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HIMed - Anno 3, numero 2 - Novembre 2012 - SIOMI

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36<br />

Il soggetto in buona salute si caratterizza per il suo amore<br />

per la vita, il suo gusto per l’azione, la sua giovialità, il suo<br />

ottimismo, la sua generosità... (Demarque). Geniale e creativo,<br />

è dotato di intelligenza prevalentemente sintetica.<br />

L’apprendimento comunque è di solito molto rapido e non<br />

gli costa particolare impegno: cosa che in certo senso sollecita<br />

ulteriormente l’innato ottimismo, che lo persuade di avere<br />

talenti innati che non hanno bisogno di impegno per essere<br />

sviluppati. Il rendimento scolastico viene compromesso principalmente<br />

dalla pigrizia, dall’indolenza, dall’incapacità<br />

di applicarsi secondo un metodo regolare e programmato e<br />

dalla tendenza a sottovalutare le difficoltà. Fa volentieri il<br />

pagliaccio in classe. Un’educazione permissiva è decisamente<br />

controproducente, rendendolo ancor più disubbidiente e indolente.<br />

Necessita di un “contenimento” fermo e deciso.<br />

L’emotività è abbastanza contenuta. Uno scarso coinvolgimento<br />

affettivo è lo scudo con cui si difende nelle circostanze<br />

avverse, mostrando imperturbabilità. La sua apparente stabilità<br />

è opera di una massiccia negazione che lo porta spesso<br />

a una rara autentica comunicazione con gli altri.<br />

Attraverso la descrizione del temperamento che il rimedio<br />

evocava, io... rilessi mio figlio! E questo piano piano sciolse...<br />

il ghiaccio che si era formato tra noi. Nessuno era mai riuscito<br />

a leggere oltre al suo comportamento e nemmeno noi.<br />

Giudizi distorti e dispregiativi soffocavano il profumo della<br />

sua anima asfissiando la sua vitalità e la vitalità di quel<br />

fluire dinamico e vitale che la relazione, quella “buona”,<br />

permette...<br />

Importante fu per me comprendere che era parte di sé quel<br />

“bisogno di muoversi”, che era parte di sé “quel fare il pagliaccio<br />

in classe”, che era parte di sé “quell’innato ottimismo<br />

che può portare alla superficialità.. “e che proprio<br />

perché parte di sé niente e nessuno aveva il diritto di castrare,<br />

ma semmai accompagnare verso un riequilibrio della<br />

propria e sana unicità. Non fu certo indifferente per me<br />

comprendere che se la mia piccola Silicea doveva essere attrezzata<br />

di incoraggiamenti continui, con l’esplosivo Sulphur<br />

era necessario relazionarmi con una educazione più<br />

ferma e spesso decisa per contenere l’energia di quel fiume<br />

in piena... un fiume che quando straripa mortifica anche<br />

se stesso.... Quella che io leggevo come indifferenza non era<br />

altro che “lo scudo con cui Sulphur si difende dalle circostanze<br />

avverse”...<br />

Come disse un tempo il grande Viktor Frankl “...se capisci<br />

il perché... riesci a sopportare meglio il come...” E ora con<br />

l’omeopatia riuscivo dare un senso a quel “come”! Quel<br />

“come” spesso scomodo e fastidioso perché spesso ripesca nel<br />

bailame dei conflitti non risolti e ancora vivi dentro di noi,<br />

quel “come” sintomo importante...”.<br />

CONTRIBUTI ORIGINALI<br />

Per concludere, alcune precisazioni<br />

E’ importante precisare che, soltanto la pratica psicoanalitica,<br />

o comunque la riflessione sul proprio mondo<br />

interno, può condurre a modificazioni psicologiche, e<br />

non oltre certi limiti e l’omeopatia non può certo sostituirsi<br />

a un percorso individuale di presa di coscienza.<br />

Inoltre il rimedio simillimum mira a ritrovare le tendenze<br />

naturali del soggetto e a ristabilirle, non riferendosi a un<br />

prototipo standard di uomo sano, ma alla sua personale<br />

individualità, definita dalla sintomatologia del suo temperamento<br />

e della sua costituzione. Il tratto temperamentale<br />

del simillimum servirà unicamente da guida di<br />

una dinamica presa di coscienza e comunque lungi dal<br />

cristallizzare il soggetto in confini rigidi e statici. Questo<br />

vuol dire che il carattere può essere solo un segno di richiamo<br />

che conduce alla prescrizione di un determinato<br />

rimedio e, dunque, alla possibile guarigione di una malattia<br />

in quel determinato tipo, ma non può essere fatto<br />

oggetto di terapia omeopatica: esso ha valore di indicatore,<br />

non di indicazione. 6<br />

Questa precisazione che potrebbe apparire banale, è doverosa<br />

là dove pericolose aspettative deluse, soprattutto<br />

genitoriali, offuscassero il reale ruolo dell’educatore che<br />

è quello in primis di rispettare l’unicità del ragazzo e la<br />

sacralità della sua vita. In quest’ottica l’omeopatia deve<br />

essere considerata unicamente uno strumento al servizio<br />

dell’individuo ossia strumento di equilibrio delle sue<br />

qualità. g<br />

Bibliografia<br />

1. Martello M. Oltre il conflitto, dalla mediazione alla<br />

relazione costruttiva, McGraw-Hill, Milano, 2002.<br />

2. Demarque D. 1981. L’omeopatia, medicina dell’esperienza,<br />

Edizioni Boiron, Milano, 2003.<br />

3. Hahnemann S. 1921, Organon dell’arte di guarire,<br />

6 ed., Edi-lombardo, Roma, 2004.<br />

4. Gasparini L. Studio di Materia Medica Omeopatica,<br />

Salus Infirmorum, Padova, 2000.<br />

5. Barbancey J. La psicopatologia nella prassi omeoaptica,<br />

Vol. I e Vol. II, CEA, Casa Editrice Ambrosiana,<br />

Milano, 2000.<br />

6. Turinese L. Modelli psicosomatici. Un approccio categoriale<br />

alla clinica, Elsevier Masson, Milano, 2009.<br />

HOMEOPATHY AND INTEGRATED MEDICINE | novembre <strong>2012</strong> | vol. 3 | n. 2

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