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Si muore generalmente perché si è soli o perché si ... - Progetto Melo

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Corte di Cassazione del 1977 afferma con incredibile <strong>si</strong>curezza che la vecchia mafia non era una<br />

associazione criminale mentre la nuova lo <strong>è</strong>: altro contributo delle istituzioni alla non-compren<strong>si</strong>one<br />

del fenomeno e alla di<strong>si</strong>nformazione. Da parte mia, ricordo che nel 1979 alcuni colleghi mi<br />

chiesero: «Ma tu credi davvero che la mafia e<strong>si</strong>sta?», mentre altri parlavano di «germinazione<br />

spontanea del fenomeno mafioso » anche lontano dalla <strong>Si</strong>cilia.<br />

Magistrati e forze dell'ordine cercano di convincer<strong>si</strong> che l'attuale inefficienza dello Stato <strong>si</strong>a<br />

dovuta all'entrata in scena di una mafia più feroce e sofisticata della precedente. Ma la vecchia e<br />

nobile mafia <strong>è</strong> soltanto una leggenda. Ne sono prova gli episodi criminali più efferati e spettacolari<br />

del dopoguerra. Se tralasciamo la strage di Portella delle Ginestre e gli assas<strong>si</strong>nii di diver<strong>si</strong><br />

<strong>si</strong>ndacalisti, pos<strong>si</strong>amo ricordare: nel 1963, la prima guerra di mafia culmina nell'esplo<strong>si</strong>one di una<br />

Giulietta imbottita di esplo<strong>si</strong>vo che falcia sette carabinieri; nel 1969, il massacro di viale Lazio a<br />

Palermo mette in luce la crudeltà di Cosa Nostra; nel 1970 la mafia <strong>è</strong> implicata in un tentativo di<br />

colpo di Stato, il co<strong>si</strong>ddetto golpe Borghese; nel 1971 il procuratore della Repubblica di Palermo<br />

viene assas<strong>si</strong>nato; nel 1974 il contrabbando di tabacco in mas<strong>si</strong>ma espan<strong>si</strong>one testimonia il<br />

raggiungimento di un livello che avrebbe dovuto suonare per le istituzioni come campanello<br />

d'allarme; nel 1980 Cosa Nostra controlla gran parte del traffico mondiale di eroina destinata agli<br />

Stati Uniti...<br />

Non <strong>si</strong> <strong>è</strong> compreso, non <strong>si</strong> <strong>è</strong> voluto comprendere che dietro tali episodi vi era una sola e<br />

unica mafia. Eppure, basterebbe rileggere i rapporti di polizia degli anni Sessanta per scoprire che<br />

certi personaggi importanti, poi divenuti i capi, vi erano già citati; che la struttura di base<br />

dell'organizzazione era nota (<strong>si</strong> fa perfino menzione dei capi decina e dei rappresentanti).<br />

Ma una cappa di <strong>si</strong>lenzio cala ben presto sul fenomeno mafioso: gli anni Settanta sono gli<br />

anni del terrorismo. Tutti i migliori magistrati o qua<strong>si</strong>, il grosso delle forze dell'ordine, sono<br />

impegnati nella lotta contro le Brigate rosse e altre organizzazioni terroristiche. Pochi <strong>si</strong> interessano<br />

di mafia. Proprio allora prende il via il traffico di stupefacenti e la mafia <strong>si</strong> trasforma nella potenza<br />

che <strong>è</strong> oggi. Grave quindi l'errore commesso in un momento in cui <strong>si</strong> disponeva di tutte le<br />

informazioni e condizioni per capirla e combatterla.<br />

Il passaggio da una mafia poco attiva in campo economico a una mafia sempre più<br />

aggres<strong>si</strong>va <strong>si</strong> consuma tra il 1974 e il 1977. Secondo Buscetta, il traffico di eroina viene allora<br />

controllato da tre famiglie di Palermo quella di Porta Nuova con Nunzio La Mattina; quella di<br />

Brancaccio, con Giuseppe Sàvoca e quella di Pagliarelli, con Antonino Rotolo i quali sfruttano<br />

abilmente le reti internazionali del contrabbando.<br />

Negli anni seguenti, grazie alla debolezza dell repres<strong>si</strong>one, la mafia prospera in tutti i settori<br />

dell'economia. <strong>Si</strong> comincia a parlare di mafia degli appalti e dei subappalti, di mafia dei<br />

supermercati, di mafia dei negozianti, di mafia delle tangenti... come se e<strong>si</strong>stesse una miriade di<br />

organizzazioni, una accanto all'altra. Come se la mafia non fosse una e indivi<strong>si</strong>bile.<br />

La verità <strong>è</strong> evidentemente un'altra. E' sufficiente soffermar<strong>si</strong> un attimo sulla grande guerra di<br />

mafia per capire il carattere unitario di Cosa Nostra. L'origine di tale guerra risale agli inizi degli<br />

anni Settanta, quando alcune famiglie realizzano vere e proprie fortune grazie al traffico di<br />

stupefacenti. Gaetano Badalamenti, all'epoca uno dei pochi grandi boss in libertà, getta le ba<strong>si</strong> del<br />

commercio con gli Stati Uniti, in particolare con Detroit, dove ha la sua testa di ponte. Salvatore<br />

Riina, il « corleonese», se ne accorge nel corso di una conversazione con Domenico Coppola,<br />

re<strong>si</strong>dente negli Stati Uniti, da lui convocato appo<strong>si</strong>tamente in <strong>Si</strong>cilia. Ecco gettati i presupposti per<br />

lo scatenamento della guerra di mafia.<br />

<strong>Si</strong> aggiunga che -- secondo il pentito Antonino Calderone -- anche Luciano Leggio, altro «<br />

corleonese » sottratto<strong>si</strong> alla sorveglianza della polizia, in quegli stes<strong>si</strong> anni comincia da Catania a<br />

tessere una rete di nuove alleanze, peraltro valide ancora oggi. Gaetano Badalamenti, reso<strong>si</strong> conto di<br />

quanto <strong>si</strong> sta tramando contro di lui, decide di eliminare un certo numero di persone, in particolare<br />

Francesco Madonia della famiglia di Vallelunga (Caltanissetta) con cui Leggi appare legato a<br />

doppio filo. Nel gennaio 1978 Salvatore Greco detto «Cicchiteddu« (Uccellino), giunto dal<br />

Venezuela dove ri<strong>si</strong>ede, ma che ha conservato tutta la sua influenza su Cosa Nostra, incontra in una

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