germanismi editi e inediti nel codice diplomatico longobardo
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Giovanna Princi Braccini<br />
ricostruzione etimologica basata su un’analisi comparata intergermanica. In tutta<br />
apparenza siamo di fronte a due varianti sinonime. Quale sia la voce di partenza non è dato<br />
sapere (non fa aggio la relativamente maggiore antichità di salseclano, perché recenziore<br />
non deteriore, come tutti sappiamo), trovando entrambe, se la mia proposta è soddisfacente,<br />
una spiegabile collocazione <strong>nel</strong> contesto del documento.<br />
Proporrei di vedere in salseclano e salsedano due composti con il primo elemento in<br />
comune, <strong>nel</strong> quale sarà da riconoscere il corrispondente <strong>longobardo</strong> dei sostantivi antico<br />
altotedesco sala ‘traditio, delegatio, passaggio legale di un bene’, antico inglese sala ‘vendita’<br />
e antico nordico sala e sal ‘vendita, affare, trattativa’, piuttosto che sala ‘tipo di unità<br />
abitativa e/o di organizzazione amministrativa’, che mal si confà al più ampio contesto del<br />
documento. Fra i verbi deboli costruiti su sala ‘vendita’ (tutti più o meno ‘consegnare,<br />
donare, vendere’: germ. *s a l j a n) trascegliamo l’antico nordico selja, che risulta essere<br />
usato come termine di legge <strong>nel</strong>la locuzione selja sök ‘to make over a suit into the hands of<br />
a delegate to plead it in court’ (Cleasby: s.v.).<br />
Proprio alla stessa famiglia di antico nordico sök ‘charge [accusa], suit, action, cause’<br />
si potrebbe attribuire il secondo membro di salseclano. I punti di confronto sono costituiti<br />
dal sostantivo gotico –sahts (testimoniato in alcuni composti fra i quali interessante è<br />
in-sahts ‘racconto, deposizione, testimonianza’), formato su sakan ‘litigare, rimproverare,<br />
apostrofare’ (Lehmann: s.v.), e dal corrispondente sostantivo antico nordico sætt e sátt<br />
(*s a h t i) ‘trattato, accordo, accomodamento, contratto, patto, riconciliazione’ e in<br />
particolare ‘any agreement made by umpires [arbitri]’, a cui corrisponde il verbo sætta<br />
(*s a h t j a n) è ‘to reconcile, make peace among’ e ‘to come to terms, to agree’ (Cleasby:<br />
s.vv.). La famiglia lessicale scandinava annovera vari membri, dei quali menzioniamo:<br />
sættir ‘peace-maker, reconciler’, sáttar-eiđr ‘an oath taken at a sátt’, sáttar-/sættar-fundr<br />
‘a peace-meeting’, sáttar-/sættar-görđr ‘the making a treaty, agreement, peacetransaction’,<br />
sáttar-/sættar-mađr ‘an umpire, a peace-maker’, sáttar-vætti ‘a testimony at a<br />
sætt’. Nell’antico inglese siamo, almeno all’inizio, di fronte ad una importazione<br />
scandinava, anche se, una volta acclimatatasi, la famiglia si è sviluppata in modo<br />
autonomo e secondo regole morfolessicali indigene: seht ‘a settlement, an agreement,<br />
terms arranged between two parties by an umpire, a peace between two powers’, sehtan ‘to<br />
bring about agreement between people, to settle a dispute’, ge-sehtian ‘to settle, reconcile’,<br />
sehtness ‘agreement, accord, concord, peace’, con ge-sehtness ‘riconciliazione’ e<br />
un-sehtness ‘quarrel, variance, discord’. Attrae comunque la nostra particolare attenzione il<br />
verbo sehtlian ‘to settle, bring to an agreement, settle a dispute between people’, ‘to come<br />
to an agreement’ 13 , con ge-sæhtlian ‘to reconcile’. Se si analizza sehtlian, prendendo seht<br />
come punto di partenza, vi si potrà vedere una formazione mediante il suffisso -(i)la-<br />
(indicante fra l’altro ‘Amts- und Dienstpersonen’) seguito dal suffisso di verbo debole di II<br />
classe (che ha valore iterativo). Sehtlian concernerebbe cioè il compito di portare<br />
gradualmente due parti ad un accordo (ge-sæhtlian, con ge- perfettivizzante, testimonia del<br />
buon risultato raggiunto: ‘riconciliare’). Con -seclano dovremmo essere per l’appunto di<br />
fronte ad una formazione in -(i)la- indicante ‘Amts- und Dienstpersonen’ su un sostantivo<br />
<strong>longobardo</strong> corrispondente di antico nordico sætt. Questo sostantivo <strong>longobardo</strong> potrebbe<br />
presentarsi con tema in nasale, così facilitando l’annessione del suffisso latino -anus, una<br />
13 Bosworth-Toller annota che “the word seems to occur only in the later part of the<br />
Chronicle”.