Usi e abusi dello Spirito - Università degli Studi di Trieste
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senso stretto, come non lo è alcun dato fondamentale e originale, ma è soltanto atta a<br />
essere accennata.” 7<br />
Quanto detto fino a qui basta ad evidenziare il cambiamento <strong>di</strong> prospettiva inaugurato<br />
dal pensiero del teologo tedesco, con cui si afferma definitivamente quella visione <strong>di</strong> un<br />
“sacro” essenzialmente “psicologico” e insieme ontologico.<br />
Questa interpretazione apriva alla possibilità <strong>di</strong> fondare su basi filosofiche una<br />
“storia comparata” che evitasse <strong>di</strong> ricondurre il fenomeno “religione” a qualcosa <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>verso dalla propria specificità. Infatti, riducendo l’ “essenza” <strong>di</strong> ciò che è considerato<br />
“religione” al sentimento del “sacro”, la visione <strong>di</strong> Otto permette <strong>di</strong> proporre una ricerca<br />
in cui sia possibile includere sullo stesso piano <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio anche manifestazioni<br />
definibili comunque “religiose” che possono però essere profondamente <strong>di</strong>verse e<br />
lontane dal cristianesimo eurocentrico e più in generale dai sistemi che fanno capo<br />
all’idea del Dio monoteista.<br />
Esperienze che coinvolgono più <strong>di</strong>rettamente il corpo attraverso l’uso dei<br />
cosiddetti “stati mo<strong>di</strong>ficati <strong>di</strong> coscienza” ricevono così <strong>di</strong>gnità non solo “scientifica” e<br />
permettono <strong>di</strong> mettere in evidenza tra<strong>di</strong>zioni sotterranee, da sempre comunque ben<br />
presenti nei filoni della mistica, delle pratiche esoteriche e dell’occulto, e <strong>di</strong> metterle in<br />
relazione con il quadro occidentale.<br />
Le riflessioni <strong>di</strong> Otto crearono delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> pensiero favorevoli per lo<br />
sviluppo della cosiddetta “fenomenologia della religione”, che si impegnò a co<strong>di</strong>ficare<br />
un “sacro” essenzialmente metastorico, posto oltre i confini della ragione umana, quin<strong>di</strong><br />
esplicitamente a-razionale, che ebbe, come si sa, larga fortuna nel corso del Novecento.<br />
L’idea <strong>di</strong> un “sacro” metastorico e ambiguo, esistente in sé e per sé, trova una larga<br />
<strong>di</strong>ffusione non solo in ambito accademico grazie soprattutto al successo dell’opera <strong>di</strong><br />
Mircea Eliade. Se si eccettua il “caso” italiano, le tesi <strong>dello</strong> stu<strong>di</strong>oso rumeno sono<br />
recepite entusiasticamente ed acriticamente, e godono <strong>di</strong> un consenso pressoché<br />
unanime fino alla fine <strong>degli</strong> anni Sessanta 8 . Il fatto che le impostazioni <strong>di</strong> Otto<br />
andassero a colmare un vuoto teorico percepito come necessario da riempire, è<br />
testimoniato dalla trasversalità con cui esse vennero accolte. Non bisogna <strong>di</strong>menticare<br />
infatti che Eliade proviene da un contesto culturale legato alla destra rumena, e la sua<br />
adesione negli anni Trenta alla politica fascista della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Ferro creò qualche<br />
riserva nei suoi confronti. Tuttavia l’uso <strong>di</strong> questo specifico concetto <strong>di</strong> “sacro” trova<br />
applicazione anche tra gli ambienti della sinistra francese, in particolare all’interno <strong>di</strong><br />
7 Otto 1994 (1917): 19<br />
8 confronta Angelini 2001 e De Martino-Pavese 1991<br />
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