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HIMed - Anno 3, numero 2 - Novembre 2012 - SIOMI

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L’evoluzione dell’idea di tipo in omeopatia<br />

Luigi Turinese<br />

Medico esperto in omeopatia, psicoterapeuta<br />

E-mail: turiness@tin.it<br />

Benché qualcuno creda ancora il contrario, in tutta<br />

la sua attività teorica e clinica Hahnemann non<br />

parve mai interessato a percorrere una via costituzionalistica<br />

o tipologica. Certo, la necessità di studiare<br />

la totalità dei sintomi dei pazienti per meglio stabilire i<br />

criteri di similitudine lo spingeva verso la nozione di globalità,<br />

ma egli non andò mai oltre la segnalazione che<br />

presso certe fisiologie e certi temperamenti fosse più probabile<br />

ritrovare i segni di richiamo di un certo rimedio<br />

piuttosto che di un altro.<br />

L'evoluzione successiva dell'omeopatia, tuttavia, sembra<br />

andare spontaneamente verso l'elaborazione di una medicina<br />

di terreno. Questa tendenza trapela persino nel<br />

linguaggio, se ancora oggi si parla di soggetto psorico, di<br />

paziente sicotico, e così via, quando si dovrebbe più correttamente<br />

affermare che nel tal paziente si manifestano<br />

segni del modello reattivo psorico, del modello reattivo<br />

sicotico, e così via: un modello reattivo, infatti, non è un<br />

tipo, ma uno dei modi - tipologicamente orientati, certo<br />

- di cui ciascun individuo dispone per reagire nelle fasi<br />

di rottura del suo equilibrio fisiologico. Proviamo a ricostruire<br />

le tappe salienti dell'assimilazione del linguaggio<br />

tipologico all'interno del costrutto omeopatico.<br />

Una ventina d'anni dopo la morte di Hahnemann,<br />

Grauvogl descrive tre costituzioni, che sarebbe meglio<br />

definire stati biochimici, in rapporto ai quali classifica i<br />

rimedi omeopatici:<br />

< costituzione idrogenoide, corrispondente ad uno<br />

stato di iperidratazione tissutale;<br />

< costituzione ossigenoide, presso la quale le ossigenazioni<br />

sono in eccesso, per un'esagerazione del catabolismo;<br />

< costituzione carbonitrogena, caratterizzata all'opposto<br />

da insufficiente di ossidazione e da ritenzione azotata.<br />

Influenzato da Grauvogl, all'inizio del '900 il medico<br />

svizzero Antoine Nebel (1870-1954) descrive tre costituzioni<br />

minerali di base correlate ai sali di calcio dello<br />

scheletro.<br />

< Costituzione carbocalcica, normocrinica, capace di<br />

buona resistenza alla tubercolosi. Comprende soggetti<br />

brevilinei, con arcate dentarie regolari, denti quadrati,<br />

articolazioni piuttosto rigide e forti. Il carattere è<br />

calmo ed equilibrato.<br />

< Costituzione fosfocalcica, ipercrinica, poco resistente<br />

alla tubercolosi. Raggruppa soggetti longilinei, dal palato<br />

ogivale, con denti rettangolari presto cariati, dal<br />

torace stretto, predisposti alla cifosi, astenici e nervosi.<br />

CONTRIBUTI ORIGINALI<br />

< Costituzione fluorocalcica, ipocrinica, molto resistente<br />

alla tubercolosi. La morfologia è variabile, ma<br />

è sempre segnata da iperlassità legamentosa: ne conseguono<br />

scoliosi, articolazioni lasse e, a carico degli<br />

organi interni, ptosi viscerali; sono frequenti le varici.<br />

I denti sono piccoli e malocclusi. Il carattere è improntato<br />

a una certa instabilità.<br />

Le caratteristiche delle tre costituzioni minerali di base<br />

sono correlate con le patogenesi dei tre sali di calcio dello<br />

scheletro: Calcarea carbonica, Calcarea phosphorica e<br />

Calcarea fluorica.<br />

Léon Vannier (1880-1963) riprende la classificazione di<br />

Nebel, semplificandone la terminologia (le tre costituzioni<br />

diventano la carbonica, la fosforica e la fluorica) e<br />

precisando che "il fosforico è sempre un eredo-tubercolare,<br />

il fluorico un eredo-sifilitico" (Vannier, 1928: 55-<br />

56). La classificazione di Nebel e Vannier, ancora in auge<br />

in Francia e ripresa anche in opere recenti, ha il difetto<br />

non marginale di trascurare l'antropometria. Difatti ogni<br />

classificazione costituzionale che si rispetti deve postulare<br />

un tipo che rappresenta la norma statistica, rispetto al<br />

quale gli altri soggetti rappresentano appunto deviazioni<br />

dalla norma. Non ha senso parlare di brevilineo e di longilineo<br />

se non in rapporto ad un normolineo. A questo<br />

difetto, tanto grave da porre, secondo me, la classificazione<br />

di Nebel e Vannier al di fuori dell'evoluzione delle<br />

classificazioni costituzionali compiute, pone rimedio<br />

Henry Bernard in lavori scritti a cavallo tra gli anni '40<br />

e gli anni '50 (Bernard, 1951/1985). In questi lavori Bernard<br />

mette al centro della sua classificazione una costituzione<br />

sulfurica, facendone la costituzione più<br />

equilibrata o quanto meno quella in grado di difendersi<br />

meglio, dato che il rimedio di base che la rappresenta,<br />

Sulphur, descrive uno stato di eccellente reattività biologica.<br />

Mostrando un grande acume clinico, Bernard distingue<br />

tre sottotipi sulfurici: un tipo tanto equilibrato<br />

da poter essere considerato un tipo canonico di riferimento<br />

(sulfurico neutro), pressoché impossibile a riscontrarsi<br />

in pratica; e due tipi sulfurici per così dire<br />

"laterali": l'uno le cui caratteristiche lo accostano alla costituzione<br />

carbonica e che Bernard denomina sulfurico<br />

grasso; l'altro che viceversa trae rapporti con la costituzione<br />

fosforica e che per questo viene denominato sulfurico<br />

magro. Si può comprendere come in questo schema<br />

non ci sia posto per una casella fluorica autonoma; difatti<br />

Bernard, pur conservando con molto buon senso un legame<br />

con la tradizione, "declassò" la costituzione fluorica,<br />

che divenne una costituzione mista, apportante una<br />

nota distrofica più o meno accentuata ai tipi costituzionali<br />

di base.<br />

8 HOMEOPATHY AND INTEGRATED MEDICINE | novembre <strong>2012</strong> | vol. 3 | n. 2

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