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germanismi editi e inediti nel codice diplomatico longobardo

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Giovanna Princi Braccini<br />

Si tratta di spitas ferreas (ma siamo in cucina, non sul campo di battaglia). Secondo<br />

Schiaparelli (C.D.L. I: 169, nota 4) sarebbe da intendere spathas / spatas, ma non c’è motivo<br />

per questa correzione decisamente incongrua con il contesto (riportato al n° 69). In<br />

spita sarà da riconoscere un gotismo o un longobardismo. La famiglia germanica di appartenenza<br />

è quella di inglese spit e di tedesco Spieß, in antico risp. spitu e spiz, germ.<br />

*s p i t u z, il cui significato originario sembra essere per l’appunto quello di ‘canna appuntita<br />

su cui si infila la carne da arrostire’. La fonetica di spitas, con l’occlusiva dentale<br />

sorda senza seconda mutazione, farebbe propendere per un gotismo, ma, come ormai è<br />

noto, neppure questo può essere considerato un elemento decisivo. Con il nostro reperto si<br />

accorda sostanzialmente una vasta gamma di forme regionali, dal bergamasco al sardo e al<br />

siciliano, che mostrano la vocale i (Bruckner 1900: 68; Rohlfs 1966, vol. I: 111 e 131-132;<br />

Battaglia: s.v. spiedo), ed è assai improbabile che tale accordo sia da attribuire, anche<br />

laddove è possibile (ma non sistematico, come in umbro), a una monottongazione di ie<br />

(attraverso ritrazione d’accento; ma non sarà comunque il caso per l’isolata occorrenza di<br />

spido <strong>nel</strong> fiorentino antico). Alle forme con i si affianca, dal bergamasco e dal veneziano al<br />

toscano, tutta una serie di forme con il dittongo ie. Quanto alla sonorizzazione in spiedo<br />

della t intervocalica, essa è del tutto plausibile in vista di una ascendenza altomedievale,<br />

gotica o longobarda che sia, piuttosto che dall’antico francese espiet. È da espiet infatti che<br />

viene vulgatamente fatto risalire spiedo, attraverso un preletterario *espiedo; ma già nei<br />

Giuramenti di Strasburgo assistiamo alla caduta di o finale, e quindi, dato il conseguente<br />

assordamento della dentale divenuta finale a sua volta, sarebbe stato proprio espiet e non<br />

*espiedo ad arrivare in Italia. Tanto l’italiano (toscano) spiedo che l’antico francese espiet<br />

(e l’occitanico espeu / espeut con la e aperta!) presuppongono alla loro fonte, rispettivamente<br />

gotico/<strong>longobardo</strong> e francone, un vocalismo germanico di giustificazione. È una<br />

giustificazione che dovremmo trovare <strong>nel</strong> germanico *s p e u t a-: antico sassone -spiot,<br />

antico altotedesco spioz, antico nord. spjót, medio nederlandese e medio bassotedesco spēt,<br />

tutti ‘lancia’. E ‘lancia, arma bianca costituita da un ferro lungo e acuminato’ vale praticamente<br />

il latino medievale di Bologna (1196) spetus (DELI; la prima testimonianza di<br />

spiedo in questo senso è in Giovanni Villani, ante 1348). Per il significato ‘spiedo da<br />

cucina’ bisognava aspettare per l’Italia (stando sempre al DELI) lo spedum reperibile (vedi<br />

Sella 1937) <strong>nel</strong> latino notarile di Ravenna (sec. XVII) e lo spiedo di A. Allegri del 1629. In<br />

antico francese, invece, i due referenti, arma e utensile da cucina, fanno entrambi capo ad<br />

espiet (ma forse sarebbe meglio parlare di un commisto uso di un unico attrezzo). In conclusione<br />

potremmo seguire l’Etymologisches Wörterbuch di Kluge-Seebold che ha due<br />

lemmi: Spieß 1 ‘tipo di arma da caccia’ da *s p e u t a-, e Spieß 2 ‘spiedo da cucina’ da<br />

*s p i t u z 59 e ammettere un duplice prelievo per l’area italiana (e per la gallo-romanza,<br />

dove esiste anche espi, da *s p i t u z).<br />

§ 2. Aggettivi.<br />

77. graus (2), ‘grigio’ (graum e Grauso).<br />

78. grisio (5), ‘grigio’ (Grisio [3], Grisione [1], Griso [1]).<br />

59 Kluge va oltre <strong>nel</strong>l’etimologizzare e presuppone per *s p e u t a- una deformazione di<br />

*s p r e u t a- (tedesco Spriet ‘stanga, pertica, verga’).

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