Usi e abusi dello Spirito - Università degli Studi di Trieste
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mancò <strong>di</strong> invitarmi. Dopo qualche settimana <strong>di</strong> incertezza, decisi <strong>di</strong> partecipare ad uno<br />
<strong>di</strong> questi incontri.<br />
Le riunioni del gruppo<br />
Il primo incontro a cui partecipai si tenne in un’altra chiesa, più piccola e più in<br />
periferia. Quando furono più o meno arrivati tutti - venti-trenta persone circa, larga<br />
maggioranza femminile, età me<strong>di</strong>a sui quaranta anni – furono <strong>di</strong>sposte delle se<strong>di</strong>e in<br />
circolo in fondo alla chiesa, vicino alle porte spalancate a causa della calura. Ad ognuno<br />
venne <strong>di</strong>stribuito un libretto con dei canti, e una donna che aveva tutta l’aria <strong>di</strong> essere la<br />
responsabile del gruppo si impegnava ad illustrarci quale sarebbe stata la scaletta da<br />
rispettare quella sera. Un ragazzo e una ragazza, rispettivamente alla chitarra e al piano,<br />
cominciarono a suonare. Fecero due o tre canti <strong>di</strong> fila, senza interruzioni. I canti erano<br />
accompagnati dai presenti con braccia levate al cielo e agitate leggermente, battiti <strong>di</strong><br />
mani, ondeggiamenti del corpo, qualcuno durante il canto teneva gli occhi chiusi. Tra un<br />
canto e l’altro, quando la melo<strong>di</strong>a tendeva a scemare, veniva lasciato spazio alla<br />
preghiera personale, ed in questa occasione ho avuto modo <strong>di</strong> assistere alla cosiddetta<br />
“preghiera in lingue”: con gli occhi chiusi, le braccia levate, i palmi delle mani aperti,<br />
ondeggiando lievemente, i presenti si lasciavano andare producendo con la voce i suoni<br />
più <strong>di</strong>sparati. Chi li emetteva bassi, chi alti e acuti, chi ripeteva alcuni versi del canto<br />
appena terminato, chi si abbandonava a nenie e a melo<strong>di</strong>e improvvisate, chi invocava a<br />
voce alta lo <strong>Spirito</strong> Santo, chi innalzava parole <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> lode a Dio per le sue<br />
opere, e tutto contribuiva a creare un intreccio sonoro molto suggestivo.<br />
Al termine <strong>di</strong> questa prima fase <strong>di</strong> canti e preghiera spontanea, il giovane che<br />
occupava il posto accanto al mio, rivolgendosi a me, ultimo arrivato, usò queste parole,<br />
quasi per giustificarsi: “Siamo tutti matti, non è vero?” come se un lembo della sua<br />
consapevolezza fosse rimasto vigile durante il coinvolgimento emotivo dato dalla<br />
musica e dalla danza e non potesse fare a meno <strong>di</strong> considerare alla stregua <strong>di</strong><br />
sciocchezze ciò che essi stavano facendo in nome <strong>di</strong> Dio.<br />
Successivamente si passò ad un’altra fase in cui i partecipanti, messisi a sedere,<br />
aprirono e sfogliarono le Bibbie che portavano con sé e a turno leggevano ad alta voce<br />
passi delle Scritture, a volte commentandoli brevemente o riportandoli a episo<strong>di</strong> della<br />
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