linguistica latina I.pdf - Lumsa
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parole parossitone e proparossitone. Inoltre la posizione dell’accento è regolata dalla<br />
penultima e non dall’ultima sillaba. Sulla scorta dei grammatici greci, però, i Latini<br />
sul piano teorico distinguevano tra accento acuto, grave e circonflesso, anche se di<br />
fatto l’unico vero accento è l’accento acuto, e il grave indica soltanto la sillaba<br />
atona 22.<br />
Così Cicerone sottolinea la sensibilità naturale <strong>latina</strong> utilizzando una<br />
terminologia di origine greca:<br />
... omnium longitudinum et<br />
breuitatum in sonis sicut acutarum<br />
grauiumque uocum iudicium ipsa<br />
natura in auribus nostris conlocauit.<br />
Mira est enim quaedam natura<br />
uocis, cuius quidem e tribus omnino<br />
sonis, inflexo acuto graui, tanta sit et<br />
tam suauis uarietas perfecta in<br />
cantibus. Est autem etiam in dicendo<br />
quidam cantus obscurior […]. Ipsa<br />
enim natura, quasi modularetur<br />
hominum orationem, in omni uerbo<br />
posuit acutam uocem nec una plus<br />
nec a postrema syllaba citra tertiam;<br />
quo magis naturam ducem ad<br />
aurium uoluptatem sequatur<br />
industria.<br />
Cic. orat. 173<br />
Cic. orat. 57 s.<br />
... la natura stessa ha posto nelle<br />
nostre orecchie la capacità di<br />
distinguere, nei suoni, le lunghe e le<br />
brevi, come le sillabe accentate e le<br />
atone (lett. “gli accenti acuti e gravi”).<br />
Davvero mirabile è quella sorta di<br />
natura dell’accento per cui dai suoi<br />
toni — tre in tutto: circonflesso, acuto,<br />
grave — si produce una tanto grande e<br />
gradevole varietà, che è al suo<br />
massimo nei canti. Ma anche<br />
nell’oratoria vi è una sorta di canto<br />
velato […]. La natura stessa, come se<br />
volesse ritmare il discorso umano, ha<br />
posto in ogni parola un accento acuto,<br />
e non più di uno, né oltre la<br />
terzultima, affinché l’arte seguisse<br />
maggiormente la guida della natura<br />
per il piacere dell’udito.<br />
Con una terminologia evidentemente attinta a quella dei grammatici greci, si<br />
può dire che l’accento acuto cadeva sulla penultima quando sia essa sia l’ultima<br />
sillaba erano lunghe, mentre si definiva circonflesso l’accento che cadeva sulla<br />
penultima sillaba quando essa è lunga e l’ultima sillaba è breve (es lûnă, ma lúnā); sui<br />
monosillabi l’accento è definito acuto se la vocale è breve, circonflesso se la vocale è<br />
lunga (es. séd, ma mê).<br />
Ecco la sintesi offerta da Quintiliano:<br />
22 In età tardoantica però i parlanti, almeno in Gallia, probabilmente ponevano, di fatto, un accento<br />
secondario sull’ultima sillaba quando l’accento principale era sulla terzultima: di qui la tendenza della<br />
lingua francese ad accentare l’ultima sillaba.<br />
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