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Dispense per la scuola - Istituto Superiore di Sanità

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Il problema dell’osservazione, tuttavia, non si esaurisce e viene tutt’oggi rimesso<br />

in <strong>di</strong>scussione dai filosofi del<strong>la</strong> scienza: L’es<strong>per</strong>ienza del mondo esterno è sempre<br />

me<strong>di</strong>ata da specifici organi <strong>di</strong> senso e da specifici canali neurali. In questa misura,<br />

gli oggetti sono mie creazioni e l’es<strong>per</strong>ienza che ho <strong>di</strong> essi è soggettiva, non oggettiva<br />

(Gregory Bateson, 2000).<br />

Tutto ciò che è detto è detto da un osservatore (Maturana e Vare<strong>la</strong>, 1985).<br />

Confrontando i due affascinanti <strong>di</strong>pinti, entrambi intito<strong>la</strong>ti La grénouillère, realizzati<br />

contemporaneamente da C<strong>la</strong>ude Monet e da Pierre Auguste Renoir, possiamo<br />

osservare come le <strong>per</strong>cezioni e le rappresentazioni dello stesso soggetto e dello<br />

stesso evento possano essere <strong>di</strong>verse e come rispecchino culture ed emozioni<br />

<strong>di</strong>fferenti. Dobbiamo quin<strong>di</strong> rimettere in <strong>di</strong>scussione l’osservazione, che è uno strumento<br />

con molti limiti, <strong>per</strong>ché vinco<strong>la</strong>ta alle capacità <strong>per</strong>cettive e alle interpretazioni<br />

culturali <strong>di</strong> chi osserva.<br />

Il problema epistemologico dell’osservazione, <strong>di</strong> ciò che ciascuno vede e interpreta<br />

è eterno. Ulisse Aldrovan<strong>di</strong> ha fornito una sua soluzione a questo problema<br />

attraverso <strong>la</strong> rappresentazione naturalistica, che è entrata nel<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> scienza,<br />

pur con tutti i suoi limiti.<br />

Per moltissimo tempo <strong>la</strong> rappresentazione naturalistica ha costituito un grande<br />

riferimento <strong>per</strong> gli scienziati; oggi come ieri siamo abituati a usar<strong>la</strong>, con una serie<br />

<strong>di</strong> scopi <strong>di</strong>versi, nello stu<strong>di</strong>o e nel<strong>la</strong> ricerca, ma anche nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>vulgazione scientifica.<br />

Questa è entrata non solo nel<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> scienza, ma più globalmente nel<strong>la</strong> storia<br />

del<strong>la</strong> cultura mon<strong>di</strong>ale. E non è entrata soltanto come descrizione, ma anche come<br />

nuova forma d’arte. Un fenomeno anch’esso niente affatto trascurabile. Esistono nel<br />

mondo <strong>di</strong>tte specializzate che collezionano e vendono libri rari e preziosi, riguardanti<br />

appunto l’illustrazione naturalistica.<br />

Avvicinare le <strong>per</strong>sone, partico<strong>la</strong>rmente i giovani, alle idee del<strong>la</strong> scienza e al suo<br />

modo <strong>di</strong> interpretare <strong>la</strong> realtà è un’impresa non facile, <strong>per</strong>ché le <strong>di</strong>scipline hanno un<br />

linguaggio specializzato, strutture concettuali e modellizzazioni che risultano ostiche<br />

se non sono ben conosciute. Un contesto espressivo che può me<strong>di</strong>are tra cultura<br />

quoti<strong>di</strong>ana e cultura scientifica e produrre questo avvicinamento è proprio quello<br />

dell’arte, che si esprime con un linguaggio più universale e accessibile anche ai non<br />

es<strong>per</strong>ti. Questa me<strong>di</strong>azione, questo <strong>di</strong>alogo tra arte e scienza sono stati proposti più<br />

volte (Leonardo da Vinci ne è un esempio), ma è da Aldrovan<strong>di</strong> in poi che hanno<br />

una loro propria storia.<br />

Edoardo Boncinelli (2005) afferma: È nei nostri sensi <strong>la</strong> bellezza <strong>di</strong> un fiore o <strong>di</strong><br />

un tramonto. Il mondo è pieno <strong>di</strong> cose belle... come potrebbe essere <strong>di</strong>versamente?<br />

Siamo stati selezionati <strong>per</strong> apprezzarlo. Forse è questo che ci spinge a vedere il<br />

bello anche nel<strong>la</strong> rappresentazione naturalistica. Ecco, allora, che le tavole naturalistiche,<br />

nel tempo, <strong>di</strong>ventano bellissime, vere o<strong>per</strong>e d’arte e par<strong>la</strong>no linguaggi sempre<br />

più complessi, che avvicinano anche modalità <strong>di</strong> pensiero estranee al<strong>la</strong> scienza,<br />

modalità comunicative che <strong>per</strong>ò possono conciliarsi, trovare un’armonia. Questo è<br />

un fenomeno davvero interessante, che mette in evidenza cambiamenti non solo <strong>di</strong><br />

tecniche artistiche ma anche concettuali.<br />

Osservando alcune suggestive immagini <strong>di</strong> pittori naturalistici contemporanei<br />

(Figure 1, 2) non ammiriamo solo <strong>la</strong> precisione e <strong>la</strong> fedeltà del<strong>la</strong> rappresentazione,<br />

ma anche <strong>la</strong> bellezza che riescono a comunicarci, una bellezza che ci coinvolge e<br />

ci emoziona. Ecco l’ere<strong>di</strong>tà ricevuta dai nostri antichi rappresentatori del<strong>la</strong> natura, da<br />

Aldrovan<strong>di</strong> in poi, ritrovata nel gusto ma anche nei dettagli. Oggi le tavole naturali-<br />

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