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germanismi editi e inediti nel codice diplomatico longobardo

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Quaderni del Dipartimento di Linguistica - Università di Firenze 9 (1998/99): 191-240<br />

GERMANISMI EDITI E INEDITI<br />

NEL CODICE DIPLOMATICO LONGOBARDO:<br />

ANTICIPI DA UNO SPOGLIO INTEGRALE E COMMENTATO<br />

DI FONTI LATINE IN VISTA DI UN TESORO LONGOBARDO *<br />

Giovanna PRINCI BRACCINI<br />

Nell’approccio ai <strong>germanismi</strong> presenti <strong>nel</strong> testo delle Leges Langobardorum<br />

si mira, <strong>nel</strong>la collazione delle molte testimonianze, all’individuazione e al<br />

recupero della lezione sotto l’aspetto della forma grafico-fonetica e della sostanza<br />

lessicale. Qui invece, <strong>nel</strong>l’esame del Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> (considerato<br />

<strong>nel</strong>l’edizione Schiaparelli et alii 1 [= C.D.L.]), dove la tradizione manoscritta è,<br />

salvo pochissime eccezioni, rigorosamente unitestimoniale, e pour cause, si tratta<br />

semplicemente di meditare sull’accettabilità, sotto entrambi gli aspetti, della<br />

lezione che il Codice ci offre, procedendo naturalmente, ove possibile e<br />

necessario, al confronto fra le varie occorrenze di una stessa parola. Comune ai<br />

due approcci resta sempre l’avvertenza che <strong>nel</strong>la maggioranza dei casi chi mette<br />

per iscritto il documento non è un <strong>longobardo</strong>, né un germanofono (per lingua<br />

madre), e che quindi la realtà fonetica originaria deve avere attraversato il filtro<br />

dell’alloglossia. Ma non è escluso che anche all’interno dei <strong>longobardo</strong>foni un<br />

filtro di altro ordine abbia fatto sentire delle conseguenze: il filtro temporale, in<br />

quanto ci troviamo davanti, specie nei termini tecnici del diritto, a parole di molto<br />

antica tradizione, giunte alla messa per iscritto attraverso un lungo viaggio<br />

<strong>nel</strong>l’oralità, durante il quale si sono andati oscurando <strong>nel</strong>la mente degli utenti e<br />

‘competenti’, e dettatori delle medesime, il loro significato originario e, nei<br />

composti, la motivazione del conio. Altra avvertenza è che spesso ci troviamo<br />

davanti a tarde redazioni (dal Mille in poi) più o meno rielaborate e ‘falsificate’ ad<br />

hoc, ma tuttavia utilizzabili a fini lessicali 2 , come del resto sanno bene i<br />

* Un altro anticipo in Princi Braccini 1996; per il progetto Princi Braccini 1991/1.<br />

1 L’impresa iniziata da Luigi Schiaparelli, al quale si devono i due primi volumi pubblicati <strong>nel</strong><br />

1929 e <strong>nel</strong> 1933, è stata poi continuata da C. Brühl, Th. Kölzer e H. Zielinski, ma il piano previsto<br />

non è stato ancora completato.<br />

2 Le copie di età diversa sono pur sempre “<strong>nel</strong>la maggioranza autentiche, in quanto modi di<br />

utilizzazione giuridica e non di semplice trasmissione del documento” (Bartoli Langeli 1991: 121).


192<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

lessicografi che si muovono negli apparati delle edizioni, per i quali gli ‘scarti’, la<br />

varia lectio della tradizione recensita, risultano altrettanto e spesso più preziosi<br />

della lezione accolta a testo.<br />

Al materiale germanico presente <strong>nel</strong> C.D.L. (che riunisce, come è noto, documenti<br />

provenienti da tutta la Penisola anteriori all’800) si è attinto da più parti,<br />

ora da storici ora da lessicografi, tuttavia senza preoccuparsi di dare notizia sulla<br />

quantità di occorrenze della voce prelevata e sugli eventuali problemi linguisticoesegetici<br />

da questa sollevati. Per di più i volumi sinora pubblicati del C.D.L. mancano<br />

(tranne il IV.1) di indici lessicali 3 . In questa sede darò conto dei risultati di<br />

uno spoglio a tappeto dell’intero C.D.L., svolto all’interno del progetto di un Tesoro<br />

<strong>longobardo</strong> annunciato diversi anni fa 4 .<br />

Le parole raccolte sono oltre un centinaio, ma si riducono di una ventina se<br />

non si tiene conto dei derivati costituiti da formazioni latine. Prevalgono i sostantivi,<br />

vi sono solo quattro aggettivi (s’intende non derivati da tali sostantivi) e un<br />

verbo. Sono esclusi gli etnici mentre dei toponimi e degli antroponimi si sono accolti<br />

solo alcuni che appaiono interessanti per la documentazione di nomi comuni.<br />

Alcune parole di mia identificazione, e per le quali al momento non è nota altra<br />

occorrenza o per le quali l’occorrenza è molto più tarda, sono segnalate con un<br />

asterisco. La loro acquisizione al <strong>longobardo</strong> non è ancora certa in modo assoluto,<br />

non fornendo la comparazione intergermanica, o altre considerazioni, sempre di<br />

natura linguistica, elementi definitivi di giudizio (la cautela è perciò d’obbligo).<br />

Va però detto che il numero dei lemmi longobardi ricavabili è un po’ più alto<br />

(circa 100), in quanto molte delle parole sono dei composti. Per avere un punto di<br />

riferimento basti ricordare che Bruckner (1895: 201-214 e 215-336) pone negli<br />

Appellativa circa 210 lemmi longobardi tratti da fonti dirette, a cui saranno da<br />

affiancare i circa 300 lessemi estraibili dai Personennamen, e che Gamillscheg<br />

(1935: 127-174) riconosce circa 280 prestiti longobardi in italiano e in dialetti<br />

italiani e aggiunge <strong>nel</strong>la Wortverzeichnis finale di Romania germanica (1936:<br />

309) alcune decine di parole longobarde recuperate per lo più da toponimi e<br />

antroponimi, per un totale dunque di circa 310-320 lemmi ‘ricostruiti’ su base<br />

indiretta. Gli elenchi del Bruckner e del Gamillscheg in parte si sovrappongono,<br />

Su falsificazioni e falsi medievali, umanistici e persino moderni si rimanda a Drew 1972, a Scalfati<br />

1993 e soprattutto ai sei grossi volumi degli Atti del convegno dal titolo Fälschungen im Mittelalter<br />

organizzato a Monaco dai Monumenta Germaniae Historica <strong>nel</strong> settembre 1986 (Fälschungen 1988),<br />

dove peraltro non si accenna ai cosiddetti ‘falsi dragoniani’ che hanno invece un certo spazio <strong>nel</strong><br />

C.D.L. (per questi vedi Princi Braccini 1997-1998).<br />

3 La promessa di Carlrichard Brühl (<strong>nel</strong>la prefazione al volume III, tomo 1, 1973: xiii ) di pubblicare<br />

a breve un glossario “molto più ampio dei soliti indici delle cose notevoli” si è concretizzata<br />

solo in un Glossario <strong>longobardo</strong> limitato al volume IV, tomo 1, costituito da dieci parole, tutte arcinote<br />

(glossario che peraltro si è rivelato, ad un controllo completo, non estensibile). A Bertini 1970<br />

dobbiamo le oltre seicento pagine di spogli onomastici e toponomastici, e a Funcke 1938 un esame<br />

della lingua dei documenti che interessa però più che altro la parte romanistica.<br />

4 Si veda Princi Braccini 1991/1.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 193<br />

per cui, contando le integrazioni in studi più recenti, come gli spogli delle Leges<br />

Langobardorum e della Historia Langobardorum di Paolo Diacono ad opera di<br />

Florus van der Rhee (1970 e 1980), il lessico <strong>longobardo</strong> finora noto consta di un<br />

numero di elementi inferiore di qualche decina al mezzo migliaio.<br />

Lo spoglio da me eseguito del C.D.L. vi aggiunge, oltre a freda / fredus, sulla<br />

cui germanicità non possono essere avanzati dubbi, i ragionevolmente certi<br />

mazoscanus, salseclano, salsedano, marcarius, aia, anca, saudus, farsiola, sellus,<br />

fiogahagium, fiowald, pergahagium, fasso. Inoltre si documentano parole per le<br />

quali finora era possibile solo una ricostruzione indiretta partendo dai loro supposti<br />

esiti in italiano o in dialetti italiani (e questo significa, reciprocamente, conferma<br />

di etimologie italiane: è il caso ad esempio di inquircio per italiano guercio),<br />

e si recuperano per parole note in via diretta o indiretta tratti semantici che la<br />

comparazione germanica indica di loro originaria pertinenza (è il caso ad esempio<br />

di brand come ‘tizzone’, o di spit come ‘attrezzo per cucinare’). L’elenco (quasi)<br />

esaustivo delle parole germaniche (ma potrei dire longobarde) autenticate (o passibili<br />

di autenticazione) è organizzato per campi referenziali e, quando è<br />

opportuno, è corredato da schede di commento. All’interno dei raggruppamenti in<br />

cui ho suddiviso il materiale lessicale la disposizione è in ordine puramente<br />

alfabetico. Poiché di molte parole ho già avuto occasione di occuparmi non<br />

stupiscano le autocitazioni, giustificabili con il desiderio di evitare ripetizioni<br />

superflue. A quei contributi si rimanda anche per la bibliografia specifica, che<br />

quindi mi limiterò ad aggiornare in casi di stretta pertinenza alla voce in questione.<br />

Si lemmatizzano le parole <strong>nel</strong>la forma usata da Bruckner 1895 e <strong>nel</strong> caso di<br />

assenza in quegli elenchi si adottano le forme di Gamillscheg 1935 e/o di van der<br />

Rhee 1970 e 1980. Fra parentesi si indica il numero delle occorrenze, seguito dal<br />

significato e dalle forme, ciascuna accompagnata a sua volta dal numero delle<br />

occorrenze.<br />

All’elenco commentato seguono un elenco alfabetico delle parole e un formario<br />

generali nonché un indice delle parole per ciascun volume del C.D.L. Gli indici<br />

dei singoli volumi permetteranno di individuare per ciascuna parola e forma il<br />

documento o i documenti di appartenenza.<br />

1.1. Sostantivi. Posizione e funzione sociale.<br />

È il gruppo più numeroso, costituito da ‘appellativi di persona’, ora indicanti<br />

il posto occupato <strong>nel</strong>la gerarchia sociale, ora rapporti familiari, ora qualifiche professionali,<br />

ora la funzione svolta <strong>nel</strong>la vita pubblica o <strong>nel</strong>la organizzazione di una<br />

famiglia sia essa di privato o di re.<br />

1-2. aldius (45) ‘tipo di semilibero’ (aldii [1], aldiis [6], aldio [3], aldione [2],<br />

aldiones [17], aldioni [1], aldionibus [11], aldionis [2], aldionos [1], aldius [1]);<br />

aldia (17) ‘tipo di semilibera’ (aldiabus [4], aldianas [1], aldiane [5],<br />

aldianem [1], aldianes [2], aldianis [3], aldionas [1]).


194<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

Con i derivati latini: aldialis (2: aldiales); aldiaricius (7: aldiaricias [1], aldiariciis<br />

[3], aldiaritias [3]); aldiariticius (1: aldiariticia); aldionalis (7: aldionales [4],<br />

aldionalibus [1], aldionalis [2]); aldionaricius (8: aldionaricia [2], aldionaricias [1],<br />

aldionariciis [2], aldionaritia [1], aldionaritiis [2]).<br />

Per la discussa etimologia di questa parola si veda Princi Braccini 1994 e 1995, dove<br />

si propone *h a l b a z +þ * þe w a z ‘mezzo servo’.<br />

3-4. arimannus (11) ‘exercitalis’ (aremanni [1], aremanno [1], aremannos<br />

[4], ariman [1], arimannis [1], arimanno [1], arimannos [1], arimanorum [1]);<br />

arimanna (2) ‘qualifica di donna libera’ (?) (arimannas e arimannis).<br />

In entrambe le occorrenze di arimanna è stato sentito come non sufficiente usare la<br />

forma femminile di (h)arimannus da sola e dunque la si è fatta accompagnare rispettivamente<br />

da feminae e da mulieres : “... de arimannis feminis pertinentibus ipsi monasterio et<br />

curtibus atque rebus superius comprehensis in coniugio sibi usque nunc sociaverunt ...”<br />

(770-772, <strong>nel</strong> Regestum Farfense di Gregorio da Catino, C.D.L. III.1: 250.21) e “... omnes<br />

servi de suprascribta monasteria vel curtes ad eas pertinentes, qui arimannas mulieres sibi<br />

in coniugio sotiaverunt vel in antea sotiaverint ...” (Brescia, 772, in copia del secolo IX ex.<br />

o X in., C.D.L. III.1: 259.11). Si tratta di matrimoni fra servi del monastero e donne libere,<br />

come è confermato da un altro ‘praeceptum’ dove, <strong>nel</strong>la stessa situazione, si parla di “...<br />

mulieres illas liberas, quae usque nunc, dum libera essent, servis ecclesiae vestrae se in<br />

matrimonio tradiderunt ...” (Pavia, 744, in copia del secolo X, C.D.L. III.1: 83.26).<br />

5. banesagius (2 in uno stesso documento) ‘tipo di esecutore di ordini regi’.<br />

Sono le uniche due attestazioni che abbiamo (Pavia, 674 in copia della prima metà del<br />

secolo XIII, C.D.L. III.1: 25.3, 4). Ganz (1957: 247) intende ‘manomissore’, ma dovrebbe<br />

invece trattarsi di un funzionario con compiti più ampi legati a tutto ciò che rientra <strong>nel</strong><br />

‘bannus regis’ 5 .<br />

6. barbas / barba (19) ‘zio’ (barba [2], barbane [5], barbani [4], barbanis<br />

[1], barbano [5], barbas [2]).<br />

Non possiedo al momento elementi nuovi da portare a supporto di una delle etimologie<br />

proposte <strong>nel</strong>l’ampia bibliografia interessata a questa parola: quella latina per cui saremmo<br />

di fronte ad uno sviluppo metonimico di barba, oppure quella germanica che<br />

scompone in baro ‘uomo’ e bas ‘Geschwister’. È comunque un fatto che le occorrenze non<br />

sporadiche sia <strong>nel</strong>le Leggi che nei documenti, non solo del C.D.L., fanno ritenere che la<br />

parola, latina o germanica, appartenesse al vocabolario dei Longobardi6 .<br />

7. gasindius (35) alla lettera e forse all’origine ‘compagno di viaggio, compagno<br />

d’armi’, poi ‘consigliere e coadiutore del re o di duchi e alti dignitari’ (casindi<br />

[4], casindius [1], gasindi [3], gasindii [5], gasindiis [1], gasindio [3], gasindium<br />

[1], gasindius [15]; gasundius [1], gosundius [1]) 7 .<br />

5 Princi Braccini 1995: 1104 sgg.. Per il secondo elemento -sagius il Bognetti (1966: 271) si<br />

limita ad un breve cenno all’ipotesi ‘seguire’ (Kögel 1889) e all’ipotesi ‘dire’ (Gamillscheg, II, 1935: 162).<br />

6 F. van der Rhee 1970: 36-38.<br />

7 F. van der Rhee 1970: 71-73.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 195<br />

8. gastaldus (278) ‘amministratore, ma anche con funzioni legate alla giustizia’<br />

(castaldeis [1], castaldeo [2], castaldeus [4], castaldii [62], castaldiis [2],<br />

castaldio [19], castaldios [1], castaldium [2], castaldius [31], castaldum [1],<br />

castaldus [1], gastaldei [1], gastaldeis [1], gastaldeo [1], gastaldeum [1],<br />

gastaldeus [2], gastaldi [1], gastaldii [40], gastaldiis [11], gastaldio [50],<br />

gastaldios [1], gastaldis [3], gastaldium [1], gastaldius [35], gastaldus [4]).<br />

Si tratta della parola germanica più frequente <strong>nel</strong> C.D.L. Molte volte nei documenti si<br />

presenta abbreviata e perciò il numero delle occorrenze attribuito a ciascuna forma va<br />

preso con beneficio d’inventario.<br />

Per una riconsiderazione etimologica (con nuova proposta: *k a s t u z + w a l d-<br />

‘amministratore della cassa [del tesoro regio]’) si veda Princi Braccini 1995: 1085-1088.<br />

9. (h)ovescario (3) probabilmente ‘capitano della schiera, della truppa in servizio,<br />

in dotazione della corte’ (abiscario [2], ubiscari [1]).<br />

Sinora il corpus delle occorrenze era stato fornito dalla varia lectio del capitolo 20<br />

delle Leggi di Astolfo, interessante del resto come testimonianza della sempre più labile<br />

trasparenza del primo componente: ouescarius, ubiscarionis, obscarioni, ubi scariones,<br />

abscarionibus, ouescarioni, obescario, obscuriorum, obsecario (M.G.H. Leges IV: 203).<br />

Sarà da aggiungere, con la medesima osservazione, l’ubiscar(i) di una ‘cartula<br />

repromissionis’ di Sovana (Grosseto) del giugno 752 giuntaci in originale (“Signum +<br />

manus Grasoni ubiscar(i) domni regis rogatus testis”, C.D.A. I: 18.22). Per le vicende<br />

grafico-fonetiche si veda Princi Braccini 1994: 81-82; sulla non perspicuità del referente<br />

Princi Braccini 1995: 1115-1116.<br />

*10. marcarius (1) ‘scrivano’, ‘notaio’ (marcarii).<br />

In una ‘charta venditonis’ bresciana del 769, in copia dell’XI secolo, fra le sottoscrizioni<br />

dei testimoni si trova: “Signum + manus Grasulfi marcarii domni regis filius<br />

quondam Ansfrit ... testis” (C.D.L. II: 280.25). Marcarii è stato considerato un errore per<br />

magescarii da Bruckner (1895: 60, nota 20, e 208), e per marscalc da Schiaparelli (C.D.L.<br />

II: 280, nota 2), ma non si vede la necessità di non attenersi alla grafia del manoscritto, che<br />

può consegnarci una nuova parola longobarda. In effetti marcarius, pur <strong>nel</strong>la sua veste<br />

latinizzata, è facilmente confrontabile con l’antico inglese mærcere / mearcere ‘scrivano’,<br />

‘notaio’, presente solo in due glosse (“mærcerum writerum notariis”, “writerum<br />

mearcerum notariis”), ma membro di una famiglia assai ben documentata a partire dal<br />

nome che costituisce la base del nomen agentis, mearc ‘segno’, ‘carattere alfabetico’, e<br />

anche ‘messa per iscritto di qualcosa’ (“notera mearca notariorum caracteres”) 8 .<br />

11. marchio (6) ‘marchese’ (marchio [5], marchionibus [1]).<br />

Le sei occorrenze sono in falsificazioni medievali, alcune per di più note in copie<br />

molto tarde. L’occorrenza più antica è dell’XI secolo. Se <strong>nel</strong>le Leggi di Rachis (cap. 13) e<br />

<strong>nel</strong>l’atto di divisione del Ducato Beneventano fra Radelgiso e Siginulfo dell’851 troviamo<br />

marca e marcanus9 , marchio sembra apparire in territorio italiano solo più tardi (anche <strong>nel</strong><br />

C.D.A. le oltre venti occorrenze in documenti anteriori al Mille incominciano dall’892).<br />

8 Mearcian (antico nordico merkja) è ‘annotare’, writera mearcunga è glossato ‘notariorum<br />

caracteres’. Per tutti si veda Bosworth-Toller e Supplement s.vv. e Cleasby s.v.<br />

9 M.G.H. Leges IV: 192; ivi: 223, capp. 16 e 17.


196<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

12. marpahis (8) ‘addetto ai cavalli (in particolare alla bardatura)’<br />

(marepahis [1], marepassi [1], marepassus [1], maripas [2], maripasso [2],<br />

marpas [1]).<br />

Tutte le occorrenze, eccetto una, sono in documenti conservati <strong>nel</strong> Regestum<br />

Farfense, dunque in copia del tardo sec. XI (l’eccezione è ancora più tarda: copia del terzo<br />

decennio del sec. XII). Come il seguente, anche questo termine all’origine indicava persona<br />

connessa con il servizio dei cavalli (*m a r (a) h-) 10 . In effetti <strong>nel</strong>la Historia<br />

Langobardorum di Paolo Diacono per ben due volte compare, <strong>nel</strong>la solita varietà di grafie<br />

della tradizione, come glossa di strator (“strator ... quem lingua propria marpahis<br />

appellant”, II.9; “cum stratore suo, qui lingua propria marpahis dicitur”, VI.6), e il<br />

Lindenbrog <strong>nel</strong>le note della sua edizione del 1595 osserva come la differenza di funzioni<br />

dei due personaggi emerga chiaramente dal Pactus legis Salicae: “marescalcus distinguitur<br />

a stratore ita ut primo cura commissa fuerit, alter sternendis tantum equis [equum sternere<br />

= ‘sellare un cavallo’] et domino adducendis operam dare”. Molto diversa comunque la<br />

fortuna dei due termini, con precoce sparizione dell’uno (che non è accolto ad esempio<br />

<strong>nel</strong>l’Elementarium doctrine rudimentum di Papia: Princi Braccini 1996) e con allocazione<br />

in funzioni e strati sociali diversi, con la complicità della sovrapposizine del consanguineo<br />

proveniente dalla Francia, dell’altro (da maniscalco a maresciallo, voce quest’ultima per la<br />

quale l’influsso d’Oltralpe non può essere negato).<br />

13. marscalc (2) ‘stalliere’ e ‘maniscalco’ (mariscalco [1], marscalc [1]).<br />

Delle due occorrenze è quella in una ‘charta promissionis [di vendita]’ chiusina<br />

dell’aprile 771, giuntaci <strong>nel</strong>l’originale (“Promitto adque spondeo me ego Ansifrid<br />

mariscalco vobis ...”, C.D.L. II: 334.5) ad essere decisamente importante poiché è l’unica<br />

attestazione al momento disponibile in Italia per mariscalc(us) databile con sicurezza in<br />

epoca pre-franca. La seconda occorrenza è infatti in un documento bresciano anch’esso del<br />

771 ma in copia del secolo XII (“+ Ado marscalc ... testes subscripsi ...”, C.D.L. II:<br />

351.24). L’implicazione dell’alta data è che il germanismo italiano (mariscalco,<br />

maniscalco ecc.) potrebbe essere entrato in italiano dal <strong>longobardo</strong> senza pertanto dovere<br />

necessariamente supporre (come vuole l’opinione comune) una ascendenza franca (Princi<br />

Braccini 1991/2: 314-315, nota 60).<br />

*14. mazoscanus (1) ‘economo’, ‘cellarius’(?).<br />

Questa parola compare, annessa a un nome proprio, in una ‘charta testamenti’ del 770<br />

riprodotta <strong>nel</strong> Regestum Farfense di Gregorio da Catino. Zielinski, l’editore di C.D.L. V,<br />

non sembra avere dubbi <strong>nel</strong> leggere mazoscanus, ma, a quanto pare non accettandone la<br />

legittimità lessicale, pensa senz’altro ad un errore per maiescarius o maiorscarius commesso<br />

dallo stesso Gregorio, considerato che <strong>nel</strong>la tradizione del Regestum a noi nota<br />

compare costantemente e chiaramente mazoscanus (C.D.L. V: 197.26, nota). Da parte mia<br />

preferisco accettare la parola <strong>nel</strong>la grafia della tradizione manoscritta e cercare una<br />

soluzione che con tale grafia si accordi. Se <strong>nel</strong> primo membro del composto vedessimo il<br />

germ. *m a t a m / *m a t i z ‘cibo, carne’ ma anche ‘provviste di cibo’ (gotico mats, antico<br />

altotedesco maz, antico inglese mete, antico nordico matr ecc.) e <strong>nel</strong> secondo membro un<br />

10 In una ‘cartula locationis’ riguardante il monastero di S. Salvatore al Monte Amiata del 1153<br />

troviamo ancora un “Robertus mariscalcus (/ marescallus / malescalcus) equorum alborum testis”<br />

(C.D.A. II: 330.34).


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 197<br />

nomen agentis sul germ. *s k a i n- [i.e. SKEI-(N)-] ‘tagliare, dividere’ (antico inglese<br />

scœ¤nan, antico altotedesco irsceinen, antico nordico skeina ecc.), il significato di<br />

mazoscanus potrebbe essere alla lettera ‘colui che è addetto al taglio del cibo/della carne’<br />

(qualcosa di simile allo scalco) o, più probabilmente, ‘colui che distribuisce il cibo’, cioè<br />

l’economo (il corrispettivo <strong>longobardo</strong> del cellarius ‘sovrintendente alle cibarie e al refettorio’<br />

dei polittici di Bobbio e di Santa Giulia di Brescia, “cui potus et escae cura est, qui<br />

cellae vinariae et escariae praeest, promus”, per citare la definizione del Du Cange). Verso<br />

questa seconda possibilità indirizza anche il fatto che “Lupo mazoscanus” compare come<br />

testimone di un testamento accanto a un gastaldo, a due actionarii e a un vir illustris, e<br />

<strong>nel</strong>la sequenza dei testimoni viene subito dopo il gastaldo: è <strong>nel</strong>la più classica delle<br />

tradizioni che l’economo della casa figuri come testimone delle disposizioni testamentarie<br />

del suo signore (“rogatus ab Acerisio”). Manca da parte della comparazione intergermanica<br />

quello che potrebbe essere il conforto decisivo e cioè un composto formalmente e<br />

semanticamente corrispondente. Non si tratta tuttavia di un vuoto totale. Mi limiterò qui a<br />

segnalare per l’antico inglese mete-þegn ‘an officer whose duty it is to see after food’<br />

(Bosworth-Toller: s.v.), per l’antico nordico mat-gjafi ‘a meat-giver, bread-giver’ ed anche<br />

mat-móđir ‘meat-mother, used of a mistress with respect to her servants and household’<br />

nonché mat-ráđ ‘meat-rule, the husbandry of food, dispensing food to the household, the<br />

duty of the mistress in olden times [ráđ ‘consiglio’, ma anche ‘management/gestione’]’<br />

(Cleasby: s.vv.). Una ascrizione di mazo- alla famiglia del germ. *m æ t- ‘misurare’ è<br />

ancora meno confortata dalla comparazione.<br />

*15. salseclano (1) ‘arbitro’, ‘conciliatore’(?).<br />

*16. salsedano (1) ‘testimone di un accordo’(?).<br />

Le due voci occorrono come varianti in un passo di un ‘giudicato’ antichissimo, forse<br />

del re Arioaldo (626-636) o di un suo ‘missus’, comunque precedente all’Editto di Rotari,<br />

a proposito di una lite confinaria fra le civitates di Piacenza e di Parma.<br />

Simul cum agerent de ipsas fines, tunc suprascripto domno Audvald misit ex sua<br />

voluntate Adruald stratorem et Rodoald et Ilbichis unacum Perso actionario et<br />

Bennato salseclano / salsedano aput loco, idest Pontecello in strada [...] ponte<br />

Marmoriolo, et propriis manibus signa fecerunt ad iamdictas locoras [...] 11 .<br />

Il giudicato è pervenuto in forma frammentaria e non per tradizione autonoma, ma<br />

inserito in un ‘placito’ dell’854 accolto prima <strong>nel</strong> Registrum Magnum del comune di<br />

Piacenza, della prima metà del secolo XIII [C], dove alla fine il copista si prende la briga<br />

di aggiungere “et erat brevem ipsum roboratum et parebat esse autenticum”, e poi <strong>nel</strong><br />

Registrum Parvum sempre di Piacenza della fine del secolo XIII [C1] 12 . I due testimoni C<br />

e C1 offrono rispettivamente salseclano e salsedano, due presunti hapax legomena che<br />

vanno ad infoltire il numero delle denominazioni di ‘operatori della Giustizia’<br />

documentate <strong>nel</strong>le Leges Langobardorum e nei documenti d’epoca longobarda (gastaldo,<br />

sculdascio ecc.). Schiaparelli mette a testo salseclano e in nota, riportando la variante<br />

salsedano, aggiunge l’ovvia considerazione che deve trattarsi di “un ufficio <strong>longobardo</strong>”.<br />

Di che tipo di ufficio (o meglio di ‘ufficiale’) si tratti si può forse arrivare ad arguirlo, in<br />

mancanza di informazioni di altro genere, oltre che dal contesto, attraverso una<br />

11 C.D.L. III.1: 17.9 e nota o.<br />

12 Per maggiori dettagli sul documento Bognetti 1966: 227-229 (testo) e 242 sgg.


198<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

ricostruzione etimologica basata su un’analisi comparata intergermanica. In tutta<br />

apparenza siamo di fronte a due varianti sinonime. Quale sia la voce di partenza non è dato<br />

sapere (non fa aggio la relativamente maggiore antichità di salseclano, perché recenziore<br />

non deteriore, come tutti sappiamo), trovando entrambe, se la mia proposta è soddisfacente,<br />

una spiegabile collocazione <strong>nel</strong> contesto del documento.<br />

Proporrei di vedere in salseclano e salsedano due composti con il primo elemento in<br />

comune, <strong>nel</strong> quale sarà da riconoscere il corrispondente <strong>longobardo</strong> dei sostantivi antico<br />

altotedesco sala ‘traditio, delegatio, passaggio legale di un bene’, antico inglese sala ‘vendita’<br />

e antico nordico sala e sal ‘vendita, affare, trattativa’, piuttosto che sala ‘tipo di unità<br />

abitativa e/o di organizzazione amministrativa’, che mal si confà al più ampio contesto del<br />

documento. Fra i verbi deboli costruiti su sala ‘vendita’ (tutti più o meno ‘consegnare,<br />

donare, vendere’: germ. *s a l j a n) trascegliamo l’antico nordico selja, che risulta essere<br />

usato come termine di legge <strong>nel</strong>la locuzione selja sök ‘to make over a suit into the hands of<br />

a delegate to plead it in court’ (Cleasby: s.v.).<br />

Proprio alla stessa famiglia di antico nordico sök ‘charge [accusa], suit, action, cause’<br />

si potrebbe attribuire il secondo membro di salseclano. I punti di confronto sono costituiti<br />

dal sostantivo gotico –sahts (testimoniato in alcuni composti fra i quali interessante è<br />

in-sahts ‘racconto, deposizione, testimonianza’), formato su sakan ‘litigare, rimproverare,<br />

apostrofare’ (Lehmann: s.v.), e dal corrispondente sostantivo antico nordico sætt e sátt<br />

(*s a h t i) ‘trattato, accordo, accomodamento, contratto, patto, riconciliazione’ e in<br />

particolare ‘any agreement made by umpires [arbitri]’, a cui corrisponde il verbo sætta<br />

(*s a h t j a n) è ‘to reconcile, make peace among’ e ‘to come to terms, to agree’ (Cleasby:<br />

s.vv.). La famiglia lessicale scandinava annovera vari membri, dei quali menzioniamo:<br />

sættir ‘peace-maker, reconciler’, sáttar-eiđr ‘an oath taken at a sátt’, sáttar-/sættar-fundr<br />

‘a peace-meeting’, sáttar-/sættar-görđr ‘the making a treaty, agreement, peacetransaction’,<br />

sáttar-/sættar-mađr ‘an umpire, a peace-maker’, sáttar-vætti ‘a testimony at a<br />

sætt’. Nell’antico inglese siamo, almeno all’inizio, di fronte ad una importazione<br />

scandinava, anche se, una volta acclimatatasi, la famiglia si è sviluppata in modo<br />

autonomo e secondo regole morfolessicali indigene: seht ‘a settlement, an agreement,<br />

terms arranged between two parties by an umpire, a peace between two powers’, sehtan ‘to<br />

bring about agreement between people, to settle a dispute’, ge-sehtian ‘to settle, reconcile’,<br />

sehtness ‘agreement, accord, concord, peace’, con ge-sehtness ‘riconciliazione’ e<br />

un-sehtness ‘quarrel, variance, discord’. Attrae comunque la nostra particolare attenzione il<br />

verbo sehtlian ‘to settle, bring to an agreement, settle a dispute between people’, ‘to come<br />

to an agreement’ 13 , con ge-sæhtlian ‘to reconcile’. Se si analizza sehtlian, prendendo seht<br />

come punto di partenza, vi si potrà vedere una formazione mediante il suffisso -(i)la-<br />

(indicante fra l’altro ‘Amts- und Dienstpersonen’) seguito dal suffisso di verbo debole di II<br />

classe (che ha valore iterativo). Sehtlian concernerebbe cioè il compito di portare<br />

gradualmente due parti ad un accordo (ge-sæhtlian, con ge- perfettivizzante, testimonia del<br />

buon risultato raggiunto: ‘riconciliare’). Con -seclano dovremmo essere per l’appunto di<br />

fronte ad una formazione in -(i)la- indicante ‘Amts- und Dienstpersonen’ su un sostantivo<br />

<strong>longobardo</strong> corrispondente di antico nordico sætt. Questo sostantivo <strong>longobardo</strong> potrebbe<br />

presentarsi con tema in nasale, così facilitando l’annessione del suffisso latino -anus, una<br />

13 Bosworth-Toller annota che “the word seems to occur only in the later part of the<br />

Chronicle”.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 199<br />

terminazione comunque a cui è con probabilità da addebitare la dissimilazione in e (ma<br />

sono immaginabili altre assonanze sempre <strong>nel</strong>l’ambito di sequenze vocaliche latine) della<br />

originaria vocale radicale a: *s a c l- non *s e c l- poiché la lingua longobarda esclude la<br />

metafonesi. Suffissazione latina a parte, il significato originario della formazione mediante<br />

-(i)la- sarebbe, alla lettera: ‘persona che ha il compito di arbitro, di mediatore, di fare<br />

arrivare ad un accordo due parti’ 14 , un significato ben conciliabile con il primo<br />

componente di quel composto che è alla base di salseclano. Resta da rendere conto della<br />

sparizione della dentale sorda da un supponibile *s e h t (i) l a n. Ricordando che h in<br />

posizione mediana davanti a consonante ha mantenuto a lungo il valore di spirante<br />

velare 15 , è chiaro che, data la probabile precoce caduta di i (se mai i c’è stata), la sequenza<br />

di tre consonanti (spirante velare + occlusiva dentale sorda + liquida) 16 non aveva caratteri<br />

articolatori tali da assicurarle una lunga vita, ignota com’era alla lingua dei non<br />

germanofoni, fra i quali sarà da annoverare forse il primo scrivano e certamente il<br />

successivo copista del nostro documento. Bruckner esaminando casi di nessi con h<br />

constata che ht diviene ct o si assimila in tt, che rht diviene di solito rt con caduta dunque<br />

di h e in pochissimi casi rct 17 . Sempre cioè c’è un adattamento al sistema fonologico e alle<br />

abitudini articolatorie dei ‘romani’. Nel nostro caso la soluzione non poteva che essere cl<br />

[kl], nesso ben noto al latino, mentre ignoti erano [ht] e [hl] e [tl] 18 .<br />

Quanto al secondo elemento di salsedano, esso si colloca, come sostantivo maschile<br />

sempre con tema in nasale 19 , sul quale facilmente si sovrappone il suffisso latino -anus, in<br />

una famiglia lessicale pangermanica alquanto ricca di membri e di occorrenze, individuata<br />

dal significato base di ‘dire/testimoniare il vero’. In antico inglese troviamo s‡đan ‘to<br />

declare true, affirm, attest, prove’ (con diversi composti fra i quali ge-s‡#đan che fra l’altro<br />

significa ‘to attest, bear witness, to what one has seen or knows’), s‡đend ‘one who affirms<br />

or asserts’, glossato anche con ‘stipulatorem’ e sinonimo di trymmend ‘one who makes a<br />

formal agreement’, s‡đung ‘attestation, affirmation, proof’; e poi sŸđian ‘to prove true’<br />

(inglese to soothe) e ge-sŸđian ‘to prove the truth of, bear witness’, sŸþ ‘verità’ (inglese<br />

sooth) ecc. (Bosworth-Toller e Supplement: s.vv.). Fra le voci presenti in antico nordico<br />

citiamo sanna ‘to prove, affirm’, sannan o sönnun ‘a proof, argument’, sannr / sađr /<br />

sađrar (agg.) ‘true’, sannr (sost.) ‘truth’, ‘proof’ e il termine legale sannađar-mađr ‘a<br />

sooth-man, oath-helper, in court’ ecc. (Cleasby: s.vv.). Per la e invece della a originaria<br />

della radice longobarda valgono le stesse considerazioni fatte a proposito di -seclano, qui<br />

rafforzate dal richiamo paraetimologico di sedes 20 . In conclusione salsedano sarebbe alla<br />

14 Krahe, Meid 1967: § 87.<br />

15 Bruckner 1895: § 84.<br />

16 Bruckner 1895: § 59, nota 2.<br />

17 Bruckner 1895: § 85 e § 75 alla p. 151.<br />

18 Su -seclano devo segnalare, se allarghiamo l’orizzonte al di fuori del territorio e dell’epoca<br />

longobardi (Marsiglia, 1338!), che il Du Cange dà un “ecclesiae seclano” ma lo interpreta come<br />

“vox, ut videtur, contracte scripta pro sacrestanus”, considerata la serie degli appellativi (“... uno<br />

scutifero ... clavario ... coco ... portario ... ecclesiae seclano ...”). È assai probabile che sia *sectano e<br />

che il Du Cange veda giusto.<br />

19 Potrebbe anche trattarsi di un sostantivo formato con il suffisso dalla funzione individualizzante<br />

-an-: Krahe, Meid: § 91 e anche § 31 (dove si rileva la sua frequente presenza, o onnipresenza,<br />

in alternativa a -jan-, <strong>nel</strong> caso di composti di tipo determinativo sostantivo + sostantivo).<br />

20 E con sedes, non certo con il nostro -sedano, avrà a che fare il sedaneis dell’883, che il<br />

Lexicon dell’Arnaldi, s.v., spiega (si noti il punto interrogativo) “abl., iis qui in alicuius agris


200<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

lettera ‘persona che ha la funzione di essere presente ad una trattativa e di rendere verace<br />

testimonianza in merito’.<br />

17. scabinus (5) ‘giudice collegiale permanente di mandato regio’ (scavinis<br />

[1], scavino [3], scavinos [1]).<br />

Alla questione ancora aperta se in Italia vi siano stati scabini prima di Carlomagno<br />

non possono offrire grande contributo le occorrenze del C.D.L., quattro in falsificazioni<br />

giunteci in copie più o meno tarde e una in una ‘charta donationis’ del 772 ma a noi nota<br />

solo attraverso il ricordo in un placito dell’843 (C.D.L. II: 360.3).<br />

18. scaf(f)ardus (2) ‘amministratore’, ‘economo’ (scafardo [1], scanfardo<br />

[1]).<br />

Lo scanfardo <strong>nel</strong> regesto di una ‘charta venditionis’ del 745 riguardante beni <strong>nel</strong> Casertano<br />

inserito in un placito del 1020 (C.D.L. V.2: 355.1) e lo scafardo di una ‘charta<br />

commutationis’ bresciana del 771 in copia del XII sec. (C.D.L. II: 351.19), se incrementano<br />

lo smilzo drappello delle testimonianze della voce (tre o quattro in tutto), non offrono<br />

alcun chiarimento per una più sicura identificazione del personaggio. L’interpretazione<br />

insomma resta al livello dei ricostruibili componenti germanici: * s k a p- ‘contenitore’<br />

(antico sassone scap, antico altotedesco scaph, medio altotedesco schaf, quest’ultimo<br />

anche ‘misura per cereali, moggio’) e *w a r d-a- ‘custode’, etimologia confermata dalla<br />

presenza dell’antico sassone scapward (Heliand, v. 2033), che Bruckner (1895: 27)<br />

traduce ‘Kellermeister’. Verso il senso di ‘coppiere’ indirizzerebbe la glossa offerta dal<br />

solo manoscritto Oxford, Coll. Magdalen, lat. 14 del secolo XIV, <strong>nel</strong> Libro V.2 della<br />

Historia Langobardorum di Paolo Diacono: “Perctarit vero statim suo pincernae<br />

[‘coppiere’], quem vulgo scaffardum dicimus, praecepit, ut ...” (van der Rhee 1980: 288).<br />

Tale glossa equiparerebbe quindi semplicemente scaffardus a scaptor (infra n. 19). Un<br />

compito di grado forse un po’ più elevato (che ci riporta al ‘cantiniere’ dello Heliand)<br />

sembra essere quello attribuito al personaggio <strong>nel</strong>le fonti citate dal Du Cange, costituite<br />

però da documenti più tardi e di area bavarese o francese (s.v. scafwardus: ‘oeconomus,<br />

procurator, cellerarius’; s.v. scapoardus ‘nomen dignitatis, seu officii Palatini in Francia’.<br />

Al Du Cange si allineano il Bruckner con ‘Verwalter, Schaffner’ (1895: 45), l’Arnaldi con<br />

‘oeconomus’ (Lexicon: s.v.) e il Niermeyer (s. v. scapoardus) con ‘court servant having<br />

the care of the vessels’. Ma Bruckner (pp. 210-211) vi aggiunge anche un improbabile<br />

‘vestiarius’, forse per un effetto di trascinamento provocato dalla ripetuta presenza <strong>nel</strong>lo<br />

stesso capitolo 2 di Paolo del vestiarius di Perctarit.<br />

L’unico, esiguo contributo offerto dal C.D.L. sta <strong>nel</strong> documento del 771, dal quale apprendiamo<br />

che può essere di spettanza (anche) della regina: “Signum + manus Bertoni<br />

scafardo domne regine testis”.<br />

19. scaptor (2) ‘coppiere’ (?) (scabitoris [1], scaptoris [1]).<br />

Queste due attestazioni <strong>nel</strong> Regestum farfense sono le uniche note. Il termine compare<br />

immediatamente prima di una firma e quindi sul tipo di funzione designata non si ricava<br />

niente. Scaptor (come anche scafilus ‘misura frumentaria e agraria [= una frazione del<br />

habitant?”: “... in proprietatibus ... aut familiis ... seu comenditis vel sedaneis ipsorum canonicorum<br />

aliquam violentiam ... inferre presumat (cfr. Mem. Mod. 30 iun. 883, 59.21)”. Il Du Cange, s.v.<br />

sedanea, citando lo stesso passo in maniera più ampia, traduce “res immobiles”; <strong>nel</strong>l’edizione<br />

Henschel si precisa “sedaneos puto qui in terris ecclesiae sedent, habitant”.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 201<br />

moggio]’: infra n° 37; a cui corrisponde il tedesco Scheffel ‘moggio’) sembra indirizzare<br />

insieme a scaffardus (vedi n° 18) verso un semantema germanico *s k a p- ‘contenitore’,<br />

che è condiviso da antico sassone scap, antico altotedesco scaph, medio altotedesco schaf,<br />

anche ‘misura per cereali, moggio’ (sostantivo di declinazione forte) e schaffe ‘attingitoio’<br />

(sostantivo di declinazione debole). Su questo lessema germanico (almeno continentale)<br />

dovrebbe essersi innestato il suffisso latino -tor di nomen agentis (mentre in scafilus il<br />

suffisso, di diminutivo, è germanico: long. *skaffil, italiano arcaico scafiglio ‘mezzo<br />

moggio’). Dunque <strong>nel</strong> <strong>longobardo</strong> troviamo esiti con seconda Lautverschiebung,<br />

testimoniata, oltre che da scaffardus e da scafilus, dai continuatori italiani scaffa, antico<br />

scafa, e scaffale, sia l’esito senza seconda Lautverschiebung scappo presente <strong>nel</strong> capitolo<br />

55 del Chronicon Salernitanum (“... scapponem ... argenteum cum ducentum solidos tulit”,<br />

Westerbergh: 56). La forma scapponem dovrebbe indirizzarci verso un sostantivo con<br />

tema in nasale (vedi il citato medio altotedesco schaffe; e anche il presumibilmente apparentato<br />

tedesco Schoppen ‘contenitore per liquidi’, Kluge s.v.). Nel capitolo 7 del<br />

Chronicon S. Benedicti Casinensis (M.G.H., Scriptores rerum Langobardicarum: 473.14)<br />

abbiamo invece scapto: “... abstulit ... batiam [bacile] unam et scaptonem unum,<br />

Constantinopolitano deaurate fabrofacte vasa opere”. La Chronica Casinensis monasterii<br />

di Leone Marsicano, che rielabora molte parti del Chronicon S. Benedicti, ha in<br />

corrispondenza scattonem. Anche con scapto21 e scatto siamo in presenza, come per<br />

scappo, di una derivazione da un sostantivo in nasale. L’assimilazione di pt in tt è fatto<br />

banale, è da osservare piuttosto che la combinazione pt cela spesso sotto la p una spirante,<br />

insomma sta per ft, come dimostrato dal Bruckner (1895: § 70, pp. 146-147). L’origine<br />

della t non è perspicua, ma è comunque documentata tra i membri tedeschi della famiglia<br />

(Kluge: s.v. Schaff). Tutte le occorrenze finora note di scappo, di scapto e di scaptor sono<br />

collocate <strong>nel</strong>l’Italia centro-meridionale (infatti, come si è detto, le due del C.D.L. sono <strong>nel</strong><br />

Regestum Farfense).<br />

20. scario (20) ‘capo di una schiera, capitano’ e anche ‘messaggero del tribunale’<br />

(scario [11], scariones [2], scarioni [1], scarionis [3], scarios [1], scaro [1],<br />

scaruni [1]).<br />

Della vitalità di questa parola oltre la documentazione diretta è testimone la sua lunga<br />

fortuna in Italia che continua a tutt’oggi (in sgherro: *s k a r j o, con metafonia palatale e<br />

geminazione davanti a [j], forse per influenza del tedesco; ma alla famiglia appartiene<br />

anche scherano, con la solita accezione in negativo di molte parole di origine germanica).<br />

21. scilpor (1) ‘scudiero’ (scildeporrus).<br />

Nella forma presente <strong>nel</strong> nostro documento sono ancora facilmente identificabili i<br />

componenti: *s c i l d u-b o r a z, alla lettera dunque ‘portatore di scudo’ (“hoc est<br />

armiger” si legge <strong>nel</strong>la Historia Langobardorum, II.28, di Paolo Diacono) 22 .<br />

22. sculdahis (130) ‘colui che esige i debiti o più in generale le cose dovute’,<br />

‘esattore’ (già in Rotari), poi ‘capo di una circoscrizione territoriale’ (isculdais [1],<br />

21 Il Du Cange riporta una voce scapton (“... scapton aureum, item sellam cum fraeno<br />

aureo ...”) ‘vas quoddam’ da una carta d’Inghilterra, ma il termine non è registrato nei lessici<br />

dell’antico inglese.<br />

22 F. van der Rhee 1980: 289-290.


202<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

sculdachio [1], sculdahis [101], sculdahiscus [1], sculdais [18], sculdaschium [1],<br />

sculdasii [1], sculdasio [3], sculdasius [3]).<br />

Anche qui, come già segnalato per gastaldus, si ha molte volte a che fare con una abbreviazione<br />

(sculd.) e perciò la predominanza della forma sculdahis è attribuibile alle ricostruzioni<br />

degli editori.<br />

23. stolesazo (1) ‘funzionario con mansioni vuoi militari e di polizia, vuoi di<br />

economo e di amministratore’ 23 (stol.).<br />

Lemmatizzo come di consueto <strong>nel</strong>la forma del Bruckner, ma in questa ‘notitia<br />

iudicati’ spoletina del 750 nota dal Regestum Farfense il termine compare <strong>nel</strong>la forma abbreviata<br />

stol.: “... ego ... dux Langobardorum ... una cum iudicibus nostris, idest<br />

Gademario, Arechis diacono, Perto stolesaz, Allone sculdahis, Camerino gastaldio de<br />

Valva ...” (C.D.L. IV.1: 32.4).<br />

24. vanteporo (2) ‘portavoce della regina’ (?) (antepor e anteporo).<br />

Le due occorrenze del C.D.L. (II: 274.12 e 352.1), già note al Bruckner, sono le uniche<br />

a tutt’oggi disponibili.<br />

È dubbia la funzione del personaggio indicato da questo termine che accompagna il<br />

nome di due testimoni in due documenti piuttosto antichi (769, pavese, in originale, e 771,<br />

bresciano, in copia del sec. XII) dove, in entrambi i casi, si è sentito il bisogno di specificarlo<br />

con ‘domne regine’. Neanche l’etimologia dà informazioni conclusive, perché permangono<br />

dubbi circa la identificazione del primo membro del composto: si va da un corrispondente<br />

di un tardo e sempre prefissato antico tedesco (gi)want forse ‘veste’ (tedesco<br />

Gewand) ad un corrispondente di gotico wandus ‘Stab, Rute’, ad un corrispondente di antico<br />

inglese wōþ ‘parola, facilità di parola’ e simili. In quest’ultimo caso è disponibile il<br />

composto wōþbora dell’antico inglese: ‘speaker, orator, poet, prophet, philosopher’. Si<br />

potrebbe pensare quindi, come fa in fondo il Bruckner (1895: 45, nota 30), ad un ‘portavoce<br />

della regina’, o forse meglio, a colui che ‘parla per la regina’.<br />

25. waldeman (4) ‘tipo di amministratore dei boschi e in generale dei beni del<br />

fisco’ (uualdeman).<br />

Esiste un’ampia bibliografia su questo termine, al quale nei documenti del C.D.L. si<br />

affianca waldator e forse, se si accetta la lettura di Zielinski, archiwaldator24 . Il referente<br />

non è sempre perspicuo, non dovrebbe comunque trattarsi di un ‘guardaboschi’ e tanto<br />

meno di un ‘boscaiolo’ ma di un guardiano o di un amministratore di rango più elevato dei<br />

boschi, e forse dei beni in genere, del fisco <strong>longobardo</strong>. La questione è riassunta in Princi<br />

Braccini 1997: 59 e nota 40.<br />

26. warcinus (1) ‘libero con obbligo di alcune prestazioni’ (uuarcini).<br />

Con il derivato warcinensis (3: Guarcinense [1], Uuarcinense [2]); mentre per ragioni<br />

di formazione suffissale germanica ho costituito warcinisca come lemma a sé stante<br />

(n° 41) 25 .<br />

23 Si vedano van der Rhee 1970: 123-124, e Princi Braccini 1996: 17-18.<br />

24 C.D.L. V: 294.10, 15 e 90.10; si veda alla voce waldus (infra n. 65).<br />

25 Warcinus, warcinia e warcinisca sono in una ‘charta promissionis’ del 736, in originale<br />

(C.D.L. I: risp. 180.15, 19 e 180.12). L’aggettivo invece è in due falsificazioni pavesi giunteci in<br />

copie risp. del XII e del XIII e XVI secolo (C.D.L. III.1: 195. 2; III.1: 134a.27 e 135a.29).


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 203<br />

Neppure dalla nuova discussione etimologica in Larson 1990 sono emersi elementi<br />

definitivi di chiarificazione.<br />

1.2. Sostantivi. Diritto.<br />

Agli appellativi di persona segue, per quantità, il gruppo costituito da termini<br />

più strettamente giuridici.<br />

27. alodium (1) ‘allodio’ (alodiis).<br />

È in una copia cinquecentesca di un ‘praeceptum’ pavese del 713 (C.D.L. III.1: 43.3).<br />

28. ferquidus (25) alla lettera ‘suddetto, predetto’ e dunque ‘corrispondente,<br />

simile’, donde ‘compensazione adeguata’ e infine ‘compensazione’ tout court<br />

(aferquede [1], ferquede [4], ferquide [7], ferquidem [11], ferquido [2]).<br />

Si tratta di parola dalle numerose occorrenze in testi di legge, a partire da Rotari<br />

(articoli 147, 175, 330, 337 ecc.), e in documenti (una decina anteriori al Mille <strong>nel</strong> C.D.A.;<br />

qui <strong>nel</strong> C.D.L. distribuite fra il 739 e il 773). L’etimologia pacificamente accolta vede <strong>nel</strong><br />

lessema che segue il prefisso fer- (antico inglese fore, antico altotedesco fora ecc.) lo<br />

stesso, con diverso grado apofonico, che compare come primo membro in cadarfida<br />

(*k w a d j a + a r b i þ ō- ‘consuetudine’ come ‘eredità dei detti’, Princi Braccini 1988-<br />

1989: 334-336), collegabile cioè con il gotico qiþan, con l’antico inglese cweđan, con<br />

l’antico altotedesco quedan, con l’antico nordico kveđa ecc., tutti non semplicemente<br />

‘dire’, ma ‘recitare solennemente’ (tanto testi poetici che testi legali).<br />

Ci viene offerto qui il destro per una osservazione di fonetica longobarda, che trova<br />

origine <strong>nel</strong> confronto dell’esito <strong>longobardo</strong> del grado forte (in cada-) e del grado normale<br />

(in -quedus / -quidus). Sembrerebbe che il <strong>longobardo</strong> fosse partecipe, con le lingue germaniche<br />

occidentali e settentrionali, della diversità di esito della labiovelare originaria a<br />

seconda del timbro della vocale immediatamente seguente: cioè [k] di fronte ad a, o, u<br />

(cadarfida) e invece [kw] di fronte ad e ed i (ferquedus, ferquidus).<br />

29. fotrum (3) ‘tipo di corvée: fornitura di foraggio per i cavalli e di mantenimento<br />

per il re e la sua corte durante il soggiorno in un determinato luogo’<br />

(fotrum [1], fo*rum [2]).<br />

Le tre occorrenze sono in due falsificazioni pavesi giunteci in copia del XII-XIII e del<br />

XVI secolo (C.D.L. III.1: 38.6, 39.11 e 43.23). Mi limito qui a rimandare all’ampia<br />

trattazione in Brühl 1968: in part. 350 sgg.<br />

*30. freda / fredus (5) ‘ammenda, multa per avere infranto la pace della comunità’<br />

(freda [4], fredi [1]).<br />

Si tratta di parola del linguaggio tecnico legale della Lex Salica e della legislazione<br />

carolina, mentre i corrispondenti negli altri domini germanici valgono semplicemente<br />

‘pace, protezione [garantita dalla legge]’. Assente dalla legislazione longobarda, compare<br />

<strong>nel</strong> C.D.L. in tre falsificazioni pavesi in copie a partire dalla fine del secolo XII. Alla<br />

presenza in Papia e <strong>nel</strong>la Expositio al Liber Papiensis, dove glossa bannum (già discussa in<br />

Princi Braccini 1996: 20-21), si aggiunga quella <strong>nel</strong> C.D.A., una dozzina di occorrenze a<br />

partire da un documento in originale, anch’esso pavese, dell’837 (Kurze 1998: 391).


204<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

31. gairethinx (1) ‘assemblea popolare’, ‘[tipo di] convalida di un negozio<br />

giuridico’, ‘dono’ (garethinx).<br />

Non è il caso di ripetere quanto già detto in Princi Braccini 1995: in part. 1076-1078.<br />

Voglio invece attirare l’attenzione sul più ampio contesto della ‘notitia iudicati’ pavese<br />

(del 762 in copia del secolo IX, C.D.L. II: 112.11), notando l’esplicito riferimento alla<br />

lettera della legge (Liutprando 73 De donatione quae sine launigild aut sine thingatione<br />

facta est, che chiarisce Rotari 225): “... et non haberit adversus ipsum exenodochio aliquid<br />

quod reppetere, quis eius cartula, quamquam exemplar tantumodo essit et autentica exinde<br />

non haberit, stare nullu modo deberit, quia nec per garethinx nec per launichild factam non<br />

erat, sicut edicti contenit textus” (simile tenore <strong>nel</strong> lascito testamentario citato al n° 39).<br />

32. launegild (14) ‘compenso, più o meno simbolico, dovuto al donatore per<br />

rendere stabile il negozio giuridico’ (launchild [1], launechild [2], launechit [1],<br />

launichil [1], launichild [7], launigild [1], launigildum [1]).<br />

Il termine, oltre che aver posto in vari articoli di legge, è una presenza abituale negli<br />

atti di donazione perché la consegna rituale del launegild è richiesta dalla legge, insieme o<br />

in alternativa alla sanzione per gairethinx (vedi sopra n° 31), per rendere definitivo e non<br />

revocabile il passaggio di proprietà (e alla firmitas, alla stabilitas ecc. si fa aperto riferimento),<br />

nonché per porre il bene <strong>nel</strong>la piena disponibilità del nuovo proprietario<br />

(“quidquid de ea facere volueris, in tua sit potestate”). Interessante è poi, come anche <strong>nel</strong><br />

caso del semplice launo (che appare essere sinonimo del composto) 26 , la segnalazione<br />

della natura del launegild, del wirardonum (= widar [contro] –laun + donum?), cioè<br />

‘contro-dono’, come è glossato <strong>nel</strong> manoscritto di Ivrea (Liutprando 43): può essere “in<br />

auro et in panno”, “modicum”, “auri solidos ...”, “camisia”, “manitia” ecc.<br />

33. laun (2) (launo e launu).<br />

Si veda launegild (n° 32).<br />

34. morgingab (5) ‘dono del mattino dopo le nozze fatto dallo sposo alla<br />

sposa’ a sanzione del matrimonio (morgangab [1], morganicapu [2],<br />

morganicaput [1], morghincap [1]).<br />

Mi limito ad una sola osservazione, e cioè che nei documenti, tutti lucchesi, compresi<br />

fra il 722 e il 755, giuntici in originale o in copia sempre dell’VIII secolo, in cui occorre la<br />

parola, non c’è accenno a quanto previsto da Liutprando 7 (anno 717): “nolumus ut<br />

amplius sit, nisi quarta pars de eius substantia, qui ipsum morgingab fecit”; mentre “id est<br />

quarta pars / quartam partem” diventerà, fino dal manoscritto di Ivrea, dell’inizio del IX<br />

secolo, per continuare nei Glossari <strong>longobardo</strong>-latini Cavense (glossa n° 84) e Vaticano<br />

(glossa n° 63), l’interpretamentum usuale27 . Per commento linguistico e bibliografia<br />

rimando a van der Rhee 1970: 101-104.<br />

26 “… et pro ipsa donacionem accepi ad te launo camisia una ad ipsa confirmanda<br />

donacionem…” (a. 762) e “… donavit, et recepit… launu manicias parium unum…” (a. 773, in copia<br />

della fine dell’XI secolo). Si veda in C.D.L. II: 124.5 e V: 216.7.<br />

27 Lo stesso dicasi per i documenti. Tanto per citare un esempio, toscano dell’871: “...<br />

antepono ipsa quarta portione, que ego uxori mea Gariperge in morgincapum emisit” (C.D.A. I:<br />

321.9-10).


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 205<br />

35. mundius (42) ‘protezione’, ‘tutela’ dei minori, delle donne e dei non totalmente<br />

liberi (mundii [1], mundio [30], mundionem [2], mundium [9]).<br />

Con i derivati latini mundiata (1) ‘donna sottoposta al mundio’ (mundiatas) e<br />

mundiator (4) ‘tutore’ (mundiadore [1], mundiadoris [1], mundiatorem [1], mundiatoris<br />

[1]).<br />

I ‘protetti’ coinvolti negli atti qui d’interesse sono donne o, soprattutto, semiliberi<br />

(aldii e aldie). Mundiata di una ‘charta de accepto mundio’ piacentina del 721 (C.D.L. I:<br />

107.5) precorre Liutprando 139 (a. 734). Di mundiator ‘tutore’ le quattro occorrenze di<br />

un’altra ‘charta de accepto mundio’ bergamasca del 773 (C.D.L. II: 411.3, 5, 17 e 412.5)<br />

sono le uniche finora segnalate. Da notare come non compaia il termine mundowald,<br />

mundoald ecc., indicante comunemente (a partire da Liutprando 12, a. 717) ‘il titolare<br />

della tutela’.<br />

36. - parafredos (4) ‘tipo di garanti’<br />

Sia <strong>nel</strong>le quattro occorrenze <strong>nel</strong> C.D.L. (di cui tre <strong>nel</strong>le tre copie-redazioni della prima<br />

metà del secolo XIII di un ‘praeceptum’ pavese del 752, che è una falsificazione [C.D.L.<br />

III.1: 160a.21,160b.21, 161a.22], e la quarta in un altro ‘praeceptum’ pavese del 759,<br />

anch’esso una falsificazione, in copia del 1100 circa [C.D.L. III.1: 200.30]), sia <strong>nel</strong>le<br />

poche altre finora disponibili28 la parola compare sempre <strong>nel</strong>la forma parafredos e sempre<br />

in quella che ha tutta l’aria di essere una vera e propria formula: parafredos et / vel / aut<br />

fideiussores tollere. Dunque dovrebbe trattarsi di persone chiamate a svolgere una qualche<br />

funzione all’interno di una causa legale. Scartata l’ipotesi di una identificazione con<br />

palafredus, altra forma di paraveredus, l’antenato di tedesco Pferd, l’Arnaldi (Lexicon:<br />

s.v.) proponeva, sia pure dubitativamente, una connessione con freda / fredum ‘mulcta’.<br />

Certo è che almeno nei documenti del C.D.L. poco prima di parafredos troviamo freda<br />

(“... nec qualibet persona invasionem facere audeat ullo in loco, non ad causas iudiciario<br />

more audiendas vel freda exigenda aut mansiones vel paratas faciendas vel parafredos aut /<br />

vel / et fideiussores tollendos ...”). Potremmo scorgere una traccia di formula allitterante se<br />

-fredos fosse secondo elemento di un composto. Nel qual caso si potrebbe azzardare per<br />

para- un confronto con il baro del sagibaro / sacebaro della Lex Salica, da intendere ‘tipo<br />

di amministratore del procedimento legale che deve sorvegliare il regolare svolgimento di<br />

un processo [antico altotedesco sahha]’ (Princi Braccini 1995: 1106-1108), o del più tardo<br />

barigildus, se da intendere ‘uomo tenuto a presenziare all’assemblea giudiziaria del conte’<br />

(von Olberg 1991: 97-105). Con un primo componente generico e scolorito quale barol’enfasi<br />

semantica si porrebbe sul secondo (ma –fredos, e anche –gildus, designano una<br />

cosa o la persona addetta alla cosa, così come l’inglese justice passa da ‘giustizia’ a<br />

‘giudice’?).<br />

37. scafilus (19) ‘scafiglio’, misura frumentaria o/e di terreno (incafiliorum<br />

[1], iscaffiliorum [4], iscaffilo [1], scaffiliorum [3], scaffilo [1], scaffilorum [1],<br />

scaffilum [1], scafilio [1], scafilo [1], scafilorum [4], scaphilo [1]).<br />

La coppia formata dal noto scafilus e dalla ‘novità’ sellus (vedi n° 38) è tutto quello<br />

che il C.D.L. ci offre di termini germanici relativi alla misurazione. Ignorato dal Bruckner,<br />

28 Come quelle in un documento bobbiese dell’860: “parafredos vel fideiussores tollendos”<br />

(C.D.Bob.: I: 52-54) e in un documento del 901 “parafredos aut fideiussores violenter tollere”<br />

(C.D.Lang.: 660) segnalate dal Lexicon dell’Arnaldi.


206<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

scafilus ‘tipo di misura frumentaria’ e ‘tipo di misura agraria’ viene indicato dal<br />

Gamillscheg (1935: 154) come matrice dell’italiano scafilo, scafiglio. Delle diciannove occorrenze<br />

<strong>nel</strong> C.D.L., comprese in un periodo che va dal 720 al 768 (il documento originale<br />

più antico è del 730) e tutte, eccetto una pisana, riguardanti Lucca e il suo territorio, solo<br />

una è ‘misura frumentaria, misura per aridi’ (“... pauperi prandere dibeas; prandium eorum<br />

tali sit per omnem septimana: scaphilo grano pane cocto, et duo congia vino et duo congia<br />

de pulmentario ...”, Lucca, anno 765, C.D.L. II: 186.14); tutte le altre valgono invece ‘misura<br />

agraria’.<br />

Che sia formalmente un diminutivo (suffisso germ. *-i l a-) non sembra esserci dubbio,<br />

e quindi alla lettera sarebbe ‘contenitore piccolo’ (vedi supra scaffardus e scaptor,<br />

risp. n° 18 e n° 19), con evidente allusione al recipiente con cui si misuravano le granaglie<br />

o il sale. Il contenitore è ‘piccolo’ forse rispetto al moggio di cui, anche in questi nostri<br />

esempi, appare essere una frazione (secondo Brunetti, C.D.T.: 352, dovrebbe corrispondere<br />

alla mina ovvera alla metà di uno staio). Il passaggio da misura frumentaria a misura<br />

agraria è normale (lo stesso moggio insegna).<br />

*38. sellus (3) ‘misura di lunghezza’, ‘misura granaria’, ‘misura agraria’,<br />

‘sorte, appezzamento di terreno’ (sellos).<br />

Oltre a queste tre occorrenze, tutte in uno stesso documento (una ‘charta venditionis’<br />

chiusina del gennaio 774, in originale: “... vindebit tibi ... sex sellos di olibis una cum<br />

terrula et curtina sua ubi positi sunt ... tamen ubi sunt positi illi quinque sellos di olibos ...<br />

et illa sexta sellos di olibos ...”) 29 , ne abbiamo un’altra in un documento toscano del 796<br />

(Niermeyer: s.v.); mentre nulla ha qui a che fare il sellus ‘mensura liquidorum’ del Du<br />

Cange, della Francia meridionale e di molto tarda attestazione (viene da situlum ‘secchio’).<br />

Non credo possano esservi dubbi sull’origine germanica di questa parola. Alla base<br />

starà il corrispondente <strong>longobardo</strong> di antico e medio altotedesco seil, antico sassone sēl,<br />

antico inglese sāl, antico nord. seil (germ. *s a i l a-): se <strong>nel</strong>le altre aree germaniche è documentato<br />

solo il senso primo che è quello di ‘corda, legame’, in area tedesca invece accanto<br />

a questo si trovano, non solo quello di ‘Symbol bei Übergaben’, ma anche quelli di<br />

‘Los oder Mass bei Teilungen’, ‘Langenmass’, ‘ein bestimmtes Erntemass’ (Lexer: s.v.<br />

seil). La congruenza fonetica della e di sellos con -a i- germanico è pacifica, per un<br />

periodo intorno alla fine dell’VIII secolo (Bruckner 1900: 70-75; e si veda al n° 47<br />

braida) 30 . La doppia -ll- pone qualche interrogativo, ma come al solito non possiamo<br />

troppo razionalizzare le vesti grafiche. L’assonanza con parole e terminazioni latine è<br />

sempre incombente (qui cella, sella, -ellus?).<br />

39. thinx (1) ‘dono / donazione’ 31 .<br />

Con i derivati latini: thingare (1: thingatus); thingatio (3: tingationi [1], tingationis<br />

[2]); tingaria (1), toponimo.<br />

29 C.D.L. II: 421.3, 5, 9.<br />

30 Forse sellus non è poi così isolato fra i relitti longobardi se è plausibile riconoscere la stessa<br />

parola <strong>nel</strong>l’asalin, alla lettera ‘scioglimento dei legami [di una recinzione]’, della glossa asalin de<br />

villa del manoscritto di Ivrea all’arischild di Liutprando 141, da leggere edarschild “ruptura sepis”<br />

(Princi Braccini 1994: in part. 91-92).<br />

31 Si vedano van der Rhee 1970: 67-70 e Princi Braccini 1995: 1077 sgg.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 207<br />

Thinx ha qui il significato e la funzione che altrove sono di gairethinx o di tingatio<br />

(vedi alle voci gairethinx e launegild, risp. n° 31 e n° 32), e cioè indica la ritualità (in presenza<br />

dell’assemblea, almeno all’origine) richiesta per la validità di un negozio giuridico,<br />

<strong>nel</strong> caso specifico di un lascito testamentario: “... de exemplare quam ostendis, mihi non<br />

inpedit, quia autentica exinde non habis, et nec per thinx est facta nec per launichild stare<br />

non potuissit, etiamsi autenticum exinde habuissis ...” (sec. VIII, C.D.L. II: 111.19).<br />

Quanto a thingatus, participio di thingare ‘sanzionare secondo la suddetta ritualità’, si avverte<br />

che qui (721-744?, in copia sempre dell’VIII secolo, C.D.L. I: 237.16) si tratta di un<br />

atto manomissorio (“… cot sic esset liverus qui cerca altare esset ductus, comoto qui in<br />

quatrovio esset thingatus”). Per tingatio si veda quanto detto in Princi Braccini 1996: 35.<br />

40. wadia (32) ‘pegno’ (guadiam [16], uadia [1], uadiam [1], uuadia [7],<br />

uuadiam [4], vvadia [2], wadiam [1]).<br />

Con il derivato verbale latino wadiare (1: guadiassent).<br />

41. warcinisca (1) e warcinia (1) ‘tipo/tipi di tasse o comunque di prestazione/-i<br />

dovuta/-e’ (uuarcinisca, uuarcinia).<br />

Si veda sopra warcinus, n° 26.<br />

1.3. Sostantivi. Territorio e insediamento.<br />

Sono abbastanza numerosi anche i termini relativi al tipo e all’organizzazione<br />

del territorio e al tipo di insediamento, di abitazione o di organizzazione economica,<br />

nonché ad interventi sul territorio medesimo. Ecco alcune nuove identificazioni<br />

e acquisizioni accanto a termini noti.<br />

*42. aia (4) ‘siepe, recinzione, terreno riservato’.<br />

Secondo l’ipotesi di identificazione avanzata in Princi Braccini 1997-1998 sarebbe da<br />

riconnettere con il germanico *h a g i ō-, che <strong>nel</strong> nostro elenco è presente anche <strong>nel</strong>la<br />

froma prefissata: vedi gahagium, n° 54, dal cui significato peraltro non sembra molto allontanarsi.<br />

*43. anca (2) ‘bassura acquitrinosa’.<br />

In altri documenti anche ancha e hancha. Ma per l’identificazione del referente e per<br />

la proposta di vedervi un termine di origine germanica si veda Princi Braccini 1997-1998.<br />

44. (h)ariberga (2) ‘riparo per persone o animali’(?) (albergaria).<br />

Per altre e più sicure presenze <strong>nel</strong>la documentazione mediolatina32 si veda Sabatini<br />

1963: 219.<br />

45. bauga (1) ‘tubo o canaletto per l’irrigazione’ (Baugam).<br />

Nel latino medievale incontriamo il termine, al di fuori del presente ‘praeceptum’ pavese<br />

(a. 714, una falsificazione in copia del XVII secolo: “... et aqueductus per nostram<br />

Baugam in eorum sit potestate ad irrigandos hortos [eidem] ecclesie confirmamus...”,<br />

32 Nel C.D.L. (II: 225.11, 17) siamo in effetti, probalbilmente, in presenza di una falsificazione<br />

del Dragoni (“… curte… cum omne fundo, casis, albergaria, furnis, area, campis…”, “… de omne<br />

fundo, curte, casis, albergaria, furnis, area, campos…”).


208<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

C.D.L. III: 49. 23) e del precedente ‘praeceptum’ (del 713, C.D.L. Troya: 157) di cui è<br />

conferma, <strong>nel</strong>l’Epitome Festiana di Paolo Diacono e <strong>nel</strong>l’Elementarium di Papia. In Paolo<br />

e Papia però il referente è una sorta di a<strong>nel</strong>lo, a uso di ornamento o di catena, e in questa<br />

accezione ha continuatori <strong>nel</strong>l’italiano antico. Per maggiori particolari rimando a Princi<br />

Braccini 1996: 14-15. Risulta chiaro che invece il referente dei due documenti pavesi è<br />

qualcosa che ha a che vedere con l’idraulica perché si parla di “orti da irrigare”, il termine<br />

quindi dovrebbe indicare un tubo o alludere alla foggia circolare, o meglio semicircolare,<br />

di un qualche tipo di piccolo canale33 .<br />

Per continuatori in italiano di bauga ‘a<strong>nel</strong>lo’ e ‘a<strong>nel</strong>lo di catena’ si vedano, ad esempio,<br />

Pfister 1985 e DELI: s.v. boa 2.<br />

46. boscales (1), forse ‘zone boscose e incolte’ (da un diverso plurale, -alia,<br />

dello stesso suffisso latino deriva l’italiano boscaglia).<br />

Segnalo, tra la vasta bibliografia, Aebischer 1939, Söll 1967, Andreolli, Montanari<br />

1988.<br />

47. braida (6) ‘campo coltivato per lo più in vicinanza della città’ (brada [1],<br />

braida [2], braidam [1], breidas o bredas34 [1], praida [1]).<br />

I documenti del C.D.L. offrono tutte le varianti possibili a specchio delle vicende fonetiche,<br />

sia <strong>nel</strong> vocalismo radicale (a / ai / ei / e) sia <strong>nel</strong>l’alternarsi della sorda e della sonora<br />

all’iniziale (p / b).<br />

Numerosi i lemmi bibliografici interessati alla parola.<br />

48. burgus (7) ‘insediamento fuori le mura’ (burgo).<br />

Qui il referente non è un insediamento fortificato, ma il più tardo insediamento appena<br />

fuori le mura. Si avverta comunque che tutte le occorrenze sono in documenti che<br />

appartengono ai cosiddetti ‘falsi dragoniani’.<br />

49. fara (1), ormai in uso di toponimo<br />

Questo probabile odonimo (“... casas in Campo maiore, casas in Muras, casas in Fara<br />

iuxta turionem ...”) si trova in un documento nonantolano del 762, in copia del sec. XI<br />

(C.D.L. II: 103.4).<br />

*50. farsiola (1) ‘giovenca’, ‘appezzamento di terreno adibito al pascolo delle<br />

giovenche’ (farsiolas).<br />

La parola può essere inserita in questa sezione sulla base della funzione toponimica<br />

che ricopre <strong>nel</strong> contesto in cui compare in un documento comasco del 748 giuntoci in originale<br />

(“... petzola una de prado loco quid dicitur Farsiolas: de una parte ...”, C.D.L. I:<br />

275.2). Dovremmo essere di fronte al diminutivo, formato con il suffisso germanico -l a- /<br />

-l ō- (derivati -i l a-, -a l a-, -u l a- ecc.) 35 , del ben rappresentato *f a r s ī- / *f a r s j ō-<br />

33 Non mancano altri indizi lessicali di un possesso da parte longobarda di tecniche per la regolamentazione<br />

e l’utilizzo (irrigazione e pesca) delle acque fluviali. Per i prestiti in italiano e nei<br />

dialetti italiani si veda Princi Braccini 1991/1: 155 e nota 23, dove anche si segnala un nuovo termine<br />

<strong>nel</strong> C.D.Cav. (II: 22.3): facora ‘tipo di chiuse’, voce prima nota solo <strong>nel</strong>l’antroponimo Facho<br />

(Bruckner 1895: 49 e 246).<br />

34 In effetti la i ha un trattino <strong>nel</strong> mezzo che potrebbe essere di espunzione (C.D.L. II: 173.3, nota).<br />

35 Krahe, Meid 1967: § 87.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 209<br />

‘giovenca’ 36 , corrispondente femminile (con ‘alternanza grammaticale’) dell’altrettanto<br />

ben rappresentato *f a r z a- / *f a r z ō n- ‘giovane toro’. Il maschile si continua<br />

<strong>nel</strong>l’antico altotedesco far(ro), <strong>nel</strong> medio altotedesco var(re), <strong>nel</strong> medio bassotedesco<br />

varre, verre, <strong>nel</strong> medio nederlandese var(r)e, <strong>nel</strong> tedesco moderno regionale Farre(n)<br />

‘toro’, <strong>nel</strong>l’antico nordico farri, <strong>nel</strong>l’antico inglese fearr; il femminile si continua <strong>nel</strong> tardo<br />

medio altotedesco verse e <strong>nel</strong> medio nederlandese vers / vaers, che deve essere già stato<br />

dell’antico, e oggi <strong>nel</strong> nederlandese vaars e <strong>nel</strong> tedesco Färse (in quest’ultimo su ‘junge<br />

Kuh’ prevale il senso tecnico di ‘junge Kuh, die zum ersten Mal zum Stier kommt’). Nel<br />

nostro documento dovrebbe trattarsi dunque di un piccolo prato destinato ad accogliere le<br />

giovenche migliori, quelle destinate alla riproduzione. Indicare un luogo usando il nome di<br />

animali suoi abituali frequentatori o inquilini, oppure dei loro custodi è frequente. Tanto<br />

per citare qualche esempio dal C.D.L. stesso: “... peciola susum ad Vacarecia ...”<br />

(vaccareccia italiano, ma anche latino medievale, è ‘mandria di vacche’, oltre che ‘sorta di<br />

stalla per il bestiame’, e la silva vaccareccia doveva essere, come a tutt’oggi <strong>nel</strong>le Puglie,<br />

la parte del pascolo destinata alle vacche); “... ad oratorium Sancte Marie in Fagiano [?]<br />

...”; “... in loco qui bocatur Ad Caballari ...” 37 . Analoghi ancora più sintatticamente<br />

calzanti si possono citare ad esempio dagli spogli in Larson 1995: 683-684 e 319<br />

(coinvolgenti anche documenti più tardi): “… petja de terra tenentes uno capo cum uno<br />

lato in terra et silva domini regis, alio capo tenet in terra qui dicitur Vaccaricia et lato tene<br />

in via publica” (Lucca 983), “… petja de terra tenentes uno capo cum uno lato in terra et<br />

silva domini regis, alio capo tenet in terra que dicitur Vaccharicia et alio lato tenet in via<br />

publica” (Lucca, a. 988), “offero tibi ... una petja de terra mea illa quod est silva que<br />

dicitur Silva Vaccareggia …” (Lucca 1076), “Gualfreduccius qd. Pipini ... dedit et<br />

concessit ... unam petiam terre, fovea in medio, posite ala Dogaia ...: ab oriente dogaia, a<br />

meridie Gualfreduccius de Vaccareccia, ab occidente dogais Allianensis …” (Prato 1200);<br />

“... de octo petjis de terris tuis illis, duo ex ipsis quod sunt ortoras ... et illi aliis quod sunt<br />

camporas, quas abis in loco et finibus in loco et finibus Greppo et in loco et finibus ubi<br />

dicitur Cavalliana” (Lucca 1082). Non manca neppure qualche analogia con per-gahagium<br />

[n° 56], dove però non c’è metonimia dato che si tratta di un composto con il determinante<br />

in prima posizione.<br />

*51. fiogahagium (1) ‘pascolo recintato [tedesco Gehege] per il bestiame’<br />

(ficagias).<br />

52. fiowaida (1) ‘tipo di terreno a brughiera [waida] destinato al pascolo per<br />

il bestiame’; ‘comunioni dei pascoli dei cavalli degli arimanni’ (secondo Bognetti<br />

1948: rist. 151); (fiuuuadia).<br />

*53. fiowaldus (1) ‘bosco / pascolo per il bestiame’ (fingaldia).<br />

Fio-gahagium, fio-waida, fio-waldus (vedi Princi Braccini 1991/1: 155-158, da integrare<br />

con 1991/2: 317-318 e nota 69) condividono il primo componente: <strong>longobardo</strong> fio (di<br />

fader-fio ‘dote della sposa’ e di met-fio ‘dono del futuro sposo all’atto del fidanzamento’).<br />

È noto il dibattito a proposito del valore originario di questa voce indoeuropea (presente,<br />

oltre che <strong>nel</strong> germanico *f e h u-, nei domini indoiranico e italico) a cui hanno preso parte<br />

indoeuropeisti del calibro di Benveniste. Benveniste è sostenitore dell’ipotesi (la quale va<br />

36 Come antico altotedesco farhilī(n) (tedesco Ferkel) su far(a)h ‘suino’ (germ. occ. *f a r h a-).<br />

37 Cfr. risp. C.D.L. II: 47.14-15, II: 191.16, V: 388.18.


210<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

in senso contrario a quella opinione vulgata, la cui origine si perde <strong>nel</strong>le lontananze<br />

dell’antichità classica, a proposito di pecus, pecunia, peculium) 38 che il valore originario<br />

della parola non sia ‘bestiame’ (più o meno ‘da vello’, etimologicamente connesso con<br />

pecten!), bensì ‘bene mobile (personale)’, per cui ‘bestiame’ rappresenterebbe un caso di<br />

“restringimento di significato” 39 . Quale è allora l’apporto del <strong>longobardo</strong> al dibattito? Daremo<br />

una succinta risposta dopo avere prima brevemente riconsiderato la documentazione<br />

della parola <strong>nel</strong>le varie lingue germaniche.<br />

Il gotico non dà adito a dubbi perché <strong>nel</strong>le cinque occorrenze di faihu / faiho come<br />

pure nei composti (faihufriks e faihugairns ‘avido di denaro’, faihufrikei e faihugairnei<br />

‘avidità’, faihugeigan ‘agognare, desiderare’, faihugeigo e faihugeiro ‘avarizia’, faihuskula<br />

‘debitore’, faihuþraihna ‘gruzzolo’, faihugawaurki ‘guadagno’) e nei derivati (i verbi denominativi<br />

gafaihon e bifaihon ‘arricchirsi a spese di qualcuno’, con il deverbale bifaih<br />

‘sfruttamento’) mai balena il sospetto di una presenza di ‘bestiame’ 40 .<br />

Per quello che riguarda l’antico altotedesco feho / fiho, stando all’inventario tendenzialmente<br />

esaustivo fornito dal Wörterbuch della Sächsische Akademie der Wissenschaften<br />

di Lipsia (vol. V, 1989: s.v. fihu), le sue occorrenze come parola isolata sono tre:<br />

in due glosse, <strong>nel</strong>le quali si dovrebbe trovare il significato ‘denaro’, e <strong>nel</strong>la Benedizione<br />

delle api di Lorsch, dove invece si tratterebbe di ‘bestiame’; abbastanza numerose invece<br />

sono le sue apparizioni in composti, per i quali tutti il referente è connesso con ‘bestiame’<br />

(ivi: s.vv. stallfihu ‘Stallvieh’, fihusterbi ‘Viehsterben’, Viehseuche’, fihuuuart ‘Viehhüter’<br />

ecc.). Con parte della interpretazione del Wörterbuch temo di non trovarmi d’accordo. Se<br />

<strong>nel</strong>la glossa (ad un Salmo) “fiu [qui] pecuniam [suam non dedit ad usuram]” c’è senz’altro<br />

il significato ‘denaro’ 41 , <strong>nel</strong> “pecunia fihu” delle Glosse di Kassel sembrerebbe logico<br />

vedere l’indicazione di un generico ‘bestiame’, non di ‘beni [mobili] in genere’, e<br />

tantomeno di ‘denaro’ (!). In effetti tale glossa si presenta come una specie di titolo della<br />

sezione dedicata in questo glossario ordinato per argomenti ai nomi degli animali<br />

domestici 42 . Il Wörterbuch dà invece il significato ‘bestiame’ per il uihu usato in riferi-<br />

38 Cicerone, De re publica, 2.9.16: “tum res erat in pecore ... ex quo pecuniosi ...vocabantur”;<br />

Plinio, Historia Naturalis, 18.3: “pecunia ipsa a pecore appellabatur. Servius rex ovium boumque<br />

effigie primus aes signavit”; ivi, 33.13: “Servius rex primus signavit aes. signatum est nota pecudum,<br />

unde et pecunia appellata”; Varrone, De re rustica, 2.1.9 ecc. Per i Germani è la Germania di Tacito<br />

la nostra più antica fonte al proposito: “...numero [di armenti] gaudent, eaeque solae et gratissimae<br />

opes sunt. ... quamquam proximi ob usum commerciorum aurum et argentum in pretio habent<br />

formasque quasdam nostrae pecuniae agnoscunt atque eligunt: interiores simplicius et antiquius<br />

permutatione mercium utuntur.” (cap. V), “... equorum pecorumque numero convicti multantur”<br />

(cap. XII), “... luitur enim etiam homicidium certo armentorum ac pecorum numero ...” (cap. XXI).<br />

Per altre fonti e bibliografia aggiornata si può consultare la voce Geld della nuova edizione del<br />

Reallexikon der germanischen Altertumskunde dello Hoops (vol. X, Berlino 1997).<br />

39 Benveniste 1976: 32-43 (Cap. IV. Il bestiame e il denaro: ‘pecu’ e ‘pecunia’. § 3, Il germanico).<br />

Una versione più dettagliata in Indo-European and Indo-Europeans, a cura di G. Cardona,<br />

Chicago University Press, 1970: 307-320.<br />

40 Si vedano le voci in Feist, Lehmann e <strong>nel</strong> Glossario di Streitberg.<br />

41 Cfr. van Helten 1902: 58-89 (glossa a Salmi 14.5). Come si sa, è ancora aperta la discussione<br />

se attribuire tale raccolta di glosse al basso francone oppure al francone medio oppure se vedervi documentata<br />

una ‘Mischsprache’.<br />

42 Le Glosse di Kassel si trovano <strong>nel</strong> manoscritto della Murhardsche und Landesbibliothek di<br />

Kassel, Man. theol., in quarto, 24, proveniente dal monastero di Fulda e collocabile intorno all’anno


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 211<br />

mento ad uno sciame di api <strong>nel</strong> primo verso della Benedizione delle api di Lorsch. Ma è<br />

lecita l’incertezza se intendere così, con le api paragonate a una mandria di buoi, secondo<br />

un prevedibile uso poetico, oppure se intendere ‘tesoro, prezioso bene’ (non c’è bisogno di<br />

ricordare l’importanza del miele <strong>nel</strong>l’economia familiare anche dei Germani antichi):<br />

“Kirst, imbi ist huze! nu fliuc du, uihu minaz, hera /... heim zi comonne gisunt : Cristo! lo<br />

sciame è fuori! Ora vola mio bestiame / tesoro, qui ... per venire salvo a casa” 43 .<br />

Si può quindi concludere che anche <strong>nel</strong>l’antico altotedesco dovevano convivere i due<br />

sensi di ‘bene (mobile) / denaro’ e ‘bestiame’, così come accade, in modo palese, <strong>nel</strong>le lingue<br />

germaniche di area ingevone e scandinava. L’antico inglese feoh / fioh vale<br />

(Bosworth-Toller e Supplement: s.v.) ‘cattle, living animals; pecus, jumenta’ e ‘money,<br />

value, price, hire, stipend, fee, reward; pecunia, merces’, ‘goods, property, riches, wealth’,<br />

‘a portion, dos’, ‘tame beasts (as opposed to wild)’, ‘pecunia vel nummus’ 44 ; nei composti<br />

è prevalente il significato di ‘denaro, beni’ 45 . Nell’antico sassone la voce semplice fehu (fe<br />

nei Salmi) vale ‘Vieh’ e ‘Besitztum, Eigentum’, e dei tre composti che ci sono noti, se<br />

fehugiri condivide col corrispondente gotico il significato di ‘Habgier’ e fehuskat<br />

corrisponde all’antico inglese feohsceat <strong>nel</strong>la sua connessione con ‘denaro’, sia esso inteso<br />

802. Come è noto, se gli interpretamenta germanici si collocano pacificamente <strong>nel</strong> dominio<br />

altotedesco <strong>nel</strong>la sua fattispecie bavarese, non c’è accordo a tutt’oggi a proposito dell’attribuzione ad<br />

uno specifico dominio romanzo dei lemmi (per il punto sul problema e per un contributo <strong>nel</strong> senso<br />

della ‘reticità’ dei lemmi si rimanda a Princi Braccini 1983). Comunque, <strong>nel</strong>la nostra prospettiva<br />

immediata, quello su cui interessa porre l’accento è che le Glosse si presentano come una compilazione<br />

metodica, ordinata per categorie reali elementarissime: le parti del corpo umano, gli animali<br />

domestici, l’abitazione, gli indumenti, le suppellettili, gli arnesi da lavoro, varia, frasi di comune<br />

conversazione. Appunto alla seconda sezione di ben ventinove glosse (62-90), che riunisce i nomi<br />

degli animali domestici, appartiene il lemma pecunia, che anzi, in testa alla serie, sembra quasi ricoprire<br />

il ruolo di titolo (come accade per homo <strong>nel</strong>la prima serie, per casu <strong>nel</strong>la terza, per pannu <strong>nel</strong>la<br />

quarta ecc.). Non appare quindi molto probabile che pecunia possa in simile contesto significare ‘denaro’.<br />

A meno che il compilatore non intendesse opporre pecunia : fihu ‘beni mobili’ a casu hus<br />

‘bene immobile’ della terza sezione, ma la cosa sembra abbastanza improbabile perché l’interesse<br />

appare in quest’ultima sezione incentrato sull’aspetto tecnico, architettonico, piuttosto che<br />

sull’aspetto ‘economico’, cioè di casa come ‘bene’.<br />

43 Il testo del Bienensegen si trova <strong>nel</strong> margine inferiore della c. 58r. del manoscritto della Vaticana<br />

Pal. 220, del IX secolo e originario di Lorsch, vergato da una mano del X secolo. Si cita<br />

dall’edizione in Steinmeyer 1963: 396.<br />

44 Feoh è il nome della prima runa del Fuþarc e la parola con cui inizia il Runic poem anglosassone,<br />

risalente probabilmente ad età prealfrediana anche se il manoscritto (il Cotton Otho B.X,<br />

perito <strong>nel</strong>l’incendio del 1731) non deve essere stato collocabile più indietro dell’XI secolo: “Feoh<br />

byþ frofur fira gehwylcum : F. la ricchezza è un conforto per tutti gli uomini”. Anche i più tardi<br />

poemi runici scandinavi forniscono lo stesso nome per la prima runa: “Fé vældr frænda róge : la ricchezza<br />

è fonte di discordia fra parenti” (norvegese, XIII secolo), “Fé er frænda róg : ricchezza è<br />

discordia fra parenti” (islandese, XV secolo). Cfr. Dickins 1915: 12, 24 e 28.<br />

45 Dei composti nei quali feoh compare come primo elemento solo feoh-bīgenga ‘a herdsman’,<br />

feoh-gōd ‘property consisting of cattle, cattle (considered as property)’ e feoh-land ‘pasture-land’<br />

presentano una connessione con ‘bestiame’; tutti gli altri, una venticinquina, sono collegati a ‘denaro<br />

/ ricchezza’. Dei composti nei quali feoh occupa la seconda posizione (più di una dozzina) neppure<br />

uno presenta un significato legato a ‘bestiame’. Ricordo solo per la sua corrispondenza con long.<br />

faderfio, fæþer-feoh ‘a father-fee, the marriage portion which reverted to the father, if his daugnter<br />

became a widow, and returned home’. Cfr. sempre Bosworth-Toller e Supplement.


212<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

come ‘nummus’ o come ‘money’, fehuhūs è ‘Viehhaus’ (Holthausen: s.v. fehu e Sehrt:<br />

s.vv.). Nell’antico frisone fia vale ‘Vieh’ e ‘Gut, Habe’ 46 esattamente come l’antico<br />

nordico fé è ‘cattle’ e ‘property, money’ 47 .<br />

Ecco dunque che a fianco delle lingue germaniche occidentali e settentrionali viene a<br />

collocarsi il <strong>longobardo</strong> fio che in faderfio ‘dote della sposa’ e metfio ‘dono o pegno di fidanzamento<br />

dato dall’uomo alla futura sposa’ presenta il valore di ‘proprietà, beni, (parte<br />

di) ricchezze, denaro’, mentre nei tre composti fio-gahagium, fio-waida, fio-wald quello di<br />

‘bestiame’ 48 .<br />

54. gahagium (35) ‘terreno (bosco, pascolo o altro) riservato’, ‘bandita’<br />

(cafagio [3], cagio [3], ca*iolo [1], cagiolo [1], cahagio [3], caiolo [3], chagio [1],<br />

gagii [1], gagio [3], gagiolo [3], gagios [1], gaio [2], gaium [8], gauagio [1],<br />

gauagius [1]),<br />

55. laubia (4) ‘edificio costituito da un porticato sormontato da una stanza’.<br />

Per considerazioni sulla storia della parola e della cosa e sulla diffusione in Italia di<br />

questo tipo di edificio tipico dell’ambiente <strong>longobardo</strong> si rimanda a Cagiano de Azevedo<br />

1969.<br />

*56. pergahagium (1) ‘pascolo recintato per suini’ (pergaias).<br />

Agli argomenti utilizzati per l’identificazione del primo componente (germ. *b a i r a z)<br />

proposta in Princi Braccini 1991/1: 156-157, vorrei aggiungere che non mancano certo<br />

esempi di parola indicante ‘bosco’ o ‘pascolo’ o simili accompagnata da una specificazione<br />

costituita dal nome degli animali a cui quell’appezzamento è destinato in particolare.<br />

Potrei citare: dal C.D.L. (III.1: 178.12) “... gualdus Spoletanus qui dicitur Porcarius<br />

...”, dal polittico del monastero benedettino di S. Giulia di Brescia (del primissimo X<br />

secolo) “silva ad incrassandum porchos” 49 e dal Codex diplomaticus Langobardiae (715,<br />

716 ecc.) il più volte ripetuto “silva ad saginandum porcos”. Per non dire, sempre come<br />

esempio, dei composti anticoinglesi swinhaga ‘an enclosure for swine’ e swinhege ‘a fence<br />

to keep swine from straying’ segnalati in Bosworth-Toller e Supplement.<br />

57. pizzus (1) ‘cima di monte’, qui toponimo (Piczu).<br />

Vedi Princi Braccini 1987: 206-211 e 269-279.<br />

58. sala (37) ‘tipo di organizzazione amministrativa o/e di costruzione’ (sala<br />

[31], salam [1], salas [1], salis [4]).<br />

46 Richthofen: s.vv. Nei composti a fronte di fiafollinge ‘Geldvergütung, Entschädigung’,<br />

dernfia/drenfia ‘verheimlichtes Gut’, liodafia ‘Volksgeld, Gemeindegeld’ sta hornfia ‘Hornvieh’,<br />

mentre dubbio è l’hapax sketfia.<br />

47 Cleasby: s.v. Nelle varie decine di composti qui registrati i due sensi sono presenti entrambi,<br />

con una prevalenza tuttavia di ‘ricchezza, denaro’.<br />

48 Si noti che in questa piccola serie longobarda non compare fegang / fegangi, perché <strong>nel</strong><br />

primo elemento non credo possa vedersi *f e h u- (cfr. Princi Braccini 1993).<br />

49 Lagazzi 1991: 58-59, ricorda “i polittici dei monasteri padani, in cui l’estensione delle selve<br />

destinate all’allevamento suino veniva computata sulla base del numero di animali che potevano esservi<br />

nutriti”.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 213<br />

59. scragium (4), in apparente uso di toponimo, all’origine ‘fosso (delimitato<br />

da uno steccato)’ (scragium [2], scragio [2]).<br />

Si passa dal nome comune al nome proprio come in molti altri casi (qui ad esempio<br />

alle voci n° 45, 49, 57). Secondo Arcamone 1997 il toponimo italiano in tutte le sue varianti<br />

(Scraio, Scragio, Scheraggio) sarebbe l’esito, attraverso il <strong>longobardo</strong>, di un germanico<br />

*s k r a g j a(n) ‘steccaia, cancello fatto di legni incrociati’.<br />

60. snaida (2) ‘[tipo di] segnale confinario’ (isnaidas e signaida).<br />

Insieme a staffilus e teclatura fa parte di una triade di termini indicanti segni confinari.<br />

Qualcuno ha inteso signaida (che <strong>nel</strong> documento di C.D.L. V: 90.11 è un plurale)<br />

come risultato di incrocio fra snaida e latino signum. Per la discussione di signaida e<br />

snaida, che hanno, fino a tutt’oggi, una discreta presenza <strong>nel</strong>la toponomastica italiana, si<br />

rimanda, oltre che a van der Rhee 1970: 120-121, a Sabatini 1963: 195-98, che integra lo<br />

studio di Aebischer 1944.<br />

61. staffilus (3) ‘cippo, pilastro di confine’ (stafilum, istaffili), ma anche ‘basamento<br />

dove si rendeva giustizia’ (astar fora = ad staffora).<br />

Per l’annessione di questo termine <strong>longobardo</strong> alla famiglia rappresentata da antico<br />

inglese stapol, antico frisone stapul, stapel, antico bassotedesco stapel, antico altotedesco<br />

staffal, antico nordico stöpull, si veda Princi Braccini 1998: 147-148 (con i principali riferimenti<br />

bibliografici).<br />

62. stallarius (1) ‘tipo di riparo per animali’ (?) (stallariis).<br />

Considerato il contesto (“… omnen substantiam facultatis mee, tam casis, curtes, orto,<br />

area, campis, pratis, vineis, brollis, pascuis et aia, molino et stallariis, cum omni res<br />

movile…”, a. 766, supposta falsificazione dragoniana, C.D.L. II: 201.7), non dovrebbe<br />

essere il nome dell’addetto alla stalla ma di un qualche tipo di riparo.<br />

63. sunder (6) ‘terreno tenuto e lavorato dal padrone da sé o con l’opera dei<br />

servi’ (sundrio [2], sundro [4]).<br />

Con le formazioni latine sunderarus (1: sunderari), sundrialis (11: sundriale [8],<br />

sundriales [2] sundriali [1]) 50 .<br />

64. teclatura (2) ‘incisione in un albero come segno di confine’ (teclaturas) e<br />

teclatus (7) ‘che reca inciso un segno’ (teclata [2], teclato [4], teclatos [1]).<br />

Diversamente da quanto annota Albano Leoni (1981: 50) alla glossa n° 34 del Glossario<br />

Madrileno “Theclatura idest signaida”, e cioè che teclatura “non sembra documentato<br />

altrove”, si tratta di termine presente già in Rotari 238-241 (in 240 e 241: "ticlatura aut<br />

snaida”), che una glossa all’articolo 238 in uno dei manoscritti del Liber Papiensis spiega<br />

come “incisurae signum” (M.G.H. Leges IV: 360). Ma sui segni confinari, sulla loro terminologia,<br />

natura fisica e simbologia, si veda Lagazzi 1988 e 1991.<br />

65. waldus (82) ‘bosco’ ma anche ‘aggregato di beni diversi (pascoli, boschi,<br />

zone incolte) talora costituente una unità economica e amministrativa’ (gualdi [4],<br />

gualdis [3], gualdo [33], gualdos [1], gualdum [24], gualdus [4], uualdo [7],<br />

uualdoras [1], vualdo [1], vualdora [1], vvaldo [1], vvaldus [1], waldo [1]).<br />

50 Si veda Pellegrini 1966: 651.


214<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

Su waldus è formato, germanicamente, il toponimo waldaningo (1: Uualdaninga) e,<br />

latinamente, waldator (2: vvaldatores e vvualdatores), al quale si affianca archiwaldator<br />

(1: archigualdatorem), possibile indizio dell’esistenza di una vera e propria gerarchia. Per<br />

il significato si veda sopra a waldemann, n° 25.<br />

1.4. Sostantivi. Accessori militari.<br />

Di nomi di armi non c’è traccia nei documenti del C.D.L., di azioni guerresche<br />

c’è solo bluttare (vedi al n° 81). Due i termini attinenti all’equipaggiamento<br />

del guerriero. Vi aggiungo, per la sua trasparenza di nome comune (gonfalone), un<br />

antroponimo.<br />

66. banda (1) ‘accessorio ornamentale o funzionale del balteo [il cinturone<br />

del soldato]’.<br />

Pur non contribuendo all’identificazione del preciso referente del termine (“... unu<br />

baltio cum banda et fibila de argento inaurato ...”: sarà la ‘ferrea lamina’ ornamentale del<br />

Du Cange o la funzionale piccola sbarra o spranghetta per fissare l’arma alla bandoliera<br />

del Battaglia?) questa occorrenza <strong>nel</strong> ‘breve’ pisano del 768-774, giuntoci in originale<br />

(C.D.L. II: 444.13), viste e considerate la sua collocazione geografica e la sua antichità,<br />

potrebbe far pendere la bilancia verso italiano banda prestito germanico antico (gotico o<br />

<strong>longobardo</strong>) piuttosto che medio altotedesco (con diffusione limitata all’Italia<br />

settentrionale attraverso i dialetti veneti, come suggerito dal Prati e accolto dal DELI) o<br />

francese antico (come suggerito dal DEI). Per i corrispondenti <strong>nel</strong>le altre lingue<br />

germaniche i rispettivi dizionari ci fanno rimanere <strong>nel</strong> generico significato di ‘any kind of<br />

band, a band, Fessel’.<br />

67. gunfalonus (1), ‘portatore di gonfalone’ (in origine) oppure soprannome<br />

(Gumfuloni).<br />

Anche se, in tutta apparenza, siamo davanti ad un antroponimo, l’antichità del documento,<br />

corroborata dal suo esserci giunto in originale (Pistoia 726, C.D.L. I: 132.10), ci<br />

autorizza ad affermare l’origine dal <strong>longobardo</strong> e non dal francese antico dell’italiano<br />

gonfalone, attestato a partire dallo scorcio del XIII secolo. Già Larson (1996: 311) aveva<br />

retrodatato la comparsa della voce <strong>nel</strong> latino medievale d’Italia (1178), senza che però con<br />

questo venisse intaccata la possibilità di un prestito da Oltralpe. Infatti le occorrenze <strong>nel</strong><br />

latino medievale di Francia partono dai gundfanonarii di una lettera di Ludovico il Pio (Du<br />

Cange: s.v.) e dal gunfanonem di una glossa al terzo libro dei Bella Parisiacae urbis di<br />

Abbone di Saint-Germain-des-Prés, coeva all’opera che è della fine del secolo IX51 ,<br />

mentre le occorrenze <strong>nel</strong> francese antico partono dal gonfanon del Saint Alexis (prima metà<br />

del secolo XI), e tutte presentano la forma priva di dissimilazione (coerentemente<br />

all’etimo: *g u n d i-f a n o- ‘drappo, bandiera di guerra’). Ma si potrebbe plausibilmente<br />

immaginare che la dissimilazione si fosse prodotta in Italia, dove tutte le forme, sia in<br />

latino sia in volgare, presentano compattamente l. Non ci sarebbe quindi stretta necessità di<br />

51 La glossa è a stragula ‘tipo di coperta o tappeto’. Nella sua disamina delle forme in cui la<br />

parola si presenta <strong>nel</strong> latino medievale Lendinara (1985-86: 324) parla di “forme latino-medievali”<br />

dove si registra n-n → n-l, ma senza documentare.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 215<br />

attendere il gonfalon francese che è attestato solo dal secolo XIII: un’attesa peraltro resa<br />

vana dai reperti del Larson. Ora il reperto del C.D.L. rende vano anche attendere il<br />

gunfano carolingio. Dissimilazione in area italiana c’è stata, ma direttamente sulla parola<br />

germanica.<br />

68. renga (3) ‘baltheus militaris, cingulum militare’ (renga [1], ringa [2]).<br />

Dal passo che qui interessa della ‘charta iudicati’ stilata <strong>nel</strong> 745 <strong>nel</strong> Monzese, in copia<br />

del secolo XIII, risulta che il testatore Rotperto, che pure dispone di varie altre sue proprietà<br />

a favore di moglie, figlie e sorelle, lascia al figlio dei ringa aurea, che dovranno<br />

essere distribuiti in pezzi (distribuantur, frangantur) ai poveri solo <strong>nel</strong> caso che il figlio<br />

non li tenga per sé pagando un debito prezzo 52 . Ciò conforta <strong>nel</strong>l’attribuire a renga il<br />

senso di ‘baltheus militaris’ 53 piuttosto che di ‘sorta di cerchio in oro (bracciale o<br />

collana)’. Il germ. *h r e n g a z (antico inglese, antico altotedesco e antico bassotedesco<br />

hring, antico nordico hringr) ha il significato base di ‘qualcosa di forma circolare’, sia esso<br />

un oggetto più o meno prezioso, oppure un gruppo di persone disposte ‘a cerchio’. Si<br />

ricordino gli italiani arenga / aringo / arengo, che continuano il medievale harenga<br />

‘assemblea popolare comunale’ e ‘luogo dove l’assemblea si riuniva’, donde ‘campo per<br />

gareggiare’, ‘disputa’ (con il più prosaico suo derivato ringhiera: da l’aringhiera ‘luogo<br />

dove si arringa’ a la ringhiera), e arringa, propriamente ‘discorso tenuto davanti a un<br />

cerchio di persone’ (con il suo verbo arringare).<br />

1.5. Sostantivi. Oggetti domestici.<br />

All’ambiente familiare ci riconducono i restanti sostantivi, alcuni noti, altri<br />

in<strong>editi</strong> per forma e significato o solo per significato.<br />

69. brandus (1) ‘fuoco, tizzone’ (brandi).<br />

È uno dei tre <strong>germanismi</strong> (gli altri due sono fasso e spita, risp. n° 71 e n° 76) che, in<br />

un elenco di beni che costituiscono la donazione fatta da Warnefrido, gastaldo di Siena,<br />

alla chiesa da lui fondata e al monastero di S. Eugenio (‘charta dotis’ senese del 730, in<br />

copia del 1607, C.D.L. I: 169.11, 9, 13), indicano utensili attinenti alla cucina: “... pariola<br />

vero numero sex, quod est fasso uno, frixorias duas, cucumas duas: una tenente congio<br />

dimidio, et alia sub minore. de osequio brandi *** catenas super focos numero sex, una<br />

cum *** de filiis quondam Boccioni de Saviniano obvenit, tripidem uno, spitas ferreas duo<br />

...”. Per brandus il referente ‘fuoco, tizzone’ è autorizzato sia dal sintagma de obsequio<br />

brandi ‘intorno al servizio del fuoco’, sia dalla vicinanza immediata di oggetti domestici<br />

52 “Et volo adque adfirmo de argento meo, quod emi de Roderate, baxia una maiore adque<br />

scudellas duas et gorale uno, quod emi de Ambrosio clerico, volo ut si ipso ego in vida mea non<br />

dedero, volo ut in die transitus mei fractam fiat et ibi ad presenti pauperibus datum pro remetium<br />

anime me. et ringa mea aurea, volo ut in die transitus mei dit filio meo pro ipsa renga solidos centum<br />

[…], et si ipsis centum solidis a presenti dare non voluerit, ipsa ringa ibique a presenti frangantur et<br />

pauperibus distribuantur” (C.D.L. I: 242.10-13).<br />

53 Non possono invece esserci dubbi sul referente in una occorrenza in una ‘cartula venditionis’<br />

chiusina dell’862, in originale: “Et precium accepit ego qui supra vinditor at te emtore pro<br />

suprascriptam meam vindicionem spata una cum ringa argentia pro solidos viginti ...” (C.D.A. I:<br />

302.9).


216<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

da fuoco (catenas super focos, tripidem, spitas ferreas ecc.). La voce germanica antica, sua<br />

evidente matrice (oggi tedesco Brand, inglese brand), accanto al significato proprio<br />

‘fiamma, fuoco, tizzone ardente, torcia’, ha quello metaforico di ‘spada’, ed è per<br />

l’appunto quest’ultimo che si conserva <strong>nel</strong>l’italiano brando, un francesismo, <strong>nel</strong>l’opinione<br />

vulgata, presente a partire dal Ciriffo Calvaneo di Luca Pulci (1434; ma brandire è già <strong>nel</strong><br />

Livio volgarizzato, secolo XIV). In italiano il significato non metaforico è in brandone<br />

‘fiaccola, torcia, grosso cero’, già <strong>nel</strong> forse dantesco Fiore e in un documento piacentino<br />

del 132354 . Anche per brandone si è parlato di francesismo, dato che brandon è presente<br />

<strong>nel</strong>l’antico francese e <strong>nel</strong> provenzale (da qui lo spagnolo blandón, da cui il campidanese<br />

brandoni e il siciliano blanduni, branduni). La testimonianza della carta senese del C.D.L.<br />

potrebbe dunque far dubitare dell’origine francese per lo meno della accezione propria (il<br />

condizionale sparirebbe se non avessimo a che fare con una copia, per di più tarda),<br />

considerando poi che brandone (con suoi derivati), oltre che <strong>nel</strong> Fiore, lo si trova<br />

continuato in dialetti italiani settentrionali, ma non solo lì, sempre ad indicare il fuoco o<br />

oggetti in qualche modo connessi col fuoco: il milanese brandón ‘candelabro’, gli italiani<br />

settentrionali brandali e brandinali ‘alari’ (donde il corso brandale e il sardo brandali<br />

‘treppiede da cucina’?), l’aquilano brandone ‘tizzone’ 55 , a cui sono da aggiungere il<br />

brandanale <strong>nel</strong> latino delle Laudes Papiae e il brandenalia in documenti lombardi a<br />

partire dai primi decenni del XIV secolo56 . È probabile che con brando / brandone ci si<br />

trovi davanti ad una coppia del tipo pizza / pinzone, palco / balcone, tappo / tampone,<br />

tacca / taccone ecc., tutte coppie risalenti a matrici germaniche con temi nominali diversi<br />

(risp. in vocale e in nasale).<br />

70. fano (1), dato come launegild, sarà un ‘drappo’ o qualcosa di simile<br />

(fani).<br />

In una ‘charta donationis’ proveniente dal territorio veronese si legge (C.D.L. II:<br />

133.3): “… et pro suprascripto dono meo acepi ad te mihi adceptabile launichil sari ***<br />

uno, ut suprascripta donatio meas in te firma permaneat”. Di questa ‘charta’, del 763, abbiamo<br />

una copia secentesca <strong>nel</strong>l’Archivio di Siena e la stampa del Maffei in Verona illustrata.<br />

Lo Schiaparelli dice di preferire la lezione sari della prima edizione del Maffei, del<br />

1732, a sani della terza, del 1825 (<strong>nel</strong>la copia senese si legge invece launichil uno, e per di<br />

più senza traccia di lacuna). In realtà un controllo effettuato sulla ristampa anastatica del<br />

1974 dell’edizione 1732 ha mostrato che il Maffei aveva letto fani <strong>nel</strong>l’originale che<br />

asserisce in suo possesso. Una simile lezione ha un plausibile senso <strong>nel</strong> contesto,<br />

trattandosi di oggetto dato come launegild. Sulla ascrizione di fano alla famiglia del<br />

tedesco Fahne ‘bandiera’ non dovrebbero esserci dubbi. Si veda anche al n° 67.<br />

*71. fasso (1) ‘tipo di pentola o tegame’.<br />

Né Bruckner 1895 né Gamillscheg 1935 né altri fanno menzione di questo ‘recipiente’<br />

(“un paiuolo o vaso di metallo di special uso”, annota lo Schiaparelli) che si<br />

affianca, <strong>nel</strong>lo stesso documento in cui compaiono brandus e spita (n° 69 e n° 76), alle<br />

54 In glosse tardo-latine si troverebbe blandonia, brandonia ‘verbasco’ (pianta con cui si<br />

facevano le torce): si cfr. il francese dialettale brandon e l’umbro piandóne (DEI: s.v. brandóne 2).<br />

55 Lo segnala Petrocchi: s.v., che aggiunge anche il significato di ‘striscia di fòco’ per una occorrenza<br />

<strong>nel</strong> Lucano volgarizzato.<br />

56 Cfr. Bosshard 1938: 94-95 (brandenalia, bordonalia).


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 217<br />

padelle e alle cuccume fra i pariola. Non si vedono difficoltà all’annessione alla famiglia<br />

germanica di antico altotedesco faz ‘vaso, botte, orcio, brocca, scodella’ (tedesco Faß<br />

‘botte’), antico inglese fæt ‘recipiente, tazza’ e ‘contenitore, scatola, cofanetto’ (inglese vat<br />

‘tino’, ‘tinozza’), antico nordico fa 57 . La parola longobarda presenterebbe dunque seconda<br />

Lautverschiebung con il previsto esito di spirante rafforzata.<br />

*72. franciscata (1) ‘qualcosa attinente alla biancheria o all’arredo della casa’<br />

(franciscatas).<br />

Dovrebbe indicare (ma il nostro solo informatore è il contesto in cui il termine è inserito)<br />

qualcosa avente a che fare con la biancheria e/o con l’arredo per la casa: “... lecta<br />

autem numero octo, una cum ordinationes suas ac secias vero numero quinque, mappas<br />

[tovaglie] quinque, cumaras [casse] et alias franciscatas numero decem” (‘charta dotis’ senese<br />

del 730, in copia del primo ‘600, C.D.L. I: 169.17).<br />

73. pacca (1) ‘tipo di carne salata’ (paccam).<br />

Della parola si è già trattato in Princi Braccini 1996: 29-30 (a proposito degli italiani<br />

centromeridionali pacca ‘natica’ e paccone ‘pezzo di lardo’, di incerta connessione con la<br />

famiglia di tedesco Backe ‘guancia’ e ‘natica’). Da osservare che in quella occasione<br />

l’occorrenza <strong>nel</strong>la ‘charta venditionis’ di C.D.L. V: 108.11 è stata indicata come la più antica<br />

disponibile, ma non correttamente in quanto il documento, del 760, è noto solo dal<br />

Regestum Farfense.<br />

74. sapo (2) ‘sapone (richiesto come tassa)’ (sapone).<br />

Come si sa è un germanismo (cfr. antico inglese sāpe, antico altotedesco seifa: germ.<br />

*s a i p ō-) presente in Plinio e in altri autori antichi (Marziale, Galeno) con il significato<br />

specifico di ‘materia per tingere (di rosso) i capelli’, poi (il saponatum in Prisciano, circa<br />

400, lo testimonia) ‘sapone’ 58 . Nei due documenti pavesi del C.D.L., risp. del 744 (III.1:<br />

84.4) e 746 (III.1: 87.16), entrambi in copia del X secolo, è ‘sapone esatto come tassa’: “...<br />

firmamus vobis pensionem illam de sapone, hoc est libras .XXX., quae palatii nostri ex<br />

Placentina civitate inferebantur, et ab ipso patruo nostro ad pauperes lavandum concessa<br />

sunt”, “Et concesserat inibi pensionem illam de sapone * libras .XXX., quae palatii nostri<br />

ex Placentine civitate inferebatur * ...”.<br />

75. scherpha (10) ‘beni mobili di un qualche genere, [per lo più <strong>nel</strong> senso di]<br />

corredo)’ (ischerpa [1], scerpham [1], scherfas [1], scherpa [5], scherpha [1],<br />

scirfa [1]).<br />

La cosa da segnalare <strong>nel</strong>la documentazione offerta <strong>nel</strong> C.D.L. per questa ben nota parola<br />

è che in una delle occorrenze (Bergamo, 774 in copia del sec. XI) si tratta di una qualche<br />

sorta di beni di un uomo (è “Taido gasindius domni regis” che scrive), che si affiancano<br />

a oro, argento, vesti e cavalli: “... mobilibus vero rebus meis, hoc est scherpha mea,<br />

aurum et argentum, simul et vestes atque et cavalli ...” (C.D.L. II: 436.1).<br />

76. spita (1) ‘bastone appuntito su cui s’infila la carne da arrostire alla<br />

fiamma’ (spitas).<br />

57 Sembra da escludere comunque che si tratti del latino vas.<br />

58 Castellani 1985: 14.


218<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

Si tratta di spitas ferreas (ma siamo in cucina, non sul campo di battaglia). Secondo<br />

Schiaparelli (C.D.L. I: 169, nota 4) sarebbe da intendere spathas / spatas, ma non c’è motivo<br />

per questa correzione decisamente incongrua con il contesto (riportato al n° 69). In<br />

spita sarà da riconoscere un gotismo o un longobardismo. La famiglia germanica di appartenenza<br />

è quella di inglese spit e di tedesco Spieß, in antico risp. spitu e spiz, germ.<br />

*s p i t u z, il cui significato originario sembra essere per l’appunto quello di ‘canna appuntita<br />

su cui si infila la carne da arrostire’. La fonetica di spitas, con l’occlusiva dentale<br />

sorda senza seconda mutazione, farebbe propendere per un gotismo, ma, come ormai è<br />

noto, neppure questo può essere considerato un elemento decisivo. Con il nostro reperto si<br />

accorda sostanzialmente una vasta gamma di forme regionali, dal bergamasco al sardo e al<br />

siciliano, che mostrano la vocale i (Bruckner 1900: 68; Rohlfs 1966, vol. I: 111 e 131-132;<br />

Battaglia: s.v. spiedo), ed è assai improbabile che tale accordo sia da attribuire, anche<br />

laddove è possibile (ma non sistematico, come in umbro), a una monottongazione di ie<br />

(attraverso ritrazione d’accento; ma non sarà comunque il caso per l’isolata occorrenza di<br />

spido <strong>nel</strong> fiorentino antico). Alle forme con i si affianca, dal bergamasco e dal veneziano al<br />

toscano, tutta una serie di forme con il dittongo ie. Quanto alla sonorizzazione in spiedo<br />

della t intervocalica, essa è del tutto plausibile in vista di una ascendenza altomedievale,<br />

gotica o longobarda che sia, piuttosto che dall’antico francese espiet. È da espiet infatti che<br />

viene vulgatamente fatto risalire spiedo, attraverso un preletterario *espiedo; ma già nei<br />

Giuramenti di Strasburgo assistiamo alla caduta di o finale, e quindi, dato il conseguente<br />

assordamento della dentale divenuta finale a sua volta, sarebbe stato proprio espiet e non<br />

*espiedo ad arrivare in Italia. Tanto l’italiano (toscano) spiedo che l’antico francese espiet<br />

(e l’occitanico espeu / espeut con la e aperta!) presuppongono alla loro fonte, rispettivamente<br />

gotico/<strong>longobardo</strong> e francone, un vocalismo germanico di giustificazione. È una<br />

giustificazione che dovremmo trovare <strong>nel</strong> germanico *s p e u t a-: antico sassone -spiot,<br />

antico altotedesco spioz, antico nord. spjót, medio nederlandese e medio bassotedesco spēt,<br />

tutti ‘lancia’. E ‘lancia, arma bianca costituita da un ferro lungo e acuminato’ vale praticamente<br />

il latino medievale di Bologna (1196) spetus (DELI; la prima testimonianza di<br />

spiedo in questo senso è in Giovanni Villani, ante 1348). Per il significato ‘spiedo da<br />

cucina’ bisognava aspettare per l’Italia (stando sempre al DELI) lo spedum reperibile (vedi<br />

Sella 1937) <strong>nel</strong> latino notarile di Ravenna (sec. XVII) e lo spiedo di A. Allegri del 1629. In<br />

antico francese, invece, i due referenti, arma e utensile da cucina, fanno entrambi capo ad<br />

espiet (ma forse sarebbe meglio parlare di un commisto uso di un unico attrezzo). In conclusione<br />

potremmo seguire l’Etymologisches Wörterbuch di Kluge-Seebold che ha due<br />

lemmi: Spieß 1 ‘tipo di arma da caccia’ da *s p e u t a-, e Spieß 2 ‘spiedo da cucina’ da<br />

*s p i t u z 59 e ammettere un duplice prelievo per l’area italiana (e per la gallo-romanza,<br />

dove esiste anche espi, da *s p i t u z).<br />

§ 2. Aggettivi.<br />

77. graus (2), ‘grigio’ (graum e Grauso).<br />

78. grisio (5), ‘grigio’ (Grisio [3], Grisione [1], Griso [1]).<br />

59 Kluge va oltre <strong>nel</strong>l’etimologizzare e presuppone per *s p e u t a- una deformazione di<br />

*s p r e u t a- (tedesco Spriet ‘stanga, pertica, verga’).


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 219<br />

Le due occorrenze di graus (quella reatina in una carta originale del 768, in cui è il<br />

colore di un cavallo: “... et alium cavallum graum”, e la seconda, volturnese, rappresentata<br />

da un antroponimo) sono le uniche attestazioni della parola longobarda che al momento<br />

possediamo, se si escludono le sue due sospette presenze <strong>nel</strong> toponimo Vallis Gramundella,<br />

<strong>nel</strong> Regestum Farfense, a. 1037, e <strong>nel</strong>l’idronimo fluvius flasgra60 . La famiglia di<br />

appartenenza è quella di antico altotedesco grao (medio altotedesco grā, tedesco grau),<br />

antico inglese grœ¤ g / greg (inglese gray, grey), antico nordico grár, antico frisone grē<br />

(medio nederlandese grau / gra, nederlandese grauw), antico francone grē ovunque<br />

‘grigio’.<br />

Questo termine <strong>longobardo</strong> non sembra avere avuto continuazione in italiano e neppure<br />

nei dialetti italiani. Vive invece in grigio (e <strong>nel</strong>l’antroponimo, molto diffuso per lungo<br />

tempo, Griso / Grisio) l’altra parola germanica, presente oggi <strong>nel</strong> tedesco greis, dai non<br />

ben chiariti rapporti con grau. Greis sembra però essere un bassotedeschismo entrato fino<br />

dal periodo medio (medio altotedesco grīs). In effetti la voce è di area bassotedesca (antico<br />

sasssone e medio nederlandese grīs) o al massimo francone (grīs), ma la si intravede chiaramente<br />

anche <strong>nel</strong> griseus di un documento di Montecassino dell’874 segnalato da Bezzola<br />

(1925: 161-163) e da Sella 1944. Le occorrenze del C.D.L. V, tutti antroponimi, sono di<br />

area meridionale e della fine del secolo VIII in copie del secolo XI-XII. Pur <strong>nel</strong>la difficoltà<br />

di stabilirne il significato <strong>nel</strong>le attestazioni mediolatine (e negli antichi testi italiani) sottolineata<br />

anche da Larson 1995: 322, troviamo questo aggettivo usato per indicare la pelliccia<br />

dello scoiattolo (del resto a tutt’oggi chiamata in francese petit-gris) in uno degli<br />

esempi inventariati dal Larson medesimo, del 1138: “... recepi a predicto Gerardi ... par<br />

pellium grisiarum pro solidos ...”. Naturalmente, stanti gli esempi antichi sopra segnalati,<br />

si può anche fare a meno di pensare per italiano grigio ad un prestito dal francese antico e<br />

optare per una continuità indigena al territorio italiano, senza tuttavia necessariamente<br />

pensare (come fa il DELI: s.v.) ad un longobardismo (sarà piuttosto un franchismo?).<br />

*79. inquircio (1) ‘guercio’.<br />

Questa parola occorre in realtà solo come il soprannome di un certo Wineghildo maremmano<br />

che firma, con una croce, come testimone in una ‘charta repromissionis’ <strong>nel</strong>la<br />

quale certo Arnifredo, di soprannome Arnucciolo, promette a certo Fusciano di risiedere<br />

per tutta la vita <strong>nel</strong>la casa del defunto suo suocero. Rogata a Sovana (Grosseto) <strong>nel</strong> 752 e<br />

giuntaci <strong>nel</strong>l’originale (le ‘croci’ sono autografe, dice lo Schiaparelli), la carta è attualmente<br />

<strong>nel</strong>l’Archivio di Stato di Siena. La sottoscrizione recita: “Signum + manus<br />

Wineghildi, qui supernomen vocatur Inquircio, rogatus testis” (C.D.L.: 300.18). Data per<br />

scontata la identificazione del primo membro del composto con la preposizione in, il -<br />

quircio al secondo posto dovrebbe figurare, a mio parere, come la più antica attestazione<br />

della voce romanza occidentale rappresentata dallo spagnolo regionale (aragonese)<br />

güercho, dall’occitanico guers e dall’italiano guercio. Nell’area gallo-romanza la precoce<br />

comparsa è attestata da una glossa interlineare, uuelcus, a strabus del v. 54 del III Libro<br />

dei Bella Parisiacae urbis (fine del IX secolo), di Abbone di Saint-Germain-des-Prés <strong>nel</strong><br />

manoscritto parigino Bibliothèque Nationale, lat. 13833, del IX-X secolo61 . Al secolo X<br />

60 Bruckner, Appellativa: s.v. graus.<br />

61 Si veda Lendinara 1985-86: 313 e passim. Degli altri dieci testimoni del III Libro dei Bella<br />

solo tre conservano la glossa, due correttamente come uuelcus, che il terzo, il manoscritto più tardo,<br />

del XIII secolo, conferma sotto la banale deformazione paleografica di u<strong>nel</strong>cus. È forse opportuno


220<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

appartiene poi la glossa guelch che sui margini del manoscritto della British Library,<br />

Harleianus 2719 (sec. IX-X), ha apposto a strabones del I Libro del De compendiosa<br />

doctrina di Marcello Nonio il secondo correttore (H3), forse di provenienza brettone62 .<br />

Per l’italiano si cita come prima emersione alla luce di guercio la sua presenza <strong>nel</strong>la forma<br />

guelcus / guelca <strong>nel</strong> Catholicon di Giovanni da Genova (ante 1286): “Petus i. Guelcus,<br />

strabo aliquantulum, scilicet cujus oculi quadam velocitate cito volvuntur huc illuc: et hæc<br />

peta, i. Guelca, et aliquantulum straba”. Segue di lì a poco la forma corrente (Dante, Francesco<br />

da Barberino e altri). A mezza strada fra il nostro inquircio e il guelcus di Giovanni<br />

da Genova si pone il guercius di Braida Guercii, che è l’odonimo con cui in un documento<br />

del 1099 viene indicata la contrada di Milano corrispondente all’attuale Via Brera63 .<br />

La matrice di guercio è a tutt’oggi controversa, fra origine latina (un latino ricostruito:<br />

*ex-versiare, *euersus ) e germanica. È stato infatti proposto il gotico þwairhs ‘incollerito,<br />

collerico’ (col sostantivo þwairhei ‘ira, contesa’) o la forma corrispondente del <strong>longobardo</strong>.<br />

Dal punto di vista del significato l’etimo germanico non sembra essere obbiettabile:<br />

i corrispondenti antico inglese þweorh, antico altotedesco dwerah, medio altotedesco<br />

twerch e dwerch (tedesco moderno zwerch e quer) presentano i significati di ‘curvo, obliquo,<br />

trasversale’, oltre che il senso figurato ‘cattivo, ostile, irato’, che è l’unico documentato<br />

per il gotico. Non solo, ma <strong>nel</strong> tedesco antico troviamo in dwerh ‘di traverso’ e <strong>nel</strong><br />

medio mit twerhen ougen ansehen e twerhe sehen. Quanto alla fonetica, non disturba la<br />

resa di [r] germanica con [l] del mediolatino (<strong>nel</strong> Catholicon e <strong>nel</strong>le glosse), e la spiegazione<br />

dell’iniziale, di come cioè si sia passati da una sequenza fricativa dentale sorda + [w]<br />

oppure, come qualcuno vuole, da occlusiva dentale sonora + [w] a velare + [w], non può<br />

che riposare su un adattamento romanzo (gallo-romanzo e protoitaliano) della inusitata<br />

combinazione fonematica [t]/[d] + [w] (del resto anche <strong>nel</strong> tedesco moderno a zwerch si<br />

affianca quer). Normale è invece in italiano l’esito di [w] in [g] + [w], la cui generale resa<br />

grafica <strong>nel</strong> mediolatino d’Italia e in italiano è gu-. Né deve fuorviare la grafia -quircio<br />

adottata dal “notarius Laurentius” che scrisse l’atto di Sovana (non nuovo peraltro, anche<br />

lui, a impressionistiche interpretazioni di parole longobarde: ubiscari per *hovescari). Il<br />

digramma qu- era quanto la tradizione grafica latina offriva, al suo tempo (ricordiamoci<br />

che siamo <strong>nel</strong> 752), di disponibile per la resa della detta sequenza [g] + [w] 64 .<br />

*80. saudus (1) ‘non coltivato’.<br />

Si trova <strong>nel</strong>lo stessa ‘charta dotis’ in cui sono brandus, fasso, spita e franciscata (vedi<br />

sopra ai numeri 69, 71, 76 e 72): “... similiter alia petia de oliveto una cum terra sauda vel<br />

pomifera, qui est subtus casa ...” (C.D.L. I: 168.12). Non si tratta di una occorrenza isolata,<br />

ricordare che il materiale lessicografico (per lo più latino con qualche rara presenza germanica)<br />

utilizzato <strong>nel</strong>la fitta glossatura al III Libro, resa necessaria dalla particolarmente complessa<br />

composizione del suo lessico, viene per lo più attinto a glossari precedenti.<br />

62 Lindsay 1903: XXV e 39.<br />

63 Giulini 1854-1857, vol. II: 668. Secondo Olivieri 1961: 275 vi si dovrebbe vedere il nome<br />

personale Werzo per il quale rimanda all’Altdeutsches Namenbuch del Förstemann.<br />

64 Resta aperto comunque il problema se la voce sia entrata indipendentemente <strong>nel</strong> francese e<br />

<strong>nel</strong>l’italiano (<strong>nel</strong>lo spagnolo via Francia meridionale?). Comunemente si pensa che <strong>nel</strong>l’occitanico<br />

(dove la labiovelare germanica esita univocamente in [g]) sia un italianismo, né la grafia della glossa<br />

ad Abbone, al suo alto livello cronologico, ci dà informazioni sulla reale pronunzia locale. Ricordiamo<br />

inoltre la derivazione da più antichi glossari, alcuni dei quali potrebbero essere di provenienza<br />

italiana, delle glosse al III Libro dei Bella.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 221<br />

conservata solo in una copia tarda (1607) di un documento antico (730). In effetti<br />

ritroviamo la parola (come aggettivo e come sostantivo) in due documenti toscani del 774-<br />

775 e del 787 in originale (dove compare anche l’aggettivo saudacris: “... et est ipsa<br />

suprascripta vinea cum olive vel poma et terra saudacris cum vinea Amperto, et de alio<br />

latere est vinea Radiperto, et de terzia parte est vinea Aldicauso, germano meo, et de<br />

quarta parte est terra sauda cum olivito suo Mauro ...” e “... pro suprascipta terra mea, hoc<br />

est: terra vestra, campu et silva in campu Gaufredi, et pratu cum saudo, hubi iam ante os<br />

dies ...”, C.D.A. I: 49.7, 50.1 e 68.3), e in vari altri documenti <strong>nel</strong> Regestum Farfense di<br />

Gregorio da Catino (anni 802, 805, 808) segnalati già dal Niermeyer: s.v.<br />

Si ritiene comunemente che saudus / sodus sia l’antecedente di italiano sodo ‘non coltivato’<br />

e ‘terreno non coltivato’. L’incertezza invece rimane sulla matrice della voce mediolatina.<br />

Non mi sembra particolarmente azzardato proporre per questo ruolo la realizzazione<br />

<strong>nel</strong> germanico d’Italia del germ. * s a u þ- (antico inglese sēaþ, antico frisone s…th,<br />

medio altotedesco sŸt, medio bassotedesco sŸd, tutti ‘pozzo’, ‘cavità’, ‘fossa’ e simili). La<br />

congruenza semantica è assicurata dal raffronto con l’antico inglese sēaþ, che, oltre a numerose<br />

occorrenze come parola isolata col significato di ‘a pit, a hole, lake, pond / lacus,<br />

lacuna, fovea, cisterna, barathrum, cloaca’, è secondo membro di tutta una serie di composti<br />

(mŸr-, sand-, lam-, sealt-, horu- ecc.) il cui referente è costituito da un terreno per qualche<br />

motivo non facilmente coltivabile o non coltivabile affatto, perché sabbioso o argilloso,<br />

paludoso o sconnesso e cosparso di avvallamenti ecc. (Bosworth-Toller e<br />

Supplement: s.vv.). Nessun impedimento viene dalla fonetica in quanto l’esito <strong>longobardo</strong><br />

au di germ. -a u- è <strong>nel</strong>la norma (come <strong>nel</strong>la norma rientrano sia la Ÿ di alto e bassotedesco,<br />

la … di antico frisone e ēa dell’antico inglese).<br />

Tutto questo fa sì che vadano riviste le voci sia del DEI che del DELI non solo dal<br />

punto di vista dell’etimologia proposta (da un precedente *saldus, forse incrocio di solidus<br />

e validus secondo il DEI; mentre dà etimo incerto il più prudente DELI) ma anche dell’età<br />

delle prime comparse del termine.<br />

3. Verbi.<br />

81. bluttare (1) ‘saccheggiare’ (bluttassimus).<br />

Con il suo sinonimo derivato latino debluttare (1).<br />

Nei nostri contesti, come anche in Liutprando 35 (“... Et si casam cuiuscumque<br />

bluttaverint ...”), questo significato appare chiaro. La voce sarà da inserire <strong>nel</strong>la famiglia di<br />

tedesco bloß (corrispondenti di tale aggettivo sono notoriamente presenti in dialetti<br />

dell’Italia settentrionale, vedi ad esempio il milanese biott ‘nudo’).<br />

Sigle e abbreviazioni di dizionari.<br />

Arnaldi = Arnaldi, G. 1939-1958 Latinitatis italicae medii aevi inde ab<br />

anno CDLXXVI usque ad annum MXXII Lexicon imperfectum<br />

Bruxelles.


222<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

Battaglia = Battaglia S. et alii 1961 sgg. Grande dizionario della lingua<br />

italiana, Torino, Utet.<br />

Bosworth-Toller = Bosworth J., Toller T. N. 1898 An Anglo-Saxon Dictionary,<br />

Oxford Univ. Press. Rist. 1983.<br />

C.D.A. I = Kurze, W. (a cura di) 1974-1982 Codex diplomaticus<br />

amiatinus. Urkundenbuch der Abtei S. Salvatore am<br />

Montamiata, voll. 2, Tubinga, Max Niemeyer.<br />

C.D.Bob. = Cipolla C., Buzzi G. (a cura di) 1918 Codice Diplomatico di S.<br />

Colombano di Bobbio fino all’anno 1208, voll. 3, Roma,<br />

Istituto storico italiano per il medio evo (Fonti per la Storia<br />

d’Italia, 52).<br />

C.D.Cav. = Morcaldi M. et alii (a cura di) 1873-1893 Codex diplomaticus<br />

Cavensis, voll. 8, Milano – Pisa – Napoli.<br />

C.D.L. = Schiaparelli L. et alii (a cura di) 1929-1986 Codice <strong>diplomatico</strong><br />

<strong>longobardo</strong>, Roma, Istituto storico italiano per il medio evo<br />

(Fonti per la Storia d’Italia, 62, 63, 64, 64.2, 65, 66).<br />

C.D.L. I = Schiaparelli, L. (a cura di) 1929 Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong>,<br />

vol. I, Roma, Istituto storico italiano per il medio evo.<br />

C.D.L. II = Schiaparelli, L. (a cura di), 1933 Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong>,<br />

vol. II, Roma, Istituto storico italiano per il medio evo.<br />

C.D.L. III.1 = Brühl, C. (a cura di), 1973 Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong>,<br />

vol. III.1, Roma, Istituto storico italiano per il medio evo.<br />

C.D.L. III.2 = Kölzer, Th., (a cura di) 1984 Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong>,<br />

Roma, vol. III.2: Indici, Istituto storico italiano per il medio evo.<br />

C.D.L. IV.1 = Brühl, C. (a cura di), 1981 Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong>,<br />

vol. IV.1, Roma, Istituto storico italiano per il medio evo.<br />

C.D.L. V = Zielinski, H. 1986 Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong>, vol. V: Le<br />

chartae dei ducati di Spoleto e di Benevento, Roma, Istituto<br />

storico italiano per il medio evo.<br />

C.D.L. Lang. = Porro Lambertenghi, G. (a cura di) 1873 Codex Diplomaticus<br />

Langobardiae, Torino (H.P.M., 13).<br />

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Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 227<br />

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Indici<br />

Indice generale delle parole<br />

I numeri rimandano all’elenco commentato.<br />

aia 42<br />

aldia 2<br />

aldius 1<br />

alodium 27<br />

anca 43<br />

(h)ariberga 44<br />

arimanna 4<br />

arimannus 3<br />

banda 66<br />

banesagius 5


228<br />

barbas, barba 6<br />

bauga 45<br />

bluttare 81<br />

boscales 46<br />

braida 47<br />

brandus 69<br />

burgus 48<br />

fano 70<br />

fara 49<br />

farsiola 50<br />

fasso 71<br />

ferquidus 28<br />

fiogahagium 51<br />

fiowaida 52<br />

fiowaldus 53<br />

fotrum 29<br />

franciscata 72<br />

freda, fredus 30<br />

gahagium 54<br />

gairethinx 31<br />

gasindius 7<br />

gastaldus 8<br />

graus 77<br />

grisio 78<br />

gunfalonus 67<br />

(h)ovescario 9<br />

inquircio 79<br />

laubia 55<br />

launegild 32<br />

laun 33<br />

marcarius 10<br />

marchio 11<br />

marpahis 12<br />

marscalc 13<br />

mazoscanus 14<br />

morgingab 34<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

mundius 35<br />

pacca 73<br />

parafredos 36<br />

pergahagium 56<br />

pizzus 57<br />

renga 68<br />

sala 58<br />

salseclano 15<br />

salsedano 16<br />

sapo 74<br />

saudus 80<br />

scabinus 17<br />

scaffardus 18<br />

scafilus 37<br />

scaptor 19<br />

scario 20<br />

scherpha 75<br />

scilpor 21<br />

scragium 59<br />

sculdahis 22<br />

sellus 38<br />

snaida 60<br />

spita 76<br />

staffilus 61<br />

stallarius 62<br />

stolesaz 23<br />

sunder 63<br />

teclatura 64<br />

thinx 39<br />

vanteporo 24<br />

wadia 40<br />

waldus 65<br />

waldeman 25<br />

warcinisca 41<br />

warcinius 26<br />

Formario<br />

Le abbreviazioni di parole ad alta frequenza compaiono <strong>nel</strong>l’ordine alfabetico che<br />

loro compete come tali senza tener conto dell’integrazione offerta dagli editori (ad<br />

esempio aldionib e non aldionibus, gast e non gastaldus). Si ricorda però che <strong>nel</strong> vol. V le<br />

integrazioni non vengono segnalate. I rimandi sono alla forma lemmatizzata <strong>nel</strong>l’elenco<br />

commentato.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 229<br />

abiscario (h)ovescario<br />

aferquede ferquidus<br />

aia<br />

albergaria (h)ariberga<br />

aldiabus aldia<br />

aldiales → aldius<br />

aldianas aldia<br />

aldiane aldia<br />

aldianem aldia<br />

aldianes aldia<br />

aldianis aldia<br />

aldiariciis → aldius<br />

aldiaritias → aldius<br />

aldiariticia → aldius<br />

aldii aldius<br />

aldiis aldius<br />

aldio → aldius<br />

aldionales → aldius<br />

aldionalibus → aldius<br />

aldionalis → aldius<br />

aldionaricia → aldius<br />

aldionaricias → aldius<br />

aldionariciis → aldius<br />

aldionaritia → aldius<br />

aldionaritiis → aldius<br />

aldionas aldia<br />

aldione aldius<br />

aldiones aldius<br />

aldioni aldius<br />

aldionib(us) aldius<br />

aldionibu(s) aldius<br />

aldionibus aldius<br />

aldionis aldius<br />

aldionos aldius<br />

aldius<br />

alodiis alodium<br />

anca<br />

antepor vanteporo<br />

anteporo vanteporo<br />

archigualdatorem → waldus<br />

aremanni arimannus<br />

aremanno arimannus<br />

aremannos arimannus<br />

ariman arimannus<br />

arimannas arimanna<br />

arimannis arimanna<br />

arimannis arimannus<br />

arimanno arimannus<br />

arimannos arimannus<br />

arimanorum arimannus<br />

astar fora staffilus<br />

banda<br />

banesagius<br />

barba<br />

barbane barba<br />

barbani barba<br />

barbanis barba<br />

barbano barba<br />

barbas<br />

Baugam bauga<br />

bluttassim(us) bluttare<br />

boscales<br />

Brada braida<br />

braida<br />

braidam braida<br />

brandi brandus<br />

bredas braida<br />

breidas braida<br />

burgo burgus<br />

cafagio gahagium<br />

cagio gahagium<br />

ca*iolo gahagium<br />

cagiolo gahagium<br />

cahagio gahagium<br />

Caiolo gahagium<br />

casindi gasindius<br />

casindius gasindius<br />

cast(aldiis) gastaldus<br />

cast(aldio) gastaldus<br />

cast(aldium) gastaldus<br />

cast(aldius) gastaldus<br />

castald(ii) gastaldus<br />

castald(io) gastaldus<br />

castald(ios) gastaldus<br />

castald(um) gastaldus<br />

castaldeis gastaldus<br />

castaldeo gastaldus<br />

castaldeus gastaldus


230<br />

castaldii gastaldus<br />

castaldiis gastaldus<br />

castaldio gastaldus<br />

castaldiu(s) gastaldus<br />

castaldium gastaldus<br />

castaldius gastaldus<br />

castaldum gastaldus<br />

castaldus gastaldus<br />

chagio gahagium<br />

debluttare → bluttare<br />

fani fano<br />

Fara fara<br />

Farsiolas farsiola<br />

fasso<br />

ferquede ferquidus<br />

ferquide ferquidus<br />

ferquidem ferquidus<br />

ferquido ferquidus<br />

ficagias fiogahagium<br />

fingaldia fiowaldus<br />

fiuuuadia fiowaida<br />

fotru(m) fotrum<br />

fo*ru(m) fotrum<br />

fo*rum fotrum<br />

franciscatas franciscata<br />

freda<br />

fredi freda<br />

gagii gahagium<br />

gagio gahagium<br />

gagiolo gahagium<br />

gagios gahagium<br />

gaio gahagium<br />

Gaiu(m) gahagium<br />

Gaium gahagium<br />

garethinx gairethinx<br />

gas(taldio) gastaldus<br />

gasind(i) gasindius<br />

gasind(ii) gasindius<br />

gasind(ius) gasindius<br />

gasind(us) gasindius<br />

gasindi gasindius<br />

gasindii gasindius<br />

gasindiis gasindius<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

gasindio gasindius<br />

gasindium gasindius<br />

gasindius<br />

gast(aldii) gastaldus<br />

gast(aldiis) gastaldus<br />

gast(aldio) gastaldus<br />

gast(aldius) gastaldus<br />

gastal(dius) gastaldus<br />

gastald(ii) gastaldus<br />

gastald(io) gastaldus<br />

gastald(ius) gastaldus<br />

gastald(us) gastaldus<br />

gastaldei gastaldus<br />

gastaldeis gastaldus<br />

gastaldeo gastaldus<br />

gastaldeum gastaldus<br />

gastaldeus gastaldus<br />

gastaldi gastaldus<br />

gastaldii gastaldus<br />

gastaldiis gastaldus<br />

gastaldio gastaldus<br />

gastaldios gastaldus<br />

gastaldis gastaldus<br />

gastaldium gastaldus<br />

gastaldius gastaldus<br />

gastaldus<br />

gasundius gasindius<br />

gauagio gahagium<br />

gauagius gahagium<br />

graum graus<br />

Grauso graus<br />

Grisio grisio<br />

Grisione grisio<br />

Griso grisio<br />

guadia(m) wadia<br />

guadiam wadia<br />

guadiassent → wadia<br />

guald(is) waldus<br />

guald(us) waldus<br />

gualdi waldus<br />

gualdis waldus<br />

gualdo waldus<br />

gualdos waldus<br />

gualdu(m) waldus<br />

gualdum waldus<br />

gualdus uualdus


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 231<br />

guarcine(n)se → warcinus<br />

Gumfuloni gunfalonus<br />

incafiliorum scafilus<br />

Inquircio inquircio<br />

iscaffiliorum scafilus<br />

iscaffilo scafilus<br />

ischerpa scherpa<br />

isculdais sculdahis<br />

isnaidas snaida<br />

istaffili staffilus<br />

laubia<br />

launchild launegild<br />

launechild launegild<br />

launechit launegild<br />

launichil launegild<br />

launichild launegild<br />

launigild launegild<br />

launigildu(m) launegild<br />

launo laun<br />

launu laun<br />

maiescarius → mazoscanus<br />

maiorscarius → mazoscanus<br />

marcar(ii) marcarius<br />

marchio<br />

marchionib(us) marchio<br />

marepahis marpahis<br />

marepassi marpahis<br />

marepassus marpahis<br />

maripas marpahis<br />

maripasso marpahis<br />

mariscalco marscalc<br />

marpas marpahis<br />

marscalc<br />

mazoscanus<br />

morgangab morgingab<br />

morganicapu morgingab<br />

morganicaput morgingab<br />

morghincap morgingab<br />

mund(ii) mundius<br />

mund(io) mundius<br />

mund(ium) mundius<br />

mundiadore → mundius<br />

mundiadoris → mundius<br />

mundiatas → mundius<br />

mundiatorem → mundius<br />

mundiatoris → mundius<br />

mundio mundius<br />

mundionem mundius<br />

mundiu(m) mundius<br />

mundium mundius<br />

paccam pacca<br />

p(ar)afredos<br />

parafredos<br />

pergaias pergahagium<br />

Piczu pizzus<br />

praida braida<br />

renga<br />

ringa renga<br />

sala<br />

salam sala<br />

salas sala<br />

salis sala<br />

salseclano<br />

salsedano<br />

sapone sapo<br />

sari → fano<br />

sauda saudus<br />

scabitoris scaptor<br />

scafardo scaf(f)ardus<br />

scaffiliorum scafilus<br />

scaffilo scafilus<br />

scaffilorum scafilus<br />

scaffilum scafilus<br />

scafilio scafilus<br />

scafilo scafilus<br />

scafilor(orum) scafilus<br />

scafilorum scafilus<br />

scanfardo scaf(f)ardus<br />

scaphilo scafilus<br />

scaptoris scaptor<br />

scar(io) scario<br />

scario<br />

scariones scario<br />

scarioni scario<br />

scarionis scario<br />

scarios scario


232<br />

scaro scario<br />

scaruni scario<br />

scavinis scabinus<br />

scavino scabinus<br />

scavinos scabinus<br />

scerpham scherpha<br />

scherfas scherpha<br />

scherpa scherpha<br />

scherpha<br />

scildeporrus scilpor<br />

scirfa scherpha<br />

sc(u)ld. sculdahis<br />

Scragio scragium<br />

Scragium<br />

sculd(u) sculdahis<br />

sculdachio sculdahis<br />

sculdahis<br />

sculdahiscus sculdahis<br />

sculdais sculdahis<br />

sculdaschium sculdahis<br />

sculdasii sculdahis<br />

sculdasio sculdahis<br />

sculdasius sculdahis<br />

sellos sellus<br />

signaida → snaida<br />

spitas spita<br />

stafilu(m) staffilus<br />

stallariis stallarius<br />

stol(esaz) stolesazo<br />

Sunderari → sunder<br />

sundriale → sunder<br />

sundriales → sunder<br />

sundriali → sunder<br />

sundrio → sunder<br />

sundro → sunder<br />

Indici delle parole per volume<br />

I numeri indicano la pagina e il rigo.<br />

Volume I<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

aia 146.8.<br />

aldia 41.27 aldiane.<br />

aldiaricius 167.6 aldiaricias → aldius.<br />

aldiariticius 106.23 aldiariticia → aldius.<br />

teclata → teclatura<br />

teclato → teclatura<br />

teclatos → teclatura<br />

teclaturas teclatura<br />

Tingaria → thinx<br />

thingatus → thinx<br />

tingationi → thinx<br />

tingationis → thinx<br />

thinx<br />

uadia wadia<br />

uadiam wadia<br />

ubiscar(i) (h)ovescario<br />

uuadia wadia<br />

uuadiam wadia<br />

uuald(o) waldus<br />

uualdaningo waldus<br />

uualdeman waldeman<br />

uualdo waldus<br />

uualdoras waldus<br />

uuarcinense → warcinus<br />

uuarcini warcinus<br />

uuarcinia → warcinisca<br />

uuarcinisca → warcinisca<br />

vualdo waldus<br />

vualdora waldus<br />

vvadia wadia<br />

vvaldatores → waldus<br />

vvualdatores → waldus<br />

vvaldo waldus<br />

vvaldus waldus<br />

wadiam wadia<br />

waldo waldus


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 233<br />

aldius 41.22 aldiones, 41.27 proaldiones; 167.4 aldio, 167.17 aldione, 167.17<br />

aldiones; 168.27 aldione; 180.3 aldio; 237.17 aldius; 348a.22 aldioni; 349b.6<br />

aldioni.<br />

anca 14.14; 15.2.<br />

arimannus 70.30 ariman; 81.7 aremannos; 300.19 aremanno.<br />

barbas, barba 70.4 barbas; 130.19 barbani; 172. 5 barbani, 172.6 barbane, 172.19<br />

barbanis.<br />

boscalis 306.17 (boscales).<br />

braida 23.11 braidam.<br />

brandus 169.11 brandi.<br />

burgus 13.12 burgo; 24.18 Burgo; 28.4 burgo.<br />

farsiola 275.2 Farsiolas.<br />

fasso 169.9.<br />

ferquidus 212.7 aferquede; 250.1 ferquede; 264.24 ferquidem; 302.25 ferquido;<br />

304.13 ferquede; 312.24 ferquidem.<br />

fiogahagium 345.19-20 ficagias.<br />

fiowaida 162.8-9 fiuuuadia.<br />

franciscata 169.17 franciscatas.<br />

gahagium 167.19 gagiolo, 167.20 gagiolo, 168.4 gagiolo; 263.4 cahagio, 263.7;<br />

cahagio; 318.7 gaio; 345a.19 gagio, 345b.27 cagio, 347a.3 cagio, 347b.13-14<br />

chagio / chaagio).<br />

gasindius 38.17 gasindio; 56.16 gasindiis; 130.13 gasundius; 158.7 gasindi, 160.14<br />

gasind(i); 186.29 gasindi.<br />

gastaldus 10.19 gast(aldio); 48.9 gastaldio; 69.27 gastaldius, 71.19 gastaldius, 74.4<br />

gastaldius, 77.10 gastaldius; 81.6 gastaldius; 86.8 gastaldio; 133.17<br />

gast(aldius); 165.12 castaldius, 166.11 castaldius, 168.10 castaldii; 323a.5<br />

gastaldio, 323b.13 gastaldio, 326a.20-21 gastaldio, 326b.21 gastaldio.<br />

gunfalonus 132.10 Gumfuloni.<br />

(h)ovescario 300.15 ubiscar(i); 352a.10-11 abiscario, 352b.11 abiscario.<br />

Inquircio 300.18.<br />

laubia 5.2; 13.17; 33.4; 116.2.<br />

launegild 186.18 launchild; 288.10 launigild.<br />

maiescarius 60.4 → mazoscanus.<br />

morgingab 110.9 morganicaput; 210.3 morgangab; 214.1-2 morganicapu, 215.2-3<br />

morganicapu; 361.16 (morghincap).<br />

mundiata 107.5 mundiatas → mundius.<br />

mundius 41.28 mundium; 107.2 mundio, 107.4 mundio, 107.6 mund(io), 107.8<br />

mund(io), 107.10 mund(io), 107.12 mund(ium), 107.15 mund(io), 107.20<br />

mund(ii), 107.28 mundio, 108.2 mond(io), 108.5 mundio; 176.5 mundio, 176.10<br />

mundium, 176.17 mundium, 176.18 mundio, 177.2 mundio; 237.12 mundium;<br />

247.21 mundio, 247.25 mundio; 270.15 mundio, 271.2 mundio.<br />

pergahagium 345a.14 pergaias.<br />

renga 242.10 ringa, 242.11 renga, 242.13 ringa.<br />

sala 7.6 salis; 110.5 sala; 132.4 sala, 132.6 sala, 132.11 sala, 132.20 sala, 132.24<br />

sala; 155.16 salis; 263.1 sala; 301.6 sala.<br />

saudus 168.12 sauda.


234<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

scabinus 122.11 scauino.<br />

scafilus 94.7 scaffilorum, 94.7 scaffilum; 153.10 scaffilo; 192.25 scafilio; 211.9<br />

scaffiliorum; 295.12 scaffiliorum; 331.22 scaffiliorum.<br />

scherpha 218.5 scherfas; 220.8 scherpa, 220.24 scherpa.<br />

sculdahis 33.9 sculdasii, 34.28 sculdasius, 34.29 sculdasius; 185.1 sculd(ahis).<br />

spita 169.13 spitas.<br />

sunder 261.13 sundro, 263.6 sundro.<br />

sundrialis 301.6 sundriale → sunder.<br />

thingatus 237.16 → thinx.<br />

thingaria 309.4 Tingaria → thinx.<br />

waldaningo 308.18 Uualdaningo → waldus.<br />

waldus 272.5 Uualdo; 286.1 Uualdo; 320.5 Uualdo, 320.7 Uualdo.<br />

warcinisca 180.12 uuarcinusca.<br />

warcinia 180.19 → warcinisca.<br />

warcinus 180.15 uuarcini.<br />

Volume II<br />

aia 201.7; 225.12, 17.<br />

aldia 105.13 aldianas; 202.19 aldiane; 213.14 aldianes; 291.4 aldiane, 291.11<br />

aldiane, 291.17 aldianes; 232.3 aldiane, 232.5 aldianem; 434.12 aldianis.<br />

aldiaricius 248.16 aldiariciis → aldius.<br />

aldius 81.2 aldiones, 81.5 aldiones; 105.13 aldiones; 139.13-14 aldiones, 139.17<br />

aldiones, 139.33 aldiones; 202.18 aldii; 208.8 aldionibus; 213.14 aldionib(us);<br />

225.12 aldionis, 225.18 aldiones, 226.5 aldiones; 248.17 aldionibus, 248.17<br />

aldionibus; 291.17 aldiones; 332.6 aldio; 431.6 aldionibu[s], 431.11-12<br />

aldionibus, 431.16 aldionibus, 434.12 aldionis.<br />

aldionalis 139.3 aldionales; 213.12 aldionales; 329.12 aldionales; 355.13<br />

aldionales; 431.4 ald[i]onalis, 434.14 aldionalibus, 436.6 aldionalis → aldius<br />

aldionaricius 80.20-21 aldionaricia; 265.19 aldionariciis, 266.12 aldionaricia;<br />

289.10 a[ldi]onariciis, 289.19 aldionaritiis, 290.3 aldionaritia, 290.5<br />

aldion[a]ritiis; 435.1 aldionaricias → aldius.<br />

(h)ariberga 225.11 albergaria, 225.17 albergaria.<br />

arimannus 446.5 aremannos, 448.17 aremannos, 449.29 aremannos.<br />

banda 444.13.<br />

barbas, barba 75.19 barbane, 76.1 barbane, 76.8 barbane, 76.14 barbani; 123.5<br />

barba, 123.26 barba; 212.9 barbano; 219.23 barbano; 324.6 barbas; 327.11<br />

barbane; 337.9 barbano; 415.28 barbani.<br />

bluttare 341.7 bluttassim(us).<br />

braida 173.3 breidas; 266.18 braida, 266.24 braida.<br />

burgus 227.30 Burgo; 266.4 burgo, 266.26 burgo; 315.24 Burgo.<br />

debluttare 341.23 → bluttare.<br />

fano 133.3 fani.<br />

fara 103.4 Fara.<br />

ferquidus 24.23 ferquidem; 26.19 ferquede; 52.4 ferquede; 61.8 ferquidem; 144.17<br />

ferquide; 179.6 ferquide; 229.11 ferquidem; 255.19 ferquidem; 283.29<br />

ferquidem; 301.21 ferquidem; 312.4 ferquide; 317.17 ferquide; 369.18 ferquide;


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 235<br />

376.27-377.1 ferquidem; 398.14 ferquide; 402.21 [fer]quide; 416.6 ferquidem,<br />

416.6 ferquidem.<br />

gahagium 60.15 cagio; 147.8 gagio; 219.4 cafagio; 238.20 cafagio, 239.8-9<br />

gauagio, 239.10 gauagius; 397.9 cahagio; 418.2 cafagio.<br />

gairethinx 112.11 garethinx.<br />

gasindius 78.12 gasindius, 83.14 gasindius; 111.3 gasind(ius).<br />

gastaldus 33.23 gastal(dius); 111.1-2 gast(aldius), 111.26 gast(aldii); 219.6<br />

gastaldio; 233.3 gastaldius; 245.7 gast(aldio); 272.7 gastald(ius); 372.21<br />

gast(aldii); 381.19-20 castaldius; 393.6 gast(aldio); 422.4-5 gast(aldio).<br />

laun 124.5 launo.<br />

launegild 66.10 launichild; 70.6 launichild, 70.19 launichild, 70.22 launichild,<br />

70.25 launichild; 111.20 launichild, 112.11 launichild; 133.3 launichil; 234.7<br />

launechit; 325.11 launechild, 325.14 launechild.<br />

marcarius 280.25 marcar(ii).<br />

marscalc 334.5 mariscalco; 351.24 marscalc.<br />

mundiator 411.3 mundiadoris, 411.5 mundiadore, 411.17 mundiatoris, 412.5<br />

mundiatorem → mundius.<br />

mundius 291.4 mundio, 291.11 mundio; 332.3 mundio, 332.5 mundio, 333.4<br />

mundio, 333.16-17 mundio; 411.15 mundio, 412.2 mundio, 412.13 mundio;<br />

419.21 mundium; 440.6 mundio, 441.19 mundio, 442.9 mundio.<br />

sala 53.11 sala, 53.12 sala; 80.4 sala; 98.3 sala; 146.26 sala, 147.4 sala, 147.6<br />

sala; 240.18 sala, 240.20 sala; 283.3 salas; 303.3 salam, 303.6 sala; 376.11<br />

sala; 405.15 salis, 406.8 salis; 415.5 sala, 415.6 sala, 415.7 sala, 415.9 sala,<br />

415.12, sala, 415.14 sala, 415.20 sala, 416.2 sala, 416.5 sala; 417.6 sala.<br />

sari → fano.<br />

scabinus 360.3 scauinis.<br />

scaf(f)ardus 351.19 scafardo.<br />

scafilus 8.16 incafiliorum, 9.14 iscaffiliorum; 114.1 scafilo; 149.15 scafilor(um);<br />

186.14 scaphilo; 276.10 iscaffiliorum, 276.13 iscaffiliorum; 301.3 scafilorum;<br />

338.7-8 iscaffiliorum; 344.12 scafilor(um), 344.17 scafilor(um); 418.2 iscaffilo.<br />

scario 46.9 scarioni.<br />

scherpha 87.12 [sc]herpa; 139.18 scherpa; 253.14 scerpham; 338.29 ischerpa;<br />

419.24 scherpa; 436.1 scherpha.<br />

scragium 303.17 Scragium; 391.8-9 Scragio; 446.11 Sgragio, 446.15 Sgragium.<br />

sculdahis 81.8 sculdasius; 295.5 scul(dahis); 325.25 isculdais; 360.3 sculdahis,<br />

362.24 sculdahis.<br />

sellus 421.3 sellos, 421.5 sellos, 421.9 sellos.<br />

staffilus 146.26 istaffili; 395.7 astar fora.<br />

stallarius 201.7 stallariis.<br />

sunder 38.12 sundro, 39.16 sundro; 147.6 sundrio; 240.19 sundrio.<br />

sunderarus 177.5 Sunderari → sunder.<br />

sundrialis 96.12 sundriali; 97.13 sundriale, 97.18 sundriale, 97.22 sundriale, 97.24<br />

sundriale, 98.2 sundriale, 98.3 sundriale, 98.6 sundriale; 139.3 sundriales;<br />

329.11 sundriales → sunder.<br />

thingatio 442.3 tingationis, 443.11 tingationi, 443.24 tingationis → thinx.<br />

thinx 111.19.


236<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

vanteporo 274.12 antepor; 352.1 anteporo.<br />

wadia 159.4 uuadia, 159.9 uuadia, 159.25 uuadia; 181.7 uuadia; 348.1 uuadia;<br />

361.1 uuadia; 448.21 uuadia, 448.28 uuadia(m), 448.29 uuadia(m), 449.24<br />

uuadia(m).<br />

waldus 58.7 Uualdo; 299.7 Gualdo, 299.22 Gualdo; 306.8 Uualdo; 309.2 Uuald[o];<br />

374.6 Gualdo.<br />

Volume III.1<br />

aldia 38.17 aldionas; 145a.2 aldianis; 197.4 aldianis.<br />

aldialis 256.17 [al]diales, 256.28 aldiales → aldius.<br />

aldiaricius 224.2 aldiariciis; 237.6 aldiaritias; 250.9 aldiariciis; 256.17 aldiaritias,<br />

256.27 aldiaritias → aldius.<br />

aldius 32.10 aldionibus; 38.16-17 aldionos; 84.1 aldiones; 87.15 aldiones; 98.20<br />

aldiis, 98.21 aldiones; 145a.1 aldionibus; 182.32 aldiis, 182.32 aldiones; 197.4<br />

aldionib(us); 258.16 aldiones, 259.17 aldionib(us).<br />

alodium 43.3 alodiis.<br />

arimanna 259.11 arimannas; 250.21 arimannis.<br />

arimannus 32.9 arimannis; 47.20 arimanorum; 60.9 arimannos.<br />

banesagius 25.3, 25.3-4.<br />

bauga 49.23 Baugam.<br />

braida 207.6 Brada; 242.1 praida.<br />

fiowaldus 242.8 fingaldia.<br />

fotrum 38.6 fotru(m), 39.11 fo*ru(m); 43.23 fo*rum.<br />

freda, fredus 160a.19 freda, 160b.19 freda, 161a.20 freda; 200.29 freda; 216.14<br />

fredi.<br />

gahagium 100.8 ca*iolo, 100.21 Caiolo; 117.10 gaio; 138a.2-3 Gaium, 138b.2-3<br />

Gaiu(m), 139a.2 Gaium; 148a.7 Gaium, 148b.7 Gaiu(m), 149a.5 Gaium; 183.9<br />

Cagiolo, 183.17 Caiolo; 195.17 Gaium, 198.18 Gaiu(m); 241.11 gagio, 241.14<br />

gagii; 250.10 gagios.<br />

gasindius 168a.7 gasindi(us), 168b.6 gasindius, 169a.6 gasindius; 202.11 gasindius;<br />

223.7 gasind(us).<br />

gastaldus 6.17 castaldiis; 11.24 gastaldiis; 15.15 gastaldiis; 17.4 gastaldio, 17.23<br />

gastaldio; 21.4 gast(aldiis); 23.3 gastaldius, 23.4 gastaldus, 23.12 gastaldus,<br />

23.14 gastaldus; 28.14 gastaldis; 33.23-24 gastaldiis; 39.7 gastaldio; 43.17<br />

gastaldio; 50.2 gastaldius; 54.13 castald(um), 55.12 castaldius; 62.19 castaldii;<br />

67.17 gastaldiis; 70.13 castaldius; 84.23 gastaldiis; 88.8 gastaldius; 111.10<br />

gastaldius; 115.2 gast(aldius); 117.19 gastaldius; 150a.22 gastald(us), 150b.22<br />

castaldius, 151a.20 castaldius; 160a.15 gastaldius, 160b.15 castaldi(us), 161a.17<br />

gastaldius; 168a.5 gastaldi(us), 168b.4 castaldus, 169a.5 castaldius; 176.5<br />

gast(aldius); 179.14 castald(ius); 190.20 gastaldiis; 199.1 castaldiu(s), 200.27<br />

gastaldius, 202.10 castaldiu(s); 208.21 gastaldiis; 216.2-3 castaldeis; 220.25<br />

gast(aldius); 224.15 gastaldio; 227.2 gastaldiis; 232.7 gastaldius; 234.22<br />

gastaldius; 238.17 gastald(ius); 242.27 gastaldiis; 246.20 gastaldius; 251.6<br />

castald(io), 251.16 castald(ius); 254.17 gastaldios, 257.11 gastaldius, 259.27<br />

gastaldius.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 237<br />

marchio 39.7 marchio; 43.16 marchio; 50.1 marchio; 75.31 marchionib(us); 79.11<br />

marchio; 104.13 marchio.<br />

mundius 84.1 mundiu(m); 87.15 mundium; 245.20 mundiu(m), 246.18 mundio.<br />

pizzus 214.1 Piczu.<br />

sala 17.11 Sala.<br />

salseclano 17.9.<br />

salsedano 17.nota o.<br />

sapo 84.4 sapone; 87.16 sapone.<br />

scabinus 92.12 scavinos, 93.10 scavino; 122.23 scavino, 123.28 scavino.<br />

scario 25.2 scaruni, 25.4 scar(io); 187.11 scariones.<br />

scilpor 25.3 scildeporrus.<br />

sculdahis 25.2-3 sculdais; 104.14 sculdachio.<br />

snaida 11.20 isnaidas.<br />

staffilus 213.10 stafilu(m).<br />

teclatura 102.12 teclaturas; 184.3 teclaturas.<br />

teclatus 241.16 teclato, 241.22 teclatos, 242.4 teclato, 242.5 teclato, 242.6 teclata,<br />

242.11 teclata, 242.13 teclato → teclatura.<br />

wadia 158a.2 wadiam, 158b.2 uadia, 159a.2 uadiam; 200.7 uuadiam.<br />

waldeman 33.14 uualdeman; 110.7 ualdeman; 241.14 uualdeman, 242.16<br />

uualdeman.<br />

waldus 114.11 gualdo; 178.12 guald(us), 178.14 gualdi, 178.21 guald(us); 215.11<br />

gualdo; 258.9 uualdoras.<br />

warcinensis 134a.27-136a.1 Guarcine(n)se, 135a.29 Uuarcinense; 195.2<br />

Uuarcinense → warcinus.<br />

Volume IV.1<br />

gasindius 34.15 gasindii.<br />

gastaldus 4.22 gast(aldio); 7.19 gastald(io), 7.21 gast(aldii); 10.12-13 gastald(ius);<br />

12.20 gast(aldio); 14.19 gastald(io), 15.2 gast(aldio); 17.18 gast(aldio); 20.9<br />

gastald(io), 20.21 gastaldio; 23.8 gast(aldio); 25.21 gastald(io); 28.11 gastaldis,<br />

28.18 gastald(io); 30.8 gast(aldio); 32.5 gast(aldio), 32.5 gast(aldio), 34.14<br />

gast(aldii); 37.33 gast(aldius), 38.5 gast(aldio); 40.5 gast(aldio), 40.5<br />

gast(aldio); 48.23 gast(aldio), 48.28 gast(aldio); 51.7 gastaldio, 51.12<br />

gastald(io); 54.3 gast(aldio), 54.9 gast(aldio); 56.13 gastaldio; 58.20-21<br />

cast(aldio); 65.22 cast(aldio); 71.18 cast(aldius), 71.24 cast(aldia); 73.34<br />

cast(aldius), 74.6 cast(aldio); 76.19 gast(aldii); 78.11 cast(aldio), 78.15<br />

cast(aldio); 81.4 cast(aldius), 81.5 cast(aldius), 81.5-6 cast(aldius), 81.7<br />

castaldii; 82.22 castald(ii), 82.25 gast(aldius), 83.1 castald(ios), 83.8<br />

cast(aldiis), 83.26 cast(aldii); 85.4-5 cast(aldius), 85.5 cast(aldii), 85.7<br />

cast(aldius), 85.11 cast(aldius), 85.20 cast(aldius), 86.11 cast(aldium), 86.14<br />

castaldius, 86.26 castaldii, 86.26-27 castald(ii), 87.2 cast(aldius), 87.24<br />

cast(aldii); 89.14 cast(aldio), 89.17 cast(aldius), 89.20 cast(aldio); 92.14<br />

cast(aldio), 92.17 cast(aldius), 92.20 castaldio; 94.14 cast(aldio), 94.16<br />

cast(aldius), 94.19 cast(aldio); 96.13 cast(aldio), 96.18 cast(aldio); 102.22<br />

gastald(iis), 103.11 cast(aldii), 103.25 cast(aldium), 103.33 cast(aldius), 104.11<br />

cast(aldio), 104.21 cast(aldii), 104.30 gast(aldius), 104.32 cast(aldius); 109.2


238<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

gastaldeo, 109.9 gastaldiis; 111.30 cast(aldio), 111.36 cast(aldio); 114.31<br />

cast(aldio).<br />

launegild 114.8 launigildu(m).<br />

marpahis 54.9 maripas; 58.27 maripas.<br />

sala 22.15 Sala.<br />

sculdahis 4.24-25 sculd(ahis); 32.4 sculd(ahis), 34.14 sculd(ahis); 40.6 sculd(ahis),<br />

40.6 sculd(ahis); 44.11 sculd(ahis), 44.12 sculd(ahis), 44.12 sculd(ahis), 44.20<br />

sculd(ahis), 45.11 sculd(ahis), 45.30 sculd(ahis); 76.3 sculd(ahis), 76.21-22<br />

sculd(ahis); 103.8-9 sc(u)ld(ahis), 104.13 sc(u)ld(ahis).<br />

stolesazo 32.4 stol(esaz).<br />

wadia 44.26 guadia(m), 45.29 guadia(m); 82.5 guadia(m), 82.17 guadia(m); 86.8<br />

guadia(m), 86.11 guadia(m); 294.17 vvadia, 294.27 vvadia; 104.10 guadia(m).<br />

wadiare 76.10 guadiassent → wadia.<br />

waldus 12.6 gualdo; 14.10 gualdu(m), 14.13 gualdu(m), 14.14 gualdi, 14.23<br />

gualdo; 17.2 gualdu(m), 17.4 gualdu(m), 17.4 gualdu(m), 17.14 gualdo; 25.10<br />

gualdu(m); 48.11 gualdo, 48.12 guald(us), 48.16 gualdo, 48.21 gualdi; 53.6<br />

gualdus, 53.12 guald(is), 53.17 gualdu(m), 53.19 gualdu(m), 53.22 gualdo,<br />

53.26 guald(is), 53.27 gualdum; 58.11 gualdos, 58.17 gualdis; 65.8 gualdu(m),<br />

65.13 gualdo, 65.16 gualdu(m), 65.19 gualdo; 67.10 gualdu(m); 108.20<br />

gualdum, 108.23 gualdum, 108.24 gualdum, 108.25 gualdum.<br />

Volume V<br />

aldia 169.17 aldiabus; 171.14 aldiabus; 212.13 aldiabus; 323.5 aldiabus.<br />

aldius 169.17 aldiis; 171.14 aldiis; 212.13 aldiis; 323.5 aldiis.<br />

archiwaldator 90.10 archigualdatorem → waldeman e waldus.<br />

arimannus 347.27 aremanni; 376.2 arimanno<br />

barbas, barba 68.10 barbano; 285.13 barbano.<br />

ferquidus 129.14 ferquide.<br />

gasindius 65 9.22 gasindii; 193.5 gasindii; 207.23; 273.32; 302.22; 312.4; 319.31;<br />

334.6; 347.21 casindi, 347.23 casindi, 347.24 casindi, 347.25 casindi; 388.3<br />

gasindium.<br />

gastaldus 8.3 gastaldii, 9.19 gastaldii; 12.3 gastaldii; 16.3 castaldii; 20.3 gastaldii;<br />

24.2 castaldii; 27.4 gastaldii, 28.15 gastaldio, 28.30 gastaldius; 31.3 gastaldii;<br />

37.12 gastaldio; 44.3 gastaldii; 47.3 gastaldii; 52.9 gastaldii, 53.22 gastaldii,<br />

53.23 gastaldii; 55.4 gastaldio; 59.8 gastaldium, 59.17 gastaldio, 60.6 gastaldii;<br />

61.4 gastaldii; 64.4 gastaldii; 68.4 gastaldii; 71.4 gastaldii; 78.3 gastaldio; 82.4<br />

gast(aldii), 82.7 gastaldio, 82.17 gastaldii; 87.4 gastaldii; 90.4 castaldii, 90.9<br />

castaldii; 93.4 gastaldii; 96.3 gastaldii; 100.4 castaldii, 102.1 castaldii; 104.3<br />

gastaldii; 108.4 gastaldii; 112.21 gastaldii; 115.2 gastaldio; 118.4 gastaldio,<br />

118.6 gastaldii; 123.4 gastaldio; 125.4 gastaldio; 131.5 gastaldii; 137.4<br />

gastaldii; 140.5 gastaldii; 143.1 gastaldii; 146.5 gastaldii; 150.5 gastaldio;<br />

153.5 gastaldii; 155.4 gastaldii; 168.6 gastaldii, 169.11 castaldii; 171.5<br />

gastaldii, 171.6 castaldius, 172.6 castaldii; 186.5 castaldii; 192.5 castaldii;<br />

195.5 castaldii, 197.24 castaldius; 199.5 gastaldii, 201.27 castaldius; 204.5<br />

65 Quando dopo il numero della pagina non è data la forma si intenda sempre gasindius.


Germanismi <strong>editi</strong> e in<strong>editi</strong> <strong>nel</strong> Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> 239<br />

castaldii, 205.8 castaldius, 205.10 castaldius; 219.4 castaldii; 223.5 castaldii;<br />

226.4 castaldii; 229.5-6 castaldii; 231.6 castaldii; 234.6 castaldii; 237.6<br />

castaldio; 241.5 castaldii; 243.5 castaldii; 246.4 gastaldii; 248.3 castaldii; 252.5<br />

castaldii; 255.3 castaldii; 257.5 castaldii; 260.5 castaldii; 263.5-6 castaldii;<br />

265.5 castaldii; 268.5 castaldii; 270.5 castaldii; 272.5 castaldii; 275.5 castaldii;<br />

278.3 castaldii, 278.7 castaldii; 281.2 castaldii; 283.5 castaldii; 285.5 castaldeo,<br />

294.4 castaldeus; 296.3 castaldii; 298.5 castaldii; 302.12 castaldius; 304.6<br />

castaldii, 305.6 castaldii; 308.1 castaldeo; 311.5 castaldii, 311.14-15 castaldii;<br />

316.7 castaldii, 317.13 castaldii; 318.7 castaldii; 322.7 castaldii, 322.8<br />

castaldius; 325.7 castaldii; 328.7 castaldii; 332.8 castaldeus, 332.15 castaldeus,<br />

333.5-6 castaldeus, 337.26 gastaldeus, 338.19 gastaldeus; 340.7 castaldii;<br />

358.10 gastaldeis; 366.8 gastaldeo, 366.13 gastaldeum, 366.23 gastaldei; 388.3<br />

gastaldi.<br />

graus 187.5 graum; 336.33 Grauso.<br />

grisio 333.29 Griso, 334.19 Grisio; 388.2 Grisio, 389.3 Grisio; 392.21 Grisione.<br />

laun 216.7 launu.<br />

maripahis 29.1-2 marepassus, 29.5 marepassi; 37.14 maripasso; 296.16 maripasso;<br />

302.21 marpas; 335.20 marepahis.<br />

mazoscanus 197.26.<br />

mundius 146.16 mundionem, 147.1 mundionem.<br />

pacca 108.11 paccam.<br />

scaf(f)ardus 355.1 scanfardo.<br />

scaptor 140.23 scaptoris; 271.6 scabitoris.<br />

scario 59.10 scario, 59.14 scario; 73.1 scarionis,73.11 scarionis; 105.20 scarionis;<br />

332.16 scariones, 333.1 scario, 333.20 scarios, 334.14 scario, 334.18 scario,<br />

336.16 scario.<br />

sculdahis 66 12.25; 17.2; 20.26; 29.3; 32.4, 32.5, 32.6; 37.13, 40.4, 40.23<br />

sculdaschium; 56.18; 59.8; 62.19, 62.20; 64.30, 64.31; 69.10, 69.11, 69.18;<br />

72.32, 72.33, 72.34; 75.24; 78.27 sculdahiscus; 82.4; 91.9; 93.9, 94.6, 94.8;<br />

102.3, 102.5; 112.25; 123.8; 135.21; 143.31; 151.9; 177.1; 180.11; 190.19;<br />

215.2, 215.2-3, 216.13, 216.14; 220.23, 220.25; 224.23. 282.23, 282.26; 235.8,<br />

235.9; 237.7, 238.8, 238.17; 242.7; 244.15; 246.20; 248.22; 252.21; 259.10;<br />

261.1, 261.22, 261.25; 266.8, 266.9; 273.30; 279.11, 279.12; 281.30; 284.4;<br />

285.26; 288.1; 290.2; 298.17; 302.14; 305.7, 305.22; 311.15; 314.7 sculdasio,<br />

314.10 sculdasio, 314.13 sculdasio; 317.7; 320.1; 323.18; 332.15 sculdais,<br />

332.15 sculdais, 332.16 sculdais, 332.16 sculdais, 333.17 sculdais, 333.17<br />

sculdais, 335.2 sculdais, 335.4 sculdais, 335.6 sculdais, 336.5 sculdais, 336.30<br />

sculdais, 337.20 sculdais, 337.28 sculdais, 337.30 sculdais, 338.23 sculdais;<br />

382.8; 340.8, 340.22, 340.26; 388.5 sculdais; 392.5 sculdais.<br />

signaida 90.11 → snaida.<br />

wadia 28.30 guadiam; 38.1 guadiam, 38.5 guadiam, 40.2 guadiam, 41.6 guadiam;<br />

118.8 guadiam, 118.17 guadiam, 119.1 guadiam; 294.17 vvadia, 294.27 vvadia;<br />

311.16 guadiam.<br />

waldator 294.10 vvaldatores, 294.15 vvaldatores → waldeman e waldus.<br />

66 Quando dopo il numero della pagina non è data la forma si intenda sempre sculdhais.


240<br />

Giovanna Princi Braccini<br />

waldus 37.5 gualdo, 37.9 gualdo, 37.17 gualdo, 38.4 gualdo, 38.6 gualdo, 38.10<br />

gualdo, 38.17 gualdo, 39.12 gualdo, 39.19 gualdo, 39.24 gualdo, 40.7 gualdo,<br />

40.9 gualdum, 40.12 gualdo, 40.19 gualdo; 52.16 gualdum, 52.19 gualdum, 53.1<br />

gualdo; 56.7 gualdo; 59.5 gualdo, 59.13 gualdo; 90.8 gualdo; 234.18 gualdum,<br />

234.23 gualdum; 238.4 gualdo, 238.27 gualdi; 257.17 gualdo; 293.5 waldo,<br />

293.7 vvaldus, 294.13 vvaldo; 296.14 gualdum; 322.24 Gualdo; 336.32<br />

vualdora, 336.33 vualdo, 337.10 vualdo.<br />

Abstract<br />

The Germanic words of the Codice <strong>diplomatico</strong> <strong>longobardo</strong> (the five volume collection of<br />

Italian documents before 800 edited by L. Schiapparelli et alii between 1929 and 1986) are for the<br />

first time systematically identified, classified and considered. Out of about a hundred words seventeen<br />

represent new acquisitions for the Lombard vocabulary (aia, anca, farsiola, fasso, franciscata,<br />

fio-gahagium, fio-waldus, freda, gunfalonus, inquircio, marcarius, mazoscanus, per-gahagium,<br />

salseclano, salsedano, saudus, sellus). A linguistic and philological commentary is dedicated to<br />

these new items in particular. The alphabetical indexes of the Germanic words of the C.D.L. and of<br />

all their forms are added together with the indexes of the Germanic words of each volume.

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