici della<br />

centuriazione del <strong>territorio</strong> riminese-cesenate, “StRomagnoli”, 31, 1980,<br />

pp. 295-326. Il testo intende restituire una visione glob<strong>al</strong>e intorno <strong>al</strong>la<br />

centuriazione del <strong>territorio</strong> in epoca romana.


DONATI 1980=A.Donati, La produzione epigrafica riminese, in An<strong>al</strong>isi di<br />

Rimini antica: storia e archeologia per un museo (= Rimini antica), Rimini<br />

1980, pp. 233-255.<br />

BIORDI 1980=M.Biordi, La collezione numismatica in Rimini antica,<br />

Rimini 1980, pp. 225-229.<br />

BIORDI 1980=M.Biordi, I bolli laterizi romani in Rimini antica, Rimini<br />

1980, pp. 255-266. An<strong>al</strong>isi dei bolli laterizi riminesi e proposte di datazione.<br />

ERCOLANI COCCHI 1980=E.Ercolani Cocchi, Il materi<strong>al</strong>e numismatico<br />

dell’età antica, in Rimini antica, Rimini 1980, pp. 211-223. Come<br />

muse<strong>al</strong>izzare <strong>il</strong> materi<strong>al</strong>e numismatico riminese.<br />

BOLLINI 1980=M.Bollini, Il mosaico riminese in Rimini antica, Rimini<br />

1980, pp. 285-312. Sulle tecniche di pavimentazione, sul gusto e sullo st<strong>il</strong>e<br />

dei mosaici riminesi.<br />

GIORGETTI 1980=D.Gi<strong>org</strong>etti, Geografia storica ariminense in Rimini<br />

antica, Rimini 1980, pp. 89-124. Per un inquadramento critico della<br />

retractio urbis: dissertazione intorno <strong>al</strong>la centuriazione, <strong>al</strong>le vie di<br />

comunicazione, <strong>al</strong>la cinta muraria e <strong>al</strong>le varie problematiche di carattere<br />

storico-artistico della colonia romana di <strong>Ariminum</strong>.<br />

GIORGETTI 1980=D.Gi<strong>org</strong>etti, Testimonianze riminesi della gens<br />

Arrecina, “Il Carrobbio”, 6, 1980, pp. 209-212.<br />

MAIOLI 1980=M.G.Maioli, Zona Porta Montanara, “ASAER”, 4,12,<br />

Bologna 1980. Nel 1980 Maria Grazia Maioli, per conto della<br />

Soprintendenza Archeologica dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, nel controllare gli scavi<br />

per l’inst<strong>al</strong>lazione di nuove fognature in via Garib<strong>al</strong>di, evidenziava la<br />

presenza, sopra le fondamenta di Porta Montanara, di un riempimento di<br />

conglomerato friab<strong>il</strong>e, rosaceo e polveroso, con frammenti laterizi,<br />

collegato <strong>al</strong>la Porta Montanara. Per la sua particolare muratura, t<strong>al</strong>e sperone<br />

laterizio doveva essere di sicura fattura tardoimperi<strong>al</strong>e e riferirsi ad un<br />

rifacimento della cortina muraria in mattoni, a testimonianza dei continui<br />

rimaneggiamenti della cinta muraria stessa in epoca piuttosto tarda.<br />

MAIOLI 1980=M.G.Maioli, Lo scavo dell’area dell’ex convento di<br />

S.Francesco, in Lucerne romane del museo di Rimini. Scavi e Collezioni,<br />

Rimini 1980, pp. 46-48.<br />

MAIOLI 1980=M.G.Maioli, Per la storia di Rimini nel V e nel IV secolo<br />

a.C., in Rimini antica, Rimini 1980, pp. 83-85. Il materi<strong>al</strong>e archeologico<br />

riferib<strong>il</strong>e <strong>al</strong> V e <strong>al</strong> VI secolo è costituito quasi esclusivamente da ceramiche<br />

ed è piuttosto frammentario. Il quadro che ne emerge è quello di una città<br />

intesa come sc<strong>al</strong>o e punto commerci<strong>al</strong>e fra popolazioni di cultura diversa.<br />

Mentre i commercianti greci ut<strong>il</strong>izzavano prettamente vie di mare, le vie di<br />

terra lungo la v<strong>al</strong>le del Marecchia dovevano essere battute per gli scambi<br />

con l’Etruria e <strong>il</strong> centro It<strong>al</strong>ia.<br />

MAIOLI 1980=M.G.Maioli, La cultura materi<strong>al</strong>e romana, in Rimini antica,<br />

Rimini 1980, pp. 129-207. Descrizione della vasta zona di sepolture sul lato<br />

a mare della via Flaminia. L’ut<strong>il</strong>izzo della zona come necropoli è sicuro d<strong>al</strong><br />

II-III secolo, quindi dovette continuare con sepolture successive sino <strong>al</strong> VI<br />

secolo <strong>al</strong>meno. Il maggior numero è datab<strong>il</strong>e <strong>al</strong> VI-V secolo con le sepolture<br />

ammassate in strati sovrapposti, come se l’ut<strong>il</strong>izzazione proprio di<br />

quest’area fosse obbligata, condizionata non da caratteristiche del terreno<br />

ma piuttosto da considerazioni religiose o ideologiche (tombe in anfora e<br />

<strong>al</strong>la cappuccina, rinvenimenti molto ripetitivi, tombe con corredo<br />

praticamente assenti).


MAIOLI 1980=La casa romana di P<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi a Rimini (FO): fasi di<br />

costruzione e pavimenti musivi, in Atti del III Colloquio Internazion<strong>al</strong>e sul<br />

Mosaico antico, 2, Ravenna 1980, pp. 127-207.<br />

PIOLANTI 1980=O.Piolanti, I signacula riminesi: cat<strong>al</strong>ogo,<br />

“AttiDepRomagna, 29-30, Bologna 1980, pp. 90-112.<br />

SUSINI-TRIPPONI 1980= G.Susini – A.Tripponi, An<strong>al</strong>isi di Rimini antica,<br />

in Rimini antica, Rimini 1980, pp. 15-52. Introduzione <strong>al</strong> volume.<br />

TABANELLI 1980=M.Tabanelli, La Romagna Romana, Ravenna 1980, pp.<br />

12-39. L’opera è fin<strong>al</strong>izzata a un completo e ut<strong>il</strong>e aggiornamento rispetto <strong>al</strong><br />

vasto tema della Romagna romana. Dunque, <strong>al</strong>la luce delle recenti scoperte,<br />

l’A. passa in rassegna la storia, le strade consolari, le pietre m<strong>il</strong>iari e la<br />

centuriazione del <strong>territorio</strong>.<br />

ANNO 1981<br />

CHOUQUER 1981=G.Chouquer, Les centuriations de Romagne Orient<strong>al</strong>e.<br />

Étude morphologique, « MEFRA », 93, 1981, pp. 822-868. Il testo riporta<br />

sulla carta un’ulteriore divisione agraria del <strong>territorio</strong> riminese, par<strong>al</strong>lela <strong>al</strong>la<br />

via Flaminia e posta tra i fiumi Conca e Marecchia. Tuttavia la divisione<br />

agraria ipotizzata d<strong>al</strong>l’A. è entrata in aperta polemica con Bottazzi che ha<br />

invece argomentato come t<strong>al</strong>e ipotesi fosse priva di riscontri archeologici e<br />

dunque soltanto corrispondente a vie di crin<strong>al</strong>e secondarie.<br />

DE MARIA=S.De Maria, Il problema del corinzio-it<strong>al</strong>ico in It<strong>al</strong>ia<br />

settentrion<strong>al</strong>e. A proposito di un capitello non finito di Rimini, “MEFRA”,<br />

93, 1981, pp. 565-616.<br />

DE MARIA – PENSA 1981=S.De Maria-M.Pensa, La decorazione<br />

architettonica di età repubblicana e primo-imperi<strong>al</strong>e nell’area adriatica,<br />

“Abruzzo”, 19, 1981, pp. 33-66.<br />

DE NICOLO’-DOLCI SANTIA’=L.De Nicolò-N.Dolci Santià, La storia di<br />

Cattolica. Linee per una ricerca, Cattolica 1981.<br />

DONATI 1981=A.Donati, Il lapidario romano, Rimini 1981.<br />

DONATI 1981=A.Donati, Su <strong>al</strong>cune tessere nummularie di Rimini, in<br />

Scritti sul mondo antico in memoria di Fulvio Grosso, 9, Roma 1981, pp.<br />

145-149.<br />

GIOVAGNETTI-PIOLANTI=C.Giovagnetti-O.Piolanti, An<strong>al</strong>isi di Rimini<br />

antica: i signacula – cat<strong>al</strong>ogo, “AttiDepRomagna”, 29-30, Bologna 1981.<br />

PERNIGOTTI 1981=S.Pernigotti, Un frammento di statua egiziana da<br />

Rimini, “AttiDepRomagna”, 29-30, Bologna 1981, pp. 19-24.<br />

SUSINI 1981=G.Susini, An<strong>al</strong>isi di Rimini antica: scrittura e civ<strong>il</strong>tà: mostra<br />

introduttiva <strong>al</strong> lapidario Romano, Rimini 1981, in “AttiDepRomagna”, 29-<br />

30, Bologna 1981.<br />

FONTEMAGGI 1981=A.Fontemaggi, Testimonianze del popolamento<br />

nell’antico d<strong>al</strong>l’eneolitico <strong>al</strong>l’età romana, “AttiDepRomagna”, 29-30, 1981.<br />

SOLERI 1981=P.Soleri, Alla scoperta di Rimini romana, tesi di laurea,<br />

Bologna 1981.<br />

SUSINI 1981=G.Susini, I culti natur<strong>al</strong>i e delle acque, in Cultura popolare<br />

nell’Em<strong>il</strong>ia Romagna. Medicina, erbe e magia, M<strong>il</strong>ano 1981, pp. 12-31.<br />

SUSINI 1981=G.Susini, Sulla via Flaminia II, in Scritti sul mondo antico in<br />

memoria di Fulvio Grosso, Roma 1981, pp. 601-604.<br />

UGGERI 1981=G.Uggeri, Aspetti della viab<strong>il</strong>ità romana nel delta padano,<br />

“Padusa”, 17, 1981, pp. 40-58.


Trattando della viab<strong>il</strong>ità romana l’A. non manca di citare l’ormai noto passo<br />

nel qu<strong>al</strong>e Strabone – Strab. V 1, 11 (217) – attribuisce <strong>il</strong> collegamento<br />

strad<strong>al</strong>e tra Bologna ed Aqu<strong>il</strong>eia a quel M. Em<strong>il</strong>io Lepido che aveva<br />

tracciato la famosa via Em<strong>il</strong>ia tra Rimini e Piacenza. Sempre stando a<br />

quanto riferito da Strabone, <strong>il</strong> collegamento da Rimini a Bologna, e di qui ad<br />

Aqu<strong>il</strong>eia, sarebbe stato re<strong>al</strong>izzato pressoché nello stesso periodo. A t<strong>al</strong>e<br />

proposito, sottolinea l’A., giungendo a un rib<strong>al</strong>tamento della prospettiva<br />

straboniana, la considerazione che Aqu<strong>il</strong>eia non esisteva ancora in quel<br />

momento ha portato a concludere che Em<strong>il</strong>io Lepido abbia aperto la nuova e<br />

meno famosa via Em<strong>il</strong>ia (Altinate) in occasione del suo secondo consolato,<br />

ossia nel 175 a.C., sei anni dopo la deduzione della colonia aqu<strong>il</strong>eiese.<br />

Sempre nell’ambito del sistema viario, completa <strong>il</strong> quadro offerto d<strong>al</strong>l’A.<br />

un intervento intorno <strong>al</strong>la fondazione della via Pop<strong>il</strong>ia. In particolare,<br />

nell’ambito degli accadimenti storici che l’A. sceglie come matrice del<br />

presente studio, figura l’an<strong>al</strong>isi del percorso dettagliato della Pop<strong>il</strong>ia. Nel<br />

132 a.C. <strong>il</strong> console Pop<strong>il</strong>lio Lenate tracciava una strada lungo <strong>il</strong> litor<strong>al</strong>e<br />

scarsamente abitato tra Ravenna ed Altino. Di questa via Pop<strong>il</strong>ia<br />

disponiamo di un’eccezion<strong>al</strong>e testimonianza coeva, offerta d<strong>al</strong>la pietra<br />

m<strong>il</strong>iare rinvenuta nel 1844 subito a sud-est di Adria, presso la chiesa di<br />

S.Maria della Tomba. Il m<strong>il</strong>iario citato contiene due dati: <strong>il</strong> nome del<br />

fondatore della strada e la distanza di 81 miglia d<strong>al</strong> capolinea, quasi<br />

certamente da identificarsi con la città di Rimini, <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e pare rimandare<br />

anche <strong>il</strong> materi<strong>al</strong>e lapideo. Nel tentativo di dimostrare l’esattezza di questo<br />

ultimo teorema, l’A. indugia sull’indicazione della distanza di 33 miglia tra<br />

Rimini e Ravenna riportata d<strong>al</strong>l’Itinerarium Antonimi, e sul già citato<br />

m<strong>il</strong>iario di Pop<strong>il</strong>lio che a sua volta ugu<strong>al</strong>mente suggerisce che <strong>il</strong> capolinea<br />

della direttrice dovesse trovarsi ad <strong>Ariminum</strong> . La via Pop<strong>il</strong>ia, che<br />

probab<strong>il</strong>mente andava da Rimini ad Adria, doveva proseguire verso nord in<br />

direzione di Altino. La descrizione più an<strong>al</strong>itica di questa strada ci è offerta<br />

d<strong>al</strong>la tarda rappresentazione della Tabula Peutingeriana. In conclusione l’A.<br />

descrive nel dettaglio una variante interna, di epoca più tarda, fatta di due<br />

tronconi rett<strong>il</strong>inei, di cui la vecchia strada veniva a costituire l’ipotenusa. Si<br />

trattava di un rettif<strong>il</strong>o da Rimini <strong>al</strong>la via del Dismano, di cui si veniva a<br />

sfruttare l’ultimo tratto.<br />

ANNO 1982<br />

ALFIERI 1982=N.Alfieri, Topografia antica della regione, in Cultura<br />

popolare nell’Em<strong>il</strong>ia Romagna. Le origini e i linguaggi, M<strong>il</strong>ano 1982, pp.<br />

33-53.<br />

CENERINI 1982=F.Cenerini, Ceti curi<strong>al</strong>i ariminensi, “AttiDepRomagna”,<br />

33, 1982, pp. 45-77.<br />

CONTI-PASINI=G.Conti-P.G.Pasini, Rimini città come storia, Rimini<br />

1982.<br />

DONATI 1982=A.Donati, Il popolamento antico fra Rimini e <strong>il</strong><br />

Montefeltro, in Storia e ordinamento della Repubblica di San Marino, San<br />

Marino 1982, pp. 7-12.<br />

GHIROTTI 1982=L.Ghirotti, Scoperte archeologiche, in Natura e cultura<br />

nella v<strong>al</strong>le del Conca, Cattolica 1982, p. 176.<br />

GOBBI-SICA 1982=G.Gobbi-P.Sica, <strong>Ariminum</strong> d<strong>al</strong>la fondazione <strong>al</strong>la<br />

caduta dell’Impero, in Le città nella storia d’It<strong>al</strong>ia, Rimini, Roma-Bari<br />

1982, pp. 3-36.


MAIOLI 1982=M.G.Maioli, Per una conoscenza della Cattolica romana, in<br />

Natura e cultura nella v<strong>al</strong>le del Conca, Cattolica 1982, pp.143-212.<br />

MOLTESEN 1982=M.Moltesen, Membra Collecta, “An<strong>al</strong>ecta Romana<br />

Instituti-Danici”, 1982, pp. 27-40.<br />

SUSINI 1982=G.Susini, Epigrafia romana, Roma 1982.<br />

ZUFFA 1982=M.Zuffa, L’attività archeologica nella città e nel circondario<br />

d<strong>al</strong> dopoguerra ad oggi, in Scritti di archeologia, Roma 1982, pp. 401-442.<br />

La ricerca dello Zuffa è doppiamente foc<strong>al</strong>izzata. F<strong>il</strong>ologicamente, perché si<br />

concentra sulla descrizione f<strong>il</strong>ologica dei restauri dei monumenti antichi. E<br />

storicamente, perché prende in esame la questione della cronologia dei<br />

monumenti archeologici, pur inquadrandola nel complesso dell’elenco dei<br />

ritrovamenti. Per ciò che concerne l’anfiteatro l’A., sulla base del<br />

rinvenimento della moneta dell’imperatore Adriano (che reca sul verso la<br />

S<strong>al</strong>ute in piedi a destra intenta ad <strong>al</strong>imentare un serpente tenuto in braccio),<br />

colloca l’orizzonte cronologico del monumento fra <strong>il</strong> 119 e <strong>il</strong> 138, anno<br />

della morte dell’imperatore. Infine, ponendo in controluce la propria tesi<br />

rispetto a quelle, rispettivamente dell’Aurigemma e del Mansuelli, l’A.<br />

sottolinea come la proposta di datazione del primo <strong>al</strong>l’età augustea fosse<br />

puramente ipotetica mentre quella del secondo, benché intuitiva, fosse di<br />

fatto da spostare <strong>al</strong>meno di un cinquantennio. Anche per <strong>il</strong> teatro romano<br />

l’A. tenta una datazione che, sulla base della tipologia piuttosto sobria delle<br />

trabeazioni superstiti e dei dati p<strong>al</strong>eografici dell’iscrizione di “S.Michelino”,<br />

colloca <strong>al</strong> più tardi verso la fine del I secolo. Inoltre l’autore si sofferma<br />

sulla messe di dati archeologici via via emersi dai r<strong>il</strong>ievi e dagli scavi tra la<br />

via Mentana, la via <strong>al</strong> Tempio M<strong>al</strong>atestiano, <strong>il</strong> Corso d’Augusto e la via<br />

Giordano Bruno che, nel testare con certezza l’esistenza del teatro,<br />

avrebbero avuto <strong>il</strong> merito di scardinare le molte convinzioni errate che<br />

avevano portato <strong>il</strong> Tonini a ritenere privo di fondamento storico <strong>il</strong><br />

commento di Benvenuto Ramb<strong>al</strong>di da Rimini <strong>al</strong>l’evocazione poetica di<br />

Federigo Tignoso da Rimini nel canto decimoquarto del purgatorio dantesco<br />

(vero 106). Quest’ultimo, infatti, nella sua descrizione di <strong>Ariminum</strong><br />

ricordava l’esistenza di un edificio teatr<strong>al</strong>e. La parte dedicata <strong>al</strong>l’età romana<br />

si conclude con un breve affondo sul complesso musivo di P<strong>al</strong>azzo Gioia<br />

che, come suggerisce l’A., non apparterrebbe qu<strong>al</strong>itativamente ad una<br />

provincia artistica, ma rimanderebbe <strong>al</strong>le più nob<strong>il</strong>i espressioni figurative<br />

dell’epoca.<br />

ZUFFA 1982=M.Zuffa, Abitati e santuari suburbani di Rimini d<strong>al</strong>la<br />

protostoria <strong>al</strong>la romanità, in Scritti di archeologia, Roma 1982, pp. 327-<br />

343.<br />

ANNO 1983<br />

BONORA 1983=G.Bonora Mazzoli, Aspetti tecnici della centuriazione del<br />

<strong>territorio</strong> riminese cesenate, “StRomagnoli”, 31, 1983, pp. 295-326.<br />

BOSIO 1983=L.Bosio, La Tabula Peutingeriana. Una descrizione pittorica<br />

del mondo antico, Rimini 1983.<br />

BIORDI 1983=M.Biordi, La fornace romana di Santarcangelo di Romagna,<br />

“St Romagnoli”, 34, 1983, pp. 18-28.<br />

BIORDI 1983=M.Biordi, Carta archeologica di Santarcangelo di<br />

Romagna, “StRomagnoli”, 34, 1983, pp. 87-114.


BRASILI 1983=P.Bras<strong>il</strong>i Gu<strong>al</strong>andi, Informazioni p<strong>al</strong>eodemografiche<br />

relative a popolazioni di epoca romana del <strong>territorio</strong> romagnolo,<br />

“StRomagnoli”, 30, 1983, pp. 413-421.<br />

CAPOFERRO CENCETTI 1983=A.M.Capoferro Cencetti, Gli anfiteatri<br />

romani dell’Aem<strong>il</strong>ia, in Studi sulla città antica. L’Em<strong>il</strong>ia Romagna (=Studi),<br />

Roma 1983, pp. 245-282. Restituzione planimetrica dell’anfiteatro riminese<br />

con particolare attenzione <strong>al</strong>le vicende storiche che lo hanno visto inglobato<br />

nella nuova cinta urbana.<br />

CAPOFERRO CENCETTI 1983=A.M.Capoferro Concetti, Il teatro romano<br />

di Rimini, in Présence de l’architecture te de l’urbanisme romains, Parigi<br />

1981, pp. 65-81.<br />

CENERINI 1983=F.Cenerini, Ceti curi<strong>al</strong>i ariminensi, “AttiMemBologna”,<br />

34, 1983, pp. 11- 44.<br />

DE MARIA 1983=S.De Maria, L’architettura romana in Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />

fra III e I sec. a.C., in Studi, Roma 1983, pp. 335-381. In queste pagine l’A.<br />

condensa le premesse storiche di una indagine a tutto raggio condotta<br />

intorno <strong>al</strong>le evidenze archeologiche di <strong>Ariminum</strong> dove, a complicare una<br />

descrizione lineare e spedita delle stesse, interviene l’ingombro di una<br />

cospicua messe di dati: sull’arco d’Augusto, sul Ponte di Tiberio, sui<br />

monumenti funerari, sull’edificio cultu<strong>al</strong>e di San Lorenzo a Monte e, infine,<br />

intorno <strong>al</strong>la Porta Montanara (pp. 342-343) che si apriva sul percorso delle<br />

mura repubblicane di Rimini, prendendo nome d<strong>al</strong>la direzione verso la qu<strong>al</strong>e<br />

portava la strada che l’attraversava. Dunque <strong>il</strong> trattato dell’A. intorno <strong>al</strong>le<br />

evidenze architettoniche di <strong>Ariminum</strong> sottintende un concetto solo<br />

apparentemente lineare.<br />

DONATI 1983=A.Donati, Il popolamento antico fra Rimini e <strong>il</strong><br />

Montefeltro, in Storia e ordinamento della Repubblica di San Marino, San<br />

Marino 1983, pp. 7-12.<br />

FONTEMAGGI 1983=A.Fontemaggi, Età preromana e romana, in<br />

Coriano: contributi per una storia loc<strong>al</strong>e, Rimini 1983, pp. 11-19.<br />

FONTEMAGGI 1983=A.Fontemaggi, Un complesso rustico in loc<strong>al</strong>ità<br />

Sarzana di Rimini, “StRomagnoli”, 34, 1983, pp. 47-65.<br />

GARDELLI 1983=G.Gardelli, Una fornace di ceramiche in Rimini (Notizie<br />

sui problemi di ubicazione e continuità produttiva d<strong>al</strong>l’età augustea sino<br />

<strong>al</strong>la fine dell’800), “AttiCerAlbisola”, 12-13, 1983, pp. 123-140.<br />

GUALANDI GENITO 1983= M.C.Gu<strong>al</strong>andi Genito, Cultura materi<strong>al</strong>e<br />

dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna: un’indagine interpretativa sulla presenza di fornaci e<br />

officine ceramiche di età romana, in Studi, Roma 1983, pp. 399-463.<br />

MAIOLI 1983= M.G.Maioli, La casa romana di p<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi a Rimini<br />

(Fo): fasi di costruzione e pavimenti musivi, “Aiscom”, 3, 1983, pp. 461-<br />

474.<br />

MANSUELLI 1983=G.A.Mansuelli, La v<strong>al</strong>le del Marecchia nell’antichità,<br />

“StRomagnoli”, 34,1983, pp.3-16.<br />

MAZZEO SARACINO 1983=L.Mazzeo Saracino, Problemi della terra<br />

sig<strong>il</strong>lata it<strong>al</strong>ica nella Regione VIII, in Studi, Roma 1983, pp. 465- 495.<br />

PASINI 1983=P.G.Pasini, Rimini. Città come storia, Rimini 1983.<br />

PENSA 1983= M.Pensa, La decorazione architettonica fitt<strong>il</strong>e in Em<strong>il</strong>ia –<br />

Romagna: aspetti e problemi, in Studi, Roma 1983, pp. 383-397. L’A. riapre<br />

<strong>il</strong> dibattito intorno <strong>al</strong> gruppo di terrecotte riminesi in un’ ottica rovesciata<br />

rispetto a quella più semplicistica circa l’omogeneità delle stesse. Infatti, <strong>il</strong><br />

gruppo in esame sottintenderebbe un concetto solo apparentemente


“monolitico”. In questo contesto l’omogeneità diventa una prospettiva<br />

necessaria ma non sufficiente, essendo t<strong>al</strong>e gruppo costituito da terrecotte<br />

diverse fra loro, sia come gusto sia come destinazione (non risulta affatto<br />

uniforme, ma presenta <strong>il</strong> denominatore comune di una certa aria colta).<br />

Alcune terrecotte sarebbero da riconnettere <strong>al</strong>la corrente dell’ellenismo<br />

medio-it<strong>al</strong>ico, <strong>al</strong>tre sfuggirebbero ad una più precisa classificazione, e<br />

cronologica, e st<strong>il</strong>istica.<br />

REBECCHI 1983=F.Rebecchi, La scultura colta in Em<strong>il</strong>ia Romagna, in<br />

Studi, Roma 1983, pp. 497-567.<br />

SCAGLIARINI CORLΆITA 1983=D.Scagliarini Corlàita, L’ed<strong>il</strong>izia<br />

residenzi<strong>al</strong>e nelle città romane dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, in Studi, Roma 1983,<br />

pp. 283-334. Caratteri ricorrenti nell’ed<strong>il</strong>izia urbana dell’ Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />

romana. Approfondimenti e confronti intorno <strong>al</strong>l’ed<strong>il</strong>izia residenzi<strong>al</strong>e del<br />

tessuto urbano e <strong>al</strong>la tipologia delle abitazioni.<br />

STOPPIONI 1983=M.L.Stoppioni, I materi<strong>al</strong>i della fornace romana di via<br />

della Resistenza, a Santarcangelo di Romagna, “StRomagnoli”, 34, 1983,<br />

pp. 29-46.<br />

SUSINI 1983=G.C.Susini, Schede per la storia della cultura della tarda<br />

antichità, “StRomagnoli”, 34, 1983, pp. 115-122.<br />

ANNO 1984<br />

ADAM 1984=A.Adam, La construction romaine. Matériaux et techniques,<br />

Parigi 1984.<br />

BACCHIELLI 1984=L.Bacchielli, La stele urbinate dei Caspertii e l’Arco<br />

di Rimini, in Culture figurative e materi<strong>al</strong>i tra Em<strong>il</strong>ia e Marche, Studi in<br />

memoria di M.Zuffa (=StZuffa), 2, Rimini 1984, pp. 419-431. Confronti<br />

st<strong>il</strong>istici fra la stele urbinate e l’Arco di Augusto.<br />

BIORDI 1984=M.Biordi, Le monete di <strong>Ariminum</strong> nel Museo civico di<br />

Rimini, in StZuffa, 1, Rimini 1984, pp. 251-267.<br />

DE MARIA 1984=S.De Maria, L’arco di Rimini nel Rinascimento. Onori<br />

effimeri e antichità ritrovata, in StZuffa, 2, Rimini 1984, pp. 443-461.<br />

CHEVALLIER 1984=R.Chev<strong>al</strong>lier, Da Rimini a Autun e Langres. Nota<br />

sulle presenze dell’architettura romana, in StZuffa, 2, Rimini 1984, pp. 433-<br />

442. Studio intorno <strong>al</strong>le tracce dell’antico riflesse nello schema delle porte<br />

di Autun e nella cittadina di Langres.<br />

FONTEMAGGI 1984=A.Fontemaggi, <strong>Ariminum</strong>, Area Rastelli-Standa<br />

1961. An<strong>al</strong>isi dello scavo, in StZuffa, 1, Rimini 1984, pp. 273-300.<br />

FONTEMAGGI 1984=A.Fontemaggi (a cura di), Covignano ricerche sul<br />

<strong>territorio</strong>, Roma 1984.<br />

GIOVAGNETTI 1984=C.Giovagnetti, <strong>Ariminum</strong>, Area Rastelli-Standa,<br />

1961. Materi<strong>al</strong>i I, in St.Zuffa, 1, Rimini 1984, pp. 301-323.<br />

GIOVAGNETTI 1984=C.Giovagnetti, Le vicende della collezione riminese,<br />

in Lucerne romane nel Museo di Rimini, Scavi e collezioni, Roma 1984, pp.<br />

13-15.<br />

GIOVAGNETTI 1984=C.Giovagnetti, La cronologia delle lucerne di<br />

Rimini, in Lucerne romane nel Museo di Rimini, Scavi e collezioni, Roma<br />

1984, pp. 17-36.<br />

GIOVAGNETTI 1984=C.Giovagnetti, Lucerne romane nel Museo di<br />

Rimini, Rimini 1984.<br />

GNASSI 1984=E.Gnassi, Arco di Augusto, mezzo secolo di isolamento,<br />

“L’Arengo”, 13, 1984, pp. 3-5.


MAIOLI 1984=M.G.Maioli, Lo scavo dell’area dell’ex convento di<br />

S.Francesco, in Lucerne romane nel Museo di Rimini, Scavi e collezioni,<br />

Rimini 1984, pp. 46-48.<br />

MAIOLI 1984=M.G.Maioli, La casa romana di P<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi a Rimini<br />

(FO): fasi di costruzione e pavimenti musivi, in III Colloquio internazion<strong>al</strong>e<br />

sul mosaico antico, Ravenna 1984, pp. 461-474.<br />

MELDINI 1984=P.Meldini, L’essere d<strong>al</strong>la testa di cane:una diversa<br />

interpretazione del mosaico detto “di Anubis”, in StZuffa, 1, Rimini 1984,<br />

pp. 207-213. La testa di cane del mosaico di via Fratelli Bandiera non<br />

sarebbe da identificare con Anubi bensì con un Cinocef<strong>al</strong>o che<br />

richiamerebbe <strong>il</strong> paesaggio etiopico anziché quello egiziano.<br />

NICOLO’ 1984=P.L.Nicolò, Ancora su “Anubi”, “StRomagnoli”, 35,<br />

Bologna 1984, pp. 265-278<br />

ORTALLI 1984=J.Ort<strong>al</strong>li, Per la conoscenza della scultura riminese di età<br />

romana: nuovi rinvenimenti, in Culture figurative e materi<strong>al</strong>i tra Em<strong>il</strong>ia e<br />

Marche, Studi in memoria di Mario Zuffa, 1, Rimini 1984, pp.229-250.<br />

Breve descrizione del frammento di torso vir<strong>il</strong>e e della base figurata<br />

rinvenuti presso la domus romana di P<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi, della testa vir<strong>il</strong>e<br />

(Genio?) e del putto restituiti d<strong>al</strong>l’area della domus dell’ex convento di<br />

S.Francesco e, infine, della testa di fanciullo rinvenuta nell’area della Rocca<br />

M<strong>al</strong>atestiana.<br />

PENSA 1984=M.Pensa, Alcune terrecotte architettoniche di <strong>Ariminum</strong> e del<br />

suo <strong>territorio</strong>, in StZuffa, 1, Rimini 1984, pp. 219-225.<br />

PIOLANTI 1984=O.Piolanti, <strong>Ariminum</strong>, Area Rastelli-Standa, 1961.<br />

Materi<strong>al</strong>i II, in StZuffa, 1, Rimini 1984, pp. 325-351.<br />

RICCIONI 1984= G.Riccioni, Mosaici paviment<strong>al</strong>i di Rimini del I e del II<br />

secolo d.C. con motivi figurati (scavi 1956-1965), “Aiscom”, 3, Ravenna<br />

1984, pp. 19-34.<br />

RICCIONI 1984= G. Riccioni, Deux kylikes “a anses en ore<strong>il</strong>le” a vernis<br />

noir de Rimini, Rei Cret Rom Faut Acta, 25-26, 1984 pp. 241-254.<br />

STOPPIONI 1984=M.L.Stoppioni, <strong>Ariminum</strong>, Area Rastelli-Standa, 1961,<br />

Materi<strong>al</strong>i III in StZuffa,1, Rimini 1984, pp.353-378.<br />

SUSINI 1984=G.Susini, Littera ariminensis, “St.Romagnoli”, 35, Faenza<br />

1984, pp. 261-264.<br />

SUSINI 1984=G.Susini, Covignano. Rimini prima di Rimini. Il colle e la<br />

sacr<strong>al</strong>ità, in Covignano, Rimini 1984.<br />

TRIPPONI 1984=A.Tripponi, <strong>Ariminum</strong>, area Rastelli-Standa, 1961. Nota<br />

introduttiva ad un rinvenimento archeologico inedito, in St.Zuffa, 1, Rimini<br />

1984, pp. 269-271.<br />

TRIPPONI 1984=A.Tripponi, Rimini antica: tre momenti della ricerca.<br />

Covignano: ricerche sul <strong>territorio</strong>. Il ripostiglio di Poggio Berni. Lucerne<br />

romane nel museo di Rimini: scavi e collezioni, in Lucerne romane nel<br />

Museo di Rimini, scavi e collezioni, Rimini 1984, pp. 5-7.<br />

UGGERI 1984=G.Uggeri, La via Pop<strong>il</strong>ia e i collegamenti strad<strong>al</strong>i tra<br />

Rimini e Ravenna in età romana, in StZuffa, 2, Rimini 1984, pp. 401-417.<br />

L’A. disserta intorno <strong>al</strong>la pietra m<strong>il</strong>iare posta da Pop<strong>il</strong>io Lenate nel 132 a.C.<br />

in occasione della fondazione dell’omonima strada. Il m<strong>il</strong>iare oggetto<br />

dell’an<strong>al</strong>isi dell’Uggeri è stato rinvenuto ad Adria, ma con tutta probab<strong>il</strong>ità è<br />

da riferirsi a Rimini, la città d<strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e la via Pop<strong>il</strong>ia doveva partire. La<br />

strada costiera adriatica da Rimini si portava a Adria e, come suggerisce <strong>il</strong><br />

toponimo, di qui, passando per Altino, doveva raggiungere Aqu<strong>il</strong>eia. Ciò


detto è però da tener presente che la prima strada di congiunzione tra<br />

Ravenna, Cesena, Sarsina e Rimini preesisteva <strong>al</strong>la colonizzazione romana e<br />

doveva essere quella via del Dismano, la futura via Em<strong>il</strong>ia.<br />

ANNO 1985<br />

BALMELLE 1985=C.B<strong>al</strong>melle, Le décor géométrique de la mosaique<br />

romaine, Paris 1985.<br />

COLONNA 1985=G.Colonna, La Romagna tra Etruschi, Umbri e Pelasgi,<br />

in Romagna tra VI sec. e IV sec. a.C. nel quadro della protostoria dell’It<strong>al</strong>ia<br />

centr<strong>al</strong>e, Bologna 1985.<br />

BIORDI 1985=M.Biordi, L’archeologia, in Guida per Santarcangelo,<br />

Rimini 1985, pp. 9-59.<br />

GIACOMINI 1985=P.Giacomini, La rete idrica nelle città antiche, in<br />

Acquedotto 2000. Bologna, l’acqua del duem<strong>il</strong>a ha duem<strong>il</strong>a anni, Bologna<br />

1985, pp. 25-35.<br />

HÜLSEN 1985=H.Hülsen, <strong>Ariminum</strong>, in Re<strong>al</strong>encyclopädie (Pauly-<br />

Wissowa), ad vocem. L’A. sostiene che, vista la sua posizione geografica,<br />

Rimini sia stata considerata la chiave per l’ingresso nella G<strong>al</strong>lia cis<strong>al</strong>pina da<br />

una parte, e per la costa adriatica d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra.<br />

ORTALLI 1985=J.Ort<strong>al</strong>li, Un sistema difensivo m<strong>il</strong>lenario: d<strong>al</strong>la cinta<br />

tardoimperi<strong>al</strong>e <strong>al</strong>la Rocca m<strong>al</strong>atestiana nuovi dati sulle mura di <strong>Ariminum</strong>,<br />

in Le signorie dei M<strong>al</strong>atesti, Storia società cultura, I, Castel Sismondo e<br />

Sigismondo Pandolfo M<strong>al</strong>atesta, Rimini 1985, pp. 337-357.<br />

ANNO 1986<br />

AMAT-SEGUIN=B.Amat-Seguin, <strong>Ariminum</strong> et Flaminius, “RSA”, 16,<br />

1986, pp. 79-109.<br />

ANGELINI 1986=R.Angelini, L’arco di Augusto di Rimini: r<strong>il</strong>ievo e studio<br />

del monumento con particolare riguardo <strong>al</strong>l’assetto statico indagato col<br />

metodo agli elementi finiti. Forlì 1986.<br />

CALZOLARI 1986=M.C<strong>al</strong>zolari, Ad sextum m<strong>il</strong>iarem (It. Burdig., 564,4). I<br />

toponimi derivati d<strong>al</strong>le distanze in miglia come fonte per la ricostruzione<br />

della rete strad<strong>al</strong>e di età romana, “AttiMemModena”, 8, pp. 27-56.<br />

GIOVAGNETTI 1986=C.Giovagnetti, Brevi note sulla cronologia del<br />

graffito riminese di Caio Ovio, “StRomagnoli”, 37, 1986, pp. 155-160.<br />

STOPPIONI 1986=M.L.Stoppioni, Riccione (Forlì), “SDA”, 2, 1986, pp.<br />

156-157.<br />

ANNO 1987<br />

BRIZZI 1987=G.Brizzi, L’Appennino e le due It<strong>al</strong>ie, in Cispadana e<br />

letteratura antica, Bologna 1987, pp. 27-72. D<strong>al</strong>l’an<strong>al</strong>isi dell’A. emerge <strong>il</strong><br />

ruolo della catena appenninica come elemento di separazione fra due mondi<br />

cultur<strong>al</strong>i, da una parte quello romano-it<strong>al</strong>ico, d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tra quello celtico.<br />

CALZOLARI 1987=M.C<strong>al</strong>zolari, I toponimi fondiari romani della Regio<br />

VIII augustea, in L’Em<strong>il</strong>ia in età romana, Ricerche di topografia antica.<br />

Modena 1987, pp. 97-159.<br />

ERCOLANI COCCHI 1987=E.Ercolani Cocchi, Unità-riserva di v<strong>al</strong>ore,<br />

strumento di pagamento, mezzi di scambio, in Em<strong>il</strong>ia Romagna e in It<strong>al</strong>ia,<br />

in La formazione della città in Em<strong>il</strong>ia Romagna, d<strong>al</strong>le origini <strong>al</strong>l’età<br />

romana, 3, Bologna 1987, pp. 131-173.


GIOVAGNETTI 1987=C.Giovagnetti, Lucerne tardo-antiche inedite da<br />

Santarcangelo di Romagna (Forlì): recuperi vari, “Padusa”, 23, 1987, pp.<br />

263-280.<br />

GIOVAGNETTI 1987=C.Giovagnetti, La cultura di Attis: a proposito di un<br />

trapezoforo riminese, “StRomagnoli”, 38, 1987, pp. 191-198.<br />

MAIOLI 1987=M.G.Maioli, L’ed<strong>il</strong>izia privata tardoantica in Romagna:<br />

appunti sulla pavimentazione musiva, “CARB”, 34, Ravenna 1987, pp. 209-<br />

251.<br />

MAIOLI 1987=M.G.Maioli, Resti di un insediamento preromano a Rimini:<br />

lo scavo dell’ex Convento di S.Francesco. Relazione preliminare, in Celti ed<br />

Etruschi nell’It<strong>al</strong>ia centro –settentrion<strong>al</strong>e d<strong>al</strong> V sec. a.C. <strong>al</strong>la<br />

romanizzazione, Imola 1987, pp. 381-392.<br />

MONTANARI BERMOND 1987=G.Montanari Bermond, La Romagna,<br />

La formazione della Città in Em<strong>il</strong>ia Romagna. Prime esperienze urbane<br />

attraverso le nuove scoperte archeologiche, 3, Bologna 1987, pp. 375-376.<br />

MONTANARI BERMOND 1987=G.Montanari Bermond, La tomba di<br />

Misano Adriatico, in La formazione della Città in Em<strong>il</strong>ia Romanga. Prime<br />

esperienze urbane attraverso le nuove scoperte archeologiche, 3, Bologna<br />

1987, p. 409.<br />

MOREL 1987=J.P.Morel, La céramique à vernis noir en It<strong>al</strong>ie<br />

septentrion<strong>al</strong>e, in Celti ed Etruschi nell’it<strong>al</strong>ia centro-settentrion<strong>al</strong>e d<strong>al</strong> V<br />

secolo a.C. <strong>al</strong>la romanizzazione, Bologna 1987, pp. 11-134.<br />

LOMBARDI 1987=F.V.Lombardi, La via romana della v<strong>al</strong>le del<br />

Marecchia, in Le strade nelle Marche. Il problema del tempo, 1, Ancona<br />

1987, pp. 223-238.<br />

ORTALLI 1987=J.Ort<strong>al</strong>li, Covignano: stipe di V<strong>il</strong>la Ruffi. Le statue di<br />

marmo, in Formazione, 1, Bologna 1987, pp. 306-309.<br />

RICCIONI 1987=G.Riccioni, Due matrici di lucerne da Santarcangelo di<br />

Romagna (Forlì), “Padusa”, 23, 1987, pp. 255-262.<br />

RICCIONI-MAIOLI 1987=G.Riccioni, M.G.Maioli, Rimini, in La<br />

Formazione della città in Em<strong>il</strong>ia Romagna. Prime esperienze urbane<br />

attraverso le nuove scoperte archeologiche, Bologna 1987, pp. 397-408.<br />

ROMUALDI 1987=A.Romu<strong>al</strong>di, Rimini, Covignano: stipe votiva di V<strong>il</strong>la<br />

Ruffi, in La Formazione della città in Em<strong>il</strong>ia Romagna. Prime esperienze<br />

urbane attraverso le nuove scoperte archeologiche, Bologna 1987, pp. 302-<br />

306.<br />

SCAGLIARINI 1987=D.Scagliarini Corlaita, Nuovi dati e nuove<br />

osservazioni sulle domus di Ravenna e della Romagna, “CARB”, 34, 1987,<br />

pp. 2-36.<br />

ANNO 1988<br />

BANDELLI 1988=G.Bandelli, Ricerche sulla colonizzazione romana della<br />

G<strong>al</strong>lia Cis<strong>al</strong>pina, Roma 1988.<br />

BIORDI 1988=M.Biordi, Archeologia di un piccolo <strong>territorio</strong>, in San Vito e<br />

Santa Giustina: contributi per la storia loc<strong>al</strong>e, Rimini 1988. Excursus<br />

storico-archeologico attorno <strong>al</strong>le loc<strong>al</strong>ità di San Vito e Santa Giustina.<br />

DONATI 1988=A.Donati, La biga di Mondaino, “Ann<strong>al</strong>i della Facoltà di<br />

Lettere e F<strong>il</strong>osofia dell’Università di Macerata”, 21, 1988, pp. 63-68.<br />

GROS-TORELLI 1988=P.Gros, M.Torelli, Storia dell’urbanistica. Il<br />

mondo romano, Roma-Bari 1988, pp. 144-145. Sulla documentazione<br />

archeologica della città e sul suo relativo inquadramento urbanistico.


ERCOLANI COCCHI 1988=E.Ercolani Cocchi, L’evoluzione del sistema<br />

monet<strong>al</strong>e nel III secolo d.C. e i gruzzoli dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />

“RivIt<strong>al</strong>Numismatica”, 90, 1988.<br />

MAIOLI 1988=M.G.Maioli, Caratteristiche e problematiche delle<br />

necropoli di epoca tarda a Ravenna e in Romagna, “CARB”, 35, 1988, pp.<br />

315-356.<br />

RIMONDINI 1988=G.Rimondini, Appunti sull’Em<strong>il</strong>ia vecchia e sul ponte<br />

romano di San Vito, “Romagna Arte e Storia”, 23, 1988, pp. 5-20.<br />

SOMMELLA 1988=P.Sommella, It<strong>al</strong>ia antica. L’urbanistica romana,<br />

Roma 1988.<br />

VEGGIANI 1988=A.Veggiani, Il ponte antico di San Vito. Variazioni del<br />

clima e mutamenti tra Marecchia e Pisciatello, in San Vito e Santa Giustina<br />

- Contributi per la storia loc<strong>al</strong>e, Rimini 1988, pp. 33-68.<br />

ANNO 1989<br />

BONORA 1989=G.Bonora Mazzoli, Persistenze della divisione agraria di<br />

età romana nel <strong>territorio</strong> di Misano, in Storia di Misano Adriatico,<br />

Misano1989, pp. 91-100.<br />

BIORDI 1989=M.Biordi, L’archeologia. D<strong>al</strong>l’uomo della pietra <strong>al</strong>le soglie<br />

della romanità, in Mariola, 8 lezioni per conoscere <strong>il</strong> fiume Marecchia e la<br />

sua v<strong>al</strong>le, Rimini 1983, pp. 75-88.<br />

BIORDI 1989=Il Museo civico di Rimini, in Storia <strong>il</strong>lustrata di Rimini, 4,<br />

M<strong>il</strong>ano 1989.<br />

DELUCCA 1989=O.Delucca, Giocare <strong>al</strong>la storia: itinerario di scoperte<br />

archeologiche riminesi, Verucchio 1989.<br />

DOLCI 1989=N.Dolci, Manufatti romani nel misanese conservati presso<br />

l’Antiquarium di Riccione, in Storia di Misano Adriatico, 1, Rimini 1989,<br />

pp. 105-106.<br />

GIOVAGNETTI 1989=C.Giovagnetti, Lucerne tardo-antiche inedite di<br />

Santarcangelo di Romagna (Forlì): recuperi vari, in Padusa, 23, pp. 263-<br />

280.<br />

GHIROTTI 1989=L.Ghirotti, Carta archeologica del <strong>territorio</strong> di Misano<br />

Adriatico, in Storia di Misano Adriatico, Misano 1989, pp. 111-123.<br />

GORINI 1989=G.Gorini, Monete sulle rotte dell’Adriatico, in Il<br />

Mediterraneo, i luoghi, la memoria, Roma 1989, pp. 36-43.<br />

ORTALLI 1989=J.Ort<strong>al</strong>li, I monumenti romani, in Storia <strong>il</strong>lustrata di<br />

Rimini, 1, M<strong>il</strong>ano 1989, pp. 49-64. Rassegna delle vestigia di <strong>Ariminum</strong>:<br />

sulle mura, sulla Porta Montanara, sugli edifici religiosi e civ<strong>il</strong>i, sull’Arco di<br />

Augusto, sul ponte di Tiberio e sugli <strong>al</strong>tri ponti romani, sul teatro,<br />

sull’anfiteatro e sulle mura tardo-imperi<strong>al</strong>i.<br />

PFLUNG 1989=H.Pflung, Römische porträtsstelen in ober it<strong>al</strong>ien<br />

untersushungen zur chronologie, typologie und ikonographie, Maniz 1989,<br />

pp. 160-164. Nell’ambito di un’ampia schedatura delle steli funerarie con<br />

ritratto si presentano <strong>al</strong>cuni casi riminesi con <strong>il</strong>lustrazioni, in particolare la<br />

stele dei Murrici, l’Egnatia Ch<strong>il</strong>a etc.<br />

SCAGLIARINI 1989=D.Scagliarini Corlaita, L’insediamento agrario in<br />

Em<strong>il</strong>ia Romagna nell’età romana, in Insediamenti rur<strong>al</strong>i in Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna Marche, M<strong>il</strong>ano 1989, pp. II-36.<br />

SCHMIEDT 1989=G.Schmiedt, Atlante aerofotografico delle sedi umane in<br />

It<strong>al</strong>ia, in La centuriazione romana, Firenze 1989. Il testo conosce uno<br />

sguardo gener<strong>al</strong>e intorno <strong>al</strong>le centuriazioni del <strong>territorio</strong> in epoca romana.


Sulle tavole redatte d<strong>al</strong>l’A. compare, tra le <strong>al</strong>tre, la zona compresa tra<br />

<strong>Ariminum</strong>, Caesena e <strong>il</strong> mare Adriatico.<br />

TOZZI 1989=P.L.TOZZI, La via Em<strong>il</strong>ia in età romana, in Aem<strong>il</strong>ia una via<br />

una regione, Parma 1989, pp. 17-45.<br />

ZANKER 1989=P.Zanker, Augusto e <strong>il</strong> potere delle immagini, Torino 1989.<br />

ANNO 1990<br />

AA.VV. 1990=Le vie del Commercio in Em<strong>il</strong>ia Romagna Marche, M<strong>il</strong>ano<br />

1990.<br />

AA.VV. 1990=Paesaggio archeologico region<strong>al</strong>e. Primi elementi per <strong>il</strong><br />

r<strong>il</strong>ievo in Em<strong>il</strong>ia Romagna, Bologan 1990.<br />

DALL’AGLIO 1990=P.L.D<strong>al</strong>l’Aglio, La viab<strong>il</strong>ità romana in Em<strong>il</strong>ia-<br />

Romagna e nelle Marche settentrion<strong>al</strong>i, in Vie del commercio in Em<strong>il</strong>ia-<br />

Romagna Marche, 1990, pp. 35-49.<br />

GALLI 1990=M.G<strong>al</strong>li, Contributo per l’interpretazione di una scultura<br />

riminese, “StRomagnoli”, 41, 1990, pp. 297-308. L’A. presenta uno studio<br />

an<strong>al</strong>itico circa la testa vir<strong>il</strong>e rinvenuta durante gli scavi nella domus romana<br />

dell’area dell’ex convento di S.Francesco. In particolare le caratteristiche<br />

della testa vir<strong>il</strong>e oggetto dello studio dell’A. non troverebbero confronti<br />

stringenti nella plastica antica.<br />

GIUSBERTI 1990=G.Giusberti, I resti sacrific<strong>al</strong>i delle mura di Arimimum,<br />

“EC”, 27, 1990, pp. 119-130.<br />

MAIOLI 1990=M.G.Maioli, Fra tardoantico e primo Medioevo, in Storia<br />

<strong>il</strong>lustrata di Rimini, 1, M<strong>il</strong>ano 1990, pp. 81-96. L’A. propone <strong>al</strong>cuni esempi<br />

di ed<strong>il</strong>izia privata tardoantica. In questo contesto un’ampia trattazione è<br />

dedicata <strong>al</strong> sito archeologico sul qu<strong>al</strong>e insiste <strong>il</strong> cosiddetto P<strong>al</strong>azzo Gioia<br />

che, attestato già in epoca romano-repubblicana, raggiunge <strong>il</strong> massimo<br />

splendore intorno <strong>al</strong> II secolo d.C. Rimandano <strong>al</strong>l’area della grande domus a<br />

perist<strong>il</strong>io una serie di mosaici conservati nella sede dei Musei Comun<strong>al</strong>i<br />

qu<strong>al</strong>i, solo per citarne <strong>al</strong>cuni, <strong>il</strong> mosaico policromo raffigurante una donna<br />

con specchio e un mosaico sempre policromo con corteo processu<strong>al</strong>e. Altri<br />

mosaici rinvenuti nella zona immediatamente a nord di P<strong>al</strong>azzo Gioia hanno<br />

autorizzato gli studiosi a supporre che i due complessi facessero capo <strong>al</strong>la<br />

stessa domus. L’an<strong>al</strong>isi dell’A. si conclude con una breve rassegna intorno<br />

<strong>al</strong>la stratigrafia della necropoli della Flaminia e del P<strong>al</strong>azzetto dello sport.<br />

ORTALLI 1990=J.Ort<strong>al</strong>li, Le mura coloni<strong>al</strong>i di <strong>Ariminum</strong> e <strong>il</strong> deposito<br />

monet<strong>al</strong>e di fondazione con semuncia a “testa di G<strong>al</strong>lo”, “EC”, 27, 1990,<br />

pp. 103-118.<br />

ORTALLI 1990=J.Ort<strong>al</strong>li, I monumenti romani, in Storia <strong>il</strong>lustrata di<br />

Rimini, 1, M<strong>il</strong>ano 1990, pp. 49-64.<br />

STOPPIONI 1990=M.L.Stoppioni, La fondazione di <strong>Ariminum</strong> e l’età<br />

repubblicana, in Storia <strong>il</strong>lustrata di Rimini, 1, M<strong>il</strong>ano 1990, pp. 17-32.<br />

Negli strati più bassi delle aree denominate mercato coperto, ex convento di<br />

S.Francesco, P<strong>al</strong>azzo Pugliesi, ex Vescovado, ex Osped<strong>al</strong>e, sono stati<br />

rinvenuti frammenti di ceramica da ricondurre rispettivamente <strong>al</strong>l’Attica e<br />

<strong>al</strong>l’It<strong>al</strong>ia centro-meridion<strong>al</strong>e adriatica (Apulia) e tirrenica (Campania).<br />

Trattasi di evidenze che testimoniano inequivocab<strong>il</strong>mente i rapporti<br />

commerci<strong>al</strong>i intercorsi con quelle regioni in un periodo compreso fra la fine<br />

del V e l’inizio del IV secolo a.C. E le evidenze archeologiche si distendono<br />

lungo una direttrice gravitante sulla foce del Marecchia e sulla linea di<br />

costa. Inoltre l’area dell’ex convento di San Francesco ha restituito tracce di


un insediamento preromano, infatti sono stati identificati resti di un muro di<br />

ciottoli a secco e un piccolo lacerto di pavimentazione in cotto. Sempre<br />

nell’area dell’ex convento di San Francesco, durante una campagna di scavi,<br />

nel 1981, sono state rinvenute due vasche rettangolari, poi riempite nel<br />

corso dei successivi restauri, che testimonierebbero <strong>il</strong> primo impianto<br />

abitativo di età repubblicana. Vasche, fondazioni murarie, condutture di<br />

scarico e muri in laterizio datab<strong>il</strong>i fra <strong>il</strong> III e <strong>il</strong> II secolo a.C. sono state<br />

portate in luce anche nell’area dell’ex P<strong>al</strong>azzo Gioia (attu<strong>al</strong>mente sede del<br />

Credito romagnolo).<br />

Ne emerge <strong>il</strong> quadro di una serie di strutture riferib<strong>il</strong>i ad abitazioni di tipo<br />

“rustico” e riconducib<strong>il</strong>i ad impianti produttivi.<br />

STOPPIONI 1990=M.L.Stoppioni, Rimini imperi<strong>al</strong>e, in Storia <strong>il</strong>lustrata di<br />

Rimini, 1, M<strong>il</strong>ano 1990, pp. 33-48. An<strong>al</strong>isi delle modifiche dell’assetto<br />

urbanistico della Rimini imperi<strong>al</strong>e rispetto a quello di età repubblicana. Le<br />

domus continuano ad essere costruite entro le maglie del reticolato viario,<br />

secondo l’antica disposizione, entro insulae rettangolari; a fare la differenza<br />

è l’attenzione per <strong>il</strong> decoro. Questa nuova esigenza di grandiosità è ben<br />

esemplificata d<strong>al</strong> grande impianto, presumib<strong>il</strong>mente di carattere term<strong>al</strong>e, a<br />

mare dell’Arco di Augusto (per la cui costruzione fu ut<strong>il</strong>izzata anche la<br />

tradizion<strong>al</strong>e area di rispetto lungo le mura urbiche). Per contro, nell’edificio<br />

a monte dell’Arco, nel qu<strong>al</strong>e si riscontrano varie fasi edificatorie, la più<br />

importante da collocarsi intorno <strong>al</strong>la fine del I - inizio II secolo d.C., resta<br />

intatto lo spazio di rispetto per tutto <strong>il</strong> periodo romano. Un’<strong>al</strong>tra grande<br />

domus da riferirsi <strong>al</strong>lo stesso periodo, dove sembra attestato l’unico atrium<br />

riminese, s<strong>org</strong>eva sotto l’ex convento di S.Francesco. Infine lo studio della<br />

Stoppioni passa in rassegna i mosaici, le necropoli, la scultura e la ceramica<br />

prodotta nella fase imperi<strong>al</strong>e. In particolare l’an<strong>al</strong>isi sulle necropoli si<br />

sofferma sulla descrizione della stele plurima del tipo a pseudo edicola con<br />

figurazione di Egnatia Ch<strong>il</strong>a.<br />

STOPPIONI 1990=M.L.Stoppioni, Riccione (Fo), lottizzazione S.I.R.:<br />

tomba romana a cremazione diretta, “SDA”, 6, 1990, pp. 26-36.<br />

UGGERI 1990=G.Uggeri, Aspetti archeologici della navigazione interna<br />

nella Cis<strong>al</strong>pina, “AAAd”, 36, 1990, pp. 175-196.<br />

ANNO 1991<br />

AA.VV.=AA.VV. 1991, La stanza del chirurgo. Una domus romana a<br />

Piazza Ferrari: primi risultati di una ricerca archeologica, Rimini 1991.<br />

BIORDI 1991=M.Biordi, I Musei Civici, in Storia <strong>il</strong>lustrata di Rimini, 4,<br />

Rimini 1991, pp. 1137-1145.<br />

DALL’AGLIO 1991=P.L.D<strong>al</strong>l’Aglio, La così detta “Via Aem<strong>il</strong>ia Altinate:<br />

un problema aperto, “Padusa”, 26-27, 1990-1991, pp. 331-338. Nel<br />

fotografare <strong>il</strong> dibattito intorno <strong>al</strong>la cosiddetta via Aem<strong>il</strong>ia Altinate l’A. torna<br />

a interpretare un passo di Strabone - Strab. V 1, 11 (217) - intersecando,<br />

sebbene in modo margin<strong>al</strong>e, la storia della Rimini romana. Infatti <strong>il</strong> sopracitato<br />

passo di Strabone, un noto passo che l’A. descrive come l’<br />

affastellamento di indicazioni confuse, reca la notizia che i due consoli<br />

Marco Em<strong>il</strong>io Lepido e Gaio Flaminio, dopo avere sconfitto i Liguri,<br />

avrebbero aperto due strade: la prima da Roma a Rimini, la seconda da<br />

Rimini a Bologna e da qui ad Aqu<strong>il</strong>eia. E’ evidente, sostiene l’A., che<br />

Strabone abbia m<strong>al</strong>e interpretato i dati contenuti nelle sue fonti, infatti lo<br />

stesso brano indica come contemporanei avvenimenti che ris<strong>al</strong>gono a


epoche diverse, rispettivamente <strong>al</strong> 220 a.C. (è l’anno in cui si data la<br />

costruzione della via Flaminia) e <strong>al</strong> 187 a.C. (l’anno in cui si data la<br />

re<strong>al</strong>izzazione della via Aem<strong>il</strong>ia). Un errore vistoso che l’A. prende a pretesto<br />

per venire a capo, attraverso la ricostruzione del meccanismo della svista<br />

straboniana, dell’apertura della cosiddetta via Aem<strong>il</strong>ia Altinate che Strabone<br />

avrebbe scambiato con la più nota via Aem<strong>il</strong>ia. L’enigma, seppur delimitato,<br />

permane, anzi si moltiplica. Cfr. UGGERI 1981.<br />

GHIROTTI 1991=L.Ghirotti, Sentieri preistorici e sistema viario in età<br />

romana nel riccionese, “StRomagnoli”, 42, 1991, pp. 141-153.<br />

GIOVAGNETTI 1991=C.Giovagnetti, Rimini. Area dell’ex P<strong>al</strong>azzo<br />

Buonadrata. Ceramiche d’importazione a vernice nera lisce e decorate,<br />

“SE”, 57, 1991, pp. 81-103.<br />

GIOVAGNETTI 1991=C.Giovagnetti, Nuovi dati sulla colonizzazione<br />

romana del <strong>territorio</strong> ariminense. Materi<strong>al</strong>i del museo di Riccione,<br />

“StRomagnoli”, 42, 1991, pp. 125-140.<br />

GURNARI 1991=G.Gurnari, Rimini e le sue acque dolci e s<strong>al</strong>ate, Rimini<br />

1991.<br />

LING 1991=R.Ling, Brading, Brantingham and York: a New Look at Some<br />

Fourth-Century Mosaics, “Britannia”, 22, 1991, pp. 147-157.<br />

MOSCA 1991=A.Mosca, Ponti del diavolo e viab<strong>il</strong>ità romana, “Padusa”,<br />

26-27, 1990-1991, pp. 339-347.<br />

ORTALLI 1991=J.Ort<strong>al</strong>li, Un letto funerario romano in osso d<strong>al</strong>la<br />

necropoli di S.Lorenzo in Strada (Riccione). Note su un prodotto di<br />

artigianato artistico nordit<strong>al</strong>ico, “StRomagnoli”, 42, 1991, pp. 101-124.<br />

PERRA 1991=E.Perra, Lo scavo della necropoli sulla Via Flaminia ad<br />

<strong>Ariminum</strong> (P<strong>al</strong>azzotto dello sport), in Tesi sostenuta presso la Scuola di<br />

Perfezionamento in Archeologia dell’Univeristà degli Studi di Bologna,<br />

relatore: prof. D.Scagliarini Corlaita, AA. 1990-1991.<br />

ROSENSTEIN 1991=N.Rosenstein, Imperatores victi, Berkeley-Los<br />

Angeles-Oxford 1991, p. 77 sgg. L’A. sottolinea come Flaminio abbia<br />

ricevuto in Rimini un imperium difettoso perché privo di auspici a causa del<br />

mancato rispetto delle cerimonie ritu<strong>al</strong>i da svolgersi in Roma (cfr. Braccesi<br />

2003).<br />

SCAGLIARINI CORLAITA 1991=D.Scagliarini Corlaita, Impianti urbani<br />

e monument<strong>al</strong>izzazione nelle città romane dell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e, in Die<br />

Stadt in Oberit<strong>al</strong>ien und in den nordwestlichen Provinzen des Römischen<br />

Reiches, Mainz Am Rhein 1991, pp. 159-178.<br />

STOPPIONI 1991=M.L.Stoppioni, Riccione (Fo), Lottizzazione S.I.R.:<br />

tomba romana a cremazione diretta, “SDA”, 6, 1991, pp. 26-36.<br />

ANNO 1992<br />

ANGELETTI 1992=L.R.Angeletti, La medicina, in Civ<strong>il</strong>tà dei Romani. Il<br />

rito e la vita privata, M<strong>il</strong>ano 1992, pp. 207-218.<br />

CALZOLARI 1992=M.C<strong>al</strong>zolari, Le strade romane della bassa Padania, in<br />

Tecnica strad<strong>al</strong>e romana, “ATTA”, 1, 1992, pp. 160-168.<br />

BIORDI 1992=M.Biordi, La produzione laterizia in età romana, in Lettura<br />

dell’ambiente, Rimini 1992, pp. 92-95.<br />

CECINI 1992= N.Cecini, Rimini nelle descrizioni dei viaggiatori stranieri<br />

d<strong>al</strong> XVI <strong>al</strong> XX secolo, Rimini 1992.<br />

MAIOLI 1992=M.G.Maioli, La necropoli ed i complessi funerari, in Rimini<br />

medioev<strong>al</strong>e. Contributi per la storia della città, Rimini 1992, pp. 205-236.


MAIOLI 1992=M.G.Maioli, L’ed<strong>il</strong>izia privata tardoantica e bizantina, in<br />

Rimini medioev<strong>al</strong>e. Contributi per la storia della città, Rimini 1992, pp. 51-<br />

80.<br />

MAIOLI 1992=M.G.Maioli, Verucchio (FO), loc. V<strong>il</strong>la Verucchio – Via<br />

Mulino Bianco, tenuta Am<strong>al</strong>ia; edificio rustico romano, “SDA”, 7, pp. 199-<br />

201. D<strong>al</strong>le pagine dell’A. emerge la dimensione dei rinvenimenti dello<br />

scavo condotto in loc<strong>al</strong>ità V<strong>il</strong>la Verucchio, presso la cosiddetta “Tenuta<br />

Am<strong>al</strong>ia”. Qui le antiche re<strong>al</strong>izzazioni ritrovano la precisione documentaria<br />

necessaria a restituire la pianta di una v<strong>il</strong>la rustica a corpi sparsi con annessa<br />

piccola necropoli. Questa frazione di epoca romana, la cui prima fase<br />

edificatoria risulta attribuib<strong>il</strong>e a epoca repubblicana, è ben documentata da<br />

un edificio a forma di L con portico interno articolato in vari ambienti,<br />

<strong>al</strong>cuni con funzioni abitative, <strong>al</strong>tri adibiti in parte a magazzino. In epoca<br />

tardo imperi<strong>al</strong>e <strong>il</strong> complesso venne gradu<strong>al</strong>mente abbandonato e solo <strong>al</strong>cune<br />

strutture, come gli scavi hanno rivelato, vennero ut<strong>il</strong>izzate fino <strong>al</strong> V-VI<br />

secolo.<br />

MAURI 1992=M.Mauri, L’archeologia riminese (Scavi, scoperte, restauri<br />

nel dopoguerra, 1945-1980), Tesi di Laurea. C.so di Laurea in Lettere<br />

Classiche, Università di Bologna, anno accademico 1991/1992.<br />

ORTALLI 1992=J.Ort<strong>al</strong>li, Ed<strong>il</strong>izia residenzi<strong>al</strong>e e crisi urbana nella tarda<br />

antichità: fonti archeologiche per la Cispadana, “CARB”, 39, 1992, pp.<br />

557-605.<br />

ORTALLI 1992=J.Ort<strong>al</strong>li, La Cispadana orient<strong>al</strong>e, via Em<strong>il</strong>ia e <strong>al</strong>tre<br />

strade, in Tecnica strad<strong>al</strong>e romana, “ATTA”, 1, Roma 1992, pp. 147-160.<br />

L’A. circoscrive <strong>il</strong> campo di indagine <strong>al</strong>la tecnica di costruzione strad<strong>al</strong>e<br />

nell’ambito geografico del settore centro-orient<strong>al</strong>e dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna. La<br />

base documentaria selezionata è così essenzi<strong>al</strong>mente costituita d<strong>al</strong>le fonti<br />

archeologiche. A San Lorenzo in Strada, presso Riccione, per esempio, si<br />

segn<strong>al</strong>a un rinvenimento connesso <strong>al</strong>l’ultimo tratto della via Flaminia che,<br />

insieme <strong>al</strong>la piccola necropoli <strong>al</strong>lineata <strong>al</strong> margine della via, permette di<br />

ricondurre <strong>al</strong>l’originario tracciato della consolare. Per <strong>Ariminum</strong> la<br />

definitiva lastricatura a basolato delle vie ris<strong>al</strong>e <strong>al</strong>l’età augustea, nell’ambito<br />

di pianificati interventi di rinnovamento urbanistico che dovettero<br />

riguardare l’assetto interno delle città, suffragata da un’esplicita<br />

testimonianza epigrafica. Passando <strong>al</strong> setaccio <strong>il</strong> pianeta delle testimonianze<br />

archeologiche, l’A. r<strong>il</strong>eva la pressoché tot<strong>al</strong>e assenza di basoli fuori d<strong>al</strong>le<br />

città antiche. Questa evidente smagliatura nelle testimonianze archeologiche<br />

ha messo a fuoco la tesi dell’adozione di tecniche e di materi<strong>al</strong>i diversificati<br />

nella costruzione delle strade romane. Nemmeno le due vie consolari<br />

dovevano sostanzi<strong>al</strong>mente differire da questo modo di costruire: le<br />

pavimentazioni risultavano relativamente grossolane, per quanto solide e<br />

funzion<strong>al</strong>i esse dovevano escludere l’impiego di basolati o lastricati di tipo<br />

tradizion<strong>al</strong>i, assomigliando piuttosto ad acciottolati di semplice fattura.<br />

ORTALLI 1992=J.Ort<strong>al</strong>li, Rimini, piazza Ferrari. Scavi nella domus del<br />

chirurgo, “SDA”, 7, 1992, pp. 202-204<br />

ORTALLI 1992=J.Ort<strong>al</strong>li, Ed<strong>il</strong>izia residenzi<strong>al</strong>e e crisi urbana nella tarda<br />

antichità: fonti archeologiche per la Cispadana, “Carb”, 39, 1992, pp. 557-<br />

605.<br />

ORTALLI 1992=J.Ort<strong>al</strong>li, Rimini, loc. Colonnella. Scavo di necropoli<br />

romana lungo la via Flaminia, “SDA”, 7, 1992, pp. 201-202. Relazione<br />

dello scavo d’emergenza del 1992 sull’area detta della Colonnella la cui


situazione risultava comunque compromessa d<strong>al</strong>l’interferenza dell’attività<br />

agricola protrattasi nei secoli. Lo scavo ha interessato un terreno agricolo<br />

situato nei sobb<strong>org</strong>hi sud-orient<strong>al</strong>i di Rimini e ha messo in luce <strong>il</strong> settore<br />

periferico della necropoli della Flaminia, a circa un ch<strong>il</strong>ometro di distanza<br />

d<strong>al</strong>la porta urbica augustea. L’A. argomenta come nonostante la sua relativa<br />

povertà, la necropoli abbia offerto <strong>il</strong> campo di indagine più fecondo per lo<br />

studio di un’area da tempo nota <strong>al</strong>la letteratura archeologica. L’area ha<br />

infatti restituito una vasta gamma di tipologie di sepolture: tombe a<br />

cremazione indiretta in pozzetto o in urna lapidea, tombe a cremazione<br />

diretta entro bustum, tombe a inumazione in fossa terragna o in cassa<br />

laterizia, anche con copertura <strong>al</strong>la cappuccina. L’orientazione prev<strong>al</strong>ente<br />

delle tombe è in senso nord-sud, coincidente con <strong>il</strong> vicino asse strad<strong>al</strong>e.<br />

D<strong>al</strong>la medesima area è emersa, inoltre, la terminazione di un monumento<br />

protoimperi<strong>al</strong>e di medie dimensioni, a cuspide piramid<strong>al</strong>e con acroterio a<br />

pigna. Il fenomeno delle sepolture si compone così in un quadro<br />

estremamente variegato di comportamenti, sino ad arrivare <strong>al</strong> rovesciamento<br />

delle dinamiche tradizion<strong>al</strong>i di diffusione dei modelli.<br />

RAVARA 1992=C.Ravara, La pittura pariet<strong>al</strong>e del II secolo d.C. nella<br />

domus di p<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi a Rimini, “SDA”, 7, pp. 85-109.<br />

RAVARA 1992=C.Ravara Montebelli, Problemi della domus di p<strong>al</strong>azzo<br />

Diot<strong>al</strong>levi a Rimini, tesi di laurea in Archeologia e Storia dell’Arte romana,<br />

Bologna 1991-1992.<br />

RICCIONI 1992=G.Riccioni, Lucerne tardo-antiche inedite da<br />

Santarcangelo di Romagna (Forlì), “Rei Cret Rom Faut Acta”, 31-32, 1992,<br />

pp. 577-585.<br />

TURCHINI 1992=A.Turchini, La città, edifici pubblici e privati, in Rimini<br />

mediev<strong>al</strong>e:contributi per la storia della città, Rimini 1992, pp. 39-41. Breve<br />

dissertazione intorno <strong>al</strong>le vicissitudini di Porta Montanara. In particolare<br />

l’A. riferisce dei pericoli e delle incursioni barbare, perfettamente speculari<br />

ai provvedimenti che portarono <strong>al</strong>la chiusura di una parte della Porta.<br />

TURCHINI 1992=A.Turchini, S.Gaudenzio – P<strong>al</strong>azzetto dello Sport, in<br />

Rimini mediev<strong>al</strong>e. Contributi per la storia della città, Rimini 1992, pp. 131-<br />

144.<br />

SUSINI 1992=G.Susini, Em<strong>il</strong>ia Romagna: un brandello antico d’It<strong>al</strong>ia tra<br />

l’Europa e <strong>il</strong> Mediterraneo, in Antiche vie, Venezia 1992, pp. 13-30.<br />

SUSINI 1992=G.Susini, I coloni dei Romani, in Antiche vie, Venezia 1992,<br />

pp.51-67.<br />

ANNO 1993<br />

ANGELINI 1993=P.Angelini, Di tre vedute dell’arco d’Augusto a Rimini,<br />

“Romagna arte e storia”, 39, 1993, pp. 69-78.<br />

AA.VV. 1993=AA.V.V. Una cartolina per <strong>Ariminum</strong>, <strong>il</strong> mosaico delle<br />

barche della domus di p<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi e <strong>il</strong> suo restauro, Rimini 1993<br />

BIORDI 1993=M.Biordi, Una cartolina per <strong>Ariminum</strong>, <strong>il</strong> mosaico delle<br />

barche della domus di p<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi e <strong>il</strong> suo restauro, “Archeologia<br />

Viva”, 41, 1993, pp. 12-19.<br />

BIORDI 1993=M.Biordi, I bolli laterizi dell’Agro Ariminense, in Con la<br />

terra e con <strong>il</strong> fuoco. Fornaci romane del Riminese, Rimini 1993, pp. 125-<br />

144.


BIORDI 1993=M.Biordi, Fornaci, produzione fitt<strong>il</strong>e e marchi di fabbrica<br />

dei laterizi del <strong>territorio</strong> di Viserba e sue vicinanze, in Viserba e …Viserba,<br />

Rimini 1993, pp. 113-126.<br />

BIORDI 1993=M.Biordi, I bolli laterizi delle fornaci romane, in Storia di<br />

Bellaria-Bordonghio-Igea Marina. Ricerche e studi sul <strong>territorio</strong>, d<strong>al</strong>le<br />

origini <strong>al</strong> XIII secolo, Rimini 1993, pp. 111-115.<br />

BIORDI 1993=M. Biordi, I bolli laterizi romani nell’Agro Ariminense negli<br />

studi eruditi loc<strong>al</strong>i, in Le fornaci romane, produzione di anfore e laterizi<br />

con marchi di fabbrica nella Cispadana orient<strong>al</strong>e e nell’Alto Adriatico,<br />

Rimini 1993, pp. 143-151.<br />

BOTTAZZI 1993=G.Bottazzi, Le centuriazioni romagnole ed i Solonates<br />

S<strong>al</strong>tusque G<strong>al</strong>liani, “AttiDepRomagna”, 43, 1993, pp. 169-232.<br />

CATARSI-DALL’AGLIO 1993=M.Catarsi-P.L.D<strong>al</strong>l’Aglio, I ponti romani<br />

dell’Em<strong>il</strong>ia occident<strong>al</strong>e, in Strade romane: percorsi e infrastrutture, ATTA,<br />

2, 1993, pp. 209-221.<br />

CENERINI 1993=F.Cenerini, Genius, un culto poliverso: religiosità antica<br />

in Cispadana, “AttiDepRomagna”, 44, 1993, pp. 159-173.<br />

CUOMO DI CAPRIO 1993=M.Cuomo di Caprio, Con la terra e con <strong>il</strong><br />

fuoco. Fornaci romane del riminese, in Le fornaci romane, produzione di<br />

anfore e laterizi con marchi di fabbrica nella Cispadana orient<strong>al</strong>e e<br />

nell’Alto Adriatico, Rimini 1993, pp. 9-11.<br />

DE BELLIS 1993=A.F.DeBellis, Il latino nell’ager g<strong>al</strong>licus: i pocola<br />

riminesi, in Caratteri e diffusione del latino in età arcaica, Pisa 1993, pp.<br />

35-63. L’A. introduce <strong>il</strong> tema delle ceramiche iscritte provenienti<br />

soprattutto d<strong>al</strong>lo scavo Battaglini. Si tratta dei frammenti fitt<strong>il</strong>i ormai<br />

abitu<strong>al</strong>mente accomunati sotto l’unica definizione di pocola deorum, d<strong>al</strong>la<br />

voce poclom/pocolom dipinta su <strong>al</strong>cuni di essi e solitamente preceduta d<strong>al</strong><br />

nome di una divinità <strong>al</strong> genitivo. Il loro aspetto reca i segni di un tipo di<br />

ceramica peculiare del Lazio e dell’Etruria meridion<strong>al</strong>e, datab<strong>il</strong>e fra la prima<br />

metà del III secolo a.C. e gli anni precedenti la prima guerra punica. Dunque<br />

nei pocola si esprime <strong>il</strong> medesimo spirito e lo stesso abito ment<strong>al</strong>e romano<br />

lazi<strong>al</strong>e, a testimoniare <strong>il</strong> tentativo dei primi coloni di traslare abitudini e<br />

tradizioni nei luoghi da essi colonizzati. Tra le varie tipologie di pocola<br />

sono state individuate ciotole, piatti o piccole brocche di ceramica a vernice<br />

nera indubbiamente legate <strong>al</strong>l’artigianato romano-lazi<strong>al</strong>e e destinate a<br />

funzioni votive. A t<strong>al</strong>e destinazione votiva rimanderebbero, per <strong>il</strong> Moreno<br />

(Moreno 1965, p. 255), la presenza dei fori per la sospensione dei vasi,<br />

nonché le decorazioni interne <strong>al</strong>le coppe. Queste ultime infatti, escludendo<br />

l’uso corrente, richiamerebbero un ut<strong>il</strong>izzo più ricercato e individuato d<strong>al</strong><br />

Moreno nell’esposizione <strong>al</strong>le pareti degli stessi. Né l’autore la vede come <strong>il</strong><br />

Moreno, infatti i fori a sinistra rispetto <strong>al</strong>la scena centr<strong>al</strong>e squ<strong>al</strong>ificherebbero<br />

la tesi dell’esposizione <strong>al</strong>le pareti. Purtroppo lo stato frammentario dei vasi<br />

ci ha conservato soltanto poche lettere e nessun teonimo integro, così che<br />

non è possib<strong>il</strong>e restituire con sicurezza <strong>il</strong> contesto cultur<strong>al</strong>e nel qu<strong>al</strong>e<br />

inquadrare queste testimonianze dei primi anni della colonia. Ciononostante<br />

la restituzione dei testi dei pocola ha consentito di tracciare un quadro ben<br />

documentato intono a un pantheon “romano”.<br />

FAILLA 1993=A.Fa<strong>il</strong>la, Indagini archeometriche su laterizi romani del<br />

riminese, in Le fornaci romane: produzione di anfore e laterizi con marchi<br />

di fabbrica nella Cispadana orient<strong>al</strong>e e nell’Alto Adriatico, Rimini 1993,<br />

pp. 121-127.


FONTEMAGGI-PIOLANTI 1993=A.Fontemaggi-O.Piolanti, Il <strong>territorio</strong> di<br />

Viserba nell’età antica, in Viserba…e Viserba, Rimini 1993, pp. 25-112.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 1993=A.Fontemaggi-O.Piolanti, Un colle, la<br />

sua storia, la sua anima: popoli, dei e devoti d<strong>al</strong>la preistoria <strong>al</strong>la romanità,<br />

in Alle pendici del Paradiso. San Fortunato: arte, natura e storia, Rimini<br />

1996, pp.113-152.<br />

GIOVAGNETTI 1993=C.Giovagnetti, La ceramica fine da mensa a vernice<br />

nera, in Con la terra e con <strong>il</strong> fuoco. Fornaci romane del Riminese, Rimini<br />

1993, pp. 115-124. Dissertazione intorno a una supposta produzione<br />

ceramica a vernice nera ad <strong>Ariminum</strong>, dove la morfologia della stessa si<br />

avvicinerebbe a tipi lazi<strong>al</strong>i, diffusi anche a Spina e ad Adria.<br />

GURNARI 1993= Rimini e le sue acque (dolci e s<strong>al</strong>ate), Rimini 1993.<br />

MAIOLI 1993=M.G.Maioli, Nuovi ritrovamenti di mosaici romani<br />

geometrici bianconeri in Romagna, “CARB”, 40, 1993, pp. 215-243.<br />

MAIOLI 1993=M.G.Maioli, La domus di P<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi. La scena delle<br />

barche o del Porto Can<strong>al</strong>e, in Una cartolina da <strong>Ariminum</strong>, Rimini 1993, pp.<br />

23-32.<br />

MAIOLI 1993=M.G.Maioli, Verucchio (Fo), loc. V<strong>il</strong>la Verucchio – Via<br />

Mulino Bianco, tenuta Am<strong>al</strong>ia; edificio rustico romano, “SDA”, 7, Bologna<br />

1993, pp. 199-201.<br />

MANNONI 1993=T.Mannoni, Caratterizzazione miner<strong>al</strong>ogica di <strong>al</strong>cuni<br />

scarti di fornaci romane del <strong>territorio</strong> di Rimini, in Con la terra e con <strong>il</strong><br />

fuoco. Fornaci romane del Riminese, Rimini 1993, pp. 113-114.<br />

ORTALLI 1993=J.Ort<strong>al</strong>li, Nuove fonti archeologiche per <strong>Ariminum</strong>:<br />

monumenti, opere pubbliche e assetto urbanistico tra la fondazione<br />

coloni<strong>al</strong>e e <strong>il</strong> principato augusteo, in Pro Poplo Arimenese, 14, Faenza<br />

1995, pp. 468-529.<br />

REBECCHI 1993=F.Rebecchi, Echi della classicità a Rimini: la copia del<br />

Doriforo di Policleto, “Ocnus”,1, 1993, pp. 149-160.<br />

RIGHINI-BIORDI-PELLICCIONI GOLINELLI 1993=V.Rigini-M.Biordi-<br />

M.T.Pelliccioni Golinelli, I bolli laterizi romani nella regione Cispadana<br />

(Em<strong>il</strong>ia e Romagna), in I laterizi di età romana nell’area nordatriatica,<br />

Roma 1993, pp. 23-91.<br />

RIMONDINI=G.Rimondini, Rimini prima dei Bagni, Rimini 1993, p. 28.<br />

STOPPIONI 1993=M.L.Stoppioni, I mosaici della domus di piazza Ferrari<br />

a Rimini, “CARB”, 40, 1993, pp. 409-434.<br />

STOPPIONI 1993=M.L.Stoppioni, Le produzioni, in Con la terra e con <strong>il</strong><br />

fuoco. Fornaci romane del riminese, Rimini 1993, pp. 107-112.<br />

STOPPIONI 1993=M.L.Stoppioni, Rimini, Miramare, in Con la terra e con<br />

<strong>il</strong> fuoco. Fornaci romane del riminese, Rimini 1993, p. 100.<br />

STOPPIONI 1993=M.L.Stoppioni, Le anfore, in Con la terra e con <strong>il</strong> fuoco.<br />

Fornaci romane del riminese, Rimini 1993, pp. 145-154.<br />

STOPPIONI 1993=M.L.Stoppioni, Riccione, Loc<strong>al</strong>ità Piada d’Oro, in Con<br />

la terra e con <strong>il</strong> fuoco. Fornaci romane del riminese. Rimini 1993, pp. 94-<br />

96.<br />

STOPPIONI 1993=M.L.Stoppioni, Le fornaci del <strong>territorio</strong> riminese, in Le<br />

fornaci romane, produzione di anfore e laterizi con marchi di fabbrica nella<br />

Cispadana orient<strong>al</strong>e e nell’Alto Adriatico, Rimini 1993, pp. 153-155.<br />

SUSINI 1993=G.Susini, Otto secoli di storia romana: assetti<br />

amministrativi, momenti politici, cultura del <strong>territorio</strong> collinare cesenate e<br />

riminese, in Atti Conv. San Giovanni in G<strong>al</strong><strong>il</strong>ea, Rimini 1993, pp. 13-20.


VEGGIANI 1993=A.Reggiani,“Clima, uomo e ambiente nelle ultime<br />

vicende geologiche del <strong>territorio</strong> di Cattolica, in Quaderni dell’Antiquarium<br />

di Cattolica, 3, Cattolica 1993, pp. 7-39.<br />

VULLO 1993=N.Vullo, L’età romana, in Storia di Bellaria – Bordonchio –<br />

Igea Marina. Ricerche e studi sul <strong>territorio</strong> d<strong>al</strong>le origini <strong>al</strong> XIII secolo,<br />

Rimini 1993, pp. 83-109.<br />

ANNO 1994<br />

CAPOFERRO CENCETTI 1994=A.M.CapoferroCencetti, Gli anfiteatri<br />

romani dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, in Spettacolo in Aqu<strong>il</strong>eia e nella Cis<strong>al</strong>pina<br />

romana, “AAAd”, 16, 1994, pp. 301-346.<br />

CALZOLARI 1994=M.C<strong>al</strong>zolari, Contributi toponomastici nella<br />

ricostruzione della rete strad<strong>al</strong>e dell’It<strong>al</strong>ia romana, in Opere di assetto<br />

territori<strong>al</strong>e ed urbano, “ATTA”, 3, 1994, pp. 35-68.<br />

CORALINI 1994=A.Cor<strong>al</strong>ini, Le infrastrutture del <strong>territorio</strong>, in Atlante dei<br />

beni cultur<strong>al</strong>i dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, i beni dell’età romana, M<strong>il</strong>ano 1994,<br />

pp. 121-146.<br />

CORALINI 1994=A.Cor<strong>al</strong>ini, L’instrumentum, in Atlante dei beni cultur<strong>al</strong>i<br />

dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, i beni dell’età romana, M<strong>il</strong>ano 1994, pp. 237-256.<br />

DONATI-SUSINI 1994=A.Donati, G.Susini, L’epigrafia, in Atlante dei<br />

beni cultur<strong>al</strong>i dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, i beni dell’età romana, M<strong>il</strong>ano 1994,<br />

pp. 257-272.<br />

GALLIAZZO 1994=V.G<strong>al</strong>liazzo, I ponti romani, 2, Treviso 1994.<br />

GHETTI 1994=R.Ghetti, L’urbanistica e l’architettura, in Atlante dei beni<br />

cultur<strong>al</strong>i dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, i beni dell’età romana, M<strong>il</strong>ano 1994, pp.<br />

147-178.<br />

GHETTI 1994=R.Ghetti, La produzione artistica e la numismatica, in<br />

Atlante dei beni cultur<strong>al</strong>i dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, i beni dell’età romana,<br />

M<strong>il</strong>ano 1994, pp. 179-236.<br />

ORTALLI 1994=J.Ort<strong>al</strong>li, It<strong>al</strong>ia. Rimini. <strong>Ariminum</strong>. Regio VIII, Aem<strong>il</strong>ia, in<br />

Teatri greci e romani. Alle origini del linguaggio rappresentato, Roma<br />

1994, p. 579 sgg.<br />

ORTALLI 1994=J.Ort<strong>al</strong>li, I teatri romani dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna, in<br />

Spettacolo in Aqu<strong>il</strong>eia e nella Cis<strong>al</strong>pina romana, “AAAd”, 41, 1994, pp.<br />

271-300.<br />

RICCIONI 1994=G.Riccioni, La casa romana presso l’arco di Augusto a<br />

Rimini. Fasi di costruzione e pavimenti musivi, in La mosaïque grécoromaine,<br />

4, Paris 1994, pp. 77-82.<br />

RAVARA 1994=C.Ravara, L’imitazione del marmo negli intonaci dello<br />

scavo di Casa F<strong>il</strong>ippini a Cattolica. An<strong>al</strong>isi e confronti, “StRomagnoli”, 45,<br />

pp. 27-33.<br />

STOPPIONI 1994=M.L.Stoppioni, La casa di campagna come impianto<br />

produttivo: la pars rustica, in Aspetti dell’insediamento rustico romano in<br />

Em<strong>il</strong>ia Romagna, Riccione 1994, pp. 21-30.<br />

SUSINI 1994=G.Susini, Iuravit in mea verba tota It<strong>al</strong>ia: l’It<strong>al</strong>ia delle<br />

regioni augustee, in Antiche genti d’It<strong>al</strong>ia, Roma 1994, pp. 131-135.<br />

ANNO 1995<br />

BERMOND MONTANARI 1995=G.Bermond Montanari, Un ritratto di<br />

Augusto da Rimini, in Splendida civitas nostra. Studi archeologici in onore<br />

di Antonio Frova, Roma 1995, pp. 287-291.


Il ritratto riminese di Augusto è stato consegnato <strong>al</strong>la direzione del Museo<br />

Civico nell’agosto del 1984, dopo essere stato casu<strong>al</strong>mente ritrovato nel<br />

deviatore del fiume Marecchia. Il sopra-citato ritratto di Augusto giaceva<br />

insieme ad un frammento di iscrizione su lastra di pietra c<strong>al</strong>carea, ad un<br />

frammento di cornice marmorea di età romana e ad un frammento<br />

architettonico <strong>al</strong>to-mediev<strong>al</strong>e. Sebbene sia da escludere una pertinenza<br />

diretta tra i suddetti materi<strong>al</strong>i e <strong>il</strong> ritratto augusteo, l’A. ipotizza una comune<br />

provenienza d<strong>al</strong>la demolizione di uno o più edifici riminesi,<br />

successivamente destinati <strong>al</strong>la discarica. Nel presente studio la testa, in<br />

cattivo stato di conservazione, di<strong>al</strong>oga con <strong>al</strong>tri ritratti attribuiti ad Augusto.<br />

Una serie di confronti iconografici ut<strong>il</strong>i <strong>al</strong>l’A. per classificare <strong>il</strong> ritratto<br />

augusteo <strong>al</strong>l’interno dei f<strong>il</strong>oni che convenzion<strong>al</strong>mente accolgono la<br />

ritrattistica di Augusto. Dunque, per la definizione del tipo, l’A. evidenzia,<br />

nel ritratto di Rimini, <strong>il</strong> motivo a tenaglia disposto sulla metà destra della<br />

fronte e quello di una forcella sull’occhio sinistro. La testa di Rimini<br />

appartiene a quella serie di ritratti di Augusto che rientrano nel tipo “Prima<br />

Porta” (La statua di “Prima Porta” viene considerata come l’emblema della<br />

svolta politica del 27 a.C. quando Cesare Ottaviano ottiene, con <strong>il</strong><br />

consolidamento del principato, <strong>il</strong> titolo di Augusto. Il tipo “Prima Porta” si<br />

data tra <strong>il</strong> 20 e <strong>il</strong> 17 a.C, e si distingue d<strong>al</strong> tipo “Azio” per l’assenza dei tratti<br />

angolosi e irregolari, si nota invece una certa fusione con le forme più<br />

armoniche del classicismo). E tuttavia <strong>il</strong> ritratto riminese, affine <strong>al</strong> f<strong>il</strong>one<br />

re<strong>al</strong>istico (che si distingue d<strong>al</strong> tipo con tratti fisionomici ide<strong>al</strong>izzati) si<br />

presenta come una variante non scevra di reminescenze artistiche<br />

precedenti. Infine, sebbene la consonanza del ritratto riminese con <strong>il</strong> tipo di<br />

“Prima Porta” sia evidente, lo stesso rivelerebbe qu<strong>al</strong>che aporia, forse,<br />

sottolinea l’A., dovuta <strong>al</strong>l’esecuzione in ambito loc<strong>al</strong>e.<br />

BIORDI 1995=M.Biordi, I materi<strong>al</strong>i numismatici di età romanorepubblicana<br />

conservati nel Museo della Città di Rimini, in Pro poplo<br />

Arimenese, Faenza 1995, pp. 417-436.<br />

BOTTAZZI 1995=G.Bottazzi, Le centuriazioni di <strong>Ariminum</strong>: prospettive di<br />

ricerca, in Pro Poplo Arimenese, Faenza 1995, pp. 329-354. In aperta<br />

polemica con gli “studiosi da tavolino” che non hanno saputo trascendere i<br />

limiti delle ipotesi non supportate dai riscontri archeologici, l’A. si smarca<br />

d<strong>al</strong>la divisione agraria del <strong>territorio</strong> riminese avanzata da Chouquer 1981, p.<br />

844.<br />

BRIZZI 1995=G.Brizzi, Da Roma ad <strong>Ariminum</strong>: per un approccio<br />

strategico <strong>al</strong>le regioni nordorient<strong>al</strong>i d’It<strong>al</strong>ia, in Pro poplo Arimenese,<br />

Faenza 1995, pp. 94-109.<br />

L’A. riflette sull’opportunità di tagliare i “nodi gordiani” intorno agli studi<br />

circa i caratteri dell’approccio romano <strong>al</strong>la re<strong>al</strong>tà adriatica. Pertanto la sua<br />

an<strong>al</strong>isi si concentra sull’interpretazione dei disegni della fondazione di<br />

<strong>Ariminum</strong>, da intendere, a seconda degli studi, come claustrum o come<br />

porta. Infine quella dell’autore è espressione densa di risonanze e fonti<br />

storiche dove la formula della fondazione di <strong>Ariminum</strong> rivela una necessità<br />

di sbarramento verso nord t<strong>al</strong>e da indicare come veritiera la prima ipotesi,<br />

quella di un claustrum. Così l’A. passa in rassegna le fonti in grado di<br />

avv<strong>al</strong>orare l’impianto di quanto sostenuto precedentemente, infatti ne<br />

“l’Appennino e le due It<strong>al</strong>ie” egli sottolineava come “la via Em<strong>il</strong>ia avrebbe<br />

costituito per lo stato romano, sia pur per breve tempo, <strong>il</strong> primo effimero<br />

limes della sua storia, <strong>al</strong> margine sud occident<strong>al</strong>e della Cis<strong>al</strong>pina”.


CALTABIANO 1995= M.C<strong>al</strong>tabiano, Gaio Flaminio: tra innovazione e<br />

tradizione, in Pro poplo Arimenese, Faenza 1995, pp. 111-128.<br />

L’A. esamina i motivi polemici nella tradizione relativa a Flaminio, quella<br />

stolidamente demonizzata e bersagliata dagli anatemi dello<br />

“storiograficamente corretto”. Flaminio, <strong>al</strong>meno per la storiografia<br />

aristocratica rappresentata da Livio e da Plinio, era stato considerato un<br />

ribelle <strong>al</strong>le regole della religione dei padri, ai cui dettami, disprezzando gli<br />

auspici, non aveva accettato di uniformarsi (l’A. si limita ad indicare <strong>al</strong>cuni<br />

passaggi della politica di Flaminio: la decisione nel 223 a.C., durante <strong>il</strong><br />

primo consolato, di attaccare i G<strong>al</strong>li, nonostante l’ordine del senato di<br />

rientrare a Roma a causa degli auspici sfavorevoli e l’inaugurazione nel 217<br />

del consolato lontano da Roma). Inoltre, d<strong>al</strong> punto di vista politico essi<br />

rimproveravano a Flaminio di aver promulgato la legge agraria del 232 (<strong>il</strong><br />

programma di colonizzzazionie dell’agro Piceno e G<strong>al</strong>lico iniziato mediante<br />

assegnazioni viritane e completato nel 220 attraverso la re<strong>al</strong>izzazione della<br />

via Flaminia). Pertanto <strong>il</strong> giudizio fin<strong>al</strong>e su Flaminio riflette la sconfitta del<br />

Trasimeno, intesa come la giusta punizione divina per l’empietà del console.<br />

Lo stesso, sostiene l’A. dopo l’attenta r<strong>il</strong>ettura delle pagine liviane, sarebbe<br />

stato ucciso da un soldato g<strong>al</strong>lico m<strong>il</strong>itante nell’esercito di Annib<strong>al</strong>e.<br />

La pretesa fonte liviana sarebbe stata ignorata dagli “augusti accademici”,<br />

<strong>al</strong>cuni dei qu<strong>al</strong>i, secondo l’A., avrebbero liquidato la tradizione della<br />

scomparsa del corpo di Flaminio limitandosi a descriverla <strong>al</strong>la stregua del<br />

tentativo di creare un <strong>al</strong>one intorno <strong>al</strong>la figura del console.<br />

Solo nel tardo impero, con Orosio, si assiste <strong>al</strong> mutamento della tradizione<br />

su Flaminio: così per la prima volta nella storiografia, l’atteggiamento<br />

spregiatore verso gli auspici sarebbe v<strong>al</strong>so <strong>al</strong> console la vittoria sui G<strong>al</strong>li;<br />

anche la sconfitta del Trasimeno, sempre per Orosio, lungi d<strong>al</strong>l’essere<br />

interpretata come giusta punizione divina, sarebbe stata la diretta<br />

conseguenza dell’ab<strong>il</strong>ità del cartaginese Annib<strong>al</strong>e. La tradizione relativa a<br />

Flaminio, dunque, vive in un vero e proprio ossimoro, <strong>il</strong> console è insieme<br />

innovatore e conservatore.<br />

CENERINI 1995=F.Cenerini, Gaio Flaminio: uomo politico, homo<br />

religiosus, in Pro poplo Arimenese, Faenza 1995, pp. 129-143.<br />

CICALA 1995=V.Cic<strong>al</strong>a, Diana Ariminense: tracce di religiosità politica,<br />

in Pro Poplo Ariminese, Faenza 1995, pp. 355-365.<br />

COARELLI 1995=F.Coarelli, Vici di <strong>Ariminum</strong>, “Caesarodunum”, 29,<br />

1995, pp. 175-180.<br />

CREMONINI 1995=S.Cremonini, Dati sul livello del mare in età antica del<br />

litor<strong>al</strong>e adriatico em<strong>il</strong>iano-romagnolo e settentrion<strong>al</strong>e, “AttiDepRomagna”,<br />

45, 1995, pp. 3-103.<br />

CREMONINI 1995=S.Cremonini, Per un prof<strong>il</strong>o delle problematiche<br />

geostoriche riminesi, in Pro Poplo Arimenese, Faenza 1995, pp. 253-328.<br />

Per la ricostruzione di una possib<strong>il</strong>e cronotassi della geologica costiera.<br />

DONATI 1995=A.Donati, Il più antico monumento ariminense: semiologia<br />

e scrittura, in Pro poplo Arimenese, Faenza 1995, pp. 393-398.<br />

ERCOLANI COCCHI 1995=E.E.Cocchi, Monete e scambi nel <strong>territorio</strong><br />

riminese in età repubblicana, in Pro poplo Arimenese, Faenza 1995, pp.<br />

399-416. L’A. fa specifico riferimento ai materi<strong>al</strong>i rinvenuti nei pressi delle<br />

mura.


ERCOLANI COCCHI 1995=E.E.Cocchi, Rinvenimenti numismatici e<br />

percorsi appenninici tra Cispadana e regioni centr<strong>al</strong>i, “StRomganoli”, 46,<br />

1995, pp. 35-67.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI=A.Fontemaggi-O.Piolanti, Il popolamento nel<br />

<strong>territorio</strong> di <strong>Ariminum</strong>: testimonianze archeologiche, in Pro poplo<br />

Arimenese, Faenza 1995, pp. 531-561. Sui ritrovamenti e sulle<br />

testimonianze del culto nel <strong>territorio</strong> riminese.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 1995=A.Fontemaggi-O.Piolanti, Ritrovamenti<br />

archeologici nell’area dell’Abbazia di San Giuliano a Rimini. I materi<strong>al</strong>i, in<br />

Atti della Giornata di Studi Storico-Archeologici Rimini antica, Rimini<br />

1995.<br />

FRANCHI DE BELLIS 1995=A.F.DeBellis, I pocola riminesi, in Pro poplo<br />

Arimenese, Faenza 1995, pp. 367-391. L’A. introduce <strong>il</strong> tema delle<br />

ceramiche iscritte provenienti soprattutto d<strong>al</strong>lo scavo Battaglini. Si tratta dei<br />

frammenti fitt<strong>il</strong>i ormai abitu<strong>al</strong>mente accomunati sotto l’unica definizione di<br />

pocola deorum, d<strong>al</strong>la voce poclom/pocolom dipinta su <strong>al</strong>cuni di essi e<br />

solitamente preceduta d<strong>al</strong> nome di una divinità <strong>al</strong> genitivo. Il loro aspetto<br />

reca i segni di un tipo di ceramica peculiare del Lazio e dell’Etruria<br />

meridion<strong>al</strong>e, datab<strong>il</strong>e fra la prima metà del III e gli anni precedenti la prima<br />

guerra punica. Dunque nei pocola si esprime <strong>il</strong> medesimo spirito e lo stesso<br />

abito ment<strong>al</strong>e romano lazi<strong>al</strong>e a testimoniare <strong>il</strong> tentativo dei primi coloni di<br />

traslare abitudini e tradizioni nei luoghi da essi colonizzati. Tra le varie<br />

tipologie di pocola sono state individuate ciotole, piatti o piccole brocche di<br />

ceramica a vernice nera indubbiamente legate <strong>al</strong>l’artigianato romano-lazi<strong>al</strong>e<br />

e destinate a funzioni votive. A t<strong>al</strong>e destinazione votiva rimanderebbero, per<br />

<strong>il</strong> Moreno (Moreno 1965, p. 255), la presenza dei fori per la sospensione dei<br />

vasi, nonché le decorazioni interne <strong>al</strong>le coppe. Queste ultime infatti,<br />

escludendo l’uso corrente, richiamerebbero un ut<strong>il</strong>izzo più ricercato e<br />

individuato d<strong>al</strong> Moreno nell’esposizione <strong>al</strong>le pareti degli stessi. Né l’autore<br />

la vede come <strong>il</strong> Moreno, infatti i fori a sinistra rispetto <strong>al</strong>la scena centr<strong>al</strong>e<br />

squ<strong>al</strong>ificherebbero la tesi dell’esposizione <strong>al</strong>le pareti. Purtroppo lo stato<br />

frammentario dei vasi ci ha conservato soltanto poche lettere e nessun<br />

teonimo integro, così che non è possib<strong>il</strong>e restituire con sicurezza <strong>il</strong> contesto<br />

cultur<strong>al</strong>e nel qu<strong>al</strong>e inquadrare queste testimonianze dei primi anni della<br />

colonia. Ciononostante la restituzione dei testi dei pocola ha consentito di<br />

tracciare un quadro ben documentato intono a un pantheon “romano”.<br />

GALSTERER 1995=H.G<strong>al</strong>sterer, La trasformazione delle antiche colonie<br />

latine e <strong>il</strong> nuovo Ius Latii, in Pro poplo Arimenense, Faenza 1995, pp. 79-<br />

94.<br />

GIOVAGNETTI 1995=C.Giovagnetti, La ceramica di Rimini repubblicana.<br />

La vernice nera di produzione loc<strong>al</strong>e, in Pro poplo Arimenese, Faenza 1995,<br />

pp. 437-468.<br />

FRANCHI DE BELLIS 1995=A.Franchi De Bellis, I pocola riminesi, in<br />

Pro poplo arimenese, Faenza 1995, pp. 367-391.<br />

LAFFI 1995=U.Laffi, Sull’esegesi di <strong>al</strong>cuni passi di Livio relativi ai<br />

rapporti tra Roma e gli <strong>al</strong>leati latini e it<strong>al</strong>ici nel primo quarto del II sec.<br />

a.C., in Pro poplo Arimenese, Faenza 1995, pp. 43-77.<br />

LASSERE 1995=J.M.Lassère, L’approche de la romanisation, reflexions<br />

méthodologiques sur l’onomastique, le paysage et la démographie dans<br />

l’empire romain, in Pro poplo arimenese, Faenza 1995, pp. 9-23.


ORTALLI 1995=J.Ort<strong>al</strong>li, Nuove fonti archeologiche per ‘<strong>Ariminum</strong>’:<br />

monumenti, opere pubbliche e assetto urbanistico tra la fondazione<br />

coloni<strong>al</strong>e e <strong>il</strong> principato augusteo, in Pro poplo Arimenese, Faenza 1995,<br />

pp. 469-529.<br />

ORTALLI 1995=J.Ort<strong>al</strong>li, Complessi forensi e architetture civiche nelle<br />

città romane dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna: <strong>Ariminum</strong>, Sassina, Mevaniola, Veleia,<br />

Bononia, “AAAd”, 42, 1995, pp. 273-328. Lo studio dell’A. si identifica nel<br />

segno di una riflessione critica circa l’assetto originario del Foro di<br />

<strong>Ariminum</strong>. L’an<strong>al</strong>isi intorno <strong>al</strong> Foro si apre con la segn<strong>al</strong>azione della<br />

possib<strong>il</strong>ità che in età coloni<strong>al</strong>e <strong>il</strong> cuore della città, <strong>al</strong> pari delle insulae,<br />

ruotasse nell’orbita degli assi dei cardines, affiancando <strong>il</strong> cardo maximus<br />

che in origine raccordava la porta Montanara <strong>al</strong> porto marittimo. Solo in<br />

seguito <strong>al</strong>la costruzione della via Flaminia e dell’Aem<strong>il</strong>ia, che si attestavano<br />

<strong>al</strong>le due estremità del decumanus maximus, <strong>il</strong> Foro si sarebbe <strong>al</strong>lineato <strong>al</strong><br />

suo asse ( con una rotazione di 90°) e avrebbe assunto la definitiva<br />

collocazione oggi ric<strong>al</strong>cata da piazza Tre Martiri. Infine <strong>il</strong> verificarsi di un<br />

parzi<strong>al</strong>e restringimento dell’originario perimetro del Foro sarebbe<br />

testimoniato sia d<strong>al</strong> rinvenimento di tratti di lastricato <strong>al</strong> di sotto di <strong>al</strong>cuni<br />

edifici che attu<strong>al</strong>mente cingono piazza Tre Martiri, sia d<strong>al</strong>la titolatura di San<br />

Michele in Foro attribuita ad un’antichissima chiesa situata svariate decine<br />

di metri più a settentrione, <strong>al</strong> di là di un lotto edificato solo in età<br />

rinasciment<strong>al</strong>e, indice di un originario affacciamento sulla piazza pubblica.<br />

La parabola del Foro è dunque tracciata.<br />

RIMONDINI 1995=G.Rimondini, Guida <strong>al</strong>la V<strong>al</strong>marecchia, Rimini 1995.<br />

ROSSIGNANI 1995=M.P.Rossignani, Gli Aem<strong>il</strong>ii e l’It<strong>al</strong>ia del Nord, in<br />

Splendida civitas nostra, Roma 1995, pp. 61-75.<br />

STOPPIONI 1995=M.L.Stoppioni, Un impianto produttivo da Riccione,<br />

“SDA”, 8, 1995, pp. 199-211.<br />

TRAMONTI 1995=S.Tramonti, L’Adriatico e Roma. La deduzione di<br />

<strong>Ariminum</strong>, una colonia sul mare, in Pro poplo Arimenese, Faenza 1995, pp.<br />

227-251. Il testo conosce uno sguardo gener<strong>al</strong>e intorno <strong>al</strong>la lettura del<br />

significato politico di <strong>Ariminum</strong>, pertanto l’asse portante del presente studio<br />

ruota attorno <strong>al</strong>la fondazione di <strong>Ariminum</strong>, intesa <strong>al</strong> tempo stesso come<br />

approccio <strong>al</strong>la Padania celtica e <strong>al</strong>l’Adriatico. All’approfondimento di<br />

questa prospettiva sono dedicate le pagine di questo scritto con <strong>il</strong> qu<strong>al</strong>e l’A.<br />

rivendica la centr<strong>al</strong>ità dell’Adriatico nella scelta della fondazione di<br />

<strong>Ariminum</strong>, contribuendo ad an<strong>al</strong>izzare da un <strong>al</strong>tro punto di vista la questione<br />

trattata anche d<strong>al</strong> Brizzi che invece aveva inteso la fondazione della colonia<br />

romana unicamente come claustrum. Un impulso decisivo per questa nuova<br />

impostazione deriva d<strong>al</strong>la riflessione intorno agli studi del Mansuelli e del<br />

Susini che, a detta dell’A., sarebbero tra i pochi studiosi ad avere<br />

correttamente contestu<strong>al</strong>izzato la deduzione di <strong>Ariminum</strong>, nel 268 a.C., nel<br />

gener<strong>al</strong>e “m<strong>il</strong>ieu adriatico” del III secolo a.C.<br />

ANNO 1996<br />

DELUCCA 1996=O.Delucca, Alle origini di Rimini: storia di San Lorenzo<br />

in Correggiano e dintorni d<strong>al</strong> neolitico <strong>al</strong>la colonia romana, Rimini 1966.<br />

CALZOLARI 1996=M.C<strong>al</strong>zolari, Introduzione <strong>al</strong>lo studio della rete<br />

strad<strong>al</strong>e dell’It<strong>al</strong>ia romana: l’itinerarium Antonini, “MemLinc”, 7, 1996,<br />

pp. 367-520.


CONCONI 1996=M.Conconi, Il ponte di Savignano sul Rubicone, in Strade<br />

romane: ponti e viadotti, “ATTA”, 5, 1996, pp. 171-178.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 1996=A.Fontemaggi-O.Piolanti, Un colle, la<br />

sua storia, la sua anima: popoli, dei e devoti d<strong>al</strong>la preistoria <strong>al</strong>la romanità,<br />

in Alle pendici del Paradiso. San Fortunato: arte natura e storia, Rimini<br />

1996, pp. 112-152.<br />

GALLI 1996=M.G<strong>al</strong>li, Frammenti inediti di sarcofagi romani della<br />

collezione Des Vergers, in Adolphe Noël Des Vergers (1804-1867). Un<br />

classicista eclettico e la sua dimora a Rimini, Rimini 1996, pp. 461-480.<br />

GRASSIGLI 1996=G.L.Grassigli, Scelta e uso del mito nei mosaici della<br />

Cis<strong>al</strong>pina, “AISCOM”, 4, P<strong>al</strong>ermo 1996, pp. 705-720.<br />

MAIOLI 1996=M.G.Maioli, La mansio di Cattolica, in Dove si cambia a<br />

cav<strong>al</strong>lo: luoghi di sosta lungo la Flaminia e le vie dei romani, Cattolica<br />

1996, pp. 109-132.<br />

MICHELINI 1995=R.Nichelini, Capitelli romani della Romagna, in Tesi di<br />

speci<strong>al</strong>izzazione Univ. Studi Bologna, Bologna 1995-96.<br />

RIMONDINI 1996=G.Rimondini, Delle antichità di Rimini, Rimini 1996.<br />

STOPPIONI 1996=M.L.Stoppini, Luoghi di tappa in Romagna, in Dove si<br />

cambia a cav<strong>al</strong>lo: luoghi di sosta lungo la Flaminia e le vie dei romani,<br />

Cattolica 1996, pp. 132-142.<br />

ANNO 1997<br />

BRIGHI 1997=G.Brighi, Le acque devono correre. Le centuriazioni fra<br />

Rimini, Cervia e Cesena, Cesena 1997.<br />

CORALINI 1997=A.Cor<strong>al</strong>ini, I ponti romani dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna. Aspetti<br />

struttur<strong>al</strong>i e tecniche costruttive, “Ocnus”, 5, 1997, pp. 61-83.<br />

DE CECCO 1997=E.DeCecco, Un ponte eccelso come un monumento. Il<br />

ponte romano di Savignano sul Rubicone, Savignano sul Rubicone 1997.<br />

MARONI-STOPPIONI 1997=O.Maroni-M.L.Stoppioni, La fondazione di<br />

<strong>Ariminum</strong> e l’età repubblicana, in Storia di Rimini, Cesena 1997, pp. 27-40.<br />

MARONI-STOPPIONI 1997=O.Maroni, M.L.Stoppioni, La prima e media<br />

età imperi<strong>al</strong>e, in Storia di Rimini, Cesena 1997, pp. 41-62.<br />

MERLINI 1997=F.Merlini, Rimini, loc. Covigliano-S.Fortunato, “SDA”,<br />

I/2, 1997, pp. 108-109.<br />

ORTALLI 1997=J.Ort<strong>al</strong>li, Monumenti e architetture sepolcr<strong>al</strong>i di età<br />

romana in Em<strong>il</strong>ia Romagna, “AAAd”, 43, 1997, pp. 313-394. Nel<br />

considerare <strong>il</strong> panorama funerario cispadano nel suo sv<strong>il</strong>uppo diacronico, la<br />

pressoché tot<strong>al</strong>e assenza di testimonianze per l’età più antica è in parte<br />

compensata d<strong>al</strong> monument<strong>al</strong>e segnacolo tomb<strong>al</strong>e di Ovius Fregellanus;<br />

infatti, per la sua <strong>al</strong>ta antichità (fu eretto da un gruppo di liberti <strong>al</strong> patrono<br />

Q. Ovius Fregellanus intorno <strong>al</strong> 90 a.C.), <strong>il</strong> monumento risulta in qu<strong>al</strong>che<br />

modo isolato nel panorama delle testimonianze sepolcr<strong>al</strong>i della regione.<br />

Sempre a Rimini rimanda un <strong>al</strong>tro interessante monumento intitolato <strong>al</strong><br />

liberto Caius Maecius, datab<strong>il</strong>e entro i primi decenni del I secolo a.C. Il tipo<br />

di decorazione applicata sul monumento funerario in questione è quello del<br />

fregio dorico, uno dei più diffusi e caratteristici in uso tra la fine dell’età<br />

repubblicana e gli inizi dell’imperi<strong>al</strong>e. E’ dinnanzi a queste emblematiche<br />

testimonianze che si appuntano le ipotesi dell’A. <strong>il</strong> qu<strong>al</strong>e tuttavia si esime<br />

d<strong>al</strong> formulare teoremi troppo precisi sulla base di rinvenimenti che egli<br />

ritiene ancora insufficienti nella loro sporadicità.


ORTALLI 1997=J.Ort<strong>al</strong>li, Gli scavi della domus “del Chirurgo” di Rimini,<br />

in Temi figurativi, 1997, pp. 263-265.<br />

ORTALLI 1997=J.Ort<strong>al</strong>li, Rimini, piazza Ferrari, “SDA”, I/2, p. 108.<br />

SCARPELLINI 1997=D.Scarpellini, Stele romane con imagines Clipeate in<br />

It<strong>al</strong>ia, Roma 1987. I due casi riminesi sono presentati nell’ambito di una<br />

trattazione molto ampia dell’argomento.<br />

ANNO 1998<br />

BAMBINI-MORRONE=R.Bambini-V.Morrone, Riccione, loc. San Lorenzo<br />

in Strada, “SDA”, II/2, 1998, pp. 120-122. L’A., sulla base dell’indagine<br />

archeologica condotta nell’area denominata San Lorenzo in Strada, ha<br />

definito un documento in relazione <strong>al</strong>le quattro fasi di frequentazione del<br />

sito. E, adottando l’importante taglio comparativo, ha restituito un quadro<br />

senza segmentazioni, dove la prima fase, quella repubblicana, risulta<br />

documentata d<strong>al</strong>la presenza dei resti di parte di un edificio di cui <strong>al</strong><br />

momento non è stata identificata la tipologia. Al contrario sembrerebbero i<br />

resti di un impianto produttivo, quelli ascrivib<strong>il</strong>i <strong>al</strong>la tarda età repubblicana<br />

/prima età imperi<strong>al</strong>e. Nel corso dell’età imperi<strong>al</strong>e l’area perderebbe la<br />

funzione insediativa e verrebbe inglobata nella necropoli posta ai due lati<br />

della Flaminia. Infine con ogni probab<strong>il</strong>ità l’area doveva tornare ad essere<br />

frequentata in età tardo antica.<br />

BIORDI 1998=M.Biordi, La monetazione di <strong>Ariminum</strong>, d<strong>al</strong> guerriero<br />

g<strong>al</strong>lico ai santi Gaudenzio e Giuliano, in Le monete e la loro storia, Rimini<br />

1998, pp. 33-48.<br />

BIORDI 1998=M.Biordi, Di <strong>al</strong>cune monete romane con la presunta<br />

raffigurazione dell’Arco riminese, in L’Arco d’Augusto, significati e vicende<br />

di un grande segno urbano, Rimini 1998, pp. 103-107.<br />

BIORDI 1998=M.Biordi, I bolli laterizi romani dell’Agro Ariminense negli<br />

studi eruditi loc<strong>al</strong>i, in Le fornaci romane, produzione di anfore e laterizi<br />

con marchi di fabbrica nella Cispadana orient<strong>al</strong>e e nell’<strong>al</strong>to Adriatico,<br />

Rimini 1998, pp. 143-152.<br />

CALVANI 1998=M.M.C<strong>al</strong>vani, L’officina dell’Arco, in L’Arco d’Augusto,<br />

significati e vicende di un grande segno urbano, Rimini 1998, pp. 53-55.<br />

Considerazioni in merito <strong>al</strong>la coerenza st<strong>il</strong>istica dell’Arco di Augusto in<br />

relazione <strong>al</strong>la temperie storica che lo ha espresso. Il linguaggio dell’arco, di<br />

derivazione ellenistica, va ricondotto ai nuovi it<strong>al</strong>ici, i coloni insediati da<br />

Augusto. Dunque la testa di cav<strong>al</strong>lo piacentina di asserita provenienza<br />

riminese, piena espressione del classicismo augusteo, non può essere in<br />

<strong>al</strong>cun modo ricondotta <strong>al</strong>la quadriga che le fonti ricordano collocata<br />

sull’attico dell’arco.<br />

CARTOCETI 1998=M.Cartoceti, Rimini, loc.Covignano, proprietà Lisi,<br />

“SDA”, II/2, 1998, p. 119-120.<br />

CARTOCETI 1998=M.Cartoceti, Rimini, loc. Covignano, grotta dei <strong>Romit</strong>i,<br />

“SDA”, II/2, 1998, pp. 209.<br />

CUOMO DI CAPRIO 1998=N.Cuomo Di Caprio, Con la terra e con <strong>il</strong><br />

fuoco. Fornaci romane del riminese, in Le fornaci romane, produzione di<br />

anfore e laterizi con marchi di fabbrica nella Cispadana orient<strong>al</strong>e e<br />

nell’Alto Adriatico, Rimini 1998, pp. 9-11.<br />

DEL MONTE 1998=M.Del Monte, L’Arco d’Augusto e la qu<strong>al</strong>ità dell’aria<br />

a Rimini: le patine superfici<strong>al</strong>i, in L’Arco d’Augusto, significati e vicende di


un grande segno urbano, Rimini 1998, pp. 115-119. Sul problema della<br />

policromia del monumento.<br />

FAILLA=A.Fa<strong>il</strong>la, Indagini archeometriche su laterizi romani nel riminese,<br />

in Le fornaci romane, produzione di anfore e laterizi con marchi di fabbrica<br />

nella Cispadana orient<strong>al</strong>e e nell’Alto Adriatico, Rimini 1998, pp. 121-127.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 1998=A.Fontemaggi-O.Piolanti, L’iscrizione<br />

dell’Arco: un esempio di comunicazione epigrafica di età augustea in<br />

<strong>Ariminum</strong>, in L’Arco d’Augusto, significati e vicende di un grande segno<br />

urbano, Rimini 1998, pp. 57-61.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 1998=A.Fontemaggi-A.Piolanti, La v<strong>al</strong>le del<br />

Conca in epoca romana: l’<strong>org</strong>anizzazione del <strong>territorio</strong>, in Archeologia in<br />

V<strong>al</strong>conca: tracce del popolamento tra l’età del ferro e la romanità, Rimini<br />

1998, pp. 63-70.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 1998=A.Fontemaggi-A.Piolanti, Abitati lungo<br />

la via Flaminia: <strong>il</strong> sito di Cattolica, in Archeologia in V<strong>al</strong>conca, tracce del<br />

popolamento tra l’età del ferro e la romanità, Rimini 1998, pp. 119.<br />

FOSCHI 1998=P.L.Foschi, L’iscrizione dell’Arco: Arco d’Augusto: i<br />

recenti restauri, in L’Arco d’Augusto, significati e vicende di un grande<br />

segno urbano, Rimini 1998, pp. 109-113. Sui recenti restauri dell’Arco.<br />

MINAK 1998=F.Minak, materi<strong>al</strong>i della domus di p<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi a<br />

Rimini. Ceramiche fini, Tesi di laurea, Università di Bologna, a.a. 1997-98.<br />

MORRONE 1998=V.Morrone, Rimini, loc. Grotta Rossa, “SDA”, II/2,<br />

1998, pp. 117-119.<br />

ORTALLI 1998=J.Ort<strong>al</strong>li, Riti, usi e corredi funerari nelle sepolture<br />

romane della prima età in Em<strong>il</strong>ia Romagna (v<strong>al</strong>le del Po), in<br />

Bestattungssitte und kulturelle Identität, Xanten 1998, pp. 49-86.<br />

Compendio delle tesi formulate intorno <strong>al</strong>la sfera funeraria, con particolare<br />

attenzione <strong>al</strong>l’esemplare di letto figurato in osso e assegnab<strong>il</strong>e <strong>al</strong>la tarda età<br />

antica, rinvenuto in una tomba di Riccione lungo la via Flaminia. Nel<br />

contesto delle <strong>al</strong>tre (poche) attestazioni cispadane, l’esemplare restituisce <strong>il</strong><br />

quadro della circolazione degli arredi funebri di tutta la regione che,<br />

sebbene frammentario, sarebbe sufficiente, anche sulla base del pregio<br />

form<strong>al</strong>e dei temi figurativi, a formulare l’ipotesi di una disponib<strong>il</strong>ità<br />

economica piuttosto <strong>al</strong>ta legata <strong>al</strong>la committenza. Vista anche la frequenza,<br />

nelle scene figurate, con la qu<strong>al</strong>e compaiono soggetti m<strong>il</strong>itari, l’A. ha in<br />

mente soldati o uffici<strong>al</strong>i dell’esercito in stanza nelle aree di rinvenimento.<br />

ORTALLI 1998=J.Ort<strong>al</strong>li, Colonia Augusta Ariminensis, <strong>il</strong> volto della città<br />

<strong>al</strong> tempo di Augusto, in L’Arco d’Augusto, significati e vicende di un grande<br />

segno urbano, Rimini, 1998, pp. 15-26. Dissertazione intorno <strong>al</strong> nuovo<br />

clima politico e cultur<strong>al</strong>e del principato augusteo, nonché intorno <strong>al</strong>le<br />

mutate condizioni economiche e soci<strong>al</strong>i.<br />

ORTALLI 1998=J.Ort<strong>al</strong>li, Assetto topografico e caratteri funzion<strong>al</strong>i dei<br />

suburbia cispadani, “Studi in onore di Nereo Alfieri”, 74, 1998, pp. 105-<br />

124. Nella tesi dell’A. si condensa l’assunto che le mura siano solo uno dei<br />

numerosi tasselli del complesso mosaico dei limiti topografici della città.<br />

Alla stessa funzione assolvevano, infatti, le acque e le strade. Le prime<br />

connotando la periferia urbana di <strong>Ariminum</strong>, affiancata su due lati d<strong>al</strong><br />

Marecchia e d<strong>al</strong>l’Ausa, lambita d<strong>al</strong> mare a settentrione e attraversata d<strong>al</strong>la<br />

fossa Patara. Le seconde, in particolare <strong>il</strong> rettif<strong>il</strong>o pedecollinare della<br />

consolare Aem<strong>il</strong>ia, costituendo <strong>il</strong> decumanus maximus di gran parte delle<br />

colonie e dei municipi cispadani. Tra le princip<strong>al</strong>i caratteristiche dei


suburbia della Cispadana, una prima menzione spetta <strong>al</strong>le necropoli,<br />

rigidamente collocate ai margini della città, fuori d<strong>al</strong>le mura. In genere i<br />

sepolcreti romani pred<strong>il</strong>igevano <strong>il</strong> prolungamento suburbano dei decumani<br />

maximi: la scelta derivava d<strong>al</strong>la grande rappresentatività della strada<br />

consolare, di fatto rispondente <strong>al</strong>la ment<strong>al</strong>ità funeraria romana incline<br />

<strong>al</strong>l’autocelebrazione e <strong>al</strong>l’esibizione del rango soci<strong>al</strong>e dei defunti. Spesso<br />

venivano re<strong>al</strong>izzate imponenti quinte architettoniche <strong>al</strong>lineate e affacciate ai<br />

margini della strada, ben esposte agli occhi del viandante. Gener<strong>al</strong>mente<br />

contenuta, soprattutto nei settori più periferici, risulta invece l’espansione in<br />

agro delle aree cimiteri<strong>al</strong>i, come ad esempio documentano gli scavi condotti<br />

lungo la via Flaminia, a circa 1,5 km di distanza da Rimini, scavi che hanno<br />

rivelato l’occupazione ad usi funerari di una fascia di terreno estesa per non<br />

più di una ventina di metri sul lato a monte della strada. Infine, l’A. si<br />

smarca d<strong>al</strong>la tesi che voleva, per i suburbi, una configurazione pressoché<br />

eterogenea e sottolinea come, invece, fossero rispondenti a un preciso<br />

criterio di zonizzazione topografica. In questo contesto diventa<br />

fondament<strong>al</strong>e, come punto di riferimento, <strong>il</strong> sistema itinerario, natur<strong>al</strong>e<br />

direttrice di sv<strong>il</strong>uppo e cerniera di collegamento tra città e campagna.<br />

PASINI 1998=P.G.Pasini, Fortuna e immagini dell’Arco riminese: Appunti<br />

per una storia dell’Arco d’Augusto e del suo contesto, in L’Arco d’Augusto,<br />

significati e vicende di un grande segno urbano, Rimini 1998, pp. 63-101.<br />

RAVARA 1998=C.RAVARA, Esemplificazione degli intonaci dipinti di<br />

Cattolica, “SDA”, II/1, 1998, pp. 137-145.<br />

REBECCHI 1998=F.Rebecchi, Scultura di tradizione “colta” nella<br />

Cis<strong>al</strong>pina repubblicana. Evoluzione e cronologie aperte, “Optima via”,<br />

1998, pp. 189-206.<br />

RIGHINI 1998=V.Righini, I bolli laterizi di età romana nella Cispadana.<br />

Le Figliane, in Le fornaci romane, produzione di anfore e laterizi con<br />

marchi di fabbrica nella Cispadana orient<strong>al</strong>e e nell’Alto Adriatico, Rimini<br />

1998, pp. 29-68. Dissertazione intorno <strong>al</strong>la carrellata di significati propri e<br />

impropri attribuiti <strong>al</strong>l’Arco di Augusto nel lungo viaggio compiuto<br />

attraverso i secoli, corredata d<strong>al</strong>l’an<strong>al</strong>isi dell’abbondante documentazione<br />

iconografica intorno <strong>al</strong> monumento augusteo.<br />

STEINBY 1998=E.M.Steinby, I bolli laterizi come documento di storia, in<br />

Le fornaci romane, produzione di anfore e laterizi con marchi di fabbrica<br />

nella Cispadana orient<strong>al</strong>e e nell’Alto Adriatico, Rimini 1998, pp. 89-95.<br />

STOPPIONI 1998=M.L.Stoppioni, Le fornaci del <strong>territorio</strong> riminese, in Le<br />

fornaci romane, produzione di anfore e laterizi con marchi di fabbrica nella<br />

Cispadana orient<strong>al</strong>e e nell’Alto Adriatico, Rimini 1998, pp. 153-155.<br />

SUSINI 1998=G.Susini, D<strong>al</strong>la discordia <strong>al</strong>la pace: <strong>il</strong> tempo dell’Arco, in<br />

L’Arco d’Augusto, significati e vicende di un grande segno urbano, Rimini<br />

1998, pp. 11-13. An<strong>al</strong>isi dell’Arco di Rimini suscettib<strong>il</strong>e di restituire un<br />

c<strong>al</strong>eidoscopio di testimonianze intorno <strong>al</strong> lessico politico e <strong>al</strong>la grammatica<br />

del potere dell’antica Roma.<br />

ANNO 1999<br />

BELEMMI 1999=L.Belemmi, Riccione, via Flaminia – S.Lorenzo, “SDA”,<br />

3, 1999, pp. 301-303. L’A. inquadra lo scavo preliminare dell’area<br />

denominata S.Lorenzo in Strada e posta ai margini della via Flaminia (parte<br />

a mare) con cifre e notazioni archeologiche ben definite. Così, s<strong>al</strong>dati in un<br />

percorso unico e a partire d<strong>al</strong>la frequentazione di età tardo repubblicana (III-


II secolo a.C.), attestata da cavità anche di notevoli dimensioni, si<br />

osservano vari ut<strong>il</strong>izzi del sepolcreto. Dove <strong>il</strong> primo ut<strong>il</strong>izzo di questa zona<br />

come necropoli è testimoniato da due sepolture <strong>il</strong> cui corredo sembrerebbe<br />

rimandare <strong>al</strong> periodo augusteo (I secolo a.C./I secolo d.C.). Un’occupazione<br />

in un momento più avanzato (I-II secolo d.C.) sarebbe invece documentata<br />

da <strong>al</strong>cune tombe ad incinerazione con rito funerario diretto. T<strong>al</strong>i sepolture,<br />

di forma gener<strong>al</strong>mente rettangolare, risultavano coperte da una struttura<br />

cosiddetta “<strong>al</strong>la cappuccina”, ovvero attraverso due tegole sovrapposte a<br />

doppio spiovente. Infine, la fase successiva risulterebbe contrassegnata per<br />

lo più da inumazioni. In quelle portate in luce d<strong>al</strong>lo scavo sono da<br />

riconoscersi diverse tipologie tomb<strong>al</strong>i: in semplice fossa terragna, in cassa<br />

lignea e in cassa di laterizi. Sulla base dei dati sinora restituiti,<br />

l’ut<strong>il</strong>izzazione del sito come sepolcreto sembrerebbe interrompersi <strong>al</strong> II<br />

secolo d.C. Questo in sintesi <strong>il</strong> quadro offerto d<strong>al</strong>le testimonianze<br />

archeologiche complessivamente censite in relazione <strong>al</strong> sito loc<strong>al</strong>izzato in S.<br />

Lorenzo in Strada, presso Riccione.<br />

BIORDI 1999=M.Biordi, Sant’Ermete: d<strong>al</strong>le origini del popolamento<br />

dell’uomo della pietra <strong>al</strong>la fine della Romanità, Età Romana, in Microstoria<br />

di un paese: S.Ermete, Rimini 1999, pp. 27-37. Breve sintesi della storia<br />

della romanizzazione di <strong>Ariminum</strong> con particolare riferimento <strong>al</strong> legame<br />

della città con i fundi e le v<strong>il</strong>le romane della campagna riminese e nello<br />

specifico di S.Ermete.<br />

CALVANI 1999=M.M.C<strong>al</strong>vani, Giochi senza anfiteatro: <strong>il</strong> caso di<br />

Euth<strong>al</strong>es, in Alla scoperta dell’anfiteatro romano, Rimini 1999, pp. 95-99.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 1999=A.Fontemaggi-O.Piolanti, <strong>Ariminum</strong> nel<br />

II secolo: anima e lineamenti di una città dell’impero, in Alla scoperta<br />

dell’Anfiteatro romano. Un luogo di spettacolo tra archeologia e storia,<br />

Rimini 1999, pp. 13-23.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 1999=A.Fontemaggi-O.Piolanti, L’anfiteatro<br />

romano, in Alla scoperta dell’Anfiteatro romano. Un luogo di spettacolo tra<br />

archeologia e storia, Rimini 1999, pp. 51-60.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 1999=A.Fontemaggi-O.Piolanti, Gli spettacoli<br />

nell’anfiteatro, in Alla scoperta dell’Anfiteatro romano. Un luogo di<br />

spettacolo tra archeologia e storia, Rimini 1999, pp. 61-86.<br />

FONTEMAGGIO-PIOLANTI 1999=A.Fontemaggi-O.Piolanti, Cat<strong>al</strong>ogo<br />

dei materi<strong>al</strong>i esposti, in Alla scoperta dell’anfiteatro romano, un luogo di<br />

spettacolo tra archeologia e storia, Rimini 1999, pp. 131-148.<br />

FOSCHI 1999=P.L.Foschi, Il museo, la scuola e la città, in Alla scoperta<br />

dell’Anfiteatro romano. Un luogo di spettacolo tra archeologia e storia,<br />

Rimini 1999, pp. 7-8.<br />

ORTALLI 1999=J.Ort<strong>al</strong>li, L’anfiteatro di Rimini, in Alla scoperta<br />

dell’anfiteatro romano, Rimini 1999, pp. 27-34.<br />

ORTALLI 1999=J.Ort<strong>al</strong>li, <strong>Ariminum</strong>, in Em<strong>il</strong>ia Romagna. Luoghi e<br />

tradizioni d’It<strong>al</strong>ia, 3, Roma 1999, pp. 371-389.<br />

MAIOLI 1999=M.G.Maioli, Mosaici paviment<strong>al</strong>i con paste vitree. Due<br />

schede d<strong>al</strong>la Romagna, “AISCOM”, 5, 1999, pp. 67-74.<br />

MAIOLI 1999=M.G.Maioli, Archeologia <strong>al</strong>la curva di S.Lorenzo: lo scavo<br />

presso le Farmacie Comun<strong>al</strong>i, in S. Lorenzo in Strada. Un microcosmo<br />

d<strong>al</strong>l’età romana <strong>al</strong> tardoantico, Riccione 1999, pp. 15-28.


MAIOLI 1999=M.G.Maioli, Raffigurazioni di anfiteatro nei mosaici<br />

romani, in Alla scoperta dell’anfiteatro romano, un luogo di spettacolo tra<br />

archeologia e storia, Rimini 1999, pp. 87-94.<br />

MAURI 1999=M.Mauri, Le vicende dell’anfiteatro di Rimini tra erudizione<br />

e scavi, in Alla scoperta dell’anfiteatro romano, un luogo di spettacolo tra<br />

archeologia e storia, Rimini 1999, pp. 35-48.<br />

MONTI 1999=M.Monti, Materi<strong>al</strong>i architettonici di età romana di Rimini e<br />

del suo <strong>territorio</strong>, Tesi di Laurea in Archeologia e Storia dell’Arte Greca e<br />

Romana, Università di Bologna, anno acc. 1998-1999, relatore Sandro De<br />

Maria. Indagine fin<strong>al</strong>izzata a decifrare <strong>il</strong> materi<strong>al</strong>e architettonico restituito<br />

d<strong>al</strong> colle di San Lorenzo a Monte, risultato dimension<strong>al</strong>mente incompatib<strong>il</strong>e<br />

con gli otto grandi capitelli corinzio it<strong>al</strong>ici che una tradizione ris<strong>al</strong>ente<br />

<strong>al</strong>meno <strong>al</strong>l’Ottocento vorrebbe appartenuti a un tempio repubblicano. Il<br />

recente riesame di tutta la questione approfitta per fare i “conti cultur<strong>al</strong>i”<br />

con quella tradizione. Infine quello dell’autore è un inciso piuttosto<br />

significativo dove la tesi tradizion<strong>al</strong>e (quella ottocentesca) viene a trovarsi<br />

accerchiata da un coro di distinguo. E tuttavia, anziché un preludio<br />

<strong>al</strong>l’affossamento dell’ipotesi dell’esistenza di un edifico di culto, le<br />

riflessioni dell’A. sfociano in una tesi pressoché affine <strong>al</strong>la precedente che<br />

vuole che in San Lorenzo a Monte un tempio fosse certamente esistito, solo<br />

avrebbe conosciuto fasi diverse.<br />

MORIGI 1999=A.Morigi, Sul più antico porto di Rimini in restauri, in Città<br />

e monumenti nell’It<strong>al</strong>ia antica, Roma 1999, pp. 65-77. An<strong>al</strong>isi dell’area<br />

portu<strong>al</strong>e condotta sulla base dei documenti geomorfologici, delle<br />

infrastrutture urbane, delle infrastrutture portu<strong>al</strong>i e dei documenti figurati.<br />

ORTALLI 1999=J.Ort<strong>al</strong>li, <strong>Ariminum</strong>, in Em<strong>il</strong>ia Romagna, 3,1999, pp. 371-<br />

389.<br />

PENNI IACCO 1999=E.Penni Iacco, Porta Montanara di Rimini<br />

vicissitudini e restauri, in Città e monumenti nell’It<strong>al</strong>ia antica, Roma 1999,<br />

pp. 51-64. Lo studio di “Porta Montanara” prende le mosse da un’an<strong>al</strong>isi<br />

diacronica che vede <strong>il</strong> monumento, in un primo momento a un solo fornice,<br />

inserito nel percorso delle mura repubblicane. In seguito, in età s<strong>il</strong>lana, <strong>il</strong><br />

monumento viene riedificato in blocchi di arenaria a doppio fornice. T<strong>al</strong>e<br />

ricostruzione è stata connessa <strong>al</strong>le due iscrizioni, l’una di M. LIBURNIUS e<br />

M. VETTIUS, e l’<strong>al</strong>tra di C. OBUCIUS e M.OCTAVIUS DUOVIRI, ai<br />

qu<strong>al</strong>i si dovrebbe <strong>il</strong> rifacimento della cinta urbica. Mentre l’arco orient<strong>al</strong>e<br />

verrà ut<strong>il</strong>izzato come porta urbica sino <strong>al</strong> XIII secolo, quello occident<strong>al</strong>e<br />

sarà inglobato nel cosiddetto P<strong>al</strong>azzo antico dei M<strong>al</strong>atesti. Segue la<br />

minuziosa ricostruzione dei lavori di restauro che hanno interessato <strong>il</strong><br />

monumento d<strong>al</strong> secondo dopoguerra ai nostri giorni.<br />

TONELLI 1999=A.Tonelli, Il divertimento fra l’antico e <strong>il</strong> presente, in Alla<br />

scoperta dell’anfiteatro romano, un luogo di spettacolo fra archeologia e<br />

storia, Rimini 1999, pp. 115-118.<br />

ANNO 2000<br />

BALDINI 2000=I.B<strong>al</strong>dini, Cultura figurativa: d<strong>al</strong>l’età dei Severi <strong>al</strong>la<br />

dinastia costantiniana, in Aem<strong>il</strong>ia, la cultura romana in Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />

d<strong>al</strong> III secolo a.C. <strong>al</strong>l’età costantiniana (=Aem<strong>il</strong>ia), Venezia 2000, pp. 279-<br />

287. Al centro dello studio dell’A. sono i mosaici paviment<strong>al</strong>i che<br />

decoravano le ricche domus e le v<strong>il</strong>le dell’aristocrazia romana. In particolare<br />

mosaici attribuib<strong>il</strong>i a domus di prestigio di III-IV secolo sono stati rinvenuti


a Rimini in via Giordano Bruno, nell’area del nuovo mercato ortofrutticolo,<br />

nonché in via Fratelli Bandiera; da qui proviene <strong>il</strong> mosaico figurato con<br />

Anubi che, ancora una volta, rimanda <strong>al</strong> dibattito sulla persistenza di una<br />

committenza di elevate possib<strong>il</strong>ità economiche nel contesto di una gener<strong>al</strong>e<br />

decadenza delle produzioni legate <strong>al</strong>le classi intermedie. Dibattito solo in<br />

apparenza lineare, ma in re<strong>al</strong>tà soggetto a complicazioni notevoli rese<br />

evidenti già in quella dicotomia tra prestigio e decadenza che per <strong>il</strong> III-IV<br />

secolo sembra necessariamente tradursi in una gerarchia ispirata <strong>al</strong>le<br />

possib<strong>il</strong>ità economiche del committente.<br />

BERTI 2000=F.Berti, I culti in età romana, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp.<br />

323-330. L’esposizione prende le mosse d<strong>al</strong>le progressive tappe del<br />

“divino” nei territori romanizzati dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna. Nell’ambito di una<br />

più gener<strong>al</strong>e trattazione l’A. non tr<strong>al</strong>ascia di approfondire <strong>il</strong> tema dei<br />

“pocola” riminesi, un gruppo di coppette destinate <strong>al</strong>le libagioni con <strong>il</strong> nome<br />

suddipinto di <strong>al</strong>cune divinità che (è convinzione dell’A.) lascerebbero pochi<br />

dubbi sull’attribuzione delle stesse a coloni provenienti d<strong>al</strong> Meridione della<br />

penisola. Infine, <strong>il</strong> toponimo di Mons Herculis, conservato sino a età<br />

mediev<strong>al</strong>e da una delle zone più elevate della città, rimanderebbe <strong>al</strong>la<br />

presenza del culto di Ercole S<strong>al</strong>utare. E, ancora, un testo urbano (CIL VI,<br />

133) nel riferire di un vicus riminese con <strong>il</strong> nome di Diana, rifletterebbe <strong>il</strong><br />

legame con <strong>il</strong> santuario di Diana Nemorensis ad Ariccia, esattamente <strong>il</strong><br />

luogo di rinvenimento della dedica “Pro poplo arimenese”. Tuttavia la<br />

concentrazione più antica proviene d<strong>al</strong> colle del Covignano e da quello di<br />

San Fortunato.<br />

BERTI 2000= F.Berti, Le aree funerarie: aspetti archeologici e cultu<strong>al</strong>i, in<br />

Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 205-208.<br />

BIORDI 2000=M.Biordi, Monete con immagini di divinità nella raccolta<br />

riminese del Museo della Città di Rimini, in Rimini Divina, Rimini 2000,<br />

pp. 95-100.<br />

BIORDI 1993=M.Biordi, I bolli laterizi romani e le monete rinvenuti<br />

nell’area del cinema Tiberio, “MemDepRomagna”, 51, 2000, pp. 91-103.<br />

BONORA 2000=G.Bonora, La centuriazione nell’Em<strong>il</strong>ia orient<strong>al</strong>e, in<br />

Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 57-63. L’A. indugia sulla carente conservazione<br />

del reticolato nella porzione sud-orient<strong>al</strong>e del <strong>territorio</strong>, soprattutto in<br />

prossimità della colonia di <strong>Ariminum</strong>. E’ convinzione dell’A. che <strong>il</strong><br />

fenomeno sia la conseguenza della presenza di due catasti: uno ris<strong>al</strong>ente <strong>al</strong><br />

periodo della fondazione della colonia stessa (268 a.C.), l’<strong>al</strong>tro costituito per<br />

consentire assegnazioni viritane previste d<strong>al</strong>la lex Flaminia (232 a.C.).<br />

BORLENGHI 2000=A.Borlenghi, Ed<strong>il</strong>izia pubblica: gli acquedotti, in<br />

Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 145-149. L’A. disserta intorno <strong>al</strong>le differenti<br />

tipologie di conduzioni che a loro volta corrisponderebbero <strong>al</strong>le tracce di<br />

acquedotti rinvenute dai vari scavi condotti nella città di <strong>Ariminum</strong>.<br />

BOTTAZZI 2000=G.Bottazzi, La rete itineraria, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000,<br />

pp. 79-85. Sintesi esaustiva e aggiornata sui vari aspetti della rete strad<strong>al</strong>e e<br />

itineraria della regio VIII augustea. In particolare <strong>Ariminum</strong>, da sempre<br />

crocevia di culture e di strade, è l’importante capolinea di tre vie consolari<br />

(Flaminia, Aem<strong>il</strong>ia, Pop<strong>il</strong>ia), e di ben tre itinerari convergenti su Porta<br />

Montanara e diretti in area appenninica. Nell’agro ariminense l’Aem<strong>il</strong>ia<br />

assume più volte andamento decuman<strong>al</strong>e, assicurandosi una posizione<br />

baricentrica attraverso <strong>il</strong> reticolo centuri<strong>al</strong>e, forse preesistente, che risulta


modestamente conservato per fattori dovuti <strong>al</strong>l’evoluzione storica della<br />

proprietà agraria in età tardoantica.<br />

CALBI 2000=A.C<strong>al</strong>bi, La prosopografia della seconda colonizzazione, in<br />

Aem<strong>il</strong>ia, Bologna 2000, pp. 29-35.<br />

CALVANI 2000=M.M.C<strong>al</strong>vani, Uomini e dei: religione e politica sul colle<br />

di Covignano, in Rimini Divina, Rimini 2000, pp. 49-54.<br />

CALVANI 2000=M.M.C<strong>al</strong>vani, Aem<strong>il</strong>ia: una strada, una regione, in<br />

Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. XXII-XXXI. Discorso sulle origini della via<br />

Aem<strong>il</strong>ia, sulla trasformazione della stessa da via m<strong>il</strong>itare a asse attrezzato,<br />

nel 187 a.C., e intorno <strong>al</strong>le influenze sulla Regione ottava.<br />

CENERINI 2000=F.Cenerini, Gli dei di Rimini in età imperi<strong>al</strong>e, in Rimini<br />

Divina, Rimini 2000, pp. 55-69.<br />

CENERINI 2000=F.Cenerini, La prosopografia della romanizzazione, in<br />

Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 25-28. Indagine prosopografica tesa <strong>al</strong>la<br />

ricostruzione del primo atto della colonizzazione romana. Per <strong>il</strong> <strong>territorio</strong><br />

riminese vengono presentate una serie di ipotesi sulla provenienza della<br />

gens Ovia e, più nello specifico, su quella di Q.Ovius C. f. Freg(ellanus) che<br />

la dottrina ha indicato come un esule fuggito d<strong>al</strong>la colonia latina di<br />

Fregellae dopo la sua distruzione ad opera dei romani nel 125 a.C. A Rimini<br />

infatti appariva già impiantato un ramo della gens Ovia come per<strong>al</strong>tro<br />

testimoniato d<strong>al</strong> frammento di patera che reca <strong>il</strong> graffito C.Ovi.<br />

CICALA 2000=V.Cic<strong>al</strong>a, Il culto di Diana, in Rimini Divina, Rimini 2000,<br />

pp. 39-48.<br />

CURINA 2000=R.Curina, Ed<strong>il</strong>izia pubblica: gli edifici di culto, in Aem<strong>il</strong>ia,<br />

Venezia 2000, pp. 127-136. L’A. ripercorre <strong>il</strong> quadro dei rinvenimenti a<br />

carattere abitativo e funerario e sottolinea come la maggior concentrazione<br />

degli stessi si riscontri nella v<strong>al</strong>le del Marecchia, lungo <strong>il</strong> percorso viario<br />

che congiungeva Rimini <strong>al</strong> <strong>territorio</strong> aretino. Inoltre, verso sud, un <strong>al</strong>tro<br />

tracciato strad<strong>al</strong>e ris<strong>al</strong>iva la v<strong>al</strong>le dell’Ausa, costeggiando a Meridione <strong>il</strong><br />

colle di Covignano e la loc<strong>al</strong>ità di San Fortunato, mentre un itinerario<br />

procedeva verso le pendici collinari, in direzione di San Lorenzo in Monte,<br />

dove sembra riconoscersi la presenza di un santuario monument<strong>al</strong>e,<br />

edificato nel I secolo a.C. (nella stessa area sono venuti in luce otto capitelli<br />

it<strong>al</strong>o-corinzi che hanno permesso di conv<strong>al</strong>idare la tesi dell’esistenza di un<br />

monumento religioso di notevoli dimensioni. A questi rinvenimenti si sono<br />

poi aggiunti un acrolito di divinità matron<strong>al</strong>e velata e <strong>al</strong>cuni rocchi di<br />

colonna nella chiesa di San Fortunato). Controversa è invece<br />

l’individuazione di un edificio di culto nel comprensorio di Riccione, in<br />

loc<strong>al</strong>ità San Lorenzo in Strada dove, verso la fine dell’Ottocento, furono<br />

recuperati <strong>al</strong>cuni frammenti di terrecotte architettoniche figurate. A questo<br />

rinvenimento nel corso degli anni è seguita l’individuazione di elementi<br />

architettonici e struttur<strong>al</strong>i, ubicati nelle adiacenze di una pieve ancora<br />

esistente e di un <strong>al</strong>tro gruppo di lastre architettoniche in terracotta, queste<br />

ultime in un’area poco lontana d<strong>al</strong>la chiesa; di recente, inoltre, uno scavo<br />

stratigrafico nelle immediate vicinanze ha messo in ris<strong>al</strong>to una complessa<br />

sequenza insediativa e funeraria. Al momento, però, non si hanno elementi<br />

sufficienti per dare conforto <strong>al</strong>l’assioma “rinvenimenti archeologici –<br />

presenza di un complesso religioso”. Tuttavia, pur in un impianto<br />

archeologico ancora osc<strong>il</strong>latorio, i frammenti di lastre in terracotta, con<br />

raffigurazioni spesso fin<strong>al</strong>izzate <strong>al</strong>l’architettura pubblica, potrebbero essere<br />

attribuib<strong>il</strong>i a un edificio sacro fondato presumib<strong>il</strong>mente intorno <strong>al</strong>la seconda


metà del II secolo a.C., come pure gli elementi architettonici rinvenuti. Né si<br />

può prescindere d<strong>al</strong> vantaggio di una lettura archeologica a più voci. In<br />

questo senso è opportuno riconsiderare anche gli studi topografici che, in<br />

relazione <strong>al</strong> <strong>territorio</strong> di San Lorenzo in Strada, in prossimità della Flaminia,<br />

hanno evidenziato la presenza di un’ampia curva. Una t<strong>al</strong>e modifica del<br />

tracciato, secondo l’A., potrebbe anche dipendere d<strong>al</strong>la necessità di<br />

mantenersi nelle vicinanze di un importante luogo di culto, forse<br />

preesistente <strong>al</strong>la creazione della strada.<br />

DALL’AGLIO 2000=M.C.D<strong>al</strong>l’Aglio, Ed<strong>il</strong>izia pubblica: gli edifici da<br />

spettacolo, in Aem<strong>il</strong>ia, Bologna 2000, pp.151-162. Sulla base dei materi<strong>al</strong>i<br />

recuperati e delle necessarie considerazioni urbanistiche, l’A. ritiene che <strong>il</strong><br />

teatro dell’antica <strong>Ariminum</strong> sia da riferire ad epoca augustea. Orientato a<br />

nord-est, <strong>il</strong> teatro doveva comprendere un sacello dedicato a Giove<br />

Dolicheno. Con ogni probab<strong>il</strong>ità va ricondotta a questo edificio anche<br />

un’epigrafe frammentaria (murata nella porzione superstite dell’abside della<br />

vicina chiesa di San Michelino in Foro) che ricorda le decorazioni di un<br />

teatro. Infine, un’<strong>al</strong>tra epigrafe, che conserva <strong>il</strong> ricordo dell’istrione Aurelius<br />

Eutyches, speci<strong>al</strong>izzato nella parte del buffone sciocco, dovrebbe rimandare<br />

<strong>al</strong> teatro romano.<br />

DALL’AGLIO 2000=P.L.D<strong>al</strong>l’Aglio, Geografia fisica e popolamento di età<br />

romana, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 51-56.<br />

DE MARIA 2000=S.De Maria, Cultura figurativa: la decorazione<br />

architettonica, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 288-299. Dissertazione intorno<br />

<strong>al</strong>la diffusione della plastica architettonica in età romana; per l’A. <strong>il</strong><br />

fenomeno sarebbe stato direttamente proporzion<strong>al</strong>e ai processi di<br />

stab<strong>il</strong>izzazione e monument<strong>al</strong>izzazione urbana. In particolare per <strong>il</strong> riminese<br />

sarebbe testimoniata una larga diffusione del corinzio it<strong>al</strong>ico nel corso della<br />

prima metà del I secolo a. C., per<strong>al</strong>tro largamente attestato per tutta la<br />

regione VIII. In una sorta di grande perequazione, le trasformazioni urbane<br />

sarebbero andate di pari passo con <strong>il</strong> sostanzi<strong>al</strong>e mutamento degli assetti<br />

interni, esemplificato, per Rimini, anche d<strong>al</strong>le decorazioni del frontescena<br />

del teatro delle qu<strong>al</strong>i purtroppo si conosce ancora molto poco (a<br />

quest’ultimo dovevano rimandare i resti archeologici scavati nel 1961 fra<br />

via Mentana e via del Tempio M<strong>al</strong>atestiano).<br />

DONATI 2000=A.Donati, Comunicare con gli dei, in Rimini Divina, Rimini<br />

2000, pp. 89-93.<br />

ERCOLANI COCCHI 2000=E.E.Cocchi, Romanizzazione e moneta, in<br />

Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 37-43. Il testo tenta la restituzione dei vari<br />

capitoli della storia di <strong>Ariminum</strong>, che risulta qui ricostruita sulla base dei<br />

rinvenimenti monet<strong>al</strong>i e in particolare dei gruzzoli venuti in luce lungo <strong>il</strong><br />

percorso della via Aem<strong>il</strong>ia.<br />

FONTEMAGGI – PIOLANTI 2000=A.Fontemaggi-O.Piolanti, I luoghi del<br />

sacro: testimonianze della devozione nel <strong>territorio</strong> riminese d<strong>al</strong>la<br />

protostoria, in Rimini Divina, Rimini 2000, pp. 15-32.<br />

GIORDANI 2000=N.Giordani, Territorio e produzioni: gli impianti<br />

artigian<strong>al</strong>i, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 352-363. Archeologicamente<br />

parlando, sulle attività legate <strong>al</strong>la lavorazione dei met<strong>al</strong>li, se si prescinde<br />

d<strong>al</strong>le testimonianze epigrafiche, ci sono pervenute tracce sporadiche e<br />

incerte. Eppure, come si evince d<strong>al</strong>le matrici e dai relativi positivi recuperati<br />

a Rimini, testimonianze straordinarie contribuiscono a definire i contorni di<br />

quella che doveva essere la produzione del <strong>territorio</strong>. Sempre nell’ambito


degli impianti artigian<strong>al</strong>i, ancora ad <strong>Ariminum</strong>, si è supposta una produzione<br />

di ceramica a vernice nera, la cui morfologia si avvicinerebbe a tipi lazi<strong>al</strong>i,<br />

diffusi anche a Spina e ad Adria. Al medesimo ambito appartiene la fornace,<br />

datab<strong>il</strong>e a partire d<strong>al</strong> III secolo a.C., recentemente messa in luce a<br />

Covignano.<br />

GUARNIERI 2000=C.Guarnieri, Ed<strong>il</strong>izia pubblica: le mura urbiche, in<br />

Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 117-126. L’A. sottolinea l’aspetto sacro del<br />

pomerium, nella città di Rimini ben testimoniato d<strong>al</strong> lato orient<strong>al</strong>e delle<br />

mura repubblicane che hanno restituito un deposito votivo costituito d<strong>al</strong>lo<br />

scheletro di un cane di piccola taglia e da tre monete di bronzo. Un ampio<br />

tratto delle mura repubblicane rimane tuttora in luce ai lati dell’Arco di<br />

Augusto: si tratta di blocchi di forma poligon<strong>al</strong>e, in arenaria loc<strong>al</strong>e,<br />

prev<strong>al</strong>entemente disposti di taglio e posati a secco. Può essere ricompresa<br />

tra gli anni 258 e 270 d.C. la costruzione delle nuove mura di <strong>Ariminum</strong> che<br />

cinsero la città per un perimetro di oltre 2.5 ch<strong>il</strong>ometri. Nella parte sudorient<strong>al</strong>e<br />

e sud-occident<strong>al</strong>e <strong>il</strong> tracciato coincise con quello della cinta<br />

repubblicana, riut<strong>il</strong>izzandone in t<strong>al</strong>uni casi anche i blocchi lapidei della<br />

base, come risulta dai resti conservati presso l’Arco di Augusto. Sui lati che<br />

in età repubblicana erano stati lasciati sguarniti, la cinta muraria venne<br />

eretta ex novo e assunse un andamento irregolare, a linee spezzate, per<br />

adattarsi <strong>al</strong> prof<strong>il</strong>o irregolare della marina e del porto e per inglobare <strong>al</strong> suo<br />

interno l’anfiteatro che, se escluso, avrebbe potuto costituire un elemento di<br />

grave minaccia per la sicurezza della città.<br />

GIORGETTI 2000=D.Gi<strong>org</strong>etti, La centuriazione nell’Em<strong>il</strong>ia occident<strong>al</strong>e,<br />

in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 64-72. La fondazione di <strong>Ariminum</strong> risponde<br />

pragmaticamente <strong>al</strong>la volontà di conquista della Padania, di più, per la sua<br />

collocazione strategica ne rappresenta <strong>il</strong> b<strong>al</strong>zo definitivo. Non a caso 50<br />

anni dopo <strong>Ariminum</strong> vennero dedotte P<strong>al</strong>centia e Cremona.<br />

LIPPOLIS 2000=E.Lippolis, Cultura figurativa: la scultura “colta” tra età<br />

repubblicana e dinastia antonina, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 250-278.<br />

Nel prendere in esame la genesi e le componenti formative della cultura<br />

coloni<strong>al</strong>e, per la parte riminese l’A. pone l’accento, rispettivamente sulla<br />

statua di Minerva e sulla statua di divinità matron<strong>al</strong>e, entrambe sculture<br />

marmoree scoperte sulle <strong>al</strong>ture di Covignano che se, come l’autore sostiene,<br />

rimandassero <strong>al</strong>la seconda metà del III secolo, testimonierebbero un precoce<br />

impegno artistico nell’ambiente coloni<strong>al</strong>e di <strong>Ariminum</strong>. Per ciò che<br />

concerne la coroplastica, invece, le prime testimonianze riminesi si datano a<br />

partire d<strong>al</strong>la fine del III, inizio del II sec. a.C. Si colloca nel solco di una<br />

tradizione figurativa coroplastica colta la figura di demone <strong>al</strong>ato attestata tra<br />

le terrecotte ornament<strong>al</strong>i di San Lorenzo in Strada. Infine, <strong>il</strong> <strong>territorio</strong><br />

riminese, come si evince d<strong>al</strong>lo studio dell’A., ha restituito numerosi esempi<br />

di scultura “colta”.<br />

LIPPOLIS 2000=E.Lippolis, Ed<strong>il</strong>izia pubblica: Fora e Bas<strong>il</strong>iche, in<br />

Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 107-115. L’A. ipotizza, per la città di <strong>Ariminum</strong>,<br />

che <strong>il</strong> Foro possa essersi innestato sin d<strong>al</strong>l’inizio a cav<strong>al</strong>lo del decumanus<br />

maximus nel punto della sua intersezione con <strong>il</strong> cardo maximus della<br />

colonia. Per ciò che concerne i successivi sv<strong>il</strong>uppi dell’area pubblica, l’A. fa<br />

riferimento <strong>al</strong> contesto politico dell’estensione della cittadinanza (posteriore<br />

<strong>al</strong>l’anno 89 a. C.) che avrebbe comportato la deduzione di nuovi coloni<br />

reclutati tra i veterani m<strong>il</strong>itari e <strong>il</strong> rinnovamento urbanistico e monument<strong>al</strong>e.


A Rimini un’interessante documento epigrafico, ad esempio, attesta nell’1<br />

d.C., la lastricatura delle strade a opera di Caio Cesare.<br />

LIPPOLIS 2000=E.Lippolis, Ed<strong>il</strong>izia pubblica: gli impianti term<strong>al</strong>i, in<br />

Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 137-144.<br />

MAIOLI 2000=M.G.Maioli, Ed<strong>il</strong>izia privata: gli aspetti cultur<strong>al</strong>i e<br />

architettonici, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 173-185. L’A. offre una<br />

panoramica poliedrica intorno agli aspetti cultur<strong>al</strong>i e architettonici<br />

dell’ed<strong>il</strong>izia privata. In particolare per la parte riminese i dati presentati<br />

d<strong>al</strong>l’A. lasciano intravedere, sotto le rovine, l’ossatura di <strong>al</strong>cuni edifici<br />

datab<strong>il</strong>i non oltre l’età s<strong>il</strong>lana e improntati <strong>al</strong>lo schema della domus it<strong>al</strong>ica<br />

ad atrio. Dati che, nello specifico, si riferiscono <strong>al</strong>l’edificio sotto p<strong>al</strong>azzo<br />

Massani, di fronte <strong>al</strong> Tempio M<strong>al</strong>atestiano. Infine, l’A. ripercorre <strong>il</strong><br />

processo di monument<strong>al</strong>izzazione del tessuto urbano attraverso la<br />

presentazione dei dati archeologici delle aree later<strong>al</strong>i <strong>al</strong>l’arco di Augusto:<br />

l’edificio a monte dell’arco, in via Santa Chiara, e la domus a mare (sempre<br />

facendo riferimento <strong>al</strong>la zona adiacente <strong>il</strong> monumento augusteo). A<br />

quest’ultima si collega <strong>il</strong> mosaico della domus di via M.Minighetti, edificio<br />

per<strong>al</strong>tro caratterizzata d<strong>al</strong>la presenza di vasche ornate anche di mosaici<br />

pariet<strong>al</strong>i e dotato di pavimentazioni in marmo e in mosaico. In t<strong>al</strong>e edifico<br />

secondo l’A. è da riconoscere, più che una domus, un impianto term<strong>al</strong>e, o<br />

pubblico o privato, in ogni caso in f<strong>il</strong>igrana sarebbe da leggere come<br />

l’esempio della voluta monument<strong>al</strong>izzazione dell’area, nonché dei legami<br />

diretti della città con Roma, evidenziati anche d<strong>al</strong>le tipologie delle<br />

decorazioni e dai materi<strong>al</strong>i ut<strong>il</strong>izzati. Le domus di epoca imperi<strong>al</strong>e sono<br />

caratterizzate d<strong>al</strong>la presenza di aree scoperte interne, attorno <strong>al</strong>le qu<strong>al</strong>i<br />

gravita la vita dell’abitazione, un perist<strong>il</strong>io o <strong>al</strong>meno un cort<strong>il</strong>e, a volte<br />

porticato solo su <strong>al</strong>cuni dei lati. Il caso più conosciuto è quello del<br />

complesso dell’ex Vescovado, formato da tre domus affiancate su di un<br />

cardo minore, delle qu<strong>al</strong>i si conservano solo le parti più interne. A Rimini <strong>il</strong><br />

perist<strong>il</strong>io interno appare anche nella domus dell’ex convento di San<br />

Francesco e in quello di P<strong>al</strong>azzo Gioia.<br />

MAIOLI 2000=M.G.Maioli, Rimini divina: le raffigurazioni del mito nella<br />

quotidianità, in Rimini Divina, Rimini 2000, pp. 79-87.<br />

MAIOLI 2000=M.G.Maioli, Scarti di fonderia, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000,<br />

pp. 370-372.<br />

MAIOLI 2000=M.G.Maioli, Rimini: l’ed<strong>il</strong>izia abitativa, in Aem<strong>il</strong>ia,<br />

Venezia 2000, pp. 507-512. L’A. ripercorre una stagione di studi non ancora<br />

terminata, dove l’ed<strong>il</strong>izia privata, <strong>al</strong> centro della trattazione, restituisce, ad<br />

<strong>Ariminum</strong>, <strong>il</strong> panorama più completo delle varie tipologie abitative sin<br />

d<strong>al</strong>l’età repubblicana. Così, passata ai raggi x, la città di <strong>Ariminum</strong><br />

sembrerebbe restituire una “radiografia” piuttosto ricca in termini di domus.<br />

La prima fase è ben documentata d<strong>al</strong>la domus di p<strong>al</strong>azzo Massani (di fronte<br />

<strong>al</strong> tempio M<strong>al</strong>atestiano) dove è stata messa in luce una pianta di tipo it<strong>al</strong>ico<br />

con vestibolo affiancato da ambienti di servizio e botteghe, e atrio<br />

presumib<strong>il</strong>mente ad <strong>al</strong>ae. Un c<strong>al</strong>eidoscopio di rinvenimenti che restituisce,<br />

per questo periodo, un’immagine di commistione fra ambienti abitativi e<br />

produttivi. Segue, in epoca augustea, l’<strong>al</strong>lontanamento di questi ultimi d<strong>al</strong><br />

centro urbano, che invece conosce una superba monument<strong>al</strong>izzazione.<br />

Emblematici di t<strong>al</strong>e monument<strong>al</strong>ità sono i due edifici costruiti ai lati<br />

dell’arco di Augusto dove, la pianta anom<strong>al</strong>a della domus a monte dell’arco,<br />

in via Santa Chiara, ha suggerito l’ipotesi che si trattasse di un edificio di


appresentanza, infatti presenta un ambiente centr<strong>al</strong>e con abside e nicchie<br />

later<strong>al</strong>i, completamente circondato da corridoi che collegano agli <strong>al</strong>tri vani;<br />

è dotato inoltre di un impianto term<strong>al</strong>e privato. Stessa tesi per l’edificio a<br />

mare dell’arco, in via Minighetti, che quasi sicuramente sarebbe da<br />

identificarsi con un impianto term<strong>al</strong>e pubblico. I due complessi presentano<br />

raffinati pavimenti in opus scutulatum, con l’inserimento di marmi di<br />

importazione an<strong>al</strong>oghi a quelli di coevi contesti romani e rifletterebbero<br />

l’interesse dell’imperatore per la città. Più in gener<strong>al</strong>e, le domus di epoca<br />

imperi<strong>al</strong>e sono caratterizzate d<strong>al</strong>la presenza di perist<strong>il</strong>i o di cort<strong>il</strong>i interni:<br />

nel complesso dell’ex Vescovado, costituito da tre domus affiancate, quella<br />

meglio leggib<strong>il</strong>e, datab<strong>il</strong>e <strong>al</strong> II secolo d. C., conserva un eccezion<strong>al</strong>e<br />

esempio di perist<strong>il</strong>io con colonnato. Perist<strong>il</strong>i sono accertati anche nella<br />

domus dell’ex convento di San Francesco e in quella di P<strong>al</strong>azzo Gioia.<br />

Infine, l’A. sottolinea come nella maggior parte delle zone cittadine si<br />

verifichi una evidente frizione fra <strong>il</strong> tessuto urbano di epoca imperi<strong>al</strong>e e<br />

quello di epoca tardoantica, datab<strong>il</strong>e fra <strong>il</strong> V e <strong>il</strong> VI secolo, e segn<strong>al</strong>a la<br />

domus di p<strong>al</strong>azzo P<strong>al</strong>loni e di P<strong>al</strong>azzo Gioia, dove invece sarebbe stata letta<br />

una continuità d’uso.<br />

MONTI 2000=M.Monti, Capitelli, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 165 sgg.<br />

ORTALLI 2000=J.Ort<strong>al</strong>li, Un rito di fondazione nella colonia di <strong>Ariminum</strong>,<br />

in Rimini Divina, Rimini 2000, pp. 33-38.<br />

ORTALLI 2000=J.Ort<strong>al</strong>li, Le divinità nella statuaria di Rimini: arte e<br />

devozione, in Rimini Divina, Rimini 2000, pp. 71-77.<br />

ORTALLI 2000=J.Ort<strong>al</strong>li, Le tecniche costruttive, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia<br />

2000, pp. 86-92. Dissertazione intorno <strong>al</strong>la grande varietà delle soluzioni<br />

adottate circa gli aspetti tecnici per la costruzione delle strade di età romana<br />

della regione ottava. Spicca anzitutto l’assenza della più tradizion<strong>al</strong>e<br />

sequenza delle componenti di fondazione – statumen, rudus e nucleus –<br />

probab<strong>il</strong>mente dettata da criteri di economicità. Ispirate <strong>al</strong> medesimo criterio<br />

erano le vie che correvano nei territori extraurbani, sostanzi<strong>al</strong>mente diverse<br />

da quelle presenti nei centri urbani della Cispadana. A Rimini, ad esempio,<br />

occorrerà attendere <strong>il</strong> principato augusteo perché la rete strad<strong>al</strong>e venga<br />

sistematicamente dotata di lastricati in basoli di trachite di cava euganea,<br />

come per<strong>al</strong>tro attestato d<strong>al</strong>la nota epigrafe di Gaio Cesare, figlio adottivo ed<br />

erede dell’imperatore. Tra le strade extraurbane della regione l’autore cita la<br />

via Flaminia, tracciata nel 220 a.C., del cui tratto termin<strong>al</strong>e costiero, tra<br />

Riccione e le porte di <strong>Ariminum</strong>, si possiede una buona documentazione<br />

archeologica. Allo stesso modo anche per l’Aem<strong>il</strong>ia, nei sobb<strong>org</strong>hi di<br />

Rimini, si sono individuati <strong>al</strong>cuni corpi costruttivi che hanno messo in luce<br />

tre fasi distinte riconducib<strong>il</strong>i rispettivamente <strong>al</strong>l’impianto di fondazione di<br />

Em<strong>il</strong>io Lepido, a un potenziamento del I secolo a.C. e, infine, a un<br />

intervento di età augustea nel qu<strong>al</strong>e sarà da riconoscere <strong>il</strong> rifacimento<br />

strad<strong>al</strong>e operato nel 2 a.C. d<strong>al</strong>lo stesso imperatore, documentato d<strong>al</strong>le<br />

iscrizioni di <strong>al</strong>cuni m<strong>il</strong>iari.<br />

ORTALLI 2000=J.Ort<strong>al</strong>li, Le aree funerarie: topografia e monumenti delle<br />

necropoli, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 209-222. Muovendo da varie<br />

prospettive metodologiche (che spaziano da quella topografica a quella<br />

archeologica), l’A. elabora una sorta di mappatura delle aree funerarie della<br />

Regione. Per <strong>Ariminum</strong>, ad esempio, l’A. sottolinea come la strada funeraria<br />

di maggiore interesse sia rappresentata d<strong>al</strong> tratto inizi<strong>al</strong>e della via Flaminia<br />

“che dopo aver varcato l’arco di Augusto si indirizzava a meridione verso <strong>il</strong>


litor<strong>al</strong>e adriatico. Tra <strong>il</strong> ponte sull’Ausa e la chiesa della Colonnella, su una<br />

distanza di quasi due ch<strong>il</strong>ometri, si trovano infatti numerosissimi<br />

rinvenimenti tomb<strong>al</strong>i che confermano, ancora una volta, l’entità dei<br />

seppellimenti praticati a fianco della consolare, con una particolare<br />

concentrazione di complessi monument<strong>al</strong>i nei settori più prossimi <strong>al</strong>le mura<br />

della città”. Le oltre trecento sepolture riportate in luce, gener<strong>al</strong>mente di<br />

modesto impianto, evidenzierebbero la fisionomia di <strong>al</strong>cune necropoli,<br />

spesso caratterizzate da raggruppamenti di tipo fam<strong>il</strong>iare o soci<strong>al</strong>e,<br />

concentrati <strong>al</strong>l’interno di recinti funerari in muratura. Merita particolare<br />

attenzione <strong>il</strong> monumento sepolcr<strong>al</strong>e a dado eretto a Rimini nel II secolo a.C.<br />

da un gruppo di liberti a Q.Ovius C.f.Fregellanus.<br />

ORTALLI 2000=J.Ort<strong>al</strong>li, La domus del chirurgo, in Aem<strong>il</strong>ia, Bologna<br />

2000, pp-512-526.<br />

ORTALLI 2000=J.Ort<strong>al</strong>li, Rimini: la città, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp.<br />

501-506. Il quadro archeologico della città è presentato da un’introduzione e<br />

chiuso da una nota bibliografica in cui l’A. fa <strong>il</strong> punto dei princip<strong>al</strong>i<br />

avvenimenti e sv<strong>il</strong>uppi d<strong>al</strong>la fondazione della colonia di <strong>Ariminum</strong> sino <strong>al</strong>la<br />

stasi dell’<strong>org</strong>anismo urbano (che l’Ort<strong>al</strong>li fa coincidere con la più gener<strong>al</strong>e<br />

crisi politica ed economica dello stato). Il primo affondo evidenzia <strong>il</strong><br />

processo di pianificazione urbana sottolineandone la stretta integrazione con<br />

le acque del <strong>territorio</strong> che lo circondavano, nonché la suddivisione<br />

dell’impianto della colonia mediante un sistema di maglie ortogon<strong>al</strong>i<br />

incentrato sul cardo maximus. Seguendo un ordine cronologico ben preciso,<br />

l’A. prosegue con la presentazione delle princip<strong>al</strong>i infrastrutture territori<strong>al</strong>i<br />

destinate a completare l’ordinamento insediativo della città, dunque trova<br />

spazio una breve dissertazione sulle tre strade consolari che conducevano<br />

sino <strong>al</strong>le porte di <strong>Ariminum</strong>: la via Flaminia, la via Aem<strong>il</strong>ia e la via Pop<strong>il</strong>ia.<br />

Infine, nel descrivere <strong>il</strong> più antico assetto soci<strong>al</strong>e e cultur<strong>al</strong>e della città, l’A.<br />

indugia sui numerosi frammenti di pocola deorum restituiti d<strong>al</strong> riminese.<br />

PIOLANTI=O.Piolanti, B<strong>org</strong>o di S.Giuliano: i ritrovamenti archeologici<br />

nell’area del cinema Tiberio. Lo scavo, “AttiDepRomagna”, 51, 2000, pp.<br />

45-88.<br />

RAVARA 2000=C.Ravara, Luoghi di culto e religiosità tra 200 a.C. e<br />

2000, Rimini 2000. Atti del ciclo di conferenze (Rimini, 28 novembre- 19<br />

dicembre 1999).<br />

SUSINI 2000=G.Susini, L’assetto romano della religiosità riminese, in<br />

Rimini Divina, Rimini 2000, pp. 7-13.<br />

SUSINI 2000=G.Susini, L’Em<strong>il</strong>ia e l’It<strong>al</strong>ia, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp.<br />

XXI-XIII. Dissertazione intorno <strong>al</strong> coronimo antico “Aem<strong>il</strong>ia” con<br />

particolare attenzione rispetto <strong>al</strong> v<strong>al</strong>ore unificante esercitato d<strong>al</strong>la via Em<strong>il</strong>ia<br />

sulla regione cispadana.<br />

QUILICI 2000=L.Qu<strong>il</strong>ici, Aem<strong>il</strong>ia, strade consolari e diramazioni: le fonti,<br />

in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 75-78. L’A. ripercorre brevemente <strong>il</strong> quadro<br />

delle fonti antiche per lo studio e la conoscenza delle strade consolari e in<br />

particolare della via Aem<strong>il</strong>ia. Dunque cita Polibio, Appiano, Tacito,<br />

Procopio, Strabone, Plinio <strong>il</strong> Vecchio. Quanto <strong>al</strong>le fonti specifiche <strong>il</strong> Qu<strong>il</strong>ici<br />

evoca l’Itinerarium Antonini, la Tabula Peutingeriana, l’Itinerario<br />

Burdig<strong>al</strong>ense (rendiconto di viaggio di un gruppo di cristiani di Bordeaux,<br />

l’antica Burdig<strong>al</strong>a, che <strong>al</strong> tempo di Costantino si era recato a Gerus<strong>al</strong>emme<br />

da dove era ripartito <strong>al</strong>la volta di Roma e poi ancora, per <strong>il</strong> ritorno, in<br />

direzione della G<strong>al</strong>lia, attraverso le nostre strade). Ma sono soprattutto le


epigrafi a recare incisi i graffiti della storia. Si pensi, a titolo di esempio, <strong>al</strong>le<br />

due iscrizioni poste sui parapetti del ponte di Tiberio che riportano con<br />

esattezza gli anni della sua edificazione.<br />

QUILICI 2000=L.Qu<strong>il</strong>ici, Le infrastrutture, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp.<br />

93-101. Nel quadro di un discorso gener<strong>al</strong>e sulle infrastrutture, l’A. descrive<br />

tre noti ponti del <strong>territorio</strong> riminese. “Del ponte sull’Uso a Santarcangelo di<br />

Romagna, in opera quadrata ancora di età repubblicana, già a quattro arcate<br />

e largo 5.5 metri, resta oggi solo un’arcata sotto <strong>il</strong> ponte attu<strong>al</strong>e; <strong>il</strong> ponte di<br />

Savignano sul Rubicone, a tre arcate in opera quadrata di età augustea, largo<br />

6.3 metri, intatto prima dell’ultima guerra, è stato ricostruito con i materi<strong>al</strong>i<br />

recuperati. Va ricordato infine, per la sua particolarità, <strong>il</strong> ponte di San Vito<br />

sull’Uso, che presenta una posizione def<strong>il</strong>ata rispetto <strong>al</strong> tracciato ancora<br />

usato d<strong>al</strong>la via Em<strong>il</strong>ia, che attraversa Santarcangelo di Romagna, e si<br />

associa <strong>al</strong> vicino rinvenimento di un m<strong>il</strong>iario augusteo della via Em<strong>il</strong>ia: <strong>il</strong><br />

ponte, rifatto in età rinasciment<strong>al</strong>e, rappresenta una rettifica del percorso<br />

della strada, che venne condotta <strong>al</strong> tempo di Augusto diritta d<strong>al</strong> ponte di<br />

Tiberio a Rimini fino a San Giovanni in Compito”.<br />

QUILICI 2000=L.Qu<strong>il</strong>ici, Le strade dell’Em<strong>il</strong>ia antica, “Orizzonti”, 1,<br />

2000, pp. 115-138.<br />

TURCHINI 2000=A.Turchini, Riuso sigismondeo di materi<strong>al</strong>e epigrafico<br />

già a Rimini, in Il tempio m<strong>al</strong>atestiano, Sigismondo Pandolfo M<strong>al</strong>atesta e<br />

Leon Battista Alberti, Cesena 2000, pp. 661-662. L’autore torna a<br />

considerare le epigrafi reimpiegate nel tempio fornendo le misure delle<br />

lettere di quella di M. Vettio V<strong>al</strong>ente.<br />

SCAGLIARINI CORLAITA 2000=D.Scagliarini Corlaita, Ed<strong>il</strong>izia privata:<br />

l’apparato decorativo, in Aem<strong>il</strong>ia, Venezia 2000, pp. 186-194.<br />

Nell’universo dei linguaggi e delle interpretazioni l’A. torna a proporre una<br />

sorta di codice di lettura intorno a <strong>al</strong>cuni mosaici. Per la parte riminese<br />

an<strong>al</strong>izza in particolare le cornici disposte intorno <strong>al</strong>la figura di Ercole bibax,<br />

<strong>al</strong> centro del mosaico della s<strong>al</strong>a tricliniare della domus di p<strong>al</strong>azzo Diot<strong>al</strong>levi.<br />

Infine, l’A. offre un affondo rispettivamente intorno <strong>al</strong> mosaico della fase di<br />

III secolo della domus di p<strong>al</strong>azzo Gioia (dove i convitati sono accolti da due<br />

Vittorie in volo che sorreggono una testa di G<strong>org</strong>one) e del mosaico di<br />

Orfeo nella casa “del chirurgo”.<br />

ANNO 2001<br />

CESARONI 2001=F.Cesaroni, La mansio, in Museo della Regina – guida<br />

cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, p. 20.<br />

CESARONI 2001=F.Cesaroni, L’architettura, in Museo della Regina –<br />

guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, p. 29.<br />

CESARONI 2001=F.Cesaroni, Le tecniche ed<strong>il</strong>izie, in Museo della Regina –<br />

guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 29-30.<br />

CESARONI 2001=F.Cesaroni, L’apparato decorativo (i pavimenti), in<br />

Museo della Regina-guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp.30-32.<br />

CESARONI 2001=F.Cesaroni, Il risc<strong>al</strong>damento, in Museo della Regina –<br />

guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, p. 32.<br />

CESARONI 2001=F.Cesaroni, L’<strong>il</strong>luminazione, in Museo della Regina –<br />

guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 32-33.<br />

CESARONI 2001=F.Cesaroni, La donna, in Museo della Regina – guida<br />

cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 43-44.


CESARONI 2001=F.Cesaroni, L’uomo, in Museo della Regina-guida<br />

cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 45-46.<br />

CESARONI 2001=F.Cesaroni, Traffici e scambi commerci<strong>al</strong>i, in Museo<br />

della Regina – guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 47-48.<br />

CESARONI 2001=F.Cesaroni, La religiosità, in Museo della Regina –<br />

guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 49-50.<br />

CORALINI 2001=A.Cor<strong>al</strong>ini, Hercules comes, Ercole e l’andar per mare<br />

nel mosaico “delle barche” di <strong>Ariminum</strong>, in Abitare in Cis<strong>al</strong>pina, Trieste<br />

2001, pp. 715-725.<br />

GALLI 2001=M.G<strong>al</strong>li, Per un’an<strong>al</strong>isi della ceramica domestica come<br />

indicatore cultur<strong>al</strong>e. Note preliminari sul caso della colonia romana di<br />

<strong>Ariminum</strong>, “AAAd”, 49, 2001, pp. 217-254. L’A. si cimenta nella lettura,<br />

offerta d<strong>al</strong>lo sguardo retrospettivo dell’archeologo, del primo e del secondo<br />

atto delle rovine dell’ex convento di S.Francesco. In un’ area segnata da<br />

uno dei cardines e in asse con <strong>il</strong> foro, sono stati portati <strong>al</strong>la luce i resti di<br />

una domus di età imperi<strong>al</strong>e, di cui è possib<strong>il</strong>e ricostruire la struttura<br />

complessiva. Così, d<strong>al</strong>la documentazione offerta d<strong>al</strong>la domus, l’A. arguisce<br />

<strong>il</strong> carattere complessivo delle trasformazioni urbane in un arco cronologico<br />

assai ampio e restituisce, come in un affresco, la microstoria della colonia<br />

romana di <strong>Ariminum</strong> nel panorama dell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e. Il nucleo<br />

residenzi<strong>al</strong>e vero e proprio è documentato nella sua risistemazione radic<strong>al</strong>e,<br />

avvenuta nel corso della prima metà del II secolo d.C., t<strong>al</strong>e prospetto è<br />

caratterizzato da una completa ridefinizione decorativa dello spazio, come<br />

testimonia la nuova ripavimentazione a mosaico dei vari ambienti.<br />

L’edificio, della cui prima fase restano frammenti di pavimentazioni di<br />

cocciopesto, nonché un complesso impianto ad uso ut<strong>il</strong>itaristico costituito<br />

da due vasche di diverse dimensioni e da una struttura a croce, era, in età<br />

repubblicana, destinato a fin<strong>al</strong>ità produttive. Dunque, <strong>il</strong> riassetto di età<br />

imperi<strong>al</strong>e andava ad <strong>al</strong>terare la fisionomia, non solo degli stessi spazi<br />

abitativi, ma anche della zona attigua a quella residenzi<strong>al</strong>e. Infine l’A.<br />

enumera le varie tipologie di ceramica restituite d<strong>al</strong> sito.<br />

GUANDALINI=F.Guand<strong>al</strong>ini, Le centuriazioni in Em<strong>il</strong>ia Romagna, in<br />

Urbanizzazione delle campagne nell’It<strong>al</strong>ia antica, “ATTA”, 10, Roma<br />

2001, pp. 71-77. L’A. intende <strong>il</strong>lustrare i reticoli centuri<strong>al</strong>i dell’Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna e le princip<strong>al</strong>i strade che li attraversavano, <strong>al</strong> fine di tratteggiare<br />

un quadro completo intorno <strong>al</strong>l’assetto territori<strong>al</strong>e della regione in epoca<br />

romana. Nella fattispecie, l’A. paga un forte tributo <strong>al</strong>la stagione di studi che<br />

lo ha preceduto. Infatti, attingendo a una consolidata bibliografia, presenta<br />

una sorta di compendio delle tesi formulate intorno <strong>al</strong> tema oggetto del suo<br />

studio. Per <strong>il</strong> riminese l’asse generatore è riconoscib<strong>il</strong>e nella cosiddetta “via<br />

del Confine” che ric<strong>al</strong>cherebbe un’antica via romana riferib<strong>il</strong>e già <strong>al</strong>l’epoca<br />

della fondazione di Rimini. La strada, che presenta un inizi<strong>al</strong>e tratto costiero<br />

comune <strong>al</strong>la via Pop<strong>il</strong>ia sembra svolgere la funzione di grande bisettrice<br />

della pianura, poiché si impostano su di essa ben tre divisioni agrarie: quella<br />

riminese-cesenate, quella costiera e quella orientata a quattordici gradi nord<br />

ovest riscontrata a Forlimpopoli e a Bagnacav<strong>al</strong>lo.<br />

HORSTER 2001=M.Horster, Bauihschriften römischer kaiser, Stuttgart<br />

2001. Presentazione di <strong>al</strong>cune iscrizioni riminesi di età imperi<strong>al</strong>e e afferenti<br />

a opere pubbliche.<br />

MARALDI 2001=L.Mar<strong>al</strong>di, Il ponte di San Vito sul torrente Uso. An<strong>al</strong>isi<br />

tecnica e struttur<strong>al</strong>e, in urbanizzazione delle campagne nell’It<strong>al</strong>ia antica,


“ATTA”, 10, Roma 2001, pp. 79-88. Il testo restituisce una panoramica<br />

della storia degli studi.<br />

MINAK 2001=F.Minak, I recipienti per i liquidi, in Museo della Regina –<br />

guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 21-22.<br />

MINAK 2001=F.Minak, Il soggiorno nella mansio, in Museo della Regina –<br />

guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 25-26.<br />

MINAK 2001=F.Minak, La dispensa, in Museo della Regina – guida<br />

cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, p. 33.<br />

MINAK 2001=F.Minak, La ceramica fine di età tardo-romana, in Museo<br />

della Regina – guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, p. 42.<br />

MINAK 2001=F.Minak, Fornaci e fornaciai, in Museo della Regina –<br />

guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 46-47.<br />

ORTALLI 2001=J.Ort<strong>al</strong>li, Formazione e trasformazioni dell’architettura<br />

domestica: una casistica cispadana, “AAAd”, 49, 2001, pp. 25-58.<br />

ORTALLI 2001=J.Ort<strong>al</strong>li, Il culto funerario della Cispadana romana.<br />

Rappresentazione e interiorità, in Culto dei morti e costumi funerari<br />

romani, Roma 2001, pp. 215-242. Redazione di una sorta di b<strong>il</strong>ancio<br />

riassuntivo delle manifestazioni del culto funerario che risulta però<br />

emancipato d<strong>al</strong>le semplificazioni volte ad appiattire l’universo della sfera<br />

funeraria. Così, argomenta l’A., <strong>il</strong> quadro di tendenzi<strong>al</strong>e standardizzazione<br />

del costume funerario risulta profondamente compenetrato dai molteplici<br />

atteggiamenti individu<strong>al</strong>i condizionati d<strong>al</strong>la componente soggettiva. T<strong>al</strong>e<br />

persuasione, d<strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e discende una ricerca riccamente documentata, trova<br />

conferma, secondo l’A., nell’inusu<strong>al</strong>e tumulazione, nella necropoli riminese<br />

della via Flaminia, di un piccolo cane.<br />

RAVARA 2001=C.Ravara, L’apparato decorativo (la pittura), in Museo<br />

della Regina – guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 30-32.<br />

RODRIGUEZ 2001=E.Rodriguez, La v<strong>al</strong>le del Marecchia nel quadro delle<br />

comunicazioni tra Toscana e Romagna, in Urbanizzazione delle campagne<br />

nell’It<strong>al</strong>ia antica, “ATTA”, 10, Roma 2001, pp. 89-107. L’A. apre con un<br />

prologo intorno ad Arretium e <strong>Ariminum</strong>, due capis<strong>al</strong>di strategici per la<br />

difesa di Roma, nonché presumib<strong>il</strong>mente collegati, come d'<strong>al</strong>tronde<br />

testimoniato d<strong>al</strong>le fonti che, invece, tacciono sulle vie e sugli itinerari<br />

effettivamente percorsi. E’ intorno a questa incognita che si appuntano le<br />

tesi e le indagini condotte d<strong>al</strong>l’A. che ut<strong>il</strong>izza <strong>il</strong> metodo indiziario degli<br />

investigatori. Il s<strong>il</strong>enzio delle fonti e l’assenza di testimonianze<br />

archeologiche dirette spiegano la natura del testo e le sue smagliature. Né<br />

l’A.. si propone <strong>il</strong> riordino <strong>org</strong>anico di una serie di dati, quanto piuttosto<br />

sembra indicare <strong>il</strong> metodo per tentare di fissare una rotta. Così <strong>il</strong> bacino del<br />

Marecchia viene a identificarsi nella direttrice di percorrenza stab<strong>il</strong>ita<br />

natur<strong>al</strong>mente per <strong>il</strong> collegamento più diretto tra <strong>Ariminum</strong> ed Arretium. E,<br />

sebbene mai menzionata d<strong>al</strong>le fonti, <strong>al</strong>la strada che già in epoca romana<br />

doveva correre lungo <strong>il</strong> Marecchia, sono stati attribuiti vari nomi: Maior<br />

(poiché attraversava <strong>il</strong> v<strong>al</strong>ico di Viamaggio); Livia, o più genericamente,<br />

iter tiberinum. Infine l’indagine dell’A. si concentra sui nuclei abitativi in<br />

prossimità del corso dell’Ariminus, <strong>al</strong>cuni dei qu<strong>al</strong>i sembrerebbero<br />

rimandare a stazioni di sosta. A completamento del quadro delle<br />

testimonianze indirette intorno a una probab<strong>il</strong>e via di comunicazione fra<br />

Arretium e <strong>Ariminum</strong> sono i reperti restituiti d<strong>al</strong>le necropoli.<br />

STOPPIONI 2001= M.L.Stoppioni, Cattolica. Le origini, in Museo della<br />

Regina – guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 9-14. Correva l’anno 1966


quando i lavori nella ex Piazza Mercato Ortofrutticolo di Cattolica<br />

consentivano agli archeologi di raccogliere un’ampia congerie di notizie<br />

intorno a un b<strong>org</strong>o romano che veniva <strong>al</strong>la luce <strong>al</strong>lora pressoché per la prima<br />

volta. L’interpretazione dei resti struttur<strong>al</strong>i emersi in quegli anni è ancora di<br />

diffic<strong>il</strong>e lettura: la stessa ipotesi che potesse trattarsi di una mansio (stazione<br />

di sosta per i viaggiatori), benché attendib<strong>il</strong>e, si affida unicamente <strong>al</strong><br />

rinvenimento di fondazioni che, di per sé, non sono così caratterizzanti da<br />

essere riferite ad una tipologia architettonica piuttosto che a un’<strong>al</strong>tra. E<br />

tuttavia la posizione itineraria del b<strong>org</strong>o, la sua equidistanza da Pesaro e da<br />

Rimini, la vicinanza ad uno sc<strong>al</strong>o marittimo e <strong>il</strong> fac<strong>il</strong>e accesso <strong>al</strong>le vie di<br />

penetrazione nelle v<strong>al</strong>late circostanti, indirizzano gli studiosi a sottolineare<br />

la centr<strong>al</strong>ità del ruolo itinerario di un agglomerato disposto a b<strong>org</strong>o, lungo i<br />

due lati della via Flaminia. Il sito rimane attivo per <strong>al</strong>cuni secoli: d<strong>al</strong>la metàfine<br />

del I sec.a.C. sino <strong>al</strong>la fine del III sec. e oltre.<br />

STOPPIONI 2001=M.L.Stoppioni, La Strada, in Museo della Regina,<br />

Rimini 2001, pp. 15-19. E’ stata fissata intorno agli ultimi decenni dell’età<br />

romano-repubblicana la fondazione di Cattolica, datazione che, per<br />

l’ubicazione dei resti rinvenuti a ridosso dell’antico percorso della Flaminia<br />

(sia lungo <strong>il</strong> lato a monte, sia lungo quello a mare), ben si presta a rafforzare<br />

l’ipotesi di un’origine viaria del sito di Cattolica. Manca tuttavia la<br />

registrazione dell’insediamento sugli itinerari romani, come del resto non si<br />

possiedono testimonianze intorno <strong>al</strong> nucleo abitativo. Gli studiosi<br />

attribuiscono t<strong>al</strong>e mancanza <strong>al</strong>la fondazione, che si colloca in epoca<br />

abbastanza tarda, del b<strong>org</strong>o romano. La tesi della mansio trova una<br />

conferma indiretta d<strong>al</strong> confronto tra le stoviglie da cucina rinvenute<br />

nell’area dell’ex Piazza Mercato Ortofrutticolo con quelle di Casa F<strong>il</strong>ippini.<br />

Se l’area ipoteticamente identificata in una mansio ha restituito stoviglie di<br />

grandi dimensioni, pressoché tegami bassi adatti <strong>al</strong>le esigenze dell’osteria, a<br />

Casa F<strong>il</strong>ippini si riconducono stoviglie associab<strong>il</strong>i ad aspetti tipicamente<br />

residenzi<strong>al</strong>i.<br />

STOPPIONI 2001=M.L.Stoppioni, La Strada, in Museo della Regina,<br />

Rimini 2001, pp. 20-28.<br />

STOPPIONI 2001=M.L.Stoppioni, Il Pozzo Romano, in Museo della Regina<br />

– guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 26-28.<br />

STOPPIONI 2001=M.L.Stoppioni, Traffici e scambi commerci<strong>al</strong>i, in Museo<br />

della Regina – guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, pp. 47-48.<br />

STOPPIONI 2001=M.L.Stoppioni, Le monete, in Museo della Regina –<br />

guida cat<strong>al</strong>ogo, Rimini 2001, p.49.<br />

ANNO 2002<br />

BAROGI 2002=M.Barogi, Rimini crocevia di popoli: i G<strong>al</strong>li incontrano i<br />

Romani, in Rimini prima di <strong>Ariminum</strong>, le popolazioni della Rimini<br />

preromana, Rimini 2002, pp. 32-34.<br />

GURNARI 2002=G.Gurnari, Appunti intorno <strong>al</strong>la risorsa idrica, in Aqua<br />

ariminensis – approvvigionamento, conduzione e ut<strong>il</strong>izzo nella città<br />

romana, Rimini 2002, pp. 85-90.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 2002=A.Fontemaggi-O.Piolanti, L’acqua e gli<br />

dei, in Aqua ariminensis – approvvigionamento, conduzione e ut<strong>il</strong>izzo nella<br />

città romana, Rimini 2002, pp. 17-21.


RAVARA 2002=C.Ravara, L’acqua e gli uomini, in Aqua ariminensis –<br />

approvvigionamento, conduzione e ut<strong>il</strong>izzo nella città romana, Rimini 2002,<br />

pp. 23-55.<br />

RAVARA 2002=C.Ravara, L’acqua e le case, in Aqua ariminensis –<br />

approvvigionamento, conduzione e ut<strong>il</strong>izzo nella città romana, Rimini 2002,<br />

pp. 57-73.<br />

RAVARA 2002=C.Ravara, L’acqua e la s<strong>al</strong>ute pubblica, in Aqua<br />

ariminensis – approvvigionamento, conduzione e ut<strong>il</strong>izzo nella città<br />

romana, Rimini 2002, pp. 75-83.<br />

RAVARA 2002=C.Ravara, Appendice schede archeologiche, in Aqua<br />

ariminensis – approvvigionamento, conduzione e ut<strong>il</strong>izzo nella città<br />

romana, Rimini 2002, pp. 95-103.<br />

ANNO 2003<br />

BRACCESI=L. Braccesi 2003, <strong>Ariminum</strong>, un prof<strong>il</strong>o storico, in Rimini,<br />

Museo Archeologico: Rimini imperi<strong>al</strong>e II-III secolo, Verucchio 2003, pp.<br />

15-68. L’opera inaugura una nuova stagione di studi dove l’archeologia vive<br />

in regime di condominio con la storia, anche con quella nazion<strong>al</strong>e (perché<br />

“poche storie loc<strong>al</strong>i sono ricche di avvenimenti che hanno ripercussioni<br />

profonde sulla storia nazion<strong>al</strong>e”) e con i prodigia di cui è profondamente<br />

pervasa. La storia della Rimini romana si rivela attraverso la pagina<br />

avidamente compulsata degli scrittori antichi e attraverso la r<strong>il</strong>ettura della<br />

tot<strong>al</strong>ità degli studi.<br />

BRACCESI 2003=L.Braccesi 2003, <strong>Ariminum</strong>, prodigi ed espiazioni,<br />

“Hesperìa”, 17, 2003, pp. 239-247. L’A. prospetta una sintesi concreta tra le<br />

fonti letterarie e la storia della <strong>Ariminum</strong> romana. In primis, in sede di<br />

definizione concettu<strong>al</strong>e, dichiara che nell’orizzonte vasto e ampio delle<br />

fonti, la città di <strong>Ariminum</strong> occupa, nella storia nazion<strong>al</strong>e, un posto<br />

determinato, un capitolo specifico. T<strong>al</strong>e importanza sarebbe legata <strong>al</strong> triplice<br />

ruolo attribuito <strong>al</strong>la colonia romana. Tre sono dunque i ruoli di cui la città di<br />

<strong>Ariminum</strong> risulta investita: quello di estremo confine dell’espansionismo<br />

romano, quello di retrovia logistica per le comunicazioni marittime con<br />

Aqu<strong>il</strong>eia, nonché di quelle terrestri con le colonie latine della G<strong>al</strong>lia<br />

Cis<strong>al</strong>pina (che comunicavano con Roma lungo l’asse viario incardinato su<br />

Rimini e costituito d<strong>al</strong>l’Em<strong>il</strong>ia e d<strong>al</strong>la Flaminia), quello di frontiera politica<br />

per un’It<strong>al</strong>ia romana con confine <strong>al</strong> Rubicone. Pertanto, l’A. indica nella<br />

violazione del confine da parte delle armate fraterne di Cesare la fine della<br />

storia più vera della città, legata a f<strong>il</strong>o doppio con <strong>il</strong> suo ruolo di roccaforte<br />

su sp<strong>al</strong>ti di frontiera. Un sintomo significativo del disorientamento e delle<br />

contraddizioni che dovettero caratterizzare <strong>il</strong> momento di transizione,<br />

collocab<strong>il</strong>e appunto tra l’età repubblicana e quella imperi<strong>al</strong>e, è indicato nella<br />

scomparsa dei molti prodigia che sino a quel momento avevano scandito le<br />

tappe del suo divenire. E’ in particolare sul significato dei prodigia riferib<strong>il</strong>i<br />

ad <strong>Ariminum</strong> che l’A. ha tentato di “lumeggiare”. Qui l’A. sembra<br />

riconoscere che certi prodigia possano essere stati concepiti con l’intenzione<br />

di <strong>al</strong>ludere a verità nascoste dietro <strong>il</strong> significato letter<strong>al</strong>e della narrazione, e<br />

che possano di conseguenza essere suscettib<strong>il</strong>i di interpretazione <strong>al</strong>legorica.<br />

E’ <strong>il</strong> caso del prodigium che per l’anno 223 a.C. narra della comparsa, nel<br />

cielo di Rimini, della luna triforme. Le tre lune simboleggerebbero le tre<br />

facce di Diana (sorella di Apollo, <strong>il</strong> cui culto a Rimini si attesta già dai<br />

prodromi della fondazione della colonia) nella sua trasposizione in Ecate:


Artemide/Diana, Selene/Luna ed Ecate/Proserpina. Di più, provenendo da<br />

tre opposte direzioni dell’orizzonte, le lune del prodigium informerebbero le<br />

direttrici dell’espansionismo romano. Di qui la convinzione dell’A. che si<br />

tratti di un prodigium di connotazione fausta. A questo si accompagnano<br />

prodigia infausti, infatti la tradizione riminese accoglie prodigi fausti a<br />

prodigi infausti creati ad hoc per osteggiare i programmi democratici di<br />

Flaminio. Dunque se <strong>il</strong> secondo consolato di Flaminio, assunto a Rimini e<br />

non a Roma ( come avrebbe preteso la tradizione) è accompagnato da<br />

relativi auspicia, non mancano però prodigia sfavorevoli. T<strong>al</strong>e è <strong>il</strong><br />

prodigium che narra che durante l’assunzione del consolato di F<strong>al</strong>minio un<br />

giovenco già colpito sarebbe sfuggito d<strong>al</strong>le mani dei sacrificanti<br />

contaminando <strong>il</strong> <strong>territorio</strong> di Rimini del sangue della vittima. Dunque <strong>il</strong><br />

<strong>territorio</strong> di Rimini doveva essere purificato d<strong>al</strong>la cruenta contaminazione<br />

della vittima nonché d<strong>al</strong>la conseguente m<strong>al</strong>edizione scesa su Flaminio.<br />

Questo sarebbe <strong>il</strong> significato della dedica arcaica proveniente d<strong>al</strong> santuario<br />

di Diana presso <strong>il</strong> lago di Nemi che anziché riferirsi ad un avvenimento<br />

bellico esterno rimanderebbe a gravi lutti incombenti sulla comunità di<br />

<strong>Ariminum</strong>. Ma <strong>al</strong>lo zenit della tradizione dei prodigia si colloca <strong>il</strong> secondo<br />

consolato di un <strong>al</strong>tro popularis: Gaio Mario.<br />

L’importanza del presente studio sta nell’aver saputo cogliere questi aspetti<br />

molteplici delle fonti antiche, lette e interpretate sullo sfondo della cultura<br />

tradizion<strong>al</strong>e e dei mutamenti in essa intervenuti.<br />

DAL MASO 2003=C.D<strong>al</strong> Maso, Rimini imperi<strong>al</strong>e (II-III secolo), in Rimini<br />

Museo Archeologico: Rimini imperi<strong>al</strong>e II-III secolo, Verucchio 2003, pp.<br />

129-219.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 2003=A.Fontemaggi-O.Piolanti, Il f<strong>il</strong>o<br />

d’Arianna, in Rimini, Museo Archeologico: Rimini imperi<strong>al</strong>e II-III secolo,<br />

Verucchio 2003, pp. 117-128.<br />

FONTEMAGGI-PIOLANTI 2003=A.Fontemaggi-O.Piolanti, Per una<br />

storia del Museo Archeologico, in Rimini, Museo Archeologico: Rimini<br />

imperi<strong>al</strong>e II-III secolo, Verucchio 2003, pp. 220-221.<br />

NOVARA 2003=P.Novara, Il reimpiego nel m<strong>al</strong>atestiano, in Templum<br />

mirab<strong>il</strong>e, atti del convegno sul tempio m<strong>al</strong>atestiano, Rimini 2003, pp. 87-89.<br />

Nell’ambito di una rassegna consacrata ai materi<strong>al</strong>i di riut<strong>il</strong>izzo <strong>al</strong>l’interno<br />

del Tempio M<strong>al</strong>atestiano d<strong>al</strong>l’epoca romana a quella <strong>al</strong>tomediev<strong>al</strong>e, l’A.<br />

propone una ricostruzione dell’epigrafe di M. Vettio V<strong>al</strong>ente.<br />

ORTALLI 2003=J.Ort<strong>al</strong>li, Rimini archeologica, in Rimini, Museo<br />

Archeologico: Rimini imperi<strong>al</strong>e II-III secolo, Verucchio 2003, pp. 69-116.<br />

ORTALLI 2003=J.Ort<strong>al</strong>li, Case di <strong>Ariminum</strong> nel centro della città, una<br />

storia m<strong>il</strong>lenaria, in Rimini, lo scavo archeologico di p<strong>al</strong>azzo Massani,<br />

Rimini 2003, pp. 5-16. Il presente studio ha per oggetto lo “scavo<br />

preventivo” condotto nell’area di p<strong>al</strong>azzo Massani, tra via IV Novembre e<br />

piazzetta Teatini. Lo scavo, protrattosi per quasi trent’anni, d<strong>al</strong> 1977 <strong>al</strong><br />

2000, ha restituito una congerie di elementi suscettib<strong>il</strong>i di ricostruire <strong>il</strong><br />

quadro degli insediamenti d<strong>al</strong> IV secolo a.C. e sino <strong>al</strong> VI d.C. In<br />

particolare, per la parte romana, l’esplorazione di un’area di circa 800mq ha<br />

infine fotografato un complesso archeologico di grande interesse. Se intorno<br />

<strong>al</strong>la metà del III secolo a.C. la superficie disponib<strong>il</strong>e risulta solo<br />

parzi<strong>al</strong>mente edificata, nel corso del II secolo a.C., un completo riassetto<br />

ed<strong>il</strong>izio dell’area, conduce <strong>al</strong>l’occupazione pressoché tot<strong>al</strong>e degli spazi. Ne


consegue la regolarizzazione della facciata dell’isolato, nel retro del qu<strong>al</strong>e si<br />

sv<strong>il</strong>uppa una domus di circa 17,5 per 33m. Ma occorrerà attendere l’età<br />

augustea-tiberiana per assistere <strong>al</strong>la fase ed<strong>il</strong>izia più significativa. Infine, le<br />

testimonianze di p<strong>al</strong>azzo Massani del periodo tardo-antico riflettono con<br />

chiarezza la crisi economica e materi<strong>al</strong>e di quel periodo. Più in gener<strong>al</strong>e, <strong>il</strong><br />

complesso archeologico di p<strong>al</strong>azzo Massani consente di riconoscere sei<br />

successive trasformazioni, corrispondenti a 6 fasi di una abitazione di epoca<br />

romana. Lo scavo ha inoltre restituito pavimentazioni tipiche dei diversi<br />

periodi della lunga vita dell’isolato. Si tratta rispettivamente di cocciopesto<br />

con inserite tessere di mosaico, caratteristico dell’età repubblicana, mosaico<br />

diffuso in tutta l’età imperi<strong>al</strong>e, e pavimento in marmi colorati, attestato<br />

soprattutto in epoca tardo-antica, a partire d<strong>al</strong> IV secolo d.C.<br />

RAVARA MONTEBELLI 2003=C.RavaraMontebelli, L’area<br />

archeologica, una domus imperi<strong>al</strong>e, in Rimini, lo scavo archeologico di<br />

p<strong>al</strong>azzo Massari, Rimini 2003, pp. 17-22. L’A. descrive nel dettaglio la<br />

parte posteriore della domus augusteo-tiberiana collocata nell’area di<br />

p<strong>al</strong>azzo Massari e oggi parzi<strong>al</strong>mente muse<strong>al</strong>izzata. Si tratta di una domus<br />

segnata d<strong>al</strong> cardine massimo della città, in asse con l’ingresso dell’edificio<br />

(via IV Novembre). La struttura è quella tipica delle case pompeiane. Di<br />

notevole interesse è la grande e profonda vasca ornament<strong>al</strong>e, pavimentata in<br />

mosaico nero, <strong>al</strong> centro del perist<strong>il</strong>io. A questo proposito l’A. introduce <strong>il</strong><br />

lettore a una breve riflessione intorno <strong>al</strong> perist<strong>il</strong>io con vasca ricavato nella<br />

parte posteriore dell’abitazione. La zona, la più tranqu<strong>il</strong>la dell’abitazione,<br />

evocherebbe un viridarium, giardino domestico, per<strong>al</strong>tro già documentato<br />

per <strong>il</strong> riminese a partire d<strong>al</strong>l’epoca augusteo-tiberiana, quando le case<br />

patrizie vengono <strong>al</strong>lacciate <strong>al</strong>l’acquedetto. In particolare, l’an<strong>al</strong>isi degli<br />

accadimenti storici e della conseguente evoluzione degli edifici che l’A.<br />

sceglie come matrice del suo studio, evidenziano, in una fase successiva, <strong>il</strong><br />

restringimento della vasca, come dimostra la fondazione di un nuovo muro,<br />

aggiunto accanto <strong>al</strong> precedente e impostato direttamente sul mosaico (quasi<br />

interamente asportato già in epoca antica).<br />

ANNO 2004<br />

BIONDI 2004=S.Biondi, B<strong>org</strong>o S.Andrea, Lo scavo archeologico nell’area<br />

dell’ex Consorzio Agrario, in B<strong>org</strong>o S.Andrea, primi appunti, Rimini 2004,<br />

pp. 27-33.<br />

BRIGHI 2004=E.Brighi, I dati archeologici d<strong>al</strong>l’età romana <strong>al</strong>la prima età<br />

bizantina, in Rimini – Misericordia e Soccorso, la città e l’osped<strong>al</strong>e fra<br />

archeologia e storia, Rimini 2004, pp. 10-13. Il testo conosce uno sguardo<br />

gener<strong>al</strong>e intorno ai dati archeologici d<strong>al</strong>l’età romana <strong>al</strong>la prima età bizantina<br />

restituiti d<strong>al</strong>lo scavo condotto nel 2000 nell’area cort<strong>il</strong>izia del complesso di<br />

Santa Maria della Misericordia.<br />

DELVECCHIO 2004=A.Delvecchio, Rimini d<strong>al</strong>l’età romana <strong>al</strong>l’Alto<br />

Medioevo, in Storia di Rimini, d<strong>al</strong>l’epoca romana a capit<strong>al</strong>e del turismo<br />

europeo, Rimini 2004, pp. 5-40.<br />

DONATI 2004=A.Donati, Donne di <strong>Ariminum</strong>, “Il Carrobbio”, 30, 2004,<br />

pp. 5-14.<br />

ERCOLANI COCCHI 2004=E. Ercolani Cocchi, Il <strong>territorio</strong> di <strong>Ariminum</strong><br />

avamposto della colonizzazione, in Romanizzazione e moneta – la


testimonianza dei rinvenimenti d<strong>al</strong>l’Em<strong>il</strong>ia Romagna, Firenze 2004, pp. 29-<br />

42.<br />

FONTEMAGGI – PIOLANTI 2004=A.Fontemaggi-O.Piolanti, Medicina e<br />

cura del corpo in epoca romana, Rimini 2004. Schede gioco a corredo degli<br />

incontri <strong>al</strong> Museo della Città.<br />

NEGRELLI 2004=C.Negrelli, L’isolato di Santa Maria della Misericordia<br />

tra l’età romana e l’Alto Medioevo: la vicenda storica ed insediativa, in<br />

Rimini – Misericordia e Soccorso, la città e l’osped<strong>al</strong>e fra archeologia e<br />

storia, Rimini 2004, pp. 7-9. I dati restituiti dagli scavi condotti intorno <strong>al</strong><br />

2000 nell’area cort<strong>il</strong>izia del complesso di Santa Maria della Misericordia<br />

hanno contribuito a chiarire che questo estremo lembo nord-occident<strong>al</strong>e di<br />

<strong>Ariminum</strong>, <strong>org</strong>anizzato sul decumano massimo della città, doveva essere<br />

ricompresso nel reticolo viario urbano già d<strong>al</strong>l’epoca della fondazione della<br />

colonia latina.<br />

ORTALLI 2004=J.Ort<strong>al</strong>li, Precedenti loc<strong>al</strong>i e discrimine romano<br />

nell’urbanizzazione della Cispadana tra IV e II sec. a.C, in Des Ibères aux<br />

Vénètes, Roma 2004, pp. 307-335.<br />

RAVARA 2004=C.Ravara, Alle porte del B<strong>org</strong>o: scoperte archeologiche<br />

recenti, in B<strong>org</strong>o S.Andrea, primi appunti, Rimini 2004, pp. 11-15.<br />

RODRIGUEZ 2004=E.Rodriguez, Abitati e abitanti lungo l’Ariminus:<br />

l’epoca romana, in D<strong>al</strong>le s<strong>org</strong>enti dell’Ariminus <strong>al</strong> mare. La v<strong>al</strong>lata del<br />

Marecchia tra arte e archeologia, Rimini 2004, pp. 5-14.<br />

ANNO 2005<br />

BIONDI 2005=S.Biondi, I r<strong>il</strong>ievi archeologici del ponte romano di<br />

Santarcangelo di Romagna, 56, “StRomagnoli”, 2005.<br />

CARTOCETI 2005=M.Cartoceti 2005, Storia e ricerche a San Lorenzo a<br />

Monte, “L’arco”, 7, 2005, p. 38. I recenti scavi diretti d<strong>al</strong>la dott.ssa Maioli e<br />

condotti d<strong>al</strong>l’A.R.S.S.A. nell’area limitrofa <strong>al</strong>l’edificio religioso di San<br />

Lorenzo a Monte hanno rinnovato d<strong>al</strong>le fondamenta la percezione<br />

dell’intero complesso monument<strong>al</strong>e. Infatti gli scavi hanno restituito un<br />

c<strong>al</strong>eidoscopio di testimonianze diverse sino ad arrivare <strong>al</strong>la Roma<br />

repubblicana e, secondo interpretazioni autorevoli, addirittura sino <strong>al</strong>la<br />

grecità. Infatti sono venuti in luce numerosissimi materi<strong>al</strong>i lapidei tra i qu<strong>al</strong>i<br />

spicca la presenza di rocchi di colonna massicciamente reimpiegati nella<br />

chiesa di San Lorenzo a Monte. Là, nei pressi della chiesa, doveva esserci<br />

dunque quel tempio pagano ricordato anche d<strong>al</strong>le fonti ma ad oggi non<br />

ancora individuato dagli archeologi. Ecco infine tratteggiato <strong>il</strong> quadro dei<br />

ritrovamenti di San Lorenzo a Monte. Un quadro <strong>al</strong>l’interno del qu<strong>al</strong>e però<br />

non trovano posto gli ormai noti rocchi di colonna e i capitelli conservati<br />

nella sede dei Musei Comun<strong>al</strong>i, tradizion<strong>al</strong>mente attribuiti <strong>al</strong> complesso S.<br />

Lorenzo a Monte. I nuovi ritrovamenti hanno infatti sconfessato la<br />

consonanza di quei materi<strong>al</strong>i con quelli provenienti d<strong>al</strong> complesso<br />

monument<strong>al</strong>e di San Lorenzo a Monte, per<strong>al</strong>tro di diverso diametro.<br />

DALLAN-FERRI 2005=A.D<strong>al</strong>lan-G.Ferri, Passato e futuro della chiesa di<br />

San Lorenzo a Monte, “L’arco”, 7, 2005, pp. 40-41.<br />

DELLA PASQUA 2005=M.Della Pasqua, Nota sulle princip<strong>al</strong>i tipologie di<br />

ceramica comune d<strong>al</strong>le fornaci di Santarcangelo, “StRomagnoli”, 56, 2005.<br />

FONTEMAGGI – PIOLANTI (a cura di )2005=A.Fontemaggi, O.Piolanti,<br />

Da Rimini ad <strong>Ariminum</strong>, <strong>al</strong>la scoperta della città romana, Rimini 2005.


MIARI 2005=M.Miari, Passato e futuro della chiesa di San Lorenzo a<br />

Monte, “L’arco”, 7, 2005, pp. 42-43.<br />

BRIGHI 2005=E.Brighi, Passato e futuro della chiesa di San Lorenzo a<br />

Monte: la campagna di scavo, “L’arco”, 7, 2005, pp. 43-45.<br />

RAVARA MONTEBELLI 2005=C.Ravara Montebelli, La Venere di<br />

S.Giovanni in Perareto: un antico dono della Cassa di Risparmio di Rimini<br />

<strong>al</strong>la città, “L’arco”, 7, 2005, pp. 50-53. L’A. presenta un affresco<br />

compresso su una serie di descrizioni che hanno per oggetto un bronzetto<br />

romano rappresentante Venere, ritrovato con certezza nel riminese. In 4<br />

pagine acuminate l’A. è un pittore puntinista, documento dopo documento,<br />

si compone <strong>il</strong> quadro delle intuizioni. Il bronzetto, donato <strong>al</strong> Museo della<br />

città nel 1941 e rimasto nascosto per tutto <strong>il</strong> periodo della guerra, verrà in<br />

seguito trafugato nella notte del 1962. Stando <strong>al</strong> giudizio dell’archeologo<br />

prof. Pericle Ducati di Bologna, che aveva avuto occasione di vedere<br />

l’oggetto, si trattava di un interessante bronzo ellenistico-romano, di una<br />

delle tante raffigurazioni di Afrodite completamente ignuda, declinata d<strong>al</strong><br />

prototipo prassitelico, che ha avuto la sua più <strong>al</strong>ta espressione artistica nella<br />

Venere dei Medici e nella Venere Capitolina.<br />

RODRIGUEZ 2005=E.Rodriguez, Terrecotte architettoniche di età romana<br />

da S.Ermete di Santarcangelo, “StRomagnoli”, 56, 2005.<br />

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE<br />

AA.VV. (autori vari).<br />

ATTA=Atlante Tematico di Topografia Antica.<br />

AC=Archeologia Classica. Rivista dell’Istituto di Archeologia<br />

dell’Università di Roma.<br />

Abruzzo=Rivista dell’Istituto di Studi Abruzzesi.<br />

Aem<strong>il</strong>ia= “Aem<strong>il</strong>ia” – Aem<strong>il</strong>ia. La cultura romana in Em<strong>il</strong>ia Romagna<br />

d<strong>al</strong> III secolo a.C. <strong>al</strong>l’età costantiniana, Venezia 2000.<br />

ASAER=Archivio Soprintendenza Archeologia Em<strong>il</strong>ia Romagna,<br />

Bologna.<br />

AAAd=Antichità Altoadriatiche.<br />

ACS=Archivio Centr<strong>al</strong>e dello Stato.<br />

AISCOM=Atti dei colloqui dell’Associazione it<strong>al</strong>iana per lo studio e la<br />

conservazione del mosaico.<br />

Arte Antica e Moderna=ArteAnt Mod.<br />

Arte e civ. romana= Arte e civ<strong>il</strong>tà romana nell’It<strong>al</strong>ia settentrion<strong>al</strong>e d<strong>al</strong>la<br />

repubblica <strong>al</strong>la tetrarchia. Cat<strong>al</strong>ogo della Mostra, I, Bologna 1964; II<br />

Bologna 1965.<br />

Atti Ceram Ravenna= I problemi della Ceramica romana di Ravenna,<br />

della v<strong>al</strong>le Padana e dell’Alto Adriatico. Atti del Convegno<br />

internazion<strong>al</strong>e a Ravenna, 10-12 maggio 1969, Bologna 1972.<br />

AttiDepRomagna=Atti e Memorie della Deputazione di Storia patria<br />

per le province di Romagna – Bologna.<br />

CARB=Corsi di cultura sull’arte ravennate e bizantina.<br />

BA=Bollettino d’arte del ministero per i beni cultur<strong>al</strong>i e ambient<strong>al</strong>i.<br />

La Città etrusca=Atti del Convegno di Studi sulla città etrusca e it<strong>al</strong>ica<br />

preromana.<br />

StZuffa=Cultura figurativa e materi<strong>al</strong>i tra Em<strong>il</strong>ia e Marche, Studi in<br />

memoria di M.Zuffa, Rimini 1984.<br />

EC=Etudes Celtiques.


EAA=Enciclopedia dell’Arte Antica Classica e Orient<strong>al</strong>e, Roma 1958ss.<br />

Em<strong>il</strong>ia Romana, I, Firenze 1941: II, Firenze 1944.<br />

Epigraphica= Rivista it<strong>al</strong>iana di epigrafia.<br />

EPRO=Etudes preliminaires aux religions orient<strong>al</strong>es dans l’empire<br />

romain, Leiden.<br />

FA=Fasti archeologici.<br />

FRav= Felix Ravenna.<br />

Lucerne=Le lucerne romane del museo di Cattolica. Appunti e schede a<br />

cura di N.Dolci Santià, Cattolica 1982.<br />

MEFRA=Mélange de l’Ecole française de Rome. Antiquité.<br />

MemAmAc=Memoires of the American Academy in Rome<br />

MemLinc=Memorie dell’Accademia dei Lincei<br />

NotSC=Notizie degli Scavi di Antichità<br />

Pro Poplo Ariminese=Atti del convegno Rimini antica (Atti del<br />

convegno Rimini antica, Una res publica fra terra e mare – Rimini<br />

1993) Faenza 1995.<br />

Rei Cret Rom Faut Acta= Rei Cretariae Romanae Fautorum Acta.<br />

Rend Pont Acc=Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di<br />

Archeologia, Roma.<br />

RFIC=Rivista di F<strong>il</strong>ologia e di Istruzione Classica, Torino.<br />

RIASA=Rivista dell’Istituto Nazion<strong>al</strong>e di Archeologia e Storia<br />

dell’Arte.<br />

Rimini antica= An<strong>al</strong>isi di Rimini antica: storia e archeologia per un<br />

museo. Musei proposta 1980, Rimini 1980.<br />

Rimini Divina=Rimini Divina, religioni e devozione nell’Evo antico,<br />

Rimini 2000.<br />

RivStLig=Rivista studi liguri.<br />

StEtr=Studi Etruschi.<br />

St Romagnoli=Studi Romagnoli.<br />

StdDocA=Soprintendenza Archeologica dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna –<br />

Bologna.<br />

St Rim=Studi Riminesi e bibliografici in onore di Carlo Lucchesi a cura<br />

della Società di Studi Romagnoli, Faenza, 1952.<br />

Studi=Studi sulla città antica – l’Em<strong>il</strong>ia Romagna, Roma 1983.<br />

“SDA”= Studi e Documenti di Archeologia. Soprintendenza<br />

Archeologica per l’Em<strong>il</strong>ia Romagna, Bologna.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!