Ariminum, il territorio al microscopio - Romit.org
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m<strong>il</strong>itibusque coloniis imperatis, Aqu<strong>il</strong>eiam pervenit. Ibi certior factus exercitum incolumem<br />
esse, scriptis litteris Romam, ne tumultuarentur, ipse remissis aux<strong>il</strong>iis, quae G<strong>al</strong>lis<br />
imperaverat, ad collegam est profectus. Romae magna ex necopinato laetitia fuit: d<strong>il</strong>ectus<br />
omissus est, exauctorati, qui sacramento dixerant, et exercitus, qui Arimini pest<strong>il</strong>entia<br />
adfectus erat, domum dimissus. Histri magnis copiis cum castra haud procul consulis castris<br />
haberent, postquam <strong>al</strong>terum consulem cum exercitu novo advenisse audierunt, passim in<br />
civitates d<strong>il</strong>apsi sunt. Consules Aqu<strong>il</strong>eiam in hiberna legiones reduxerunt.<br />
I due aqu<strong>il</strong>eiesi Gneo e Lucio Gav<strong>il</strong>lio Novello, ignari dell’accaduto, stavano tornando<br />
indietro con le vettovaglie: avvenne che per poco non finivano nell’accampamento catturato<br />
dagli Istri. Costoro, avendo abbandonato i bagagli ed essendosi rifugiati ad Aqu<strong>il</strong>eia, diffusero<br />
terrore e scompiglio ovunque, non solo in questo centro, ma, dopo pochi giorni, anche a<br />
Roma stessa; qui si diffuse notizia non solo che <strong>il</strong> campo era stato catturato dai nemici o che i<br />
nostri erano in fuga – fatti re<strong>al</strong>mente verificatisi –, ma anche che la situazione era disperata e<br />
che ormai l’intero esercito era stato sbaragliato. Perciò, come accade di solito nell’imminenza<br />
di un attacco, fu decretata una leva straordinaria non solo in città, ma in tutta It<strong>al</strong>ia. Furono<br />
arruolate due legioni di cittadini romani e si richiesero diecim<strong>il</strong>a fanti con cinquecento<br />
cav<strong>al</strong>ieri agli <strong>al</strong>leati di diritto latino. Il console Marco Giunio ricevette l’ordine di passare in<br />
G<strong>al</strong>lia e di esigere d<strong>al</strong>le città della provincia <strong>il</strong> contingente di soldati che ciascuna fosse in<br />
grado di <strong>al</strong>lestire. Allo stesso tempo si decretò che <strong>il</strong> pretore Tiberio Claudio ordinasse ai<br />
soldati della quarta legione, insieme a cinquem<strong>il</strong>a fanti e duecentocinquanta cav<strong>al</strong>ieri fra gli<br />
<strong>al</strong>leati latini, di radunarsi a Pisa: finché <strong>il</strong> console era lontano, egli avrebbe dovuto garantire la<br />
difesa di quella provincia. Il pretore Marco Titinio ebbe invece l’incarico di riunire a Rimini<br />
la prima legione, con lo stesso numero di soldati e di cav<strong>al</strong>ieri <strong>al</strong>leati.<br />
Tiberio Claudio Nerone partì in <strong>al</strong>ta uniforme verso la provincia di Pisa; Titinio, dopo aver<br />
inviato <strong>il</strong> tribuno m<strong>il</strong>itare Gaio Cassio a Rimini, perché assumesse <strong>il</strong> comando della legione,<br />
tenne la leva a Roma. Il console Marco Giunio, passato d<strong>al</strong> <strong>territorio</strong> ligure nella provincia di<br />
G<strong>al</strong>lia, ordinò <strong>al</strong>le città che fornissero immediatamente truppe aus<strong>il</strong>iarie e <strong>al</strong>le colonie che<br />
offrissero soldati; quindi giunse ad Aqu<strong>il</strong>eia. Qui, venuto a sapere che l’esercito era incolume,<br />
scrisse una missiva a Roma, perché cessasse l’<strong>al</strong>larme; rimandate indietro le truppe aus<strong>il</strong>iarie<br />
che aveva chiesto ai G<strong>al</strong>li, partì per raggiungere <strong>il</strong> collega. A Roma grande fu la gioia per la<br />
notizia inattesa: fu sospesa la leva, vennero congedati coloro che erano stati reclutati, e fu<br />
rimandato a casa l’esercito tra le cui f<strong>il</strong>e, a Rimini, si era diffusa un’epidemia. Gli Istri, che<br />
con ingenti truppe si erano acquartierati non distante d<strong>al</strong>l’accampamento del console, non<br />
appena vennero a sapere che era in arrivo l’<strong>al</strong>tro console, con un nuovo esercito, si dispersero<br />
qua e là, fra i vari centri abitati. I consoli fecero <strong>al</strong>lora rientrare le legioni ad Aqu<strong>il</strong>eia, negli<br />
accampamenti invern<strong>al</strong>i.<br />
Dopo la conquista del <strong>territorio</strong> celtico della v<strong>al</strong>le del Po, qu<strong>al</strong>che difficoltà permaneva sul fronte<br />
nord-orient<strong>al</strong>e. Dai v<strong>al</strong>ichi delle Alpi Carniche e Giulie, <strong>al</strong> di là del <strong>territorio</strong> degli <strong>al</strong>leati Veneti,<br />
tribù montane continuavano infatti a scendere nella pianura, <strong>al</strong>la ricerca di terre da coltivare. Fu<br />
questa la ragione che, nel 181 a.C., indusse Roma a dedurre nella regione la colonia latina di<br />
Aqu<strong>il</strong>eia, i cui cittadini ottennero appezzamenti di terreno assai estesi. La decisione fu accolta dagli<br />
Istri come una provocazione, che suscitò negli anni successivi una serie di scorrerie narrate a più<br />
riprese da Livio. Nel 178 venne inviato contro di loro <strong>il</strong> console Manlio Vulsone, che fu tuttavia<br />
sconfitto nei pressi di Trieste, riuscendo però a ri<strong>org</strong>anizzare le forze e a volgere in rotta <strong>il</strong> nemico.<br />
L’anno successivo lo stesso Vulsone, in qu<strong>al</strong>ità di proconsole, e <strong>il</strong> suo successore Gaio Claudio<br />
sconfissero in battaglia <strong>il</strong> re degli Istri e pacificarono tutta la penisola sino a Pola (Liv. XLI 10-11):<br />
l’intera frontiera nord-orient<strong>al</strong>e era ormai sicura.<br />
10. Cimbri e Teutoni