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Usi e abusi dello Spirito - Università degli Studi di Trieste

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Tra due interpretazioni: “sacro” phainomenon e<br />

“sacro” genomenon<br />

Le considerazioni <strong>di</strong> Otto sul “sacro” creeranno le premesse teoriche per<br />

l’affermazione della nozione <strong>di</strong> ierofania, coniata da Mircea Eliade. Intesa come<br />

“manifestazione del sacro”, essa si attesta come mo<strong>dello</strong> più ampio in grado <strong>di</strong> cogliere<br />

l’onnipresenza del “sacro” nella sua essenza e trascendenza, quali si presentano nelle<br />

manifestazioni simboliche rilevabili storicamente all’interno dei vari sistemi culturali.<br />

Tuttavia i riferimenti teorici più prossimi ad Eliade non sono tanto quelli<br />

teologizzanti del “sacro” <strong>di</strong> Otto, quanto piuttosto quelli dei cosiddetti “teorici della<br />

tra<strong>di</strong>zione”. Fino alla Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale infatti, l’interesse del giovane rumeno è<br />

rivolto ad autori come Evola, Guénon, Coomarswamy, che facevano parte <strong>di</strong> un più<br />

ampio gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi che sostenevano l’esistenza <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione primor<strong>di</strong>ale,<br />

sovrastorica, che unificava sotto un unico principio trascendente le <strong>di</strong>verse tra<strong>di</strong>zioni<br />

culturali sviluppatesi lungo i secoli. Egli sceglie deliberatamente <strong>di</strong> innestare il proprio<br />

cammino <strong>di</strong> riflessione sulla scia delle teorie <strong>di</strong>vulgate dai “tra<strong>di</strong>zionalisti” senza<br />

prendere in considerazione lo storicismo <strong>di</strong> un Pettazzoni, o la fenomenologia <strong>di</strong> un van<br />

der Leeuw che pure conosceva. Semplicemente i percorsi ermeneutici proposti dai<br />

“tra<strong>di</strong>zionalisti” meglio si adattavano ai suoi intenti. Ciò a cui mirava Eliade infatti, era<br />

la ricostruzione <strong>di</strong> una “metafisica arcaica” andata via via degradandosi nel tempo e<br />

costituita attorno al tema della reintegrazione della realtà nel tutto in<strong>di</strong>stinto che precede<br />

la creazione.<br />

Nei suoi primi volumi scientifici de<strong>di</strong>cati all’alchimia, si afferma una visione del<br />

mondo arcaico in cui la natura era vissuta come un corpo organico animato in cui tutti i<br />

“livelli” della realtà - storico e mitico – potevano essere uniti senza per questo venire<br />

annullati. A svolgere questa funzione unificante è designato il “simbolo religioso”<br />

creato dall’uomo. L’uomo infatti, secondo Eliade, prendendo coscienza della propria<br />

posizione nel cosmo, <strong>di</strong>viene consapevole <strong>di</strong> una caduta, <strong>di</strong> una separazione, intuisce la<br />

<strong>di</strong>vinità come un intero <strong>di</strong> cui non è più parte. Questa consapevolezza è fonte <strong>di</strong> dolore,<br />

timore e <strong>di</strong>sperazione, e da qui nasce l’atto religioso come bisogno fondamentale<br />

dell’uomo <strong>di</strong> restaurare l’unità con il cosmo. Il rifacimento <strong>di</strong> questa unità, tramite il<br />

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