germanismi editi e inediti nel codice diplomatico longobardo
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Giovanna Princi Braccini<br />
31. gairethinx (1) ‘assemblea popolare’, ‘[tipo di] convalida di un negozio<br />
giuridico’, ‘dono’ (garethinx).<br />
Non è il caso di ripetere quanto già detto in Princi Braccini 1995: in part. 1076-1078.<br />
Voglio invece attirare l’attenzione sul più ampio contesto della ‘notitia iudicati’ pavese<br />
(del 762 in copia del secolo IX, C.D.L. II: 112.11), notando l’esplicito riferimento alla<br />
lettera della legge (Liutprando 73 De donatione quae sine launigild aut sine thingatione<br />
facta est, che chiarisce Rotari 225): “... et non haberit adversus ipsum exenodochio aliquid<br />
quod reppetere, quis eius cartula, quamquam exemplar tantumodo essit et autentica exinde<br />
non haberit, stare nullu modo deberit, quia nec per garethinx nec per launichild factam non<br />
erat, sicut edicti contenit textus” (simile tenore <strong>nel</strong> lascito testamentario citato al n° 39).<br />
32. launegild (14) ‘compenso, più o meno simbolico, dovuto al donatore per<br />
rendere stabile il negozio giuridico’ (launchild [1], launechild [2], launechit [1],<br />
launichil [1], launichild [7], launigild [1], launigildum [1]).<br />
Il termine, oltre che aver posto in vari articoli di legge, è una presenza abituale negli<br />
atti di donazione perché la consegna rituale del launegild è richiesta dalla legge, insieme o<br />
in alternativa alla sanzione per gairethinx (vedi sopra n° 31), per rendere definitivo e non<br />
revocabile il passaggio di proprietà (e alla firmitas, alla stabilitas ecc. si fa aperto riferimento),<br />
nonché per porre il bene <strong>nel</strong>la piena disponibilità del nuovo proprietario<br />
(“quidquid de ea facere volueris, in tua sit potestate”). Interessante è poi, come anche <strong>nel</strong><br />
caso del semplice launo (che appare essere sinonimo del composto) 26 , la segnalazione<br />
della natura del launegild, del wirardonum (= widar [contro] –laun + donum?), cioè<br />
‘contro-dono’, come è glossato <strong>nel</strong> manoscritto di Ivrea (Liutprando 43): può essere “in<br />
auro et in panno”, “modicum”, “auri solidos ...”, “camisia”, “manitia” ecc.<br />
33. laun (2) (launo e launu).<br />
Si veda launegild (n° 32).<br />
34. morgingab (5) ‘dono del mattino dopo le nozze fatto dallo sposo alla<br />
sposa’ a sanzione del matrimonio (morgangab [1], morganicapu [2],<br />
morganicaput [1], morghincap [1]).<br />
Mi limito ad una sola osservazione, e cioè che nei documenti, tutti lucchesi, compresi<br />
fra il 722 e il 755, giuntici in originale o in copia sempre dell’VIII secolo, in cui occorre la<br />
parola, non c’è accenno a quanto previsto da Liutprando 7 (anno 717): “nolumus ut<br />
amplius sit, nisi quarta pars de eius substantia, qui ipsum morgingab fecit”; mentre “id est<br />
quarta pars / quartam partem” diventerà, fino dal manoscritto di Ivrea, dell’inizio del IX<br />
secolo, per continuare nei Glossari <strong>longobardo</strong>-latini Cavense (glossa n° 84) e Vaticano<br />
(glossa n° 63), l’interpretamentum usuale27 . Per commento linguistico e bibliografia<br />
rimando a van der Rhee 1970: 101-104.<br />
26 “… et pro ipsa donacionem accepi ad te launo camisia una ad ipsa confirmanda<br />
donacionem…” (a. 762) e “… donavit, et recepit… launu manicias parium unum…” (a. 773, in copia<br />
della fine dell’XI secolo). Si veda in C.D.L. II: 124.5 e V: 216.7.<br />
27 Lo stesso dicasi per i documenti. Tanto per citare un esempio, toscano dell’871: “...<br />
antepono ipsa quarta portione, que ego uxori mea Gariperge in morgincapum emisit” (C.D.A. I:<br />
321.9-10).