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HIMed - Anno 3, numero 2 - Novembre 2012 - SIOMI

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CONTRIBUTI ORIGINALI<br />

Il viso e il suo esame in medicina antica<br />

La fisiognomica in occidente e in Medicina Cinese<br />

Tiziana D’Onofrio, Carlo Di Stanislao & Maurizio Corradin<br />

Medici esperti in agopuntura e MTC<br />

E-mail: carlo.distanislao@gmail.com<br />

Appare subito evidente la grande importanza che<br />

da sempre l’uomo ha riservato allo studio del<br />

viso1- 2 nel tentativo di comprendere, attraverso<br />

le sue peculiarità, gli elementi fondamentali del carattere<br />

ma anche della costituzione dell’individuo che stiamo<br />

osservando. 3 Il viso infatti (l’etimologia deriva dal latino<br />

visus, videre, come “vista”, “aspetto”) 4 , con le sue caratteristiche,<br />

determina già al primo impatto un insieme<br />

elementi di comunicazione che, vedremo, possono fornirci<br />

informazioni importanti sull’intero complesso fisico<br />

ed energetico.<br />

L’osservazione ed interpretazione delle varie componenti<br />

del volto è stata, da sempre, una disciplina propria dell’arte<br />

medica sin dai tempi più antichi anche nel nostro<br />

Occidente: Pitagora che riconosceva nell’individuo un<br />

modello numerico e quindi categorie5 che potessero fungere<br />

da ordine alla infinità variabilità dell’essere umano;<br />

poi ancora Empedocle6 con la sua teoria umorale per<br />

giungere ad Ippocrate con l’insieme dei suoi scritti riuniti,<br />

in epoca romana, nel cosiddetto “Corpus Ippocraticus”<br />

come, con Galeno e Polibio, che ne completano<br />

lo studio umorale. 7 Questi autori, padri ed insuperati<br />

esponenti della terapia umorale, che rappresenta il più<br />

antico tentativo, nel mondo occidentale, di ipotizzare<br />

una spiegazione eziologica dell’insorgenza delle malattie,<br />

superando la concezione superstiziosa, magica o religiosa,<br />

del passato e che si ricollega ai Quattro Elementi di<br />

Anassimene di Mileto (VI secolo a.C.), definiscono bene<br />

temperamenti, predisposizioni ed aspetto del viso, secondo<br />

un interessante e sintetico schema.<br />

In particolare Ippocrate di Kos, applicò la teoria di Anassimene<br />

(Acqua, Aria, Terra e Fuoco), definendo l’esistenza<br />

di quattro umori base, ovvero bile nera, bile gialla,<br />

flegma ed infine il sangue (umore rosso). La terra corrisponderebbe<br />

alla bile nera (o atrabile, in greco Melàine<br />

Chole) che ha sede nella milza, il fuoco corrisponderebbe<br />

alla bile gialla (detta anche collera) che ha sede nel fegato,<br />

l’acqua alla flemma (o flegma) che ha sede nella testa,<br />

l’aria al sangue la cui sede è il cuore. A questi corrispondono<br />

quattro temperamenti (flegmatico, melanconico,<br />

collerico e sanguigno), quattro qualità elementari<br />

(freddo, caldo, secco, umido), quattro stagioni (primavera,<br />

estate, autunno ed inverno) e quattro stagioni della<br />

vita (infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia).<br />

Il buon funzionamento dell’organismo dipenderebbe<br />

dall’equilibrio degli elementi, definito eucrasia, mentre<br />

il prevalere dell’uno o dell’altro causerebbe la malattia<br />

ovvero discrasia. Oltre ad essere una teoria eziologica<br />

della malattia, la teoria umorale è anche una teoria della<br />

HOMEOPATHY AND INTEGRATED MEDICINE | novembre <strong>2012</strong> | vol. 3 | n. 2<br />

personalità la predisposizione all’eccesso di uno dei quattro<br />

umori definirebbe un carattere, un temperamento e<br />

insieme una costituzione fisica detta complessione:<br />

< il malinconico, con eccesso di bile nera, è magro, debole,<br />

pallido, avaro, triste;<br />

< il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro,<br />

asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso, furbo,<br />

generoso e superbo;<br />

< il flemmatico, con eccesso di flegma, è beato, lento,<br />

pigro, sereno e talentuoso<br />

< il tipo sanguigno, con eccesso di sangue, è rubicondo,<br />

gioviale, allegro, goloso e dedito ad una sessualità giocosa.<br />

E la personalità, secondo questa teoria, traspare, più nettamente<br />

dal viso, pallido e magro per il melanconico,<br />

pieno di rughe ed ossuto nella parte centrale per il biliare,<br />

flaccido e con borse sotto gli occhi o vistosi calamari per<br />

il flemmatico, rubicondo e tondo per il sanguigno. Impossibile<br />

non citare, a questo punto. Platone 8 che riconosce<br />

alla fisiognomica dignità di scienza ed addirittura<br />

manifestazione di archetipi universali, idea secondo cui<br />

attraverso l’esame del viso, delle sue parti e dei suoi atteggiamenti,<br />

si accede a una ricerca generale sulla possibilità<br />

di una conoscenza certa, sia pure mutuata da un<br />

mondo materiale popolato di apparenze mutevoli.<br />

In opposizione ai soggetti sensibili del mondo dell’esperienza,<br />

contingenti e corruttibili, elaborando le dottrine<br />

socratiche sulla natura dei concetti Platone concepì le<br />

forme, o idee, che rappresentano gli elementi permanenti<br />

e stabili del pensiero, gli archetipi che permettono di nominare,<br />

distinguere e pensare gli esseri e gli oggetti del<br />

mondo fisico. Le idee sono inoltre i modelli delle creature<br />

e delle cose fisicamente esistenti, che di esse sono<br />

invece copie imperfette e corruttibili; la realtà metafisica<br />

degli archetipi, pur invisibile all’uomo comune, è dunque<br />

il fondamento dell’esistenza delle ‘copie’ che popolano<br />

il mondo visibile. E le idee o archetipi di ogni uomo<br />

affiorano, soprattutto sul suo viso. E’ doveroso è anche<br />

accennare agli studi condotti da Leonardo Da Vinci 9 , soprattutto<br />

per ciò che attiene alle forme geometriche e<br />

alle armonie delle singole sue parti. Sono tutti costoro<br />

che, in modo diverso, fanno nascere, a partire dalla fine<br />

del ‘500, quell’interesse per la fisiognomica, che scaturisce<br />

da una curiosità per così dire filosofica, circa il nesso<br />

tra corpo e anima, esteriorità e interiorità, che costituisce<br />

uno dei processi di tematizzazione più complessi della<br />

cultura occidentale. Bisogna anzitutto prestare attenzione<br />

alla teoria della percezione, così come suggerito tra<br />

gli altri da Rudolph Arnheim e Ernst Gombrich.<br />

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